29 febbraio 2024

Gare di scherma: formule diverse?


Periodo di gare intense nella Federscherma. Bolzano in particolare ha visto la bellezza di quattro gare, la Qualificazione assoluti fioretto e sciabola, la Gara di Spada Serie C2 maschile e femminile a squadre Zona 1 e i due Grand Prix di spada a squadre maschile e femminile del GPG per categorie Allievi-ragazzi, e Bambini-giovanissimi.

Luogo ineccepibile, organizzazione ottima non c’è che dire, se non una piccola osservazione lo svolgimento della gara per gli Assoluti di Fioretto e sciabola.

Nelle quattro armi appaiono la bellezza di 445 atleti. Vista la distanza va fatto un plauso agli stakanovisti delle gare che si sono spostati in Trentino, che a onor del vero regala sempre una splendida accoglienza.

Vediamo dai numeri che nella gara di Fioretto maschile i 183 partecipanti sono stati ridotti a valle dei gironi a 147, cioè solo 36 hanno fatto i sei assalti del girone, ma non la diretta, corrispondente al 20% degli eliminati. Identica sorte per la Sciabola maschile di 90 atleti, il 20%, cioè 18 è andato a casa prima della diretta. Per le donne la sorte è stata diversa. Delle 113 fiorettiste, 3 non sono andate alla diretta, il 2,6%, e fra le 59 sciabolatrici nessuna eliminata. Come mai questa differenza di trattamento? Una forma di cavalleria post litteram, in un’era in cui si invoca la parità di genere e di trattamento fra i due sessi? Ma anche fra armi. Se il fioretto aumenta vanno eliminati, mentre se sono pochi possono farsi anche la diretta?

Curiosissimo come all’inizio della gara di sciabola maschile, la formula di gara fosse chiarissima, ovvero tutti i partecipanti andavano alla eliminazione diretta. Forse un refuso, ma a classifica provvisoria la formula è stata cambiata e i 18 sciabolatori esclusi sono rimasti con l’amaro in bocca. Una stranezza, che però qualcuno sembra abbia affermato che “capita”. E tutto per non far fare la gara a 67 atleti, corrispondente al 15% del totale degli iscritti? Incomprensibile, anche se era concomitante la gara a squadre di spada maschile e femminile, eppure loro non sono stati eliminati, tenendo conto che l’iscrizione alla gara a squadre costava solo 40€ per squadra, che in rapporto ai 20€ sborsati per la gara individuale è quantomeno una disparità evidente. Considerato che dalle gare individuali la FIS ha incassato 4.445€ e da quella a squadre 1.120€, sarebbe stato opportuno avere un occhio di riguardo più per le competizioni individuali che per le squadre: forse sarebbe stato più produttivo.

L’ideale è che si facessero regole generali più chiare e anche invocare, non solo la parità di genere, ma anche di arma. È forse troppo? Una maggiore attenzione da parte dei rappresentanti federali degli atleti ad interessarsi anche di questi semplici, ma non proprio inutili problemi, onde evitare disparità tra le varie armi, maschile e femminile, sarebbe auspicabile.

Fabrizio ORSINI

25 febbraio 2024

LE INCOMPATIBILITA DEI RUOLI: la FIE chiude gli occhi!

Fikrat Valiyev
Cosa succede in città?

È il titolo di una canzone di Vasco Rossi che mi ha ispirato questa volta, e che potremmo parafrasare con un Cosa succede in città della scherma.

È notizia di due settimane fa che Ysaora Thibus, la fiorettista francese, è stata trovata positiva al doping. Una faccenda che ricorda spettri italiani del passato, e che è meglio non rivangare. I giornali tacciono, specie quelli francesi, in attesa come noi di una voce sugli esiti di questi risultati specie perché l’olimpiade parigina è vicina e per lei una sentenza negativa potrebbe lasciarla sugli spalti come spettatrice.

Altro fronte è vedere certi scenari internazionali poco chiari, che hanno fatto riflettere non poco. Il primo riguarda Fikrat Valiyev, che è maestro della Nzlymov Fencing in Azerbaijan che il 10 febbraio a Lima, per la coppa del mondo di sciabola, è stato visto a bordo pedana dei suoi atleti, mentre il giorno successivo aveva la giacca da arbitro, ma sempre nella medesima gara, in barba al regolamento che recita “Gli arbitri non possono cumulare lo loro funzione con nessun altro ruolo all’interno dello stesso torneo quale membro della Direzione di torneo, capitano di una squadra, osservatore ufficiale della propria federazione nazionale, accompagnatore, ecc…” e per accompagnatore ed ecc… possiamo annoverare quindi il ruolo di Valiyev. Forse sono mancati i dovuti controlli.

E che dire di certi comportamenti poco schermistici, che solitamente vengono sanzionati in modo grave? È facile trovare sul web l’assalto fra il georgiano Badzaze e il francese Patrice, che li ha visti ben poco schermistici a valle di un arbitraggio in cui il georgiano ha preso per la giacca il francese rimostrando le sue ragioni in maniera poco signorile, e poi, dopo averlo avvinghiato sul collo e portato il volto vicino al suo, gli ha anche sferrato un debole calcio alla gamba. Nessun cartellino è stato estratto per nessuno degli schermitori, nonostante siano stati divisi dai membri delle rispettive nazionali.

Nell'immagine a dx è dimostrato come in una gara di coppa del mondo di sciabola femminile in quel di Lima, valevole per la qualificazione Olimpica, i soliti atleti dell'est europeo fanno quello che vogliono e nessuno interviene. Domanda: ma i regolamenti si rispettano? E la FIE cosa aspetta ad intervenire?

Eppure vi ricordate il cartellino nero estratto contro uno spadista statunitense in una gara in cui lui per rabbia diede un calcio a un cartellone? Quel gesto fece sì che la nazionale americana venne esclusa dai mondiali di Milano. Due pesi e due misure verrebbe da dire, o forse una mancanza di lucidità. O addirittura parafrasando Orwell, gli schermitori sono tutti uguali, ma alcuni sono più uguali di altri. Sono molto dispiaciuto per questo.

Per fortuna c’è la Federazione italiana, che ha fatto partire il Campionato cadetti e juniores a Napoli, al cui primo esordio sono arrivati due ori uno da Michele QUEIROLI nella spada e da Vittoria Mocci nella sciabola, contornati da un argento della fiorettista Maria Vittoria BERRETTA, e il Bronzo di Francesca LENTINI nella sciabola. La gara si concluderà il 29 gennaio e siamo già con il pallottoliere per il conteggio finale dei successi dei nostri atleti.

Ezio RINALDI

 

24 febbraio 2024

RICORSI E SENTENZE: disponibilità.

Anonimo ha lasciato un nuovo commento sul tuo post "RICORSI E SENTENZE":

Carissimo Ezio, l'unico accordo possibile potrebbe essere quello che i due Enti trovassero
l'intensa nel rilasciare gli attestati, insieme con parità di diritti, ma soprattutto che il diploma riportasse la dicitura di entrambi gli Enti, firmato dai due Presidenti
La proposta dovrebbe partire da persona terza per essere credibile.
Perché non ti esponi in prima persona come hai sempre fatto?
Tentare non nuoce.
Se ti esponi, ti chiamerò per darti una mano.

L'anonimo "amico" mi sollecita ad espormi affinchè proponga alla FIS un'intesa acchè gli attestati/diplomi vengano rilasciati dai due Enti con parità di diritti e che il diploma riporti la firma dei due Presidenti (ANS e FIS). Mi sembra una proposta sensata che andrebbe sviluppata. Non so se Io possa essere la persona giusta per una mediazione, però do sin da ora la disponibilità per una trattativa seria, scevra da condizionamenti vari.
Ezio RINALDI


23 febbraio 2024

UN RICORDO Di Irene CAMBER

Irene CAMBER
La prima notizia su Irene Camber che appare sul Bollettino nazionale federale è del 1941, numero 32. Al campionato femminile di III categoria Alberta Lorenzoni arrivò prima, Irene seconda, terza Marcella Mac Dowal, seguite da Nives Franco e Tina Galimberti. A maggio dello stesso anno è grazie al campionato a squadre femminile che si fece vedere anche perché la gara era organizzata a Trieste, la sua città. Militava infatti nella R.S. Ginnastica triestina, e passò il turno battendo il Circolo spada Venezia, con un 14-2. La squadra era composta oltre che da lei anche da Velasco, Lorenzoni, e Silvia Strukel, che praticamente è già o quasi la nazionale italiana femminile, o ci mancava poco. In seminifinale la Triestina batté il GUF Padova, accedendo al tabellone finale che la vide diventare campionessa italiana a squadre battendo in sequenza il Dopolavoro ferroviario Genova, dove militava Velleda Cesari, il GUF Milano, e il C.S. Torino. Fu il primo successo, nel quale mostrò evidenti capacità schermistiche e aveva solo quindici anni.

Da questa importante affermazione a quella decisiva che la consacrerà campionessa olimpica nel 1952, ci sono undici anni, ma effettivi soltanto otto, di continue gare e prestazioni che la vedranno impegnata in un continuo ininterrotto crescendo, in cui sarà campionessa mondiale nello stesso anno olimpico, prima donna in assoluto a raggiungere questo traguardo.

Era nata a Trieste nel 1924 e aveva due doti perfette di una persona impareggiabile, la bravura e l’umiltà. E se noi schermitori sempre pronti a verificare i risultati possiamo constatare che la prima dote fu innegabile, per la seconda c’è una testimonianza che lei stessa riportò in una intervista dopo che vinse a Helsinki. Prima di partire per la Finlandia si avvicinò alla porta per salutare la madre che le chiese se avrebbe potuto vincere. Tra donne evidentemente non si poteva mentire e lei rispose, potrei. “Allora se puoi devi anche riuscirci.” E con quel bagaglio interiore a metà strada fra l’esortazione e l’impegno morale, assalto dopo assalto si trovò nel girone della finale assieme a Ilona Elek, una ungherese abituata alla vittoria e di grande esperienza. La cronaca di quell’assalto la fece sempre Irene, che è in sé un manuale di introspezione durante un assalto, e perdonatemi se vado a memoria: “Dopo la prima stoccata pensai che avrei potuto mettere anche le altre e constatai che era possibile. E misi la seconda e la terza e poi la quarta.”, il tutto avvenuto dopo uno spareggio a tre assieme alla danese Lachmann.

I capelli ricci e corti e un sorriso accattivante fu il suo marchi distintivo. Quando la incontrai alla commemorazione del M° Marcello Lodetti anni fa, arrivò da sola a Milano, facendo il tragitto con treno e metropolitana da Monza, alla tenera età di ottantotto anni e mentre le chiedevo alcune notizie della sua formazione, mi raccontava che la foto del maestro che la formò, la teneva sul comò di casa, ma non ricordava il nome per un improvviso vuoto di memoria, ma la medaglia d’oro era nel cassetto, quindi non in bella vista.

Nelle ricerche l’ho poi ritrovata in moltissimi eventi della scherma italiana, come se fosse stata la madrina della scherma femminile il cui battesimo si ebbe con Marisa Cerani e Germana Schwaiger, ma chi la svezzò nei vent’anni successivi fu lei, che ne diresse il gruppo delle fiorettiste e ne curò per la federazione i molteplici aspetti di una scherma femminile che cambiava in continuazione e aveva di fronte a sé il blocco sovietico che cercava una egemonia e che raggiunse, ma non durò molto.

La rividi dopo quell’incontro in un filmato dell’Istituto Luce, durante un incontro dimostrativo, durante il quale erano stati invitati i migliori campioni italiani e stranieri, e poi sarebbe seguito un gala elegante, come un tempo si faceva. Tirava con impeto, consapevole di sé e di quello che faceva, e nell’ultima stoccata di quell’assalto, sembrò girata da un regista, ma interpretato da una grande attrice. Dopo un’azione veloce e ben eseguita, si toglieva la maschera e sorrideva soddisfatta, noncurante della ricostruzione dell’arbitro che non poteva non darle il punto della vittoria. La sequenza successiva mostrava Edoardo Mangiarotti in smoking e lei che sorseggiava un drink con uno splendido abito di pizzo nero, rossetto, matita e ombretto, perché era anche clamorosamente femminile. E siccome alle donne di talento non serve altro che mostrare quello che hanno dentro, più di quello che hanno fuori, si laureò in chimica e lavorò con il marito per una vita, mettendo su famiglia con la stessa umiltà con la quale vinse un’olimpiade, che, strano a dirsi, oggi inebrierebbe chiunque, ma evidentemente non lei. Il 12 febbraio aveva compiuto la splendida età di novantotto anni.

Fabrizio Orsini


22 febbraio 2024

RICORSI E SENTENZE

Un anonimo mi ha fatto pervenire il commento che segue. In via del tutto eccezionale e ritenendolo utile, lo riporto integralmente affinchè i lettori ne abbiano piena conoscenza.  "Carissimo Ezio,
Quella che segue e' una notizia a te riservata e, dopo le opportune verifiche, potrai eventualmente pubblicare.
In data 12 febbraio u.s., il TAR del Lazio , sezione Prima TER, ha rigettato il ricorso della
Accademia Nazionale di Scherma di Napoli, tendente ad ottenere l'annullamento degli
esami magistrale, tenuti dalla FIS, negli ultimi tempi.
Un caro saluto e buon lavoro."
A tutto il mondo della scherma è nota, anzi notissima, la disputa sulla indizione dei bandi di esame da parte FIS ed il conseguente rilascio di “certificazione/attestati” per l’insegnamento della scherma in ambito federale. Al momento i fatti dicono che la competenza per il rilascio del diploma di Maestro di Scherma, sportiva e storica, compete all’Accademia Nazionale di Scherma di Napoli, così come determinato dal Consiglio di Stato. Nella sentenza del 19.04.21 numero 4592/2021 del TAR del Lazio, venne sancita la complementarità tra la FIS e l’ANS e non l’alternatività tra i campi di competenza dei due enti Se non ho letto male l’ultima pronuncia del TAR, in capo all’ANS resta la facoltà al rilascio del diploma per l’insegnamento della scherma quale disciplina onnicomprensiva, mentre la Federazione Italiana Scherma rilascia le “licenze Snaq”.  E tuttavia, secondo le sentenze del TAR Lazio n.2191/2019, pubblicata il 18.02.2019 e del Consiglio di Stato n. 1852, pubblicata il 16.03.2020 i diplomi rilasciati dalla FIS sarebbero invalidi.Peraltro, la sentenza attuale riprende anche il concetto che il nome di “tecnico” che, tuttavia, non risolve il problema federale poiché i compiti e le funzioni restano identiche a quelle del Maestro, sovrapponendosi, ad esse.
Inoltre, da una parte, si afferma che l’ANS deve coordinarsi con la FIS e le decisioni di quest’ultima “possono e devono investire l’attività dell’Accademia” nel rispetto di quel principio di autonomia che ha da sempre portato quest’ultima a rivestire la qualità di “Membro d’ Onore” e non di affiliato della Federazione, dall’altra, si riconosce alla Federazione di aver rispettato le regole, lo statuto e le direttive CONI.
In buona sostanza, così come enunciato nella sentenza, il TAR dà un colpo al cerchio ed uno alla botte, spinge i due Enti a coordinarsi e collaborare, perché, da una parte, sancisce il campo in cui possono operare i tecnici federali, considerati dilettanti, ignorando la riforma del lavoro sportivo, e dall’altra indica l’ANS come unico Ente deputato al rilascio di Diplomi magistrali, definendo i Maestri di Scherma dei professionisti, che possono operare anche in altri campi, come la scuola.
Dal Comunicato pubblicato sul proprio sito, l’Accademia si riserva l’opzione di impugnare la sentenza del TAR innanzi al Consiglio di Stato: Continua dunque la sequela dei ricorsi e contro ricorsi che certamente non fa bene al movimento. NON SAREBBE MEGLIO SE GLI ATTORI IN CAMPO SI SEDESSERO CON SERIETA’ INTORNO AD UN TAVOLO ED ADDIVENISSERO AD UN ACCORDO TRA LE PARTI NELL’INTERESSE PROPRIO E DI TUTTO IL MOVIMENTO?
In realtà un accordo era stato raggiunto e documentato, ma poi la FIS ci ha ripensato e siamo di nuovo punto e accapo.
Ezio RINALDI