27 aprile 2014

IL G.P.G. “R. NOSTINI” E LA MISURA DELLE REGOLE.


Gent.mo Sig. Rinaldi,

tra due giorni avrà inizio la 51° edizione del Gran Premio Giovanissimi “R. Nostini”. Anche quest’anno la F.I.S. ha ritenuto di dovere adottare delle regole tassative per l’accesso al campo di gara e ha diramato la circolare n. 11/14 che di seguito trascrivo.

Si ricorda che, come lo scorso anno, in occasione del prossimo Gran Premio Giovanissimi, in programma a Riccione presso il Play Hall nei giorni dal 30 aprile al 6 maggio p.v., sarà consentito l’accesso al campo gara unicamente alle persone munite di pass.

In particolare, sarà consegnato a ciascun Maestro/Istruttore Nazionale, in regola con il tesseramento federale per il 2013-2014, un pass personale valido per l’intero svolgimento della manifestazione che, in nessun caso, potrà essere ceduto a terzi. Eccezionalmente, nel caso una Società non disponga di un tecnico nazionale, verrà concesso l’ingresso al campo gara anche agli Istruttori Regionali, purché in regola con il tesseramento Federale; in quest’ultimo caso le Società interessate sono pregate di comunicare, via mail (ced@federscherma.it – nazionale@federscherma.it) entro il 24 aprile 2014, i nominativi dei tecnici e i giorni per i quali è necessario il pass.

Si rammenta che l’accesso al campo gara dei tecnici accreditati sarà possibile solo se gli interessati saranno vestiti con divisa ufficiale della Società d’appartenenza del/dei tiratore/i.

            E anche quest’anno le regole sono tre: 1) si potrà accedere al campo di gara soltanto se muniti di pass; 2) potranno ricevere un pass soltanto i Maestri e gli Istruttori Nazionali, o gli Istruttori regionali preventivamente autorizzati nel solo caso in cui la Società di appartenenza non disponga di un Istruttore Nazionale; 3) il tecnico accreditato, pur munito di pass, potrà accedere soltanto se abbigliato con la divisa ufficiale della Società di appartenenza del tiratore.

            Tre regole importanti, queste, coerenti con l’importanza della manifestazione. Eppure io, l’anno scorso, nell’anno del celebratissimo 50°, le ho viste violare.

            Come ho avuto modo di raccontare sul suo blog, l’anno scorso ho fondato Accademia Scherma Palermo a.s.d. In essa sono transitati parecchi atleti provenienti da Sala d’Armi Trinacria a.s.d.; sennonchè un buon numero di questi atleti aveva già partecipato a ben due gare regionali, e quindi, come previsto dal Nuovo regolamento Organico, poteva soltanto allenarsi presso la nuova società, dovendo fare riferimento alla vecchia per la partecipazione alle gare.

            Tra questi atleti, purtroppo, c’era anche uno dei miei figli. Dico purtroppo, perché non mi pentirò mai abbastanza di avere concorso alla fondazione di Accademia Scherma Palermo, (associazione affiliata con un procedimento alquanto particolare, di cui, se lo vorrà, le racconterò prossimamente nei dettagli) e di avere sottoposto i miei figli allo stress di questo passaggio.

            Accademia Scherma Palermo disponeva di un tecnico affiliante, la sig.ra Rosa Inzerillo di Mazara Scherma, che però non vi aveva mai messo piede né aveva mai allenato i ragazzi; di un maestro di cui non si poteva dire pubblicamente il nome, il sig. Pietro Ingargiola presidente del GSA, e di due aiutanti privi di qualsiasi qualifica tecnica, vale a dire la sig.ra Anna Sciortino e il sig. Ruggero Forte, rispettivamente moglie di Ingargiola e delegato provinciale la prima e atleta tesserato presso Mazara Scherma il secondo.

            Sala d’Armi Trinacria, il cui il tecnico affiliante M ° Gianfranco Antero aveva, all’indomani dell’affiliazione di Accademia Scherma Palermo, revocato la “firma”, disponeva soltanto di un istruttore Regionale, la sig.ra Federica Passafiume.

            Chi, allora, avrebbe dovuto assistere in gara i nostri ragazzi che, allenati presso Accademia Scherma Palermo, avrebbero gareggiato formalmente per Sala d’armi Trinacria? Probabilmente nessuno, posto che chi ne avrebbe avuto formalmente titolo non conosceva i ragazzi e chi li allenava realmente non avrebbe potuto scendere in pedana o perché privo dei necessari requisiti tecnici o perché rivestente un ruolo incompatibile con l’attività magistrale.

            Eppure, quando, arrivata con mio figlio a Riccione, mi sono riunita agli altri atleti all’interno del PalaRizza, ho trovato ad assisterli, munito di pass con la dicitura “STAFF” e vestito con una maglietta A&F azzurra e i pantaloni blu della divisa di Mazara Scherma, il sig. Ruggero Forte. Lui è entrato nel parterre al momento delle dirette, lui li ha seguiti tutti sino alla fine, a lui abbiamo rimborsato le spese di trasferta.

            Quale divisa indossavano gli atleti allenati presso Accademia Scherma Palermo? Tute da ginnastica disparate, tendenti al blu, ad eccezione di mio figlio che, apertamente in rotta con la società presso cui si allenava, indossava la divisa ufficiale di Sala d’Armi Trinacria, associazione per la quale formalmente gareggiava.

E qui mi consenta di aprire una parentesi. Era successo che il 7 marzo 2013, due giorni prima dell’ultima gara regionale g.p.g. tenuta il 9 e 10 a Messina, il M° Pietro Ingargiola, nel discorso pre-gara, rivolgendosi agli atleti di Sala d’armi Trinacria ormai allenati presso Accademia Scherma Palermo, aveva  raccomandato di non andare alla gare con la divisa di Sala d’armi Trinacria, perché adesso loro facevano parte di una  una società diversa. E aveva detto loro di recarsi alla gara abbigliati come volevano, con la tuta da ginnastica, la giacca, “anche con il pigiamino con le apine”, ma assolutamente mai con la divisa della Sala d’armi Trinacria. Mio figlio aveva trovato da ridire, ritenendo che se la F.i.s. impone di continuare a gareggiare per la società di provenienza anche in caso di trasferimento presso altra società, sarebbe stato quanto meno ridicolo rifiutarsi di indossarne la divisa. Aveva chiesto, dunque, a me e mio marito quale regola fosse più corretto seguire, se quella dettata dalla Federazione, o quella del Maestro. Poiché noi rispondemmo quella federale, quella, cioè, che ci eravamo impegnati a rispettare con il tesseramento, alle gare indossò la divisa ufficiale di Sala d’armi Trinacria. Per questo motivo fummo tacciati, mio figlio, io e mio marito, di non avere alcun senso di appartenenza al gruppo e i compagnetti di mio figlio ritennero, il giorno dopo, di dovergli gridare “vergogna, vergogna hai indossato la divisa di sala d’armi Trinacria, vergogna!”. Ovviamente io e mio marito ci dimettemmo dal Consiglio direttivo di Accademia Scherma Palermo, recedendo il vincolo associativo, e consentimmo ai nostri figli di frequentare l’Associazione fino al Nostini, giusto il tempo di rendersi conto da sé quanto fosse superficiale l’amicizia con questi compagnetti.

Chiudo la parentesi e le spiego il perché di questo lungo e noioso racconto.

Il quesito che mi sono posta allora e che ad oggi non ha trovato risposta è quale sia l’utilità e la cogenza delle regole che la Fis continua a fissare con le proprie circolari.

L’anno scorso al Nostini rivestito a festa per il cinquantenario, erano presenti tra gli altri pure il Presidente Scarso e il Segretario federale. Ma tale autorevole presenza non ha impedito a colui che distribuiva i pass per l’accesso al campo di gara, di darlo a chi non ne aveva diritto, né ha suggerito al gruppo facente capo ad Accademia Scherma Palermo di adeguarsi alle regole sulle divise sociali.

Le regole sono state, quindi, sfacciatamente violate sotto il naso di chi le aveva fissate. Come è stato possibile tutto ciò?

L’autorità del Presidente è tenuta in così scarso conto dai suoi sottoposti, che ciascuno si sente libero di fare ciò che meglio gli aggrada anche in sua presenza, o esiste una regola non scritta secondo cui le Regole Federali sono pura forma e vuota sostanza? Probabilmente sì, dato che ho segnalato queste circostanze all’intero Consiglio Federale e non ho mai ricevuto alcuna risposta.

Io sono così fuori dal mondo dello sport da non riuscire a comprendere tali meccanismi. Per questo chiedo a lei, che di questo mondo ha fatto e fa autorevolmente parte, e a i suoi lettori di sicura esperienza, di spiegare a me e quei pochi che come me non capiscono, dove stia la misura delle regole.

Cordiali saluti

Paola Puglisi

24 aprile 2014

LA DITTATURA


In più circostanze  mi è stato fatto notare che nel nostro movimento non vi è democrazia e che molti degli affiliati e tesserati non esprimono apertamente le proprie idee per paura di ritorsioni da parte del potere centrale. Ebbene, dal momento che si fa troppo spesso ricorso a tale sostantivo, per giustificare la propria incapacità o debolezza, ho voluto fare una ricerca sull’argomento. L’indagine mi ha portato a consultare i libri di storia ma anche internet, strumento assai efficace per lo studio di specifiche materie. Infatti la trattazione dell’argomento l’ho desunta proprio dal web e la riporto integralmente in quanto la ritengo esauriente nella spiegazione del tema in argomento.
“La dittatura è una forma autoritaria di governo in cui il potere è accentrato in un solo organo, se non addirittura nelle mani del solo dittatore, non limitato da leggi, costituzioni, o altri fattori politici e sociali interni allo Stato.
In senso lato, dittatura ha quindi il significato di predominio assoluto e perlopiù incontrastabile di un individuo (o di un ristretto gruppo di persone) che detiene un potere imposto con la forza. In questo senso la dittatura coincide spesso con l'autoritarismo e con il totalitarismo. Sua caratteristica è anche la negazione della libertà di espressione e di stampa. La dittatura è considerata il contrario della democrazia. Va inoltre detto che il dittatore può giungere al potere anche democraticamente e senza violenza (valga l'esempio di Adolf Hitler, eletto dal popolo tedesco). La salita al potere di una dittatura è favorita da situazioni di grave crisi economica - per esempio dopo una guerra - sociali - lotte di classi - politiche - instabilità del regime precedentemente esistente. Altre due forme di dittatura sono l'assolutismo monarchico e la teocrazia (vedi Ebraismo, Cattolicesimo e Islam).
Il termine dittatura ha origine nella Repubblica Romana, dove indicava l'ufficio del dittatore e la durata di quell'ufficio. Infatti la carica dell'antico dittatore romano - che assumeva il potere prevalentemente in tempo di guerra - era circoscritta nel tempo durando circa sei mesi. Il dittatore era un capo militare (un Dux), nominato dai Consoli Repubblicani Romani su proposta del Senato romano; i consoli non potevano nominarsi dittatori, e il Senato poteva in ogni momento far decadere il mandato del dittatore. La nomina di un dittatore aveva luogo solo in circostanze particolarmente delicate o pericolose per lo Stato Romano, in cui era necessario che una sola persona prendesse le decisioni, al posto del senato. Furono nominati dittatori ad esempio Cincinnato, durante la guerra contro gli Equi e Quinto Fabio Massimo durante la seconda guerra punica, entrambi momenti in cui era a rischio l'esistenza stessa di Roma.
Un esempio di dittatura con forti motivazioni etiche, su basi teologiche e morali, è quella instaurata da Oliver Cromwell in Gran Bretagna tra il 1645 e il 1658, nata dalla ribellione al Sovrano Carlo I, giustiziato nel 1649 con l'accusa di immoralità, tirannia, tradimento e omicidio.
L'accezione negativa di dittature è nata con la Rivoluzione Francese: il Terrore instaurato da Robespierre fu chiamato Dittatura con riferimento a un regime politico tirannico. Karl Marxriteneva che tutti i regimi politici fossero in fin dei conti delle dittature, e per questo parlava della necessità di instaurare una dittatura del proletariato come fase propedeutica per il passaggio dal Capitalismo al Comunismo. Questa idea fu poi alla base dell'affermazione del Comintern secondo cui non vi era differenza tra Fascismo e sistemi rappresentativi occidentali.
Le dittature della storia moderna si classificano in base a due variabili: l'intensità e l'ideologia. L’intensità prende in considerazione la raffinatezza e l’efficacia del potere, il rapporto tra forza e consenso, il grado di pluralismo, il ricorso alla mobilitazione di massa. L’ideologia prende in considerazione l’atteggiamento sociale e i valori di fondo della dittatura, l’atteggiamento verso l’ordine politico-sociale esistente, il tipo di rappresentanza di classe.

In base all'intensità generalmente si distingue tra Autoritarismo, Cesarismo e Totalitarismo.
  • Nell'Autoritarismo ovvero la dittatura della repressione: il mantenimento e consolidamento del potere si basa in via prevalente o esclusiva sulla repressione, poiché, instaurandosi in società tradizionali, il regime non vive la necessità di coinvolgere le masse tramite ricorso frequente e costante alla propaganda. Lascia quindi una certa libertà e autonomia, non avvertendo l’esigenza di controllare tutti gli aspetti della società. Talvolta rappresenta il tentativo di alcune élite conservatrici di bloccare il processo di modernizzazione, talaltra il tentativo del ceto dominante di favorire la modernizzazione traghettando la società verso un nuovo ordine. In base all'ideologia si distingue tra:

  • Il Cesarismo ovvero la dittatura del "capo" ("uomo della Provvidenza", "padre del popolo"): è la categoria in cui Max Weber e Antonio Gramsci facevano ricadere le dittature del loro tempo. Questi regimi non si basano solo su strumenti di repressione, ma anche sul consenso. Sono incentrati sulla figura di un capo carismatico e su un forte apparato statale. All’ideologia si sostituisce il carisma del capo. Caratteristica di questa dittatura è la mediazione tra interessi contrastanti. Il termine deriva dalla dittatura di Cesare nell’antica Roma. In base all'ideologia si parla di:

  • Il Totalitarismo ovvero la dittatura del controllo totale: è il tipo più moderno di regime dittatoriale. Oltre alla repressione, all' ideologia e al capo si aggiunge la presenza del regime in ogni ambito. Il concetto è sviluppato nelle Origini del Totalitarismo di Hannah Arendt. Ritiene l'autrice che il totalitarismo necessiti di tre fattori per potersi sviluppare: una società industriale  di massa, la persistenza di un’arena mondiale divisa e lo sviluppo della tecnologia moderna. Secondo la Arendt gli elementi distintivi del totalitarismo sono l’ideologia e l’uso del terrore, e la massima espressione del medesimo il lager (Germania nazista) e il gulag (Unione Sovietica), dove avviene la cancellazione dell’individualità tramite un dominio assoluto sulle persone.
Esempi furono lo Stalinismo in U.R.S.S. e il Nazionalsocialismo di Adolf Hitler in Germania. Un esempio attuale è la Corea del Nord di Kim Jong-un. Mussolini e Giovanni Gentile, uno degli ideologi del Fascismo, ritenevano il loro regime un totalitarismo (considerandolo ovviamente in un'accezione positiva).”
Concludo dicendo che non sempre  le dittature si compiono con la presa di potere in modo violento: si sono verificati casi in cui il dittatore è salito al potere passando attraverso una competizione elettorale, svoltasi democraticamente, e solo dopo ci si libera di eventuali alleati di governo, imponendo  restrizioni di vario genere. Le dittature moderne si nascondono sotto il democratismo, il quale altri non è che  una ostentazione o falsa affermazione di principî democratici e di attaccamento alla democrazia.
Ci sono diversi modi per combattere la dittatura, il peggiore è ritenere di poterla contrastare dall’interno: chi lo afferma è già complice del regime.
Spero di aver dato un contributo a chiarire il concetto e mi auguro che qualche lettore mi dica quali siano le analogie nel nostro movimento.
Ezio RINALDI

21 aprile 2014

LETTERE, RESPONSABILITA' E CONTRIBUTI


Le festività pasquali volgono al termine, riprendo, quindi, a scrivere ed a porre in evidenza gli accadimenti precedenti la Pasqua cristiana.

Prima di tale solennità ho ricevuto due lettere di segno contrario. La prima, trasmessami sotto falso nome e con pretesa di pubblicazione,  riprendeva ancora una volta la questione che coinvolge le due a.s.d. palermitane di cui mi sono ampiamente occupato per l’attualità e la rilevanza nazionale che è emersa in modo prorompente.

Nella lettera si fanno nomi, cognomi e vengono espressi giudizi aspramente critici nei confronti di soggetti sportivi a diverso livello coinvolti. Ovviamente anche in questo caso ho richiesto all’anonimo interlocutore, cui avrei garantito comunque l’anonimato, di consentire la sua certa identificazione  ma non avendo ottenuto alcun riscontro non ho potuto non negare la  pubblicazione. Nel contempo, però, ho ritenuto opportuno trasmetterne il contenuto al Presidente Giorgio Scarso nel sincero convincimento che alcune delle questioni sollevate potessero essere fatte oggetto di puntuale riflessione da parte sua.

Con la seconda lettera, invece autografa, mi è stato manifestato un certo disappunto  implicitamente riconducibile al noto problema del conflitto di interessi ed alle articolate conseguenze cui esso dà causa sia pur sotto un aspetto meramente passionale. La lettera si distingue particolarmente per la pacatezza e la civiltà del suo autore e, a mio parere, avrebbe fornito un ulteriore e valente contributo al dibattito consentendo di mostrare anche l’altra faccia della medaglia. Tuttavia l’autore mi ha chiesto espressamente di non pubblicarla ed ha avanzato una richiesta astrattamente legittima, a cui avrei dato seguito sol che fosse stata effettivamente fondata. Ho avuto modo di evidenziare, anche in altre sedi, che per la sussistenza del conflitto di interessi non è necessario che siano realmente poste in essere condotte illegittime ma ne è sufficiente la sola potenzialità.

Qualcuno ha detto che le passioni fanno vivere l’uomo ma è pur vero che la saggezza lo fa vivere più a lungo. Per questo motivo auspico che il nostro interlocutore metta da parte ogni passione e restituisca ai fatti la loro effettiva dimensione riconducendoli nell’alveo della logica e della ragione.

Mi permetto di evidenziare che quando si manifestano propositi, rilievi, richieste a garanzia della verità e della giustizia sarebbe quanto mai opportuno che ognuno, per la parte che gli compete, dia il personale contributo, manifestando apertamente il proprio pensiero, la propria posizione, altrimenti si finisce sempre con il gettare il sasso e nascondere la mano e ciò non aiuta certo a porre rimedio alle varie mancanze, siano esse provenienti dal centro che dalla periferia.

Questo mio scritto intende sensibilizzare, ancora una volta, chi, a vario titolo, ha responsabilità nei confronti del mondo che lo circonda: nel caso specifico la scherma.

Ezio RINALDI

18 aprile 2014

BUONA PASQUA

Il mio pensiero vola verso tutto il mondo della scherma per augurare ad ogni singolo affiliato/tesserato felici ore di serenità e pace


Ezio RINALDI


14 aprile 2014

CAMPIONATI DEL MONDO CADETTI E GIOVANI - PLOVDIV 2014

“E' in gara il futuro della scherma italiana, ecco perché è la competizione più importante della stagione”
Inizio l’articolo con questa affermazione del Presidente, espressa durante la conferenza stampa di presentazione dei mondiali U.17 e 20 di Plovdiv.
Come sempre l’analisi della competizione, sotto l’aspetto tecnico, la faccio con i numeri,  con i quali non si può bluffare. Questi dicono chiaramente che rispetto agli Europei di Gerusalemme c’è una inversione di tendenza, probabilmente dovuta al fatto che tale campionato può essere considerato un gara regionale (Europa) mentre i mondiali abbracciano l’intero globo, quindi tecnicamente molto più duri. Raffrontando il torneo di quest’anno con quelli delle passate edizioni possiamo notare un calo preoccupante.
Il raffronto dei risultati di Mosca 2012, Porec 2013 e Plovdiv 2014 dimostra che:
MOSCA 2012:  U17: 1oro 1 argento 2 bronzi; U20: 2 ori, 4 argenti, 3 bronzi) totale 13 medaglie;
POREC 2013:U17: 1 oro, 1 argento, 1 bronzo; U20: 4 ori, 3 argenti, 5 bronzi, totale 15 medaglie;
PLOVDIV 2014: U17: 1 oro, 2 bronzi; U20: 2 ori, 3 bronzi, totale 8 medaglie
Agli Europei di Gerusalemme 2014 le medaglie furono complessivamente 19 di cui 9 per i cadetti e 10 per i giovani.
Il parallelo degli ultimi 3 mondiali di categoria ci dice che le medaglie si sono dimezzate e che i segnali di risveglio della spada sono svaniti.
Il CT CIPRESSA, in un colloquio privato, mi disse che dovevamo aspettarci un periodo non vincente poiché i ragazzi , Cadetti e Giovani, pur manifestando qualità di rilievo sotto l’aspetto tecnico, avevano bisogno di maturare. Quindi la debacle di questi mondiali era, tutto sommato, nel conto delle cose. Per quello che ha espresso il fioretto in questi anni, sia a livello giovani che assoluti, merita un credito enorme per il quale credo sia giusto attendere, ben sapendo che a livello assoluto godiamo di buona salute; La sciabola conferma i progressi manifestati nelle precedenti competizioni e dimostra la bontà di un lavoro, evidentemente ben programmato; per la spada non so più cosa dire. Se il Ct di settore afferma che quella della De Marchi “è una delle vittorie più belle di sempre”, ho ragione di preoccuparmi in quanto la ragazza, essendo una U.17, lavora molto più spesso in palestra con il suo tecnico che non in allenamenti collegiali e credo anche che molte gare le abbia fatte a spese proprie. Con questo voglio dire che attribuirsi un merito non proprio deve far riflettere. L’unico risultato della spada U. 20 appartiene alla Marzani (bro. ind.)per il resto potrei dire BUIO PESTO.
Il Presidente spiegherà nella conferenza stampa del 28 aprile presso il palazzo H i risultati: certamente porrà in modo positivo la spedizione ma io lo invito a riflettere ed a fare una analisi corretta ed onesta.
Di seguito lo specchio delle medaglie vinte a Plovdiv, dal quale si evince chiaramente quali sono i settori NON PERVENUTI.

CAMPIONATI DEL MONDO CADETTI E GIOVANI DI PLOVDIV - 2014
GIOVANI - U.20
CADETTI - U.17
ARMA
ORO
ARG.
BRO.
TOTALI
ARMA
ORO
ARG.
BRO.
TOTALI
F.F. Ind.
 
 
 
 
F.F. Ind.
 
 
1
1
F.M. Ind.
 
 
 
 
F.M. Ind.
 
 
1
1
Sc.M.Ind.
1
 
 
1
Sc.M.Ind.
 
 
 
 
Sc.f. Ind.
 
 
 
 
Sc.f. Ind.
 
 
 
 
Sp.M. Ind.
 
 
 
 
Sp.M. Ind.
 
 
 
 
Sp.F. ind.
 
 
1
1
Sp.F. ind.
 1
 

1
F.F. sq.
 
 
1
1
TOTALE
 
 
 
3
F.M. sq.
 
 
1
1
 
 
 
 
 
Sc.M. sq.
1
 
 
1
 
 
 
 
 
Sc.f. sq.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Sp.M. sq.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Sp.F. sq.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
TOTALE
5
Intanto esprimo ai ragazzi ed alle ragazze i miei più sinceri complimenti per le vittorie e le medaglie conseguite: complimenti che sono rivolti anche ai loro tecnici ed alle società di appartenenza e, soprattutto, ai loro genitori i quali con passione, generosità e spirito di sacrificio, sostengono i loro ragazzi in una attività che deve conciliarsi con lo studio. A voi da genitore a genitore va il mio abbraccio.
Ezio RINALDI