18 luglio 2016

Rio 2016, le porte girevoli della (maxi) delegazione azzurra

Esclusi gli atleti, la spedizione conta ben 26 elementi. Negli staff anche alcuni maestri di singoli atleti. Ed è giallo sulle due liste dei delegati: una per i convocati e una per i mezzi d’informazione
La spedizione azzurra verso l’Olimpiade di Rio2016, che per la scherma prenderà il via sabato 6 agosto con la prova individuale di spada femminile per concludersi il 14 agosto, inizia con due punti critici e con un giallo, tutti con un denominatore comune: la lista della delegazione che partirà per il Brasile ormai fra una manciata di giorni.
Per cominciare, i numeri. La delegazione della scherma italiana, atleti esclusi, sarà composta da un totale di 26 elementi così suddivisi: tre membri del vertice federale, i tre Commissari Tecnici per le rispettive armi, dieci maestri (quattro per il fioretto, tre a testa per spada e sciabola), medico, fisioterapisti e tecnico delle armi. A costoro vanno aggiunti sei “extra”: uno per lo staff medico, uno per quello tecnico, quattro fra preparatori atletici e fisioterapisti. Vale ricordare come lo sport italiano, specialmente nei suoi rami minori tra i quali purtroppo bisogna comprendere la scherma, risulta aver subito in questi anni – almeno a quanto ci è sempre stato dato sapere – consistenti “tagli” nei trasferimenti dal CONI e di riflesso dalle finanze pubbliche. Fatte queste premesse, e ricordando come l’Italia manchi di tre prove rispetto a un ipotetico Mondiale – le prove a squadre di fioretto femminile e sciabola maschile non previste dal calendario di quest’edizione, e di spada femminile non qualificata – il numero di componenti la delegazione può essere ritenuto il minimo indispensabile? In attesa di conoscere il rendiconto economico della spedizione olimpica e di misurare il bilancio costi/ricavi (costi/medaglie, nel nostro caso) qualche dubbio appare lecito.
Secondo aspetto, la composizione dello staff. L’Olimpiade, al netto di una retorica “patriottica” che ormai sembra sempre più lasciare il tempo che trova, dovrebbe rappresentare la massima espressione del valore del singolo atleta al servizio del collettivo, la Nazionale olimpica in questo caso. Ebbene, nella carovana azzurra in partenza per Rio de Janeiro ci sono almeno due casi in cui sembra piuttosto valere il principio opposto: non si spiega altrimenti la presenza nello staff tecnico di almeno un paio di maestri di singoli atleti in gara. Per chiarire meglio il concetto, qui non è in discussione la scelta del singolo atleta, che ha tutto il diritto di volere a fianco il proprio maestro in una gara che in molti casi può valere un’intera carriera, ma il punto è un altro: è proprio necessario che il maestro in questione sia aggregato allo staff tecnico federale? Non sarebbe forse il caso di far rientrare il maestro nello staff personale dell’atleta e non nello staff della Nazionale, magari con il risultato di alleggerire numeri e costi di una spedizione già onerosa di per sé come quella olimpica?
A un’Olimpiade che nasce con questi due interrogativi di fondo si aggiunge un vero e proprio giallo, legato al caso della “doppia lista” di convocati per lo staff di Rio 2016. La data-chiave è il 27 giugno scorso, quando erano annunciati i nomi che avrebbero composto la delegazione azzurra in Brasile. Quel giorno, praticamente in contemporanea escono due diverse liste: una pubblicata dai principali mezzi di comunicazione, l'altra resa pubblica dai singoli membri dello staff o dalle loro società tramite i loro rispettivi profili social. Ebbene, per quanto riguarda gli atleti nessuna novità o sorpresa rispetto alle indicazioni del ranking e della stagione, ma è nelle pieghe dello stesso staff tecnico che i conti non tornano: tra gli “ufficiali”, infatti, mentre siti e giornali riportano la presenza di un tecnico storico, la lettera di convocazione lo “sostituisce” con altro tecnico, certamente di valore ma con meno esperienza. Addirittura sul comunicato stampa federale, e di rimando sui mezzi d’informazione, non vi è proprio traccia di cinque membri “extra” che invece compaiono nella lista federale a cominciare da un paio di preparatori atletici per proseguire con un giovane maestro f tecnico) e la coppia di fisioterapisti. A dimostrazione ecco i due link all’articolo apparso
Cinque nomi in più e una sostituzione di cui nessuno, fra le “autorevoli” voci che a quanto pare ci raccontano la scherma azzurra solo attraverso le veline e le versioni ufficiali o di comodo, pare essersi accorto né essersi preso la briga di verificare. Così, visto che il double face va tanto di moda, a chi fornisce le notizie e a chi le riferisce rivolgiamo una semplice domanda: perché?    

Mattia Boretti

15 luglio 2016

CONVOCAZIONI E REGOLE: precisazioni del Prof. VULLO

PRECISAZIONI AL POST SCHERMA - VOGLIO DIRE LA MIA
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Sapevo che il mio post avrebbe potuto fare nascere equivoci, per tale motivo voglio fare una precisazione al fine di fugare ogni dubbio sul mio reale sfogo.
Le convocazioni degli azzurrini hanno dei criteri che sono pubblicati sul sito federale con la circolare n.17/16 del 11.07.2016 e sono ben chiare; al Commissario d’Arma viene lasciata la discrezionalità della convocazione per 5 atleti nella sciabola e fioretto, 10 nella spada. Fatta questa precisazione posso dire che un commissario Tecnico potrebbe anche convocare la 500entesima del ranking, ne ha facoltà.
Nel mio post riporto testualmente queste parole
<<Una cosa mi fa male, dubitare che qualche convocazione è frutto di politica federale, o ne possa dare la sensazione, come dire… chi ha il potere lo esercita per come meglio crede, finché dura nessun problema, noi ci saremo e continueremo “umilmente a fare il nostro lavoro”>>
ecco questa frase potrebbe essere equivocata, e dunque provo ad essere più chiaro.
Si sa “la madre degli stolti è sempre incinta”, è più facile apparire che essere, ed ecco che si va a cena con il numero 1 di turno per potersi poi fregiare di essere vicini ai vertici, millantando accordi, “forse mai presi” o se presi che non saranno mai mantenuti o che si realizzeranno per una pura coincidenza di fatti o di circostanze, ma il danno è stato fatto, il danno all’immagine del coach, che ignaro delle politiche e degli inciuci fatti o millantati danneggiano l’immagine di altri.
Adesso mi rivolgono a quanti sono parte integrante di questa commedia pirandelliana, ma non credete che il sapore dell’onestà intellettuale sia di gran lunga superiore al sapore di APPARIRE piuttosto che ESSERE? Concludo porgendo le mie scuse, semmai ce ne fosse bisogno, a tutti i coach delle varie nazionali, persone che conosco con cui mi sono sempre confrontato ricevendo la massima disponibilità, augurandogli un grande “in bocca al lupo” per i prossimi impegni olimpici, ad maiora.
Ah dimenticavo, parlate sotto voce che i cattivi vi sentono….
Avrei voglia di scrivere tante cose, ma inevitabilmente scivolerei sulla politica ed essendo una persona coerente ribadisco di non voler assolutamente strumentalizzare lo sfogo del Prof VULLO. D'altra parte Egli ha ampiamente spiegato, con queste precisazioni, quale fosse il suo reale intendimento, quindi aggiungere altre inutili parole non servirebbe a niente. Ribadisco, invece, l'invito ad una maggiore accortezza nell'applicazione delle regole.
Ezio RINALDI

14 luglio 2016

CONVOCAZIONI E REGOLE

5 ore fa · 
SCHERMA “VOGLIO DIRE LA MIA”
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oggi senza nessuna polemica, ma con un velo di tristezza devo riconoscere che questa Federazione Italiana Scherma non aiuta le piccole società e soprattutto quelle di periferia, senza la quale la scherma non la conoscerebbero né tantomeno la vedrebbero e toccherebbero con mano, ufficializzo questo sfogo nella consapevolezza che “qualcuno lo cavalcherà per scopi politici”, altri rimarranno indifferenti, altri ancora diranno “però ha ragione” con l’omertà di non volersi esporre più di tanto, “per non essere vessati”, non approvo ma vi posso capire, so che cosa vuol dire essere vessati.
Sono state diramate le convocazioni per gli azzurrini, nel sito non sono pubblicate, da voce di corridoio si conoscono i nomi, poco importa, un dato è certo esiste un criterio e se il criterio c’è deve essere rispettato.
Una cosa mi fa male, dubitare che qualche convocazione è frutto di politica federale, o ne possa dare la sensazione, come dire… chi ha il potere lo esercita per come meglio crede, finchè dura nessun problema, noi ci saremo e continueremo “umilmente a fare il nostro lavoro” ci incontreremo già ad ottobre sulle pedane di tutta Italia, cercheremo di lottare, anche se tante volte lotti e sai già di essere sconfitto, troppe volte siamo usciti fuori da una diretta 14/15 lo abbiamo accettato perché il giudizio del Presidente di Giuria è sovrano, ma siamo stanchi, ricordatevelo.
Concludo dicendo che nonostante tutto, nella sciabola rimaniamo i più vincenti in Sicilia, i fatti dicono questo!!!

Sarò sicuramente accusato di cavalcare a scopi politici lo sfogo del Prof. VULLO, ma sono certo che i lettori non potranno non condividere le riflessioni che seguono.
Spessimmo sento dire che quando ci sono in ballo i piccoli atleti sia necessario porre molta attenzione: pensiero sacrosanto! Ma credo anche che tutti gli atleti meritino eguale considerazione, poiché ognuno di loro, nell’ambito della propria realtà, ritiene di dover essere rispettato. Certo i piccoli sono anime innocenti ed il loro candore non ammette mezze misure. Per loro le regole sono fonte di insegnamento e se non gliele sappiamo spiegare i danni, negli a venire, saranno irreparabili. In altre parole potremmo incorrere nel grave errore di spiegare che le regole sono come l’elastico: vanno applicate a seconda delle circostanze e di chi le deve subire.
I ragazzi vivono la loro attività sportiva-agonistica in funzione di un traguardo gratificante che è la convocazione a far parte degli azzurrini. In altre parole per essi essere chiamati agli azzurrini è come far parte della nazionale giovani o di categoria.
Dallo sfogo del Prof. VULLO emergono alcune cose:
1.    Sembra che non siano state rese note le convocazioni;
2.    Sembra che non siano stati applicati i dettami che regolano le convocazioni;
3.    Sembra che qualche chiamata sia frutto di scelte politiche.
Al di là dei “sembra” pare proprio che chi ha fatto finale ad otto non sia stato convocato; chi ha subito un “nero” per aver insultato qualcuno, sia stato chiamato; qualcun altro, pur occupando una posizione di prestigio nel rank di categoria, non sia stato convocato per aver tenuto, in qualche circostanza, un comportamento meritevole di sanzione. In quest’ultimo caso pare che già, in precedenti occasioni, per la stessa sanzione abbia saltato le chiamate ad alcuni allenamenti.
Insomma pare proprio che siano stati adottati “due pesi e due misure”. La cosa non mi meraviglia più di tanto poiché è da diverso tempo che rappresento tale discutibile applicazione delle regole. Non intendo strumentalizzare lo sfogo del Prof. VULLO, mi preme invece rivolgere un invito ai vertici federali per un controllo credibile sull’applicazione delle regole, affinché i ragazzi non perdano la fiducia nelle Istituzioni.

Ezio RINALDI

03 luglio 2016

ILLUMINISMO, RINASCIMENTO E OSCURANTISMO

Il periodo illuministico della scherma sportiva potrei identificarlo con l’era Nostiniana, la quale ebbe come obiettivo primario il recupero e la rivalutazione della attività agonistica e quindi il conseguimento della vittoria nelle varie competizioni internazionali. Prima di quel periodo la scherma italiana aveva vissuto una lunga fase di cupezza. L’azione del Presidentissimo Nostini si sviluppò attraverso l’invenzione del Gran Premio Giovanissimi, manifestazione riservata al vivaio della scherma italiana e poi con il trittico relativo ai volumi sulla sciabola, fioretto e spada, con i quali intese dare un trattato che, volendo fare un paragone scolastico, avesse le stesse funzioni che per le lingue hanno la grammatica e la sintassi. Certamente quei volumi, di cui conservo gelosamente delle copie e sui quali ho studiato durante i corsi per istruttori di scherma in quel di Zocca, oggi potrebbero non rappresentare l’ideale della scherma moderna, tant’è che alcuni tra i maestri più rappresentativi, a cominciare dall’ex Presidente dell’AIMS, M° Giovanni TORAN, hanno cercato di migliorarne il linguaggio e la tecnica con concetti più attuali. Però certamente possono ancora rappresentare l’ABC dello studio schermistico.
Nostini, lungimirante dirigente, pur in una diversità di impostazione schermistica tra le diverse correnti, ha anticipato il concetto di difformità di pensiero in un contesto di assoluta democrazia. Per averne una idea più chiara basta rileggersi le splendide prefazioni ai tre volumi.
Credo di poter affermare che l’illuminismo della scherma olimpica Italiana, inteso come periodo di ricrescita, sia stato un momento di sviluppo dell’arte schermista, che un grande uomo di sport ci ha lasciato in eredità.
Il rinascimento, credo possa appartenere al periodo diblasiano, durante il quale, la scherma italiana ha cominciato a dettare legge sulle diverse pedane internazionali culminatosi, a mio avviso, con le otto medaglie vinte all’Olimpiade di Pechino 2008. Dal quadriennio 2005/2008 il Presidente Scarso ha preso in mano la gestione federale, quindi i risultati ottenuti nella competizione cinese dovrebbero appartenergli, ma come egli stesso ha affermato in un suo editoriale, la vecchia dirigenza gli aveva fatto trovare una programmazione fino al 2008, quindi quelle medaglie sono figlie della gestione precedente, di cui, peraltro, sia Io che lui ne facevamo parte. Durante la gestione del dirigente padovano molto fu dedicato alla attività agonistica ed ai corsi arbitrali: i risultati devo dire furono piuttosto buoni viste le olimpiadi del 2004 (strascichi di Nostini). Non c’è stato un lascito significativo ma certamente furono migliorate diverse situazioni.
Sui libri di storia si è studiato anche l’oscurantismo, termine esplicitamente dispregiativo nato all'incirca nel XIII secolo in antitesi all'illuminismo. Viene utilizzato da correnti di pensiero che si autodefiniscono progressiste per indicare l'atteggiamento culturale proprio di chi si schiera contro una visione dinamica della cultura ed una diffusione del pensiero e della ricerca scientifica e intellettuale in qualunque campo del sapere.
In tale accezione il termine viene usato ancor oggi per connotare negativamente concetti che sembrano negare la libertà di pensiero e la libertà dell'individuo contro credenze o imposizioni ideologiche.
Viene definita oscurantista una persona che presenta e mantiene un'attitudine negativa del sapere, come rifiutare di riconoscere vere delle cose che si ritengono palesementi incontrovertibili, come ad esempio negare l'evoluzione. In questo senso Io stesso potrei essere definito oscurantista perché, a detta di alcuni, mi ostinerei a non voler riconoscere la situazione attuale ovvero a volerla ribaltare. Molti, devo ammetterlo, affermano che personalizzi troppo le mie azioni e soprattutto che nutra un sentimento di ostilità  nei confronti di chi oggi detiene lo scettro. Sommessamente rappresento che in me non esiste tale sentimento, pertanto riconoscendo la legittimità dell’attuale leaderchip non posso e non voglio rinunciare al mio essere, con tutte le implicazioni che questo comporta. Personalmente non mi definisco oscurantista o progressista bensì una persona innamorata di un certo mondo che può essere migliorato attraverso un rinnovamento di elementi stantii, e non mi riferisco certo solo al vertice federale ma anche a quei settori collaterali, i quali, attraverso tale vertice, tendono a conservare lo status quo per non perdere la poltrona. Ed è per questo che oggi, a causa degli eventi descritti negli ultimi post, prevale in me sempre più la convinzione che quello attuale sia un periodo tendente soprattutto all'autoconservazione del gruppo dirigente rispetto al quale qualunque pensiero volto alla prospettiva di un cambiamento rischia di essere tacciato come reazionario. 
Ezio RINALDI

26 giugno 2016

TORUN 2016: Italia, un oro e qualche lampo. Ma è l’Europeo degli altri

Mattia BORETTI
Gli azzurri chiudono con sei medaglie, di Arianna Errigo l’unico oro. Russia e Francia dominano il medagliere. L’Europeo conferma il trend della stagione: a Rio si partirà in seconda fila. Sciabola e spada femminili le note dolenti
Si è concluso ieri l’Europeo di Torun 2016 e l’Italia ha tagliato il traguardo con sei medaglie: una d’oro (Arianna Errigo nel fioretto femminile individuale, primo titolo continentale della carriera e le mani sulla quinta Coppa del Mondo Assoluta), quattro d’argento (nelle prove a squadre di fioretto maschile e femminile, di sciabola e di spada maschili) e una di bronzo (Giorgio Avola nel fioretto maschile individuale). Il saldo rispetto all’edizione svizzera di un anno fa a Montreux è in passivo: -4 medaglie, per risalire a un risultato simile bisogna tornare a Legnano 2012, che si chiuse con sole quattro medaglie. L’analogia più evidente con allora potrebbe essere la caratteristica pre-olimpica dell’Europeo: allora a Londra, un mese dopo, arrivarono sette medaglie. Oggi la situazione, anche sulla scorta dei risultati di una stagione intera di Coppa del Mondo che sta per andare agli archivi, potrebbe riservare sorprese di opposto tenore nell’Olimpiade brasiliana.
I sei giorni dell’Europeo polacco hanno dato l’impressione, forse per la prima volta in modo plastico, di un’Italia non più e non necessariamente in prima fila: quattro delle sei medaglie vengono infatti dalle prove a squadre, dove si può ben dire che l’unione fa la forza permettendo di mettere insieme il meglio di tre (o talvolta quattro) buone individualità. I problemi maggiori vengono piuttosto dall’individuale, dove gli unici due acuti da podio sono venuti dalla classe di Arianna Errigo, sempre più fra le specialiste del fioretto di tutti i tempi per titoli vinti, qualità e quantità di risultati ottenuti in questi anni, e da una buona prova di Giorgio Avola, mancato però sul più bello nell’assalto di semifinale contro il francese Le Péchoux. Lampi, appunto, individuali che sembrano però lontani dalle dimostrazioni di forza della Russia (10 medaglie di cui 6 ori, con prospetti interessanti come Safin nel fioretto maschile) e di completezza della Francia (9 medaglie suddivise in tutte le armi con il sorprendente argento della spada femminile a squadre, e una squadra di sciabola femminile che ha davvero impressionato, mettendo paura alla grande Russia).
Rivolgendo lo sguardo al prossimo futuro, e dunque all’Olimpiade di Rio che scatterà per la scherma sulle pedane della Carioca Arena il prossimo 6 agosto, l’annata che ha visto il minor numero di podi in Coppa del Mondo degli ultimi anni e un Europeo condotto in sostanziale arretramento rispetto a stagioni in cui si lottava fino all’ultima prova con la Russia per la conquista del medagliere finale è attesa ora alla prova del nove. Il tutto in un contesto mondiale, e non più continentale come a Torun, con le potenze asiatiche (Cina, Corea e in parte Giappone) come sempre affamate di metalli per il medagliere generale, gli Stati Uniti attesi all’incasso di un quadriennio olimpico che li ha visti investire fiches importanti sulla scherma e con “punte” di tutto rispetto (Massialas, Imboden, Kiefer, Zagunis, Homer tanto per fare qualche nome) e il Sud America che può sempre riservare sorprese (come l’oro di Limardo nella spada individuale a Londra 2012), soprattutto in un’Olimpiade vissuta come quella di un intero continente.
Il fioretto appare oggi l’arma più in salute: Errigo e Di Francisca sono ragionevoli certezze in chiave podio e un oro appare più di una possibilità – Deriglazova e Kiefer le rivali più accreditate -mentre a livello maschile la squadra (Cassarà, Baldini, Avola e Daniele Garozzo) appare la miglior combinazione possibile di esperienza e freschezza atletica, mentre a livello individuale la sensazione è che servirà una prova di alto livello per puntare con solidi argomenti al podio.
La sciabola è al contrario l’arma in cui non si partirà favoriti ai nastri di partenza. A livello maschile le possibili speranze sono legate in gran parte alle condizioni fisiche di Aldo Montano, un campione come pochi se ne sono visti in questo sport ma a cui questa volta si chiede qualcosa di simile a una resurrezione sportiva: operato alla spalla destra dopo due vittorie consecutive in Coppa del Mondo a Boston e al “Luxardo” di Padova, il rientro per la quarta Olimpiade della carriera sarà una sorta di all-in reso ancora più complesso dalla competitività altissima di quest’arma, con almeno una decina di seri pretendenti alla medaglia d’oro. A livello femminile, nell’individuale salvo rivoluzioni ad oggi imprevedibili la lotta per il podio resta circoscritta a un pugno di atlete (Velikaya, Kharlan, Egorian, Zagunis, forse Kim) così come fra le squadre nell’ordine Russia, Francia, Stati Uniti e Ucraina sembrano a una distanza difficilmente colmabile dalle azzurre (Gregorio, Vecchi, Gulotta e Bianco) con l’aggiunta di una gara secca come quella olimpica.
La spada appare invece come una via di mezzo. Al maschile le speranze sono tutt’altro che mal riposte: il quartetto per la prova a squadre (Enrico Garozzo, Pizzo, Santarelli e il rientrante Fichera, assente per infortunio a Torun) dopo l’autoanalisi di un anno fa coincisa con l’intervento provvidenziale di un mental coach, il dottor Luigi Mazzone, che ha contribuito a risolvere una crisi tecnica la cui via d’uscita non era visibile a occhio nudo, è oggi in grado di fare match pari con tutte le migliori Nazionali del lotto, e l’Europeo ha dimostrato come anche la Francia non sia del tutto fuori portata; nell’individuale è invece soprattutto Garozzo a nutrire speranze di podio, tenendo però conto dell’estrema volatilità di verdetti che di norma caratterizza la spada alle Olimpiadi. Al femminile l’unica azzurra presente a Rio sarà Rossella Fiamingo: due volte campionessa del mondo in carica (2014 e 2015), la catanese è reduce da una stagione finora negativa, che l’Europeo non ha contribuito a cambiare di segno. Resta l’opzione dell’asso nella manica tenuto nascosto fino alla prova olimpica, ma il quoziente di rischio è elevato. A squadre, invece, la questione dopo quest’Europeo pare seria: al di là del settimo posto finale, l’impressione è stata quella di un quartetto (Fiamingo, Navarria, Rizzi e Santuccio) incapace di trovare uno spartito da suonare insieme, senza una reale leadership e senza apparenti vie d’uscita. Servirà anche qui un mental coach o c’è speranza che la guida tecnica individui e metta in atto delle soluzioni?
Mattia Boretti


23 giugno 2016

ELECTION DAY 2016

Dopo l’iniziale stupore suscitato dall’ultimo post pubblicato sul blog, e l’ilarità occasionata dalla vignetta, credo sia il momento di una più ampia e seria riflessione.
Appresa la notizia  dell’ennesima candidatura di Giorgio Scarso, per mano del CT Sandro Cuomo, mi sono catapultato sul  sito internet del Presidente  (http://www.giorgioscarso.it/programma_elettorale.html) aspettandomi di trovare in bella mostra l’illustrazione di un nuovo fantasmagorico programma elettorale, ovviamente riferibile all’incipiente quadriennio federale, che ne giustificasse l’ennesima candidatura.
Con mia grande delusione ho invece rinvenuto solo le scarne impronte del programma del 2012 che, tuttavia, mi sono apparse molto utili, considerato il perdurante silenzio dell’interessato, per sgombrare il campo da qualsivoglia dubbio circa la reale intenzione del Presidente  di reiterare la sua candidatura.
Sul sito, infatti, risulta riportata la seguente didascalica presentazione:

PROGRAMMA ELETTORALE QUADRIENNIO 2013-2016

di GIORGIO SCARSO , candidato alla Presidenza della Federazione Italiana Scherma e dei candidati al Consiglio Federale
in rappresentanza degli affiliati:
ALBERTO ANCARANI, PAOLO AZZI, RENATO BURATTI, GIUSEPPE CAFIERO, LUIGI CAMPOFREDA, VINCENZO DE BARTOLOMEO
in rappresentanza dei tecnici:
ANDREA CIPRESSA
in rappresentanza degli atleti:
GIAMPIERO PASTORE, ELISA UGA
Cari amici
candidarmi, o meno, al terzo mandato è stato oggetto di un’attenta riflessione, sia personale che dell’intero gruppo con cui ho condiviso la gestione federale in questi anni.
Volevo evitare che, una mia ricandidatura potesse essere vista come un tentativo di monopolizzare la gestione di un mondo, quale quello della scherma italiana, che appartiene a tutti ed in cui ciascuno ha il diritto-dovere di sentirsi coinvolto.
In molti, invece, mi hanno convinto che, proprio in un momento particolarmente difficile come quello che stiamo vivendo, una continuità gestionale potrebbe rivelarsi la migliore delle scelte per poter fronteggiare i già notevoli cambiamenti in ambito globale.
Ho, quindi, accettato l’invito a candidarmi ed a proseguire lungo il percorso avviato nel 2005.
Ecco perché, assieme a coloro con cui abbiamo portato a termine l’esperienza della gestione federale nell’ultimo quadriennio, mi ripropongo al giudizio del mondo della scherma, per quello che, qualora la base elettorale scegliesse di darmi ulteriore fiducia, sarebbe, per mia scelta, il mio ultimo mandato da Presidente federale.
Giorgio Scarso
Al di là delle polemiche che da un po’ di tempo animano il settore schermistico, ciò su cui adesso voglio richiamare l’attenzione è proprio l’ultima affermazione attestata dal Presidente uscente: “qualora la base elettorale scegliesse di darmi ulteriore fiducia, sarebbe, per mia scelta, il mio ultimo mandato da Presidente federale”.
Da uomo e soprattutto da siciliano non ho alcun dubbio che il Presidente Scarso onorerà la parola data nel lontano 2012 ai suoi elettori. Probabilmente adesso, leggendo il post, caro Ezio,  si starà anche divertendo alle spalle degli ingenui detrattori. Conoscendo il carattere dei Siciliani d.o.c., ovvero di coloro che possono ben definirsi uomini d’onore (NEL SENSO PIU’ NOBILE DEL TERMINE) e ben conoscendo il grande senso dello onore  di cui sono comunque depositari gli Uomini che vestono una divisa, sono certo di non sbagliare sul fatto che il Presidente Giorgio Scarso, considerati anche i suoi apprezzabili trascorsi militari,  onorerà la parola data non candidandosi di certo per ruolo di presidente federale.
Alla luce di queste mie considerazioni ritengo, quindi, che la lettera quella del CT Sandro Cuomo sottenda solo una improvvida propaganda che, purtroppo per lui, non troverà riscontro nella realtà dei fatti.

A. Fileccia

19 giugno 2016

VOTA ANTONIO, VOTA ANTONIO

Il 22 giugno si terrà una riunione delle società campane. In vista di tale riunione alla quale non potrà prendere parte perché impegnato a Torun per gli europei, il CT della nazionale di spada, Sandro Cuomo, ha inviato a tutte le società partecipanti una lettera per conto del Club Schermistico Partenopeo, con la quale, anticipandone l’intenzione di voto in vista della prossima tornata elettorale, invita dette società a votare per il presidente Scarso, per il consigliere Campofreda e per il presidente del Comitato regionale campano Autuori.
Questa lettera, a mio avviso, non avrebbe mai dovuto essere scritta e, prima ancora, non avrebbe dovuto mai essere pensata, non tanto per l’ovvia militanza elettorale del CT bensì per elementari ragioni di opportunità.
La prima cosa che mi ha colpito è il fatto che il CT scriva a nome di una società affiliata nella quale, che io sappia, non riveste apparentemente alcuna carica e che ha costituito, fino ad oggi, un significativo vivaio per la nazionale di spada.
La seconda è che le indicazioni di voto provengano da un soggetto, un commissario d’arma, che è nominato direttamente dal Presidente della federazione e che per tale ruolo percepisce un compenso non di poco conto!
Ora, se la memoria non mi fa cilecca, è ancora vigente una norma, mi pare l’art. 10 del codice di comportamento sportivo Coni, che stabilisce che tutti i soggetti dell’ordinamento sportivo sono tenuti a prevenire situazioni, anche solo apparenti, di conflitto con l’interesse sportivo in cui vengano coinvolti interessi personali o di persone ad essi collegati.
Io sono soltanto un uomo della strada e non un giurista, e certamente mi sbaglio, però mi sembra che con questa lettera ufficiale il CT, il quale è tenuto a rispettare scrupolosamente il Codice etico ed attenersi ai principi fondamentali dell’ordinamento sportivo, abbia dato vita ad una situazione di, quanto meno apparente, conflitto di interessi che, come sportivo, mi imbarazza molto.
La terza nota stonata nella lettera del CT è che l’ufficializzazione della candidatura di Giorgio Scarso, di Luigi Campofreda, di Matteo Autuori e di Valentina Vezzali (quest’ultima al posto di Elisa Uga) viene sostanzialmente anticipata con una lettera sottoscritta da parte di Cuomo rappresentante di fatto di una società partenopea e destinata alle sole società campane nonostante il perdurante silenzio preelettorale di Scarso.
Perché mai, mi chiedo, Scarso abbia affidato ad un CT della federazione il compito di ufficializzare la sua candidatura e perché mai solo alle società campane?
Mi chiedo se questo sia il segno della considerazione che Scarso ha per le altre società italiane e per coloro che si candideranno con lui.
E’ fatto notorio che sino ad oggi non era per nulla certa la candidatura di Scarso così come quella degli altri componenti della “squadra” che correranno con lui i cui nomi non erano stati ancora resi noti in via ufficiale; anzi sono parecchie le persone convinte che “i giochi siano ancora aperti” e che, certe di appartenere alla cerchia degl’intimi, sono sicure che saranno candidate. Brutto scoprire in questo modo di essersi illusi e di essersi spesi inutilmente e che c’è sempre qualcuno più vicino al sancta sanctorum …..!
Fossi stato io avrei rispettato di più la forma, ma forse sono troppo tradizionalista oppure il Candidato è molto sicuro di sé e può abbandonare ogni garbo verso gli elettori.
Certo se domani Giorgio Scarso non avrà smentito quanto affermato dal suo CT e non ne avrà chiesto le dimissioni, sarà confermata la sua candidatura ufficiale, così come quella delle altre persone nominate da Cuomo, e sarà confermato il ruolo privilegiato assegnato alla Campania.
Tale ruolo privilegiato, del resto emerge con evidenza dalle ragioni indicate dal Club Schermistico Partenopeo, per bocca del suo rappresentante di fatto Sandro Cuomo, a giustificazione del voto per Giorgio Scarso e la sua squadra.
Con saggia lungimiranza, il CT, spiega alle società campane come sia un privilegio  non  concesso a tutte le regioni quello di avere un proprio conterraneo nel Consiglio Federale, da lui definito molto familiarmente ‘nostro’. Le sue parole sembrano suggerire che un Consigliere Federale debba preferire il proprio territorio, riportandovi le competizioni nazionali e appoggiando le iniziative delle società locali, rispetto a tutti gli altri, così che perdere tale opportunità sarebbe un autogol. Infatti, non può passare inosservato il debito di riconoscenza che Cuomo manifesta apertamente nei confronti di Campofreda invitando le società partenopee a condividere il sentimento di gratitudine.
Anche in questo caso mi sembra sia stato fatto un torto non solo a tutte le altre associazioni italiane ma proprio all’immagine della Federazione, inducendo il dubbio che il ruolo istituzionale di un consigliere federale e per esso di tutto il Consiglio, possa sottostare ad interessi di campanile.
Auspico che sia Giorgio Scarso che Luigi Campofreda prendano esplicitamente le distanze da questa immagine della Federazione che traspare dalle parole del CT. Diversamente cosa dovranno pensare mai gli elettori che non avranno la fortuna di avere un ‘loro’ rappresentante in Consiglio?
Infine, sempre secondo il CT l’ulteriore motivo per cui le società campane dovrebbero risolversi a confermare Giorgio Scarso e la sua squadra al governo federale è la circostanza che, al momento la scherma è solidamente rappresentata in tutti gli istituti sportivi e politici, dalla Vice Presidenza CONI, alla Vice Presidenza FIE, al Parlamento, al Consiglio Regionale Coni.
Anche in questo caso le perplessità sono parecchie.
Sembra proprio che il CT non sappia che tutti gli organismi da lui indicati sono in scadenza e che non è affatto certo che nella loro futura composizione l’attuale ‘solida rappresentanza’ potrebbe essere confermata. In realtà potrebbe accadere esattamente il contrario: in una diversa composizione di questi organi l’attuale dirigenza potrebbe trovarsi assolutamente fuori posto. Oppure, ancora, (in giro si sente dire proprio di tutto!), questi organi, anche nell’odierna composizione, potrebbero già preferire e sollecitare una dirigenza diversa da quella attuale.
Non comprendo, poi, l’accenno al Parlamento italiano a meno che, anche in questo caso, si intenda fare un torto ai parlamentari rappresentandoli come portatori di interessi prettamente settoriali piuttosto che collettivi. Ma credo sia chiaro a tutti che così non è, e, in ogni caso, quale che sia la ‘solidità’ della rappresentanza che la scherma ha in Parlamento, non mi sembra che nulla sia stato ottenuto in suo favore, legittimamente o meno.

Come ho già detto, spero che Giorgio Scarso prenda una posizione netta su questa vicenda, e poiché tutti sappiamo che sia lui che i suoi collaboratori leggono assiduamente questo blog, anche il suo silenzio sarà, purtroppo, una presa di posizione netta.
Ezio RINALDI

E ADESSO PROSCRIVETECI TUTTI

Lo scorso venerdì 17 giugno abbiamo avuto il piacere di ospitare a Torino il presidente della Federazione Giorgio Scarso. L'occasione è stata la festa di fine stagione della scherma piemontese, dove sono stati consegnati attestati e premi alle società, agli atleti ed ai tecnici che hanno ottenuto i risultati di maggior rilievo durante l'ultima stagione agonistica.
L'incontro con il presidente si è poi risolto in una lunghissima ramanzina elettorale ai presenti, dove il presidente Giorgio Scarso ha voluto riprendere il programma elettorale dell'avv. Storace, probabile suo competitor alle prossime elezioni, rispondendo punto a punto.
Durante la stessa ho avuto anche io, nel mio piccolo visto che non sarò candidato a niente, l'onore di una risposta ad alcuni miei quesiti espressi sul blog che mi ospita oramai da anni.
Questo mi ha fatto immensamente piacere, primo perché significa che quello che si scrive non sono parole al vento, e che il leggendario "divieto di lettura" che tanti sottovoce raccontano di avere ricevuto non è altro che una enorme panzana.
Il blog viene letto, discusso e commentato, a volte positivamente a volte negativamente perché è solo un blog dove si esprimono opinione non certo la fonte della verità. Per primo viene letto e commentato proprio dal presidente Federale. Sarebbe quindi un ben controsenso se il primo a leggere e commentare poi vietasse la cosa agli altri. Per cui a questa storia proprio non ci credo.
Sono contento quindi per la risposta, un pochino meno per la qualità della stessa. Non credo che un presidente debba accogliere "tout court" ogni suggerimento o lamentela che arrivi dalla base, ci mancherebbe, ma certo non può nemmeno chiudere sistematicamente porte e finestre federali ogni volta.
L'attività agonistica attuale è un ibrido, un qualcosa che non ha una specifica direzione o una esplicita pianificazione. Insomma, detto in parole povere, non si sa dove si voglia andare.
La spada è già di fatto una attività che parte con una selezione su base regionale, non lo sono le due armi convenzionali. Allora perché non rendere tutto omogeneo?
Altre cose differenziano l'arma di punta non convenzionale dal fioretto e dalla sciabola. Per esempio perché un "Ragazzo" che fa spada continua ad utilizzare le sue armi di ferro da 85cm mentre il suo omologo fiorettista deve acquistare lame FIE da 90cm?
Ma non voglio ulteriormente tediare il lettore andando a ripetere cose già dette. Io ho espresso la mia idea, il presidente della Federazione mi ha risposto, e direi che la questione finisce qua.
Quello che invece mi ha veramente sconvolto è stata la reazione delle persone al solo fatto che il presidente Giorgio Scarso mi ha voluto rispondere. Per loro è stato l'equivalente di una condanna a morte.
Adesso, secondo loro, sono nella "black list" federale, sono un nemico. E come tale subirò vessazione, dispetti, mi verranno opposti ostacoli e la mia carriera magistrale non avrà mai nessuno sbocco. Perché sono stato proscritto.
Ma perché poi? Perché dobbiamo sempre dividerci in "amici e nemici"? Noi siamo tutti soci di una federazione, dal presidente al pinco pallino che si è tesserato stamattina per la prima volta. Tutti abbiamo solo l'interesse a che le cose funzionino meglio, perché significa stare meglio tutti. Nessuno escluso.
Esprimere una opinione non significa emettere una condanna. Sono perfettamente consapevole che in campagna elettorale si vadano a fare promesse che poi non sarà possibile mantenere. Questo non per mala fede, almeno non sempre, ma semplicemente perché la passione è una cosa la realtà un'altra. Qualche volta capita che si pensi di potere fare una cosa, ma poi gli eventi cambiano, la realtà muta, e quella cosa non è più possibile farla come era stato promesso.
Non posso mettere in croce una persona per questo. Certo, posso rimanere deluso dalla mancanza di umiltà nell'ammettere i propri errori, o per la chiusura con cui una persona che acquista un qualche potere accoglie le proposte che gli arrivino dall'esterno del suo "cerchio magico". Ma non è detto che questo sia motivo sufficiente per mettermici contro o addirittura perché quella persona usi il suo potere invece che per amministrare per colpire, non solo i suoi nemici ma anche solo chi gli sta antipatico, senza che gli abbia mai fatto nulla.
Troppe persone oramai sono terrorizzate da questo presunto metodo, e questo non è un bene per il movimento. Così si disperdono le energie, e tante persone positive vengono emarginate. Uno spreco che non possiamo più permetterci.
Una Federazione sportiva ha lo scopo di divulgare il proprio sport con ogni mezzo, e il primo è proprio il coinvolgimento, non l'esclusione.
Allora io penso una cosa. Ma se tutte le persone, e sono veramente tante, che non parlano, non discutono apertamente, non pubblicano le loro buone proposte improvvisamente decidessero di farlo tutte assieme?
Immaginate, immaginiamo, un blog dove per incanto appaiano decine e decine di commenti. Certo, qualcuno sarà a favore, qualcuno sarà anche contrario e sosterrà lo status quo delle cose come il migliore possibile. Magari hanno pure ragione loro. Alcuni, e saranno anche loro parecchi, andranno completamente off topic, raccontando di un loro mondo fantastico che ai lettori evocherà più visioni da sogni lisergici che non reali ipotesi di lavoro.
Ma ben vengano tutti. Questa è la libertà: partecipazione. Così vi state facendo togliere la libertà, quella che oramai sembra essere una cosa così astratta e senza valore, solo perché non la si compra al supermercato. Non c'è mai l'offerta "3x2 di Libertà".
Allora che potrebbe succedere? Diventiamo tutti nemici? Anche quelli che si esprimono a favore del presidente, e che magari si scoprirebbe essere la maggioranza?
Allora sapete che vi dico? PROSCRIVETECI TUTTI!!!
Così poi vediamo alle prossime elezioni chi è che vota per un presidente che ha solo nemici.
PROSCRIVETECI TUTTI, se questo vuole dire tornare a riprenderci la nostra Libertà di parola e di Pensiero. Venite da questa parte, provate il brivido, perché se ci veniamo tutti, comunque la si pensi, non potranno mai colpirci tutti.
Maestro Paolo CUCCU

14 giugno 2016

L'insostenibilità economica del calendario gare

“Egregio signor Rinaldi, nel ringraziarla per aver pubblicato il mio piccolo commento, sono di nuovo costretto ad inviarle una mail. E’ stato appena varato il calendario anche se pur provvisorio ma di sicuro definitivo per le scelte delle sedi di gara, per rappresentarle che ancora una volta che le gare di G.P.G.. u. 14, sono previste: fioretto 3/3 al nord, spada 2/3 al nord e solo 1 al centro (Caserta), per fare continuare lo sport che piace a mia figlia devo decidere se continuare ad assecondarla oppure fargli cambiare sport, non si possono spendere in media €. 6.000,00 solo per le trasferte essendo tutte al nord.
Appare inconcepibile che le maggiori spese debbano essere sostenute da chi vuole praticare scherma ma purtroppo è isolano.
Un caloroso saluto
Vito Giuliano

Carlentini (SR)”

Il Signor Vito GIULIANO manifesta tutto il suo disagio per l'insostenibilità dei costi inerenti le trasferte per la prossima stagione agonistica, ed ha tutta la mia comprensione, avendo affrontato tali spese per tre figlie che hanno praticato il nostro splendido sport. Non intendo, però, strumentalizzare il suo scritto, ma mi auguro che le sue parole sensibilizzino chi di dovere e nel contempo gli rappresento che la FIS prevede un contributo per le spese di viaggio degli atleti isolani partecipanti alle gare nazionali sul continente. Tale contributo viene elargito alla società di appartenenza: informazioni più dettagliate le potrà ottenere rivolgendosi al Comitato Regionale Siculo nella persona del suo Presidente Sebastiano MANZONI.
Ezio RINALDI

13 giugno 2016

SPADA: elevata specializzazione?

Partendo dal fatto che ai recenti Campionati Italiani di Spada la squadra dei Carabinieri è retrocessa in A2, vorrei ragionare sulle competenze oggigiorno richieste al maestro di scherma e all’atleta, in un campo che sviluppa elevata specializzazione. La squadra di cui in oggetto era composta da uno spadista e due fiorettisti, tutti professionisti della scherma, e non avrei mai pensato che avrebbe incontrato così forti difficoltà contro spadisti di livello amatoriale. Ora a meno che mi sfuggano dettagli che non conosco (i tabellini io non li ho e non ero presente sul luogo di gara, non so se qualcuno fosse infortunato o ammalato), mi viene naturale pensare che una decina di anni fa una cosa del genere sarebbe stata impossibile, e che quindi la spada odierna sia forse diventata un’arma di elevata specializzazione che non può essere affrontata nemmeno per scherzo con le stesse tecniche del fioretto, a meno di non subire cocenti sconfitte, cadendo in uno dei mille modi che lo spadista ha per sfruttare la mancanza di una convenzione. Non mi dilungo oltre per timore di venire smentito da qualche informazione che non conosco  ma mi piacerebbe si facesse un poco di dibattito su questo tema (io qualche idea ce l’ho), anche per uscire ogni tanto dalle solite discussioni a rilevanza politica e gestionale.
Un saluto e buon lavoro.
Stefano Bellomi
Maestro di Scherma

Circolo Ravennate della Spada