31 gennaio 2022

LA LAGNANZA DEI GENITORI

Dal gruppo “ Genitori scherma” rilevo il post seguente, con il quale i genitori degli atleti manifestano il loro pensiero, ma più ancora il loro disagio e disappunto per non poter accedere nel luogo di gara.
Credo che le misure  finalizzate alla prevenzione del diffondersi del virus covid19, variante omicron, siano condivisibili, ciò che è incomprensibile è l’applicazione delle disposizioni governative. Chi ha fatto le famose tre dosi di vaccino e, conseguentemente, sia in possesso del super green pass dovrebbe poter accedere dappertutto, magari indossando le previste e stabilite mascherine. Se poi a questi genitori viene riservato un trattamento, diciamo, discutibile, è chiaro che monti la rabbia per non poter nemmeno assistere alle semifinali. Ecco non si capisce la ratio di tutto questo. Forse la gara si è svolta in un luogo angusto con spazi ristretti? Non mi pare visto che si tratta di un palazzetto con aree piuttosto ampie.
Sarebbe sufficiente consentire ai genitori di assistere dalle tribune con adeguata distanza fra loro per evitare possibili contagi. Ma poi mi viene da chiedere:” se per gli atleti vale il green pass ed il tampone molecolare o antigenico 72 o 48 ore prima della gare perché non applicarlo anche ai genitori? Insomma, è corretto considerare che i genitori siano solo un Bancomat?
Ho cresciuto tre figlie a pane e scherma ed i sacrifici che ho fatto sono stati tanti, le spese sostenute tantissime, quindi a questi genitori va tutta la mia vicinanza, nel contempo invito il Presidente ed il Consiglio direttivo a svegliarsi ed adoperarsi affinchè essi vengano tenuti in maggior considerazione e rispetto, non dimenticando che sono i primi sponsor della FIS e dell’intero movimento. Negli stadi, ad oggi, è consento l'accesso ad una percentuale di spettatori: quale è quella per accedere agli impianti della scherma in occasione di gare?
In sintesi non mettete la testa sotto la sabbia, come in tante altre circostanze, perché se si organizzano boicottando le gare come la mettiamo?
Ezio RINALDI 
“VERGOGNA E SCHIFO!!!!!
Si queste sono le uniche due parole “soft” che mi vengono in mente di scrivere, solo per non cadere nel volgare, in merito a quanto accaduto nei giorni 27 e 28 a Montesilvano.
Ma andiamo con ordine.
Partenza da Catania mercoledì 26/01 con volo Catania-Roma e circa 300 Km. di strada per raggiungere Montesilvano.
Giovedì 27/01, arrivo al Pala Dean Martin alle 8:00 di mattina, temperatura 3° (un freddo penetrante fino alle ossa) accompagnata da una nebbia diradatasi introno alle 11:00 per iniziare a vedere qualche raggio di sole.
Fatti entrare tutti gli atleti, dopo le operazioni di controllo Green Pass, i genitori si sono man mano diradatisi non potendo accedere all’interno del palazzetto.
Rimanendo in pochi, e per pochi intendo che eravamo al massimo una decina. Tutti a lamentarsi del trattamento riservatoci, nemmeno le bestie pronte per essere portate al macello vengono trattate così.
Nonostante tutti fossimo muniti del fatidico Green Pass, non c’è stato alcun verso a convincere gli addetti, quanto meno a farci entrare nella sala d’ingresso (abbastanza ampia), il tutto per ordine del Capo a cui è demandata la direzione del torneo, che crede di essere Cristo sceso in terra.
Per non parlare al servizio bar riservato solo ed esclusivamente agli atleti.
La cosa più schifosa a cui ho assistito, intorno alle 14:30, è stata vedere i quattro genitori dei semifinalisti della gara Cadetti, abbandonati nel piazzale, non concedendo nemmeno a loro la gioia di vedere i propri figli tirare per la fase finale del torneo. Si parla di quattro genitori, non di 200. Questo sempre per il volere del Capo.
Venerdì 28/01, ore 8.00 (primo turno gara Giovani) stessa temperatura del giorno precedente. I genitori ben consci di quanto già accaduto il giorno precedente, si diradano ancor più velocemente, e rimaniamo in cinque temerari davanti al palazzetto.
Il freddo la fa da padrone, e pensi che fare? Tento di andare al bar adiacente (sempre quello riservato solo agli atleti) per prendere un caffè. Ecco comparire dal nulla un altro capo di stato maggiore, un pensionato appartenente all’associazione carabinieri, che mi chiede se avessi il braccialetto (manco fossi un pregiudicato scappato dagli arresti domiciliari), spiegandomi solo dopo che per accedere dovevo avere lo stesso braccialetto identificativo messo al polso degli atleti. Faccio presente che non ho il braccialetto (non ho alcun titolo ad averlo), sono solamente un genitore che vuole prendere un caffè. Nulla da fare, mi invita a munirmi dell’agognato braccialetto indicandomi di chiederlo ai pinguini incaricati, che prendono ordini dal Capo sopra citato, che erudito in merito alla richiesta fattami dal generale di corpo d’armata, proferisce un secco NO, accompagnato da altre tre parole: non è previsto.
Basta non resta altro che recarsi al centro commerciale vicino per prendere un caffè.
Altro capitolo sconcertante riguarda la mancanza assoluta di pubblicazione di foto, come sempre avvenuto durante le gare, sulla pagina Facebook della FIS, ad eccezione di quelle relative alla gara svoltasi in contemporanea a Vercelli.
Ora vorrei capire una cosa. Gli atleti presenti a Vercelli sono forse di rango superiore a quelli presenti a Montesilvano?
Raccontato lo schifo a cui si è dovuti sottostare, per quanto mi riguarda, data la difficoltà di raggiungere Montesilvano dalla Sicilia (assenza di voli su Pescara e pochissimi su Ancona), qualsiasi gara si disputerà in futuro in questa località, è esclusa sin d’ora un eventuale partecipazione, non solo da parte di mio figlio, ma vi assicuro anche da parte di altri atleti, viste le lamentele dei genitori. Già questa seconda prova zonale ha registrato una riduzione del numero dei partecipanti rispetto alla precedente a Terni, di questo passo più si va avanti e meno saranno i partecipanti.
In primis la FIS dovrebbe ridimensionare le facoltà decisionali del  Capo onnipresente ad ogni gara, e successivamente scegliere località ben servite, e non a 300 Km. dall’aeroporto più accessibile, oltre a dare la possibilità ai genitori di poter nuovamente assistere alle gare, scegliendo palazzetti con gradinate e non centri congressi.
P.S.: le lamentele registrate davanti al palazzetto in questi due giorni assurdi, non provengono solo dai genitori "BANCOMAT", ma anche da parte di maestri ed addetti ai lavori, che occupano qualche posto di rilievo in ambito federale, ma che probabilmente possono fare ben poco. SCHIFO E VERGOGNA!!!

27 gennaio 2022

Gigi TARANTINO: oltraggio a pubblico ufficiale.

Gigi Tarantino
Notizia riportata dall'ANSA e ripresa da diversi quotidiani locali e non. Sembrerebbe una cosa di poco conto senonché Gigi Tarantino non solo è il CT della sciabola e quindi rappresenta la scherma, ma è anche un tutore della legge poichè veste la divisa dei Carabinieri. Però, ne sono certo, saprà giustificare il comportamento tenuto. Conosco Gigi da un bel po' di tempo: è guascone, goliardico anche giocherellone, sempre pronto alla battuta ma mai irrispettoso. Peraltro, essendo un garantista sono propenso a credere che si sia veramente creato un equivoco e qualora così non fosse la FIS dovrebbe intervenire pesantemente.

"Oltraggio a pubblico ufficiale,denunciato ct Luigi Tarantino Commissario nazionale sciabola.Dopo lite con schermitrice a Nola   (ANSA) - NAPOLI, 27 GEN - Il commissario tecnico della nazionale italiana di sciabola Luigi Tarantino è stato denunciato dalla Polizia di Stato per oltraggio a pubblico ufficiale: tutto è avvenuto a Nola, in provincia di Napoli. I poliziotti sono intervenuti ieri sera dopo una segnalazione relativa a una lite in strada tra un uomo e una donna notata, peraltro, anche da una pattuglia dell'Esercito impiegata per i controlli nella zona. Quando i poliziotti sono arrivati sul posto e hanno chiesto ai due le generalità si sono accorti che si trattava di Luigi Tarantino e di una schermitrice. Il commissario tecnico, però,si è rivolto in maniera oltraggiosa nei confronti degli agenti.Il commissario tecnico è stato anche condotto nel locale commissariato, dove alla fine è stato denunciato per oltraggio a pubblico ufficiale. (ANSA).     PIO27-GEN-22 12:03 NNNN"

Ezio RINALDI

17 gennaio 2022

IL BANDO D'ESAME PER TECNICI DI 2° E 3° LIVELLO: sarà annullato?

I leoni da tastiera, quelli che hanno il coraggio di nascondersi dietro l’anonimato e che non riescono a manifestare la loro vicinanza alla FIS in modo aperto e sincero (non ho mai capito perché si nascondono anche quando sono a favore del sistema, mah!), mi tampinano con post non firmati domandosi e domandandomi se stia facendo indagini su quel tal personaggio, mai citato in nessun articolo, e perché non parli invece della sentenza del TAR del Lazio, avversa al ricorso dell’Accademia Nazionale di Scherma, con il quale l’ente napoletano avrebbe chiesto l’annullamento del bando d’esame indetto dalla FIS, con contestuale e preliminare richiesta di “sospensiva”.

Devo ammetterlo, non ero al corrente del ricorso dell’ANS (strano vero?), quindi, prima di affrontare l’argomento, ho ritenuto opportuno documentarmi. Ciò fatto ho avuto la certezza, se non di vivere un vero e proprio “déjà vu”, quanto meno di vedere un film già visto. Vediamo come stanno le cose.

Nel mese di dicembre 2016, esattamente il giorno 22, la FIS, in barba alle sue stesse normative, indiceva il bando d’esame per tecnico di 2° e 3° livello. Immediatamente, l’ ANS presentava ricorso innanzi al Tribunale Amministrativo del Lazio, chiedendo l’annullamento degli stessi ed in via preliminare la sospensiva, in attesa del dibattimento.

Il TAR, con apposita “ordinanza” (e non “sentenza”) respingeva la richiesta di sospensiva, ravvisando l’insussistenza dei presupposti per l’afferente concessione in via d’urgenza, che si fondano - come tutti sanno - sulla ricorrenza dei requisiti del “fumus boni iuris” e del “periculum in mora”. La FIS, ricordo bene, sventolò un tripudio di bandiere per la vittoria (di Pirro) ottenuta e proseguì nel suo intento, facendo svolgere gli esami. In sede dibattimentale, nel merito, il TAR riconobbe valide le argomentazioni a supporto del ricorso, deliberando (con sentenza) l’annullamento degli esami. A seguito di tale sentenza, sfavorevole per la FIS, questa adiva il Consiglio di Stato, il quale si pronunciò per la validità delle tesi dell’ANS, confermando così la sentenza del TAR del Lazio.

Questa, in breve, la storia che ora - a quanto sembra - si ripropone tale e quale. Infatti, la FIS nel mese di aprile 2021, ha indetto il bando ‘esame per tecnico di 2° e 3° livello, che venne tempestivamente impugnato dall’ANS presso il TAR del Lazio, chiedendone, oltre il conseguente annullamento, anche la preliminare “sospensiva”. Il Tribunale Amministrativo ha rigettato l’istanza cautelare, per assenza di danno grave ed irreparabile, in quanto “l’attività della Federazione, ove dovesse essere ritenuta illegittima dal Giudice Amministrativo, potrebbe essere annullata dalla medesima Federazione”.

La prima cosa che salta agli occhi è che il TAR non fa nessun riferimento alla fondatezza del ricorso, ma semplicemente evidenzia che non sussistono motivi di pericolo di danno grave ed irreparabile. Pertanto, ci sono fondate ragioni per ritenere che in sede dibattimentale il provvedimento venga ribaltato, tenendo anche presente che il TAR non potrà disconoscere (o dimenticare) la sua stessa precedente “sentenza” del 2016; come del pari, in caso di appello, non potrà fare il Consiglio di Stato, che non potrà non tenere conto di quanto da lui stesso già deciso.

Per informazione si segnala che sono stati denunciati penalmente alcuni fra quelli che hanno conseguito il titolo poi annullato: come andrà a finire? Se dovessero essere condannati, cosa farebbero in seguito? Si rivarrebbero sulla Fis?

In conclusione, non starei a cantare vittoria, anzi, fossi la FIS, deciderei, in sede di  “autotutela”, e perciò autonomamente, di sospendere il bando, in attesa delle decisioni future da parte degli Organi competenti.

Ezio RINALDI

12 gennaio 2022

IL NUOVO RUOLO DELL’EX CT Andrea Cipressa

Andrea CIPRESSA
Come anticipato nell’articolo
“BABBO NATALE: regali ed indiscrezioni”, pubblicato sulla “PIAZZA” il 25 dicembre 2021, il regalo è arrivato, confermando le indiscrezioni.
Devo premettere, tuttavia, di essermi addentrato col mio pezzo in un territorio decisamente complicato e zeppo di insidie: quello, cioè, della compatibilità tra la condizione di dipendente in servizio per un ente statale e lo svolgimento di un incarico libero-professionale remunerato. In parole povere, nonostante le mie considerazioni fossero del tutto generiche, qualcuno mi ha fatto notare che potevano apparire come un’ingerenza nelle dinamiche lavorative personali di Andrea Cipressa e, dunque, come un attacco vero e proprio nei suoi confronti.
Voglio subito chiarire, perciò, che non era mia intenzione attaccare Andrea in alcun modo e che, ovviamente, i quesiti che mi ponevo non avevano alcun collegamento con la sua situazione lavorativa passata e presente, della quale ovviamente non conosco i dettagli e nella e, quindi, non ho alcuna veste per entrarvi nel merito. 
Ciò premesso, le circostanze hanno fatto sì che ci parlassimo al telefono, per chiarire il malinteso e avendo così l’occasione per chiedergli maggiori informazioni in merito al nuovo incarico che gli è stato conferito.
Ho avuto dunque il piacere di una conversazione telefonica con l’ex CT del fioretto, il quale da un lato ha esplicitamente rifiutato di rilasciare dichiarazioni in merito al suo nuovo ruolo nella FIS, mentre dall’altro mi ha manifestato il suo disappunto per quanto scritto poiché, a suo dire, molte cose erano inesatte e non capiva le ragioni di quello che gli è parso un certo accanimento nei suoi riguardi.
Ho rappresentato all’ex CT che in tutto quello che è stato scritto nell’articolo in argomento non c’era nulla di personale e, anzi, se voleva poteva intervenire per confutare ogni riga scritta. Peraltro gli assicuravo che non ci sarebbe stata nessuna censura e che se avesse voluto mettermi in cattiva luce avrebbe tranquillamente potuto farlo, senza il timore di incorrere in una mia querela. Gli ho altresì chiesto se aveva problemi a che ne parlassi sul blog, mi ha detto testualmente: “Non ho nessun problema.”, anche di questo gli sono grato.
Devo ammettere che il colloquio è scivolato su binari di assoluta civiltà e lo ringrazio per aver ritenuto che un dialogo con il sottoscritto fosse necessario, cionondimeno non posso esimermi dal rilevare la fondatezza dell’articolo e che, pur non avendo esplicitato alcun nominativo, l’ex CT si sia palesato come bersaglio del pezzo.
Credo di interpretare il pensiero di tanti affermando che l’operazione (conferimento del nuovo incarico) desta una certa sorpresa, poiché dà la sensazione di una promozione.
Un’altra considerazione riguarda gli altri due ex CT, che a quanto pare non sono stati meritevoli di alcun incarico.
Sulla base di queste premesse si deve dedurre che quanto sistematicamente segnalato sulla “PIAZZA” aveva un suo fondamento e con questa operazione il Presidente lo conferma.
Pur considerando il disappunto dell’ex CT Andrea CIPRESSA e il suo rifiuto di rispondere alle mie domande, voglio pertanto porglierle di nuovo, sia a lui che al Presidente AZZI:
·         Ritieni che questo tuo nuovo incarico sia conseguenza della cessazione del precedente?
·         Ci puoi dire in cosa effettivamente questo consisterà e quali saranno i reali compiti da svolgere?
·         Per i compiti che dovrai svolgere, sei in possesso o hai maturato delle specifiche competenze?
·         In virtù della nuova attribuzione, in che modo svolgerai le tue mansioni di agente della PS e queste saranno a seguito di un distacco permanente oppure a seconda delle giornate di impiego?
Con molta tranquillità e serenità, poiché non si intende fare polemiche o esercitare una critica fine a sé stessa, se il CT, o il Presidente, decidessero di rispondere a queste semplici domande potrebbero non solo confutare quanto scritto nell’articolo BABBO NATALE: regali ed indiscrezioni” ma chiarirebbero i contenuti relativi alla nuova collaborazione con la FIS.
Tutto ciò per evitare che si possa affermare che sia stato creato un ruolo di cui non se ne sentiva la necessità e che la FIS sperpera e scialacqua con il denaro pubblico, perché non dimentichiamoci che il budget della Federazione viene attribuito da CONI e quindi con fondi pubblici.
Ezio RINALDI

07 gennaio 2022

FAVOLE E REALTA'

 

Maurizio FUMO

Il Dr. FUMO Maurizio in data 4 gennaio 2022 - ore 15,15 -ha pubblicato sulla sua pagina facebook un bella ed interessante favola che, informato l'autore, riprendo e pubblico sulla "PIAZZA".
E' il caso di dire:" Ogni possibile riferimento a persone od a fatti è puramente casuale.

" SENNONCHE'
 ovvero
 IL DUELLO IMPOSSIBILE 
C'era una volta, tanto tempo fa, in un paese lontano-lontano, un re, che non amava l'aritmetica, in particolare non gli piaceva contare e, quando proprio lo doveva fare, non andava oltre il 10, insomma contava poco e così era soprannominato dai suoi sudditi: il Re Contapoco. C'erano anche due vicerè e molti dignitari di corte. Il Regno di Contapoco era in guerra, da molti anni, con altro regno. Le due armate Le due armate, composte da valentissimi soldati, molto esperti nell’arte della scherma, si equivalevano per forza e determinazione e, per questo, la guerra sembrava non dovesse aver fine.
Sennonché un giorno il re decise di prendere una iniziativa temeraria e, accompagnato da un viceré, che diceva di dargli buoni consigli, e da un dignitario di corte, che fingeva di fumare il sigaro, si recò nelle insidiose terre degli avversari per proporre un trattato di pace. Dopo lunghe discussioni ed estenuanti trattative, l’accordo fu raggiunto e il trattato fu sottoscritto. Molti pittori immortalarono l’avvenimento in quadri che rappresentavano le due delegazioni felici e soddisfatte per aver firmato il trattato e per aver raggiunto la pace.
Sennonché …… il re, tornato nel suo regno, fu sconfessato dalla sua stessa corte e, anzi, fu costretto (o convinto: è un particolare che conta poco!) a rinnegare il trattato e a contraddire la sua stessa firma. Si comprese, allora che, non solo il dignitario aveva finto di fumare il sigaro, ma che il viceré aveva finto di dare buoni consigli e che lo stesso re aveva finto di essere il re, perché il vero re, forse, era un altro.
Sennonché, come è naturale, il re dell’altro regno la prese malissimo. Gli sembrava impossibile che un monarca venisse meno alla parola data. “Passi pure” - pensava – “per il fatto che il mio avversario è stato smentito dalla sua corte, ma che proprio lui (lui medesimo!) abbia poi votato contro la sua stessa firma è un fatto inconcepibile, indegno di un re. La considero un’offesa personale! È un fatto che deve essere vendicato con le armi in pugno. Lo sfiderò a duello; così, magari, finirà anche la guerra: l’avrà vinta chi di noi due sopravvivrà”.
Sennonché …….. i suoi consiglieri gli fecero notare che, secondo le leggi cavalleresche, colui il quale non manteneva la parola data non era degno di battersi in duello. E quindi il voltafaccia del “collega” era, allo stesso tempo, La Ragione per la quale lui avrebbe dovuto essere sfidato a duello, e l’impedimento a che il duello avesse luogo. Il problema (logico, prima ancora che cavalleresco) si presentò subito come insolubile e la guerra continuò per molti anni.
CONTINUA ANCHE LA STORIA (prima o poi)."
Purtroppo non ci sono solo favole, ma anche fatti e disposizioni come quella della FIS, che, in accordo con il CT della sciabola, ha annullato una gara di coppa del mondo juniores per ragioni connesse all'evolversi in maniera negativa del covid19, variante omicron. A scanso di possibili strumentalizzazioni, mi sento di condividere totalmente la decisione federale. Ci troviamo in una fase in cui non ci è possibile scherzare e ne va della nostra salute. Certo, c'è da dire che ad ogni provvedimento corrisponde una contro indicazione, la quale può essere assorbita se la sua incidenza è notevolmente inferiore ai benefici che la deliberazione può produrre. Cionondimeno bisogna capire i genitori che subiscono il provvedimento a ridosso della trasferta con conseguente perdita di quanto versato per il pagamento dei biglietti aerei, caparra per gli hotel etc. etc.. Al riguardo è necessario accertare se i biglietti siano rimborsabili dalle compagnie aere, magari tramite voucher e se ciò non fosse possibile sarebbe quanto mai opportuno che la FIS provveda a dei ristori. C'è da dire che i convocati dal CT non subiscono alcunché mentre coloro i quali affrontano la trasferta a spese proprie, dopo essere stati autorizzati dalla FIS, corrono il concreto rischio di essere fortemente penalizzati dal punto di vista finanziario e ciò in questa particolare fase economico/lavorativa rappresenterebbe una doppia penalizzazione. Tutto quanto detto, ribadisco l'assoluta condivisione del provvedimento.
Ezio RINALDI

03 gennaio 2022

La scherma: sport di élite o sport di nicchia?

Un bellissimo articolo di Giancarlo TORAN, scritto su "La frase schermistica" che non può non essere condiviso. Pertanto, ricevuto il consenso dell'autore, lo riporto integralmente sulla "PIAZZA".

Ezio RINALDI

 "La scherma: sport di élite o sport di nicchia?

Eccomi pronto per eseguire un doppio salto mortale con avvitamento, e senza rete. Ovvero, parlare di forma, in un tempo in cui il vecchio detto, “la forma è sostanza”, pare roba da rigattiere. Oggi va bene stupire, costi quel che costi, per avere più “followers” – “seguaci” pare che non lo capirebbe più nessuno – ed essere qualcuno sul Web, con quel che segue.
Qui però parlo di scherma, lo sport che ho praticato e che ha segnato la mia vita: uno sport che era considerato “di élite”, ma che per motivi economici non avrei potuto praticare, perché di quella ipotetica élite non facevo parte. Ancora oggi mi chiedo per quale insolito concorso di circostanze sono riuscito a inserirmi in un mondo che non mi apparteneva. Eppure, ne sentivo il fascino: uno sport di combattimento, depurato dalle caratteristiche più violente, ma carico di storia e di storie appassionanti. Senza contare gli aspetti tecnici e cognitivi che mi intrigavano e tuttora mi appassionano.
E poi, la forma, e i formalismi: quella divisa bianca che tutti dovevamo indossare, il saluto, la stretta di mano finale, le stoccate che una volta era doveroso accusare, il rispetto dovuto agli arbitri, che potevano sbagliare, e allora sbagliavano di più, quando l’apparecchio elettrico non c’era. Lo spirito cavalleresco, i richiami frequenti alla lealtà, al senso dell’onore, al rispetto dell’avversario… è vero, già allora, quando iniziavo io, le eccezioni erano frequenti, troppo frequenti, ma il concetto era ben chiaro. Poi lo studio della storia, delle origini, mi ha svelato episodi eroici o indegni in egual misura, ma il concetto resisteva. La spada era e restava un simbolo di tante cose buone, la giustizia, la cavalleria, l’autodisciplina.
Vera o non vera, questa era – forse ancora un poco lo è – l’immagine della scherma in un mondo che non la conosce, se non da lontano. Uno sport di pochi, che ne conoscono il fascino perché la praticano, e sempre in bilico perché minacciata da sport emergenti e con più ampio seguito: chi organizza le Olimpiadi, che sono divenute un imponente affare economico, bada ai numeri piuttosto che ai ricordi e ai sentimenti.
I numeri, appunto. Quelli della scherma sono spesso al limite, anche se molto è stato fatto, in campo internazionale, pagando però un prezzo salato: per andare incontro al pubblico, o a quello che i dirigenti credevano che fosse il desiderio del pubblico, si è impoverita la parte tecnica, credendo di favorire lo spettacolo. Sorvolo su tempi di impatto, maschere con visiera trasparente e altri brutti ricordi che tengo per me. Semplificare le regole, per favorire l’aumento del numero delle federazioni, a scapito di quelle più forti, ha avuto il suo effetto positivo, ma anche quello negativo: regole spesso arbitrarie e non scritte, o contrarie a quelle scritte, e divaricazione sempre più ampia fra la scherma originaria e quella sportiva. Ma questo è un argomento su cui in tanti hanno già ampiamente e inutilmente detto e scritto, e non è qui il caso di insistere.
Il tema di questo scritto è un altro, e riguarda gli aspetti formali, che oggi potremmo definire di immagine.
Un’immagine, ci è stato detto più volte, che la scherma ancora possiede (per quanto tempo ancora?) ma che non sa comunicare con efficacia: che dipende in modo importante, direi essenziale, dalla componente emotiva, dalla fantasia, dalla forma, appunto.
Il Covid, in questi anni pesanti, ci ha privato ad esempio della stretta di mano finale, e mi sembra già un brutto colpo. La divisa bianca, simbolo forse della purezza del cavaliere – i più giovani scrolleranno le spalle, e si metteranno anche a ridere – non è più necessariamente bianca, né il saluto all’avversario e agli astanti viene reso con l’attenzione e la forma dovuta: e non ci si rende conto di quanto questa approssimazione, o questa sciatteria, danneggino l’immagine di cui si diceva prima.
La mia esperienza di questi ultimi anni con gli atleti non vedenti ha rafforzato la mia opinione, e credo che anche altri se ne rendano bene conto: una disciplina che vuole affermarsi ed essere apprezzata deve porre tanta attenzione agli aspetti formali, ai dettagli, a quanto genera emozione e partecipazione nel pubblico.

La scherma storica, cresciuta in due decenni in modo esponenziale, promuove e mantiene in vita tanti aspetti culturali che suscitano entusiasmo e altre belle emozioni in grandi e piccini.
Vedere nella scherma solo un medaglificio, che funziona grazie ai Corpi militari (ma è sempre Pantalone che paga) è secondo me un grave segno di miopia.
La scherma ha più di prima bisogno di buona immagine, perché i numeri sono bassi, e i risultati iniziano a calare. Poi, o prima, c’è il bisogno di educazione e autodisciplina, che in una sala di scherma si può e si deve imparare. Purtroppo i tempi e la vista corta di chi dovrebbe averla lunga tendono, spero involontariamente, a trasformare anche i maestri di scherma in bottegai, che devono essere attenti, in mancanza di una sana politica di sostegno, più a far quadrare i conti che a onorare l’impegno primario, che dovrebbe essere quello di educatori: al bello, a una disciplina, alla storia, alla nobiltà dei rapporti umani, e allo sport correttamente inteso.
Non ci sono solo le medaglie.
Giancarlo TORAN"

La foto di copertina, con Aldo (a sinistra) e Nedo Nadi, nel 1922, proviene dall’archivio di Nedo Nadi, Museo dell’Agorà della Scherma della Pro Patria di Busto Arsizio. 
Nella foto all’interno dell’articolo, Giancarlo Toràn stringe la mano al piccolo Alessandro Ferrazzano, dopo la lezione.