tra
due giorni avrà inizio la 51° edizione del Gran Premio Giovanissimi “R.
Nostini”. Anche quest’anno la F.I.S. ha ritenuto di dovere adottare delle
regole tassative per l’accesso al campo di gara e ha diramato la circolare n.
11/14 che di seguito trascrivo.
“Si ricorda che, come lo
scorso anno, in occasione del prossimo Gran Premio Giovanissimi, in programma a
Riccione presso il Play Hall nei giorni dal 30 aprile al 6 maggio p.v., sarà
consentito l’accesso al campo gara unicamente alle persone munite di pass.
In particolare, sarà consegnato a ciascun Maestro/Istruttore
Nazionale, in regola con il tesseramento federale per il 2013-2014, un pass
personale valido per l’intero svolgimento della manifestazione che, in nessun
caso, potrà essere ceduto a terzi. Eccezionalmente, nel caso una Società non
disponga di un tecnico nazionale, verrà concesso l’ingresso al campo gara anche
agli Istruttori Regionali, purché in regola con il tesseramento Federale; in
quest’ultimo caso le Società interessate sono pregate di comunicare, via mail
(ced@federscherma.it – nazionale@federscherma.it) entro il 24 aprile
2014, i nominativi dei tecnici e i giorni per i quali è necessario il pass.
Si rammenta che l’accesso al campo gara dei tecnici accreditati
sarà possibile solo se gli interessati saranno vestiti con divisa ufficiale
della Società d’appartenenza del/dei tiratore/i.”
E
anche quest’anno le regole sono tre: 1) si potrà accedere al campo di gara
soltanto se muniti di pass; 2) potranno ricevere un pass soltanto i Maestri e
gli Istruttori Nazionali, o gli Istruttori regionali preventivamente
autorizzati nel solo caso in cui la Società di appartenenza non disponga di un
Istruttore Nazionale; 3) il tecnico accreditato, pur munito di pass, potrà
accedere soltanto se abbigliato con la divisa ufficiale della Società di
appartenenza del tiratore.
Tre
regole importanti, queste, coerenti con l’importanza della manifestazione.
Eppure io, l’anno scorso, nell’anno del celebratissimo 50°, le ho viste
violare.
Come
ho avuto modo di raccontare sul suo blog, l’anno scorso ho fondato Accademia
Scherma Palermo a.s.d. In essa sono transitati parecchi atleti provenienti da
Sala d’Armi Trinacria a.s.d.; sennonchè un buon numero di questi atleti aveva
già partecipato a ben due gare regionali, e quindi, come previsto dal Nuovo
regolamento Organico, poteva soltanto allenarsi presso la nuova società,
dovendo fare riferimento alla vecchia per la partecipazione alle gare.
Tra
questi atleti, purtroppo, c’era anche uno dei miei figli. Dico purtroppo,
perché non mi pentirò mai abbastanza di avere concorso alla fondazione di
Accademia Scherma Palermo, (associazione affiliata con un procedimento alquanto
particolare, di cui, se lo vorrà, le racconterò prossimamente nei dettagli) e
di avere sottoposto i miei figli allo stress di questo passaggio.
Accademia
Scherma Palermo disponeva di un tecnico affiliante, la sig.ra Rosa Inzerillo di
Mazara Scherma, che però non vi aveva mai messo piede né aveva mai allenato i
ragazzi; di un maestro di cui non si poteva dire pubblicamente il nome, il sig.
Pietro Ingargiola presidente del GSA, e di due aiutanti privi di qualsiasi
qualifica tecnica, vale a dire la sig.ra Anna Sciortino e il sig. Ruggero
Forte, rispettivamente moglie di Ingargiola e delegato provinciale la prima e
atleta tesserato presso Mazara Scherma il secondo.
Sala
d’Armi Trinacria, il cui il tecnico affiliante M ° Gianfranco Antero aveva,
all’indomani dell’affiliazione di Accademia Scherma Palermo, revocato la
“firma”, disponeva soltanto di un istruttore Regionale, la sig.ra Federica
Passafiume.
Chi,
allora, avrebbe dovuto assistere in gara i nostri ragazzi che, allenati presso
Accademia Scherma Palermo, avrebbero gareggiato formalmente per Sala d’armi
Trinacria? Probabilmente nessuno, posto che chi ne avrebbe avuto formalmente
titolo non conosceva i ragazzi e chi li allenava realmente non avrebbe potuto
scendere in pedana o perché privo dei necessari requisiti tecnici o perché
rivestente un ruolo incompatibile con l’attività magistrale.
Eppure,
quando, arrivata con mio figlio a Riccione, mi sono riunita agli altri atleti
all’interno del PalaRizza, ho trovato ad assisterli, munito di pass con la
dicitura “STAFF” e vestito con una maglietta A&F azzurra e i pantaloni blu
della divisa di Mazara Scherma, il sig. Ruggero Forte. Lui è entrato nel
parterre al momento delle dirette, lui li ha seguiti tutti sino alla fine, a
lui abbiamo rimborsato le spese di trasferta.
Quale
divisa indossavano gli atleti allenati presso Accademia Scherma Palermo? Tute
da ginnastica disparate, tendenti al blu, ad eccezione di mio figlio che,
apertamente in rotta con la società presso cui si allenava, indossava la divisa
ufficiale di Sala d’Armi Trinacria, associazione per la quale formalmente
gareggiava.
E
qui mi consenta di aprire una parentesi. Era successo che il 7 marzo 2013, due
giorni prima dell’ultima gara regionale g.p.g. tenuta il 9 e 10 a Messina, il
M° Pietro Ingargiola, nel discorso pre-gara, rivolgendosi agli atleti di Sala
d’armi Trinacria ormai allenati presso Accademia Scherma Palermo, aveva raccomandato di non andare alla gare con la
divisa di Sala d’armi Trinacria, perché adesso loro facevano parte di una una società diversa. E aveva detto loro di
recarsi alla gara abbigliati come volevano, con la tuta da ginnastica, la
giacca, “anche con il pigiamino con le apine”, ma assolutamente mai con la
divisa della Sala d’armi Trinacria. Mio figlio aveva trovato da ridire,
ritenendo che se la F.i.s. impone di continuare a gareggiare per la società di
provenienza anche in caso di trasferimento presso altra società, sarebbe stato
quanto meno ridicolo rifiutarsi di indossarne la divisa. Aveva chiesto, dunque,
a me e mio marito quale regola fosse più corretto seguire, se quella dettata
dalla Federazione, o quella del Maestro. Poiché noi rispondemmo quella
federale, quella, cioè, che ci eravamo impegnati a rispettare con il
tesseramento, alle gare indossò la divisa ufficiale di Sala d’armi Trinacria.
Per questo motivo fummo tacciati, mio figlio, io e mio marito, di non avere
alcun senso di appartenenza al gruppo e i compagnetti di mio figlio ritennero,
il giorno dopo, di dovergli gridare “vergogna, vergogna hai indossato la divisa
di sala d’armi Trinacria, vergogna!”. Ovviamente io e mio marito ci dimettemmo
dal Consiglio direttivo di Accademia Scherma Palermo, recedendo il vincolo
associativo, e consentimmo ai nostri figli di frequentare l’Associazione fino
al Nostini, giusto il tempo di rendersi conto da sé quanto fosse superficiale
l’amicizia con questi compagnetti.
Chiudo
la parentesi e le spiego il perché di questo lungo e noioso racconto.
Il
quesito che mi sono posta allora e che ad oggi non ha trovato risposta è quale
sia l’utilità e la cogenza delle regole che la Fis continua a fissare con le
proprie circolari.
L’anno
scorso al Nostini rivestito a festa per il cinquantenario, erano presenti tra
gli altri pure il Presidente Scarso e il Segretario federale. Ma tale
autorevole presenza non ha impedito a colui che distribuiva i pass per
l’accesso al campo di gara, di darlo a chi non ne aveva diritto, né ha
suggerito al gruppo facente capo ad Accademia Scherma Palermo di adeguarsi alle
regole sulle divise sociali.
Le
regole sono state, quindi, sfacciatamente violate sotto il naso di chi le aveva
fissate. Come è stato possibile tutto ciò?
L’autorità
del Presidente è tenuta in così scarso conto dai suoi sottoposti, che ciascuno
si sente libero di fare ciò che meglio gli aggrada anche in sua presenza, o
esiste una regola non scritta secondo cui le Regole Federali sono pura forma e
vuota sostanza? Probabilmente sì, dato che ho segnalato queste circostanze
all’intero Consiglio Federale e non ho mai ricevuto alcuna risposta.
Io
sono così fuori dal mondo dello sport da non riuscire a comprendere tali
meccanismi. Per questo chiedo a lei, che di questo mondo ha fatto e fa
autorevolmente parte, e a i suoi lettori di sicura esperienza, di spiegare a me
e quei pochi che come me non capiscono, dove stia la misura delle regole.
Cordiali
saluti
Paola
Puglisi