23 novembre 2024

SOSTENIBILITA'? Si ....ma anche no.

Non era ancora accaduto di associare la sostenibilità alla scherma e forse il tempo è arrivato, quindi parliamone.
Cominciò tutto con Giorgio Armani, quando disse che non avrebbe fatto le sfilate perché poco sostenibili, in quanto spostare migliaia di persone per mostrare a pochi eletti una collezione di quaranta abiti, non doveva essere una cosa molto cheap, e soprattutto muoverle da ogni capo del mondo. Aerei, alberghi, trasporti metropolitani, e una quantità di CO2 per nulla insignificante.
Lo seguirono molti altri suoi colleghi dicendo che anche gli shooting fotografici in magnifici set esotici dovevano essere alquanto poco ecologici. Le riviste di moda tremarono di paura, mentre gli ambientalisti ebbero un orgasmo di piacere.
Nessuno però ha mai espresso opinioni per i grandi eventi sportivi, partite di calcio in primis. Se pensiamo alla capienza di San Siro, o del San Paolo/Maradona o dell’Olimpico possiamo dire che dal punto di vista ecologico la sostenibilità è piuttosto compromessa. Che dire del celebre Jovabeach party che fu sospeso per salvaguardare la flora mediterranea della costa dove si svolgeva l’evento? Concerto cancellato per sempre.
Arriviamo ora alla scherma. Quanti atleti si muovono per le gare? Quanta CO2 immette in atmosfera la macchina della scherma ogni anno? Sarebbe bello un calcolo, che però, per adesso, vi risparmio, e arrivo a un interessante video in cui Garozzo racconta con la stessa scioltezza con la quale faceva i suoi attacchi di fioretto, che vorrebbe riciclare le lame maraging rotte ed elargire i profitti agli… atleti.
L’idea come ho già detto è interessante, ma come si può evincere dall’introduzione, la sostenibilità nella scherma dovrebbe partire non dalle lame, ma dal calendario. Ma restiamo sulle lame e facciamo un paio di conti.
Il maraging è un tipo di acciaio che costa all’incirca 50€/kg, e mi riferisco a quello più costoso, mentre quello usato per le lame ha un prezzo leggermente più basso.
Se prendiamo il dato della FIS, che ci fa sapere che in Italia ci sono 10.490 schermitori attivi, e se ognuno di loro rompe una lama all’anno del peso di circa 180gr, possiamo dire che il peso delle lame rotte potrebbe aggirarsi all’incirca sulle 1,88 tonnellate. Se non fosse da ri-lavorare, direi che è un patrimonio di circa 94.410€, ma dovendolo manipolare non poco, credo che il costo si potrebbe aggirare sui 50€/Quintale, il che mi fa supporre che 1,9 Ton possano valere circa 9.500€. Non mi sembra una gran cifra o comunque non mi pare interessante impiegarci del tempo e delle risorse. Ma magari mi sbaglio. Non si sbagliava forse un algido interlocutore che sulla pagina di Generazione scherma ha postato quello che potremmo chiamare un semplice “conto della serva” su costi/benefici dell’operazione proposta, e che il gestore della pagina ha prontamente censurato, eliminandolo. Un fatto, cioè la censura, che se non fossimo in una democrazia occidentale, quella dove c’è libertà di parola, e pensiero, sarebbe scontato. Un fatto, e sto parlando sempre della censura, che mi fa pensare che un tempo nella FIS era una cosa normale… mentre ora non più. Ora che c’è Paolo Azzi.
A questo punto però concentriamoci su un altro aspetto della sostenibilità, oltre la CO2 relativa agli spostamenti e il calendario, ovvero la raccolta di indumenti schermistici che la FIE organizza da molti anni, al fine di inviarla a soggetti e paesi che la scherma non se la possono permettere. Una raccolta lodevole che in Italia è stata fatta in maniera minima.
Non si tratta di una sorta di “misericordia per poveri schermitori del terzo mondo”, ma di un valido aiuto che meriterebbe di essere esaminato e sviluppato, se non fosse che i costi delle attrezzature procapite in Italia sono così alti che il mercato dell’usato ha un valore piuttosto consistente e soprattutto è raro e di solito viene reimmesso in palestra in maniera rapida. Lasciatemelo dire, che questa sì che è sostenibilità! Costi elevati, nessuno spreco, niente surplus, ma soprattutto il peggiore degli effetti collaterali: pochi schermitori.
Quindi se solo si potessero livellare gli standard delle attrezzature degli schermitori italiani a quelli del resto del mondo, credo che avremmo i seguenti effetti a catena più o meno immediati:
aumento degli schermitori,
a. schermitori più longevi
b. aumento dei maestri per sala 
c. aumento degli impianti dedicati solo alla scherma 
d. più gare locali
e. meno gare nazionali 
f. meno CO2 
g. più sostenibilità globale e locale 
h. società più ricche
i. una federazione più ricca
e un P.S. molto interessante, ovvero le lame non sarebbero un rifiuto speciale come lo è adesso, ma un metallo 100% riciclabile nel cassonetto dei metalli dietro casa.
Mi chiedo quindi come mai Generazione scherma abbia fatto questa proposta. È marketing politico? Doveva proporre “unaqualunque” per controbattere il fatto che l’attuale governance federale di Paolo Azzi, è riuscita a innalzare il contributo minimo alle società?
Una improvvisa e millimetrica puntualità, per pubblicare un video che, ammetto, suscita interesse, ma sia ben chiaro, è molto distante dall’essere una proposta ecologica.
Fabrizio ORSINI

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