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ARGOMENTI VARI

REGOLAMENTI

29 luglio 2019

LA DECISIONE N° 3/2019 DEL TRIBUNALE FEDERALE, NELL'OTTICA DEL DOTT. FUMO


Dott Maurizio FUMO
La recente decisione del tribunale federale FIS (n. 3/2019 del 18.7.2019, con motivazione depositata sette giorni dopo, vale a dire il 25) merita di essere letta con attenzione .
Essa è stata originata dai ricorsi proposti da alcune società che, lamentando vizi di forma e di sostanza, hanno chiesto l’annullamento della deliberazione della assemblea nazionale straordinaria della federazione scherma, tenutasi il 19.5.2019, avente ad oggetto la modifica dello statuto federale, e, in subordine, l’annullamento del contenuto di alcuni articoli di tale nuovo statuto.
Il dispositivo della decisione recita: “dichiara l’incompetenza funzionale del tribunale federale a pronunciarsi sui punti primo e secondo del ricorso; accoglie il ricorso limitatamente ai punti di cognizione retrostanti al terzo motivo nei limiti di cui in motivazione”.
Il dictum non è - come è ovvio - pienamente comprensibile (né intellegibile è il perimetro del disposto annullamento) se non si leggono le argomentazioni e i passaggi logico-giuridici esplicitati nella ricordata motivazione.
Innanzitutto il tribunale ritiene - correttamente - necessario rispondere a una eccezione preliminare che la difesa della FIS aveva sollevato, sostenendo che i ricorsi fossero inammissibili in quanto, a suo dire, le varie società non avevano interesse al richiesto annullamento del nuovo statuto. 
Si tratta di una tesi (quella della federazione) davvero singolare (e manifestamente infondata) cui i giudicanti rispondono con poche, ma incisive, frasi, osservando che, se un associato, che per altro ha partecipato all’assemblea, lamenta il fatto che essa si è svolta in aperta violazione di norme di legge o di regole poste dallo statuto, l’interesse a chiedere l’annullamento del deliberato assembleare è, per così dire, in re ipsa. È ovvio infatti che, solo a seguito del regolare svolgimento della riunione assembleare, può essere correttamente “partorita” la volontà di un soggetto collettivo, quale è (e dovrebbe essere, ad onta delle derive autoritarie che ne stanno caratterizzando la vita in questi ultimi tempi) la federazione italiana scherma. La partecipazione dei ricorrenti all’assemblea straordinaria del 19 maggio, naturalmente, non determina alcun effetto sanante (checché ne pensi il difensore della FIS), atteso che proprio della regolarità della sua costituzione e del suo svolgimento le società ricorrenti si dolevano. D’altronde, la tesi “dei federali” ha come implicito presupposto che i dissenzienti non possano (non debbano?) avere alcuno strumento per far valere il loro dissenso. Il che, conoscendo il modus operandi esibito dalla FIS negli ultimi tempi, non può davvero sorprendere.
È noto che l’interesse ad agire in giudizio consiste nella possibilità di ottenere dal giudice una decisione che rimuova gli effetti pregiudizievoli che l’atto che si censura ha provocato all’agente e, poiché i ricorrenti hanno chiaramente indicato quali erano le (illegittime) modifiche statutarie ritenute contra legem, contro i principi fondamentali emanati dal consiglio nazionale CONI (e contro i loro interessi), ecco che l’interesse ad agire si è manifestato, non solo sul piano astratto (corretta formazione dell’assemblea e corretti meccanismi deliberativi), ma anche su quello concreto.
A questo primo, fantasioso, argomento della difesa FIS appare logicamente collegato quello in base al quale solo la giunta del CONI sarebbe legittimata a verificare il recepimento dei predetti principi negli statuti delle singole federazioni. E qui lo stato “confusionale federale” è evidente perché si sovrappone la funzione di un organo di controllo (il CONI, che non ha bisogno di ricorrere al giudice se una federazione “sgarra”, potendo limitarsi a non dare il suo placet a una modifica statutaria ritenuta incompatibile), con gli strumenti a disposizione delle singole società affiliate, le quali hanno necessità di giurisdizionalizzare il conflitto. Ancora una volta, dunque, la FIS ritiene che contro le deliberazioni dell’assemblea (e dunque di una maggioranza comunque costituita) non vi siano strumenti impugnatori. Ebbene gli erdogan di viale Tiziano hanno avuto dal giudice (di viale Tiziano) la risposta che meritavano: i ricorrenti sono titolari di “una situazione giuridicamente protetta nell’ambito dell’ordinamento federale”.  In tale veste essi hanno pertanto dedotto la contrarietà del nuovo statuto ai ricordati principi fondamentali ed a norme di legge. Ma anche - è il caso di aggiungere - ad una sentenza - allo stato esecutiva - della autorità giudiziaria amministrativa (TAR Lazio). E che detti principi debbano ritenersi vincolanti per le singole federazioni è del tutto ovvio. Ma non per la FIS, che, guarda caso, sosteneva il contrario, sicché il tribunale si è visto costretto a ribadirlo, richiamando, a quanto si legge, il comma primo dell’art. 22 dello statuto CONI.
Con le prime due censure i ricorrenti avevano chiesto la declaratoria di invalidità della assemblea straordinaria, deducendo violazione delle norme che ne regolano la costituzione, nonché la irregolarità delle operazioni di voto e, inoltre, gravi carenze nella verbalizzazione. A tali censure il giudice sportivo dà risposta negativa, o meglio non dà risposta, ritenendosi funzionalmente incompetente, in quanto per invalidare l’assemblea – sostiene – i ricorrenti avrebbero dovuto adire, non il tribunale, ma, ai sensi dell’art. 18 comma nono del vigente statuto, la corte di appello federale. La conclusione che tuttavia ne trae il tribunale non ci sembra corretta, dal momento che esso afferma che, in conseguenza dell’erronea individuazione del giudicante, si deve ritenere che l’assemblea si sia svolta regolarmente. La decisione del giudice sportivo, invero, avrebbe dovuto essere unicamente di natura processuale: trascorso inutilmente il breve termine per la impugnazione, è maturata la decadenza in capo agli interessati. Non altro.
Con riferimento, poi, ai singoli articoli (in numero di 15) sui quali i ricorrenti chiedevano che il tribunale si pronunciasse, il giudice federale ha operato un distinguo. Liquidate (per vero, senza soddisfacente motivazione) come infondate le censure relative agli artt. 4, 16, 17, 18, 22, 50, 52 (parzialmente), 61, 67, 73, ha accolto quelle relative agli artt. 1 comma decimo, 17 comma quarto, 46, 52, 55, 60 comma sesto, 70. Censure, per la verità molto ben formulate da chi ha curato i ricorsi.
Ebbene: l’art 1 comma decimo va letto unitamente all’art. 52 (nella parte in cui la censura non viene ritenuta infondata, ovviamente). Così, correttamente, opera il giudicante. Il combinato disposto riguarda la fantomatica scuola magistrale, che, nei desiderata dell’attuale staff federale, dovrebbe curare, non solo la formazione degli aspiranti maestri e istruttori di scherma, ma anche il conferimento del relativo titolo professionale. La “sentenza” opportunamente ricorda che una cosa è la formazione, altra è la abilitazione e che tale ultima funzione spetta – per legge – all’Accademia Nazionale di Scherma (non alla FIS), come per altro ribadito dalla sentenza TAR Lazio del 18.2.2019, n. 2191/19 (così testualmente il tribunale federale). 
E’ stucchevole ripeterlo ogni volta, ma, sembra, in federazione non lo imparano mai! 
En passant i giudicanti chiariscono che le espressioni “tecnico di terzo livello” e “tecnico di secondo livello” equivalgono, in tutto e per tutto, a quelle di maestro di scherma e istruttore nazionale di scherma. Ma la FIS continua, a quanto pare, nel suo ….… depistaggio semantico.
Pertanto, sia il giudice amministrativo, sia quello sportivo, hanno chiarito che la federazione non può diplomare coloro che intendano insegnare scherma. E dunque quella parte del nuovo statuto che avrebbe dovuto cancellare l’Accademia Nazionale di Scherma, dopo 158 anni di vita (e 139 dal regio decreto che la abilita al rilascio del titolo) è tamquam non esset.  E, sempre in tema di insegnamento e di libertà di insegnamento, è stata bocciato l’art. 55 che vieterebbe l’insegnamento a chi si sia diplomato in ambito U.E., nonché l’iscrizione alla lista tecnica di chi non abbia sostenuto gli “pseudoesami” FIS.  D’altra parte, non è neanche prevista (e il tribunale non manca di evidenziarlo) una norma transitoria per coloro che, in passato, abbiano regolarmente sostenuto e superato gli esami presso l’Accademia (“senza indicare alcuna previsione per l’equiparazione dei titoli già conseguiti” scrive il giudice sportivo). Sarebbe da chiedersi quale mente abbia concepito un “sistema” (si fa per dire) normativo così sgangherato.
E ancora meritano attenzione le considerazioni del tribunale circa il comma sesto del nuovo art. 60 e l’intero (nuovo) art. 70. Nella “sentenza” si censura, infatti, la FIS per aver tentato di limitare la previsione della situazione di conflitto di interessi al solo versante economico, quasi che non possano sussistere altri contrapposti interessi; magari in capo a chi, da un lato, riveste il prestigioso (e ben retribuito) incarico di commissario tecnico, dall’altro, è titolare e dominus di fatto di una società e gestisce una o più sale di scherma. 
Particolarmente forte è poi il rimprovero per l’attribuzione ad un istituendo collegio arbitrale delle controversie relative allo statuto; in tal modo, osservano i giudicanti, si esautora il “giudice naturale”, vale a dire gli esistenti organi di giustizia sportiva, cui viene sottratto “un ambito di cognizione fondamentale per l’equilibrio tra i poteri dell’organismo federale”.  In ciò il tribunale vede un attentato al principio della separazione dei poteri, definito come “momento di indefettibile caratterizzazione” dell’assetto ordinamentale vigente e, in relazione a tale insidioso tentativo, sembra quasi manifestare stupore. Ma chi ha seguito l’involuzione autoritaria e la pepetuatio imperii che hanno caratterizzato gli ultimi quadrienni FIS non può certo meravigliarsene.
Maurizio FUMO

26 luglio 2019

CRONACA DI UNA MORTE ANNUNCIATA: LE MOTIVAZIONI DEL TRIBUNALE FEDERALE SULLA BOCCIATURA DELLO STATUTO


Ognuno può farsi un’idea, le fazioni si fronteggeranno anche su questo blog, ma mi risulta difficile poter affermare che non esista sulla storia dello Statuto una verità oggettiva che è universalmente valida per tutti. 
Prima di affrontare le motivazione del Tribunale che ha bocciato lo Statuto, sento necessario affrontare con voi delle verità oggettive, come il treno che scorre sulle rotaie. Mi spiego, nel momento in cui si comincia ad attraversare un binario, il treno che sopraggiunge costituisce una verità oggettiva. O il treno esiste o non esiste. Se uno decide di attraversare i binari, deve osservare la situazione e agire in base alla realtà che esiste indipendentemente da lui. Se sui binari circola un treno ad alta velocità, la verità che quella persona sarà investita se li attraversa, e la verità non può essere vera e falsa allo stesso tempo. Se quella persona inizia ad attraversare i binari proprio davanti a un treno che corre veloce, non morirà e sopravvivrà allo stesso tempo.
In merito allo Statuto, di vero c’è che il Consiglio federale non ha voluto affrontare un dialogo anche con chi la pensava diversamente, preferendo sfoggiare a Riccione i muscoli del Presidente, in perenne prova di forza con chi dissente. Di vero c’è che il Consiglio federale non voleva un voto libero ed un assemblea votante in modo cosciente, informato, consapevole. E lo dico con cognizione di causa, avendo sfidato il Consigliere Salvatore Lauria a far votare in modo segreto, con pieno confronto su tutti i temi assembleari.
Ebbene, la dimostrazione che il Consiglio Federale non voleva questo voto libero è provata dall’assenza a Riccione di strumenti che consentissero questo tipo di votazione. Non erano stati predisposti bussolotti o contenitori per raccogliere le schede, che infatti non c’erano: il voto doveva essere palese, con le palette colorate, e i votanti dovevano essere identificabili, identificati e classificati.
Il Consiglio Federale non voleva poi un confronto dialettico, aperto e costruttivo, da sempre una delle strategie da mettere in atto per lo sviluppo di ogni organizzazione, anche della FIS. Le altre Nazioni e le altre Federazioni stanno crescendo molto, perché sanno fare squadra. Questo esecutivo federale non riesce a fare squadra con le diverse anime che compongono il movimento schermistico italiano perché non riesce a confrontarsi con soggetti che la pensano diversamente. Lo si vede anche con gli atleti della nazionale, ai quali è chiesta la cieca obbedienza.
Occorreva uscire da questa logica e Riccione poteva essere l’occasione.
Ma così non è stato, la prova muscolare di Scarso e consiglieri ha rappresentato la gabbia dentro la quale si sono imposti di stare e ci hanno imposto di vivere. Hanno voluto che la paura prendesse il sopravvento sulle scelte di innovazione e sull’apertura al dialogo, anche quello con l’Accademia. No, loro hanno deciso che la FIS dovesse proseguire con il freno a mano tirato.
E come è oggettivo un treno che corre sul binario, altrettanto oggettivi sono i fallimenti di Scarso e sodali sullo Statuto o la bocciatura del Tribunale federale e le motivazioni che spiegano la sentenza.
La difficoltà di Scarso e di questo regime federale è evidente dal tenore del comunicato sulla decisione del Tribunale Federale, dal linguaggio utilizzato, difficile, ampolloso e inutilmente complicato, proprio per non far capire niente “il Tribunale Federale … ha parzialmente accolto il ricorso limitatamente ai punti di cognizione retrostanti al terzo motivo nei limiti di cui in motivazione”.
Se non vi dicono cosa hanno deciso i magistrati sportivi, in sintesi tutti noi sappiamo che il Tribunale ha stabilito che:
1. la FIS per leggi dello Stato e norme CONI può formare ma NON può rilasciare diplomi magistrali di abilitazione all’insegnamento, attività diversa dalla formazione e di competenza per legge dell’Accademia Nazionale di Scherma di Napoli (ANS);
2. la FIS era stata già ammonita dal TAR Lazio a rispettare le prerogative dell’ANS;
3. la FIS ha sbagliato a disciplinare l’art.17 sull’Assemblea nella parte dedicata al diritto di voto degli Affiliati, che possono sempre votare anche se non fanno attività agonistica bensì quella amatoriale o scolastica, nonché nelle previsioni sui Gruppi Sportivi dei Corpi dello Stato;
4. la FIS ha sbagliato a non prevedere una norma che applicasse la parità di genere anche per le elezioni degli organi territoriali;
5. la FIS ha sbagliato a riformare in senso discriminatorio la Lista tecnica dei Maestri di scherma;
6. la FIS ha sbagliato a non prevedere tra le ipotesi di decadenza degli organi federali i conflitti di interesse non solo economici (a qualcuno saranno fischiate le orecchie);
7. la FIS ha violato le norme sul Codice di Giustizia sportiva sulla competenza degli organi di giustizia federali, alterando gli equilibri tra i poteri dell’ordinamento federale.
Come potete leggere nella sentenza, Scarso e il Consiglio Federale sono gravemente responsabili soprattutto da un punto di vista politico.
Buona lettura.
Ezio RINALDI

24 luglio 2019

FORZA AZZURRI! CHISSENEFREGA DI QUESTO MONDIALE


Ultima gara. Tutta l’Italia sperava in un oro, ma qualcosa è andato storto. Il caldo, la suggestione dell’arena magistralmente preparata dai magiari non sappiamo cosa, ma l’oro non è arrivato e questo sarà ricordato come il mondiale di bronzo, sette terzi posti, e un argento, quello del f.f. a squadre. Ma, cari amici, va detto con ampio respiro e pieni polmoni, che  l’Italia è la nazione da battere da circa trent’anni, in tutte le armi, c’è poco da fare! E questa volta gli avversari sono stati finalmente alla nostra altezza.
Per la prima volta dobbiamo toglierci il cappello perché invece di insegnare la scherma al mondo, per la prima volta qualcuno ci ha battuti. Hanno scoperto, ripeto dopo 32 anni esatti, come vincere con i nostri cari, carissimi, straordinari ed eccezionali atleti. Embè e chissenefrega cari amici. A noi italiani di questo piccolo inciampo di percorso “non ce ne può fregà de meno”. Io già me li immagino i Russi che sono stati anni, mesi, giorni, ore davanti ai filmati degli assalti a studiare e analizzare le stoccate messe a Garozzo, o alla Di Francisca, per tirare fuori un minimo di teoria da ripetere in sala scherma, con altri quattro maestri, e non meno di una dozzina di atleti che provano e riprovano azioni su azioni fino a quando non succede qualcosa di sensato. Già me li immagino i Francesi che dal 1990 non vincevano un mondiale individuale nel fioretto che sono andati in qualche santuario per invocare il miracolo, magari sono anche andati da qualche santo maestro italiano in Francia o lì vicino, per capire qualcosa in più e venirne fuori.
Dev’essere stato spassoso vedere da lontano i francesi che passavano dal loro “plus vite” (più veloce), al nostro “doucement” (più lento) per fare una certa azione, per poi ritornare al loro “plus vite” ,provando e riprovando finché non ne usciva un risultato almeno minimamente decente.
E la sciabola? Anche lì anni e anni a cercare di capire come fregare i due grandi, Ungheria e Italia, per capire che dovevano trovare un metodo. E poiché gli ungheresi sono praticamente marziani, e gli italiani solo degli aspiranti tali, la soluzione doveva arrivare dalla super, iper, ultra tecnologica Korea, che come minimo i metodi di analisi dei match li ha inseriti nel loro super ultra mega computerone, che gli ha dato la soluzione in meno di trent’anni, è vero, ma direi in circa la metà ovvero da quando sono diventati rognosissimi in tutte e sei le armi, nulla da dire, per un lavoro di quindici logoranti (per loro) anni.
Ma l’Italia la differenza la fa nel giardino di casa, senza il computerone, senza i filmati, senza staff. Il campione italiano nasce nel giardino (o nel garage) del maestro, in una sala scherma povera, perché siamo così da sempre. Certo ci piacerebbe cambiare, avere più società, più atleti, più maestri e più soldi per poterli allenare; ci piacerebbe tenerci tutti quelli che invece sono costretti a scappare per lo studio, il lavoro, la logistica, la famiglia, e chissà quante altre invenzioni della bizzarrissima società italiana, e che magari sono dei campioni e non lo sanno perché sono letteralmente costretti ad allenarsi due volte la settimana e sbaraccare la palestra per darla alla pallavolo, o al thai-chi dopo di loro, ma tutto, tutto, tutto, proprio non si può avere in poco tempo, ci vogliono anni. Già gli anni. Ma non è quello il problema, ora. La scherma Italiana ha dimostrato da sempre, ed ancor di più negli ultimi trent’anni, che vince perché questi ragazzi si allenano e soffrono nelle loro grandi, medie e piccole realtà, ogni giorno sputano sangue e sudore, indipendente da chi li governa e a loro nulla importa degli articoli sul blog, del il bilancio analizzato da Italia Scherma e dei problemi che Scarso ed il suo consiglio hanno con lo statuto, loro si allenano e basta!
Sono certo che ogni atleta oggi che il mondiale è finito, saprà capire dove ha sbagliato e soprattutto come rimediare. Infatti quello che abbiamo visto in televisione in questi giorni è solo un brutto episodio, di un vero e proprio massiccio attacco all’inespugnabile Italia, la grande e storica nazione della scherma mondiale. Ma poiché “cà nisciun’ è fess” (devo proprio tradurre?), il resto del mondo non ha proprio nulla da festeggiare. Stay hungry stay foolish caro americano, russo o francese, che ci riprenderemo tutto fra poco, anzi, “statt’accuort” che è meglio!
Vostro mondialissimo
Ugo Scassamazzo

21 luglio 2019

LETTERA di Sonia MENCARELLI e RISPOSTA di RINALDI

Ricevo e pubblico la lettera che  Sonia Mencarelli mi ha inviato, annunciando le iniziative giuridico/legali a tutela della sua persona per le offese ricevute da commenti pubblicati su questo blog. A seguire la mia risposta.
Sono assolutamente d'accordo con Sonia e se ho incautamente pubblicato commenti lesivi della sua dignità e della sua persona credo sia giusto assumermi le responsabilità che ne derivino, al tempo stesso le eventuali possibili indagini tese a rintracciare i vari IP potranno smascherare coloro i quali nascondendosi dietro l'anonimato si comportano scorrettamente e perseguirli a norma di legge. Pubblicamente porgo le mie scuse a Sonia Mencarelli.
"Egregio Sig. Rinaldi, non essendo partecipe al suo Blog "Piazza Scherma", mi preme fare alcune considerazioni a riguardo di alcune fantomatiche insinuazioni, emerse in alcuni articoli, che riguardano la sottoscritta, la sua famiglia e (fatto ancor più grave) ad alcuni atleti minorenni che, più volte, sono stati citati senza alcuna autorizzazione da parte delle famiglie. Trovo alquanto riprovevole che persone adulte (e mi sforzo di usare questa definizione) possano usare frasi offensive, denigratorie e diffamatorie nei confronti di altre persone e che, evidentemente, non hanno di meglio da fare nella loro vita, sia dal punto di vista personale, sia dal punto di vista  professionale. Sono una persona schietta ed onesta (l'educazione, a me, l'hanno insegnata sin da piccola) e, chi mi conosce bene lo sa, non ho mai avuto alcun problema ad esprimermi liberamente usando la mia faccia e non l'anonimo, come usano alcuni suoi assidui scrittori del Blog. Non avendo direttamente la possibilità di confronto con queste fantomatiche persone, ho dato incarico al mio legale di contattare direttamente la Polizia Postale Italiana; tutti gli articoli offensivi a riguardo della mia persona, della mia famiglia e degli atleti che rappresento legalmente come Presidente della Società, sono stati scansionati e depositati agli atti di una denuncia cautelativa e, ovviamente, ho intenzione di fare chiarezza a tutta questa spiacevole situazione. L'anonimato è invisibile per noi comuni mortali, ma un host collegato ad una rete informatica ha un indirizzo IP ben definito e, come tutto ciò che gira in rete, ben rintracciabile da chi fa questo per lavoro. Si, a denuncia corrisponde "richiamino" e finalmente queste persone avranno un nome ed una faccia. L'essere piccoli di statura (nana, come definita da queste insulse persone) non è un'handicap a cui non si possa porre rimedio, l'ignoranza e la maleducazione, però, non hanno alcuna soluzione fattibile e rimangono latenti nell'insoddisfazione di chi ne è contagiato. 
Cordialmente. 
Sonia Mencarelli 
P.S. Quanto ho scritto può essere pubblicato, ovviamente…"


Cara Sonia, permettimi il Tu, publicherò senz’altro la Tua lettera che potrà essere certamente un deterrente per qualche becero anonimo. Sicuramente mi deve essere sfuggito l’esame appropriato di uno o più appunti che possano aver fatto riferimento alla Tua persona e per questo ti porgo le mie scuse, nel contempo indicami i commenti offensivi che ti riguardano e provvedo con immediatezza ad eliminarli. Da una ricerca fatta a me ne risulta uno solo possa essere riconducibile alla tua persona, pubblicato quale discussione all’articolo SETTORE TECNICO: come lo organizzareste e quali risorse umane impiegare e te lo riporto affinchè possa darmi conferma e quindi eliminarlo. Per il resto sono assolutamente d’accordo con te ed a dimostrazione di quello che dico ti trascrivo il mio pensiero a difesa della famiglia Mencarelli.


Nel salutarTi affettuosamente, resto a Tua disposizione per qualsiasi iniziativa che intendi intraprendere, , oltre quelle già annunciate.

Ezio RINALDI
Anonimo delle ore14,39,hai perfettamente ragione e chiedo scusa per il post pubblicato. Anche io conosco la famiglia Mencarelli e so che sono bravissime persone. Trovo riprovevole scrivere certe cose. Sarebbe stato sufficiente affermare che il maestro non ha titoli per aspirare ad un ruolo di CT (per me ha tutti i requisiti per ricoprire la carica). Per l'anonimo delle ore 13,39, se è un sostenitore dell'attuale governo di certo non gli ha fatto fare bella figura e lui stesso non ne esce bene.
volutamente ho omesso di trascrive il commento che contiene possibili offese alla autrice della lettera.
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18 luglio 2019

IL TRIBUNALE FEDERALE BOCCIA LO STATUTO


Giorgio SCARSO
Il tribunale federale in data odierna (18.07.2019) ha bocciato lo statuto deliberato a Riccione.
E’ clamoroso che un organo di giustizia domestico, nominato da Scarso e dal Consiglio federale, abbia sconfessato il presidente ed il suo direttivo.

Si tratta di una sentenza straordinaria che comporta per questo blog una attenzione straordinaria.
Pertanto, a commento di questo articolo, saranno pubblicati le sole opinioni che risponderanno a questo sondaggio:
“RITENETE CORRETTO CHE LA FIS DEBBA ESSERE COMMISSAriata dal coni?” I commenti dovranno contenere una delle seguenti frasi: 
A. LA FEDERAZIONE DEVE ESSERE COMMISSARIATA;
B. LA FEDERAZIONE NON DEVE ESSERE COMMISSARIATA.
Ezio RINALDI

17 luglio 2019

LE RISPOSTE DEL DOTT. FUMO

Per completezza di discorso riporto il post che segue, con il quale si chiama in causa il dott. FUMO ed a seguire la risposta di quest’ultimo e la pubblicazione della prima pagina del suo CUD.
Il CORAGGIOSO anonimo non ha gli attributi per metterci la faccia e fa delle richieste all’ex magistrato nascondendosi vigliaccamente dietro l’anonimato. Dallo scritto si capisce benissimo chi sia costui, ed il suo modo di fare rientra, con coerenza, in quelle peculiarità insite nei quaquaraquà di memoria Sciasciana.
Il dott. FUMO, pur potendo declinare gli insulsi inviti dello sciasciano personaggio, risponde affinché non ci siano ombre e dubbi nei lettori del blog sullo spessore degli attuali dirigenti dell’ANS e quello di chi ha cercato e sta cercando di cancellare 140 anni di storia.
Ringrazio il dott. FUMO per i suoi interventi, che qualificano sempre più la bontà dell’esistenza di questo blog. 
“Anonimo del 16.07.2019 ore 09,37, ha lasciato un nuovo commento sul tuo post "IL PENULTIMO DEI MODICANI":
L'editoriale del Dott. Fumo questa volta e privo dell'immancabile, voluminoso curriculum. Forse è ritornato con i piedi per terra come tutti gli esseri umani? È doveroso ricordare (date a Cesare quello che è di Cesare ecc.ecc.), che il "GRANDISSIMO" Maurizio è presidente della Quinta Sezione della Cassazione e, che per tale incarico percepisce, così si dice,la modica somma di 200 mila dollari all'anno. Per tutti quegli incarichi che il "GRANDISSIMO" Maurizio ci ha sbattuto in faccia nel recente passato, ritengo siano pochi. Poco importa se oggi ci sono famiglie che vivono con 400\500 Euro al mese. Cosa importa se c'è gente che non puo fare la spesa quotidiana, cosa importa se ogni giorno nel mondo, specialmente bambini, muoiono da fame.Cosa importa se il "GRANDISSIMO" Maurizio si erge a docente agli esami magistrali senza averne il titolo. Cosa importa se alle assemblee dell'Accademia e non solo, ci sono soci che chiedono ripetutamente copia di documenti importanti e copia di consuntivi. La risposta del direttivo, di cui lui è Vicepresidente è:"Non diamo questi documenti per paura che vengono portati a conoscenza di altre persone". La cosa si commenta da sola. Non le sembrerebbe giusto dott. Fumo che tali documenti, come per legge venissero pubblicati almeno annualmente? Leggo sull'attuale Statuto dell'Accademia (luglio 2015) che la sede legale dell'Accademia è in via Ribera, Stadio Collana (Napoli). Dott. Fumo evidentemente Lei si è dimenticato che quella sede è crollata esattamente 23 anni orsono. Infine dott. Fumo, Lei che dice di aver letto con molta attenzione l'ultimo programma elettorale di Scarso, non le sarà sfuggito che gia allora Scarso parlava di formazione e certificazione del tecnici da parte da parte della FIS. Perche non contestaste quel programma a tempo debito? Mi consenta ricordarle anche che l'Accademia ha rilasciato qualche diploma irregolare, compresi quelli letteralmente regalati al Presidente dell'Accademia. Mi riferisco al diploma di Maestro d'Armi Honoris Causa e a quello di Maestro di Scherma Storica per il quale il vostro bando prevedeva e prevede tutt'ora un percorso abbastanza articolato. Ma in tutto questo tempo Lei dove stava? Ha avuto il tempo di pertecipare a qualche assemblea alle ore 06.00 del mattino e poi le sfuggono tutte queste cose? Secondo me, come sempre, le regole vanno applicate soltanto per i fessi. Alla prossima.”
L’elaborato del coraggioso anonimo del 16 luglio ore 9.37 mi lascia davvero perplesso. Il contenuto mi appare chiaro (nonostante la latitanza di qualche congiuntivo, la casualità della punteggiatura e le improprietà semantiche che portano l’Autore a confondere il termine docente con quello di esaminatore), ma la coerenza logica francamente mi sfugge.
Non riesco a capire quale pertinenza ci sia tra il mio stipendio (indicato chissà perché in dollari) e il programma elettorale del maestro Scarso nel lontano 2013 (con esplicita promessa che colui che si candidava non sarebbe andato oltre il terzo mandato). So bene, poi, che ci sono persone e famiglie che vivono condizioni di grave difficoltà economica, ma, ancora una volta, non è mi chiaro il nesso di tale grave realtà con le argomentazioni del mio scritto (certo non un editoriale, come è stato definito).
Per completezza di informazione (visto che né io, né l’Accademia abbiano alcunché da nascondere e nulla di cui vergognarci), allego il mio ultimo CUD (che prego Piazzascherma di pubblicare unitamente a questa mia risposta). Come si può vedere, non si tratta né di dollari, né di 200.0000. Ognuno è libero, ovviamente, di pensare quel che crede in relazione alla sua adeguatezza, ma cosa certa è che l’ammontare dello stipendio  è chiaro, stabilito per legge e assolutamente intelligibile. Non ci sono, come in altri casi, compensi monetari travestiti da rimborso spese. C’è un’anzianità di 42 anni in magistratura (di cui 10 trascorsi sotto scorta, cosa niente affatto piacevole).
Quanto al resto, che dire? Il fatto che da tempo la FIS mirasse a spossessare l’Accademia delle sue prerogative e che, per tale ragione, sia ricorsa alla “tattica del carciofo” (ti strappo una foglia alla volta)  è cosa di cui non tutti si sono resi conto per tempo. Certo una nostra mancanza, dovuta a ingenuità e/o alla mal riposta fiducia in soggetti che essendo (o essendo stati) schermitori, pensavamo avessero sostanzialmente il nostro medesimo senso dell’onore e tenessero ad onorare sempre la parola data. Ci siamo accorti tardi dell’errore, è vero. E abbiamo cercato di reagire (non senza un qualche successo, direi).
Quanto alla sede, avremmo dovuto averne un’altra all’interno dello stesso stadio, ma qualcuno è stato più furbo, più rapido e più “ammanigliato” di noi. E mi viene il (tardivo) dubbio che anche questa operazione rientrasse nel disegno di mettere in crisi l’Accademia Nazionale di Scherma.
Infine: a) un diploma honoris causa non è la stessa cosa di un diploma ottenuto per via “ordinaria”, b) la documentazione interna dell’Accademia è a disposizione dei soci e, tranne che nei casi previsti dalla legge, non vi è ragione alcuna di renderla ostensibile a tutti (ma i soci – ripeto – previo accordo col segretario, possono visionarla quando vogliono), c) ho più volte composto le commissioni di esame, ma , per rispetto dei maestri, mi sono sempre astenuto dal porre domande “tecniche” ai candidati. La presenza di un dilettante, socio dell’Accademia è prevista per la integrazione del collegio, d) l’assemblea in prima convocazione alle 6 del mattino (come molte volte chiarito) fu tenuta per sventare il colpo di mano di quel gruppo di soci che, dimettendosi “in blocco”, miravano a far cadere (come di fatto cadde) il CdA dell’Ente, con l’ovvio proposito di crearne uno sottomesso alla FIS. Come dire à corsaire, corsaire et demi.
Maurizio FUMO

15 luglio 2019

IL PENULTIMO DEI MODICANI

Mi è ri-capitato tra le mani (sono le conseguenze dannose della invenzione dell’alfabeto e, qualche millennio dopo, della stampa) il programma elettorale del maestro (diplomatosi presso l’Accademia Nazionale di Scherma) Scarso per il quadriennio 2013-2016.
L’ho ri-letto con la dovuta attenzione e ho potuto apprezzarne in particolare un passaggio: “Ho, quindi, accettato l'invito a candidarmi ed a proseguire lungo il percorso avviato nel 2005. Ecco perché, assieme a coloro con cui abbiamo portato a termine l'esperienza della gestione federale nell'ultimo quadriennio, mi ripropongo al giudizio del mondo della scherma, per quello che, qualora la base elettorale scegliesse di darmi ulteriore fiducia, sarebbe, per mia scelta, il mio ultimo mandato da Presidente federale.
Per Bacco, mi sono detto, un simile senso delle istituzioni, un cotale spirito di abnegazione sono doti davvero rare al giorno d’oggi. Scarso, che certamente avrebbe avuto altre mille occasioni per mettere a frutto le sue doti professionali, decise (nel 2013) di sacrificarsi, sfidando le immancabili malelingue (“Volevo evitare che, una mia ricandidatura potesse essere vista come un tentativo di monopolizzare la gestione di un mondo, quale quello della scherma italiana, che appartiene a tutti ed in cui ciascuno ha il diritto-dovere di sentirsi coinvolto“). Dunque un terzo mandato per assicurare “continuità gestionale” (testuale) alla Federazione.
Questo sintagma (continuità gestionale), tuttavia, va correttamente interpretato. Quanto all’aggettivo (gestionale), non sembra ci siano problemi. Gestionale è ciò che attiene alla gestione  (della FIS, naturalmente). È il sostantivo (continuità) che crea problemi. Per quanto tempo continua la continuità? Scavalca un nuovo (ennesimo) mandato e si affaccia sul prossimo? Pare di si, dal momento che, dopo il mandato che doveva essere l’ultimo, ne ha ricevuto (ma l’avrà anche chiesto?) un altro: quello in corso. Dunque, quello che si concluse nel 2016 era, non l’ultimo, ma il penultimo. Eppure c’è un dato testuale, una sorta di interpretazione autentica (ho riportato sopra le parole): il presidente in carica disse (anzi scrisse) nel 2013 che quello per cui si candidava sarebbe stato il suo ultimo mandato (da presidente). E però un po’ di confusione, nel mondo della scherma, tra ultimo, penultimo, terzultimo ecc. ci deve essere stata.
Dopo “L’Ultimo dei Mohicani” (indimenticabile film di Michael Mann, tratto dal capolavoro di James F. Cooper), abbiamo avuto il penultimo (dei presidenti) dei Modicani. 
Che dire? Forse perdurava una stringente esigenza di continuità gestionale e, certamente, la costante pressione delle masse schermistiche avrà concorso a convincere un riluttante Scarso. D’altra parte, era già successo (“In moltimi hanno convinto che, proprio in un momento particolarmente difficile come quello che stiamo vivendo, una continuità gestionale potrebbe rivelarsi la migliore delle scelte per poter fronteggiare i già notevoli cambiamenti in ambito globale “).
Il quarto mandato avrà termine nel 2020. Scarso Giorgio, classe 1946, si ricandiderà per un ulteriore mandato?  L’ultimo, ça va sans dire!
Noi che abbiamo avuto modo di verificare quale sia l’ossequio che l’attuale staff dirigenziale della Federazione presta alla parola data (e alle decisioni della autorità giudiziaria) non abbiamo alcun dubbio in proposito.
Maurizio Fumo

12 luglio 2019

INTERROGAZIONE PARLAMENTARE SULLE NOMINE DEI COMMISSARI AD ACTA DA PARTE DEL CONI


D'ORSO Valentina
Le recenti Assemblee per le modifiche statutarie, con adeguamento degli Statuti ai Principi Informatori del CONI, hanno destato molto interesse ed altrettante  perplessità, tant’è che un’interrogazione parlamentare è stata depositata dalla deputata alla Camera del Movimento 5 Stelle, Valentina D’Orso, per vigilare su una prassi ormai consolidata nel mondo delle Federazioni Sportive Nazionali che spesso ricorrono alla nomina da parte del Coni di commissari per modificare lo statuto in sostituzione dell’Assemblea, prassi che comporta dispendio di denaro pubblico, pregiudizio delle prerogative dell’organo assembleare ed eventuali conflitti d’interesse.
Di seguito l’atto depositato
ATTO CAMERA
INTERROGAZIONE A RISPOSTA SCRITTA 4/03288
Dati di presentazione dell'atto
Legislatura: 18
Seduta di annuncio: 206 del 10/07/2019 
Firmatari
Primo firmatario: D’ORSO Valentina
Gruppo: MOVIMENTO 5 STELLE
Data firma: 10/07/2019
Destinatari
Ministero destinatario:
·          PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI
Attuale delegato a rispondere: PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI delegato in data 10/07/2019
Stato iter: IN CORSO
Atto Camera
Interrogazione a risposta scritta 4-03288
presentato da
D'ORSO Valentina
testo di
Mercoledì 10 luglio 2019, seduta n. 206
D'ORSO. — Al Presidente del Consiglio dei ministri. — Per sapere – premesso che:
da tempo pare essere invalsa la prassi di ricorrere – da parte delle Federazioni sportive nazionali, tra cui la Federazione italiana scherma – alla richiesta di nomina da parte del Coni di commissari ad acta (dietro compenso) per modifiche allo statuto delle stesse, in sostituzione dell'Assemblea della federazione, con conseguente dispendio di denaro pubblico;
ciò, presumibilmente, in assenza delle ragioni che ne giustificano la nomina previste dall'articolo 22, comma 6 dello statuto del Comitato olimpico nazionale italiano, e in contrasto con i princìpi di democrazia interna e di partecipazione degli associati (ex articoli 15, comma 2; 16, comma 1 del decreto legislativo n. 242 del 1999 e articolo 20, comma 3 dello statuto del Coni) che, attraverso l'assemblea straordinaria, dovrebbero esercitare i loro poteri (così esautorati) di deliberare sulle richieste di modifica dello statuto, in conformità a quanto disposto dalla normativa civilistica nonché dalle leggi vigenti che, per le associazioni riconosciute qual è la federazione citata, richiedono una apposita delibera di modifica dello statuto da parte dell'assemblea e non un decreto di modifica predisposto da un commissario ad acta;
a ciò si aggiunge la asserita consuetudine del Coni di nominare quali commissari ad acta soggetti che non si porrebbero in una posizione di terzietà, e per i quali sussisterebbe una situazione di conflitto di interessi, in quanto gli stessi, spesso, prestano già la loro attività in favore delle federazioni;
inoltre, proprio con riferimento alla Federazione italiana scherma, non può tacersi che tra le modifiche proposte, da ultimo, allo statuto dal consiglio federale e approvate dall'ultima assemblea vi sarebbe l'attribuzione alla Federazione del potere di rilasciare i diplomi magistrali di maestri di scherma che, invece, spetta all'Accademia nazionale di scherma in virtù del regio decreto 21 novembre 1880, come stabilito dal Tar Lazio con la recente decisione n. 2191 del 18 febbraio 2019;
le anomalie appena esposte si porrebbero in contrasto con la normativa vigente;
ai sensi dell'articolo 15 del decreto legislativo n. 242 del 1999 e dell'articolo 20 dello statuto del Coni, le federazioni sportive nazionali sono associazioni con personalità giuridica di diritto privato, senza fini di lucro, disciplinate dal codice civile, e dotate di autonomia tecnica, organizzativa e di gestione nei rapporti con il Coni (si veda Cassazione civile n. 10820/2019);
le Federazioni (percettori dei contributi economici da parte del Coni) sono soggette alla vigilanza e ai controlli del Coni sia in fase di costituzione sia nel corso di tutta la loro attività (si veda Anac, delibera n. 372/2016);
il Coni è un ente pubblico non economico, posto sotto la vigilanza della Presidenza del Consiglio dei ministri, finanziato quasi totalmente dal Ministero dell'economia e delle finanze e, in quanto ente contribuito dallo Stato, sottoposto al controllo della Corte dei conti –:
se il Governo sia a conoscenza dei fatti e delle criticità esposti e quali iniziative di competenza ritenga di adottare per limitare il ricorso alla nomina dei commissari ad acta da parte del Coni nonché per verificare quali procedure adotta il Coni per valutare la conformità degli statuti alle norme di legge ed ai princìpi Coni medesimo, e ciò al fine di evitare un inutile spreco di denaro pubblico e il sacrificio dei princìpi democratici che presiedono la vita delle associazioni.
(4-03288)
Ezio RINALDI

10 luglio 2019

SETTORE TECNICO: come lo organizzareste e quali risorse umane impiegare


Sui diversi articoli scritti, tantissimi sono stati i commenti, i quali dopo un inizio attinenti all’argomento trattato, il 90% dei successivi hanno cambiato rotta, ovvero hanno svicolato dal tema in discussione e tendenti sempre più a trattare questioni tecniche, in particolar modo del settore spada e del suo CT.
Personalmente ritengo non appropriata tale prassi, e non solo, credo sia inadeguato parlare sempre delle stesse persone e accusarle di gestione personalistica del settore. Premesso che sono d’accordo su certe visioni da parte dei lettori, devo essere altrettanto chiaro nell’affermare che il primo responsabile è il Presidente federale ed a seguire il Consiglio Direttivo. Pertanto se a taluno è consentita una certa libertà per una gestione creativa è chiaro che nulla sia addebitabile a costui poiché egli si muove secondo i confini che gli vengono concessi.
Tanti sono stati gli articoli e tantissimi i commenti che hanno trattato il problema, ma nulla è mai cambiato, anzi direi che certe posizioni si siano rafforzate, quindi ritengo un inutile esercizio continuare su questa strada. Ciò, però, non sminuisce minimamente il pensiero sin qui manifestato circa la gestione dell’intero settore tecnico della F.I.S.. Una vera riforma, fatta di regole chiare e precise, la si potrà avere solo con un nuovo establishment.
In attesa di un possibile ed auspicabile cambiamento, vorrei sottoporvi il quesito che tanto vi sta a cuore: COME ORGANIZZERESTE IL SETTORE TECNICO? QUALI RISORSE UMANE UTILIZZARE?
Ora potete sbizzarrirvi con le vostre idee, tenendo presente che commenti fuori tema ed offensivi non saranno pubblicati.
Ezio RINALDI

05 luglio 2019

Stefano BELLOMI riconfermato presidente del Circolo Ravennate della spada: respinto il ricorso di ANCARANI

Alberto ANCARANI - Consigliere FIS
In questi giorni ho trattato diversi temi: dall’OPPOSIZIONE ai rapporti FIS/ANS ed allo STATUTO, ora voglio informarvi della riconferma al timone del proprio club del Presidente del Circolo Ravennate della Spada Stefano BELLOMI.
Sul sito di Federscherma è stata pubblicata la decisione che qui alleghiamo integralmente, che vede coinvolto il Consigliere Ancarani.
In sostanza il Consigliere Avv.to Ancarani ricorre al tribunale federale per avere ragione su quella che è la società dove risulta iscritto insieme al Presidente del CR Emilia Romagna Daniele Delfino.
In occasione dell’assemblea per l’approvazione del bilancio del Circolo Ravvenate della Spada, dove lo stesso Ancarani venne nominato presidente, voci di corridoio riferiscono che i due abbiano raccolto diverse deleghe (prassi che sembra ormai purtroppo consolidata nel mondo della scherma) utilizzando le stesse per votare contro l’approvazione del bilancio sottoscritto e presentato dal dott. Bellomi presidente protempore. Le motivazioni, sempre se ce n'erano, non erano legate al bilancio, visti i numeri virtuosi dello stesso. La mancata approvazione così gestita dai delegati e deleganti ha provato la decadenza del Consiglio e del suo presidente.  Di lì a qualche tempo, come previsto dalle norme statutarie, sono state indette nuove elezioni per sostituire il Consiglio ed il Presidente fatti appena decadere dalla coppia Ancarani/Delfino (quest’ultimo presente su delega della moglie). I due però, alla conta dei voti, hanno avuto l’amara sorpresa di non avere i numeri per eleggere un loro candidato ed hanno assistito, alla rielezione del presidente Bellomi che insieme con il Consiglio avevano appena fatto decadere!!!
Stefano BELLOMI-Presidente 
Circolo Ravennate della spada
A questo punto, il consigliere Ancarani ha proposto un ricorso alla Corte Federale di Appello, sperando forse anche nella benevolenza di quell'Organo di giustizia che ricordiamo è nominato dal Consiglio Federale e quindi anche dallo stesso Ancarani.
Come è possibile leggere, la Corte Federale di appello in sintesi affronta due diverse problematiche: la prima focalizza l’attenzione sui contenuti del ricorso, dichiarandoli di fatto inesistenti, la seconda sulla correttezza della scelta di investire quella Corte dichiarando che la stessa non è competente.

A questo punto numerose sono le domande sulla corretta azione del Consigliere Ancarani:

  • Un consigliere (che ricordiamo concorre alla nomina di tutti gli organi di giustizia federale) non dovrebbe essere garante di equidistanza nei confronti delle società che rappresenta?
  • Un Consigliere federale per giunta avvocato, non dovrebbe dimettersi, visto come è stato bistrattato da una sentenza, che di fatto lo ha sconfessato sia nei contenuti che nella forma?
  • Un presidente del Comitato Regionale come può pensare di essere considerato rappresentate di tutte le società iscritte nel suo territorio se addirittura agisce (seppur attraverso sua moglie) contro una sua società?
  • Un presidente del Comitato Regionale che agisce contro una sua iscritta continuerà ad agire a garanzia anche in futuro, di quella società considerando quanto accaduto?
Lascio a voi ogni possibile altra domanda.
Ezio RINALDI