Molte le idee formulate negli ultimi anni, dettate da volenterosi
dirigenti interessati al miglioramento dello status generale della scherma
italiana, i quali, per sopperire ai disagi comuni alla quasi totalità delle
società affiliate alla Federazione Italiana Scherma, le quali, grazie alla elevata professionalità dei
moltissimi tecnici disseminati nella penisola, hanno prodotto negli anni, un
lunghissimo elenco di campioni, che con le loro vittorie e notorietà hanno
nascosto la povertà di iniziative atte a sostenere il benessere economico delle
stesse società, dei loro tecnici e dei meritevoli atleti.
I disagi sopportati dall’associazionismo schermistico italico,
troppo spesso è stato pubblicizzato in modo errato con forme rancorose mai
costruttive, contrapponendo critiche troppo esasperate, alla linea gestionale
dei Consigli Direttivi della Federazione Italiana Scherma, mai proponendo progetti
evoluti, al pari di altre Federazioni lungimiranti, che non per niente oggi
sono proprietarie di strutture in cui svolgono una invidiabile attività di
promozione e di gestione della loro attività agonistica, ricavandone anche dei
proventi da investire nei loro progetti futuri (F.J.L. K.A.M. e Federbocce ne
sono un tangibile esempio).
Mai nessun Presidente o membro eletto nel Consiglio della
Federazione Italiana Scherma negli ultimi quaranta anni ha mai elaborato un
progetto di evoluzione delle iniziative che il Presidente Renzo Nostini aveva
pensato e realizzato negli anni settanta del secolo scorso, favorendo la
costruzione di Palazzetti della Scherma a Frascati, Terni, Jesi, Vicenza e il Centro di Preparazione Olimpica
dell’Acquacetosa in Roma, dato in uso gratuito al Club Scherma Roma dalla
costruzione agli anni recenti.
Come è mai possibile che la disciplina sportiva che più prestigio
a livello europeo e mondiale ha dato allo sport italiano, non abbia un “Main
Sponsor” non dico da decine di milioni di euro annui, ma almeno al pari di
altre discipline, che regolarmente da oltre venti anni ricevono un milione di
euro annuali, solo mostrando il loro logo sulle magliette da gara ufficiali,
senza essere in possesso di un Albo d’Oro all’altezza di quello della Federscherma
(Pallavolo e Pallacanestro). Al contrario i nostri atleti mostrano sulle loro
divise da gara loghi di piccole aziende, che forniscono solo servizi,
quantificabili a poco più o poco meno ad una decina di migliaia di euro.
Sicuramente qualcuno presente nelle Assemblee elettive o di metà
mandato dal 1980, 82, 84 e anni seguenti fino alle ultime Assemblee svolte, rammenteranno
gli interventi da me sostenuti, hai quali membri dei vari Consigli Direttivi
che si sono succeduti, suggerivo interventi da effettuare, in special modo a riguardo
alla povertà delle società schermistiche italiane ed alla promozione di una
politica orientata al potenziamento economico delle società aderenti alla
F.I.S., fornendo ad essi anche progetti scritti consegnati personalmente a Presidenti
di Federazione e per conoscenza ai membri dei Consigli Direttivi, tra i quali
rivolgevo ad essi l’invito ad un drastico ridimensionamento dell’attività
agonistica nazionale, favorendo una intensa un’attività regionale ed interregionale,
valorizzando i titoli regionali e interregionali, riservati a quegli atleti
esclusi dalle finali nazionali di tutte le categorie previste nell’organigramma
agonistico nazionale.
Già questo progetto avrebbe portato nelle casse sociali un economia
ragguardevole da investire sui tecnici e sui rimborsi agli atleti. Un progetto
che avrebbe consentito anche meno giorni impegnati per i tecnici e schermidori
in logoranti gare dai numeri altissimi, oltre a immense fatiche per trasferte
agli estremi dell’Italia, spesso concluse alle 02:00 ed oltre del lunedì
successivo all’inizio del week end precedente.
Negli anni trascorsi, società lungimiranti avrebbero potuto creare
economie da investire sull’acquisto di strutture da adibire a “Circoli Sportivi”,
progetti che avrebbero potuto godere anche di finanziamenti elargiti dal
Credito Sportivo (al 1%), di cui le società di scherma avrebbero potuto
valutare eventuali progressi strutturali da finalizzare, realizzando solide fondamenta
societarie.
Al contrario oggi le società componenti la Federazione Italiana
Scherma, per la quasi totalità, non sono in grado di assicurare una giusta
retribuzione ai propri tecnici, quasi tutti esclusi da regolari contribuzioni
atte ad ottenere nel futuro una regolare e giusta pensione, naturalmente, non
per volontà specifica dei Consigli di Amministrazione delle società, ma solo
perché queste ultime non hanno mai avuto possibilità di compensare economicamente
il reale valore di detti tecnici, che mediamente sono tra i migliori al mondo e
i risultati conseguiti a livello mondiale ne fanno buona testimonianza, da
essere persone fatte oggetto da continue offerte di ingaggi da parte di nazioni
di seconda o terza fascia nei valori mondiali, spesso anche giovani, purtroppo,
ma buon per loro.
Lo stesso identico discorso è applicabile agli atleti, in
particolar modo a quelli di maggiore immagine, plurivincitori di titoli
olimpici, mondiali, europei e italiani, che dopo i migliori anni della loro
vita, non gli resta che una strada, quella dell’insegnamento della scherma in
qualche società o prestare la loro opera a favore dello Stato Italiano, al
soldo di un misero stipendio sindacalmente corretto, che gli sarà purtroppo offerto
a supporto delle loro prestazioni, che non saranno più sportive.
Oppure attenderanno eventuali ingaggi da qualche Federazione o
società europea o nord americana, dove poter esprimere il loro sapere
schermistico ereditato dai loro Maestri.
Realizzare negli ultimi venti anni, quanto sopra, sicuramente non
era cosa facile, ma lanciare progetti, anche modesti, poteva essere un inizio
verso nuovi orizzonti da raggiungere, non credo nel molto, subito e senza errori,
ma realizzare un progetto di cambiamento era un obbligo, che purtroppo è andato
deluso, anche per chi si è augurato un futuro della scherma associativa
italiana migliore.
Mai si delibera un progetto e mai si potrà iniziare a percorrere
una nuova strada, che si, sarà difficoltosa da percorrere, non sarà facile
raggiungere gli eventuali obiettivi prefissati, sarà irta di ostacoli
burocratici, che solo imprenditori o manager qualificati da anni di gestione di
società commerciali o industriali con esperienze anche nell’associazionismo
sportivo potranno iniziare a percorrere, ma mai si inizia un tale percorso e
mai i giovani potranno prefissarsi un domani migliore di quello attuale.
I mesti giorni in cui attualmente viviamo, non dovrebbero farci
affliggere, ma donarci lo spirito necessario rivolto ad un domani migliore, ma
il domani siamo noi che dobbiamo cercarlo e perseguirlo con progetti da
lanciare nei prossimi giorni o mesi, non anni, la scherma ha bisogno di un
Presidente e di un Consiglio Direttivo con le esperienze sopra descritte,
vogliose di raggiungere obiettivi utili alla intera comunità, non dico oltre
quelle realtà sportive già affermate, ma almeno un gradino al di sotto, non
come allo stato di povertà sociale attuale del 98% delle società attuali.
Il rimanente 2% è già in buono stato di salute? Mi piace pensare
che lo sia, ma se lo fosse, è una piccola entità che gestisce “Palazzetti o
Sale di scherma” volute con una intuizione di un indimenticabile Renzo Nostini,
Presidente di Federazione, Campione Olimpico, Mondiale, Europeo e d’Italia, ma
soprattutto un Ingegnere Imprenditore, nel tempo libero Presidente di una Polisportiva
con circa cinquanta sezioni affiliate con circa 10.000 atleti agonisti, da
farla considerare tra le più importanti nel mondo, Presidente di società di
scherma, nuoto, pallanuoto e rugby, tutte Campioni d’Italia Assolute.