Poche ore fa i maggiori
quotidiani nazionali hanno diffuso la notizia della riduzione della sanzione
disciplinare (da 16 a 8 mesi di
squalifica), inflitta dai giudici federali della F.I.N al dott. Malagò per
responsabilità riconducibili al noto caso “Barelli”.
Deve ritenersi pertanto
confermata la sussistenza di una condotta ritenuta rilevante e suscettibile di sostanziale
apprezzamento in sede di giudizio disciplinare.
Secondo quanto riportato dai
giornali, in occasione della pronuncia di primo grado il dott. Malagò aveva
commentato la sua condanna con la seguente affermazione "Il mondo dello sport si vergogna" “Quanto accaduto è la dimostrazione che siamo
nel giusto nell'aver portato avanti la riforma della giustizia sportiva".
( http://www.lapresse.it/sport/altri-sport/coni-scintille-malago-barelli-su-squalifica-da-disciplinare-fin-1.586927
)
Ritengo che due pronunzie di
condanna siano però sufficienti per pretendere un’autosospensione del dott. Malagò non solo
dal ruolo di Presidente del Circolo Aniene ma anche e soprattutto da quello di
Presidente del CONI. E’ comprensibile che il dott. Malagò non l’abbia presa
bene ma non si può dubitare che validi
organi di giustizia federale lo abbiano ritenuto responsabile della violazione
di norme di comportamento imposte dall’Ordinamento sportivo, infliggendogli legittimamente
la suddetta sanzione. Avrà comunque tempo e modo di far valere le sue ragioni,
anche se oggi nelle sue dichiarazioni fanno capolino la rabbia e l’amarezza per
un giudizio che potrebbe suonare come una chiamata di fine carriera.
Per mia esperienza personale, maturata
in ragione delle risposte fornite in merito ad alcuni fatti che, in passato, ho
ritenuto di dover sottoporre all’attenzione del presidente del CONI, il
Presidente Malagò è un uomo delle Istituzioni che ha fin qui opportunamente interpretato,
e continua ad interpretare, il rispetto dell’autonomia federale come principio
ineludibile e primario all’interno dell’ordinamento sportivo.
Ma se questo è il principio di
cui l’attuale Presidente del CONI ha fatto una bandiera sarebbe doveroso da parte
sua tenerlo ben presente anche riguardo
alle sentenze di condanna emesse dai giudici federali F.I.N. in suo danno
nell’esercizio di una sacrosanta ed intangibile autonomia decisionale.
Da un uomo delle Istituzioni è
lecito pretendere qualcosa di più!
Se davvero è innocente, come comprensibilmente
ritiene di essere, non lo dimostrerà certo insistendo a rimanere saldamente
ancorato alla propria poltrona, bensì
mostrando il dovuto rispetto per gli organi di giustizia federale.
Per quanto legittimamente possa ritenersi
l’innocente vittima di un complotto, il
grado istituzionale rivestito gli impone l’ossequio delle Istituzioni e lo
costringe a far valere le proprie ragioni unicamente con gli strumenti offerti
dall’ordinamento sportivo.
E’, infatti, solo con l’esempio personale
che potrà insegnare il rispetto per il mondo sportivo, (o almeno per
quello con la S maiuscola) e con esso il proprio grado di autorevolezza
istituzionale.
Antonello Fileccia