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27 luglio 2014

MONDIALI KAZAN: analisi


Come avevo promesso vado ad analizzare i risultati dei mondiali di Kazan, con una esposizione numerica delle medaglie vinte, dai mondiali di Antalia, passando per le olimpiadi di Londra.
Dallo specchio salta subito agli occhi che quello di Kazan è un mondiale in linea o quasi con le precedenti edizioni. Meglio è stato fatto ad Antalia ed a Catania. Rispetto a Parigi e Budapest c’è, a livello medagliere, un miglioramento, pertanto sotto questo aspetto è stato un mondiale sicuramente positivo. Insomma, la scherma italiana è riuscita, come ormai accade da tempo a tirare fuori dal cilindro un po’ di conigli ed i dirigenti federali hanno posto l’accento sul positivo risultato della squadra. Entrando nel merito è  evidente che ci sono state delle ciambelle senza buco, poiché ben 4 delle medaglie sono state appannaggio del fioretto femminile ed è altrettanto evidente quali siano state le carenze nei vari settori ed è qui che è necessario fare una seria analisi. A cosa è dovuto il flop delle sciabole? Ed il parziale passo falso del fioretto maschile? E l’altrettanto parziale passo falso della spada maschile?
Il settore spada, come avevo evidenziato in alcuni post su questo blog, ha confermato quel risveglio che fa ben sperare. I problemi però ci sono e sono evidenti.
Al CT Cuomo, in passato, sono state attribuite, anche dal sottoscritto, le maggiori responsabilità per gli insuccessi avuti. Le sue dichiarazioni, un po' risentite, su i social network, attribuiscono al suo lavoro di 'purificazione' dello staff da elementi poco graditi, un ruolo fondamentale nella ripresa di questo settore.
Se così fosse, allora mi viene da chiedermi perché abbia aspettato solo questa stagione per prendere le giuste decisioni, ma anche chi o cosa lo abbia indotto a cambiare rotta. In ogni caso, sono convinto che è poco realistico e molto ottimistico pensare che un gruppo di atleti che solo pochi mesi fa aveva chiesto a Malagò la testa del CT, possa aver completamente modificato le proprie convinzioni e il proprio atteggiamento: non ci credo e se anche fosse, penso che saremmo in presenza di soggetti con un'instabilità caratteriale molto preoccupante. Quindi, pur prendendo atto di un positivo risveglio, considero più razionale attendere la prossima stagione prima di ritenere che ora nel settore vada tutto bene.
Siccome voglio pensare positivo, diamo il giusto risalto a queste tre medaglie, due delle quali sono targate 'Fiamingo': una spadista che, data la giovane età, autorizza a sognare traguardi importanti dopo anni e anni di sostanziali delusioni. Spero solo che questa ragazza non si perda per strada, come è successo prima di lei ad altri atleti di quest'arma, e che decida di dedicarsi con sempre maggior convinzione ai duri sacrifici degli allenamenti, non si faccia irretire dalle lusinghe e dalle gratificazioni connesse alla sua nuova dimensione pubblica.
Su Garozzo mi sono già espresso, la sua medaglia fa ben sperare per il futuro, in attesa che Tagliariol torni prepotentemente sulle pedane.
Una squadra Garozzo-Pizzo-Tagliariol, infatti - per la sua indubbia caratura tecnica - potrebbe aspirare a prestigiosi risultati ed avere in chiave olimpica delle belle speranze.
Per  quanto riguarda la sciabola non mi aspettavo un flop così forte e non nascondo la delusione. Il settore è gestito con grande sicurezza dal CT Giovannino Sirovich, il quale riveste questo ruolo già da molti anni, godendo da sempre di un fortissimo appoggio da parte del presidente Scarso e di tutta la dirigenza FIS.
Egli ha potuto operare senza la spiacevole sensazione di sentirsi sempre sotto esame, quindi malgrado ci fossero tutte le speranze per un risultato positivo, giustificate da un eccellente europeo, egli ha bucato il traguardo più importante. La cosa che balza subito agli occhi e che la prestazione migliore viene dal più vecchio, il quale non può rappresentare certo il futuro della specialità. Forse era il caso di puntare su dei giovani, dando loro la possibilità di fare esperienza in una grande manifestazione internazionale? Verrebbe da pensare che gli investimenti della FIS abbiano prodotto, quale miglior risultato, il discreto stato di forma di un fuoriclasse pieno di acciacchi. Ho la percezione di una certa incoerenza nel ringiovanimento delle squadre poiché mentre in campo femminile tale azione è iniziata nel dopo Londra con una decisa operazione, che si è configurata nell’esclusione dalla nazionale di un’atleta forte come Gioia Marzocca, in campo maschile il miglior sciabolatore della stagione, Berré, non è stato nemmeno impegnato nella gara a squadre. In conclusione, ho la sensazione di una certa confusione nel progetto tecnico di questo settore, e di scelte non proprio coerenti: ho molta stima di Sirovich e quindi spero di sbagliarmi.
Infine il fioretto.
Sto per addentrarmi in un campo minato: spero di riuscire ad evitare le bombe, intese come assalti al sottoscritto per quello che sto per scrivere.
Non è semplice esprimere il proprio pensiero in maniera obiettiva, soprattutto quando questo riguarda un’arma generosa di soddisfazioni e che rappresenta lo 'zoccolo' duro del medagliere azzurro, da sempre ed in particolar modo negli ultimi 23 anni.
Ogni commento sarebbe un rischio per chiunque, visto che il 62,5% delle medaglie vinte gli appartiene e di questa percentuale ben l’80% proviene dal fioretto femminile, il quale è riuscito a realizzare il massimo risultato possibile, dando al medagliere italiano una notevole consistenza.
Arianna Errigo ha confermato di essere allo stato attuale la miglior fiorettista del mondo, ma alle sue spalle è emersa irresistibilmente una eccezionale Martina Batini, la quale è dunque in grado di puntare alla qualificazione olimpica, con considerevoli possibilità.
Purtroppo il fioretto femminile non avrà la squadra alle olimpiadi e la partecipazione a livello individuale sarà molto combattuta, con quattro campionesse in lizza per soli due posti.
Probabilmente, al di là della componente tecnica e del valore assoluto delle atlete, in questa corsa influiranno fattori quali la resistenza mentale allo stress, l'età – che vede sfavorite Vezzali e Di Francisca – ma, soprattutto, i sempre possibili infortuni. Bisognerà vedere, perciò, con quanta qualità riusciranno a prepararsi queste ragazze, e in questo senso sarà fondamentale il ruolo del CT Cipressa, cui spetta il compito di vegliare su tutte le dinamiche di allenamento delle atlete, sull'operato dei rispettivi staff e sulla corretta gestione di tutta la complessa macchina organizzativa che opera a sostegno del settore.
Il discorso sulla preparazione mi dà modo di entrare nel merito dell'analisi del mondiale del fioretto maschile: arma che nella prova individuale ha onestamente deluso dando motivi di preoccupazione, per poi riscattarsi parzialmente col bronzo della gara a squadre.
E' sotto gli occhi di chiunque l'evidenza che la scherma maschile di alto livello necessita di una preparazione fisica adeguata, perché la componente atletica nel corso delle competizioni assume una rilevanza fondamentale per la prestazione. Partendo dal presupposto che gli atleti conoscono molto bene le qualità che servono per fornire un rendimento medio-alto, oggi con il livellamento verso l’alto della scherma, con nazioni che prima era inimmaginabile potessero concorrere per il podio, occorre essere atleti veri con prestazioni elevate
Del resto, basta guardare i comportamenti in pedana dei fiorettisti che primeggiano nella specialità per rendersi conto che non presentano il minimo cedimento fisico fino alla fine della gara: segno, questo, di un'ottima preparazione in termini di forza, potenza, resistenza.
Per ottenere, quindi, uno standard elevato sarà necessario un allenamento assiduo e molto duro, programmato in modo estremamente accurato.
Allenamento duro, inoltre, significa anche condizionamento mentale dell'atleta in chiave di possibili eventi traumatici, cioè la capacità di sopportare situazioni critiche senza crollare.
Probabilmente sarà necessario far capire all’atleta che la disponibilità al sacrificio è una condizione indispensabile per una adeguata preparazione fisico-mentale. Da quello che mi viene riferito sembra che i nostri collegiali prevedano giornate dedicate a piacevoli ma del tutto inutili passeggiate in montagna, a inspiegabili giornate di riposo, oppure a  simpatici lavoretti di sincronismo, con saltini e giochini di vario tipo. Esercizi di sicuro utili, ma che non hanno quelle caratteristiche indispensabili per costruire un atleta: i carichi di lavoro ad alta intensità, i lavori di forza con e senza l'ausilio dei pesi. La mia domanda è: oltre le lezioni, quanto è coinvolto il maestro nella preparazione atletica? Una volta egli faceva eseguire gli esercizi di gambe-scherma, attività basilare nella preparazione di uno schermidore, sotto la sua personale direzione.
Da quello che ho potuto vedere in TV ho avuto la sensazione di un regresso rispetto agli anni di passati, perché i nostri schermitori appaiono meno forti, reattivi, tonici, resistenti, rispetto ai migliori avversari di oggi.
E' indiscussa, inoltre, la straordinaria capacità di altri CT nel gestire gli atleti in pedana, dando loro quel 'qualcosa in più' che spesso fa la differenza fra un buon risultato o un fallimento.
Concludendo, mi pare che nel fioretto femminile, arma in cui le atlete si muovono meno in pedana e si può primeggiare anche in mancanza di una dimensione atletica adeguata, in quello maschile ciò è impensabile.
Voglio sperare che lo staff tecnico, ma direi anche medico, sia in grado di operare affinché i nostri atleti possano competere ad armi pari con gli avversari, poiché il semplice fatto di avere a disposizione dei campioni non basta ad ottenere i risultati sperati.
La disamina su esposta nasce dalle mie conoscenze ed esperienze, molto probabilmente solleverà una serie di sorrisini sarcastici, come a dire: “chi è costui e come si permette di entrare in certi argomenti se non è neppure maestro?” E’ vero, ma dopo decenni di scherma  a tutti i livelli, da quella agonistica (un misero 4^ categoria e campionati italiani militari) a quella dirigenziale, credo di poter esprimere le mie opinioni, nel rispetto di tutte le componenti.
Ezio RINALDI


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