26 febbraio 2025

Sport e salute o Sport & immobiliare?

È stato il regalo di natale alle federazioni, il progetto di razionalizzazione del patrimonio immobiliare di Sport e Salute s.p.a che si chiama Sestante, facilmente visionabile sul sito, che spiega con termini tecnici che gli immobili usati come uffici dall’intero comparto sportivo italiano sono stati messi sul mercato per fare cassa.

Per mia opinione personale, non ancora corroborata da prove, la sensazione è quella di far sloggiare lo sport da molti immobili, alcuni di pregio, affinché arrivino clienti molto più ben disposti a pagare alte cifre per l’affitto, più di quanto lo siano le federazioni e i Comitati regionali, se non addirittura per fare spazio ad apparati statali che forse hanno più bisogno dello sport.

Un tempo pareva fossero immobili del CONI, ma con la rivoluzione sportiva, (sia chiaro, rivoluzione finanziaria e nulla più), questi edifici sono evidentemente passati ai mastini di Sport e salute s.p.a. una società quindi che chiunque abbia il portafoglio grosso e la voglia di svuotarlo, potrebbe in qualche modo comprarsela e fare i propri interessi alle spalle dello Stato, che forse è magari anche ben contento di togliersi dal groppone tutti sti metri quadrati di palazzi.

A nessuno pare importi nulla centinaia di persone in cerca di casa, e che attualmente lavorano per far funzionare l’attività sportiva nazionale e internazionale.

Le cifre e l’analisi è tutta da vedere nei documenti che ha pubblicato SeSspa, con cifre a metro quadrato per il rendimento da affitti, il tutto condito con un fraseggio stomachevole, a partire dal titolo in cui compare l’aggettivo “razionalizzazione”, (come se prima fosse irrazionale). E poi obiettivi del progetto e i principi del progetto (i loro ovviamente, che se ne fregano degli obiettivi e dei principi dello sport), il cronoprogramma del progetto (perché il tempo è denaro e quindi bisogna fare in fretta, non dimentichiamolo), per passare al benchmark dei costi di locazione degli uffici in Italia (perché se chiedono soldi, un motivo c’è), e dulcis in fundus il modello di valorizzazione del servizio (di incasso, implicito, ma ovvio), che suona come quando vediamo nei film americani il cattivo che spiega al protagonista il metodo per farlo confessare ed elenca non solo le ragioni, ma soprattutto la tortura con la quale farà il suo bel lavoro.

Ovviamente a SeSspa non interessa il profitto dello sport, ma solo il proprio, non interessa se in Italia ci sono impianti fatiscenti, e nemmeno gli interessa quanto fatichino le società sportive per campare in una società che non cresce né demograficamente né nei guadagni. Però evidentemente il mercato degli immobili forse va bene, per questo sfratta noi, perché forse vede bene la cifra finale in fondo al suo tunnel, senza sapere che se le sue previsioni di incasso rimarranno deluse, la fine del tunnel sarà molto più lontana di quanto possa immaginare.

Nello specifico la scherma non è messa bene. Anzi, proprio negli esempi che fa SeSspa nel suo documento, mette fra gli esempi più belli e seducenti, gli edifici di Viale Tiziano 60 e 64 a Roma, e quelli in G.B. Piranesi a Milano, dove Paolo Azzi avendo visto il progetto nella sua formulazione aveva fatto un salto sulla sedia, in quanto alla FIS erano stati chiesti circa 330.000€ all’anno di affitto, per un edificio che dovrebbe essere ristrutturato subito e senza passare dal via.

È il primo più grosso dei problemi che questa nuova Federscherma ha davanti a sé. Non solo i CT quindi, e la riorganizzazione degli apparati in vari livelli, ma quella di trovare un luogo, come Totò che nel cercare casa fu costretto a vivere al cimitero.

Anche se SeSspa paga una bella sommetta alle federazioni sulla base di criteri suoi, soldi che ovviamente fa piacere ricevere e che Azzi prima di Natale aveva in parte elargito alle Società sportive, non l’autorizza a riprenderseli in veste di locatore di immobili, o per lo meno a noi così sembrerebbe.

Ci chiediamo quindi come mai questi obiettivi così ben corroborati da una insolita fretta e dalle tempistiche furiose se siano da considerare sotto altre luci a noi sconosciute. Una cosa è certa, moltissime federazioni stanno già cercando altri lidi dove approdare, più consoni, più vantaggiosi e non solo economicamente.

Il grande sogno di Mussolini di accentrare a Roma tutte le federazioni d’Italia, nel Foro che porta il suo nome, detto ora “Italico”, sta lentamente svanendo. Il progetto infatti era quello di concentrarle tutte nel palazzo che si chiama Farnesina, e che ora è sede del Ministero degli esteri, considerato nel dopoguerra anche troppo per lo sport. Ugual sorte per le strutture in cui si fa sport, compresa la Casa delle armi di Luigi Moretti, che divenne l’Aula bunker per il maxi processo contro la mafia, perché era anche troppo per la scherma. E così via gli edifici della GIL, o le Case del fascio, alienati dallo Stato nel dopoguerra e poi rigenerati da privati o da altri se non demoliti per fare spazio ad altre funzioni, perché era anche troppo per lo sport e il tempo libero.

A questa Federscherma non possiamo dire che buon lavoro perché questo è uno dei maxi problemi di cui si dovrà occupare.

Fabrizio ORSINI













 

23 febbraio 2025

GARE E LOGISTICA

Negli ultimi tempi ho notato un certo attivismo da parte di genitori aventi figli praticanti la scherma. Il dinamismo trova le sue radici in alcuni provvedimenti federali che consentono l’ammissione alle gare nazionali di atleti stranieri, i quali non risultando nei ranking italiani vengono inseriti nei gironi come non classificati, senza tenere conto del loro reale valore. Ciò comporta che spesso gli indigeni incrocino il ferro con essi e perdano l’assalto: da qui il senso di frustrazione dell’atleta e dei loro genitori. Come dire: se non lo avessi incontrato la mia gara sarebbe stata diversa.

Altro motivo di insoddisfazione sono le strutture dove gli operatori, atleti, tecnici, accompagnatori e genitori non sono sostenuti nel raggiungere la destinazione e negli spostamenti in loco. Non ultimo anche l’orario ed il calendario gare le cui collocazioni spessissimo costringono le famiglie e gli atleti a restare un giorno in più nelle località sede di gara, poiché il torneo di una determinata arma è stato collocato di venerdì e domenica. Infatti un cadetto che si qualifica per la gara giovani è costretto a restare il sabato nella località di svolgimento della competizione, quindi un giorno in più. Insomma, un dispendio economico di cui si farebbe volentieri a meno.

In tale contesto non di rado i genitori si organizzano al fine per interloquire direttamente con la federazione, affinché si trovino adeguate soluzioni. Tutto comprensibilissimo e condivisibile, ma mi chiedo: i club ascoltano la voce dei genitori? Sono consapevoli che essi rappresentano la prima fonte di sostegno per la federazione? Se affermativo perché i dirigenti societari lasciano che siano i papà e le mamme ad avere rapporti diretti con l’Organo centrale? Non me ne vogliano i genitori, ma la federazione è l’insieme dei club schermistici, quindi tocca a questi ultimi avanzare richieste o proposte per il miglioramento di tutto il sistema, passando attraverso il Comitato regionale che rappresenta la federazione sul territorio. Se ognuno va per proprio conto il sistema si sfascia: è questo che vogliamo? Non credo e allora le società ascoltino i propri iscritti e per loro i genitori e si facciano promotori di iniziative, proposte e quant’altro sia necessario affinché i brontolamenti trovino il giusto ascolto.

Alla luce di quanto esposto mi permetto di suggerire una modifica allo statuto federale affinché sia prevista la rappresentanza dei genitori in Consiglio federale. Credo che i tempi siano maturi per una riforma veramente innovativa.

Ezio RINALDI

19 febbraio 2025

EQUIPAGGIAMENTO SCHERMISTICO PER LE CATEGORIE DEL G.P.G.

 

Ha tenuto duro fino alla fine la Federazione italiana scherma, per quanto riguarda i materiali e l’uso di attrezzature di gare con le indigeribili norme FIE, tanto che solo il 15 febbraio, quando stava per vincere Lucio Corsi con una canzone ironica dal titolo “Volevo essere un duro”, la FIS ha allentato la morsa e ha allargato l’uso delle divise 350NW e armi a norma CE per tutte le categorie del GPG, cioè i cosiddetti U14.

La notizia è stata accolta con una ovazione dal popolo della scherma, incredula di tanta sensatissima decisione, cosa che il sottoscritto a voce e per iscritto, gridava dal 2012, corroborata dal fatto che tutte le Federazioni nazionali straniere del resto del mondo hanno norme ben più lasche di quelle italiane.

Eppure la federazione era guidata fino al 2021 da Giorgio Scarso per il quale forse i materiali FIE erano il più valido baluardo della sicurezza schermistica in campo gara. Negli ultimi quattro anni cosa è accaduto per far cambiare decisione a un nuovo gruppo federale la cui anima nella sostanza non è cambiata da quell’anno?

Sarà stata la guerra in Ukraina, paese dove vengono prodotte le più economiche maraging del mondo, che ha limitato il reperimento delle stesse? O sarà stato il lievitare dei prezzi perché gli altri produttori nel mondo per rispondere agli standard richiesti dalla normativa, andavano in perdita nel vendere bassi numeri di prodotti a uno sparuto numero di atleti internazionali e al misero (per quantità di schermitori) popolo di italiani che ha eretto al dio della FIE il tempio della propria incontrastata devozione?

La realtà come al solito supera sempre la fantasia e la ragione va trovata all’interno del celebre discorso del Vice presidente vicario della FIS, Daniele Garozzo che fa capire non tanto che il costo per atleta è elevato, o che effettivamente sarà molto difficile che una fiorettista di dodici anni riesca a perforare due strati resistenti 800NW, che tradotto in cifre più comprensibili corrisponde a circa 80kilogrammiforza, ovvero sommati 160, cui va aggiunto il giubbetto elettrico, perciò a occhio e croce potrebbero essere anche 200kgforza. Macchè. La ragione è che se volessimo organizzare gare internazionali per il settore U14, come la celebre Marathon fleuret parigina, nessun atleta potrebbe parteciparvi, perché nessuno schermitore del resto del mondo è attrezzato come uno italiano, al quale mancherebbero solo mutande e calzini FIE, ma solo perché quest’ultima non ha legiferato in merito (per ora).

Cosa ancora più interessante quindi è che se volessimo inserire una gara del Circuito europeo cadetti fra le gare italiane, il problema sarebbe identico, il che preannuncia che fra qualche anno anche i nostri Cadetti subiranno identica sorte del GPG, anche a causa della triste esperienza avvenuta a Napoli alcuni mesi or sono, quando la gara di spada organizzata con grande stile andò più o meno deserta. Fu per questo motivo?

“Più che ‘l dolor, poté il digiuno”, sarebbe da dire, perché come sempre è stato detto da questa Piazza, siamo una comunità dai numeri bassissimi, con costi procapite elevati, un paradosso del tutto inaccettabile e facilmente evitabile.

Sulla scorta di questi cambiamenti, potremmo anche prevedere che sarà rifatto il calendario, e il sistema gare, così da rendere i costi di trasferta al minimo ai quali si aggiungono i costi per società da tenere sempre sott’occhio.

Non che non lo avessero promesso in campagna elettorale, anzi, tutto l’opposto, ma che facessero proprie le idee del blog quasi in toto ci stupisce al punto che meditavamo di cambiare il nome da Piazza a Mercatodellascherma.

Il risultato a breve termine sarà ben più di una boccata di respiro, con un miglioramento nella fidelizzazione da parte di un certo numero di atleti, e grande giovamento delle società. Ma a lungo termine cosa accadrà? Che avremo a Brescia un European Challenge denso di atleti U14 anche stranieri e a Napoli un popolo di Cadetti europei? Ce lo auguriamo di cuore, che finalmente il buon senso almeno da qualche parte sia entrato in questa federazione.

Cos’altro ci aspetta? Che Aquili e Terenzio dicano al Consiglio federale che se nell’olimpiade di Tokyo si potè tirare con lame CE, troviamo assurdo che dal settembre dello stesso anno in Italia dalla categoria Ragazzi del GPG si cominciò con le maraging, (che da quattro anni non sono ancora state certificate, infatti sulla lama c’è scritto maraging, ma non vi è ancora il celebre logo FIE) e che anche se vi sono donne minute che non hanno la forza di ragazzi potenti, ritengo che la rottura delle lame di sciabola avvenga più sull’urto fra le stesse, che per l’impatto con il corpo umano, il che vuol dire che se nel resto del mondo non vi siano incidenti nemmeno minimamente paragonabili a quelli considerati pericolosi, mi attendo per l’appunto che si possa tirare anche in campo Assoluti, con lame CE non maraging, perché se si vuole davvero salvare la sciabola, l’obbligatorietà delle lame maraging va assolutamente abolita a qualsiasi livello.

Mi chiedo infine che differenza ci possa essere fra la categoria Allievi/e e la Cadetti/e, sia per fisicità che per pericolosità di gioco. Diverso discorso sono disposto a farlo sulle categorie Giovani e Assoluti, ma ne riparleremo più avanti.

Ora però restiamo in trepidante attesa nel vedere realizzato o per lo meno partire il celebre progetto di Riciclo delle lame maraging che doveva iniziare presto soprattutto per la sostenibilità della scherma e renderla più green.

Semmai dovesse essere estesa la non obbligatorietà delle maraging anche ai Cadetti, questo progetto andrà verso il disarmo come un vecchio relitto, prima ancora di averlo varato.

Ci dispiace ricordarvi che ve lo avevamo detto, perchè tutte queste cose che in campagna elettorale servivano per essere duri, ora non servono più e a noi della Piazza, di certo è mancata la musica.

Fabrizio ORSINI

18 febbraio 2025

CONDANNATO Andrea CASSARA' PER TENTATA INTERFERENZA ILLECITA NELLA VITA PRIVATA

Dal "Fatto Quotidiano" riporto l'articolo inerente la condanna dell'ex olimpionico. Non mi permetto di commentare ed esprimere opinioni poichè siamo alle prime battute di una vicenda verso la quale la cautela è d'obbligo. La notizia sta facendo il giro del web e domani sarà certamente su tutti i quotidiani, sportivi e non. Ritengo che ci saranno ulteriori sviluppi legali poichè il bresciano si difenderà in ogni sede e fino all'ultimo grado di giudizio. Gli auguriamo che la faccenda si risolva positivamente per lui.

Ezio RINALDI


IL GIOCO DEI TRE CT

In campagna elettorale questa faccenda dei tre CT della scherma sembrava il gioco delle tre carte,  quello che si vede ai bordi delle strade a Napoli. Uno che muove l’asso e le figure, il compare che punta e vince, quello che punta e perde e infine il pesce che abbocca, il quale prima vince facile, e poi viene ripulito a dovere.

Dalle voci disordinate di Radio scherma prima che il Consiglio federale deliberasse, si pensava che le teste rotolanti lungo la pedana sarebbero state tante. Invece il 15 febbraio a Catania ha prevalso il buon senso, non il cambiamento come hanno sbandierato per mesi in campagna elettorale.

Sulla PIAZZA fu scritto a chiare lettere che il settore spada era stato ben organizzato, mentre sciabola e fioretto erano più in difficoltà e così il Consiglio ha deciso di mantenere Chiadò e rinnovare le armi convenzionali.

Il tema infatti non erano le medaglie, ma la pratica di fioretto e sciabola, che in Italia sono ridotte al lumicino. Passi il fioretto che sopravvive per mano di pochi eroi romantici che insegnano l’arma delle armi, ma la sciabola da anni sente echeggiare il de profundis un po’ ovunque. I più moderati la consideravano già morta e finanche sepolta e solo qualche coraggioso pirata abbordava il settore, benché poi fosse costretto a pentirsi per certi insormontabili problemi di vario genere e livello.

Eppure è da plaudire la decisione federale di mantenere Dario Chiadò alla spada. Lui infatti ha organizzato con precisione i CAF, ha seguito bene le nazionali minori, e si è coordinato con i CT delle nazionali giovanili, per avere sempre un ricambio fresco nella nazionale maggiore e una visione globale di un’arma molto praticata, cosa non del tutto scontata. E anche se i risultati sono sempre difficili da ottenere, alcuni record li ha raggiunti, come la sorprendente medaglia d’oro nella squadra femminile a Parigi.

Vorrà dire che Vanni, Aquili e Terenzio, dovranno, almeno un pochino, fare tesoro dell’esperienza della spada e rimboccarsi le maniche per conoscere le realtà locali, non solo fidandosi dei risultati delle gare nazionali o del consiglio di qualche maestro amico che la vede più lunga di loro. Considerato che sono tutti e tre sotto i cinquant’anni, la speranza è corroborata da parte loro da una forte sensazione di “voglia di fare”, che riscalda i cuori.

Cerioni intanto non sembra averla presa bene. Anzi la risposta mediatica che ha scatenato la decisone federale, vorrebbe difendere il medagliatissimo jesino che sperava in un rinnovo, forse per chiudere in bellezza e in casa una carriera sfolgorante visto che nel 2028 avrà 64 anni. Più di tutte però è stata la risposta bruciante data da chi lo ha chiamato per dirgli che il contratto non era stato rinnovato, ovvero che la scelta di Vanni nasceva dal “desiderio di cambiare, con rischi annessi, senza togliere nulla al valore subentrante e di proporre stimoli differenti a un movimento all’inizio di un nuovo corso”.

Su questa decisione forse conta molto anche una storia fiorettistica pregressa, che voleva Vanni CT già dal 2021, nome suscitato nel seno della stessa squadra in quel periodo, a valle di presunti dissapori dell’allora capitano del fioretto Daniele Garozzo nei confronti del CT, Andrea Cipressa. Malumori che si concretizzarono in una celebre lettera che l’allora campione ora vicepresidente vicario scrisse per farlo rimuovere.

Viste le scosse telluriche nell’arma, Paolo Azzi prese la decisione salomonica di accontentarli solo a metà, togliendo Cipressa e invece di mettere Vanni, mise al suo posto Cerioni, che aveva carisma ed esperienza, dandogli uno stipendio dalla FIS, ben integrato dal CONI, per evitare che andando in Francia dove aveva avuto una lauta proposta, avrebbe fatto quasi di certo vincere i transalpini nelle olimpiadi parigine, ma a spese degli italiani.

La scelta di mettere Cipressa a capo dei tre CT serviva quindi per coordinare quella terna di Commissari tecnici composta da Chiadò, Tarantino e Vanni, che fu a suo tempo sì una vera e propria rivoluzione, ma fin da subito divenne quella che conosciamo oggi composta da Chiadò, Zanotti e Cerioni.

Oggi quella rivoluzione che vediamo firmata Mazzone, è per i più addentro la materia, un qualcosa di dejàvu, e il cambiamento di cui si parlava all’inizio, o se preferite in campagna elettorale, non c’è o forse non c’è mai stato, anzi è stato fatto all’insegna della continuità, come se il Consiglio federale non si fosse mai rinnovato.

Un paradosso che nella scherma è oramai una sorta di regola.

Fabrizio ORSINI

16 febbraio 2025

NOMINA NUOVI COMMISSARI TECNICI: fuori Cerioni e Zanotti, dentro Terenzio, Aquili e Vanni.

Il Consiglio Federale in svolgimento a Catania, nella giornata di ieri ha deliberato la nomina dei Commissari tecnici. I nomi dei nuovi responsabili sono: per il Fioretto maschile e femminile Simone VANNI, già responsabile della stessa arma per per i paralimpici; sciabola femminile Andrea AQUILI, già responsabile tecnico della sezione scherma delle FF.OO.; sciabola maschile Andrea TERENZIO, tecnico delle Virtus Bologna e già Commissario tecnico dell’arma per l’Ukraina; per la spada è stato confermato l’attuale CT Dario CHIADO’.
Ci sono, quindi delle novità in termini organizzativi: divisione della sciabola con due CT. Ci sono delle conferme, Dario CHIADO’, e delle esclusioni eccellenti: Stefano CERIONI. Per quanto riguarda ZANOTTI, ormai ex CT, era nell’aria una rivisitazione del settore, quindi per me nessuna sorpresa, mentre per il fioretto il discorso è diverso.
Insomma una mini rivoluzione che però lascia l’amaro in bocca a qualcuno, in particolar modo a Cerioni. In merito a quest’ultimo su molte testate giornalistiche viene riportata la notizia della sua non riconferma e da qualche parte il suo disappunto per come si è arrivati a questa decisione. Non è ardito affermare che quanto adottato dal Consiglio Direttivo sia una sorpresa, poiché vale la pena ricordare che l’ex CT aveva ripreso il settore dopo una serie di contestazioni al suo predecessore (Andrea CIPRESSA) e lo ha mantenuto ai livelli che tutti noi conosciamo e forse anche migliorato, tanto da essere, e giustamente, considerato uno dei CT più vincenti. Mi sovviene il detto: “squadra che vince non si cambia”, evidentemente non per Cerioni, il quale ha manifestato tutta la sua delusione sul proprio canale Instagram per una decisione “Ingiusta e sbagliata”. Personalmente non capisco la differenza tra la conferma a Dario CHIADO’ nella spada e la mancata riconferma dello jesino, nel senso che ha vinto il primo ed ha vinto il secondo quindi perché non adottare la stessa linea?
“I cambi alla guida del fioretto e della sciabola non rappresentano certo una bocciatura a gestioni che hanno dato tanto alla scherma italiana, ma allo scadere dei rispettivi mandati abbiamo optato per un rinnovamento che potrà dare ulteriori stimoli e nuove energie a tutto il movimento”. Questa la dichiarazione del Presidente Mazzone a difesa della decisione assunta.
Indubbiamente il Presidente, coadiuvato dal CF,  avrà valutato con attenzione tutti gli aspetti connessi a tale decisione. Infatti nel comunicato federale si afferma: “Anzitutto un grazie, doveroso e sentito per il grande lavoro svolto e per i risultati raggiunti nell’ultimo quadriennio, ai CT uscenti Stefano Cerioni e Nicola Zanotti - ha commentato il presidente Luigi Mazzone -. I cambi alla guida del fioretto e della sciabola non rappresentano certo una bocciatura a gestioni che hanno dato tanto alla scherma italiana, ma allo scadere dei rispettivi mandati abbiamo optato per un rinnovamento che, siamo certi, potrà dare ulteriori stimoli e nuove energie a tutto il movimento”. 
Quindi si tratta di un rinnovamento: si può condividere o meno ma questo è.
Al riconfermato CHIADO’ ed ai nuovi CT TERENZIO, AQUILI e VANNI giungano gli auspici della PIAZZA per il conseguimento di sempre maggiori successi, per il prestigio della scherma e loro personale.

Ezio RINALDI 

13 febbraio 2025

A RISCHIO L'ELEZIONE DEL NEO VICE PRESIDENTE Francesco MONTINI?

Riprendo dal "Fatto Quotidiano" l'articolo che segue.

"ll presidente delle Fiamme Oro Francesco Montini nominato anche vice della FederScherma: ma è a rischio incompatibilità

Adesso il rischio è che la nuova nomina finisca al centro di un ricorso in tribunale. Intanto lui ha lasciato solo la sezione scherma delle Fiamme Oro
di Lorenzo Vendemiale | 12 Febbraio 2025
C’è un piccolo caso normativo che coinvolge due grandi poteri dello sport italiano: le Fiamme Oro e il gruppo della Polizia di Stato. E la scherma, una delle Federazioni più vincenti del nostro movimento. Hanno in comune una figura di vertice: Francesco Montini, storico presidente delle Fiamme Oro, da poco anche vice della FederScherma. Due cariche che però sarebbero incompatibili e rischiano di finire al centro di un ricorso in tribunale.
Da qualche settimana, la Federazione Italiana Scherma (Fis) ha un nuovo presidente: Luigi Mazzone, ex spadista, professore ordinario e Direttore della Scuola di Specializzazione in Neuropsichiatria Infantile dell’Università degli Studi di Roma Tor Vergata, ha superato all’ultima stoccata l’uscente Paolo Azzi. Originario di Catania, è stato eletto col sostegno dell’ex storico numero 1 Giorgio Scarso e degli atleti (infatti come vicario ha scelto l’olimpionico Daniele Garozzo), avendo tra le sue fila anche Carabinieri e Polizia, da cui la scelta di Montini come secondo vice in consiglio. Qui però nascono i problemi.
Le regole sanciscono l’incompatibilità fra la carica di consigliere federale e quella di presidente di una società affiliata (a cui i gruppi militari sono equiparati). È una norma di buon senso, che serve per evitare conflitti di interesse (le Federazioni distribuiscono soldi e in teoria un consigliere potrebbe trovarsi nella posizione di indirizzarli alla sua stessa società): lo stesso presidente Mazzone, tanto per fare un esempio, è stato costretto a lasciare la guida del Cus Catania e il suo incarico all’interno della FederCusi (la Federazione universitaria). Per Montini è complicato, perché il comando delle potenti Fiamme Oro vale sicuramente più di una vicepresidenza.
Il diretto interessato non ha battuto ciglio: ha pensato di archiviare la questione lasciando solamente la sezione scherma delle Fiamme Oro (al suo posto Flavio D’Ambrosi, che per altro è presidente della Federazione Pugilato). Le Fiamme Oro, infatti, sono formate da tanti Gruppi Sportivi per le varie discipline, ciascuno dei quali si affilia in maniera differente alla rispettiva Federazione. Problema risolto? Non proprio. Se è vero che esistono tanti gruppi per altrettanti sport, giuridicamente le Fiamme Oro sono un organismo unico, con un solo presidente. Lo statuto a riguardo è chiaro: “Il Presidente dei Gruppi Sportivi è il Direttore dell’U.C.A.G.S., il quale assume altresì la carica di Presidente di ogni Settore ovvero di ogni disciplina”. Infatti ci sarebbe un problema di registrazione anche col registro Coni. Insomma, Montini resta presidente delle Fiamme Oro. E perciò rimane pure lo spettro dell’incompatibilità. L’opposizione, che è rimasta fuori di poco dal consiglio federale, affila le armi e prepara il ricorso che rischia di imbarazzare il corpo della Polizia di Stato. Che le regole dovrebbe farle rispettare, non interpretare o addirittura cercarle di aggirare."
Il commento dell'ex Presidente Paolo AZZI:" Da come è posta la questione il tema merita un adeguato approfondimento".
Ezio RINALDI
https://www.ilfattoquotidiano.it/2025/02/12/presidente-fiamme-montini-federscherma-incompatibilita/7875460/amp/

10 febbraio 2025

UN FINE SETTIMANA D'ORO E DI PROBABILI ADDII.

Tommaso MARINI

È stata Heidenheimer a inaugurare il week end d’oro dell’Italia schermistica del 2025, il primo, speriamo, di una lunga serie, ma che verrà ricordato come l’ultimo per i tre Commissari tecnici della scherma nazionale.

Il grido di Di Veroli che ha vinto su Tibor Andrasfi, rimarrà impresso nelle immagini di questo nuovo anno internazionale, l’anno che impone i cambiamenti nelle fila delle rispettive nazionali. Sesto Buzzacchino, quindicesimo Luca Diliberto diciannovesimo Enrico Piatti, per citare solo i più vicini, mentre gli altri poco brillanti sono molto al di sotto. Colpisce la vittoria dei giapponesi nella prova a squadre, in finale con Israele, seguiti dalla Svizzera, e su 36 squadre, dove l’Italia si è mostrata 17a sebbene tutta giovanissima e capitanata da Di Veroli, corroborata da Valerio Cuomo (153° nell’individuale), Giulio Gaetani (136°) e Giacomo Paolini (67°). Menzione speciale per Fabrizio Cuomo che invece ha saputo ricavarsi un onestissimo 79° piazzamento.

Martina FAVARETTO

Anna CRISTINO
Ben diversa la prova delle donne questa volta guidate da Rossella Fiamingo la quale ha chiuso la gara al terzo posto individuale assieme a Lucrezia Paulis, 18a la Santuccio seguita da Giulia Rizzi, 22a Federica Isola e 30a Gaia Caforio. Ma è nella prova a squadre che si sono mostrate formidabili vincendo la gara, con una prestazione memorabile di Federica Isola, Sara Maria Kowlaczyk, Roberta Marzani e Giulia Rizzi. Su 29 squadre il risultato è da considerare importante per aprire un quadriennio ricco di spadiste che dimostrano di poter portare avanti l’arma con consapevolezza.A Torino la musica non è comunque cambiata, anzi è rimasta tutta italiana. Brillantissima prestazione delle donne che hanno guadagnato il primo posto con Martina Favaretto, con una ultima stoccata sul 14-9 che meriterebbe di

essere rivista, ma soprattutto il bel bronzo di Arianna Errigo in compagnia di Anna Cristino.

Formidabile anche prestazione di Tommaso Marini, che ha battuto il ceko Alexander Choupenitch allenato da Giovanni Bortolaso con una scherma lucida ed elastica. Settimo Davide Filippi e diciassettesimo Filippo Macchi, seguito da Guillaume Bianchi.

Arianna ERRIGO
Insomma una tre giorni di podi che fanno ben sperare per il futuro, contornate da qualche lacrima credo. È certo che Stefano Cerioni e Nicola Zanotti non vedranno riconfermata la loro carica, e con ogni probabilità anche Dario Chiadò sarà sostituito, va detto a malincuore, perché in Italia i CAF e le varie nazionali, giovani e cadette da lui coordinate, hanno saputo produrre un sistema efficiente e ben calibrato sui numeri di questa arma. Chi lo sostituirà troverà una rete di lavoro oliata e priva di grandi difetti.
Davide DI VEROLI

Non la stessa cosa si può dire del fioretto e della sciabola. Il primo fa fede su ben poche sale scherma che praticano quest’arma, e sui CAF che sono appena sufficienti per poter affermare che il settore sia produttivo come un tempo, mentre la seconda, non ci vergogniamo di rimarcare senza smentita dei fatti, che al momento non ha i numeri per poter sopravvivere se non si mette mano all’aratro e si semina in maniera abbondante, estirpando le erbacce cattive.

Un quadriennio che sarà impegnativo per le persone che saranno poste alla guida dei tre settori, cui auguriamo un buon lavoro.

Fabrizio ORSINI

04 febbraio 2025

RADIO SCHERMA: i soliti pettegolezzi.

Un clima eccellente ed una giornata elettrica per la gara master svoltasi al Palatennistavolo di Terni nel fine settimana del 1/2 febbraio 2025. Moltissimi gli stranieri che hanno apprezzato l’accoglienza data dai padroni di casa, in un contesto post elettorale leggero come la brezza che carezzava gli alberi nel parcheggio.

Più di 600 iscritti a una gara master che si distingue sempre per fair play e ottimo agonismo, una longevità sportiva che molti sport non hanno, un valore che conosciamo, sul quale non sempre abbiamo puntato a livello federale.

Grande spolvero per Leonardo Patti, Presidente dell’Associazione Master, impegnato in pedana a competere con i suoi associati e buona anche la presenza del Vicepresidente dell’Associazione, Luca Salis, il quale durante le premiazioni brillava in sorrisi, stringendo le mani a tutti, compiaciuto del successo della gara.

E’ da rilevare anche l’ottimo umore del gruppo arbitrale che con agilità gestiva i numerosi assalti, spesso anche complicati, delle sei armi, ma soprattutto in quattro categorie di età.

Il neo Presidente federale, Luigi MAZZONE, il quale fino a qualche giorno fa calcava le stesse pedane master, ha onorato la competizione nella giornata di domenica. Non ultima la presenza di Di Bartolomeo nella duplice veste di Consigliere del Comex e delegato del Comitato regionale abbruzzese.

Come sempre, nel parterre tante chiacchiere e molti pettegolezzi. “Radio scherma” informa, in modo anonimo, che già le prime promesse elettorali fatte a questo o a quello non sarebbero attese per ragioni riconducibili alla ottimizzazione delle spese, che potremmo anche dire di “risparmio generale”. Le poltrone più calde sono quelle dei CT e del loro coordinatore nazionale, quest’ultima soprattutto molto ambita, ma non del tutto confermabile e di certo non sdoppiabile.

Indiscrezioni anche sulla poltrona della Scuola magistrale e su tutti i CT delle nazionali giovanili. Insomma tante chiacchiere ma nulla di certo. Il mio modestissimo pensiero è che al nuovo Consiglio va dato il tempo necessario per una conoscenza complessiva delle cose da fare nell’immediato ed una accurata valutazione per quelle del futuro.

Anche a me sono giunte voci di forti malumori da parte di qualcuno che, evidentemente, impegnatosi attivamente nel sostegno alla nuova dirigenza sperava forse in una gratifica immediata. Probabilmente queste persone non conoscono bene le dinamiche che attengo al funzionamento di un Consiglio federale, il quale deve operare per l’ordinaria amministrazione e per l’attuazione del proprio programma oltre ad eventuali impreviste esigenze. Pertanto certi malumori non hanno motivo di esistere e se qualcuno ha il mal di pancia sarà il caso che assuma un maalox e lasci la dirigenza lavorare in pace. Inoltre mai sostenere una coalizione al solo scopo di ricavarne dei vantaggi personali perché poi le delusioni sono dure da digerire. Peraltro, ritenendo il Presidente una persona seria sono convinto che saprà ottemperare ad eventuali promesse elettorali, conseguentemente è d’uopo attendere le prossime riunioni del Consiglio e poi, eventualmente, se ne potrà parlare. Al momento si fanno solo chiacchiere da bar e con quelle non si va da nessuna parte.

 Ezio RINALDI