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28 maggio 2018

La "stalla" democratica

Gli ultimi eventi politici, specialmente quelli avvenuti dal 4/3/18 a tutt'oggi, hanno dimostrato che ci sono le persone per bene - e sono tante - che si recano alle urne e votano.
Essi lo fanno perché, nonostante le delusioni e le disillusioni, ciascuno ha bisogno di credere, sempre, in un cambiamento in positivo: e allora, vanno e votano, esprimendo la loro preferenza, secondo coscienza, dando fiducia alla persona, o a quella parte politica, che più ha saputo essere vicina a quel determinato "sentire" o è stata più capace a smuovere l'empatia dell'elettore.
Dopo, uscite dal seggio, queste persone attendono fiduciose che il cambiamento si realizzi.
Ma poi si aprono le urne e, finito il "teatrino pre-elettorale", si apre quello "post elettorale", dove, mentre gli elettori, ciascuno in proprio, continuano le proprie vite e attendono l'avverarsi della promessa di cambiamento, gli eletti si trasfigurano e iniziano una triste e squallida lotta di potere per il potere, continuando, successivamente, a produrre ogni sforzo solo e soltanto per il mantenimento dello stesso (cosa ancora più triste e squallida), senza occuparsi o preoccuparsi minimamente di lavorare, operare e adoperarsi nell'attuazione del tanto decantato cambiamento, strombazzato a viva voce in sede pre-elettorale, e provocando così un pericoloso ed ineluttabile precipitare in una situazione di stallo. 
Il perché di questo mutamento/trasfigurazione è assolutamente chiaro, limpido, lampante e manifesto: loro, gli eletti, il cambiamento che volevano lo hanno già ottenuto.
E lo stallo si tramuta, miseramente, in una "stalla".
Meditate, gente, meditate.
Cordialmente
Gaspare Fardella

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