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05 agosto 2024

PER UNA SOLA STOCCATA...MI VIENE DA RIDERE

Sarebbe bastata una sola stoccata, quella di Filippo Macchi a farci salire nel numero di ori e andare dritti dritti dalla quinta alla prima posizione del medagliere della scherma. Invece quella stoccata non è arrivata e sapete già come la penso in merito.
Il presidente Paolo Azzi ha già espresso il suo pensiero su Instagram. Sperava anche lui nell’oro dei fiorettisti per vincere ancora una volta il medagliere, ma senza polemiche si è congratulato comunque per l’ottimo risultato di cinque medaglie meritatissime, sottolineando che su sedici schermitori, ben undici erano esordienti!
Io invece vorrei aggiungere qualcosa di più a questo morbido pensiero, ovvero che la scherma italiana, come sempre l’unica e la più innovativa, quella che segna il trend tecnico, ed è il punto di riferimento della scherma mondiale in tutte e tre le armi, sia al maschile che al femminile, forse è arrivata a un suo primo, e sottolineo temporaneo, capolinea. 
È sotto gli occhi di tutti che molti fiorettisti stranieri hanno capito come tirano gli italiani, li vediamo mentre usano gli stessi giochi di gambe della scuola marchigiana, e hanno imparato a come reagire verso questo tipo di gioco. Fondamentali sono stati gli assalti fra italiani specie nelle grandi finali e finaline e inutile dire che siamo stati un libro aperto per loro, anche se con orgoglio, mi viene da dire che ci hanno messo un po’ tantino a capirci, cioè solo due decenni. È con quali mezzi a loro disposizione? Un oceano!
Filmati, sale scherma dedicate, staff di osservatori e ingaggi di maestri italiani. Eppure noi facevamo i campioni nelle palestre da quattro soldi, quelle che non abbiamo che ci dobbiamo contendere con il volley e il basket, montando e smontando, riadattando spazi sportivi che nessuno voleva, e formando maestri di primo livello. Pensate se invece avessimo noi tutti quegli strumenti che gli altri hanno a disposizione per batterci! Mi viene da ridere.
La spada mi ha colpito molto. Due esordienti e un veterano nella squadra, che dovevano affrontare un parterre de roi di avversari che forse, proprio a causa del fatto che in Italia c’è una carenza di spazi e una riforma dello sport che vede i maestri non ancora allineati per essere dei professionisti come altrove,  si trovano ad allenare un piccolo mare di spadisti senza essere sempre all’altezza degli stranieri.
Se penso alle realtà francesi (350.000 schermitori) o ai giapponesi (obbligati a fare sport nei college, che al loro interno hanno maestri assunti come insegnanti stabili e palestre dedicate per fare solo quello) o certi asiatici, (che possono permettersi una palestra con migliaia di iscritti e decine di insegnanti, tanto che il lavoro in un club è come fare ogni giorno un campionato di scherma a tutti gli effetti), ebbene anche in questo caso mi viene da ridere. Sebbene gli ungheresi con i loro miseri (si fa per dire) 9,5 milioni di abitanti, (cioè poco meno di quelli della Lombardia) siano stati capaci di costruire la bellezza di tre squadre olimpiche, due di sciabola e una di spada... anche in questo caso mi viene da ridere, perché la scherma gliela abbiamo insegnata noi e l’hanno imparata così bene che la esportano e bene direi.
La sciabola non ne parliamo. Non me ne vogliano in nostri amatissimi campioni, ma devo ammettere che non siamo all’altezza. Anche se ci siamo qualificati, i risultati sono mediocri, va detto. Un continuo decrescendo dai tempi di Atene 2004, seppure sempre all’altezza delle aspettative. Oggi, venti anni dopo la storica medaglia di Aldo Montano, possiamo dire che il settore va riprogettato e messo in atto. Se Bauer portò una ventata innovativa nell’approccio dell’allenamento, come in Russia, e in Grecia, penso che sia arrivato il tempo di cambiare marcia.
Cosa potrà fare il nuovo presidente?
Molto. Può fare davvero molto. Vediamo cosa, quantunque siano anni che io ripeto le solite cose.
1) Aumentare gli iscritti nelle palestre. In quattro anni direi che si può raddoppiare il numero, con politiche di promozione sul territorio, e ben coordinate con i Comitati regionali, spesso concentrati sui capoluoghi di regione e poco attenti alle realtà periferiche (se mi sbaglio per favore mi corrigerete!)
2) Più spazi dedicati solo alla scherma. Ovvero basta monta e smonta di palestra con i soliti avvicendamenti con altri inquilini sportivi. La federazione può fare promozione mirata in quattro anni per creare come oramai da tempo ripeto inascoltato, un dialogo con le amministrazioni locali secondo un progetto che mi offro di esporre al presidente eletto per il quadriennio 2024-2028.
3) Meno gare e più allenamenti per regione e per arma. Ci servono le gare? E gli allenamenti? Il mutare della società ci chiede più gare o un migliore approccio alla competizione in generale? I nostri ragazzi hanno bisogno di crescere in senso orizzontale, per creare una sana mentalità competitiva, oppure andremo avanti con il motto: “l’importante è divertirsi, il resto si vedrà”?
Dalla televisione mi è sembrato di scorgere una specie di sentimento, come di solitudine degli atleti, strizzati nella morsa del conservare il titolo e la prima esperienza olimpica. Mi sbaglio? Forse sì, ma del fatto che la società italiana è cambiata rispetto a prima come anche le singole persone, se ne è accorto anche Aldo Cazzullo che nella scherma ha ovviamente visto solo quello che ha voluto, scatenando la tastiera di Daniele Garozzo che gli ha risposto a tono. Il primo parlava per provocare, il secondo ci è cascato e nel raccogliere la sfida. In questo modo ha generato un duello giornalistico che non teneva conto di quanto vi sto dicendo, ovvero che la società è cambiata e anche l’approccio di gara.
Chi altri si è accorto di questo? Le americane della ginnastica, per esempio, che si sono portate un bel Golden retriver per fare pet-terapy, e stemperare la fulminante tensione che poneva Simone Biles & Friends a dover difendere la loro prestazione mitologica, al pari di quanto hanno dovuto fare i nostri schermitori, che da molti, ma molti, forse anche troppi anni devono (imperativo categorico!) tenere sempre alto il rendimento agonistico.
Quanto andremo avanti in questo modo, cioè sempre alla stessa maniera? Attenzione, non sto dicendo che dobbiamo perdere per forza per stemperare e salvare la società o cose del genere. Chi si allena tutti i giorni infatti, lo fa per vincere e siccome siamo una nazione con un bagaglio tecnico e storico irraggiungibile, quell’altezza agonistica è qualcosa di naturale e trovo giusto restare in alto al medagliere e mantenere sul filo della lama tutto il resto del mondo.
Ecco però si faccia attenzione che ho detto naturale e non obbligatorio, perché l’obbligatorietà apparteneva ai regimi politici di un tempo e che ora non ci sono più, il blocco sovietico per esempio, per non parlare di quelli camuffati di democrazia, che si opponevano alla vecchia URSS. La letteratura in merito si spreca e ancora una volta mi viene da ridere!
Ora però non sia mai che nella scherma appaia come uno spettro quel “dover vincere” nelle gare. Però, questo sì, non si punti solo su un gruppetto di élite che per anni deve macinare medaglie, come se fosse in fabbrica, perché questo, la società stessa ce lo dice, non è più possibile. E le persone che si affacciano in palestra da un anno all’altro sono diverse. E chi lavora in pedana lo sa benissimo, non purtroppo c’è nulla da ridere.
Posto vacante in nazionale se non vinci? Ecco questo potrebbe essere un effetto collaterale nell’avere un ampio gruppo di agonisti di livello, di rincalzo ai nostri nazionali, ma pensiamo a un atleta che per anni è obbligato a sentire nel cuore il peso del dover salire sul podio a ogni gara, come si sentirebbe se ci fossero altre persone accanto a lui o lei per avvicendarsi? Va studiato un modello efficace, condiviso, e non vi assicuro che possa funzionare, ma come è oramai evidente, sto proponendo dei cambiamenti che andranno di certo fatti e forse questa è l’olimpiade del rinnovamento, perché il mondo ci guarda, ci copia e poi con le nostre stesse armi ci batte. Ora sì che viene da ridere.
Chiudo con un aneddoto. Mi trovai per lavoro in medio oriente e un italiano che da anni operava nel settore edile mi confidò una specie di segreto, che credo gli disse un suo competitor di origine tedesca, ricco, brillante, che faceva marketing nel suo settore e amava fare trust (voleva avere monopolio totale della zona). Nel vedere l’italiano in disparte lo andò a conoscere e dopo una chiacchieratina lo fece entrare nel suo giro, senza che l’italiano non avesse fatto o detto quasi nulla di speciale. Perché? La risposta fu inaspettata, ma rende bene anche per noi dello sport e in particolar modo noi della scherma: perché, disse il tedesco, tutti gli altri operatori di altre nazioni me li posso comprare e non li temo, mentre temo un italiano che sta in disparte e sta pensando a come fregarmi tutti i clienti, perché so che ci riuscirà.
#mivienedaridere, #amolascherma
Grazie a tutti i nostri grandi atleti per averci dato ancora una volta delle emozioni senza pari!
Fabrizio Orsini


1 commento:

  1. A me viene da ridere se solo penso a come, anzi, a quanto male hanno operato gli arbitri, e non solo quelli della Scherma, ma di tutte le altre discipline: il livello arbitrale è stato penoso.
    E', secondo me, scandaloso che alle Olimpiadi si sia dovuto assistere ad uno spettacolo patetico, quale è quello di moltissimi arbitri che, incapaci di "giudicare", hanno fatto ricorso, nascondendosi, all'alta tecnologia e, nonostante questa, non sono stati in grado di interpretare correttamente l'azione o il gesto atletico.

    Cordialmente e buona estate,
    Gaspare Fardella

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