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REGOLAMENTI

20 febbraio 2017

C’ERA UNA VOLTA UNO STATUTO – parte III

Stimatissimi Signori, sono giunto alla conclusione che sia necessario un ricambio alla guida federale che vorrei al servizio di tutto il nostro mondo.
Attualmente la mia impressione è che la carica che si ricopre sia interpretata come un privilegio, dimenticando i veri destinatari del nostro impegno.
 In particolare mi piace sottolineare il ruolo centrale che rivestono i dirigenti di società e delle famiglie dei nostri atleti, i quali sono di fatto gli unici  veri sponsor della Fis.
Basti pensare ai loro sacrifici economici per sostenere gli atleti dei cui risultati, poi, tutti ci gloriamo.
 I risultati, anche quelli olimpici, sono frutto del lavoro di tanti: società, atleti, tecnici,  devono portare dunque “linfa vitale” alla scherma e non devono servire a consolidare l’immagine ed il potere di pochi.
Consolidamento  di poteri che di fatto impediscono una sana dialettica e la necessaria crescita di nuovi dirigenti con grave danno per il futuro della nostra federazione.
 Non a caso il CONI ha posto il limite di due mandati nella carica di Presidente, anche se gli interessati sono corsi ai ripari facendo approvare una norma transitoria riportata all’art. 71 del nuovo Statuto FIS.
Ho avuto l’impressione che alcuni, per attaccamento alla carica che ricoprono, siano disposti ad ogni compromesso.
Sono pronti ad allearsi con il nemico disprezzato di ieri, pur di mantenere la poltrona; con loro si può essere sia amici da blandire e premiare se innocui, nemici da punire se possibili concorrenti.
Tecniche collaudate mi pare che siano spesso impiegate, da piccoli gruppi di potere, per pilotare consigli e assemblee (l’esempio del comitato regionale della Sicilia ne è la prova) e condurre a decisioni prese prima e altrove!
Carissimi lettori, alcuni di voi, forse, a questo punto, si saranno scandalizzati per la crudezza delle espressioni e staranno meditando o auspicando querele.
Sinceramente non so se qualcuno possa ritenersi diffamato ma certamente non sarò io il destinatario di eventuali querele.
Le parole che ho testualmente riportato, infatti, sono pubbliche da tempo e non sono mie ma del M° Giorgio Scarso che, nell’ottobre del 2004, iniziando la campagna elettorale e la scalata al vertice della FIS, scriveva così in una lettera aperta indirizzata agli elettori.
Sono trascorsi dodici anni da queste parole, difficilmente collocabili entro i limiti di quel codice etico che, di lì a qualche anno, da Presidente Federale, ha ritenuto necessario promulgare. Ma quello che più sorprende è come sia mutata l’interpretazione che l’allora vice presidente dava allo Statuto e al ruolo degli affiliati e dei tesserati.
E’ vero, la vita riserva sempre molte sorprese e ci induce spesso a radicali cambiamenti. Ma è solo una questione di prospettiva o, per meglio dire, di poltrona su cui sta seduto l’osservatore.
Quando si sta in piedi forse è più facile comprendere il significato delle norme, e nel 2004 il M° Scarso dimostrava di conoscere benissimo la ratio e il significato di quelle norme che avevano appena introdotto il limite di rieleggibilità dopo due mandati, tanto da lamentarsi della norma transitoria che ne spostava l’entrata in vigore al quadriennio olimpico che stava per iniziare.
E certamente nel 2004 mostrava anche di conoscere bene quale sia il ruolo degli affiliati e dei tesserati all’interno di una Federazione.
Perché allora il 7 settembre 2016 la Federazione da lui presieduta si è arrogata il diritto e la responsabilità di cancellare questo ruolo?
Sì, miei cari lettori, perché questo è quello che è stato fatto.
A cosa, infatti, potrà mai più servire l’Assemblea quando un presidente federale arriva al punto di poter scrivere nel  bilancio di fine mandato di avere impiegato due anni per modificare lo Statuto assumendo pubblicamente la responsabilità di non avere convocato l’Assemblea per l’obbligatoria discussione e l’eventuale approvazione? Dichiarazione ancor più grave in quanto “audacemente” pronunziata dinanzi al Segretario Generale del CONI, in quel momento forse assorbito da altri pensieri.
E’ una vicenda grave, sulla quale nessuno  può permettersi di spegnere i riflettori finché non sarà stata fatta chiarezza a 360°. Lo esige il rispetto della legge e dell’ordinamento sportivo; lo esige il rispetto di tutti coloro che da tesserati e da contribuenti sopportano economicamente e personalmente il costo della macchina  federale.
L’attività di correzione e  modifica degli statuti federali  non è aliena alle altre federazioni ma sostanzialmente diverso  è  stato il metodo sin qui seguito.
Mi riferisco, ad esempio, alle approvazioni  delle modifiche statutarie  e regolamentari apportate dalla FISG,  dalla FIBS, dalla FITARCO, dalla FISE.
In questi casi ciascuna delle delibere  della Giunta CONI ha, quantomeno, indicato ciascuna delle norme corrette consentendo a chiunque di rendersi conto di quali modifiche fossero state apportate e di verificare se realmente si trattasse di refusi. Lo stesso dicasi per l’attività istruttoria  che in tutti i casi sopra citati è stata condotta dal medesimo organo di CONI Servizi.
Perché, allora, nel caso della FIS, sia nella relazione istruttoria che nella delibera di Giunta CONI  è stata omessa del tutto la puntuale indicazione delle norme effettivamente sottoposte a modifica,  e si è, invece, fatto  genericamente riferimento a refusi ed errori materiali?
 Per quali motivi questo diverso modo di procedere  è stato tenuto finanche lo stesso giorno in cui sono state approvate le modifiche dello statuto FCI e  FIS?
Il 23 settembre 2016 la Giunta CONI ha infatti approvato la correzione dell’art. 15 dello Statuto FCI riportando testualmente la modifica effettuata, mentre nella delibera immediatamente successiva, riguardante la FIS, ha adottato una motivazione assolutamente sommaria che non dava atto delle modifiche apportate.
Sono interrogativi a cui non riesco a trovare risposta, anche perché non giova il silenzio che il CONI continua a serbare.
Sono convinto che mantenere il silenzio in questi casi sia sempre un errore perché ingenera il dubbio che non sia possibile fornire una risposta istituzionale capace di legittimare quanto occorso.
Ma anche dal punto di vista politico c’è sempre un momento in cui l’ammissione degli errori e la volontà di porvi rimedio produce meno danni del perdurante silenzio.
Forse il Presidente Malagò, terminata la sua campagna elettorale, troverà il tempo per rispondere. Nel frattempo è già partita la proposta di una petizione pubblica per reclamare l’intervento del Ministro dello Sport a garanzia dei principi di democrazia sanciti dalla legge e dagli Statuti del CONI e della FIS.
Una cosa è certa, la Piazza non spegnerà la luce e farà da megafono alle voci dissonanti che sempre più numerose documentano scenari ben diversi da quelli rappresentati e diffusi nei dintorni del Palazzo.

 A. Fileccia

4 commenti:

  1. Vidi le gare e crocchi di gente
    parlavan del più schermisticamente
    e i commenti dei fatti dell’ultimo giorno
    condiron di umori lo Statuto disadorno
    C’eran qua e là capannelli di esperti
    giureconsulti affannati e solerti
    La sentenza n. 35488 delle Sezioni Unite di Cassazione
    del 24 settembre 2007 facea apparizione
    Il falso ideologico per induzione in errore
    creava tensione, stupore, terrore
    Il povero CONI non era incolpato
    se dell’errore vi era altro indiziato
    Sicché ci chiedemmo se il refuso fallace
    in soli due mesi fosse stato capace
    Di toglier di torno quel candidato
    che non fosse col dominus allineato

    Vincenzo Ravaschieri Fieschi

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    1. Se anche il Duca di Roccapiomonte, primo Presidente della FIS, comincia a rivoltarsi nella tomba c'è davvero di che preoccuparsi.
      Nel frattempo anche la Prefettura di Roma si è mossa ed ha avviato un procedimento amministrativo di accertamento sulla modifiche apportate allo "Satuto FIS". Chi di dovere è stato invitato a fornire chiarimenti rispetto alle segnalazioni di illegittimità pervenute al prefetto.
      La vicenda si complica e dalle mie parti si dice che il modo migliore per evitare che i problemi si moltiplichino è quello di risolverli il più presto possibile. Un uomo veramente saggio saprebbe raccogliere più occasioni di quante gliene vengono offerte.
      A. Fileccia

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    2. Confermo l’intervento della Prefettura di Roma, la quale ha chiesto numi al CONI circa gli atti posti in essere dal massimo Ente sportivo italiano in merito alla approvazione degli Statuti 2014 e 2016.
      Certo il Presidente MALAGO’ non potrà continuare ad ignorare il problema. Egli prima ha approvato, con delibera d’urgenza, lo Statuto FIS del 2014, che il Commissario ad acta aveva approvato con propria delibera e poi lo ha fatto ratificare dalla Giunta Esecutiva, quindi perfettamente valido. Poi la Giunta ha approvato quello del 2016, le cui variazioni erano sostanziali e non semplici refusi, senza una legittima assemblea straordinaria, all’uopo deputata. Quindi dovrà essere sempre la Giunta a fornire le giustificazioni richieste, conseguentemente, a breve, dovrebbe essere convocato l’Organo Esecutivo al fine di aderire collegialmente all’invito della Prefettura di Roma.
      Mi domando: ”Non era più semplice dichiarare i propri errori e porvi rimedio, annullando la delibera di approvazione dello Statuto del 23 settembre 2016, facendo valere eventuali responsabilità di coloro che hanno indotto l’errore?; Cosa impedisce al CONI di agire con trasparenza e immediatezza?”.
      Vale la pena ricordare che il Presidente FIS aveva dichiarato sul proprio sito che quello terminato nel 2016 sarebbe stato, per sua scelta, l’ultimo mandato e che ha comunicato la propria candidatura per il quadriennio 2017/2020 nella prima decade di ottobre 2016, quindi dopo l’approvazione dello Statuto FIS da parte del CONI. Con lo Statuto del 2014 la sua candidatura non sarebbe stata possibile.
      Che dire? Lascio a voi che leggete le considerazioni del caso, tenendo comunque presente che con tale decisione non ha consentito una corsa alla Presidenza in maniera paritaria.

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  2. Nei rapporti con la Prefettura potrebbe configurarsi il reato di induzione al falso ideologico...

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