Si è
conclusa da poco la grande estate della scherma italiana. Tre avvenimenti di
primissimo ordine, per un totale di 30 gloriose medaglie delle quali 7 d’oro, 6
d’argento e 17 di bronzo, ai quali vanno uniti i complimenti a tutti gli
schermitori italiani, i maestri e le società sportive e gruppi militari che
hanno saputo allenare al meglio questi grandi atleti.
Come
di consueto “Piazzadellascherma”, non manca di fare la sua analisi cercando di
estrapolare non solo il dato concreto, ma di dare un senso alla statistica e ai
numeri.
UNIVERSIADI
4-9 Luglio 2019 NAPOLI (ITALIA)
Le
Universiadi sono state un grande avvenimento sportivo di respiro mondiale, che
ha mostrato la maturità di Napoli e della Campania nel gestire un evento così.
Per la settima volta si svolgevano le universiadi in Italia, per la seconda
volta al sud, in quanto nel ‘97 si svolsero in “Sicilia”.
La
scherma si è svolta nel palasport di Baronissi, che ha saputo accogliere
universitari da tutto il mondo con eccellenti risultati come del resto un po’
ovunque. La perfetta ospitalità dei partenopei è stata all’altezza del compito
e a loro vanno i nostri complimenti.
La
scherma italiana in grande spolvero con le sue eccellenti 12 medaglie, delle
quali 5 d’oro, 3 d’argento e 4 di bronzo, ha mostrato la solita, ma
piacevolissima luce brillare fra i campioni soprattutto nel fioretto, con
Rosatelli, Bianchi Erica Cipressa e le squadre, le quali hanno portato a casa
quattro ori, sui cinque totali, ai quali si è unita la prestazione formidabile
della squadra femminile di sciabola di Gigi Tarantino, che ha superato le
francesi capitanate dalla Balser, oro individuale. Splendidi gli sciabolatori,
che si sono distinti con Neri e il suo bronzo, mentre la spada maschile ha
claudicato non poco, conquistando solo un bronzo a squadre maschile e molte
polemiche sugli spalti e sui social. Meglio le donne che non solo hanno
raggiunto un bronzo con la Marzani, ma hanno perso (si fa per dire) l’assalto
finale per l’oro.
EUROPEI
12-17 GIUGNO 2019 DÜSSELDORF (GERMANIA)
Splendida
la forza degli italiani a Düsseldorf con le sue 10 medaglie (2 ori, 2 argenti,
6 bronzi), che ha visto riconferme preannunciate, con Foconi e Di Francisca nel
fioretto; Daniele Garozzo (fm) e Santarelli (spm) hanno vinto l’argento e per
concludere gli onorevoli bronzi di Volpi (ff) E. Garozzo (spm) e le squadre di
fioretto femminile, maschile, spada femminile e sciabola maschile.
Insomma
la solita e collaudatissima macchina da guerra italiana che non pare avere
rivali, ma come abbiamo detto pare, in quanto l’arido
risultato della sciabola non promette nulla di buono. La squadra sembra
anagraficamente vecchia e affaticata nel rinnovarsi in maniera agile e rapida,
e da fuori sembra che vi sia un veto all’ingresso di nuovi sciabolatori, che
pur validi, fanno fatica a spiccare il volo e acquisire quella sicurezza
necessaria a reggere la gara di livello, mantenendo la costanza.
Invece
la spada sembra essere un po’ più solida del solito, ma anche qui, tremolii
appaiono un po’ ovunque, specie fra le donne, che non sembrano avere una vera
leader fra loro, e forse nemmeno un punto di riferimento solido in panchina.
Spesso vediamo alternarsi a bordo pedana persone diverse a ogni gara, cosa che
farebbe disorientare chiunque. Sono alternanze che destano più di un sospetto e
moltissimi chiacchiericci, specie se pensiamo che dal 2005, cioè da quattordici
anni oramai, la spada italiana ha vinto due soli titoli europei, uno a Gand
individuale (‘07) e l’altro a Strasburgo a squadre (‘14). E poiché si
distanziano di sette anni ciascuno, possiamo supporre che vedremo il prossimo
soltanto nel 2021, dopo le olimpiadi.
Considerato
che in Italia la spada è l’arma più praticata, il risultato dovrebbe far
preoccupare moltissimo, ma l’estrema calma del CT Sandro Cuomo, lascia
intendere diversamente. Tranquillo lui, tranquilli noi.
Giusto
per precisare, la sciabola, che ha numeri estremamente minori, ha nel suo
carniere la bellezza di 6 titoli a squadre e 2 individuali. È vero non si può sempre
vincere, ma nemmeno sempre perdere o come alcuni amano fare, credere di aver
“quasi vinto”.
MONDIALI
15-23 LUGLIO 2019 BUDAPEST (UNGHERIA).
È
stato definito il mondiale di bronzo, per l’assenza di medaglie d’oro, ma
soprattutto per le 7 medaglie di bronzo e una sola d’argento, un avvenimento
che non accadeva dal 1982, una data talmente remota che tutti hanno fatto
fatica a rintracciarla. Gli italiani erano abituati bene, anzi benissimo a
vincere e cantare l’inno, invece quest’anno, nel mondiale della vigilia delle
olimpiadi gli avversari erano ferocemente motivati e pare che gli italiani lo
fossero meno. Chi può dirlo? Erano forse scialli? Pensavano che gli avversari
gli avrebbero regalato il titolo?
Questo
mondiale non sarà ricordato solo come il “mondiale senza inno”, come ha fatto
intendere il presidente delle Federazione, Giorgio Scarso che in una intervista
a bocce ferme ha espresso considerazioni negative, alle quali dopo attenta
riflessione, ha anche aggiunto il disappunto per la “prestazione” di Arianna
Errigo, rea di non aver vinto la semifinale e di non aver garantito
matematicamente l’oro all’Italia. Singolare come il presidente della FIS non
abbia sottolineato altre problematiche che invece sembrano averlo sottinteso gli
atleti nelle interviste post gara, dalle quali è sembrato emergere la mancanza
di coesione ma più ancora di un vero leader: il vero capitano.
Voci
maligne sono circolate quando si era capito che il mondiale sarebbe stato
povero di oro. Frenetiche visite a bordo pedana del presidente, e del
vicepresidente che andavano a pressare gli atleti, cosa che faceva scattare
un’ansietà da prestazione controproducente durante gli assalti, producendo pessimi
risultati. Di questi si potrà dire: mancò la serenità, non il coraggio.
Certo
dalla spada non ci si poteva aspettare grandi cose, benché dal 2005 i titoli
mondiali siano di più di quelli europei, cinque quasi consecutivi Pizzo (‘11)
Fiamingo (‘14 e ‘15), Pizzo (‘17) e Navarria (‘18), non una grande alternanza
di nomi, e un solo oro a squadre nel 2007.
La
sciabola ha medesimi problemi, ma è l’arma meno praticata in assoluto, il che
giustifica gli atleti, ma non la politica per favorire la crescita dei numeri e
la qualità della scherma. Tenendo conto che le sciabolatrici esistono da meno
tempo delle spadiste, il bottino è di 20 medaglie totali e 3 titoli mondiali,
contro le 15totali della spada. che però di titoli ne ha vinti 6.
Sono
statistiche che alla vigilia delle olimpiadi dovrebbero far tremare le
ginocchia a viale Tiziano e dintorni, i CT, dopo la bellezza di circa quindici
anni dovrebbero pensare al dopo Tokyo 2020, e non perché sia giunto il momento di
cambiare il vertice della Federazione, che oramai ha fatto il suo tempo, ma
perché è giusto riprogettare tutti i settori che nell’arco di queste stagioni
sportive, merita di essere profondamente rinnovato.
Nomi
nuovi, facce nuove, mentalità nuova, e soprattutto obiettivi nuovi, basterebbe
solo volerlo.
Lo
specchio sottostante riporta i numeri dei mondiali dal 2005 al 2019, un periodo
di 15 anni, durante i quali, salvo due edizioni formidabili (2009-2011) in cui
gli ori furono 4 e 4, la media delle medaglie vinte nelle altre edizioni si
attesta a 8: un numero di tutto rispetto.
Paradossalmente
la mancanza dell’oro potrebbe portare bene poiché nel 2015 furono ben 3 gli ori
a sq. ma alle olimpiadi prendemmo “solo” quattro medaglie; nelle edizioni 2007
e 2011 non vincemmo nessuno oro a sq. ma alle olimpiadi andammo alla grande con
7 medaglie, sia nel 2008 che nel 2012. Ultima considerazione: da queste pagine
abbiamo sempre dichiarato che i successi siano da attribuire agli atleti ai tecnici
ed alla società, al tempo stesso, è bene
ribadirlo, gli insuccessi sono da addebitare agli stessi attori.
Ezio
RINALDI