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25 ottobre 2024

LA SCHERMA DEI RICCHI – PARTE II

Mi sono imbattuto in un libro di storia che narra dei Sumeri e mi sono stupito di leggere della decadenza di Ur, città fiorentissima più o meno 4500 anni fa. Vi risparmio i dettagli tranne uno, il principale, quello che fece precipitare la sua economia, ovvero la salita al trono della città di un re, che era inviso ai sovrani delle città limitrofi, i quali tagliarono gli scambi economici e alimentari, così da affamare la città, la quale girava attorno a una burocrazia a dir poco complicata ed estrema. Interessante eh?! una civiltà che inventa la scrittura e poi ne diventa vittima è quantomeno avvincente. Altri dettagli succosi emergono quando si capisce l’intrigo dietro, ma ve lo risparmio.

Il lettore dirà: “che c’azzecca con la scherma!” e avrebbe ragione, se solo non mi si fosse accesa una luce, una debole e sinistra luce, grigia per la verità, una di quelle che quando la vedi, pensi che sia molto meglio il buio.

Nove anni di battaglia politica, a volte aspra, altre più docili, per vedere negli ultimi tre la magica eclisse del potere del passato, una sorta di nemesi, o di naturale spegnimento, insomma quello che potreste chiamare anche normale decadimento fisiologico politico. Ma questa tensione che prima c’era e ora non c’è più, sembrerebbe mostrare Paolo Azzi come un comune mortale, uno che si è spogliato del mantello dell’immortalità e mangia al tavolo con tutti, risponde al telefono, saluta senza mettere in primo piano il proprio interesse e se può, ti aiuta… una cosa cui non eravamo abituati prima. Una cosa strana.

Prima il potere era esercitato con maglio di ferro, con sottile sapienza, perfetto calcolo, e ancor più preciso tornaconto politico. Legittimo? Sì. Bello? Un po’ meno. O meglio, a quelli che amano essere governati con mano destra e piglio solenne, magari questo piace, e forse adesso dicono anche: “quando c’era lui…”

Ecco, “quando c’era lui”, va ricordato che tutte le più fresche novità del giorno in ambito FIE venivano adottate in Italia, fin dal GPG, materiali in primis.

Per fare un campionato FIE (Coppa del mondo, Circuito cadetti, Mondiali, Olimpiadi ecc…) serviva triplo strato 800N? La parola d’ordine era: mettiamolo anche noi nel nostro campionato nazionale. Servono armi maraging? Introduciamole anche nel campionato Prime lame ed Esordienti (sono ironico ndr). Il passante è trasparente? Piazziamolo obbligatorio anche da noi, se possibile anche nel bidone aspiratutto della palestra e nelle abat-jour dei comodini degli atleti. Dobbiamo fare un calendario che ci faccia attraversare l’Italia dalle Alpi alle Piramidi come avviene in Coppa del mondo? Facciamolo, che aspettiamo!

Se poi andiamo a guardare le federazioni dirimpettaie, vediamo che la realtà è molto meno drammatica della nostra. Tutti gli schermitori a livello nazionale tirano con passanti anche non trasparenti, hanno divise 350N, e quando diventano Cadetti inseriscono corazzina 800N, pur mantenendo la medesima divisa, hanno lame marchiate CE, e per chi ne ha voglia può comprare e utilizzare attrezzature FIE.

A cosa pensano i nostri “vicini di casa federali”? Credo a una sola cosa: numeri alti e costi bassi procapite. Cioè se la Federazione è ricca di atleti, allora può fare quello che vuole, rinunciando sì all’ossessione delle medaglie internazionali, ma avendo un settore solido e non asfittico. Poi le medaglie olimpiche riservano anche un aspetto che ha risvolti economici visti i premi elargiti dal CONI. Ma se questi successi non arrivassero? Saremmo poveri di premi e di atleti e quindi di soldi e la FIS sarebbe in anossia economica? Per fortuna ci sono i gruppi militari… (siamo sicuri che sia una fortuna? Vi siete accorti che i gruppi militari (per la verità uno in particolare) stanno facendo la scalata alla FIS?

Per come la vedo io, sono più importanti gli atleti, non le medaglie, che pur arriverebbero perché avremmo un grande numero di società e di praticanti. Soprattutto perché si può sempre svegliare un italiano o un francese o entrambi a Hong Kong o in Russia e mettere in pista un atleta che si mangia tutte le medaglie in palio e lasciare gli italiani e non solo loro, alla fame e in tutti i sensi. Anche perché se la professione delle armi, all’estero è meglio pagata, gli italiani non ci mettono molto a emigrare. Negli ultimi centocinquanta anni, guarda caso dall’Unità d’Italia, gli italiani sono diventati un popolo di emigranti, che hanno superato per numero gli italici in patria.

Quindi se volessimo vedere la scherma del futuro, a chi dovremmo farla gestire? A un gruppo di ricchi imprenditori, o a persone che sono state sempre sulla pedana di scherma e hanno mantenuto nel possibile un’attività nel bene e nel male mentre aumentavano i costi?

Ho letto più volte il programma di Generazione Scherma, e lì compare la promessa di snellire le spese, migliorando il calendario e le trasferte di conseguenza. Ma anche il programma di Azzi, parla a più riprese e in più capitoli che non solo saranno aiutate le armi singole, ma anche le società, specie le piccole, come gli atleti stessi e a tutti i livelli, dai piccoli ai master.

A chi dare maggior credito? A coloro che conoscono bene la situazione economica e che possono intervenire sapendo già dove attingere le necessarie risorse o chi promette su supposte disponibilità economiche? E, credetemi, quando si fa riferimento a “supposte” disponibilità bisogna stare molto attenti poiché le “supposte” sono basse insinuazioni. A parte le battute, ritengo che le scelte vadano fatte non su “supposte” bensì su dati concreti, i quali ovviamente non si basano su promesse del “do tutto a tutti” ma sulla concretezza e su ciò che realmente si può realizzare, soprattutto sulle garanzie a protezione dei piccoli club, che come detto ne “La scherma dei ricchi Parte I”, sono la base di un certo successo sportivo da molti anni, senza per questo escludere i grandi ed i medio grandi.

Avevo aperto con un aneddoto storico che vorrei chiudere dicendo che se i re delle città combattono la grande Ur per assimilarne e mantenerne il potere e il raggio di azione politico ed economico, sappiamo che la grande Ur potrebbe cedere e finire i suoi giorni sotto molti metri di sabbia.

Fabrizio ORSINI

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