28 maggio 2017

IL PROGRAMMA MILLE MIGLIA

Salve a tutti gli amici (e non) della scherma. Anche quest'anno, per la verità con largo anticipo rispetto alle stagioni precedenti, la federazione ha pubblicato la prima bozza del calendario agonistico della prossima stagione. Anche quest'anno, come per gli anni passati, non mancano le perplessità legate alle scelta sia delle date che delle sedi. Inutile poi rimarcare come tutto rimane uguale nella sua impostazione di base, quella tanto per intenderci che era il filo conduttore già dell'attività di Nedo Nadi e Gustavo Marzi negli anni '20/'30 del secolo scorso. Da quel punto di vista in 100 anni ben poca strada è stata fatta. In compenso la prossima stagione ne faranno tantissima i tesserati, ed ancora di più i loro tecnici che seguendo più categorie avranno da vincere molti premi del programma Mille miglia. Magre soddisfazioni, ma vuoi mettere?
Troppi gli argomenti da trattare e poco lo spazio per farlo, senza dimenticarmi che dilungarmi troppo nell'esposizione otterrebbe l'effetto opposto a quello desiderato, invece di interessare il lettore lo farei addormentare.
Quindi proverò con velocissime "toccata e fuga" a fare alcune domande e sperare in qualche sensata risposta. Cominciamo con la categoria principale, ovvero gli "Assoluti". Come ogni anno saranno solo 2 le prove di qualificazione, di cui la prima il 30 settembre. Ma i campionati italiani saranno dal 7 al 10 giugno 2018, ma che senso ha piazzare una gara di qualificazione così importante 10 mesi prima del campionato nazionale??? Poi non si capisce perché la prima prova di qualificazione per il fioretto e la sciabola sia aperta a tutti mentre la seconda debba essere subordinata ad una qualificazione di zona. Ancora una volta una organizzazione contraddittoria, tanto per far spendere soldi per una trasferta in più.
Interessante sarà invece la trasferta in quel di Colle Val D'Elsa, dove il calendario ha voluto collocare l'unica prova U23 nazionale. Visto lo scarso successo in termini numerici delle ultime due edizioni, rispettivamente a Norcia e Foggia, stavolta evidentemente non si vogliono correre rischi e si è scelta una sede priva anche della stazione ferroviaria. Per vostra informazione è stata chiusa nel 1991, attualmente l'edificio ospita una farmacia mentre al posto della sede dei binari è nato un ampio parcheggio. Almeno da quel punto di vista non ci saranno problemi. Resta da chiedersi se al posto di una strana prova di qualificazione di zona non sarebbe stato più utile per tutti andare a rafforzare questa categoria inserendo una prova nazionale in più, e magari andando anche a scegliere sedi più raggiungibili dagli atleti.
Anche quest'anno avremo le due prove di qualificazione nazionale per i "cadetti" ed i "giovani", e poi la coppa Italia per quelli che non si qualificheranno direttamente. Idea egregia, giusto dare una seconda chance a tutti, soprattutto agli atleti di livello medio-basso, serve a motivarli e dare ossigeno alle società con la loro continuità di tesseramento nel tempo. Speriamo però che quest'anno la sezione "giovani" non sia limitata solo ai tre anni della categoria, perché anche questo appare un controsenso. Magari è anche interessante separare "giovani" e "cadetti", soprattutto in ambito femminile deve le seconde spessissimo spadroneggiano sulle più grandi, almeno quando la classifica scende, ma vedere garette da 20 partecipanti non si può proprio. Applicando il criterio secco del 30% out dopo il girone si rischia il controsenso di avere atlete eliminate nel girone che si qualificano per la gara più importante dell'anno. Così non ha nessun significato agonistico, una qualificazione che si possa definire tale deve almeno prevedere che un atleta per accedere al tabellone dei 16 debba superare il girone e almeno 2 incontri di eliminazione diretta. Se vogliamo invogliare le ragazze meno dotate a restare lo stesso tra noi, cerchiamo di potenziare il circuito U23 nazionale invece che creare delle gare "ghetto" dalle quali escono qualificate che fanno solo arrabbiare chi magari se la sarebbe meritata di più.
Altra considerazione a margine: considerando che le "giovani" qualificate direttamente sono state una decina circa, sommando poi quelle che hanno disputato la Coppa Italia di categoria arriviamo a una trentina di atlete dal 1997 al 1999. Questi sono i numeri su cui i CT debbono lavorare che creare una squadra nazionale competitiva a livello mondiale. Meditiamo.
Nel GPG è stato, a mio modestissimo avviso, compiuto il capolavoro. Dopo avere tanto pubblicizzato questo progetto per ravvivare la sciabola, per renderla maggiormente interessante, per creare gare numericamente più ricche, ecco nell'ambito di questi bei paroloni le due prove nazionali saranno a San Severo e Mazara del Vallo!! Cioè lontano, e non poco, da quelle zone che oramai la sciabola la stanno abbandonando. E tra le ragioni di questo anche il fatto che risulta troppo costosa sia in termini di materiali che, appunto, di trasferte. Mi sembra un controsenso assurdo, non sarebbe stato più logico magari spostare una delle specialità che hanno gare al nord in una delle due sedi meridionali e mettere una prova nazionale di sciabola al nord? Certo, la prova nazionale a squadre è a Lucca, solo che se le società non mettono ragazzini a fare sciabola, per i motivi sopra citati, mi pare evidente che non ci saranno squadre. Il Gran Premio Giovanissimi a metà maggio sembra un dispetto, quasi che per il prossimo anno la selezione di voglia fare all'ingresso, cercando di tenere lontani quanti più bambini possibile. Per aumentare i numeri occorre prima di tutto lavorare sui bambini, ma anche su quell'80% di piccole società che per questi costi sempre più folli si stanno orientando tutte sulla "monoarma", togliendo la possibilità a tanti potenziali buoni atleti di sciabola e fioretto di potersi esprimere. Non è pensabile ad oggi che una media società, per non dire quelle piccole, possa permettersi di pagare trasferte per tutta Italia ai propri tecnici. Per forza di cosa occorre dimezzare le spese, e quindi anche l'attività.
Quello che sembra anche lo spirito che anima ogni anno la scelta della sede e delle date del campionato italiano master. Anche per il prossimo anno la gara si protrarrà anche in un lunedì, non di festa ma qualsiasi, perché notoriamente l'attività Master è fatta da persone che a stare fuori casa di lunedì problemi non ne ha. E visto che a Longarone, dove quest'anno si terranno, la lunedì hanno voluto piazzarci le gare che hanno il minore afflusso, magari per il prossimo anno a Bari riusciranno a non avere proprio iscritti. Che sia questo in realtà il vero obbiettivo? Quello che fa più arrabbiare è che il buon senso, almeno quello, viene applicato solo in periodo elettorale, quando servono i voti e i tesserati è meglio non farli arrabbiare troppo, poi ovviamente passata la festa……
In questa bozza spariscono i CAF, uno dei cavalli di battaglia del presidente quando cominciò il suo percorso quale massimo dirigente della FIS. Una vero peccato, se questa mancanza dovesse venire confermata anche nella versione definitiva del calendario. Negli anni non si è mai riusciti a dare una propria identità ad una idea che avrebbe potuto essere uno dei fiori all'occhiello della federazione. Prima si è cercato di legarli alla partecipazione alle competizioni internazionali, poi si è regalato un pass per gli Open Nazionali trasformandoli in una specie di "gara-non-gara", quindi si sono tolti gli U20 e inseriti gli "Allievi", ma niente. Non si è mai voluto trasformare questo "allenamento" in un momento di crescita importante per tecnici ed atleti, sempre tutto lasciato alla buona volontà locale, che spesso (almeno per quello che riguarda il Piemonte) è decisamente mancata, decretandone l'inevitabile fallimento.
Certo, una logica in questa distribuzione di sedi e gare sembra esserci: quella del massimo profitto per chi le ospita. Le gare di spada al Nord e quelle di Sciabola al sud, la dove le due specialità registrano il maggior numero di adepti, il fioretto si cerca di tenerlo nel mezzo o verso il nord-est dove ci sono in maggiore quantità. Ma questo non è modo di sviluppare uno sport, ma di farlo morire, riducendolo ad una attività localizzata e sempre meno importante. Questo calendario, ancora una volta, mi da la netta sensazione che siano i soci al servizio della Federazione, e non il contrario come dovrebbe essere.
Paolo CUCCU

22 maggio 2017

MEDITAZIONE

Le vicende degli ultimi tempi mi hanno indotto allo studio della meditazione ed ho trovato che KRISHNA, il Dio supremo per gli Hindù, si definisce <<E sono il silenzio delle segrete cose>>, come appunto si legge in una strofa famosa della Bhagavadgita (X, 38 c), il testo sacro che milioni di Hindu considerano e conoscono come il loro Vangelo.
Nel passo, Egli afferma di essere l’essenza e il fine di ogni aspetto della manifestazione: «il gioco dei giocatori io sono, io lo splendore degli splendidi… io sono il potere dei potenti… io sono il sapere dei sapienti» (X, 36 e 38). Ma la dichiarazione riguardo alle «segrete cose» ha un’altra levatura: Dio è l’essenza del mistero, cioè il silenzio dell’ineffabile.
Per la religiosità hindu, infatti, il silenzio è la dimensione dell’Assoluto, inconcepibile e immanifesto. C’è, dunque, un’intima e indissolubile relazione fra silenzio ed «ESSERE», unitario, immobile.
Così, con perfetta corrispondenza, la dinamica del percorso che muove dal silenzio, e passa attraverso i suoni “udibili” solo interiormente, poi arriva ai suoni concreti ed, infine, approda alle parole articolate, è esattamente parallela al dispiegamento metafisico dell’universo che muove dall’ UNICO verso la MOLTEPLICITA'.
Ne deriva che, per rientrare nell’ UNITA' divina si deve compiere a ritroso il cammino dalle parole, e perciò dal pensiero, ai suoni trascendenti e infine al silenzio, cioè all’ ASSOLUTO unitario.
In India, questa scelta può essere (ancora oggi) radicale: è la scelta del distacco dalla società, dal mondo con le sue norme e i suoi doveri, ma anche del distacco dai diritti. La foresta, che certo non è il «deserto», è lo spazio elettivo dove svolgere quest’ordine di vita; ma nei testi indiani è però spesso definita come DESERTO, e la vita che vi si svolge prende il nome di «rinuncia», e «rinuncianti» sono coloro che la scelgono.
Fra i molti voti di varia natura, che i rinuncianti possono proferire, vi è appunto quello del «silenzio»: chi lo prende è chiamato MUNI, cioè «asceta silenzioso»; il voto non consiste solo nel non parlare fisicamente, ma anche nel ridurre gli stimoli delle percezioni e soprattutto nel non pensare.
Meditate, gente, meditate.
Cordialmente

Gaspare Fardella

16 maggio 2017

GLI SPIFFERI DI CAGLIARI

Giorgio Scarso
La sintesi della tre giorni di Cagliari, sede di svolgimento dei Campionati Italiani Cadetti e Giovani-Trofeo ITAS, riporta le affermazioni di Scarso, il quale asserirebbe che ora si può lavorare serenamente perché con il provvedimento adottato dalla Prefettura di Roma, per il quale è stata disposta la registrazione dello Statuto nel registro delle persone giuridiche, non c’è più alcun ostacolo alla gestione federale: l’unica cosa da fare adesso è l’istituzione di un ufficio legale al fine di evitare intasamenti di carte per la segreteria federale. Affermerebbe, altresì, che tale iniziativa avrà dei costi per la F.I.S. e ne attribuirebbe la responsabilità degli oneri finanziari al gruppo di opposizione (guastatori).
In merito alle fantasiose espressioni del Presidente, semmai le abbia fatte, vale la pena sottolineare che per quanto riguarda lo Statuto, sebbene la Prefettura abbia comunicato di aver proceduto alla registrazione della normativa quadro della F.I.S., senza fornire le previste motivazioni, la questione è ancora in itinere, ovvero in alto mare, anzi in pieno oceano. Infatti, corre l’obbligo di ribadire che i ricorrenti hanno prodotto istanza di accesso agli atti della Prefettura, al fine di acquisire copia del documento di richiesta del parere all’avvocatura dello stato e del documento con il quale l’avvocatura esprime la propria opinione.

Non tutti ricordano che l’obiettivo era arrivare al TAR e che la Prefettura sarebbe stata una tappa intermedia: non sto qui a spiegare il perché di questo percorso, ma era necessario farlo. Certo non si può disconoscere che qualora il provvedimento della Prefettura fosse stato favorevole agli esponenti, ora staremmo a scrivere un’altra storia. Comunque, avute le due attestazioni, il passo successivo, già previsto, sarà quello di adire il Tribunale Amministrativo Regionale di Roma. Posso anticipare che, qualora necessario, i ricorrenti si rivolgeranno anche al Consiglio di Stato. Pertanto, ritenendo Scarso persona intelligente, queste cose le avrà immaginate e da qui nascerebbe la sua idea di istituire un Ufficio Legale in federazione. Però attribuirne le responsabilità dei costi all’opposizione, ovviamente nel caso in cui le voci che circolano siano veritiere, mi sembra una puerile scusa per giustificare i relativi costi di fronte agli affiliati. Insomma un po’ di serietà!

A Cagliari erano presenti alcuni Consiglieri, i quali, sembra abbiano cominciato a pensare al dopo Scarso. Non è dato capire se a fine mandato o legislatura durante. Gli spifferi riferiscono che autorevoli componenti la compagine del Presidente si stiano sfilando e parrebbe che addirittura aspirino alla Presidenza. Insomma una grande turbolenza in quel gruppo che, forse, avendo preso consapevolezza di un certo declino, cerca di organizzarsi per conservare la poltrona.

Oltre le questioni legali, Scarso dovrà gestire anche i suoi rampolli: ci riuscirà? Ai posteri l’ardua sentenza.
Ezio RINALDI

12 maggio 2017

ELEZIONI C.O.N.I. ED IL RUOLO DELLA F.I.S.

Il giorno 11 maggio 2017, presso il salone d’Onore del Palazzo H (CONI), si sono svolte le elezioni per il rinnovo del Governo dello sport Italiano. Tralascio gli aspetti relativi all’inizio dei lavori, che ha visto l’intervento di introduzione del Presidente uscente e la nomina del presidente dell’assemblea, perché voglio porre in evidenza come sia stata assicurata la segretezza del voto, con la chiamata in ordine alfabetico dei votanti, ai quali veniva consegnata la scheda nei pressi della cabina elettorale, che si trovava a non più di 3/4 mt. di distanza. Cosa che la Federscherma nelle ultime tornate elettorali (2012-2016) non ha garantito – ho ancora le foto di gente che girava tranquillamente con le schede in mano e con la possibilità, quindi, di far vedere il proprio voto.
Il Presidente SCARSO, a seguito della decisione della Prefettura di Roma, ha potuto esercitare il proprio diritto di voto, ma ho visto un uomo alquanto preoccupato e deluso, il quale al momento della elezione/riconferma di MALAGO’ ha applaudito ma non si è alzato in piedi al pari di tutti gli altri suoi colleghi. Probabilmente deluso dal fatto di non essere stato riconfermato nella Giunta e di lasciare un incarico prestigioso. L’ho visto malinconicamente solo, le immagini televisive mi hanno dato questa impressione, e molto assorto nei suoi pensieri. Insomma per dirla alla Ferretti (indimenticato radiocronista di ciclismo)”un uomo solo al comando ed è Fausto Coppi”, anche il Presidente FIS è parso un uomo solo, ma non al comando e nelle retrovie.
I pensieri di SCARSO, probabilmente, derivano dal fatto che pur avendo ottenuto una parziale vittoria sulle modifiche statutarie, la situazione non gli consente di essere tranquillo e sereno. Infatti gli esponenti hanno chiesto l’accesso agli atti della Prefettura e, probabilmente, del CONI, al fine di acquisire i documenti relativi alla consulenza chiesta all’Avvocatura dello Stato ed il parere che la stessa ha fornito. Peraltro il provvedimento della Prefettura, firmato da un funzionario, è privo delle relative motivazioni (obbligo di legge), quindi impugnabile a 360°. Pertanto ritengo ragionevole supporre un intervento al TAR, e se a tutto ciò si aggiunge il dato che il Presidente nelle tornate elettorali che lo hanno visto presente, ha perso ogni incarico, è giustificato il suo umore. Quindi la federscherma non è più titolare della Presidenza della Confederazione dei Paesi del Mediterraneo, della vice presidenza della FIE e, cosa molto grave, la vice presidenza vicaria del CONI, ma ancor più il seggio in Giunta. Una discesa incredibile che vede lo sport più medagliato, in Italia e forse nel mondo, fuori dalle stanze che contano. A nulla serve ricordare che a livello FIE il Presidente FIS siede nel Comitato esecutivo ed in ogni commissione vi è un italiano: la realtà dice che SCARSO non ha una delega (al momento questo è dato sapere) e l’unico italiano che conti qualcosa è il Dr. FIORE in quanto presidente della commissione medica.

D’altra parte mi diceva il Presidentissimo Nostini che un vero dirigente dimostra di essere tale quando scende da cavallo e non quando sale.
Al riconfermato Presidente MALAGO' ed alla sua Giunta un grandissimo " In bocca al lupo".
Ezio RINALDI

10 maggio 2017

APPROVATE LE MODIFICHE STATUTARIE

La Prefettura di Roma ha approvato  le modifiche dello Statuto federale iscrivendolo nel Registro delle persone giuridiche.
Sono già stati richiesti gli atti per impugnare al Tar il provvedimento prefettizio.
Sicuramente dall’approvazione discendono una serie di conseguenze giuridiche che Federazione e CONI faranno bene a valutare attentamente.
Sarà cura di questo blog dare notizia di tutti i successivi sviluppi.
Personalmente non ero trionfalista prima e non sono depresso oggi. Peraltro bisognerà leggere con attenzione la richiesta di parere all'Avvocatura dello Stato e la risposta di quest'ultimo.
Pertanto, sulla base di tale decisione il Presidente Scarso dovrebbe avere diritto di voto nelle elezioni  per il nuovo governo del CONI, che si svolgeranno domani 11 maggio 2017 a Roma presso il palazzo H. 
Ezio RINALDI

09 maggio 2017

CARTELLINO NERO: è uguale per tutti?

Buonasera, appassionato di scherma seguo da sempre con vivo interesse questo blog.
Sono di ritorno da Caorle dove ho assistito alle competizioni della coppa Italia.
Nel corso della competizione di sciabola maschile, in un assalto molto tirato per i 32, un atleta che non aveva condiviso la decisione arbitrale nell'arbitraggio dell'ultima stoccata e che aveva deciso l'assalto in senso a lui sfavorevole, ha reagito con intemperanza ed ha scaraventato con violenza maschera ed arma per terra. L'arbitro, quindi, gli ha mostrato il cartellino "nero".
Sin qui il fatto.
La decisione "sacrosanta" in se, avrebbe avuto conseguenze davvero pesanti per l'atleta che, acquisito il diritto a partecipare ai prossimi campionati italiani, avrebbe visto, per tale via, compromessa irreversibilmente la sua partecipazione a quella competizione (che si terrà a Cagliari tra cinque giorni).
Questo è almeno quanto ricavo dalla lettura delle norme di giustizia federale che in tema di "espulsione" (comminata attraverso il cartellino nero t.114) stabiliscono all'art.24 comma 3 che " la squalifica per almeno una gara si applica automaticamente in caso di espulsione da una competizione".
Uso espressioni al condizionale perché immagino che la "squalifica" sia in un qualche modo "rientrata", con l'applicazione di regole che non conosco, ed è questo il motivo di questa mia mail. Questa conclusione discende dalla consultazione dei documenti di gara, resi pubblici sul sito federale, che espongono "regolarmente" in classifica l'atleta, con occupazione di una posizione che, vigente l'espulsione, a mente dell'art.12 delle disposizioni dell'attività agonistica avrebbe, invece, dovuto restare vuota.
Aggiungo che il regolamento tecnico per le gare di scherma prevede espressamente la fattispecie in esame. Ed infatti, la regola t 87 punto 3 lettera b indica, senza tema di smentita, come passibile di essere sanzionata con le penalità del quarto gruppo (espulsioni) i comportamenti del tiratore contrari allo spirito sportivo come (testualmente) " tirare violentemente e pericolosamente la maschera (o qualsiasi altra parte dell'equipaggiamento)"
Vengo al dunque: 
A me sembra che in casi, come quelli in esame, la decisione arbitrale rientri tra quelle cd. " di fatto" e, pertanto, irrevocabile ed inappellabile.
Se, questo è il contesto, allora, mi sfugge quale è stato il percorso normativo adottato dalla direzione di torneo di quella competizione per riammettere alla competizione l'atleta precedentemente escluso.
Sarò grato a chi mi saprà fornirmi utili indicazioni al riguardo.
Giustino


02 maggio 2017

ARBITRAGGIO ED INTERPRETAZIONE DELLE STOCCATE

Carissimi Amici e colleghi,
appena rientrato dal Gran Premio Giovanissimi, durante il viaggio di ritorno da Riccione a Torino, mille pensieri mi si sono affollati in mente. Alcuni, come ovvio, riguardano le recenti vicissitudini federali con denuncie ed esposti che chissà come andranno a finire e che cosa produrranno a livello politico, altre invece decisamente più tecniche. Intesa come tecnica schermistica.
Avendo a disposizione tempo, giornate intere, mi sono fermato tutti i giorni fino alle ultime botte delle varie gare, per osservare ed imparare. Quello che però ho maggiormente notato è stato un certo disagio nell'arbitraggio delle armi convenzionali, soffermandomi maggiormente sul fioretto che è la "mia arma", anche se lo so che un Maestro lo è di tutte e tre le specialità, ma poi sappiamo che molto spesso ci si "butta" su quella preferita e le altre si abbandonano.

Sono rimasto stupito dall'assoluta disomogeneità del giudizio di alcune situazioni, che la convenzione dovrebbe chiarire in maniera inequivocabile, ed invece risultano preda delle più diverse interpretazioni. In particolare sono due le azioni che hanno creato il maggiore numero di contestazioni ed episodi assolutamente poco chiari nella loro spiegazione.
Per semplicità di esposizione, e anche brevità perché gli articoli del blog non possono essere dei "trattati", le riassumo così:
1. "ATTACCO SULLA PREPARAZIONE": l'atleta A avanza cercando il tempo e la misura giusta dell'attacco, l'avversaria B a sua volta non si muove seguendo l'atleta A, ma a sua scelta di tempo parte in attacco anticipando le intenzioni dell'attaccante.
Descritta così appare una cosa semplice e chiarissima, ma credetemi così non è stato. Spesso ho visto l'atleta A "rincorrere" una avversaria B che precipitosamente indietreggiava verso il fondo pedana, ad un certo punto nell'incalzare dell'atleta A si limitava ad un semplice colpo d'arresto. Questo spesso veniva interpretato, appunto, come "Attacco sulla preparazione". Ora, a me come Maestro (diplomato all'Accademia), mi pare abbastanza chiaro che un "attacco" deve avere tutte le caratteristiche tra cui la "conditio sine qua non" di essere eseguito andando avanti, e non arretrando. Se guardate i filmati su Youtube delle gare internazionali, siano esse di categoria U20 o Assolute, mai viene in mente a nessun arbitro di assegnare una stoccata in attacco ad uno schermitore che arretra. Poi si dovrebbe anche stabilire con chiarezza cosa si intenda per "preparazione". Essa certamente non può essere misurata in passi (e quanti poi? due? cinque?). Appare per un Maestro chiaro che un attacco portato su una avversario B che fugge dovrà per forza di cosa essere composto da più passi, perché occorre rincorrerlo, definire questa come una "preparazione" la trovo una enorme forzatura che costringerebbe da oggi gli atleti a compiere minimi movimenti di attacco proprio per non esporsi a questa interpretazione dell'avanzamento.
2. "DIFESA DI MISURA": l'atleta A decide di arretrare per mandare a vuoto l'attacco dell'avversario B, quindi immediatamente riprende lui l'attacco ed entrambi si toccano.
Fino a poco tempo fa non c'erano dubbi su questa azione, l'atleta A era in attacco in quanto l'avversario B aveva esaurito la sua ragione con l'affondo, o comunque con il tentativo di colpire l'atleta A. Oggi mi è sembrato un autentico terno al lotto. Molti arbitri sono in difficoltà nel distinguere una "ripresa di attacco" da una "rimessa", e finiscono troppo spesso col dare ragione alla seconda, eliminando così la convenzione. Anche in questo caso si dovrebbe spiegare meglio la differenza tra un attacco a seguito di un altro e un semplice secondo tentativo di colpire, senza nessun ulteriore avanzamento.
Ci sarebbe ancora da discutere su alcune interpretazioni, oramai consolidate, di rimesse a seguito di una parata e risposta che non tocca, o sui gradi delle parate rispetto alle prese di ferro, ma credo già con queste due situazioni di avere messo abbastanza carne al fuoco. Adesso aspetto le repliche, sia da parte dei miei colleghi che da chi arbitra, nella speranza di riuscire a fare chiarezza.

Per noi tecnici è importante tornare a casa con idee chiare su cosa spiegare ai nostri allievi.
Paolo CUCCU