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09 marzo 2024

LE DONNE, LE OLIMPIADI E LA PARITA' DI GENERE

La notizia che le olimpiadi di Parigi avranno lo stesso numero di atleti maschi e femmine, è un grande e straordinario traguardo. Pende il problema delle qualificazioni, il che vuol dire che molte nazioni in passato e forse anche oggi non hanno molti atleti di genere femminile da presentare nelle gare internazionali. E come si sa per fare le gare è necessario spendere o a seconda del punto di vista, investire molti soldi, specie se sono internazionali. Medesima cosa vale per la scherma, che per l’esercizio delle sue competizioni, deve mettere in piedi la macchina dell’allestimento del campo gara.

L’8 marzo si è celebrata la festa della donna ed in tale celebrazione non possiamo che esultare per questo traguardo parigino, funestato, purtroppo, dalla spiacevole questione di Chianciano le cui notizie, una volta rese pubbliche, sono corse con la velocità della luce. Sulla vicenda preferisco mantenere il giusto silenzio anche perché la magistratura sta indagando e sulle indagini vi è il segreto istruttorio. Nonostante il divieto di divulgazione delle informazioni da parte della Procura di Siena queste hanno viaggiato alla velocità della luce. Da quello che si apprende sembrerebbe che i due maschietti si siano autosospesi, in tal caso credo che sia la decisione più giusta.

Finché non verranno accertati i fatti ed a tutela di tutti gli aventi causa il riserbo è d’obbligo. Purtroppo se ne sta parlando in ogni dove ed ho l’impressione che si sia caduti in una sorta di processo mediatico. Sia chiaro, solidarietà assoluta alla ragazza ma non sono i giornalisti che possono decretare una sentenza, tanto più in questi casi, e se vi è qualcuno che ha la verità in tasca, vi prego di farmelo conoscere. Frequento, infatti, svariati giornali del tempo andato, confutando continuamente notizie “fresche” del passato, che venivano contraddette da ancor più fresche smentite e via dicendo. Ricordo una dichiarazione di un celebre giornalista quando arrestarono Saddam Hussein il dittatore dell’Iraq, che diceva che “la verità la sapremo fra vent’anni”. Nel caso dei tre o quattro giovani, a causa della droga e di evidenti menzogne o poco ricordabili verità, questa sarà una notizia difficile da valutare. Spiace? Spiace! La vita di queste persone è stata ferita e non sarà più la stessa, e le colpe stanno un po’ ovunque, purtroppo. Una notiziaccia che non avrei mai voluto leggere, e nemmeno ascoltare nel retro della palestra, fra un assalto e l’altro, perché ogni volta che vedo uno qualsiasi dei miei atleti, e penso che potrebbe sortire la stessa vicenda a causa di milleuno di questi fattori, mi piange il cuore, e mi sentirei responsabile per ogni volta che li ho esortati a far bene il loro dovere di sportivi.

A bocce ferme poi ripercorro non solo questa storia, ma altri episodi che in questo blog sono stati più volte menzionati, e mi chiedo se non sia l’ora di dare una sorta di sterzata a tutto il movimento schermistico, e porre argini di controllo migliori, diffidando della buona fede di chi è coinvolto, come se il rischio di incidenti o fatti sconcertanti possa essere sempre in agguato a ogni attività, e lo sia a prescindere da tutto. O come se l’allenamento, la gara, il ritiro non fossero le migliori occasioni per finalmente liberarsi dalle catene dell’ordinaria vita quotidiana, ma semmai per migliorarla.

Cosa mi fa andare avanti? Ve lo dico subito. Il dolce e impercettibile rumore della foresta di schermitori, di società di scherma che cresce, non certo il frastuono dell’albero che cade. E questa foresta è fatta da uomini e donne, non solo dagli uni, né dagli altri, ma da tutti, messi assieme, così come si è sempre fatto, perché siamo anche e sottolineo anche, un popolo di conservatori.
Fabrizio ORSINI

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