HOME PAGE

ARGOMENTI VARI

REGOLAMENTI

13 agosto 2024

OLIMPIADI 2024: che cosa ci sfugge?

Due dati, Italia 60milioni di abitanti 40 medaglie (12 oro, 13 argento, 15 bronzo), mentre l’Australia, 25 milioni di abitanti, 53 medaglie (18 oro, 19 argento, 16 bronzo), e mi chiedo il perché di tanta distanza fra questi due popoli. Qualcosa ovviamente mi sfugge.

Chi mi legge sa che sono polemico, ma non lo faccio apposta, mi viene naturale, e credo che questa volta io possa definire la polemica, più che scontata.

Sono andato a vedere in quali sport avevano raggiunto tale risultato gli australiani, e mi sono trovato davanti a una parata un po’ noiosetta di nuotatori. Qualche canoista, affiancato da campioni dell’atletica leggera, un cavaliere che ha vinto nel Completo… nulla di sconvolgente, ma come si può evincere, gli vale il terzo posto nel medagliere dopo Cina e USA.

Poi ho guardato il medagliere degli italiani e ho trovato un po’ di tutto. La scherma, il nuoto, la ginnastica, la canoa, la vela, il trap, e poi una sconvolgente quantità di quarti posti, detti anche medaglie di legno, addirittura 25, che fa dell’Italia la campionessa dei podi mancati per un soffio. Il che non vuol dire che siamo delle schiappe, ma che forse, sì mancava qualcosa.

Inutile dire che il solito Aldo Cazzullo, esperto di olimpiadi e di campionati di calcio, (così recita il suo

Aldo CAZZULLO (giornalista)

curriculum sportivo… da giornalista) ha messo l’accento su di un aspetto socio-generazionale, ha detto in prima che agli italiani, specie quelli della scherma, mancava la cattiveria, e poi, più recentemente, ha anche dato la soluzione ai nostri problemi di mancate vittorie, cito testualmente dal profilo Insta del Corriere della sera: “se sapremo lavorare sul fisico, sulla tecnica e pure sulla psiche”, riusciremo a trasformare il legno in metalli.

Ora, caro Cazzullo, non per sapere quale sport hai praticato da giovane, e a quale livello, mi verrebbe da dire: “grazie al c...o, questo c’òo sapevamo pure noi” e permettimi di rammentare un piccolo evento che forse, da guru dello sport quale sei, ti è sfuggito, tutto preso qual eri dal trovare la madre delle soluzioni ai problemi dello sport agonistico italiano, ovvero che in Italia facciamo sport nei sottoscala, nei garage, nelle palestre di 50 o 60 anni fa, senza che nel frattempo siano state ammodernate, nelle piscine, quelle sì modernissime, che si fa prima a rifarle che a ristrutturarle, perché in 50 anni, il cloro le ha letteralmente demolite da dentro.

Inoltre, e anche questo forse ti è passato davanti agli occhi mentre pensavi alla psiche degli atleti che erano in gara, c’è stata una riforma che il ministro Giorgetti e predecessori, e di certo anche successori, hanno messo in atto in modo come al solito poco comprensibile, aziendalizzando una attività (lo sport italiano ndr) che era il cuore del welfare (parolaccia di cui nessun giornalista forse si è preso la briga di prendere come elemento da cavalcare, perché dimenticato sia dai governi precedenti, che da quello attuale). E dopo aver aziendalizzato le ASD (che vuol dire Associazioni sportive dilettantistiche caro Cazzullo) per trasformare gli allenatori (ecco dov’è la faccenda di cui tu vuoi occuparti assieme al ministro), in professionisti, con stipendio, partita iva, inps, pensione, ferie pagate, tredicesima e quattordicesima, dimenticando, mio caro, che le ASD (hai già dimenticato cosa vuol dire oppure devo ripeterlo) non sono delle aziende. Non hanno un CEO, un consiglio di amministrazione, non un consiglio degli azionisti, né tantomeno dei consumatori, né un prodotto o un servizio da vendere anche se, nella mente di chi ha visto nelle ASD una Azienda sportiva dilettantistica, il parallelo è fulmineo.

I corsi sportivi non servono a dare un servizio come lo intende il legislatore, né per avere un profitto, benché all’interno di una ASD i soldi ci siano e qualcuno i soldi li percepisca quali meritatissima mercede, che un tempo era la favolosa cifra di 1 milione di £ire al mese, più la tredicesima, e quattordicesima ed erano esentasse, che poi con l’euro, (quello che secondo Prodi era la manna regalata dal cielo azzurro stellato dell’Europa che ci avrebbe fatto lavorare un giorno in meno e guadagnare come se avessimo lavorato un giorno in più… mai marketing fu così genialmente somministrato agli italiani e allo stesso tempo maldestramente metabolizzato) ebbene con l’euro, i 14 milioni annui, divennero 7500€, ovvero una cifretta cui nemmeno il reddito di cittadinanza dei 5 stelle poteva fare competizione, in quanto i fortunati nullafacenti del rdc si beccavano 6000€ all’anno, ma si poteva arrivare fino anche a 9000€ in casi particolari e senza fare un beneamato tubo.

Si diceva la riforma, giusto? che ci ha stritolati in una morsa amministrativa, che viene aggiornata di giorno in giorno, un po’ come viene, al punto che gestire una Associazione sportiva disperatissima, è diventata un concorso che potrebbe avere il titolo: “Indovina come gestire la tua ASD”.

Ecco quindi, caro Aldo, che mi viene da dire che non c’è bisogno di darci delle dritte su come allenare i nostri ragazzi, che già ci fanno emozionare, anche se solo riescono a fare un decimo di quello che gli istruttori insegnano, e non è un problema di psiche, ma ben più generale, è un problema che forse sia tu che i tuoi colleghi di altri giornali, non volete vedere, ovvero che lo sport italiano è una specie di miracolo e se abbiamo tante medaglie di legno e forse altrettante di argilla, è perché siamo già fenomeni. Quindi invece di dire che dobbiamo lavorare sul fisico o sulla tecnica, o sulla psiche, perché non dici che a valle dell’aziendalizzazione delle ASD, il governo dovrebbe OBBLIGARE ogni comune a spendere obbligatoriamente in un quinquennio una quota parte del suo bilancio per impianti e ASD? Le formule? Se non sei troppo preso dalle tue indagini sportive su tecnica e psiche, te ne potrei elencare qualche centinaio, come farebbe qualsiasi altro operatore che come me, e non come te, vive nello sport.

Tutto questo però non accadrà, perché i professori di greco, pur insegnando che gli antichi greci inventarono le olimpiadi, e pur descrivendo in maniera orgasmica l’estetica dello strigilatore di Lisippo, se un loro allievo fa sport, viene messo nel mirino non meno di come farebbe il turco Yusuf Dikec con la sua pistola e la mano in tasca.

E il miracolo australiano, credimi, dal mio punto di vista, è figlio del benessere di quel continente. Sono socialmente ricchi e se una persona vuole fare sport come mestiere, la gente è felice di pagare una cifra consistente per poterlo imparare, perché il Paese dei canguri vede nello sport molti valori sociali non solo personali che qui in Italia sono visti con molto sospetto. E non è un caso che nel 2032 organizzeranno a Brisbane la loro terza olimpiade estiva. E qui, qualcosa ancora mi sfugge, ma ne riparleremo, anche se ancora qualcosa mi sfugge.

Fabrizio Orsini

 (p.s. nella scherma in Australia sono molti gli istruttori non australiani, molti dei quali sono cinesi, sarà per questo che non sono così forti? Lì sì è un problema di tecnica mi sa.).

 

3 commenti:

  1. Un anonimo, sull'argomento, mi ha fatto pervenire un commento molto significativo. Scritto in modo assai chiaro e corretto, in tutti i sensi. Putroppo non posso pubblicarlo e ciò mi spiace molto. Nel 2024 abbiamo ancora paura di esprimenre liberamente le nostre opinioni? Allora, siamo messi proprio male! L'autore parla di cambiamenti ma è molto pessimista per il futuro, in particolare per le Olimpiadi 2028 di Los Angeles, in quanto ritiene che non cambierà nulla. Certo che non cambierà nulla, in particolar modo se si ha paura di esporre le proprie convinzioni. E da questo sono rattristato, molto rattristato.

    RispondiElimina
  2. Caro Ezio,
    sai che spesso io non sono stato d'accordo con te e con Orsini su tanti problemi, ma questa analisi del nostro mi trova ampiamente d'accordo. Se lo sport Italiano ha in prospettiva un buio futuro è in gran parte conseguenza della politica che rovina tutto quello che tocca, ma un po' di colpe le abbiamo anche noi, quando esasperando una contrapposizione tra Ministero e CONI, abbiamo subito una delegittimazione che pagheremo pesantemente in termini di futura eccellenza. E forse i primi segni si sono visti già a Parigi.
    Separare lo sport di base dai vertici è una strategia che inaridirà la nostra qualità;
    purtroppo non sembra che neppure il ministro dello sport l'abbia ben compreso.
    e poichè, a differerenza di altri, non ho paura delle mie opinioni, metto il mio nome in fondo a queste righe
    Pippo Cafiero

    RispondiElimina
  3. Grazie Pippo.
    Purtroppo la situazione è in fase complicante e NON semplificante e la cosa non prevede nulla di buono.
    Mi pesa parlarne e constatare che non c'è una alternativa né un canale per dialogare, cosa che avrebbe dovuto/potuto fare chi ci rappresenta.
    Da troppo la politica si comporta senza tenere conto della realtà e delle vere esigenze degli italiani. Parafrasando potremmo dire "politica first", non di certo gli italiani, un qualcosa che sta frustrando non poco gli italiani.
    Sogno un movimento "bianco" di protesta sportivo, perché sono troppe le ingiustizie.
    Spero di rivederti in pedana
    Ciao
    Fabrizio

    RispondiElimina