oggi ti è stato
reso l’ultimo saluto. Te ne sei andato con la classe che contrassegnava il tuo
modo di essere ed hai lasciato un vuoto che, forse, solo il tempo potrà rendere
tollerabile.
Oggi è facile
esprimersi in termini positivi nei tuoi riguardi, nessuno ricorda o vuole
ricordare i torti che ti sono stati fatti, ma soprattutto nessuno vuole
ricordare ciò che si diceva di te quando eri Vice Presidente della Federazione:
sostenevano, e potrei fare anche i nomi, che pensavi esclusivamente alla tua
palestra. In realtà eri un Dirigente illuminato dal quale c’era sempre da
imparare:Io sono il testimone della tua linearità, onestà e generosità.
Durante il decorso
della tua malattia ti sono venuto a trovare, abbiamo parlato di scherma e di
altro ma soprattutto dello sport che condividevamo. Nei nostri rapporti non
siamo stati sempre sintonizzati sulla stessa lunghezza d’onda, ma le nostre
divergenze, soprattutto politico/sportive, non hanno mai intaccato il rispetto
e la stima reciproca, stima che mi hai dimostrato quando a seguito di una
feroce discussione in Consiglio lasciai l’assise, in forte contrasto con il
resto dei consiglieri, deciso a dimettermi. Ebbene proprio tu mi chiamasti al
telefono pregandomi di ritornare e continuare a contribuire alla gestione
federale: non lo fece nessun altro.
Durante quel
quadriennio, in occasione delle convocazioni per i campionati del mondo, non
esitasti un solo momento nel prendere una precisa posizione a favore di una
atleta che meritava i mondiali ma che il C.T. aveva deciso di non convocare
più. Lo facesti con la competenza che solo un grande dirigente ed un vero
conoscitore della scherma poteva fare: dimostrasti in quella circostanza come
un C.T. possa sbagliare. Quell’atleta si chiamava Silvia RINALDI.
Ti ringraziai più
volte di quel tuo gesto ma non me lo facesti mai pesare, tantomeno mi chiedesti mai di ricambiarlo.
Questi cono i
ricordi che porterò sempre nel mio cuore.
Grazie Stefano
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