Mi è stato
chiesto se sono stato, in qualche modo, coinvolto in comportamenti che possono
essere configurati in NEPOTISMO E CLIENTELISMO. Premesso che ognuno di noi
nella vita è stato almeno una volta attore principale in raccomandazioni o atti
di protezionismo nei confronti di persone care o conosciute, ritengo che ci sia
una notevole differenza tra chi opera in tal senso come una ragione di vita per
affermare la propria leaderchip e chi lo
ha fatto per filantropia, cioè per aiutare qualche bisognoso ancorchè
meritevole.
Allora, per dare una adeguata risposta a chi mi ha posto la
domanda, ho voluto documentarmi sull’argomento e la risposta gliela do
attraverso il mio blog, sperando di essere esaustivo per il mio interlocutore e
di offrirgli elementi che possano tornagli utili.
Con il termine nepotismo si indica la tendenza, da parte di
detentori di autorità o di particolari poteri, a favorire i propri parenti, indipendentemente
dalle loro reali abilità e competenze. Il termine viene generalmente usato in
senso spregiativo. Talvolta, specialmente in ambiente universitario, è utilizzato anche il sinonimo baronismo,
derivante appunto dal titolo nobiliare di barone, con accezione ironica e ancor più negativa.
Ad esempio, se un dirigente assume o promuove
un parente piuttosto che un estraneo alla famiglia più qualificato, quel
dirigente sarà accusato di nepotismo. Alcuni sostengono che la tendenza al
nepotismo sarebbe istintiva, una forma, a loro dire, diselezione parentale.
Il nepotismo in ogni campo è un
pericolo perché determina una concentrazione di poteri nelle mani delle stesse
persone o clan, e perché ostacola il necessario ricambio generazionale nelle
varie istituzioni ed un accesso universale e meritocratico sia nel privato
che nella pubblica amministrazione, tale concezione ha i suoi cardini in un rapporto fiduciario anziché impersonale.
I legami personali
possono compromettere l'indipendenza di un'istituzione e la sua credibilità
morale. Se avviene ai più alti livelli delle varie organizzazioni, può trasformare
il concetto di democrazia e meritocrazia in una specie di monarchia.
Oggi la parola nepotismo
ha assunto anche il significato di favoritismo, raccomandazione che può intendersi
come favoreggiamento di una persona rispetto ad altre.
Il nepotismo è un'accusa
comune in qualunque settore, soprattutto nel pubblico, quando il parente o
amico o protetto di un personaggio potente ascende a un livello o accede a
posizioni di ingiustificato privilegio senza averne la qualifica.
Il termine clientelismo deriva dal latino "cliens". Il cliens in età romana era quel cittadino che, per la sua posizione
svantaggiata all'interno della società, si trovava costretto a ricorrere alla
protezione di un patronato al quale doveva restituire tale protezione con svariati
favori, talvolta al limite della sudditanza fisica o psicologica.
La pratica del
clientelismo tende a garantire il reciproco interesse o il mutuo vantaggio tra
chi fornisce i benefici e chi ne ottiene il controcambio. Essa è finalizzata
spesso, da parte di chi se ne avvantaggia, al mantenimento, con scopi lontani
dal bene collettivo e dall'interesse stesso della società civile (ragion per cui assume le forme di
un vero malcostume), di un posto di potere assegnato dalla carica pubblica.
L'assegnatore può
occupare a sua volta la posizione di potere per effetto di simili pratiche
indebite, ed è indotto a perpetuare il sistema nominando individui conosciuti
che non tenteranno ad indebolirne la posizione. Il clientelismo si distingue
dal familismo per l'attuazione di un complesso di favoritismi
e protezioni limitatamente ad una cerchia familiare o in qualche modo confinata
ai rapporti di parentela.
In linea di principio,
il clientelismo si contrappone alla meritocrezia, in
quanto prevede la nomina di conoscenti o personaggi influenti indipendentemente
dalle effettive capacità e da doti meritorie.
Nei settori privato e
pubblico esistono pratiche affini, come laraccomandazione. In
tale ottica, è difficile delineare il confine tra clientelismo e normali
conoscenze.
Inoltre, possono
esistere rapporti personali e conoscenze nel settore privato, che possono
portare allo scambio di informazioni o favori tra persone influenti. Tale
pratica è una violazione etica dei principi di rispetto della meritocrazia e della legalità e spesso è
espressamente sanzionata. Questa pratica è ulteriormente favorita nel caso di organizzazioni,
pubbliche e private, non controllate con la dovuta trasparenza da chi ne è
preposto.
Ora non sto ad elencare
le negative ricadute che possono comportare tali usanze nella società civile (in
ogni settore compreso lo sport), ma lo potete immaginare se non addirittura
vederli costantemente applicati in ogni settore della nostra vita.
Ezio RINALDI