11 aprile 2016

ONESTA' - INNOVAZIONE - NUOVO E VECCHIO

Ieri, ad Anguillara, in occasione dei campionati regionali, ho avuto modo di intrattenere conversazioni sul “nuovo” e mi è stato rimproverato che il mio slogan su tale concetto è contraddittorio con la mia stessa persona. Chiariamo subito che si parlava di politica federale e dei futuri assetti dirigenziali. Il mio autorevole interlocutore mi rimproverava per lo slogan da me sbandierato e cioè: “abbiamo bisogno di cambiare, di avere gente nuova con stimoli nuovi per una federazione diversa e più dinamica rispetto al recente passato”. Ebbene il rimprovero era riferito al fatto che una eventuale alternativa all’attuale dirigenza, per il semplice fatto che possa essere sostenuta dal sottoscritto, non rappresenti il “nuovo”. Ci sarebbe molto da dissertare sull’argomento, ma ognuno ha le proprie idee e la propria visione dell’insieme delle cose ed Io le rispetto tutte, ciò non mi esime dall’esprimere il mio pensiero su tale aspetto.
Cosa vuol dire essere “nuovo” o “vecchio”? Per me “nuovo” significa qualcosa di diverso rispetto all’esistente, quindi, nel caso specifico, una nuova dirigenza rispetto a quella attuale, cioè persone qualificate che non abbiano nulla a che fare con il passato: per tale ragione ho dichiarato pubblicamente di non essere interessato a cariche di nessun genere.
Pertanto, personalmente, non mi ritengo il “vecchio che avanza” ma, forte di una esperienza maturata al servizio della federazione, una persona che guardando al futuro propone cose nuove. Posso essere criticato sul modo di esporre le mie proposte, ma non nel concetto di base.
“Vecchio” vuol dire persona che ha molti anni o persona che malgrado l’età non avanzata ha le caratteristiche di chi è anziano, insomma qualcosa di antiquato. In tal senso, mi si lasci passare la presunzione: non sono né vecchio nè ho le caratteristiche di un anziano con un cervello afflitto da senilità.
Forse il mio interlocutore, così come tanti altri, intendeva altre cose, come: ”te lo raccomando quello!”, oppure: “vabbé, ma è sostenuto da quello!” ed allora qui entriamo in un altro campo e cioè la credibilità di una persona e quindi la sua onestà. Ora bisogna chiarire il concetto di onestà, termine conosciuto, pare, da tutti (ma è proprio così?). E bisogna chiarire anche il concetto di “innovare”, tanto per parlare di “nuovo”.
Per “onèsto” intendo persona che agisce con lealtà, rettitudine sincerità, in base a principi morali universalmente validi, astenendosi da azioni riprovevoli nei confronti del prossimo, sia in modo assoluto, sia in rapporto alla propria condizione, alla professione che esercita, all’ambiente in cui vive. Dunque una persona che non abbia subito condanne di nessun genere, tantomeno sportive e che, oltre ad esprimere onestà d’animo agisca in conformità alla legge morale, dell’onore, della rettitudine e dalla probità. In altre parole che non abbia nulla in sé  di moralmente riprovevole.
In sintesi, l’onestà è la qualità umana di agire e comunicare in maniera sincera, astenendosi da azioni riprovevoli verso il prossimo fondate sull’inganno. Quindi non mentire e non ingannare!
Non sono il censore che possa mettersi su un piedistallo ed arringare il prossimo su questi concetti: mi sono sempre definito un peccatore e come tale ho le mie responsabilità. Ma il mio interlocutore può farlo? Ovvero può indicarmi tra le persone del nostro mondo soggetti di tal specie? No, non credo. Quindi prima di rimproverarmi si faccia un esame di coscienza ed abbia il semplice coraggio di affermare: “ Non credo al cambiamento proposto e sono per l’attuale dirigenza”, senza cercare scuse inammissibili.
Innovare” letteralmente significa rendere nuovo, ma più semplicemente intendiamo il voler mutare uno stato di cose, introducendo norme, metodi e sistemi nuovi per riacquistare forza, vigore ed efficienza.
 Dunque innovare è l’atto, l’opera di introdurre nuovi sistemi, nuovi ordinamenti, nuovi metodi di gestione. In senso concreto, novità, mutamento, trasformazione che modifichi radicalmente o provochi comunque un efficace svecchiamento in un ordinamento politico, sportivo e sociale. L’innovazione è un processo che dovrebbe garantire risultati o benefici maggiori ad un sistema, anche se a volte non sempre si rivela efficace rispetto a ciò che si intende innovare: ma è il nostro caso? Non credo.
Motore dell'innovazione è l'Etica, cioè il desiderio sincero e forte di servire l'uomo (produrre qualcosa di buono e di bello); quando questo sentimento è limitato a se stessi, la capacità innovativa risulta minore. Innovatore è colui che riesce a sognare qualcosa di diverso, di migliore per tutti, portandosi oltre quanto compreso finora ed Io sono un sognatore ma lo è ancor più chi si propone quale concorrente al vertice federale.
Spero di aver chiarito i concetti che animano la mia azione.
Come dicevo prima, si abbia il coraggio di affermare che lo “Status quo” mi sta bene e se questo è il pensiero generale basta lamentarsi nei corridoi, poiché, soprattutto in questo caso, chi è causa dei propri mali pianga se stesso.
Ezio RINALDI
 

06 aprile 2016

UNA POSSIBILE ALTERNATIVA ALL'ATTUALE DIRIGENZA

L’avvocato Francesco STORACE ha inviato la seguente mail a tutti gli affiliati alla F.I.S., dichiarando la propria disponibilità a proporsi quale alternativa all’attuale dirigenza. Sicuramente un atto di coraggio, ma soprattutto di trasparenza. Il suo impegno è il biglietto da visita di un uomo che ama le sfide, particolarmente se finalizzate ad un miglioramento qualitativo e quantitativo di un mondo, quale quello schermistico, sclerotizzato su posizioni conservatrici. Un mondo che apparentemente vive in perfetta sintonia con l’attuale dirigenza, ma che in realtà, nei vari corridoi, ovvero nel sottobosco, manifesta un soffuso disagio dal quale, per paura di possibili rivalse o proscrizioni, non riesce svincolarsi.
Personalmente saluto con grande apprezzamento la disponibilità dell’avvocato, certo, come ho sempre affermato, che il dibattito, la dialettica, il confronto possono solo accrescere il livello qualitativo del movimento, che ha continuamente bisogno di spinte per volare sempre più in alto.
Di lato trovate il curriculum vitae dell’Avvocato Francesco STORACE
Ezio RINALDI
“Gentile Presidente,
                         sono Francesco Storace, appassionato del nostro mondo da anni: nei 70 tiratore, nei 90 per un lungo periodo  presidente del Club Scherma Roma e negli anni 2000 al servizio della FIS come Giudice Unico.
Da qualche tempo alcuni amici mi hanno sollecitato a rendermi disponibile per guidare un gruppo di appassionati che vorrebbe rinnovare la Federazione.
Desidero quindi verificare se ci sono i presupposti per proporre alla prossima scadenza elettorale una alternativa all’attuale dirigenza. Ritengo doveroso preliminarmente confrontarmi almeno su alcuni principali temi: la massima trasparenza sulle scelte federali e sulle spese, la necessità di un periodico confronto tra le società, la valorizzazione del ruolo dei tecnici, la allocazione di risorse anche per le piccole società e la modifica statutaria che preveda che il presidente federale non possa essere rieletto per più di due mandati consecutivi.
Prima di assumere dunque una decisione mi farebbe piacere incontrarti, in occasione dei prossimi appuntamenti agonistici, per sentire le tue opinioni e i tuoi suggerimenti.
Ti ringrazio per le tua attenzione e ti invio cordiali saluti.
Francesco Storace”

 

31 marzo 2016

BILANCIO D'ESERCIZIO 2014

Risultati immagini per immagini di bilancio
Cari Amici e lettori, a fianco, sotto argomenti vari, trovate i bilanci d'esercizio 2013/2014. Non voglio entrare nel merito, non è il sottoscritto che deve farlo, quindi lascio a voi il piacere dell'analisi ed il raffronto tra i due documenti. Dal sito federale si evince che i bilanci sono stati scaricati circa 150 volte, segno che l'argomento è sentito ma non al punto tale da interessare tutti i club affiliati alla FIS.
A mio avviso vale la pena leggerli con un po' di attenzione, anche se sono 56 pagine, poichè in essi vi è descritta tutta l'attività amministrativa, tecnica e politica della Federazione. Alcune voci meritano una riflessione più accorta.
Ritenendo di aver fatto cosa gradita vi auguro buona lettura.
Ezio RINALDI

25 marzo 2016

AUGURI

 
 
 
A tutti gli amici e lettori del blog ed alle loro famiglie, giungano gli auguri di una felice e serena
 
 
 
 
Ezio RINALDI
 

21 marzo 2016

IL SOGNO


Ho ricevuto da un amico una lettera stupenda di cui, arrogandomi un privilegio che forse non mi spetterebbe, ne riporto, sinteticamente, alcuni passi.
Sovente accade che in momenti particolari ci si lasci prendere dallo sconforto, dalla delusione ed anche dalla rabbia, invece dovrebbe essere l’occasione per concentrarsi sul cosa fare, come e con chi. Si è parlato, e si continua a farlo, del domani della federazione, chiedendosi se sia il caso di trovare un oppositore e mi è stata posta la domanda: E’ necessario avere o trovare tale figura?”, è nostro compito giudicare se qualcuno fa bene o fa male?. Credo di si perché Il dovere di ogni tesserato ed associato deve essere quello di contribuire all’evoluzione del movimento con idee e programmi innovativi. Paradossalmente disinteressandoci del “chi” e concentrandosi sul “come e sul “cosa” verrebbe da pensare, quindi, che lo schierarsi con questo o con quello non abbia alcuna importanza. In tale contesto bisognerebbe ascoltare e condividere le idee senza confini, avendo come finalità la crescita del movimento e se questo potesse avvenire, la ricerca di un oppositore non avrebbe alcuna importanza poiché una vittoria ci sarebbe ma apparirebbe come una conquista di tutti, poiché ognuno avrebbe dato il proprio contributo.. E’ ipotizzabile un così grande sogno? Con questa Dirigenza non credo! In questo momento credo in soluzioni alternative.
L’autore della lettera asserisce che: Oggi si avverte la necessità di una federazione che metta al centro di tutto i suoi associati e sia al loro servizio, ritenendo indispensabile che la Federazione lavori per creare un “ambiente” dinamico dove le società siano libere di elaborare le proprie idee, inventare le loro organizzazioni, esprimersi e lavorare secondo il loro spirito.
Anche Io, come il mio amico, sono convinto che la Federazione debba essere visionaria, debba saper guardare al prossimo futuro e oltre e che debba saperlo trasmettere e comunicare a tutti gli attori della scherma. Solo così potrà accendere la miccia dell’entusiasmo, dell’energia e dei sogni di ogni persona coinvolta. Pertanto chi ne prenda le redini in via temporanea, deve avere amore incondizionato e totalmente disinteressato per questo mondo. Chi c’è adesso lo è? Ho qualche dubbio.
La lettera prosegue evidenziando che: La convivenza di più entità in un sistema complesso ha bisogno di regole; le regole però non devono essere l’obiettivo delle società e della Federazione stessa ma solo gli strumenti che ne agevolino il loro sviluppo ed evoluzione.
Parole come Paura, Insicurezza, ripicca e odio non fanno altro che aumentare il bisogno di controllo. Questi veleni scatenano l’inasprirsi di pene e regole sempre più severe e complicate che affossano l’iniziativa e la fantasia tipica di noi Italiani. Provocano la lacerazione ed il soffocamento del nostro ambiente che meriterebbe più rispetto da parte di noi stessi in prima istanza e poi da tutti gli altri.. Come dar torto all’estensore di tali concetti?
Egli sostiene che: Una Federazione sana è una Federazione che sappia ascoltare, sappia guardare ed abbia il coraggio di cambiare: coraggio nel cambiare le regole obsolete per definirne di nuove ed efficienti, coraggio nel cambiare direzione quando si accorge che la strada non sia la migliore. Coraggio nel cambiare perché tutto comunque cambia e vuole anticipare i tempi. Coraggio nel cambiare perché vuole mantenere una forte identità.. Mi domando: come si può arrivare ad piano attuativo di così elevati pensieri?
Egli proseguendo nell’esposizione dei suoi pensieri afferma che: ”In linea di principio tutti sono d’accordo. e non ha dubbi. Lui stesso si pone un interrogativo e si da una risposta: Ma cosa significa quando siamo noi stessi a dover rinunciare ad un vantaggio nostro per il bene comune del sistema? La risposta a questa domanda è: "un terno al lotto.”, mentre la risposta vera dovrebbe essere: ”Fare in modo che il bene comune sia sempre il compito della Federazione: ecco a cosa serve avere una Federazione sana e trasparente., ma finora è stato tutto trasparente? Dov’è il bilancio del 2014?
Il mio amico mi pone le domande: Abbiamo il coraggio di scegliere persone disinteressate alle cariche Federali e che pensino ed agiscano solo ed esclusivamente al bene del movimento? Ne abbiamo veramente il coraggio e la forza? Vogliamo veramente abbandonare ciò che siamo stati finora per costruire una società civile fondata sul lavoro nelle nostre palestre? Vogliamo creare quel movimento che vive solo nei sogni e che abbiamo realizzato solo a parole perché ci hanno insegnato che era impossibile? Mi sento di rispondere che il coraggio di scegliere le persone giuste c’è, il problema è trovarle. Anche la volontà di creare un movimento che non viva di sogni ma di realtà e di concretezza.
Sono assolutamente d’accordo che per molti un cambio di mentalità radicale, possa essere un salto nel buio e sono, altresì, convinto che farlo implica l'accettare un credo profondo, che si impiglia tra etica, interessi personali e amore per la scherma. E quando egli afferma che: il bene comune è anche il mio bene perché ciò che do oggi ritornerà moltiplicato cento., ritengo l’espressione assolutamente condivisibile.
Il mio amico conclude asserendo che: Se facciamo questo passo, se troviamo questo coraggio, abbiamo la possibilità di segnare l’inizio di una nuova Era della Scherma italiana e che noi avremmo l’onore e l’orgoglio di esserne artefici. Sono cosciente che questi concetti siano difficili da accettare per la maggior parte di noi, perché di scherma devono anche viverci e non voglio sembrare irrispettoso nei loro confronti. In realtà, dovrei stare solo zitto perché la scherma è e sarà sempre il mio hobby. Credo fermamente in tutto ciò che ho scritto e che sia possibile perché l’ho visto, l’ho toccato con mano e l’ho realizzato in diverse situazioni: io così ci sto sempre, indipendentemente dai dati anagrafici delle persone che tireranno le redini della Federazione.
Caro Amico mio sono onorato della tua splendida lettera e, come ho scritto all’inizio, mi sono arrogato il diritto di estrapolarne i passi più significativi e pregnanti, pubblicandoli sul blog. Spero non me ne vorrai per questo. Ritengo, in questo modo, di aver reso un utile servizio al nostro movimento.
Ezio RINALDI

17 marzo 2016

GENERAZIONE 2024: la delegazione per i Campionati del Mondo Cadetti e Giovani . BURGES 2016

Oggi, presso la Sala dei Presidenti, sede del Comitato “Roma 2024” è stata presentata la Delegazione per i Campionati del Mondo Giovani e Cadetti denominata “GENERAZIONE 2024 gli azzurri verso i Campionati del Mondo Cadetti e Giovani - Bourges 2016”.
Va detto che la Sala si è dimostrata insufficiente per capienza, forse gli organizzatori dell’evento non prevedevano una così massiccia presenza. Insomma se da una parte l’idea è stata sicuramente valida per la promozione della sede del Comitato Promotore di Roma 2016, dall’altra, proprio per la limitatezza degli spazi, è stata deficitaria. Numerosi i giornalisti con telecamere taccuini e tablet pronti a scrivere ed immortalare con le immagini la conferenza. Dovremmo averne un grande riscontro sui media nazionali: staremo a vedere.
Nell’ordine hanno preso la parola il Presidente Federale Giorgio Scarso, il Segretario Generale del CONI Roberto Fabricini, il Direttore di Roma 2024 Diana Bianchedi ed il Presidente del CONI Giovanni Malagò. Due gli aspetti salienti dell’evento: gli atleti convocati, tra i quali alcuni figli d’arte, i quali rappresentano la generazione che prenderà parte alle olimpiadi di, speriamo, Roma 2024; la bontà delle scelte, fatte sulla base di risultati sul campo e di precise norme e parametri stabiliti ad inizio di stagione (let. Del 4 set.2015 con relativo allegato inerente gli appuntamenti obiettivo per la stagione in corso).
Già prima della conferenza ho avuto modo di raccogliere perplessità e malumori circa le convocazioni e lo stesso Presidente si diceva dispiaciuto per chi è rimasto a casa. Argomentare sulle scelte è un esercizio difficile, l’unica cosa che posso dire è che se tali scelte non hanno rispettato quanto contenuto nella citata lettera della FIS occorrerà dimostrarlo con dati di fatto, mettendo da parte le aspirazioni personali o, peggio ancora, antipatie e rivalse di vario genere.
Questa la composizione della delegazione (capi Delegazione AZZI Paolo e Giampiero PASTORE):
 
A tutta la delegazione un forte IN BOCCA AL LUPO
Ezio RINALDI
 

12 marzo 2016

IL PROBLEMA DEL REGOLAMENTO E DELLA SUA APPLICAZIONE

Giovanni Rapisardi, in arte Jhonny Rapier, ha scritto questo interessantissimo articolo sulla fase schermistica e l’arbitraggio, autorizzandomi a riprenderlo e pubblicarlo su Piazza della Scherma. Lo ringrazio molto e spero che si apra un confronto ed un dibattito serio sulla tematica.
"
L’arte vera è quella di colpire senza essere colpiti: ciò forma lo studio della scherma, e deve avere di mira chiunque affronti un avversario con l’arme in pugno. così la pensava anche Molière. Pur tuttavolta, nonostante i severi precetti schermistici informati alla finalità dell’arte, molti schermitori nel tirare di assalto si colpiscono contemporaneamente, perché osano attacchi od uscite in tempo che, nel caso vero, eviterebbero di certo per tema di essere colpiti entrambi, con conseguenze anche fatali. Perché tale differenza di condotta? Perché tanta confidenza nel giuoco? Per l’impunità del rischio! oggi, dolorosamente, assistiamo a prove schermistiche, nelle quali difficilmente si vedono svolgere: concetto di attacco, razionalità di difesa, opportunità di uscite in tempo, osservanza della misura. È giusto schermire in tal modo per poi mutare interamente se s’impugna una spada vera?" (Masaniello Parise - Scherma da Terreno - 1904)
Così scriveva Masaniello Parise, poco più di cento anni fa, ponendo un problema che rimane attuale, nelle molteplici gestioni e formule regolamentari delle prove schermistiche di ogni forma e natura.
Il problema del regolamento e della sua applicazione è attualissimo, non solo nella cosiddetta scherma olimpica, ma è proprio nell'ambito delle norme FIE che la degenerazione è più che evidente.
Da appassionati insegnanti di scherma le diatribe e discussioni tecniche sono all'ordine del giorno e per la verità sono anche uno dei piccoli piaceri da concedersi, ma è molto dura sopportare una sconfitta perché l'arbitro si inventa regole che non esistono, per poi dover trasformarsi in cinici, spiegando al proprio allievo che la scherma sportiva di oggi è come la vita, ovvero la legge è uguale per tutti, ma non tutti sono uguali per la legge.
Se vogliamo analizzare le tre armi olimpiche alla luce delle regole e non delle mode troveremo che i principi enunciati da uno dei padri della scherma contemporanea italiana, e non solo da lui, sono andati bellamente a farsi benedire.
Ma c'è di peggio: nelle armi cosiddette "di convenzione" (termine di uso comune, ma errato, perché anche la spada ha la sua convenzione), fioretto e sciabola, quello che è andato a farsi benedire è proprio il regolamento FIE.
Citerò sempre e solo il regolamento FIE tradotto in italiano, reperibile dal sito FIS nella sezione dedicata al GSA (versione marzo 2014) http://www.federscherma.it/…/13116-regolamento-tecnico…/file
 La convenzione schermistica, che governa il fioretto e la sciabola (artt. t.46 - t.60), nasce in origine con il suddetto obiettivo del "toccare senza essere toccati", risultato in teoria ottenibile solo con il rispetto della frase d’armi.
Posto che con l'elettrificazione anche di queste due armi (1956 fioretto e 1989 sciabola), il toccare senza essere toccati è realizzabile semplicemente accendendo una sola luce e annullando sempre il colpo doppio, si è voluto comunque mantenere la vecchia regola di scuola francese, in uso ai tempi in cui, per l'assenza di sufficienti protezioni, si imponeva il combattimento a turni, per evitare la pericolosità delle uscite in tempo. Vediamo queste regole e soprattutto vediamo come vengono ufficialmente disapplicate.
L'art. t.56 per il fioretto e t.75 per la sciabola spiega i criteri applicati per garantire il rispetto della frase d'armi: ne citerò solo una parte (altrimenti questo articolo diventerebbe una tesi di laurea).
t.56 Rispetto della frase d’arma (al fioretto)
(...) 2. Per giudicare la correttezza di un attacco, bisogna considerare che:
a) L’attacco semplice, diretto o indiretto (vedi art. t.8.1) è correttamente eseguito quando la distensione del braccio, la punta minacciante il bersaglio valido, preceda l’inizio dell’azione d’affondo o di flèche.
b) L’attacco composto (vedi art. t.8.1) è correttamente eseguito quando distendendo il braccio in occasione della prima finta, la punta minaccia il bersaglio valido, senza accorciare il braccio durante l’esecuzione dei movimenti successivi dell’attacco e l’inizio dell’azione d’affondo o della flèche.
c) L’attacco di passo avanti-affondo o di passo avanti e flèche è correttamente eseguito quando la distensione del braccio precede la fine del passo avanti e l’inizio dell’azione d’affondo o di flèche.
d) Un’azione, semplice o composta, la marcia o le finte eseguite con il braccio raccorciato, non sono da considerarsi come un attacco, ma come una preparazione e pertanto sono esposte al pericolo di un’azione offensiva o difensiva/offensiva (vedi t.8.1/3) dell’avversario.
Esempio pratico:
https://www.youtube.com/watch?v=keadQduTeT4
nessuno, nemmeno Valentina Vezzali, si oppone alla ricostruzione, eppure, Arianna Errigo avanza, tirando palesemente indietro il braccio, mentre Valentina tira in base all'art. t.56, punto 2. lettera d), che appunto descrive il concetto di "preparazione". La cosa è evidente, perché in un duello vero nessuno partirebbe come un treno a braccio indietro, a meno di voler provocare l'avversario a tirare per parare e rispondere oppure contrarre, tattica definita "marcia in controtempo".
 t.75 Rispetto della frase d’arma (alla sciabola)
(...) 2. L’attacco è correttamente eseguito quando la distensione del braccio, con la punta o con il taglio della lama che minaccia costantemente il bersaglio valido, precede l’inizio dell’affondo.
3. L’attacco con affondo è correttamente eseguito:
a) per un “attacco semplice” (vedi t.8.1) quando l’inizio di allungamento del braccio precede lo slancio di affondo ed il colpo arriva, al più tardi, quando il piede anteriore tocca la pedana;
b) per un “attacco composto” (vedi t.8.1) quando l’inizio di allungamento del braccio al momento della prima finta (vedi art. t.77.1), precede lo slancio di affondo ed il colpo arriva, al più tardi, quando il piede anteriore tocca la pedana;
4. L’attacco per passo-avanti e affondo è correttamente eseguito:
a) per un “attacco semplice” (vedi t.8.1) quando l’inizio di allungamento del braccio precede il passo-avanti ed il colpo arriva, al più tardi, quando il piede anteriore tocca la pedana;
b) per un “attacco composto” (vedi t.8.1) quando l’inizio di allungamento del braccio, nella presentazione corretta della prima finta (vedi t.77.1) è seguito dal passo-avanti, poi dall’affondo e il colpo arriva, al più tardi, quando il piede anteriore tocca la pedana.(...)
Risulta a qualcuno che oggi l'attacco per passo-avanti e affondo sia eseguito distendendo il braccio prima del passo avanti? Giammai! Oggi gli arbitri sostengono che chi si muove contro l'avversario, a prescindere da come tiene più o meno disteso il braccio o più o meno rivolta l'arma verso il bersaglio, ha l'"iniziativa". Se fate una ricerca testuale nel suddetto regolamento, scoprirete che il termine "iniziativa" è citato 3 volte e non in riferimento all'iniziativa del tiratore, ma a quella dell'arbitro, per tutt'altri motivi! Al contrario, nell'edizione italiana 1984 del Regolamento per le gare FIE, aggiornata al 1° luglio 1989, contenente le pagine introduttive del Congresso FIE di Alghero del 21 maggio 1983 e del "Raduno Arbitrale per il miglioramento della scherma di sciabola" del 17-19 novembre 1983 (Regole per la corretta applicazione del Regolamento), si trova il concetto di iniziativa applicata ai tiratori:
"Il tiratore è perfettamente libero di avanzare, per dei fini tattici di qualsiasi genere, con il braccio ripiegato, la lama verticale o spostata lateralmente in una posizione di invito, ma facendo ciò egli non avrà mai il diritto di vedersi attribuire la priorità offensiva. Lo schermitore che avanza o corre contro il suo avversario e che non sceglie il bersaglio che all'ultimo momento non deve essere considerato attaccante che a partire dal momento in cui porta una minaccia «effettiva» al suo avversario e sempre alla condizione che, nel frattempo, il suo avversario non abbia assunto l'iniziativa. È fondamentale ed assolutamente necessario che il giudice consideri l'azione offensiva iniziata solo quando uno dei due tiratori, non importa la posizione o del movimento delle gambe, porta realmente, distanza inclusa, una minaccia contro la superficie valida dell'opponente. Se si giudica altrimenti, si tradisce la convenzione e si crea uno squilibrio ingiusto ed insopportabile a detrimento del tiratore che vuole difendersi con l'arma a mezzo di una parata."
Non sembra che l'"iniziativa" di cui si parla in questo passo sia l'avanzata temeraria contro l'avversario, mantenendo una posizione di invito o comunque di assenza di minaccia con l'arma, anzi, tutto il contrario!
Altro grave malinteso è quello relativo all'arma in linea e alla cavazione in tempo: l'arma in linea è un atteggiamento, una posizione, non un'azione, quindi la priorità ad essa attribuita avviene solo se un tiratore, SENZA cercare ferro, attacca l'avversario in linea, colpendolo e contemporaneamente infilzandosi sulla sua sua punta. Al contrario, se l'attaccante esegue un movimento di ricerca del ferro (battuta o presa di ferro) e il ferro non lo trova, per una cavazione in tempo dell'avversario, perde la priorità (attacco no) e la ragione passa all'avversario, per un colpo di punta nel fioretto, di punta o taglio nella sciabola. L'art. t.60 (Giudizio - fioretto) comma 5, lettere a) e b) e t.80 (Giudizio - sciabola) comma 4, lettere a) e b)recitano:
(in caso di colpo doppio) l’attaccante è il solo toccato:
a) se, quando l’avversario è in linea (vedi t.10), l’attacco parte senza deviare il ferro avversario. Gli arbitri dovranno essere attenti che un lieve incontro del ferro non sia considerato sufficiente a deviare il ferro dell’avversario.
b) se cerca il ferro, non lo trova (per una cavazione in tempo) e continua l’attacco.
Notare che il punto b) non parla di ferro in linea da parte di chi esegue la cavazione in tempo, ma semplicemente di una qualsiasi ricerca del ferro da parte del cosiddetto attaccante. Non è assolutamente vero quindi che la linea debba essere mantenuta dopo la cavazione in tempo e tantomeno, nella sciabola, che il colpo debba essere portato solo di punta.
Esempio pratico:
https://www.youtube.com/watch?v=nGearEu2PlU
dal minuto 9:34.
Nonostante le giuste proteste di Occhiuzzi, l'arbitro ritiene di attribuire la stoccata a Szilagy, ma alla moviola è palese come quest'ultimo cerchi ferro, non lo trovi per una cavazione in tempo dell'avversario e continui l'attacco, tra l'altro piegando palesemente il braccio. Se, come dice l'arbitro, non c'era tempo schermistico, l'errore era comune e quindi la stoccata andava annullata.
Ora, al di là dei tecnicismi di scherma e di diritto, la questione è la seguente: in qualunque gioco, briscola compresa, ci sono delle regole e per ufficializzare qualunque evento sportivo tali regole devono essere scritte e applicate alla lettera. Se tali regole non piacciono, si cambiano, sempre per iscritto e se ne dà conoscenza universale. Se poi i partecipanti o i loro tecnici non vogliono documentarsi, problemi loro (nessuno può addurre come giustificazione l'ignoranza della legge, regola basilare di diritto), ma se ci sono regole scritte, o documenti esplicativi ufficiali, ad essi bisogna attenersi. Oggi, al contrario, è il delirio, l'interpretazione contro la regola che ha più valore della regola stessa e che non è scritta da nessuna parte, quindi l'arbitrarietà di giudizio allo stato puro.
In queste condizioni come è possibile impostare un insegnamento schermistico? Come si può assistere i propri allievi in gara? E soprattutto, come ci si può opporre efficacemente a tale degenerazione che ha portato la scherma, a non essere più scherma?
Una piccola nota anche per la spada: dare un punto a testa al colpo doppio significa dare convenienza al tiratore in vantaggio a cercarlo, sia per far passare il tempo, sia per avvicinarsi alla vittoria. In ogni caso lo spadista in vantaggio almeno una stoccata singola l'ha fatta, ma se fosse regola metterne almeno due, di vantaggio, e non poter più vincere 15-14 per un colpo doppio sarebbe l'ideale.
Facciamola facile: toccare senza essere toccati, a tutte le armi, una luce, un punto, due luci, niente punti e magari obbligo di due punti di differenza per vincere, tanto per non premiare i colpi di fortuna.
Forse così Masaniello e tutti i grandi Maestri della storia della scherma, che hanno sempre basato il loro insegnamento su questo semplice, ma fondamentale principio potranno finalmente riposare in pace.
 Jhonny Rapier"

08 marzo 2016

SELEZIONI E NUMERI

Anche per questa stagione abbiamo messo alle spalle la gran parte delle gare, arrivando come sempre alle battute conclusive. Come ogni stagione si comincia a parlare di quello che è stato, e di quello che si vorrebbe fosse per la stagione ventura.
Questo è anche un anno particolare, perché come ogni anno olimpico assieme alle competizioni a cinque cerchi arrivano anche le elezioni per il rinnovo delle cariche federali. Come penso tanti oramai sapranno, con ogni probabilità quest'anno non ci sarà alcun bisogno per il presidentissimo Scarso di avviare una vera campagna elettorale, in quanto mancando un secondo candidato di fatto la sua ennesima conferma al vertice della Federazione Italiana è scontata.
Questo da una parte potrebbe anche essere un bene, dando la possibilità a questo direttivo di proseguire con il lavoro impostato nel precedente quadriennio, dall'altro però rischiano di cristallizzare le situazioni attuali, non essendoci quell'impulso al piccolo rinnovamento tipico di chi comunque ha necessità di offrire sempre qualcosa di diverso ad un elettorale ingolosito magari dalla novità rappresentata ad un eventuale secondo candidato.
Tra le cose che rischiamo di vedere ogni anno sempre uguali ci sono anche le famose "selezioni", ovvero quelle gare che si disputano prima di quelle importanti e che hanno lo scopo, appunto, di selezionare gli schermitori lasciandone a casa una bella quota.
Tralasciando le solite, sterili, inutili e spesso anche patetiche chiacchiere da social network sulla maggiore o minore difficoltà tecnica ad emergere da queste selezioni in questa o quest'altra specialità, vorrei soffermarmi sugli aridi numeri delle armi convenzioni. In particolare su quelle femminili.
A Bolzano il numero delle fiorettiste è stato veramente basso, al via erano appena 69. Un numero veramente piccolo se paragonato all'enorme numero di medaglie che questa specialità puntualmente ci porta ad ogni competizione internazionale. Un caso veramente da studiare, si potrebbe dire ad una superficiale analisi.
Ma sono veramente così poche? A guardare i numeri della prima prova di qualificazione, svolta troppo presto a Erba lo scorso ottobre, scopriamo che alla fine le fiorettiste ad avere preso parte a queste qualificazioni sono state complessivamente 258. Numero certamente non spaventoso, ma decisamente più degno del 69 della seconda, e ultima, gara Open.
Ma allora dove finiscono le fiorettiste? Nel buco nero delle qualificazioni di zona, che creano una strozzatura veramente assurda riducendo il numero praticamente ad un quarto, lasciando a casa non decine, ma centinaia di atlete.
Questo perché? per via dei grandi numeri della spada e per via anche di un modo di gestire l'attività agonistica troppo superficiale. Ogni arma dovrebbe essere gestita per la sua realtà, e non paragonata alle altre. Questo anche in una ottica di sviluppo e rinnovamento. Se nel fioretto femminile vinciamo, a forza di ridurre i numeri ridurremo anche le possibilità che questo continui in futuro, ma soprattutto ridurremo le capacità economiche delle società che sempre più si vedranno scappare atlete per mancanza di stimoli agonistici.
Se nella spada la riduzione ad un quarto delle potenziali partecipanti significa creare una gara da 200 iscritte, nel fioretto applicare lo stesso criterio si ha una gara dove semplicemente passando il girone si tira l'assalto che potrebbe direttamente qualificare per gli assoluti, e rendendo quindi più che fondate le lamentele di chi invece gioca in una specialità dove invece occorre vincere diversi turni di diretta prima di arrivare a quell'assalto.
Le selezioni così stringenti per le armi convenzionali, lo dicono i numeri non certo la mia sola opinione, appaiono oramai uno strumento da utilizzare con maggiore attenzione. Creare una gara da 140 atlete do penso che renda la gestione dell'evento così clamorosamente difficoltosa, ma si aprirebbe ad un numero doppio di atlete la possibilità di giocarsi la successiva gara, allungando così il brodo della stagione agonistica che per troppe atlete rimane decisamente ristretto, specie per quelle che non sono così brave da riuscire  a rientrare spesso nel novero delle qualificate.
Con questo mio commento ho voluto parlare solo di una specialità, semplicemente perché è stata la cosa più clamorosa che si è vista all'ultimo Open, ma certamente la stessa problematica è tranquillamente estendibile a tutte le altre specialità convenzionali.
Paolo CUCCU

23 febbraio 2016

MAESTRO DI SCHERMA STABILITO

Sicuramente tutti sanno che con il D. lgs. n. 206/2007 l’Italia ha recepito una direttiva europea che consente a coloro che abbiano acquisito in uno dei paesi dell’Unione europea una qualifica professionale il cui esercizio è subordinato al possesso di uno specifico titolo di abilitazione, di svolgere quella medesima professione in uno qualsiasi dei paesi dell’Unione, grazie ad un meccanismo di equiparazione dei titoli professionali. La norma si applica a tutti i cittadini dell’UE, dei paesi del SEE non appartenenti all’UE e della Svizzera, che desiderano intraprendere una professione regolamentata, sia come lavoratori autonomi che come dipendenti, in un paese diverso da quello in cui hanno acquisito le loro qualifiche professionali.
La legge prevede un sistema di riconoscimento automatico quando il professionista si sposti sul territorio dello Stato per esercitare la professione in modo occasionale o temporaneo, limitando, nel caso di organizzazione stabile, il riconoscimento automatico soltanto ad alcune professioni individuate e demandando per le restanti ad un procedimento leggermente più complesso basato essenzialmente sulla condizione di reciprocità.
Nel gennaio 2016 il decreto legislativo n. 206/07 ha subito alcune modifiche e integrazioni, tra cui l’inserimento tra le qualifiche professionali “della professione di maestro di scherma, allenatore, preparatore atletico, direttore tecnico sportivo, dirigente sportivo e ufficiale di gara”. Per queste professioni la competenza a ricevere le domande e le dichiarazioni ai fini del riconoscimento è attribuita al CONI.
Dunque, se fino ad ieri un Maestro, per allenare in Italia era obbligato a conseguire il titolo magistrale presso l’Accademia Nazionale di Scherma, oggi non è più cosi. Sarà sufficiente avere conseguito il diritto di esercitare la professione di Maestro di scherma in uno dei Paesi della UE, del SEE o in Svizzera, per potere essere inserito, previa domanda al CONI, nelle liste tecniche federali.
E ciò vale  per qualunque cittadino di uno dei Paesi della UE, del SEE o della Svizzera, così come per i cittadini di Paesi terzi che abbiano conseguito il titolo nella Ue, nel SEE o in Svizzera.
In altre parole, chiunque, compresi gli italiani, potrà essere inserito nelle liste tecniche federali italiane avendo conseguito il titolo di Maestro in uno dei paesi sopra elencati diverso dall’Italia.
Infatti la norma vale per tutti i cittadini europei, compresi i cittadini italiani i quali, in questo modo, sono liberi di conseguire la qualifica professionale in uno qualsiasi dei paesi sopra elencati senza che possa essere loro inibito il diritto di esercitare la professione in Italia.
E’ un meccanismo che altre professioni hanno già sperimentato. Chi non ha visto quelle pubblicità che invitano i cittadini italiani a conseguire il titolo di avvocato in Spagna o in Romania per poi tornare ad esercitare in Italia?
Secondo alcune statistiche il 92% degli “avvocati stabiliti” è di nazionalità italiana e di costoro l’83% ha conseguito il titolo in Spagna ed il 4% in Romania ed è abbastanza facile immaginare le ragioni di tale andamento statistico.
Sarà così anche per i maestri di scherma, per gli ufficiali di gara e per gli altri soggetti introdotti dalla recente modifica normativa? Quali sono i criteri che consentono l’esercizio della professione di Maestro di scherma negli altri paesi dell’Unione? Saranno più o meno selettivi dei nostri? E’ ragionevole prevedere che la maggioranza dei “maestri di scherma stabiliti” sarà di nazionalità italiana?
Ritengo che i Maestri di scherma italiani abbiano diritto a conoscere sin d’ora quali siano i termini della “concorrenza” cui da oggi vanno incontro e come sarà garantita la qualità dei tecnici operanti in Italia.
Magari non il Presidente uscente, che in questo ultimo spicchio di mandato sarà interamente assorbito dalle asperità della strada per Rio, ma il prossimo Presidente dovrà fare i conti con la nuova disciplina e, con l’ausilio dell’AIMS e dell’Accademia, ottenere che sia assicurato il mantenimento del livello tecnico dei Maestri Italiani.
Paola PUGLISI

22 febbraio 2016

LA SCHERMA ITALIANA ALLE OLIMPIADI

Ieri 21.02.2016, in Belgio sono terminate le qualificazione olimpiche delle prove a squadre, e l’Italia porterà a Rio 2016 la spada maschile, il fioretto maschile e la sciabola femminile, mentre, come già scritto in altro articolo, la spada femminile guarderà le olimpiadi da casa, non essendo riuscita a strappare il pass a causa di una rapidissima caduta negli ultimi mesi. La squadra di sciabola femminile sarà ai Giochi Olimpici per la prima volta da quando l’arma è stata ammessa alla massima competizione sportiva planetaria (Pechino 2008). Per quanto riguarda il settore maschile, a MONTANO, già qualificato, potrebbe far compagnia uno tra OCCHIUZZI e CURATOLI. Un duello tutto napoletano che vede il primo (e più esperto) in leggerissimo vantaggio sul secondo (e più giovane).
Il CT Sirovich ha quasi compiuto la missione: qualificare la squadra femminile e portare i due individuali. Come accennato uno è MONTANO e l’altro verrà fuori tra i due contendenti napoletani. I complimenti sono d’obbligo e l’ in bocca al lupo anche.
Il fioretto maschile a squadre e quello femminile individuale - DI FRANCISCA e ERRIGO avevano staccato il pass già da tempo e mi spiace che non faccia notizia, però nulla toglie al valore dell’impresa. La spada maschile ha staccato il biglietto qualche settimana fa, con una impresa in cui pochi credevano, ma di loro ho già scritto.
BUON LAVORO A TUTTI!
Ezio RINALDI