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20 ottobre 2013

LABORATORIO DI FALEGNAMERIA

Ho sempre sostenuto che non esistono segreti, in nessun campo: puoi restare chiuso in una stanza, ci sei solo tu, non ti sente nessuno, eppure quando esci ti accorgi che quello che hai detto a te stesso è già di domino pubblico. Quindi è legittimo affermare che nel mondo in genere “ciò che non dici non si sa e ciò che non viene fatto non è a conoscenza di alcuno”. Fatta questa premessa vi racconto una storiella, ed ogni riferimento a cose o persone è puramente casuale.
Il titolare di un laboratorio di falegnameria, tale Geppetto, si accorge che i clienti non sono più soddisfatti dei prodotti della bottega e pensa di sostituire il capo operaio, il quale evidentemente non risponde più alle necessità di una clientela sempre più esigente, nel senso che i suoi procedimenti lavorativi non consentono di ottenere un prodotto al passo con i tempi. Probabilmente era già da diverso tempo che la situazione richiedeva una seria riflessione, pertanto egli decide di guardarsi attorno e cerca, od almeno dà ad intendere di voler cercare, una alternativa. Così uno dei suoi personali consiglieri contatta  telefonicamente un artigiano, tale Abete, che aveva già lavorato per tale laboratorio, elevando la bottega ad un livello qualitativo di prim’ordine. Il collaboratore di Geppetto dopo aver fissato un appuntamento tra i due chiude la telefonata, ma aveva dimenticato di sensibilizzare Abete sulla riservatezza del colloquio, così gli invia una comunicazione con l’invito ad essere molto discreto sul contatto, in quanto egli stava operando a titolo personale. Nell’inviargli l’avvertenza non si accorge che tale comunicazione veniva trasmessa, per errore, ad un omonimo dell’artigiano e quindi il colloquio non era più un segreto.
Geppetto incontra Abete  una prima volta ed il discorso verte sulla possibilità che quest’ultimo possa collaborare con l’attuale capo operaio, in una posizione di subordinazione.
L’artigiano comunica a Geppetto la propria disponibilità a lasciare l’attuale incarico per servire il laboratorio, ma non intende collaborare con le vecchie maestranze, che conosce benissimo, in quanto non le ritiene all’altezza del compito. Geppetto propone una differenziazione dei ruoli, cioè l’attuale capo operaio si occuperà degli apprendisti mentre Abete coordinerà i professionisti. La soluzione non riscuote il gradimento dell’artigiano. Nonostante queste evidenti difficoltà si parla anche di corrispettivi e Geppetto chiede ad Abete quale sia il suo compenso, quest’ultimo propone che gli venga fatta un’offerta, precisando che nel precedente periodo di collaborazione con il laboratorio, dopo i primi tre anni di compenso straordinario, aveva proposto, in caso di riconferma in qualsiasi ruolo, l'adeguamento dei suoi emolumenti, al pari di quelli percepiti dai capi operaio che operavano negli altri settori.
Insomma alla fine si arriva a capire di quali cifre bisogna parlare. Geppetto propone un contratto basato sulle giornate lavorative, ossia ritenendo che le proprie maestranze percepiscano al lordo delle tasse 13 euro al giorno intende moltiplicare queste per 365 giorni (un anno) per raggiungere un compenso annuo di circa 4.745 euro lorde. Abete riferisce che la sua attuale retribuzione si aggira intorno ai 10.000 euro  l’anno, al netto delle tasse. Si accende una discussione e l’artigiano, un po’ contrariato, afferma che non è nel suo costume protrarre la trattativa con tira e molla che non porterebbe da nessuna parte. I contraenti si lasciano con l’intendo di rivedersi presto e con idee più chiare sulla parte economica.
Nell’incontro seguente Geppetto è accompagnato da due suoi collaboratori, uno dei quale dovrebbe diventare il superiore diretto dell’artigiano, soluzione peraltro a lui gradita. Ciò eviterebbe la vicinanza con i vecchi operai, uno in particolare. Per quanto riguarda la retribuzione l’artigiano riferisce che sarebbe disposto a decurtarsi gli emolumenti del 25% e di rinunciare a tutti i benefit di cui egli fruisce attualmente. Pone sul piatto della bilancia che sarebbe disponibile a  visitare le altre botteghe al fine di avere uniformità lavorativa, e tutto ciò senza ulteriori gravami in termini di rimborso spese (viaggio-vitto- indennità di trasferta ed eventuali premi di produzione).
Le parti si lasciano con l’intendo di sentirsi presto e comunque subito dopo il Consiglio di famiglia, il quale dovrà condividere i termini dell’accordo.
Da allora l’artigiano non ha ricevuto nessuna comunicazione, ma ha avuto notizia che Geppetto ha optato per la conferma, nel ruolo di responsabile unico del proprio settore,  del vecchio capo operaio e che il laboratorio andrà avanti con la vecchia struttura. Poco importa se l’azienda non si eleverà e la produzione sarà sempre scadente.
La morale di questa storiella? E’ semplice: si mettono foglie verdi sul fuoco quando si vuole creare fumo, ovvero non sempre quando si cerca qualcosa la si vuole realmente.
Ezio RINALDI

5 commenti:

  1. Principio di Laurence Peter :
    "In ogni gerarchia, un dipendente tende a salire fino al proprio massimo livello di incompetenza."
    Spiegazione :
    Da questo principio discende che ogni posto chiave tende potenzialmente ad essere occupato da un incompetente, un soggetto cioè in grado di creare più problemi di quanti possa risolverne.

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  2. Tutta questa bella perifrasi per dire o non dire ?

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  3. Caro Sergio,
    ho detto anche troppo. Una persona acuta come te sicuramente trova motivi di riflessione, e non solo. Io ho raccontato una storiella, ma potrebbe essere vera oppure no. Dipende da come si vuole leggere e da come la si vuole interpretare.
    A presto.

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  4. Caro Ezio,
    perchè raccontare storielle ? Potevi dirci direttamente il tuo pensiero con circostanze, nomi e cognomi. Scusa la franchezza è ovvio che questa non è una storiella. Oppure preferisci le storielle ? A presto

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  5. Come ti ho già scritto Io ho raccontato una storiella, tu la puoi interpretare come ti pare. La questione non è se mi piace o meno raccontare favole o altro, semplicemente ho fatto un volo di fantasia. Se poi questa è accostabile a qualche realtà non è un mio problema. Ti posso dire che ho ricevuto delle e-mail in proposito e tutte contenevano una loro verità e allora ho pensato:” stai a vedere che con una storiella vengono fuori realtà inimmaginabili”.
    Alla prossima.

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