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26 maggio 2022

EDUCAZIONE FISICA: scherma e scuola elementare - II parte: Sarebbe stato meglio essere uniti.

È risaputo come lo sport sia il luogo prediletto dagli insegnanti di scienze motorie per il loro “tempo libero” in veste di volontari o dilettanti, per applicare i loro sogni sportivi facendo gli allenatori o i collaboratori di società sportive. Ovviamene quelli che hanno una competenza al di sopra della media sono di certo dei professionisti dello sport e non penseranno a entrare nella Scuola statale, se non come a una valida possibilità di raggiungere una minima pensione, senza dover per forza allenare fino all’età di Matusalemme. Fra queste due figure vi è poi quella che non vede l’ora di inserire nella scuola in cui è destinato la propria disciplina, con il secondo e legittimo fine di aumentare le fila della popolazione del proprio sport.
Questa introduzione ci porta a fare alcune riflessioni obbligatorie a sfondo schermistico.
In primo luogo negli ultimi 7 anni (dal 2015 ad oggi) la separazione tra i titoli validi per l’insegnamento della scherma (quelli rilasciati dell’Accademia Nazionale di Scherma) e le Licenze sportive CONI (quelle rilasciate dalla FIS), non hanno creato la necessaria preparazione a inserirsi come insegnanti scolastici per lo meno di scuola primaria, mediante una proposta di qualità presso il Ministero. Non è certo questo il luogo dove fornire consulenze gratuite su cosa e come fare per approfittare di questa importantissima situazione lavorativa.
In secondo, al contrario di quanto si possa immaginare, i Licei sportivi e le Facoltà di scienze motorie in convenzione con l’ANS queste occasioni sapranno coglierle molto bene e molti passi sono stati fatti in tal senso.
In terzo luogo, ci consta ammettere che la nostra amata disciplina sportiva, cioè la scherma in quanto movimento, sia immobile (oltre che divisa). Infatti in questi anni, soprattutto con la pausa forzata legata alla pandemia, non ha saputo rinnovarsi, nemmeno creando un ipotetico “giocosport” accattivante, da inserire nelle scuole e tale da far rinascere l’interesse almeno per quelli che un tempo erano i celebri “Giochi della gioventù”, oggi chiamati “Giochi sportivi studenteschi” dove la Scuola primaria non sembra essere presente.
La separazione tra sport e scuola sembra dolorosamente alquanto marcata. Chi vive nella scuola può vederlo da solo, e anche all’interno dello sport, in particolare del nostro sport, tale ferita non ha giovato. Oggi, invece di fare tesoro del passato, cioè quando gli insegnanti di educazione fisica furono forgiati e trasformati in maestri di scherma, tanto che alcuni divennero grandi maestri forse anche grazie alla loro cultura sportiva generale, si è arrivati all’impoverimento prima della cultura schermistica e quindi tecnica e infine sportiva. Al che mi preme ricordare che tutto lo sport è una risorsa.
 Invece, con largo anticipo il mondo della scherma si è predisposto al litigio, alla divisione, appellandosi alla giustizia per chiarire e consolidare i diritti di questi e di quelli, ma che purtroppo ancora vedono scettici molti dei suoi aspiranti maestri e soprattutto si è privato delle competenze di chi avrebbe potuto creare un’occasione per lo sport che tutti noi amiamo. Un appuntamento cui non si doveva mancare, anzi, andava addirittura programmato per tempo, per raggiungere l’obiettivo di entrare nella Scuola con un’attività su misura per le finalità della Scuola primaria e non per il solo agonismo, che più che essere un punto di arrivo, pare esser un’angosciante incombenza sociale.
Una diversa visione avrebbe fatto bene, se non benissimo a tutta la categoria magistrale, all’associazionismo sportivo in generale, e a tutto il nostro sport nazionale così debole nei numeri e nella pratica, che deve farci riflettere su molti, se non moltissimi aspetti.
Ora, con il senno di poi, dobbiamo iniziare ad ammettere che sarebbe stato meglio essere uniti, anziché divisi, e questo per il bene di tutto il movimento schermistico, della Scuola, e dell’Italia.
M° Emilio Basile
 

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