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31 luglio 2025

CAMPIONATI DEL MONDO DI SCHERMA - TBILISI 22-30 LUGLIO 2025: luci ed ombre

Squadra sciabola maschile e a dx il CT Andrea TERENZIO 
Si sono appena conclusi i Campionati del mondo di scherma svoltisi a Tbilisi dal 22 al 30 luglio 2025 e la spedizione azzurra torna in patria con un bottino di 6 medaglie: 2 ori e 4 bronzi. Molto soddisfatto il Presidente Mazzone per quanto fatto in Georgia e credo che tutta l’Italia sportiva lo sia. Se nell’ultima giornata, con in pedana la spada maschile e la sciabola femminile, ci fosse stato l’acuto finale, preventivabile per i maschi, probabilmente parleremmo di trionfo con presumibile vittoria nella classifica per nazioni: così non è stato.

L'Italia chiude dunque la manifestazione con il luccichio degli ori delle squadre di fioretto maschile (25/o titolo mondiale della storia per questa specialità nei team event, firmato da Guillaume Bianchi, Alessio Foconi, Filippo Macchi e Tommaso Marini) e di sciabola maschile (un trionfo che mancava da dieci anni e porta il timbro di Luca Curatoli, Michele Gallo, Matteo Neri e Pietro Torre).

Per chi scrive, una menzione particolare per la fiorettista Anna CRISTINO, la quale alla prima partecipazione ad una competizione di livello mondiale consegue una prestigiosissima, e credo anche inaspettata, medaglia di bronzo; Martina FAVARETTO ha confermato quanto di buono ha fatto vedere nel corso degli ultimi tempi. Il fioretto, in generale, non ha mai deluso, ha sempre avuto ricambi appropriati per il mantenimento dell’arma ai massimi livelli.

squadra fioretto maschile

Il presidente federale si dichiara molto soddisfatto ritendendo, tra l’altro, che si sarebbe potuto vincere molto di più visto e considerato che, a suo dire, la squadra azzurra ha avuto 10 atleti tra i primi otto. Ha posto in evidenza che la scherma è sempre più globalizzata e quindi la concorrenza è fortissima. Conclude asserendo che nella classifica del medagliere sono entrate ben 16 nazioni e che l’Italia con le sue 6 medaglie si è posta allo stesso livello di Francia e Ungheria, anch’esse vincitrici di 6 allori.

Come dicevo prima, tutta la Nazione ha applaudito i risultati conseguiti, confermando la grande credibilità che la scherma ha presso gli sportivi di casa nostra. Ma è tutto oro quel che luccica? Non proprio e lo sanno anche i dirigenti federali. Nel procedere con una analisi più dettagliata comincio con le pagelle:

a dx Dario CHIADO'
·    SCIABOLA MASCHILE:            9;

    ·         FIORETTO MASCHILE:            8,5;    

    ·        FIORETTO FEMMINILE           8

    ·         SPADA MASCHILE                   4,5;

    ·         SPADA FEMMINILE                 5;

    ·         SCIABOLA FEMMINILE           3.

La media voto porta ad un totale di 6,33. Il voto (8) che il vice Presidente Vicario, ha assegnato alla spedizione azzurra, è condivisibile solo per Fioretto e Sciabola maschile. Ma questa è solo la mia opinione.

Anna CRISTINO

Ci sono due cose che mi hanno particolarmente colpito in senso negativo: la prima riguarda il nuovo canale TV delle FIS e la seconda il settore tecnico della spada. Per la prima mi sono già espresso in un precedente articolo nel quale esprimevo un giudizio molto positivo sulla iniziativa federale, giudizio che confermo tutt’ora, ma negativo per come è stato annunciato e per il fallimento della mancata diretta delle fasi preliminari; per la seconda, da lontano, ho potuto notare una certa distonia nella gestione dell’arma. Infatti il CT Chiadò è stato fotografato in tribuna quindi distante dalle pedane, come se la gara degli spadisti non lo riguardasse. Voci di corridoio riferiscono che egli segue la spada femminile mentre per la maschile è stata data delega a Confalonieri, domanda: ma Chiadò è un CT a 360° o è dimezzato? Credo che la situazione sia un po’ ingarbugliata. Sempre le solite voci ritengono che ci siano delle turbolenze e visto che i ct sono tra i pochi ruoli federali che percepiscono soldi veri, ci si contende per arrivare a quel ruolo. Tutti pettegolezzi ma un proverbio recita che quando il popolo mormora la verità non è lontana: staremo a vedere.

Martina FAVARETTO

Vorrei anche porre l’accento su alcune considerazioni fatte sui social all’indomani della vittoria degli sciabolatori. In particolare è stato scritto del grande ed efficace lavoro svolto in soli sei mesi dall’attuale CT Andrea Terenzio portando l’arma sul tetto del mondo, considerazione che condivido ma che sta a significare il fallimento di chi non ha conseguito medaglie.

A mio avviso e sempre nell’ottica di contribuire al miglioramento del nostro sport e della organizzazione federale, credo che un po’ di sobrietà non guasti: meno reel e più attenzione alle cose pratiche, in questo caso verso il settore tecnico e la comunicazione.

Ezio RINALDI 

29 luglio 2025

TBILISI - CAMPIONATI DEL MONDO DI SCHERMA: Medaglia d'oro per l'Italia nella sciabola maschile a squadre.

L’Italia della sciabola maschile conquista un meritatissimo oro mondiale, frutto non solo del talento individuale ma di un lavoro tecnico e organizzativo finalmente coerente e lungimirante.
In finale contro l’Ungheria, gli azzurri hanno anche saputo approfittare di una scelta tattica avversaria: il CT magiaro ha schierato Iliasz al posto del più esperto Szatmari, e proprio su Iliasz l’Italia ha costruito il vantaggio decisivo. Una gestione attenta, lucida, che ha mostrato maturità schermistica e consapevolezza tattica.
Come sempre nelle gare a squadre, Luca Curatoli si è confermato un trascinatore assoluto. La sua capacità di reggere la pressione, dettare i ritmi e guidare i compagni nei momenti delicati è ormai una certezza. Una leadership tecnica e mentale che rappresenta un riferimento per tutto il gruppo.
Ma il vero punto di svolta è stato l’allenamento condiviso e continuativo tra Gallo, Torre e Neri a Bologna, sotto la guida del ct Terenzio, così come fece intelligentemente con la nazionale ucraina. 
Non si è trattato di un semplice periodo collegiale, ma di un percorso strutturato che ha dato finalmente corpo all’idea, da sempre sostenuta da chi vive la scherma in profondità,  che i più forti debbano allenarsi insieme ogni giorno. Non saltuariamente, non “quando capita”, ma in un ambiente tecnico stabile, competitivo.
Il risultato è stato visibile in pedana: sincronia, intesa, capacità di gestire i cambi e coprire i momenti critici in modo collettivo.
Un gruppo che ha funzionato da squadra, perché ha lavorato come squadra.
Ecco perché questa vittoria rappresenta anche una conferma strategica:
l’Italia ha bisogno di un centro tecnico permanente per la sciabola, dove gli atleti di vertice possano allenarsi fianco a fianco ogni giorno, seguiti da uno staff di alto livello.
Un centro fisso, meritocratico, orientato all’eccellenza, che possa servire non solo alla Nazionale maggiore ma anche a far crescere il ricambio, i giovani di prospettiva, gli sparring di qualità.
Un luogo dove il confronto elevi il livello tecnico di tutti. Ma sappiamo che sono scelte politiche.
L’oro di oggi non è frutto del caso, ma di un metodo. Un metodo che va riconosciuto, consolidato e reso stabile nel tempo.
L’Italia può restare ai vertici. Ma solo se sceglie con decisione la strada della qualità quotidiana.
E questa passa, inevitabilmente, da un centro tecnico fisso, strutturato e condiviso.
Michele BONSANTO 

26 luglio 2025

LA SCHERMA ITALIANA ESPORTATA ALL'ESTERO.

Da sx: BORTOLASO - CERIONI - ZOMPARELLI 
Fa sempre piacere vedere una storia di successo specie se il protagonista è un italiano. Mi riferisco alla interessante parabola di Maurizio Zomparelli di cui l’intervista ieri.

E così come è evidente che il successo di Choi è frutto di un lavoro intenso e paziente, allo stesso modo appare lampante che Greg Koenig abbia visto in Zomparelli non solo un valido collaboratore, ma anche uno dei migliori conoscitori del fioretto italiano e della programmazione di un campione.

È quindi inevitabile pensare che l’Italia sia una inestinguibile fabbrica di talentuosi tecnici, i quali come al solito migrano da questo paese che non permette di rendere il lavoro del maestro di scherma una vera e propria professione, se non a un livello molto alto.

Parliamo quindi dei soliti problemi, anche se dalle parole di Zomparelli non emerge solo la questione economica, sebbene in modo estremamente velato, quanto il quello della soddisfazione professionale.

Se da un lato gli schermitori in Italia sono in lento ricambio, non più di un paio per arma ogni quadriennio, in altre nazioni c’è ben più movimento, anche se i numeri in quella nazione sono minori che in Italia stessa. Basti pensare all’Estonia per la spada, o a Hong Kong per il fioretto, ma gli esempi sono molti di più.

I risultati danno ragione all’Italia, dove vediamo che risultano complesse le fasi di inglobamento e messa a regime dei nuovi atleti e quindi del gruppo. Entrambi i metodi presentano pro e contro e preferisco non spendermi più per uno che per l’altro, sebbene il pensiero vada in modo naturale verso l’enorme numero di talenti schermistici che questo paese in buona fede ha dovuto sacrificare in ossequio alla medaglia a tutti i costi. Forse sarebbe stato più giusto avere qualche medaglia in meno, ma più campioni.

Fabrizio ORSINI

24 luglio 2025

UNA SOLITA STORIA ITALIANA DI SUCCESSO

Maurizio ZOMPARELLI

Intervista a Maurizio Zomparelli

 di Fabrizio ORSINI

Ieri 23 luglio a Tiblisi in Georgia, la prima medaglia maschile nel campionato mondiale di scherma è stata quella del fioretto e non è stata messa al collo di un italiano, ma di un hongkonghese, che però di italiano ha molto, anzi moltissimo, perché a bordo pedana abbiamo visto Maurizio Zomparelli che abbiamo chiamato e intervistato per i lettori di PIAZZADELLASCHERMA.

Complimenti per il successo di ieri!

Grazie è stato bellissimo. Quando abbiamo visto il tabellone delle dirette, ci siamo detti che la gara era in salita, ma non ci siamo abbattuti. D’altra parte è un campionato mondiale, e pertanto sono tutti forti.

Sapevate che prima o poi un italiano o un francese lo avreste incrociato.

Esatto. Fa parte del gioco e ci eravamo preparati ad affrontare i migliori del mondo.

Un lavoro lungo quindi.

Dalla gara di Vancouver Rayan (Choi) era ventisettesimo del ranking. Subito dopo ha vinto il GP di Shanghai scalando al diciassettesimo posto e solo dopo aver vinto il Campionato asiatico è salito al decimo. Ma dopo la vittoria di ieri è schizzato al primo posto così da vincere anche la Coppa del mondo.

Una escalation formidabile.

Eh già.

Parlaci allora di come è iniziata la tua avventura nella scherma, dagli esordi e di come sei arrivato a Hong Kong.

Io sono bresciano, seppure la famiglia non lo sia. Sono stato formato schermisticamente dal maestro Nicoli, alla Forza e Costanza, passando per alcuni dei migliori schermitori e insegnanti del fioretto lombardo. Poi sono entrato nel circuito della nazionale stando nelle Fiamme Oro, e a quel punto ho cominciato a insegnare al CS Roma. Per qualche anno le cose sono andate bene, ma poi ho voluto provare a sperimentarmi in altre discipline sportive.

Come allenatore, giusto?

Come preparatore fisico. Ho lavorato con il rugby, con il volley e il basket, ma anche nell’automobilismo in particolare con la Ferrari nel settore endurance tipo Le Mans, pur mantenendo vivo il rapporto con alcuni grandi amici della scherma, fra i quali Stefano Cerioni. Ed è stato lui che nel 2004 diventò CT del fioretto italiano che pensò di chiamarmi come preparatore fisico della nazionale. Sono rimasto con lui fino all’olimpiade di Londra nel 2012 quando è andato in Russia ed è stato naturale per me seguirlo nella nuova avventura.

A quel punto le tue mansioni sono cambiate o sono rimaste le stesse?

In Russia ho cominciato a occuparmi non solo della preparazione fisica, ma anche dei cosiddetti infortunati, che andavano riportati a un livello ottimale e a fare anche le prime lezioni con atleti di qualità.

E quanto sei rimasto?

Sono rimasto fino all’olimpiade di Rio nel 2016 cioè fin quando Stefano, mi ha portato negli Stati Uniti, perché era stato ingaggiato per allenare Race Imboden e di riflesso Isaora Thibus, sua fidanzata.

E poi cosa è accaduto?

Greg Koenig, che conoscevo da tempo, aveva capito il mio ruolo accanto a Cerioni e poiché era stato ingaggiato dalla Federazione di Hong Kong voleva un collaboratore della mia esperienza e mi ha proposto di seguirlo, così ho accettato. È avvenuto nel 2020, prima dell’olimpiade di Tokyo.

Quando sei arrivato lì che realtà hai trovato?

Hong Kong è una città piccola per gli standard cinesi.

Stiamo parlando di alcuni milioni di abitanti, giusto?

Circa otto milioni.

Se pensiamo che la Lombardia ne conta dieci…

Rispetto alla realtà italiana è grande, ma per la Cina no. Dal punto di vista schermistico poi è ancora più piccola, anche rispetto all’Italia.

In che senso?

Nel senso che per un campionato assoluto di fioretto i partecipanti sono circa una settantina. Raggiungiamo il centinaio se vengono coinvolti i cadetti e i giovani. La base di reclutamento è scarna, ma grazie ai successi olimpici e mondiali, stiamo vedendo che la risposta della popolazione è interessante.

Come in Italia, allora.

Tutto il mondo è paese.

Quanti club ci sono a Hong Kong?

Questo non te lo so dire, ma i numeri ripeto sono in generale piuttosto bassi. Ogni sala scherma conta poche decine di schermitori, dai trenta ai cinquanta.

Ma nonostante questi numeri siete riusciti a raggiungere grandi risultati.

Dipende tutto dal lavoro che fai. Quanto dedichi all’atleta, quanto l’atleta si dedica, ma soprattutto non bisogna avere fretta di vincere. L’obiettivo quindi va pianificato e bisogna lavorarci con estrema serietà e pazienza. L’atleta deve avere fiducia negli allenatori, così come la federazione di appartenenza.

È tutto frutto di una grande squadra.

Esatto. Greg è il coordinatore di tutti i maestri perché non ci sono solo io a lavorare, ma c’è anche Giacomo Fanizza che si occupa del settore junior e cadetto, insegnando il metodo per passare da cadetti a senior. Siamo inoltre affiancati da altri due maestri cinesi.

Torniamo alla gara di ieri. Che gara vi aspettavate di fare?

Rayan aveva lavorato bene sia nel Campionato asiatico, che aveva vinto, che in Coppa del mondo, per cui noi sapevamo di avere messo in pedana un atleta forte. Sapevamo come già detto che tutti sono forti man mano che ci si avvicina alla finale.

Trovare gli italiani come vi ha fatto sentire?

Prima Guillaume Bianchi e poi Filippo Macchi non è stato per nulla facile. Specie con Macchi, che è stato un assalto con alti e bassi. Prima in vantaggio Rayan, poi Filippo, infine il pareggio dell’ultima stoccata.

Molto combattuto.

Sì, ma anche di grande livello, soprattutto perché una sola stoccata, quella finale, ha cambiato il senso della gara. Per entrambi.

E il fatto di trovare Kirill Borodachev, ti ha sorpreso?

No, per nulla. E anzi se posso permettermi di dire la mia sulla esclusione degli atleti russi e bielorussi, era ora che ritornassero in gara. La politica faccia il suo lavoro, ma lasciasse stare lo sport. Lo sport è lo sport.

Sono d’accordo e condivido in pieno la tua posizione.

Inoltre la presenza dei russi ha dato più valore ai campionati ed è giusto che sia così.

Passiamo adesso alla gara a squadre. Non ti chiedo un pronostico, perché rispetto il cosiddetto silenzio scaramantico sportivo pre gara, ma tu come la vedi?

Il problema si porrà quando, per entrare nei Top 4, con ogni probabilità dovremo incrociare gli USA. Una squadra non facile che è sempre stata ai vertici internazionali. A questa va aggiunta la presenza di Italia, Giappone, Russia e Korea, dove anche l’Egitto può in qualche modo fare la differenza.

E la squadra di Hong Kong?

La squadra conta, oltre che Rayan Choi, anche Cheung, già campione olimpico, e due giovani sui quali puntiamo molto, Chin You Leoung e Laurens Ng.

Di certo sarà una competizione di alto livello.

Imperdibile.

Veniamo adesso al futuro. Quanto resterai a Hong Kong?

Per ora non solo sto benissimo qui, ma anche la Federazione mi ha confermato fino al 2028 e visti i risultati, siamo davvero tutti molto felici e desiderosi di continuare. E poi per cambiare è necessario trovare le condizioni adatte nel posto dove si va. Se c’è una base solida per la formazione di maestri e atleti e del loro reclutamento sul territorio, allora il lavoro sulla nazionale ha un senso, ma se non c’è è difficile che io arrivi nella medesima veste che ricopro qui.

Magari un domani, quando sarà un vecchio maestro, che i successi li ha raggiunti, e il ritmo della nazionale maggiore non mi sarà più sostenibile, potrò andare in un luogo per fare quel lavoro di formazione di base che è necessario per poi ottenere dei risultati di livello. Ma per ora credo di poter dare molto in questo ruolo in cui sono. Per esempio ho amici che lavorano in Arabia, ma lì manca lo strato necessario per costruire il grande castello agonistico maggiore. È necessario quindi lavorare sulle fondamenta di questo sport, altrimenti è solo una grande fatica.

E ti piacerebbe tornare a lavorare in Italia?

(ride) Per ora l’Italia è il luogo delle mie vacanze e di lavoro non se ne parla. Il mio legame con la FIS era Stefano Cerioni, ma tolto lui, non penso ci sia posto per me. Resto suo debitore per ciò che mi ha trasmesso, assieme a Giulio e Tito Tomassini, oltre Nicoli, che per me sono i miei punti di riferimento per la mia formazione magistrale. Ma ripeto che qui a Hong Kong sto benissimo e sono felice, sia per i rapporti che ho instaurato, che per i risultati che stiamo ottenendo, quindi non ho nessuna intenzione di andare in nessun luogo se non quello dove sto lavorando ora.

Grazie per le tue parole e in bocca al lupo per la prossima gara.

Grazie a te per questa intervista e crepi il lupo!



 

 

23 luglio 2025

IL GIALLO DELLA DIRETTA DEI MONDIALI DI SCHERMA

Panorama di Tbilisi

Con l’inizio dei campionati del mondo di scherma la Federazione ha fatto un passo avanti in termini di comunicazione ed immagine del nostro sport. Infatti ha attivato il canale “ASSALTO” sulla piattaforma SPORTFACE, per accedere al quale, come accennato dal Vice Presidente GAROZZO, è necessario iscriversi con la propria e-mail e password. Niente di complicato, però è un ostacolo da superare e che dà l’impressione che non ci sia immediatezza nel fruire delle immagini. Altro problema è dato dal fatto che non ci sia la diretta ma che il tutto venga registrato e poi messo a disposizione dell’utente. Le immagini in diretta dell’evento le si hanno attraverso il canale della FIE, magari non specificatamente degli italiani, però a questo punto non era meglio la web TV della federscherma?

Mi chiedo: cosa succede tra la FIS, la Rai e la FIE in merito alla diretta streaming dei mondiali di Tbilisi in Georgia?

Nello scavare tra le notizie relative alla trasmissione della gara più attesa dell’anno, l'invio/ricezione di segnali audio e video via Interne appare come una specie di giallo in cui ufficialmente tutti scaricano il barile sul più vicino o lontano a seconda di come la si guardi.

Dapprima sembrava tutto facile e bello, come il sorriso del vicepresidente Fis, il quale con la maglia dell’Italia annunciava allegramente che il mondiale si sarebbe potuto vedere sul “nuovo” canale “Assalto” posizionato sulla piattaforma Sportface. Molti si sono iscritti e anche io l’ho fatto, ma la sorpresa è che la diretta non c’è, in quanto ogni filmato è tagliato, cucito e ritrasmesso in differita, cosa molto comoda per chi segue i propri beniamini, tutto l’opposto per chi vuole seguire la gara intera.

Mi sono attivato quindi per vedere la diretta sul solito FIE channel di YouTube, che negli anni ha sempre riservato un ottimo servizio e una facilità di fruizione, anche per chi non è molto esperto di web. La nuova sorpresa è stata quella di scoprire che il FIE channel non trasmetteva il mondiale, se non dal sito FIE, dal quale si viene rimbalzati, previa registrazione, login e via dicendo, su Fencinworldwide, ma in una nuova formula limitata a una regia ristretta a una sola diretta live.

Da chi si trova a Tbilisi arriva la notizia che è in qualche modo “colpa della Rai”, che ha chiesto l’oscuramento per i diritti di trasmissione, che per la cronaca saranno visibili su Raisport dalle ore 17.00 circa.

È un giallo all’italiana in salsa georgiana che non ci permetterà di vedere questo mondiale come gli anni passati, accontentandoci della telecronaca in inglese e solo per gli assalti che dal Fencingtv vengono trasmessi, senza poter saltare da una pedana all’altra come si faceva dal canale fencingworldwide o da YouTube.

Credo di poter dire che sia mancata la chiarezza a ogni livello, sia nelle federazioni che nel comitato organizzatore, alla cui cosa aggiungo che con tanta tecnologia si è pasticciato un pochino.

Non si prenda questo scritto come una critica, semplicemente rilievi costruttivi ad una eccellente iniziativa federale.

Ezio RINALDI

21 luglio 2025

IL PIU' GRANDE TORNEO DEL MONDO.

Interessante l'articolo a firma di USA Fencing e pubblicato sul sito della FIE. A completamento di quanto in esso contenuto, per la conduzione di tutto il torneo sono stati impiegati 221 arbitri. Per la mentalità italiana non credo che da noi sia possibile oreganizzare una simile manifestazione, però sarebbe oltremodo interessante cimentarsi in un analogo progetto.

Ezio RINALDI





19 luglio 2025

PROCESSI E RIFORME

Alberto ANCARANI
Il 18 febbraio 2025 sulla "PIAZZA" fu pubblicata la copia di un articolo del “Fatto Quotidiano” in cui veniva divulgata la notizia della pena inflitta al campione di scherma Andrea CASSARA’ per “tentata interferenza illecita” (trovate l’articolo sul blog alla data del 18 febbraio 2025).

A seguito di tale pubblicazione l’ex consigliere federale Alberto ANCARANI postava sulla propria pagina Facebook una riflessione inerente il comportamento di alcuni avversari politici del Consiglio federale allora in carica, più precisamente due donne facenti parte del mondo schermistico, una ex atleta ed oggi scrittrice e l’altra componente di una Commissione federale, le quali, secondo l’ex consigliere federale, fecero partire una forte contestazione contro la federazione accusandola di difendere due soggetti poco raccomandabili non ritenuti meritevoli di garanzie, ancorchè accusati di violenza sessuale o tentata violenza. In sintesi l’ex Consigliere federale Ancarani si chiedeva se per la vicenda CASSARA’ avrebbero assunto lo stesso atteggiamento, in particolare affermava (riporto integralmente quanto da egli scritto sulla propria pagina facebook): “

Andrea CIPRESSA
Ebbene, ora che è giunta la notizia qui linkata non vedo l'ora di vedere se Andrea Cassarà riceverà lo stesso trattamento dei due atleti sopra citati oppure se, ora che la precedente gestione federale è stata superata e che una persona a lui molto vicina siede nel massimo organo direttivo della Federazione non sarà più ritenuta utile la gazzarra precedentemente posta in essere. Personalmente sono garantista sempre, con gli amici e con gli avversari, tanto che spero che nei successivi gradi di giudizio Andrea Cassarà venga assolto. Essere garantisti non significa essere stupidi come potrà ben spiegare uno dei neo componenti del Comitato Etico della FIS, difensore di uno dei due atleti per i quali mi spesi. Forse che ora la strumentalizzazione non è più utile in ottica elettorale, care "vergini violate" a targhe alterne? Vi aspetto...”.

Le affermazioni di Ancarani vennero condivise dall’ex CT del fioretto Andrea CIPRESSA ed a seguito di tutto ciò la signora Anna FERRARO segnalava alla Procura federale i post e le condivisioni pubblicate. Sottoposti ad indagine l’ex consigliere e l’ex commissario tecnico in sede dibattimentale sono stati “assolti per non aver commesso il fatto” (provv.n.3/2025).

Anna FERRARO

L’esito della sentenza era preventivabile e, personalmente, non capisco perché il Procuratore federale abbia disposto il deferimento dei due attori: una inutile perdita di tempo.

Quanto sopra non certo per il gusto di pubblicare un provvedimento di assoluzione quanto per porre in evidenza l’ineludibilità di alcune riforme assolutamente necessarie, peraltro già attenzionate dalla nuova Giunta CONI. Infatti, il Presidente BUONFIGLIO avrebbe intenzione di procedere con una riforma complessiva del CONI, individuando una serie di argomenti per ognuno dei quali nominare una apposita commissione. Al di la delle intenzioni e sul procedere del massimo vertice sportivo italiano, a mio avviso, sono tre le riforme più urgenti da realizzare:

Giustizia sportiva;
Mandato dei Presidenti;
Marketing;

La madre di tutte le riforme riguarda la Giustizia Sportiva e il nodo da sciogliere è la mescolanza tra il Potere politico e quello Giudiziario. Attualmente i Presidenti, attraverso il Consiglio, scelgono i procuratori ed i Giudici Federali e, come si può ben intuire, in questo senso non esiste alcuna imparzialità. Si potrà avere una autentica riforma togliendo alle Federazioni la possibilità di nominarsi i Giudici altrimenti la montagna avrà partorito il classico topolino. Subito dopo andrebbe rivisto il Regolamento di Giustizia Federale.

Recentemente il governo, mediante un emendamento, ha permesso ai Presidenti di Federazione di candidarsi all’infinito. Credo che tre mandati siano più che sufficienti per la realizzazione di un programma gestionale presentato in sede di campagna elettorale e se ciò vale per il Presidente del CONI a maggior ragione deve valere per i Presidenti delle FSN.

Nella considerazione che i fondi a disposizione del CONI olimpico saranno sempre meno consistenti, il marketing assumerà in futuro un ruolo fondamentale, giacchè dal suo successo dipenderà la vita stessa del massimo ente sportivo, poiché dopo le olimpiadi di Milano-Cortina esso dovrà vendere il prodotto sport, quindi porsi sul mercato, affichè reperisca risorse finanziarie per autoalimentarsi ed evitare gestioni ansiose.

Ezio RINALDI

 

18 luglio 2025

ABBANDONO PRECOCE NEL MONDO SCHERMA

Ogni anno, tra comunicati e convegni, si solleva la questione dell’abbandono precoce nella scherma italiana. Ci si interroga sui numeri dei tesserati in calo, sulle difficoltà a fidelizzare i giovani, sulla perdita di potenziali talenti. Ma troppo spesso il dibattito si arena in un generico “bisogna fare qualcosa”, senza mai entrare davvero nel merito delle cause strutturali.

Eppure, due motivi principali sono sotto gli occhi di tutti. Sono noti agli insegnanti più esperti, sono evidenti a chi vive ogni giorno le dinamiche di sala. Ma restano sistematicamente ignorati a livello centrale.

1.   LA MONOCULTURA SCHERMISTICA: il limite di proporre una sola arma

La prima grande falla è di tipo tecnico-strutturale: in moltissime società si propone ai giovani schermidori una sola arma. Punto. Che ti piaccia o no. Che tu sia portato o meno.

E se non ti ci trovi? Se non ti diverte? Se non riesci ad esprimerti in quell’ambiente tecnico?

A 9, 10, 11 anni, la scelta dell’arma non dovrebbe essere una condanna ma un'opportunità. I bambini non hanno ancora una formazione tecnico-tattica stabile, ma portano con sé caratteristiche fisiche, ritmi interni, attitudini che possono trovare spazio in una diversa specialità. Un fiorettista frustrato può diventare un ottimo sciabolatore. Uno sciabolatore troppo irruente può trovare controllo nel fioretto. 

Quando questo percorso di esplorazione non viene offerto, quando l’unica opzione è “quest’arma o niente”, accade la cosa più semplice e più grave: il bambino se ne va. Non si diverte, non si sente adatto, non capisce. E smette.

Le società devono strutturarsi, nei limiti del possibile, per garantire almeno due armi. È una scelta strategica, non solo educativa. Significa offrire una seconda chance, un piano B tecnico, una possibilità di permanenza. Significa ridurre in modo significativo l’abbandono.

2.   L’ETÀ DELL’OBLIO: il paradosso degli over 20

La seconda criticità emerge più avanti, quando il ragazzo o la ragazza ha già investito anni nella scherma, ha partecipato a gare, magari ha preso una medaglia in un Europeo U20 o in un Mondiale giovani. Eppure, al raggiungimento dei 21 o 22 anni, accade una frattura silenziosa e devastante: viene considerato “vecchio”.

Non è più under. Non è ancora “pronto” per la nazionale assoluta. Non è in quel giro ristretto di atleti in orbita FIS. E quindi? Semplice: sparisce dal radar. Nessuno più lo segue.

E questa, lo abbiamo già discusso più volte, è una delle assurdità più grandi del nostro sistema. Stiamo parlando di ragazzi che hanno fatto tutto il percorso, che hanno preso medaglie internazionali, che hanno talento, voglia, sacrificio alle spalle. Eppure vengono lasciati andare. Etichettati. Bruciati.

In Italia, ancora oggi, si investe troppo poco su quella fascia cruciale che va dai 20 ai 23 anni. Una fascia che all’estero, nelle grandi scuole di scherma (Russia, Francia, Corea), è considerata l’età della maturazione tecnico-tattica definitiva.

Noi invece tagliamo. Archiviamo. Dimentichiamo. Ma questi ragazzi non sono “falliti”. Sono un patrimonio tecnico ed emotivo che andrebbe coltivato, sostenuto, reinserito anche in ottica futura. Sono una preziosa riserva tecnica per la nazionale maggiore.

Se li perdiamo, perdiamo futuro. Perdiamo esperienza. Perdiamo la possibilità di formare anche futuri maestri completi, che abbiano vissuto un vero percorso schermistico. Il problema è strutturale. Da sempre, le gare internazionali Under 23 sono state trascurate, quando invece dovrebbero rappresentare un passaggio fondamentale. Un ponte. Perché è lì che si forma davvero l’atleta che ha ancora margini di crescita e bisogno di esperienze di alto livello, ma che non è ancora pronto per confrontarsi stabilmente con il mondo assoluto. Per costruire una base solida, bisogna avere visione. 

Serve un investimento concreto sulle gare Under 23, sia a livello italiano che internazionale. Serve valorizzarle e usarle come campo di sviluppo, come palestra formativa. Serve far capire ai ragazzi che a 21 o 22 anni non sono “fuori tempo massimo”, ma nel pieno del loro percorso. E parallelamente, bisognerebbe rivedere anche la struttura degli allenamenti collegiali: se si lavora con gli "azzurrini", che siano Under 23, non più Under 20.

3.   CONCLUSIONE: il coraggio di cambiare modello

L’abbandono precoce non è colpa dei ragazzi. È la diretta conseguenza di un sistema che offre poche scelte, che spegne la motivazione, che mette da parte troppo presto.

Serve una svolta culturale. Serve un modello che preveda la doppia arma come standard obbligatorio per ogni società. Serve una Federazione che non resti a guardare, ma vincoli l’apertura delle nuove sale a criteri tecnici seri, che includano anche la possibilità concreta di impiegare giovani maestri in cerca di spazi.

E serve infine una progettualità a lungo termine che abbracci anche i post-under20, non come “residui”, ma come risorse vive e pronte per la scherma italiana.

Solo così potremo tornare a crescere davvero. Non in numeri di tesserati, ma in profondità, qualità e futuro.

Michele BONSANTO 

14 luglio 2025

CORSI FEDERALI PER TECNICI DI SECONDO E TERZO LIVELLO

Sono in via di svolgimento i corsi federali per tecnici di secondo e terzo livello. Circa un centinaio i discenti presenti in quel di Cascia e saranno ospiti della cittadina umbra per diversi giorni. L’obiettivo è formare ed aggiornare le nuove leve, peccato che l’attestazione (licenza) rilasciata dalla Federazione possa essere utilizzata solo in ambito federale, ovvero la qualifica di tecnico non è riconosciuta tra le professioni a livello europeo, ma questa è un’altra storia.

Il coordinamento dei corsi è affidato al Maestro Leandro Giurdanella, mentre al Maestro Luca Salis è affidato il coordinamento della formazione. Tra i docenti spiccano i nomi di Massimo Omeri, Giovanni Sirovich e Dino Meglio.

Per il primo modulo del Terzo livello è da rilevare l’impiego di Luca Salis quale docente per la sciabola. In tale veste, le solite malelingue, e tra queste quella del Maestro Saverio CRISCI, riferiscono che i pochi interventi siano di esiguo spessore.

Naturalmente sono voci e non mi voglio addentrare in questioni che potrebbero lasciare il tempo che trovano, ma, tra le altre cose, parrebbe che alcuni docenti convocati ed arrivati in sede in una fase successiva non abbiano trovato una immediata sistemazione logistica. Insomma, sembrerebbe che qualche problemino ci sia stato, eh si che, sempre quanto riferito dal Maestro CRISCI, il Luca Salis sarebbe stato nominato responsabile della Scuola Magistrale in quanto capace di assicurare ai frequentatori dei corsi federali vitto ed alloggio. Se così fosse, le domande sorgono spontanee:

  1. quando ad organizzare i corsi era l’AIMS i discenti provvedevano in proprio nella ricerca di vitto ed alloggio?;
  2. se quanto riferitomi rispondesse al vero, il responsabile della Scuola Magistrale avrebbe fallito nella parte più significativa dell’organizzazione di un corso?

Nell’augurare un proficuo lavoro ai docenti e discenti, come sempre, siamo a disposizione di chi vorrà smentire quanto riportato. 

Ezio RINALDI

11 luglio 2025

LA FEDERAZIONE AUMENTA L'ISCRIZIONE ALLE GARE

Accadde nel 2012 dopo che Giorgio Scarso fu rieletto presidente, che l'iscrizione alle gare aumentò da 15 a 20€. Esordì dicendo: “Mettiamoci l’anima in pace: soldi non ce ne sono” da cui capimmo che le gare sarebbero aumentate, cosa che avvenne con puntualità svizzera.

Questa volta nonostante i bilanci ben messi, l’aumento per la partecipazione alle gare è arrivato lo stesso, giustificato dal fatto che i costi arbitrali di ogni competizione stanno diventando un peso federale. Oltre a questo non possiamo ignorare il fatto che la curva dei partecipanti, intrecciata con quella dei costi del noleggio delle pedane e gli affitti dei palasport, unito al costo arbitrale, fino a un certo punto risultano convenienti, ma se superano un limite che per ora io non conosco, diventano sì gare che inorgogliscono i Comitati regionali, e gli enti organizzatori, ma alla fine presentano problemi di costi-benefici non indifferenti.

Tempo fa avevo individuato nelle gare piccole, cioè regionali, un vantaggio per i COL (Comitati organizzatori locali) e la FIS, prevedendo che le gare con grandi numeri sarebbero state ridimensionate. Ero poi stato raggiunto da una persona che mi diceva che la mia lettura non era vera, cioè che a ogni gara regionale lombarda, il Comitato regionale doveva mettere di tasca sua la differenza per colmare i pagamenti degli arbitri, ma che anche i COL non riuscivano a rientrare nei costi, nonostante i grandi numeri.

Eppure quando io organizzai la mia unica gara a Treviglio – BG (Qualificazione regionale assoluti di spada M e F) incassai una cifra di tutto rispetto per il bilancio della piccola società che dirigo. Qualcosa era accaduto negli ultimi anni? Forse sì, ma allo stesso tempo e sempre forse, è mancata l’analisi del bilancio, pre e post gara, pensando che aumentando il numero di partecipanti alle gare, il guadagno sarebbe aumentato. E invece no. Quando infatti si superano certi numeri, come accennavo prima, si invertono i profitti. Aumentano infatti le pedane, cioè i costi di montaggio e smontaggio, le location devono essere più capienti, si passa perciò dalle grandi palestre ai palasport e affini, che hanno costi ben maggiori, e infine gli arbitri, perché per restare nei tempi è necessario aumentare l’attività arbitrale e quindi i costi relativi.

Mi chiedo se sia giusto o no organizzare gare corte per tutte e sei le armi, mettendo un tetto massimo a pedane e arbitri (e atleti), per ottenere la magica cifra che consente di tenere a bada costi e benefici per FIS e COL. Ai managers l’ardua sentenza.

Nel frattempo sta girando infatti in modo febbrile presso le società sportive lombarde la richiesta di organizzare le gare perché per ora l’offerta è andata semi deserta: “tanto sbatti e poco guadagno” è il commento che serpeggia fra le pedane. Credo infatti che se si fossero attuati per tempo adatti correttivi, l’aumento del costo delle gare forse si sarebbe potuto evitare.

Non faccio mistero del fatto che la riforma del calendario era e rimane necessaria, e il tempo per farlo era ed è in questo quadriennio, in quanto nel precedente, il Covid non ha di certo aiutato.

Spero quindi in una riforma sensata e più agile rispetto a quella attuale, ovviamente sempre confortato da solidi ben stretti numeri alla mano.

Fabrizio ORSINI

04 luglio 2025

LA BRUTTA STORIA DI CHIANCIANO: assunto un provvedimento di radiazione.

RADIATO dalla Federazione Italiana Scherma uno degli atleti imputato di stupro ai danni di una schermidrice di origine Uzbeka che all’epoca dei fatti era minorenne.

Certamente ricorderete che nel mese di agosto 2023, precisamente il 4 e 5, a Chianciano Terme si tenne un camp la cui organizzazione fu curata dal maestro Sorin RADOI. Raccontammo di un stupro organizzato da tre schermidori italiani e che sulla vicenda stava indagando la Procura della Repubblica di Siena. Nel registro degli indagati furono iscritti due dei tre in quanto uno di essi era minorenne, come la vittima. Uno degli imputati, pugliese di origine, era un atleta del Centro Sportivo Olimpico dell’Esercito.

La vicenda, così come venne raccontata, fu di una gravità assoluta, più ancora di altri fatti analoghi trattati sul blog.

L’avvocato della ragazza in quella circostanza pose in evidenza l’inerzia della Procura, che a suo dire non attivò il codice rosso, e della federazione che non sospese nessuno. Insomma una pagina nera di cui se parlò molto anche sul blog:

(https://piazzadellascherma.blogspot.com/2024/04/la-brutta-storia-di-chianciano.html; https://piazzadellascherma.blogspot.com/2024/03/la-nota-della-procura-della-repubblica.html;  https://piazzadellascherma.blogspot.com/2024/03/ancora-una-brutta-storia-di-stupro.html.

Non è dato ancora conoscere quali provvedimenti abbiano subito gli altri due atleti coinvolti. Cercheremo di saperne di più.

Sono convinto che la vicenda non possa essere dichiarata chiusa poichè, sentito l'avv. difensore dell'incolpato, verrà posto ricorso in tutti i gradi di giustizia sportiva. Intanto si prenda atto della decisione del Tribunale federale.

Ezio RINALDI




01 luglio 2025

TRADURRE LA SCHERMA

La scherma è uno sport straordinario, ma poco visibile, poco compreso e poco seguito. E non certo per colpa degli atleti o dei risultati, che anzi sono tra i più vincenti al mondo.

Il vero ostacolo è uno: lo spettatore non capisce chi ha ragione.

Vede due atleti muoversi con eleganza e velocità, poi una luce si accende… ma non sa perché. Non sa cosa sia successo.

E in quello spazio di incertezza tra il gesto e il significato, la passione si perde.
Succede perché la scherma parla un linguaggio tecnico, complesso, che ha bisogno di tempo per essere compreso. Ma oggi il tempo dello spettatore è breve, vuole capire subito, vuole emozionarsi in diretta.

Ecco perché non basta più il gesto perfetto: serve un racconto perfetto, serve cambiare la grammatica visiva dello sport. Quindi, non si tratta di cambiare le regole e non si tratta di semplificare la tecnica.

Si tratta di tradurre il gesto schermistico in un linguaggio visivo chiaro, intuitivo, coinvolgente. Tecnologia aumentata in tempo reale Quando parte un attacco, la lama disegna una scia rossa in movimento, visibile anche in TV.

Quando arriva una parata, si attiva una lama blu, che intercetta e annulla.

Quando il punto è valido, il bersaglio colpito si illumina con un effetto visivo chiaro e immediato.
Il pubblico, anche chi non ha mai preso un fioretto in mano, capisce al volo:
chi ha attaccato, chi ha difeso, chi ha avuto la meglio.

Non più giudizi tecnici da interpretare, ma narrazione visiva da seguire con gli occhi e on il cuore. Come si può fare?

1.  Motion tracking integrato nelle armi e nelle divise (già cablate): per tracciare colpi, velocità, direzione.

2.   Grafica aumentata in diretta: per mostrare tempo di reazione, traiettoria, bersaglio colpito.

3.   Replay intelligenti con voce tecnica e visualizzazioni 3D.

4.   Pedane interattive con LED, luci, sensori per rendere visibili le fasi del combattimento.
5. App dedicata per gli spettatori con informazioni in tempo reale: priorità, punteggio, statistiche.

5.   Conclusione: stare al passo coi tempi Il mondo cambia. Lo sport cambia.

6.   Chi vuole restare vivo nel cuore del pubblico, non può affidarsi solo alla tradizione.
La scherma ha tutto: storia, nobiltà, talento, epica. Quello che le manca è solo una nuova forma per raccontarsi. O si resta in pedana… o si resta indietro.
È tempo che anche la scherma, come i suoi campioni, affondi il colpo giusto nel futuro.


Michele Bonsanto