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ARGOMENTI VARI

REGOLAMENTI

27 gennaio 2023

PARLIAMO DI SOLDI E DI MAESTRI

La questione dei maestri non penso sia solo una faccenda di diplomi e di quale ente sia migliore di un altro, per erogare dei titoli, cosa peraltro molto importante, cui purtroppo non si è trovato ancora un accordo finale che abbia reso tutte le parti coinvolte pienamente soddisfatte.
Credo invece che vi sia una questione ben più importante del nemmeno tanto semplice titolo di maestro, parlo dei soldi, quelli che ora lo Stato ci chiede di dichiarare, secondo metodi e regole vigenti, senza tuttavia capire le problematiche dello sport italiano. Vediamo nel dettaglio.
Per poter esercitare la professione di maestro o allenatore sportivo si potrà optare per una delle quattro possibili soluzioni lavorative:
1) lavorare gratis, cioè come volontario non retribuito;
2) aprire P. IVA e agire secondo un regime professionale con relativa fattura a scadenze concordate;
3) essere assunti dalla società sportiva, quali dipendenti, con contratti di Co.Co.Co., o Part-time;
4) operare in regime di prestazione occasionale.
I più esperti potranno correggermi o integrare quanto detto con riferimenti di legge e tecniche contabili che non sono mia materia.ì e se vi sono errori chiedo venia.
Di queste quattro possibilità possiamo estrarne due, cioè la 2 e la 3, che ci fanno riflettere parecchio in quanto pongono il focus sulla professione vera e propria. Questi due punti fanno emergere quali siano i veri lavoratori sportivi, separandoli dai cosiddetti dilettanti, o dopolavoristi (lo dico senza spregio, sia ben chiaro) i quali possono permettersi di guadagnare poco o nulla facendo gli allenatori.
È di certo una conquista, che, come già detto in un articolo precedente, contiene i bonus (dell’aver riconosciuto come tale il lavoro di allenatore sportivo), ma anche i malus (fiscali, gestionali, burocratici con costi aggiuntivi per quanto riguarda i contributi assicurativi previdenziali).
Sia ben inteso, che con questi malus gli allenatori potranno ritirarsi a una certa età con una pensione, che sarà pagata (credo in maniera piuttosto cara) dagli atleti/famiglie degli sportivi. Ripeto è una grande conquista, ma sappiamo bene che ci sono sport e sport, cioè sport che possono permettersi aumenti di costi degli allenatori grazie al grande numero di praticanti, e sport che faranno di certo fatica. La scherma è uno di questi sport.
A costo di ripetermi mi chiedo ancora una volta dov’erano i rappresentanti federali e sportivi di questi sport minori, quando si discutevano le riforme.
Ma veniamo ai soldi e parliamo non solo di quelli delle società, o delle famiglie, che dovranno sborsare, ma quelli dei maestri.
Per prima cosa i contributi, qualsiasi essi saranno, verranno versati nelle Casse previdenziali del soggetto ricevente. Se l’istituto sarà l’INPS o l’ENPALS le cose saranno facili, ma per gli altri servirà un ricongiungimento a fine carriera o per lo meno chiarimenti in merito per evitare che i contributi versati vengano persi definitivamente, in quanto parrebbe che se si è iscritti a un ente diverso dai sopracitati, (sottolineo parrebbe) i contributi potrebbero (e sottolineo potrebbero) essere persi se non si raggiungono i minimi versati e che credo ammontino ad almeno 10 anni di contribuzione.
Detto questo, mi chiedo se esistano associazioni di categoria. La categoria in questione è “l’allenatore sportivo”, e non mi pare che si sia trovato un soggetto per farlo sedere al tavolo al fine di delineare i problemi con lo Stato e le istituzioni coinvolte. La risposta è retorica quanto la domanda: ovviamente no. A quel fatidico appuntamento (che non c’è mai stato! Sia detto a chiare lettere) i rappresentanti degli allenatori, non c’erano, nonostante la riforma avesse una brandizzazione di classe: Valentina Vezzali.
Eppure gli allenatori sono parecchi in Italia, possibile che non vi sia un referente nazionale? In questa Italia delle poltrone, sempre pronta a farne sorgere di nuove, possibile che nessuno si sia preso la briga di dire: “lo faccio io”? Né la CISL né una UIL, e nemmeno una CGL, eppure senza allenatori, lo sport non si mette in marcia. Forse gli allenatori non portano voti, perché le ASD, sono enti a-partitici e a-politici? Eh già, proprio così mi sa.
Nella scherma però un’ente di riferimento c’era, cioè l’AIMS, che oggi parrebbe più interessata a rilasciare i diplomi di maestro, già appannaggio dell’ANS, con la quale ha ingaggiato assieme alla FIS una inspiegabile diatriba non ancora sedata, perdendo di vista quello che a Roma si stava costruendo, nemmeno tanto in silenzio. Eppure il ruolo sindacale a mio modesto avviso sembrerebbe ben più prestigioso che fare l’insegnante in un corso formativo per aspiranti istruttori, ma magari posso anche ammettere che non sia così per tutti quanti.
Perciò mi chiedo se non sia meglio rimettere tutto a posto com’era prima, fra AIMS FIS e ANS, facendo una seduta programmatica, in cui si stabiliscono ruoli, obiettivi e soprattutto meccanismi virtuosi che possano portare a un sostegno dell’anello più debole della catena schermistica e più in generale sportiva, che è quella degli allenatori. Eh sì, credo che sia un argomento delicato, importante e non derogabile che esorto a mettere sul tavolo da parte di questi tre enti, e magari a dialogare con altre Federazioni, provando a ispirarsi ai maestri di sci, e le guide alpine, che invece l’albo professionale lo hanno e sono di certo più avanti.
In conclusione cito quanto fecero gli italiani a Vienna all’inizio del Novecento, quando Barbasetti, Franceschinis e Della Santa, assieme ai maestri austriaci, fondarono l’Accademia dell’arte della scherma, il cui obiettivo era quello di organizzare un torneo annuale per raccogliere fondi da far confluire nelle casse dell’Associazione per sostenere i maestri di scherma in pensione e quelli in malattia (ma anche le vedove e gli orfani!). Furono profetici, e non nego che l’idea è altamente interessante e declinabile in altre forme nel nostro tempo, per sostenere o integrare quella cassa previdenziale di quei tanti maestri che hanno deciso di rischiare su sé stessi e sulla professione e fare solo il maestro di scherma. Io sono uno di quelli.
Fabrizio Orsini

12 gennaio 2023

ALLA FIS PIACE LA RIFORMA DELLO SPORT?

Non abbiamo ancora capito che se alla FIS piaccia o no la riforma dello sport, e precisamente tutte quelle leggi e norme che regolano la riforma della professione (maestri/allenatori ecc...) che il governo ha prodotto in questi anni, anche grazie alla sottosegretaria dello sport, on. Valentina Vezzali.
Con la nuova riforma i maestri di scherma smettono di essere dei dilettanti o dopolavoristi, come abbiamo detto tante volte e diventano professionisti. Il tutto si evince dal fatto che dovranno pagarsi la retta previdenziale, e fatturare i loro introiti, in quanto la vecchia legge che consentiva di guadagnare esentasse fino a 10.000€ l’anno, decadrà dal luglio 2023. (In realtà decadeva dal 1° gennaio di questo anno, ma il governo ha pensato bene di far finire la vecchia stagione sportiva in gloria e dare il tempo alle ASD di sistemarsi a dovere).
Ora non si discute né dei grandi sport, come calcio, basket e volley, né di tennis o nuoto che sono gli sport che piacciono tanto allo Stato, alle politiche statali, e ai media, (basti vedere quanti campi e impianti natatori esistono in queste discipline, talvolta senza che vi siano nemmeno associazioni che le usino). Dicevamo che non si discute di questi sport che sono un grande motore anche economico, in quanto tutti assieme raggiungono e superano il milione di atleti, fra agonisti e non. Si discute invece della scherma, che è lo sport che ci interessa e ci chiediamo a gran voce come ne uscirà da questa riforma.
In sintesi i maestri potranno diventare liberi professionisti, aprendo partita IVA, oppure essere assunti come dipendenti dalla associazione di riferimento, infine lavorare con contratti part-time. Da anni si parlava della riforma della professione, di contratti e di previdenza sociale e infortuni nel settore sportivo dilettantistico, ma in alcun modo si è mai presa in mano la questione nemmeno per capirci qualcosa. Dicevo infatti che si parlava, in quanto nessuno infatti ha mai né gridato, né sbattuto il pugno sul tavolo per tutelare i maestri, nonostante sia in aumento il numero di quelli che stanno diventando operatori del settore a tempo pieno.
Ora, va detto, che con la riforma le ASD dovranno in tutti i modi darsi da fare, non solo per mettere in regola i loro maestri/istruttori, ma anche mettere a bilancio un aumento consistente pro/capite di spese. La burocrazia aumenterà e anche di conseguenza i controlli.
Nel 2023 ce lo aspettavamo, e forse era anche ora, se non fosse che lo sport italiano è più o meno un settore agonizzante. L’ipertrofia del calcio, unita alla crescita spontanea in altri sport che negli ultimi due decenni si è avuta e che ha visto anche la redazione di statistiche spesso fine a sé stesse, con leggi che non rispecchiano l’andamento sociale (cioè la riforma di cui stiamo parlando), ma che aiutano solo la ragioneria e i conti dello Stato, vedono i piccoli sport parificati in tutto e per tutto ai grandi che fino a oggi sono stati visti come “gli unici, veri, meritevoli” sport praticati dagli italiani. Tutto sbagliato, ovviamente. In questo clima di innovazione (se così la possiamo mettere) viene da chiedersi chi fossero i rappresentanti dello sport in generale, quando si sono seduti al tavolo delle trattative. Vogliamo mettere sullo stesso piano sport che hanno 5-10.000 iscritti con quelli che ne hanno 100.000? Vogliamo parificare Federazioni le cui ASD lavorano al 100% in impianti costruiti dallo Stato per il puro piacere di avere lo stadio, o la piscina, o i campi da tennis, o la pista da atletica, contro quelli che si devono arrangiare in palestre scolastiche e che anche per questo motivo, hanno un numero esiguo di praticanti?
Quel “todos caballeros” che ora vede un allenatore di calcio uguagliato al maestro di scherma, fa piuttosto ridere, non perché uno sia più dell’altro, ma perché le prospettive di lavoro e di azione dell’uno e dell’altro sono completamente impari, non paragonabili. La riforma che si capisce bene è una riforma più economica che sociale, ha dei bonus, (i maestri sono finalmente riconosciuti come dei professionisti!), ma si fonda su dei malus (i costi saranno sostenibili dai maestri stessi e dalle ASD, costi sia detto importanti, se il numero di maestri in palestra aumenta) e che la scherma non pensiamo riuscirà a risolvere schioccando le dita.
Voglio farla breve, così ci capiamo senza girare troppo attorno al problema. Dalla prossima stagione sportiva, le nostre ASD dovranno aumentare le spese per i loro maestri del 30%, soldi che andranno a confluire nelle tasse governative e nella cassa previdenziale per dare ai maestri una pensione alla fine della carriera, tenendo conto che è una professione altamente logorante nel fisico.
Chi sosterrà questi costi saranno le ASD che faranno ricadere i costi sugli atleti e le famiglie e lo sport diventerà sempre di più (e questo lo dico in generale) come una attività impegnativa dal punto di vista economico. Darà di certo dei benefici, ma sarà molto costoso per le famiglie. Per poter ammortizzare il costo dei maestri prodotto dalla riforma, i numeri in palestra dovranno aumentare considerevolmente, ma aumentando gli atleti, aumenteranno anche i maestri, producendo una catena, o un meccanismo di aumento e ridimensionamento dei costi, che è prevedibile più in alto che non in basso.
A questo punto la FIS. Se per la nuova riforma servirà un aumento di atleti, e quindi nuovi maestri, viene da chiedersi quali saranno le politiche della Federazione in tal senso?
1) I maestri. Parrebbe già risolta la questione. Da anni la FIS ha avocato a sé la formazione e la titolazione dei maestri e non sto a dire altro, visto che la faccenda è complessa e dolorosa a vari livelli. Resta il fatto che mi sembra di capire che il numero di maestri diplomati in un anno, non sia in crescita, ma resti più o meno lo stesso di quando l’ente che rilasciava i diplomi era solo uno, cioè l’Accademia Nazionale di Scherma. Zero crescita, zero vantaggi. E di quelli che si diplomano, chi va veramente in palestra a insegnare?
2) Gli atleti. Non mi pare che vi sia una politica federale tesa a far aumentare gli atleti. Non vi è stato infatti un abbassamento dei costi di iscrizione e tesseramento. Nemmeno il favorire la pratica a livello amatoriale con gare classificate dal livello di bravura, cosa che aiuterebbe a far diminuire il cosiddetto drop-out schermistico, cioè l’abbandono dello sport che nel nostro caso, per moltissimi motivi è molto ampio. Nessun circuito virtuoso di allenamento e condivisione della pratica sportiva è stato creato, (mentre è stato ideato un nuovo Dispositivo per gli allenamenti e gare di spada del 4 gennaio u.s.), mentre si segnala di contro un focus esagerato sulle gare ad alta prestazione. Poca se non pochissima pubblicità a vario livello, tranne l’essere riusciti a far entrare i maestri nelle scuole e negli oratori e per questo a retribuirli, il tutto avvenuto in maniera finalmente sistematica, cosa che ci fa plaudire la FIS e ben sperare per il futuro!
3) Gli spazi. Una percentuale di società sportive lavora ancora nelle palestre scolastiche e per questo, quotidianamente monta e smonta le apparecchiature. Trasporta sempre armi e bagagli e in taluni casi lavora su più palestre tanto che il maestro è costretto a trasformare la propria macchina nell’elemento decisivo per poter fare lo sport che tanto ama. Ecco, con questa premessa non mi pare che vi siano programmi federali inerenti alla sensibilizzazione delle amministrazioni dello Stato per investire nel nostro sport. Anzi, mi sento dire (da medici e insegnanti scolastici per fare degli esempi) che per crescere umanamente e socialmente bisogna fare sport di gruppo e non individuali, un segno che in molte sacche sociali (specie quelle importanti) la scherma è ancora uno sport del tutto sconosciuto e molto ancorato ai luoghi comuni.
Tutto ciò detto, voglio trarre alcune considerazioni.
Se con la riforma dello sport i maestri dovranno costare molto alle ASD, e comunque più di prima, i numeri dovranno aumentare, oppure far crescere le rette procapite per atleta. Ma l’aumento degli atleti comporta anche la necessità impellente di avere uno spazio adeguato, tenendo presente che il costo degli immobili, in Italia come altrove, non è mai basso. Certo se le amministrazioni quando progettano una palestra scolastica ascoltassero le necessità dei loro cittadini e delle associazioni sportive, tutto sarebbe più facile, ma si sa, la politica in Italia più che unire, divide.
Però la Federazione, conoscendo i propri iscritti, e tramite loro potrebbe cominciare a dialogare con le amministrazioni. Potrebbe mettere da parte le correnti politiche interne e guardare al bene collettivo di questo sport. Potrebbe farlo per lo meno temporaneamente, in quanto le dinamiche elettorali e programmatiche e lo scontro tra gruppi che la pensano in maniera diversa, credo che non generino solo attriti, ma siano soprattutto di stimolo alla riflessione e alla crescita globale.
Fabrizio ORSINI

08 gennaio 2023

DISPOSIZIONI PER GLI INCONTRI AMICHEVOLI DI SPADA

Il 2023 inizia con una direttiva federale che definire discutibile è un eufemismo.
Con un nuovo comunicato promosso il 4 gennaio, ma come recita bene in seconda pagina approvato il 19 dicembre 2022 il cui titolo “Disposizioni per gli incontri amichevoli di spada” è tutto un programma. I buoni propositi di fine anno, fanno seguire le azioni in quello nuovo. Quando si dice che gli estremi si toccano!
Il titolo. Alla frase: “Disposizioni per gli incontri amichevoli di spada” il lettore capisce bene che si tratta di normative, regole, indicazioni, buone norme, o di buon senso. Nulla da eccepire. L’ente che emana le disposizioni è la Federazione Italiana Scherma, il che presuppone che il detto regolamento abbia valore gestionale. È solo relativo alla spada, e non a Sciabola e Fioretto. Non ancora ovvio.
L’incipit.La Federazione Italiana Scherma […] prende atto e plaude all’organizzazione di sessioni [di scherma ndr] di natura amichevole, che sono state proposte con regole che replicano nel loro svolgimento la struttura di una competizione”. (Fa piacere che la FIS si accorga di tale movimento e infatti passa ad una sua disamina che riassume per punti scrivendo le seguenti parole):
Nello specifico rappresenta che: (sottolineiamo che viene detto che la FIS dice: “rappresenta che”)
1. Le manifestazioni (vedi sessioni di cui sopra), sono riservate solo alla specialità della spada per categorie U14, cadetti, giovani, under23 assoluti e master (cioè tutte).
2. In nessun caso assumono la denominazione di “Campionato o “Trofeo”, né assegnano alcun “titolo” ancorché non ufficiale (es. “Campione studentesco”) ma sono definite solo come “Allenamento”, “Incontro” e/o con termini generici “Maratona” “Disfida” ed altro.
(Queste gare collaterali, rispetto a quelle della FIS, sono organizzate per aumentare il livello di soddisfacimento dell’atleta e per fare sessioni di gara migliorative rispetto a quelle organizzate dalla FIS, come da questo blog oramai si dice da anni. Ciò, in poche parole, significa che in FIS si fanno gare troppo dispendiose e di scarso soddisfacimento atletico, moltissimi atleti infatti fanno il girone e vanno a casa, tutt’al più escono alla prima diretta, con una spesa per assalto eccessivo, in rapporto a trasferta e spese collaterali. Queste manifestazioni hanno un costo di trasferta bassissimo e mirano a far tirare gli atleti. Ovviamente, i più meritevoli, cioè i vincitori, portano a casa il premio, per il quale non vi è nulla di male a darlo e la loro denominazione è “vincitore della gara di… o del campionato di… o del trofeo di…, dovendo tra l’altro far notare che non mi pare che i termini di “Campionato”, “trofeo”, o “campione” siano stati registrati da parte della FIS e siano di sua esclusiva proprietà e uso. Precisiamo però che la FIS sta facendo una disamina del movimento delle competizioni extrafederale).
3. È consentito, per le manifestazioni a squadre o a coppie, inserire nel regolamento la possibilità di iscrivere squadre formate da atleti di società diverse.
(ci chiediamo se, a monte dei primi due punti, che erano solo descrittivi del fenomeno, a questo punto si sia voluto introdurre un primo ed iniziale principio, necessario per regolare lo svolgimento delle suddette manifestazioni fin dal loro esordio. La formula “è consentito” parrebbe introdurre il dubbio che il punto 1 e 2 non siano descrittivi del fenomeno, ma siano normativi anch’essi. Ma andiamo avanti).
4. La partecipazione di atleti stranieri è libera
(che vorrebbe dire? Anche la partecipazione alle gare ufficiali della FIS è libera da parte degli atleti stranieri, purché siano in regola con le disposizioni federali, quindi? È una sottolineatura che forse era doverosa. Ok.)
5. I partecipanti sono tenuti ad attenersi rigidamente alle norme di sicurezza in merito al vestiario ed alle armi previste dai vigenti regolamenti tecnici della FIE e della FIS. La verifica di dette norme è abitualmente a carico del COL;
6. I partecipanti sono tenuti al rispetto delle norme disciplinari previste dai vigenti regolamenti tecnici della FIE e della FIS. Qualsiasi violazione di natura disciplinare è segnalata dal Direttore di Torneo nelle forme previste dal vigente Regolamento di Giustizia della FIS.
(Nuova norma, [oramai sono tutte norme, giusto?] più che giusta, ma ci chiediamo se l’allenamento fosse di natura non federale, ma CSEN o AICS o UISP o altro, varrebbero le stesse regole? Cioè la FIS ha giurisdizione anche su di loro? E se fra quegli atleti non ve ne fossero di iscritti alla FIS, cosa accadrebbe?)
7.1 (manca il punto 7 che fa da intro alla seguente serie di punti, ma riteniamo che sia una solo una precisazione non sostanziale) Al fine di favorire il carattere amichevole delle manifestazioni, le stesse sono gestite con il metodo dell’autoarbitraggio, affidando quindi la direzione degli assalti stessi e/o (sic!) a tesserati agonisti maggiorenni facenti parte della società organizzatrice o del COL.
(ci chiediamo se sia una constatazione in virtù del fatto che il verbo è al presente “sono gestite”, o una indicazione, o una regola da seguire, per la quale sarebbe stata più appropriato un “devono essere gestite”).
7.2 In nessun caso è consentito l’autoarbitraggio a partecipanti o tesserati minorenni.
(questo è un divieto, si capisce bene)
7.3 La gestione della manifestazione è affidata a un Direttore di Torneo e a un computerista che verranno inviati dalla società organizzatrice e/o dal COL, previa autorizzazione della Commissione GSA e del Settore Tecnico della FIS per quanto di rispettiva competenza.
(Il periodo qui esposto è composto da due parti, delle quali ci sembra di capire che la prima è una constatazione [si veda il verbo al presente in forma assertiva “la gestione ... è affidata...”] mentre la seconda è normativa e credo di capire che “la società organizzatrice deve mandare un computerista a gestire la gara”. Ci chiediamo quindi se sia davvero così, se siamo incappati nel problema verbale di cui al punto 7.1).
7.4 Può altresì essere inviato un Arbitro nazionale o regionale, autorizzato nelle stesse forme di cui al comma precedente, che avrà il compito di sovraintendere alla manifestazione in ogni sua fase e intervenire ove richiesto e ove lo ritenga necessario.
(Ma non c’era un Direttore di Torneo? È in alternativa a lui?  O in aggiunta? E quindi lo sceglie la società sportiva o il COL?)
7.5 I poteri decisionali sono affidati al Direttore di Torneo e, laddove presente, all’Arbitro nazionale o regionale di cui al punto precedente.
(Quindi l’Arbitro è una possibile alternativa, ora è chiaro).
Sono lontano dalle gare da molto tempo e può essere che molte cose siano cambiate, però in questo caso non mi sembra.
Concludo chiedendomi se tali “disposizioni” siano state varate più per controllare che per aiutare il popolo della scherma, nella sua grande passione sportiva. Naturalmente ho espresso il mio pensiero, augurandomi di non aver fatto confusione.
Buon anno!
Ezio RINALDI

04 gennaio 2023

CONVOCAZIONI PER GARE DI COPPA DEL MONDO

E’ arrivato il momento di parlare delle convocazioni degli atleti/e per gare di coppa del mondo. Alcuni di essi ed i loro I genitori lamentano una gestione federale imperfetta e vediamo il perchè.
L'Italia è uno dei pochissimi Paesi in cui esiste la distinzione tra atleti convocati e autorizzati, ovvero tra atleti che partecipano alle gare di Coppa del Mondo a totale carico della Federazione e atleti che invece partecipano a tali competizioni interamente a proprie spese. In particolare, se si guarda alle Nazioni che occupano i vertici delle classifiche mondiali nelle 3 armi, l'Italia è l'unico Paese ad attuare questa politica.

Che si tratti di una scelta giusta o sbagliata, motivante o demotivante, selettiva o discriminatoria non saprei dirlo, certo è che il budget a disposizione della nostra Federscherma permetterebbe anche di sostenere quegli atleti che partecipano alle gare di coppa del mondo a spese proprie, proprio perché meritevoli di considerazione ed attenzione, seppur con riserva o ancora sub judice.

Ad aggravare la situazione per gli atleti autorizzati (e, soprattutto, le loro famiglie!) ci sono alcuni aspetti non trascurabili, quali:

1)  il variegato calendario internazionale, con almeno 4 gare di Coppa del Mondo su 8, fuori dall'Europa (questo per quanto riguarda la categoria Assoluti);

2)      le condizioni e modalità imposte dalla Federazione, ai fini della concessione dell’autorizzazione a partecipare.

Riguardo al punto 1), poco si può fare, il mondo della scherma è sempre più globale ed è equo alternare geograficamente le gare.

La FIE potrebbe migliorare, in certi casi, la distribuzione geografico-temporale delle competizioni ma è comprensibile quanto sia complesso il processo di stesura del calendario internazionale.
Per quanto concerne il punto 2), il problema è, invece, meramente italiano e federale. Vediamo nel dettaglio quali sono le problematiche che affliggono gli atleti autorizzati della nostra Nazionale.
Dal punto di vista normativo, il regolamento federale prevede che, per le gare di Coppa del Mondo, le richieste di partecipazione a proprie spese debbano essere effettuate 15 giorni prima della gara. La Federazione emette il verdetto il giorno successivo, ovvero 14 giorni prima della gara. In caso di eventuali rinunce, gli eventuali scorrimenti vengono comunicati solo 10 giorni prima della gara.
Da queste disposizioni emerge lampante quanto i termini imposti dalla Federazione siano estremamente ristretti.

Fino a che si tratta di acquistare voli aerei per destinazioni europee il problema, seppur presente, è di portata limitata. Un volo per Parigi, Barcellona o Varsavia acquistato così sotto data costerà sicuramente da Euro 100 a 300 circa in più rispetto ad un acquisto effettuato con un mese o più di anticipo.
Quando, invece, la destinazione da raggiungere è asiatica, americana o africana, la situazione si fa grave. Quale persona ragionevole acquisterebbe un volo intercontinentale con soli 14 o addirittura 10 giorni di anticipo? Nessuna, fatta eccezione per gli schermidori italiani a proprie spese, costretti a investire Euro 1000 o più a volo per un totale di 8 gare di Coppa del Mondo ogni anno.
Ma non è finita qui. Il regolamento federale stabilisce anche i criteri di merito per l'autorizzazione alle Gare di Coppa del Mondo.

Nella categoria Assoluti, il CT ha totale libertà di scelta sulle convocazioni e sulle autorizzazioni, a parte 2 posti: uno è per il miglior atleta assoluto, l'altro è per il miglior atleta U23 tra i richiedenti (considerando il ranking nazionale assoluto).

Un atleta che progetta di partecipare ad una gara di Coppa del Mondo a proprie spese è quindi obbligato ad aspettare gli ultimi 14 o 10 giorni prima della gara. In alternativa, se occupa una posizione alta nel ranking italiano, può letteralmente "farsi due calcoli" sulla base degli atleti convocati dal CT.

Per fare un esempio, un atleta assoluto che occupa la 6a posizione nel ranking, ha la matematica certezza di essere autorizzato se il CT convoca i primi 5 del ranking. Lo stesso vale per il primo atleta U23 del ranking assoluto escluso dalle scelte di convocazione del CT.

Sarebbe quindi auspicabile che i commissari tecnici delle varie armi emanassero le loro convocazioni quanto più celermente possibile, se non altro per permettere ai 2 atleti che verranno autorizzati in base al ranking di acquistare i voli in anticipo. Considerando che le gare di Coppa del Mondo del calendario Assoluti hanno cadenza mensile e che le prove nazionali assoluti sono 2 all'anno, sarebbe ragionevole la pubblicazione delle convocazioni nel più breve tempo possibile, ovvero il giorno dopo l'ultima gara utile.

Questa pratica di mero buon senso non andrebbe contro nessuna norma federale, né inficerebbe la libertà di scelta dei CT.

Parimenti, per rimanere in tema di buon senso, sarebbe caldamente gradito che la Federazione modificasse i termini per le autorizzazioni da 15 a 30 giorni. È impensabile che un atleta venga a conoscenza di poter partecipare ad una gara intercontinentale con soli 10 giorni di anticipo (ovvero più o meno quando dovrebbe fisicamente partire) ed è irrispettoso che debba sostenere il costo di un volo last minute di questa portata.

Queste pratiche federali sono immutate da almeno un decennio.

Come è possibile che nessun CT e, ancora peggio, nessun esponente federale o rappresentante degli atleti si sia mai posto il problema, nonostante le tante lamentele di atleti e genitori?
Come è possibile mancare di rispetto, perché di rispetto si tratta, alle tante famiglie che investono sui propri figli, contribuendo così a mantenere vivo il movimento schermistico giovanile?

A onor del vero bisogna specificare che alcuni commissari tecnici del fioretto e della sciabola, in occasione delle gare più dispendiose, si sono più o meno organizzati in modo autonomo per emanare le convocazioni e le autorizzazioni celermente (in ogni caso si tratta di pratiche marginali e limitate).
Per concludere, le considerazioni sin qui evidenziate sono volte a far comprendere a tutti, in primis alla Federazione, la situazione in cui verte un grandissimo numero di atleti: basti pensare a quante sono le gare di Coppa del Mondo, assolute e giovanili, maschili e femminili, nelle 3 armi, nell'arco di un anno.E per quanto riguarda la nostra Federscherma, basterebbe un piccolissimo sforzo per venire incontro a tutti questi atleti che investono continuamente su loro stessi per rappresentare la Nazionale italiana, la stessa Nazionale dei convocati.

Ezio RINALDI