Anche Poirot come il Tenente
Colombo non dimostra a prima vista le doti di osservatore e investigatore che
invece ha. Certo Agatha Christie lo fa arrivare nel mondo delle investigazioni
con un pedigree di tutto rispetto, anche se nulla si sa circa il suo passato, e
quella è la sua forza, cioè far credere che non sia capace di incastrare il
colpevole.
Per Agatha che è la sua madre
letteraria, è però un personaggio che non ha nulla di sexy, uno che non fa il
piacione, né che si abbandona ai vizi, a parte quelli culinari. La giostra del
belga ruota sempre a degli inglesi, i quali si indispongono sempre per quel suo
accento francese.
Lo schema narrativo è sempre il
medesimo, cercare l’errore che incastra il colpevole nelle infinitesime pieghe
delle azioni dei protagonisti, mediante una infinita ed estenuante mole di
domande e smorfie, perché alibi e movente devono combaciare in maniera
perfetta, e infatti in “Assassinio sull’Orient express”, coincidono con
precisione millimetrica su tutti i protagonisti.
In “Assassinio sul Nilo” invece
il colpevole è così scontato che già dalle prime battute della storia si
intuisce che era il meno probabile.
Già il meno probabile, e per
incastrarlo mette insieme sempre la stessa manfrinetta, come dice più o meno
Andrea Camilleri, nella quale all’ora di cena o a un’ora precisa, tutti si
devono far trovare nella sala, o in un punto preciso della casa, per inscenare
il tribunalino nel quale lui ricostruisce i fatti, gli alibi e i moventi
smascherando l’assassino davanti a tutti, il quale cercherà di discolparsi, o
ammetterà la colpa e a quel punto arriva il Bobby che gli mette i ferri ai
polsi.
Magari fosse sempre così. Il più
delle volte il colpevole rimane spergiuro e come dicono felicemente nelle
carceri i detenuti: “siamo innocenti” assieme a un classico: “è tutta colpa
dell’avvocato”.
Personalmente, il lezioso e
acculturato Poirot, mi piace immaginarlo mentre perde le staffe, ma ovviamente
a modo suo quando uno dei suoi colpevoli dice: “Sono tutte illazioni, fandonie,
non riuscirà a dimostrare nulla!” Nello stile di Poirot è fondamentale che dica
una delle sue frasette pescate nell’acido alveo della letteratura latina,
magari una di Marziale, e dice senza sporcarsi troppo la bocca:
“Mentula cum doleat puero, tibi
Naevole culus, non sum divinus, se scio quid facias”, che tradotto potrebbe
suonare così: “Oh Nevolo, poiché al ragazzo fa male il c***o e a te il c**o, so
bene cosa fai, senza ch’io sia un indovino.” che potrebbe voler dire che ogni
causa ha i suoi effetti, e si capisce chi fa cosa, senza essere degli indovini.
Fabrizio ORSINI
Nessun commento:
Posta un commento