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26 settembre 2020

LA POLITICA DEGLI SPAZI O DEGLI ATLETI?


È fresco di giornata lo sfogo di Alessandra Lucchino sulla sua pagina facebook circa la carenza di spazi dedicati allo sport a Lamezia Terme, che mi ha spinto a scrivere questa lettera che indirizzo al prossimo presidente del consiglio federale che si insedierà speriamo a breve. Caro Presidente, la scherma italiana in 110 anni di storia gloriosa pur avendo collezionato un enorme numero di medaglie, olimpiche, mondiali e continentali, e che di fatto nessun italiano conosce e talvolta nemmeno gli schermitori stessi, si allena negli scantinati, e in palestre fatiscenti. Saprai, se conosci il territorio societario che rappresenterai, che un grande numero di società sportive fa scherma in precarissime condizioni logistiche. Solitamente è obbligata a condividere gli spazi con altre realtà sportive, compiendo l’usuale e anche per certi versi umiliante, liturgia del montaggio e smontaggio delle apparecchiature. Altro discorso riguarda il magazzinaggio degli attrezzi d’uso per gli allenamenti, che moltissimi maestri sono costretti a trasportare continuamente a e da casa loro. È notorio infatti che gli spazi sportivi italiani, tranne poche eccezioni, non vengano rinnovati dalle amministrazioni locali da moltissimi decenni. Gli impianti talvolta sono risalenti agli anni Sessanta del Novecento e presentano le drammatiche peculiarità di essere sottodimensionati, anche per gli sport che regnano sovrani nella civiltà moderna quali il volley e il basket. Saprai inoltre che il numero di società relative a questi sport, nate nell’ultimo mezzo secolo sono una enormità, mentre quelle schermistiche, molto lentamente, in cinquant’anni, hanno fatto sì passi da gigante, ma di fatto sono ancora poche e purtroppo non è seguita una adeguata politica degli spazi per la scherma. E mentre l’Italia si ammantava di piscine (gli italiani nuotano più d’inverno che d’estate!), e metabolizzava dal punto di vista amministrativo che la palestra ideale è quella alta e larga per accogliere basket e volley, come se fossero gli sport paradigmatici per poter rendere un ambiente sportivo idoneo a tutti gli sport, (cosa peraltro non vera, sebbene comprensibile), ebbene, mentre metabolizzava questo, gli altri sport cosiddetti minori restavano a traino, e soprattutto senza capacità di dialogo con le amministrazioni, la scherma in primis. Mi spiego meglio caro presidente. Quando un presidente di società schermistica va a parlare con un amministratore chiedendo umilmente uno spazio per loro, la risposta migliore che gli viene data è: “perché dovrei?” e di solito accoda anche un bel: “sì ma quanti siete?”. Il bravo schermitore di solito dice: “sa, la scherma italiana è la più titolata del mondo, le medaglie… i campioni…”, e sciorina un bel discorsetto entusiasmante, dopodiché l’amministratore diligente, ignaro di quanto ascolta dice: “e voi come siete messi? Cosa avete vinto?”. In alcuni casi le risposte sono belle: “Campionato… podio… azzurrini… classifica… ranking...”, ma nella maggior parte arriva un dimesso: “ci alleniamo solo due volte alla settimana, montiamo e smontiamo, dobbiamo fare in fretta perché quelli dopo di noi pressano (il volley arriva, monta la rete in meno di 5 minuti ed è pronto, mentre il basket fa solo la fatica di estrarre i palloni dall’armadio) gli adulti che studiano o lavorano non riusciamo a farli iscrivere perché alle 20.00 siamo già fuori...” etc. etc. L’amministratore quindi fa due conti e dice fra sé e sé: “pochi atleti, zero risultati, epperchémai dovrei costruirgli una palestra?”. Così con molto tatto usa le frasi standard: “Dovete crescere, ci dobbiamo stringere, non ci sono i soldi, la contingenza, il patto di stabilità, però possiamo fare qualcosa, possiamo mettere nel piano triennale delle opere pubbliche la ristrutturazione di spazi già esistenti per migliorare il tutto...” e infine il gol della vittoria all’89°: “stiamo comunque già lavorando per aumentare le palestre, tenete duro”. Non aggiungo altro, ma avrai capito vero? È un film che fa molte repliche e confesso ha parecchio stufato. Da questa fotografia vanno ovviamente esclusi i politici che possiamo definire “illuminati”, che invece la scherma l’hanno aiutata e che vanno ringraziati e presi a esempio. Quindi caro presidente, questa lettera è per suggerirti di inserire nel tuo programma il capitolo relativo alla politica degli spazi e che ti dovrà vedere protagonista assoluto. 
1) La scherma si merita spazi dedicati e il semplice fatto che siamo in pochi a praticarla, amministrativamente non è una giustificazione corretta per non creare spazi per la scherma. Il volley nel massimo della sua presenza ha 10/12 persone in palestra. Però dirai che magari ha dieci squadre. Ebbene solo alcune società sono così fortunate, credimi. Il nuoto ha impianti natatori del valore di milioni di euro, e benchè da sportivo io apprezzi l’amore per il nuoto dei suoi iscritti, non capisco come sia giustificabile l’enorme spesa per le piscine, in rapporto ai suoi praticanti.
2) Se mancano gli spazi, caro presidente, mancano anche gli atleti e se la federazione in 110 anni si è dedicata ai suoi campioni, (con immenso sacrificio degli stessi, delle famiglie e dei maestri e delle società) costruendo un meccanismo di produzione di atleti formidabili, imbattibili, e credimi invidiati in tutto il mondo, forse è giunto il tempo di darsi da fare per una politica degli spazi. Lascia stare quindi la nazionale, perché hai già 3 CT, degli staff e soprattutto dei gruppi militari che te li seguono. Devi donarti totalmente a una politica della concretezza. Vanno contattati gli ordini dei medici e dei pediatri per spiegare la bellezza di questo sport, nelle sue peculiarità bio-medicali, gli psicologi per raccontare lo stile scherma e infine gli amministratori per far capire che una palestra di scherma è veramente facile realizzarla, gestirla e mantenerla. Siamo infatti lo sport più adattabile del mondo in quanto a logistica. 
3) Infine, se abbiamo gli spazi e gli atleti, caro presidente, la federazione sarà più numerosa, più solida, più interessante, più concreta, e di conseguenza meno liquida e meno ostile. La cultura schermistica, infatti è una branca dello sport e della vita sociale italiana se non addirittura mondiale, che va in qualche modo costruita da zero e se pensi che io stia dicendo cose assurde, ti invito a chiamarmi e a discuterne per raccontarti cosa sia davvero la scherma a livello storico, sociologico, psicopedagogico, terapeutico, antropologico. Avrei altre cose da dirti caro presidente, ma dopo le elezioni sono certo che non farai fatica a chiamarmi e ad affrontare questi temi in completa libertà, perché ci aspettano oramai tre anni e mezzo di lavoro che serviranno a fondare una nuova federazione sportiva, che resta e resterà sempre la più bella d’Italia. 
Fabrizio Orsini

3 commenti:

  1. Complimenti, arch. Orsini, per lo splendido articolo, che mette in luce uno degli atavici reali e irrisolti problemi della scherma italiana: la fame degli spazi, dove coltivare, sviluppare e praticare il nostro sport, alla cui carenza è anche strettamente collegata l'esiguità del numero dei praticanti.

    Ha, quindi, fatto non bene, ma benissimo, da un lato, ad evidenziare che l'argomento è di assoluta importanza vitale per l'intero movimento schermistico, e, dall'altro, a ricordare ai possibili candidati alla Presidenza della FIS di inserire tale aspetto tra i principali punti del loro programma.

    Cordialmente e, come ogni volta, meditate, gente, meditate.
    Gaspare Fardella

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  2. Problema ultradecennale.
    Apprezzo e condivido la maggior parte dei punti trattati Fabrizio Orfini e, a sostegno di alcuni, propongo la seguente argomentazione, frutto di una ormai lunga esperienza.
    Più di trent'anni fa, nel costruire casa mia pensai bene di realizzare una sala di scherma, piccolina ma efficiente.

    Non l'adattamento di un garage (come spesso riportano alcuni giornalisti pensando così di dare "colore" ai loro articoli) ma una piccola sala di scherma.
    Ciò ha consentito alla Methodos di sopravvivere e realizzare anche qualche buon risultato aiutandoci, tra l'altro, ad evitare le prepotenze gratuite di presidi, vicepresidi, segretari, bidelli, sindaci, assessori, uscieri etc..., tutti certamente ignoranti e assolutamente disinteressati a qualunque forma di sport, ma tutti pronti a far valere la loro "autorità" imponendo gabelle, divieti, limiti e tutto ciò che potesse impedire o almeno limitare la nostra attività sportiva. Probabilmente per il fatto che, in quanto altamente formativa, rappresenta un grave rischio per chi, essendo di solito men che mediocre, ha bisogno di "sudditi" altrettanto mediocri o comunque privi di quelle competenze e quello spirito critico che di solito distingue le persone capaci dalle pecorelle obbedienti e passive a cui sono abituati e di cui si servono regolarmente.
    I bandi per la realizzazione di impianti per allenamenti (tento da un ventennio di realizzarne uno più grande che risponda alle esigenze tecniche e organizzative attuali) quando ci sono, risultano molto generici e non tengono in alcun conto le diverse esigenze dei vari sport.
    Una caratteristica, per esempio, che consente di acquisire un buon punteggio nei suddetti bandi è la "polivalenza". Caratteristica logica e accettabile se si parla di una palestra scolastica. Ma se si parla di una sala di scherma, diventa un handicap notevole e insuperabile.
    La sala di scherma non può essere polivalente!
    Non puoi montare e smontare pedane e apparecchi continuamente per consentire la pratica di altri sport.
    Quindi, chi volesse realizzare un impianto per allenamenti di scherma non riesce di fatto ad usufruire di alcun aiuto lecito e previsto.
    Chi dovrebbe intervenire ad illuminare l'ignoranza dei responsabili che hanno scritto queste norme?
    Certamente la Federazione, forte (si fa per dire) dei risultati internazionali di eccellenza di cui si può vantare!
    La stessa Federazione potrebbe anche farsi mediatrice nei confronti delle società schermistiche che (ahimè) ancora coltivano la "follia" di tali realizzazioni.
    Se poi, ed è un altro discorso, la Federazione volesse veramente andare incontro ai problemi di spostamento della maggior parte delle società schermistiche, costrette a girare tutta l’Italia e affrontare spese spesso insostenibili, per raggiungere sedi di gara improbabili (la cui scelta è evidentemente legata e dettata da un rapporto essenzialmente clientelare ), potrebbe essa stessa realizzare un impianto delle giuste dimensioni, in un territorio facilmente e direttamente raggiungibile da ogni parte d’Italia, in cui organizzare tutti i Campionati Nazionali, limitando altre eventuali sedi ai Campionati Regionali e Interregionali
    Gianni SPERLNGA

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  3. Illustrissimo Maestro Sperlinga, quanto Lei scrive è VANGELO, ma vede, se continueremo a votare quali Presidenti di Federazione e Membri di Consiglio Direttivo liste precostituite, che non hanno nel loro "Programma di gestione quadriennale" progetti evolutivi a favore di quanto Lei e l'Ingegner Orsini scrivete, la colpa della povertà delle società schermistiche, ricade sulle nostre teste, ma sopratutto di chi li ha votati, senza minimamente leggere i loro programmi elettorali, dando con una crocetta, potere a chi non lo meriterebbe, essendosi candidato per un ruolo importantissimo, non essendo in grado di pilotare la stabilità del movimento schermistico nazionale, sempre più povero di luoghi dove insegnare la scherma, con tecnici sempre meno motivati con corrispettivi economici sempre meno importanti, con atleti di vertice nazionale, europeo ed internazionale economicamente meno corrisposti dei loro coetanei di altre discipline sportive, peraltro meno vincenti della scherma.

    Il mio sogno è quello di leggere nomi nelle prossimo liste dei candidati Presidenti e Membri del Consiglio Direttivo, che siano dei comprovati manager, imprenditori o Presidenti di società dalle comprovate capacità.
    A scanso di equivoci, mi chiamo fuori dalle prossime e future elezioni, a causa dei miei 82 anni.
    Voglia gradire Illustrissimo Maestro un cordiale saluto e l'augurio che il buon Dio illumini tutti i miei colleghi Presidenti, sia coloro che condividono il mio pensiero, sia coloro che che sono contrari a quanto da me scritto. Mario Castrucci

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