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10 aprile 2014

CONFLITTO DI INTERESSI: Siamo alle solite?


In Passato ho avuto modo di scrivere qualcosa sulla paura di parlare e su cosa impedisce alla gente di affrontare apertamente le varie situazioni, quindi non apro un nuovo discorso sull’argomento ma prendo atto che ancora oggi si vivono situazioni di disagio verbale e letterale. Per questo motivo pubblico la sottostante lettera, pervenutami firmata ma con richiesta di oscurare il nome del firmatario. La lettera originale esprimeva nomi e luoghi di gara che, in virtù della richiesta di oscuramento del firmatario, ho volutamente  censurato.

“Egr. Sig. Rinaldi, intanto Le devo fare i complimenti per la geniale idea di creare un blog di informazione su eventi politico sportivi che aiutano meglio a comprendere cosa ruota intorno al mondo della scherma e soprattutto che tipo di interessi e chi potrebbe avere o trarne vantaggio.

In questi ultimi mesi ho seguito diversi post di grande spessore con reali situazioni di vero e proprio “conflitto d’interessi”, il post che più mi ha colpito è quello relativo al mese di gennaio del dott. Fileccia. All’inizio ho seguito con curiosità le argomentazioni, man mano, col passare dei giorni e degli interventi che si susseguivano, sono stato veramente attratto dalle argomentazioni portate sul blog, rese pubbliche a tutti quanti, e chi ha seguito dall’inizio la vicenda credo si sia fatto un quadro della situazione, più o meno reale di quello che succede e che tipo di interessi ci possono essere.

Domenica scorsa trovandomi in una delle sedi ospitanti le gare U.14, per seguire le sorti di mio figlio, giovane sciabolatore, non ho potuto fare a meno di osservare da semplice spettatore quello che succede intorno alle pedane, atleti olimpionici, ex atleti olimpionici, arbitri internazionali, arbitri degli assoluti, maestri della nazionale maggiore ed infine anche autorevoli componenti il GSA.

Devo dire che “chi più, chi meno” si agitano tutti intorno alle pedane per farsi valere con i vari arbitri di turno. Ma la cosa che mi ha lasciato veramente riflettere è stata la tranquillità di come un autorevole componente la Commissione GSA, dopo aver designato l’arbitro, si muoveva nel parterre, si spostava dalla direzione di torneo alle pedane, dove era richiesta la sua presenza, il suo modo pacato e sobrio di interloquire con gli arbitri. Ho visto questo signore, seguire costantemente gli assalti, un po’ qua e un po’ là, ma ad un certo punto, nella fase delle eliminazioni dirette, non ho potuto fare a meno di notare la sua costante presenza nei pressi della pedana in cui tirava  un certo atleta: egli seguiva l’assalto a debita distanza e con apparente distacco, ma nella frazione di riposo si avvicinava all’arbitro e scambiava con questi due parole, presumo su fatti puramente arbitrali, per poi allontanarsi e rimettersi a quella debita distanza senza interferire sull’operato di chi arbitrava. A fine gara durante la premiazione, sul podio sale anche quell'atleta, tesserato per una certa società sicula, nella quale, mi veniva riferito, l’autorevole personaggio svolge mansioni di insegnate di scherma e pare che l’atleta in questione sia un suo allievo . Foto abbracci e quant’altro, tipico di quei momenti, dopo saluti e tutti a casa.

La mia riflessione vuole essere puramente genuina e senza secondi fini ma un lato oscuro mi rimane: non è che alla fine effettivamente ci sia un conflitto di interessi?  Considerato l’atteggiamento che questo personaggio ha tenuto durante lo svolgimento di determinati assalti e se dovesse rispondere al vero la malignità riferitami, credo che ci si trovi di fronte non ad un conflitto di interessi ma a qualcosa di più grave, soprattutto tenendo conto del recente codice etico emanato dalla FIS.
Sig. RINALDI non devo certo spiegare a Lei cos'è un "conflitto di interessi" e credo che sulla base di questa mia riflessione Lei possa trarre indicazioni per parlarne sul suo blog.

Non me ne voglia se Le chiedo di oscurare il mio nome, poiché sicuramente ne comprenderà i motivi.

La ringrazio per l’attenzione.

Ritengo che non ci sia molto da dire se non che quanto denunciato dal Dr. FILECCIA e dall’avv. PUGLISI torna di attualità. Posso solo aggiungere che tornare indietro non si può, però ricordo che in passato e mi riferisco al periodo 1992/2001 simili situazioni erano fortemente combattute, non ero ancora Consigliere federale: rivestivo la carica di Presidente del C.R.Lazio. Allora ritenevo penalizzante non poter fruire della collaborazione dei maestri in campo arbitrale ed a distanza di tempo devo dire che avevo torto.

Ezio RINALDI

3 commenti:

  1. LO STOLTO E' CHI NON SI ADEGUA
    Vede Sig. Rinaldi ha ragione, aveva torto perchè alla fine, come sempre avviene in Italia e la scherma è l'italietta, chi si comporta correttamente e segue le regole e rispetta le persone, rimane uno stolto.
    Ormai la scherma è un vero e proprio business e quindi per avere iscritti bisogna avere risultati, più o meno veritieri. Ma cosa possiamo dire se alla fine anche le scuole pubbliche ormai sono così. I presidi sono manager e le scuole si reggono sul numero di adesioni e quindi di progetti e quindi a nessuno interessa l'istruzione ma il consenso. Così è la scherma ormai. Non si formano e sfornano più uomini o donne, ma risultati. Non si offenda nessuno, ma quanti dei Tecnici e Atleti di alto livello, hanno una istruzione superiore alla maturità. Qualche anno fa il 90%, adesso?
    Questo non è certo colpa degli atleti ma del sistema che impone sempre più profitto e quindi dedizione ma anche approssimazione e interessi. Lei mi insegna che se la richiesta di cuochi è superiore all'offerta, ovviamente scende il livello dell'offerta. Sono semplici regole di mercato. Ben venga che la scherma si allarghi ma perchè questo a discapito del livello socio culturale. In molte discipline c'è il giudizio arbitrale e chi fa scherma da anni, racconta che prima era peggio. Forse la differenza è che prima era da un livello in su adesso ad ogni livello, prima erano spontanei atteggiamenti personali di antipatie o guerre societarie, adesso sembra esserci una comune regia e tutto riporta al vertice...se non fosse altro per il disinteresse del vertice.
    Silvio Bianchi

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  2. Egr. sig. Bianchi lei ha ragione, l'Italia è una stupefacente cattedrale che qualcuno pensa di potere gestire alla stregua di una casa popolare. Probabilmente, come Lei sostiene, le cause andrebbero ricercate anche in quel livello culturale che tende sempre più verso il basso, già da troppi anni! Perseguendo su questa strada, però, dell'Italia sopravviverà soltanto l'espressione geografica. Anche l'attuale mondo schermistico è una faccia di quella stessa medaglia che non rimane indenne da questo bieco modo di pensare e di agire. Ho personalmente denunciato al presidente Scarso fatti, nomi, circostanze palesemente illecite che, fino ad oggi, inspiegabilmente, non mi risulta abbiano avuto alcun riscontro. Ritengo comunque che se noti personaggi federali stanno ancora in piedi è perche neppure loro sanno più da quale parte cadere prima! E' pur vero, però, che la persistenza degli abusi e delle furberie, anche e soprattutto quelle di bassissimo profilo ( che sono sotto gli occhi di tutti), trovano il loro maggiore sostegno, oltre che nelle evidenti connivenze di certi settori federali, ampiamente compromessi, anche e soprattutto in quel diffuso, omertoso e spesso compiacente consenso popolare che anche nella scherma italiana, nel suo complesso, non costituisce eccezione!
    cordiali saluti
    Antonello Fileccia

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  3. Gent.mo sig. Rinaldi,
    il racconto che ha pubblicato mi ha richiamato alla memoria un episodio cui ho assistito qualche anno fa a Riccione, dove mi trovavo per accompagnare mio figlio al Gran Premio Giovanissimi.
    Nell’albergo in cui soggiornavo erano alloggiati anche un buon numero di arbitri e parecchi altri partecipanti al torneo con i rispettivi accompagnatori. La sera precedente la prima giornata di gara, mentre eravamo seduti per la cena, è comparso sulla soglia della sala ristorante un arbitro non di primo pelo, il quale, rivolgendosi ai giovani colleghi già seduti ai tavoli ha esclamato a voce molto alta: “guardate bene e non dimenticatelo, questi sono i miei!” Si è fatto da parte e sono entrati alcuni ragazzini, tutti in fila, con indosso la divisa sociale di una certa associazione sportiva. I giovani arbitri hanno riso molto divertiti e qualcuno ha pure fatto un applauso.
    Ora io non credo, o almeno lo voglio sperare, che questo abbia condizionato i risultati delle gare nei giorni successivi, tuttavia mi è rimasto impresso come un sintomo della scarsa considerazione che questa federazione ha della propria immagine.
    Mi spiego con un esempio
    Fino a qualche anno fa sono stata costretta ad esercitare la mia professione di avvocato in una città diversa da quella di appartenenza dato che mio padre era il Presidente del Tribunale di quest’ultima città. Benché non vi fosse alcun rischio di incorrere in una incompatibilità concreta, quello che era doveroso evitare era che vi fosse anche solo il rischio di determinare un appannamento della immagine del corretto esercizio della funzione esercitata. Il prestigio della funzione giudiziaria è, infatti, tale da non consentire che s’induca neppure al sospetto di una preferenza, perché basterebbe questo per lederne l’immagine.
    Comportarsi in modo da non indurre mai sospetti, assicurare che non vi possano mai essere situazioni di incompatibilità neppure ipotetiche è condizione necessaria per tutelare il prestigio, l’onorabilità ed il rispetto di un organo, quale che esso sia.
    Fino a quando la Federazione non comprenderà questo e non farà davvero quello che deve per garantire l’immagine del corretto ed imparziale esercizio della funzione arbitrale, gli arbitri potranno pure essere temuti in ragione del loro ruolo, ma non cesseranno le chiacchiere che spesso, e spero a torto, purtroppo, li accompagnano.
    Paola Puglisi

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