Ališer Usmanov |
Per prima cosa l’incipit: “Etica
a parte, il possibile ritorno del russo (Alisher Usmanov ndr) dovrebbe
essere assurdo, visto che non può mettere piede nel Paese dove ha sede la FIE”,
fa ridere, anche perché in una Europa che evidentemente Auclair non conosce,
chiunque sa che qualsiasi extracomunitario senza soldi può approdare in una
qualsivoglia caletta costiera anche senza documenti, scorrazzando a piacimento.
Figuriamoci se entrasse con aereo privato e passaporto diplomatico, o qualcosa
di più elaborato, girando con la sua Maybach da quasi un milione di dollari.
Molti farebbero delle oohh di approvazione e stupore.
In che modo quindi ci potrebbe
impensierire Usmanov, o addirittura potrebbe impensierire lui? La domanda è
retorica e non merita risposte, anzi getta una luce ridicola sulle
considerazioni di Auclair, che evito di commentare paragrafo per paragrafo e
vado al dunque delineando un quadro un po’ più ampio.
È un caso che all’arrivo di Joe
Biden a Pennsylvania Avenue, sia partita una guerra in Europa e che alla fine
del suo mandato ne sia partita una in Israele? Non credo di fare dietrologia
spicciola pensando che in questi due casi, destabilizzare il Mediterraneo fosse
strategico per la politica dei Dem americani, consapevolissimi del fatto che a
novembre 2024, avrebbero perso tragicamente le elezioni a vantaggio del
pacifista Trump. Sciupafemmine e sperperatore di capitali sì, ma evidentemente
per nulla guerrafondaio. Forse Joe era finanziato ampiamente dai produttori di
armi, mentre Donald no? Forse Auclair lo sa meglio di noi, ma evita di dirlo.
Mi incuriosì molto il fatto che
non appena la guerra in Ucraina fu inaugurata, si mise in scena a livello
planetario una caccia ai celebri “oligarchirussi”. Ebbene sì, oligarchirussi,
tutta una parola sola, come se fosse un teorema malvagio che andava demolito,
visto che molti straricchi del pianeta russo si erano avvicinati troppo
all’Europa, che, come abbiamo scoperto proprio grazie all’americano Joe, è un
intoccabile feudo statunitense. Gli oligarchirussi andavano quindi limitati e
sanzionati, ma non quelli americani. Eh già gli oligarchiamericani, che
ovviamente si chiamano magnati, come Bill Gates, Elon Musk, George Soros
(che non è americano, ma si atteggia a tale, visto il suo modo di agire),
quelli invece sono in benvenuti non solo in Europa, ma ovunque, mentre gli
oligarchirussi, andavano stigmatizzati a colpi di giornalismo e di sanzioni.
Infatti, dall’elenco che Per Palmström, cioè il consulente legale della
Federazione Svedese di Scherma ha pubblicato, compaiono una serie di Stati che
hanno sanzionato Alisher, che ha il pessimo dettaglio di essere ricco sfondato,
di essersi comprato un club di calcio, (uno di quelli che fa acqua da tutte le
parti e ci ha buttato un oceano di soldi), di presiedere una serie di società
che gli fruttano miliardi di dollari (pardon rubli), e di scorrazzare con una
certa facilità nel continente in cui vive, un peccato quest’ultimo che è ancora
“più peggiore assaissimo” che non essere americano.
Ma vengo al dunque.
Da punto di vista storico alcune
grandi rivoluzioni o decadimenti politici dell’era contemporanea, sono legati a
eventi sportivi.
Il Muro di Berlino cadde dopo una
ridicola conferenza stampa, ma, udite udite, ben 14 giorni dopo un Campionato
mondiale di ginnastica che si era svolto a Stoccarda. L’enorme numero di visti
che servivano per far andare tedeschi orientali verso l’occidente, intasarono
gli uffici tedeschi. Perciò il governo di allora emanò un provvedimento di
semplificazione delle procedure per l’espatrio e quindi anche per passare da
Berlino Est a quella Ovest.
Che dire poi dell’escalation di
Berlusconi? L’oligarca meneghino, meglio conosciuto come “Il Cavaliere”,
diventò tale quando, in occasione dell’anniversario della prima edizione del
Campionato mondiale di calcio in Uruguay, acquistò i diritti per trasmettere in
diretta notturna prima e in differita diurna poi, le partite che la Rai non
volle acquistare per indolenza verso tutti gli eventi sportivi. Da quel momento
Sua Emittenza, come venne soprannominato Silvio Berlusconi, divenne il più
importante comunicatore d’Italia, e successivamente personaggio politico che ha
saputo ottenere dallo sport ben più di un semplice favore.
Tralascio le segretissime
attività politiche che avvennero durante i Giochi Interalleati del 1919, a
Parigi, durante il Congresso di Versailles, mentre la prima guerra mondiale
continuava in Ungheria e Romania. A questo aggiungo quelli avvenuti nell’Olimpiade
del 1936 a Berlino e quelle dell’olimpiade del 1948 a Londra, senza dimenticare
quelli seguenti agli avvenimenti del 1972 a Monaco. La letteratura è pressochè
sterminata e anche ben raccolta, perché lo sport e la sua storia è un elemento
di primaria importanza nel mondo non solo nelle parrocchiette di paese.
Mi accingo a concludere il
percorso delineato mostrando come anche in questo momento ci siano delle
evidenze (in inglese sarebbero delle evidence, termine che si usa per
indicare le prove di un reato o delitto, o simile) che mostrano come il tempo
di Joe sia terminato e i tasselli del mosaico stiano tornando a loro posto,
come ai tempi di Donald e le ragioni sono più che intuibili.
Quindi non a caso Alisher potrà
tornare a giocare con il suo giocattolo preferito, versando nelle casse della
FIE, come Auclair ha con intelligenza evidenziato, cospicue somme di denaro,
perché la scherma, per i suoi protagonisti è una maledetta passione che non
cesserà mai di entusiasmare chi la vive da dentro e forse abbiamo bisogno di
farlo crescere questo sport, che nella sua storia è stato lo sport non degli
oligarchi, ma dei grandi politici, ragione per cui il nazista Reinard Heidrich,
volle diventarne presidente a tutti i costi e ci riuscì.
Che Auclair e Palmström siano
schierati a difendere uno scenario più democratico, ovvero post-trumpiano, lo
posso anche capire, ma che non vedano come erano le cose prima di Biden, mi
stupisce, anche perché quello che accade in FIE è un segnale del prossimo
futuro politico, cioè la pace.
Fabrizio ORSINI