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Gil PEZZA |
Caro
Riccardo,
ho letto con
molto interesse la tua analisi sulla situazione della spada in Italia ed
apprezzo, come al solito, la schiettezza con cui ti esprimi. Queste le mie
osservazioni:
1. 1. Concordo sulle categorie. La
FIS dovrebbe reintegrarle per i motivi da te esposti. Aggiungerei che danno
all’atleta dei traguardi importanti a medio e lungo termine con un
riscontro oggettivo sulla pedana da cui poi emergono le punte di diamante. La
promozione di categoria costituisce per l’atleta una grossa soddisfazione
ed un riscontro per chi si allena seriamente; ed è anche un motivo di
riconoscimento e celebrazione in sala. Già la seconda categoria non era
facile da acquisire ai tempi… . Da notare che molti club qua negli USA usano
anche categorie interne al club (beginner, Intermediate and Advanced/Elite) che
danno dei traguardi agli atleti anche nell’ambito del proprio club. Come hai
osservato tu, le categorie erano in effectti 5; pero ne esisteva
anche che una sesta, onorifica: la N per gli atleti che hanno
partecipato ai mondiali assoluti o alle Olimpiadi e quella te la tenevi per
sempre. Tanta era la passione della scherma che alcuni ex-nazionali
che tiravano ben oltre la mezza età, spesso venivano finivano retrocessi
a NC-N. Qui negli USA ne abbiamo sei: Unclassified, E, D, C,
B ed A.
2. Concordo anche sulla necessità di
instaurare un sistema d selezione di squadra basato su punteggio gare. Il
problema in Italia è principalmente di struttura organizzativa. Come in tutti
gli ambienti di lavoro una struttura organizzativa solida e transparente
permette a tutti di lavorare meglio. Questo è forse il cambiamento più
importante da attuare. Per inciso, le regola di chi vinceva gli assoluti era in
squadra automaticamente non credo fosse di Fini ma mi sembra fosse una regola
in vige (forse per tradizione) a cui Fini stesso doveva sottostare.
Per chi ha interesse, il sistema di punteggio USA e la disposizione attività
agonistica USA si trova su questo link:
https://cdn2.sportngin.com/attachments/document/676d-2312600/20_21_Modified_Athlete_Handbook_6_30_21.pdf#_ga=2.13304574.85811828.1631061963-614911694.1631061962
3. Il problema della preparazione dei
Maestri è, a mio parere, più complesso. Usando il metro della cintura
nera nelle arti marziali, grandissimi maestri come Giuseppe Mangiarotti,
Emil Beck ed Ezio Triccoli (insieme ad altri) non sarebbero potuti emergere.
Quindi, io tendo ad essere più inclusivo. Pur essendo completamente d’accordo,
che insegnare e saper tirare sono due cose completamente diverse, credo sia
assurdo mettere dei nazionali o prima categoria ultimi in coda. Con
questo non dico di regalargli il diploma ma dovrebbero essere messi in
corsia di sorpasso. Sono stato per diversi anni capo della commssione per la
certificazione dei Maestri negli USA. Qui si è creato un sistema che permette ai
non-diplomati, che hanno creato allievi con risultati internazionali, di
ottenere il diploma di maestro in maniera accelerata. Resta inteso, che nei
programmi per tecnici bisognerebbe insegnare molto di più a pensare come
un Maestro ed a come adattare l’insegnamento alle nuove realtà di
gestione della sala.
4. Un club di successo deve sempre
essere in crescita per ciò che riguarda il numero degli allievi. Ti faccio un
esempio, un tecnico giovane che sto seguendo e che è ancora istruttore e non
ancora maestro (qui negli USA non occorre essere Maestro per aprire una sala)
ha aperto una sala da pochi mesi ed ha già 80 ragazzini e probabilmente
arriverà a piu di 100 tra due o tre mesi. Qui negli USA i club che
riescono a crescere ed a primeggiare sono quelli in cui la scherma viene
insegnata in maniera più efficiente ed a un numero di allievi sempre in
crescita. Ogni club può avere la sua metodologia però questa metodologia deve
fare parte -ed agire in tandem- con il business model del club. infatti, qui ora
si vedono club di successo qui che aprono centri satelliti (franchise).
Resta inteso che i tecnici che sono proprietari dei club hanno anche competenze
in business e marketing.
È chiaro che un modello di
insegnamento artigianale diventa anacronistico se impedisce la crescita
di un club. In primis, un club di scherma deve essere impresa commerciale di
successo. L’abilità oggi nel tecnico/i che vuole avere un club di
successo, sta nel come transferire il suo “knowledge” in maniera piu efficiente
ad un numero sempre piu alto di “customers.” Quindi, il modello di insegnamento
con cui siamo cresciuti noi, (come hai giustamente osservato tu) non
funziona più. Per esempio, il gioco di gambe ha una importanza tattica
molto piu elevata di un tempo quindi bisogna insegnare della abilità che devono
essere enumarate e sviluppate in maniera sistematica, (sia in gruppo che
individualmente; (tipo in Inglese: ability to move seamlessly, ability to
accelerate, ability to change direction , ability to feel the tempo, ability
to harmonize the tempo, ability to break the tempo) che poi vengono
perfezionate tatticamente. Per esempio, l’allievo impara a come accellerare al
di fuori della lezione, mentre poi nella lezione impara “quando”
accellerare. Invece quando la metodologia non è organizzata, vedi
lezioni dove il tecnico cerca di insegnare il “quando” ad un allievo che non
imparato ancora il “come.” Quindi, tempo sprecato al di fuori
lezione e tempo sprecato nella lezione stessa.
Tutto ciò, porta ad un altra
osservazione importante (ho iniziato a scrivere un’articolo in merito): Nelle
sale moderne con grandi numeri di allievi bisogna adottare un sistema di
Quality Control che verifica l’efficienza e la qualità dell’insegnamento
basata sul modello adottato, in modo di correggere problemi di qualità
oppure fare raccomandazioni per modificare il modello stesso.
5. Concordo sulle tue osservazioni sul
contrattacco. Un conto è il principio strategico che contrattaccare sia
più facile nella spada per la mancanza della convenzione. Un conto, invece, è
trarne conclusioni tattiche sillogistiche. Aggiungerei che la gestione del
rischio nella spada (risk-management) dovrebbe essere
integrata sistematicamente nell suo insegnamento.
6. Per quanto riguarda la produzione di
superman e gli atleti di laboratorio, questo non è un fatto nuovo. Ti ricordi
di Borzov? Ogni paese ha il suo sistema e la preselezione non è possibile
(ne lo sarà mai) nella gran parte dei paesi. Si è vero ci sono dei superman che
vincono medaglie. Però, secondo me, i veri superman e superwoman sono gli
atleti che vincono medaglie e che riescono a laurearsi come, per esempio,
Daniele Garozzo e Lee Kiefer in medicina o Alex Massialas in
ingegneria meccanica a Stanford e Martina Batini in Ingegneria gestionale all’università
di Pisa. Su questo, gli USA sono più avvantaggiati dell’Italia data
l’opportunità di gareggiare studiando grazie agli NCAA, di cui ho usufruito
anch’io nel lontano 1977. Detto ciò, concordo perfettamente con te
sulla importanza della preparazione atletica che oggi deve essere specializzata
e fatta su misura per chiunque abbia ambizioni di successo
internazionale. Queste competenze, in genere, non
appartengono ai tecnici (ovviamente ci sono eccezioni come Omeri, Di Ciolo
Zomparelli ed altri) e quindi devono essere fornite da specialisti
esterni che non sono facili da trovare. Inoltre, questo tipo di preparazione se
non è seguita da professionisti competenti può risultare in infortuni. Certo,
ora c’è la cultura della palestra (a differenza degli anni 70) però la mia
impressione è che molti di questi trainer che vedo all’opera nelle
palestre qui negli USA siano alquanto pericolosi perché hanno una preparazione
molto superficiale. Comunque qui hai centrato in pieno il problema. Questo
è senz’altro un vuoto importantissimo che bisogna riempire anche qui negli USA.
E non basta riempirlo quando uno è in nazionale; queste competenze devono
essere decentralizzate per creare le basi atletiche necessarie negli atleti più
giovani per poi potere essere effettuate con successo al momento giusto.
Da notare che l’Italia ha una grandissima competenza in Medicina Sportiva
applicata alla scherma che però viene per lo più attivata dopo
l’infortunio. Quindi aggiungerei l’ integrazione di questa competenza nella
preparazione degli atleti come prevenzione dell’ infortunio.
Per ciò che riguarda la performance
alle ultime Olimpiadi bisogna anche tenere in considerazione le difficoltà che
atleti e tecnici di tutti i paesi hanno dovuto affrontare per potersi allenare
con un programma molto ridotto di gare il tutto nell’incertezza sullo
svolgimento delle Olimpiadi; senza contare poi che di medaglie ne hanno portate
e che queste medaglie, a mio parere, hanno un valore aggiunto dato le
difficoltà (create dal Covid) con cui sono state conquistate.
Non entro in merito sulla sostanza
delle dichiarazioni fatte dal Presidente del Coni con cui gli informati possano
essere giustamente d’accordo o no. Da disinformato, faccio notare
però che, in genere, i politici possono avere motivazioni politiche e quindi le
loro dichiarazioni, cadono spesso nelle categorie del servo encomio o del
codardo oltraggio.
Un caro
saluto
Gil Pezza