28 aprile 2019

3CIENTO, chi l’ha duro (nella FIS) la vince!

“3CIENTO, chi l’ha duro la vince”, non è altro che la parodia del film “300” uscito nel 2007, che racconta la battaglia degli spartani contro i greci alle Termopili. Ma la seconda e più trasgressiva anima di Hollywood, l’anno successivo ne fece un’atroce presa in giro che fece il giro del mondo, il cui titolo era la traslitterazione in italo-siculo-americano del titolo originale, e manco farlo apposta questo numero coincide con le modifiche agli articoli allo statuto FIS, cioè “Treciento”.
Per la verità va detto che lo statuto è stato recentemente cambiato per volere del CONI, affinché tutti gli statuti di tutte le federazioni sportive italiane si conformassero alla nuova normativa in merito. Cosicché la Federazione Scherma ha pensato bene di nominare un Commissario ad acta, che potesse apporre le modifiche in maniera rapida e farlo approvare dalla Giunta CONI.
Così la FIS ha pensato di fare nuove e ulteriori modifiche per migliorare la vita federale, cosa che per la prima volta ha visto entrare in federazione un refolo di aria nuova, di vero cambiamento, e questo avverrà in maniera concertata, democratica, rispettosa dei celebri principi di democrazia sportiva, che per la verità negli anni passati si è vista poca, specie in merito allo statuto. Infatti, questo importante documento che regola la vita della scherma italiana, venne cambiato la prima volta nel 2016, facendo in modo che il numero di mandati potesse essere più di due, come invece era sancito dalla prima versione dello Statuto cambiato appositamente per legge nel 2014, la cui storia potete rinfrescarla leggendo i passati articoli pubblicati sul Blog:
C’era una volta uno statuto:
C’era una volta uno statuto – parte seconda:
C’era una volta uno statuto – parte terza:
Lo statuto FIS: le infinite modifiche 
Il CONI e lo statuto FIS:
Approvate le modifiche statutarie:
che racconta le peripezie legate alla vicenda della Prefettura, e non va dimenticato che le modifiche allo statuto non hanno autori, come racconta l’articolo:
La mano ignota:
Così arriviamo al 2019, perché evidentemente quello dello statuto è un tema importante, necessario e soprattutto vitale per questo governo con a capo Giorgio Scarso. Un tema che forse è basilare per poter restare ancorato al potere, come il mollusco allo scoglio.
Il 19 maggio 2019, infatti, ci sarà una nuova assemblea federale, anzi no, la prima dopo 8 anni, che chiama a sé le società schermistiche per confrontarsi su questo, nonostante le modifiche apportate dai commissari ad acta prima delle richieste di adeguamento del CONI non era mai stato toccato se non una “mano ignota” che ne ha prodotto refusi, pare non sostanziali. (Questa faccenda dei refusi non sostanziali, poi è diventata una sorta di proverbio, una battuta salace che serpeggia fra le pedane a vari livelli).
Questo appello del 19 maggio, è stato lanciato all’inizio di Aprile, per convocare le centinaia di società italiane a Riccione, nel pieno dell’attività agonistica, consapevoli che sarebbero andate al GPG in gran numero, ma che sarebbero anche state prese, se non presissime dalle gare dei loro atleti. Alla fine, circa 50 giorni soltanto di preavviso, ma soprattutto una mole piuttosto grossa di articoli da rinnovare, per un totale di 300 (o treciento che dir si voglia) modifiche. Il quantità ritorna fatale anche per il numero delle società schermistiche che sono 333 (trecientotredattré).
Una gran battaglia insomma, che magari meritava di essere meditata maggiormente, discussa, non dico per cento (o ciento) giorni, ma almeno per un anno (anno in broccolino si dice anno), di modo che tutte, ma dico proprio tutte le società sportive italiane prendessero veramente coscienza della situazione e metabolizzassero al meglio ogni cambiamento da fare, e magari fare le loro proposte. Questo tempo sarebbe stato fisiologico anche per i curatori delle modifiche all’interno della commissione che se ne è occupata, per avere maggiore chiarezza su quello che gli umili braccianti della scherma chiedono per poter affrontare la vita sportiva quotidiana nel territorio variegato e talvolta impervio del Bel paese.
Invece l’assemblea è stata convocata all’indomani dell’approvazione della Giunta CONI, con una fretta inaudita, inviando una pec a ogni società delle quali una percentuale (o peccenduale), (piccola) è cascata dal pero senza capire di cosa si trattasse, un’altra (più grande) confusa che ha iniziato a farsi domande e a chiedere alla percentuale (ancora più piccola della prima) che invece sapeva bene, se non addirittura benissimo, tutta la storia e le vicende federali fino a quel momento.
Ma perché tanta fretta? C’è forse in palio qualcosa?
I maligni dicono che ci sia in gioco l’onore di chi non vuole essere sconfitto, cioè il presidente. L’onore, che per un siciliano è materia piuttosto importante, di non venire cacciato da altri, perché forse vuole andarsene da vincitore, e magari dopo una battaglia finale che ne sancisca l’eroismo, per entrare nell’olimpo dei più grandi e magari raggiungere il più possibile e grazie al quinto mandato (cioè quello che il presidente Giorgio Scarso vorrà fare dal 2020 al 2024), il primato del presidentissimo Renzo Nostini (33 anni sulla sedia della FIS). Purtroppo per lui nel 2024 potrà fare solo 20 anni di presidenza, che però, uniti a quelli di consigliere federale (eletto nel 2001) diventerebbero 24, tutti passati a Viale Tiziano e nel 2024 Giorgio Scarso avrà 78 anni.
Quindi il 19 maggio a Riccione assisteremo a una vicenda che ha una storia lunga, travagliata e anche infelice. Probabilmente il nuovo statuto di Giorgio Scarso verrà approvato in toto, con qualche contentino dato agli oppositori qua e là. Ma soprattutto il nuovo statuto gli garantirà di raggiungere 40 sostegni alla candidatura, a differenza delle 20 che ci volevano prima e vincere a mani basse prima ancora di fare le elezioni.
Non è una storia bella da rinverdire, e sarebbe stato magnifico che la federazione più vincente d’Italia, avesse una realtà diversa, che potesse fare storia ed essere presa a esempio anche dalle altre, mostrando come vincere così tanto nelle gare, sia frutto di un lavoro corale, perché le primedonne in questo sport non sono destinate a campare molto a lungo.
Io però nutro una grandissima speranza negli italiani che sapranno capire la situazione e mostrare la forza e la tenacia del movimento schermistico di base, che è la linfa vitale di questo sport e capiscano che tutta questa fretta nel convocare l’assemblea, cioè un anno prima delle elezioni federali (che per dichiarazione dello stesso presidente saranno a Febbraio 2021, e forse addirittura dopo le elezioni FIE), serve solo a garantirgli di sistemarsi per altri 4 anni a Roma con largo anticipo.
Per concludere, due parole sull’Assemblea straordinaria. Il Congresso dovrà discutere sulle modifiche statutarie presentate dal Governo federale e dalle società, quindi un momento di confronto e non di scontro, nel quale le discussioni dovranno essere improntate al massimo rispetto dei vari interventi. Pertanto qualsiasi strumentalizzazione indirizzata ad un possibile conflitto politico elettorale dovrà essere assolutamente evitato e respinto al mittente: lo statuto appartiene a tutti e dovrà trovare la massima condivisione dei delegati. Se, e dico se, così non dovesse essere i responsabili dovranno assumersi le proprie responsabilità. 
Vostro speranzoso (e hollywoodiano)
Ugo Scassamazzo

25 aprile 2019

In ricordo di Carlo MACCHI

Dr. Marco ARPINO
Ritengo doveroso riportare il ricordo di Carlo MACCHI scritto da Marco ARPINO, poiché qualche frequentatore della "Piazza" ha commentato cercando di sporcare quanto di più pulito abbia rappresentato Marco con il suo omaggio. E' bene, altresì, evidenziare come l'iniziativa di ARPINO sia stata preventivamente condivisa dalla famiglia Macchi e nasce da una profonda stima ed amicizia che i  due nutrivano reciprocamente, conseguentemente ogni strumentalizzazione è da respingere al mittente.
Credo sia giusto che il post da me scritto su Carlo rimanga a disposizione di chi vuole ricordarlo firmando il proprio commento: non saranno pubblicati interventi anonimi su quella pagina. Pertanto i due commenti privi di paternità saranno pubblicati su questo articolo.
Ezio RINALDI
"Chi ha accolto le parole di Vita Eterna sa che Carlo già gode della pienezza dell’essere, immerso nell’Amore del nostro Babbo comune.
C’è chi non manca mai di ricordare che il rito funebre è soprattutto per chi resta.
A tutti noi che restiamo intendo adesso rivolgermi per onorare la memoria di Carlo Macchi, e a noi che abbiamo avuto il privilegio di conoscerlo, desidero dedicare, con poche parole, un momento di piacere anziché di dolore.
Noi che rimaniamo sappiamo che è di aiuto prendere consapevolezza di quanto fatto da Carlo, in modo da attribuire alla nostra vita conferme o nuovi significati.
Personalmente ciò che più mi rallegra è il fatto che Carlo Macchi vive professionalmente ed affettivamente attraverso coloro che con lui hanno sempre creato una meravigliosa squadra.
Innanzitutto la sua famiglia - l’adorata moglie Antonella e gli splendidi figli Leonardo e Simone -nella quale lui stesso aveva già operato le scelte per la naturale staffetta, in un progetto avviato ben prima della sua malattia, nella certezza che l’eterogeneità dei compiti e il fattore tempo richiedono pluralità di risorse che possono ed infine devono succedersi.
In questa staffetta ideale ci sono poi i tanti allievi, diretti ed indiretti, c’è il nipote Filippo, che con orgoglio lo ha visto vincere in pedana e vestire la divisa delle Fiamme Oro. E poi, semplicemente, ci sono coloro che incontrando Carlo, e scontrandosi anche con Carlo, si sono arricchiti in umanità, preparazione, serietà ed efficienza.
Carlo è stato un precursore, un precursore tenace.
Ed esserlo non è stato facile né per lui né per chi gli è stato vicino, ancor meno per chi lo avversava.
Essere un precursore tenace richiede una prospettiva impegnativa, molto spesso faticosa, al punto tale da risultare a volte sgradevole: Carlo lo sapeva bene e non ha mai voluto ignorare, o peggio nascondere, le criticità o i suoi punti deboli, ma ha sempre scommesso e invitato a scommettere sul fatto che conoscenze, competenze, abilità, risorse importanti si trovano proprio in questi contesti impegnativi.
Carlo è stato un formulatore eccezionale di idee o concezioni destinate a una piena conferma nel futuro e quante vite ha vissuto da precursore tenace: preparatore atletico, docente universitario, Maestro di scherma, tecnico e selezionatore della nazionale, dirigente, imprenditore….
Da cultore della educazione fisica, fu tra i primi a studiare nella scherma il modello di prestazione, arricchendo con le sue idee il campo delle osservazioni.
Posso testimoniare che Carlo ha sempre contribuito alla costruzione di ambienti di apprendimento efficaci.
Appena quattordicenne fui convocato al mio primo allenamento di azzurrino a Zocca, ai tempi delle Olimpiadi di Mosca80. In quell’occasione ebbi modo di vedere per la prima volta una scheda di valutazione per uno schermidore.
Ricordo perfettamente la scheda di valutazione che si componeva di una parte anagrafica (nome, cognome, data e luogo di nascita, club di appartenenza, Maestro e altre note) e di diverse parti piene di test dinamici, parametri d'ingresso e verifiche.
Immerso nella fatica, nella mia mente da ragazzino Zocca era diventata Houston; quei test mi facevano sentire un aspirante astronauta nel Centro Spaziale Johnson della NASA di fronte a severissimi scienziati.
Il problema era che questi scienziati non erano texani e non parlavano inglese, ma erano terribili toscanacci, capitanati dal grande Capo Scuola Antonio Di Ciolo. E tra questi, per precisione ed inflessibilità, spiccava Carlo, con in mano il cronometro, il fischietto o peggio la penna per sentenziare la prestazione.
Ma Carlo è stato tanto altro ancora. Fra i primi ad impegnarsi per far incontrare scherma e disabilità. Fra i primi a confrontarsi con le istituzioni locali, per spingerle a credere nella scherma, a costruire insieme un modello migliore di società, battendosi per il riconoscimento dello sport per tutti quale diritto della persona, non solo strumento di lotta alla sedentarietà o modello di regole e valori.
Carlo era un visionario, pensate alle sue idee sulla scherma da praticare con, nei e per gli enti di promozione sportiva. Mi vengono i brividi a ripensare quanto fosse avanti.
Carlo è stato imprenditore, di quella rara razza di imprenditori sportivi che curano un interesse generale, e se anche necessariamente orientati allo scopo di lucro, lo accompagnano con finalità civiche, solidaristiche e di utilità sociale.
Lo dimostra il suo centro a Navacchio, un impianto esclusivamente dedicato alla scherma che ancora oggi è una delle migliori strutture del centro Italia.
Carlo è stato un personaggio non accomodante, scomodo, perché non ha abiurato alla propria natura con il trascorrere degli anni.
Altri hanno affermato che mettere a nudo verità spiacevoli, chiamare con il giusto nome questo o quel personaggio, è il compito più ingrato, sgradito e pericoloso al quale un uomo possa accingersi: riceverà in cambio la taccia di partigiano arrabbiato e fazioso estremista, sarà guardato con sospetto e schivato volentieri, considerato alla stregua del guastafeste che conviene evitare e isolare con tanto di diffida.
Carlo era tutto questo e se davvero lo vogliamo onorare, se davvero le istituzioni schermistiche lo ritengono, pur nella diversità di opinioni e posizioni,  un grande del nostro movimento, se davvero è oggettivo affermare che Navacchio è una delle migliori strutture schermistiche del centro Italia, chiediamo allora a gran voce che un evento, un evento di questo prolifico Calendario agonistico di scherma sia portato a Navacchio, e porti il nome di Carlo Macchi.
Questo è il giusto tributo per un uomo di scherma giusto.
Ciao Carlo.
23 aprile 2019 San Casciano"

21 aprile 2019

CI HA LASCIATO IL MAESTRO Carlo MACCHI


A sx Ezio RINALDI  a dx Carlo MACCHI
Questa Mattina,  Carlo MACCHI ha staccato il biglietto per l’ultimo viaggio, serenamente ha lasciato questo mondo confortato dalla moglie, Antonella e dai figli Simone e Leonardo oltre che dalle nuore e dai nipoti.
Non più tardi di 15 giorni fa ci siamo sentiti al telefono riferendomi sul suo stato salutare e sulle cose da sistemare prima che il buon Dio lo chiamasse a sé. Era consapevole di quello che sarebbe avvenuto e voleva lasciare tutto in ordine.
GRANDE UOMO CARLO.
in questi giorni ha rivisto molte persone con cui ha avuto dissapori nel passaggio in vita. Le ha riviste tutte con piacere. Ha detto di essersi riappacificato con tutti prima di andare. E di poter andare via in pace.
Ho conosciuto Carlo tantissimi anni fa, credo il 1985. Con lui ho attraversato grandissima parte del mio viaggio schermistico, durante il quale non sono mancate incomprensioni che ci hanno visto divisi per molto tempo. Era tanta la mia afflizione che ho fatto di tutto per ritornare a godere della sua stima ed amicizia e quando ci sono riuscito è stato come trovare un porto sicuro in cui approdare. Non voglio elencare tutte le cose che ha fatto per la scherma, vorrei parlarvi dell’uomo e per farlo ho preso a riferimento il pensiero di una persona che gli è stata molto vicino, pensiero che si attaglia benissimo al mio, tanto che non saprei aggiungere nulla di più e quindi lo riporto integralmente:
“Trovare un bravo Maestro è spesso una questione di culo. 
Io lo posso dire, perché prima di trovare quello giusto, in pedana, ne ho avuti molti. Da tutti ho imparato qualcosa. Al punto che, anche da quelli con cui non ho mai legato a livello empatico, sono riuscito ad imparare "come non si deve fare!!".
Poi ci sono stati Maestri dai quali ho imparato molto anche senza averci mai scambiato il ferro perché, pur senza avermi insegnato cavazioni o parate di contro, hanno saputo insegnarmi qualcosa di molto importante. Lo stile e i valori.
Ho osservato, osservo e osserverò sempre tanto - anzi tantissimo - le persone che mi stanno intorno ed è grazie a queste attente osservazioni che, nel corso degli anni, ho imparato a selezionare. 
Chi fa parte della mia vita - oggi - non lo sa, ma ha senz'altro superato un'attentissima selezione.
È importante per me questa cosa perché così come mi vanto del fatto di essere molto selettivo, sono altrettanto orgoglioso del fatto di non piacere a tutti. Non mi interessa proprio piacere a tutti, anche perché se avvertissi questa come un'esigenza prioritaria non potrei fare il lavoro che faccio.
Stasera mi va di scrivere e condividere questo pensiero perché poche ore fa ho ricevuto una lezione molto importante da uno di questi Maestri col quale, nel corso di questa mia lunga parentesi schermistica, non ho mai incrociato le lame, bensì il destino. Questa lezione odierna mi ha riaperto ferite che pensavo essersi - ormai - ben cicatrizzate ma, evidentemente, nella vita non è così che funziona. 
Tuttavia, voglio dire grazie a questo Maestro che nonostante lo conosca, lo osservi, lo viva come un riferimento da quando sono poco più di un bimbo, continua oggi ad impartirmi lezioni molto importanti. 
Grazie a te Maestro ho imparato molto e mi sono saputo ispirare. Sei per me un esempio. Ti stimo per il grande Maestro di scherma e di vita che sei.”
Ecco, Io da Carlo ho imparato molto e per questo gli sarò eternamente grato.
Nella giornata odierna molte persone si sono spese con splendide parole nei confronti di Carlo e questo mi ha fatto molto piacere.
AMICO MIO CI MANCHERAI MOLTISSIMO, SOPRATTUTTO A ME.
Alla famiglia le sentite condoglianze mie e di tutta la "Piazza".
Ezio RINALDI

17 aprile 2019

CAMPIONATI MONDIALI GIOVANI E CADETTI - TORUN 2019


TORUN (Polonia)
La spedizione azzurra torna da TORUN con il miglior risultato complessivo dell’ultimo decennio: 18 medaglie (quattro d'oro, sei d'argento ed otto di bronzo), migliorando i 17 podi di Amman2011 e di Bourges2016, quindi una spedizione eccezionale in termini assoluti.
Al pari di altri commentatori, anche chi scrive ritiene la partecipazione azzurra agli ultimi Campionati giovanili estremamente positiva, soprattutto guardandola da un punto di vista generale. Infatti volendo analizzare alcune situazioni si potrà notare come la spada e la sciabola abbiano portato a casa ben 7 medaglie a testa, mentre il fioretto solo 4. Quindi le prime due armi in forte ascesa, anche se distinte fra loro in termini di omogeneità (la spada giovani a squadre è stata totalmente insufficiente), e la terza in forte calo. 
Bisogna quindi entrare nel dettaglio poiché, evidentemente, non tutto può essere entusiasticamente definito eccezionale, e per farlo, utilizzo considerazioni tecniche che mi sono state condivise da alcuni Maestri.
Di queste 18 medaglie ben 15 provengono dalle gare individuali e solo 3 da quelle a squadre (delle quali ben 2 dalla sciabola ed 1 dal fioretto, nessuna dalla spada).
Inoltre, 7 medaglie provengono dai cadetti, cioè da gare esclusivamente individuali.
Questo dato, 15 medaglie su 18 da prestazioni individuali, e 7 medaglie su 15 vinte dai cadetti (categoria di under 17), rafforza la consolidata opinione che il merito del successo vada attribuito al lavoro in Sala con i propri Maestri. Da ciò ne discende che l’operato dei CT e degli staff federali dovrebbe essere valutato maggiormente sulle prestazioni a squadre. Se così fosse, la trasferta azzurra non sarebbe più eccezionale complessivamente, bensì assai insufficiente per la spada, mediocre per il fioretto, ottima per la sciabola.
E sul fioretto i Maestri mi hanno fatto notare come qualche anno fa il CT Andrea CIPRESSA, riferendosi al proprio settore asseriva che anche il pizzicagnolo sotto casa avrebbe continuato a vincere con due gruppi (maschile e femminile assoluti) così collaudati. Pertanto, partendo da questo assunto, la più logica conseguenza sarebbe stata investire tutto sul settore cadetti e giovani, per ritagliarsi uno spazio tra i grandi commissari tecnici, per mettere un sigillo innovatore sulla sua missione piuttosto quindi che vivacchiare sull'onda lunga di chi lo ha preceduto, delle "ere" Magro/Tommasini/Omeri/Cerioni e soprattutto Di Ciolo Antonio. Purtroppo, non è andata proprio così. Le insufficienti prestazioni rimediate dagli azzurrini del fioretto ai mondiali di Torun hanno palesato quello che tutti hanno riscontrato già da tempo: un totale disinteresse od incapacità (scegliete voi) di creare solidi presupposti per garantire il necessario ricambio all'arma che storicamente ha sempre assicurato più medaglie in assoluto in Italia e nel mondo. Si certo, quei due o tre talenti, frutto del lavoro in Sala e non delle scelte commissariali, non mancano mai (Marini/Favaretto/Rossini), ma alle loro spalle lo staff federale non ha costruito nulla. 
Sembrerebbe che qualche avveduto (!?) consigliere federale abbia già bussato alla porta del CT per spiegargli che non si può convintamente pensare di costruire un settore giovanile ben strutturato senza assistere nemmeno ad una gara cadetti o giovani durante l'anno, oppure lasciare esordire a livello assoluto soltanto gli azzurrini più promettenti e dopo anticamere interminabili. E pensare che proprio Cipressa a 19 anni fece la riserva ai Mondiali assoluti di Roma1982 e a 21 anni conquistò la medaglia d’oro a squadre ai Giochi olimpici di Los Angeles1984.
Nell’ambiente si vocifera che le risposte, più o meno pubbliche, del commissario tecnico parlano di sfortuna ricorrente e di un suo impegno profuso con estrema intensità, fiaccato da lunghissime trasferte, snervato da turni lavorativi che incominciano la mattina e terminano la sera, insomma intere giornate di gara vissute in palestra. 
Mi chiedo, se questo sfogo del CT fosse vero, se si è capito che guidare le nazionali più forti del mondo, con retribuzione a 5 zeri da top manager pubblico (cumulo tra stipendio della Polizia di Stato e i 70 mila euro della FIS), non è esattamente come gestire una pizzicheria, con tutto il rispetto per i negozianti che vendono al minuto salumi, formaggi e altri generi alimentari.
La comunità schermistica chiede ai responsabili d'arma soltanto di programmare e selezionare in modo efficace, efficiente, economico e trasparente, circondandosi di tecnici di altissima valenza, ed alla luce di quanto espresso dai giovani del nostro fioretto c'è poco da essere ottimisti.
Altro pensiero, espresso con alcuni dati di fatto, mi dice che a Mondiale finito (per il fioretto) le riflessioni da fare sono semplicissime e basate su oggettivi riscontri, analizzati su tappe intermedie nell'arco generazionale di 10 anni.
Nella parte alta dello schema a sinistra è stato posto in parallelo il confronto tra Stati Uniti e Italia, prendendo come riferimento due mondiali disputati nell'arco di 5 anni, Porec 2013 e Verona 2018. In esso si evidenzia in modo piuttosto netto il tipo di crescita che gli U.S.A. hanno avuto rispetto a noi, che nonostante - 5 anni dopo - ospitassimo il mondiale in casa abbiamo avuto un medagliere piuttosto scarno: 3 medaglie contro le 8 di Porec, per di più vinte da due soli atleti Marini e Favaretto. 
Quest' anno, il trend non è migliorato: 4 medaglie di cui solo 1 a squadre (vinta grazie ad un assolo di Marini che ha messo a segno 31 stoccate delle 45 necessarie contro gli U.S.A nella finalina, e quindi si è rimesso in pari con la medaglia che aveva bucato nell'individuale) e 3 individuali. Di queste, l'argento della solita Favaretto, che vale la pena ricordare è stata convocata per le gare del circuito assoluti con il contagocce, nonostante i risultati anche in quel panorama parlassero a suo favore, con la scusa che la veneta aveva altre priorità cioè vincere il mondiale e gli europei di categoria (invece ha ottenuto argento e bronzo). Poi i due bronzi dei cadetti Franzoni e Lorenzi.
Pertanto, il valore dei metalli rispetto allo scorso anno è diminuito e ad onore del vero, anche gli U.S.A. quest' anno hanno portato a casa solo 3 medaglie di cui, però, ben 2 d'oro della Sgruggs che ha salvato la spedizione vincendo appunto i due titoli delle gare femminili.
Quello che desta più preoccupazione, ad avviso dei Maestri che mi hanno contattato, è osservare il parallelo successivo tra Belfast 2009 e Torun 2019, ovvero, il confronto tra due generazioni nostrane che presumibilmente si avvicenderanno poi in campo assoluto. E se è vero che Porec, l’edizione di mezzo, sia stata ricca (1 sola medaglia in meno di Belfast), bisogna dire che gli artefici di quella spedizione si chiamavano: Nista, Luperi, Ingargiola, Franco, Ciuti (quest'ultimi due sono oggi già ex, il secondo da diversi anni), Mancini, Palumbo, Cipressa che sono e sono stati tutti ottimi fiorettisti ma che in campo assoluto hanno ottenuto ancora molto poco rispetto alla generazione di Belfast, dove tra gli artefici possiamo trovare gente come Foconi, Avola (Garozzo era riserva in Italia), Volpi, Batini (Errigo era uscita dagli u20 l'anno prima), quindi, in pratica, buona parte dei titolari delle attuali squadre nazionali.
I tecnici che hanno voluto condividermi le loro riflessioni ritengono che i talenti in casa nostra ancora oggi non manchino, ma è inquietante la flessione del rendimento. Ed è ancora più preoccupante l’inversione di tendenza nella mentalità dei nostri giovani che, a parte rare eccezioni, spesso si sentono già secondi rispetto a molti stranieri e sono troppo in lotta tra di loro nelle logiche dei risultati e dei ranking. Con un occhio guardano cosa fanno i loro compagni di maglia azzurra, sperando più nell’altrui défaillance piuttosto che nella loro prestazione, con il risultato che in pedana non producono il loro effettivo valore. Le indicazioni che si percepiscono sono di una gestione poco attenta a trasmettere principi e valori imprescindibili nell’attività sportiva, in particolare in quella giovanile, ma molto puntuale a stigmatizzare gli errori invece di descriverli e porre le azioni correttive. In definitiva, manca totalmente una politica seria di riconoscimento ed investimento sui talenti.
Sono sicuro che il CT CIPRESSA non gradirà le riflessioni di questi tecnici (in quanto anonimi e per di più critici), però se ne faccia una ragione poiché con questa dirigenza federale è impossibile manifestare liberamente il proprio pensiero. Lo faccio io per loro, conseguentemente se vorrà replicare sarò ben lieto di dargli tutto lo spazio che vorrà e come vorrà.
Per quanto riguarda la sciabola, alla luce dei risultati, mi è stato detto che bisogna fare solo i complimenti ai Maestri, atleti, società e CT e allo staff federale, fortemente caratterizzato in positivo dalla presenza del tecnico Luigi Tarantino. Dopo i gravissimi infortuni di Matteo Neri e Beatrice Dalla Vecchia, è stata un’impresa vincere due medaglie nelle gare a squadre.
Per la spada, se individualmente abbiamo dominato i mondiali, mi è stato fatto notare che come collettivo siamo stati un disastro. È una situazione che ricorda molto le qualificazioni femminili ai Giochi olimpici di Rio2016. Speriamo che Cuomo sappia trarre da questa ennesima esperienza negativa di team le giuste soluzioni in vista di Tokyo2020.
       MEDAGLIERE GIOVANI                                    MEDAGLIERE CADETTI




Ori – LOrenzo ROMA(sciabola maschile Giovani), Sciabola maschile squadre Giovani (Luca FIORETO, Michele GALLO, Giacomo MIGNUZZI, Lorenzo ROMA), Federica ISOLA (spada femminile Giovani), Enrico PIATTI (spada maschile Cadetti)
Argenti – Giorgio MARCIANO (sciabola maschile Cadetti), Martina FAVARETTO (fioretto femminile Giovani), Gaia TRADITI (spada femminile Giovani), Davide Di VEROLI (spada maschile Giovani), Dario REMONDINI (spada maschile Cadetti), Gaia CAFORIO (spada femminile Cadetti)

Bronzi – Giacomo MIGNUZZI (sciabola maschile Giovani), Benedetta TARICCO (sciabola femminile Giovani), Benedetta FUSETTI (sciabola femminile Cadetti), Sciabola femminile squadre Giovani (Giulia ARPINO, Chiara PAGANO FUSCO, Claudia ROTILI, Benedetta TARICCO), Margherita LORENZI (fioretto femminile Cadetti), Giuseppe FRANZONI (fioretto maschile Cadetti), Fioretto maschile squadre Giovani (Alessio Di TOMMASO, Tommaso MARINI, Alessandro STELLA, Pietro VELLUTI),  Gianpaolo BUZZACCHINO (spada maschile Giovani.
Personalmente non entro nello specifico merito tecnico gestionale, non ne avrei le capacità: mi fido di quanto espresso dai Maestri che mi hanno contattato. Mi piace però riportare quanto scritto da altri in merito ad un passato che ci ha visto vincenti come e forse più di adesso:
“UN PICCOLO RICORDO VINTAGE SULLA TRADIZIONE E SULLA GRANDEZZA DELL'ITALIA GIOVANI DI SCHERMA
Il passato è come una lampada posta all’ingresso del futuro.
(Félicité Robert de Lamennais)
Una volta esistevano soltanto i Campionati Mondiali Giovani individuali. Partecipavano soltanto 3 atleti per Stato e venivano assegnate solo 3 medaglie (oro, argento e bronzo; si faceva come ai Giochi Olimpici la finale per il bronzo).
Non c'erano:
- i Campionati Mondiali Giovani a squadre;
- i Campionati Europei Giovani individuali;
- i Campionati Europei Giovani a squadre;
- i Campionati Mondiali Cadetti individuali;
- i Campionati Mondiali Cadetti a squadre;
- i Campionati Europei Cadetti individuali;
- i Campionati Europei Cadetti a squadre;
- i Campionati del Mediterraneo Cadetti/Giovani.
Le armi praticate erano fioretto maschile, fioretto femminile, sciabola maschile, spada maschile.
Non c'erano spada femminile e sciabola femminile.
In totale venivano assegnate 12 medaglie: 4 medaglie d'oro, 4 d'argento e 4 di bronzo.
Nel 1983 a Budapest l'Italia vinse tutti i titoli: 4 medaglie d'oro!
E un argento, quindi 5 medaglie su 12.
Un ricordo per quei campioni:
1983 Budapest
FIORETTO MASCHILE 
1° Luca Vitalesta (ITA)
2° Stefano Cerioni (ITA)
FIORETTO FEMMINILE
1° Dorina Vaccaroni (ITA)
5° Lucia Traversa (ITA)
SCIABOLA MASCHILE
1° Marco Marin (ITA)
2° Sergio Virgilio (ITA)
SPADA MASCHILE
1° Sandro Resegotti (ITA)
Il Presidente federale era l'Ing, Renzo Nostini.
Il CT unico era Attilio Fini
P.S.
Di quelle 5 Medaglie, 3 parteciparono l'anno successivo ai Giochi Olimpici di Los Angeles 1984 (anche la finalista Lucia Traversa, Margherita Zalaffi e Andrea Cipressa che aveva vinto i precedenti Mondiali giovani) conquistando:
- oro a squadre e argento individuale sciabola maschile (Marco Marin);
- oro a squadre e bronzo individuale (Stefano Cerioni);
- bronzo individuale (Dorina Vaccaroni).”
A tutti i ragazzi i complimenti della “Piazza”.
Ezio RINALDI

12 aprile 2019

VILLA GLICINI:intervista al Presidente del C.S. Torino Mario VECCHIONE


Sala C.S. Torino
La situazione relativa alla sede del Club Scherma Torino è ancora in alto mare e non è dato conoscerne gli ulteriori sviluppi. Ciò che è risaputo è la raccolta di firme ed il sostegno di tantissimi prestigiosi atleti del presente e del passato al C.S. Torino ed alla sua dirigenza.
Ma come stanno le cose lo chiediamo al Presidente Mario VECCHIONE.
D. Presidente ci può, sinteticamente, dire quale è lo stato dell’arte?
R.  Dal  momento in cui il Club ha vinto una causa contro il Comune per ottenere il risarcimento dei danni subiti per il crollo delle alberature esterne al Club,danni  per € 71.000 rivalutabili,è iniziata un’aggressione costante contro il Club. Un primo procedimento per contestava inesistenti sub concessioni  e si è concluso con l’archiviazione. Immediatamente dopo il Comune ha modificato unilateralmente il termine finale della concessione passando dal 2021 al 2016. Di questo incredibile provvedimento si occuperà il Tar Piemonte e non intendo discutere il merito in questa sede.
Il Presidente Vecchione in conferenza stampa
D. Alla luce della querela che il C.S. Torino ha fatto nei confronti dell’Assessore allo Sport non crede che inasprire i rapporti con gli amministratori sia la soluzione meno idonea per arrivare ad una conclusione positiva di tutta la vicenda?
R.  l’Assessore Finardi, né alcuno può adombrare a mio carico imprecisate violazioni di legge penale. La mia dignità non è disponibile né  è a me addebitabile lo stato dei rapporti con l’amministrazione. Purtroppo gli attuali politici sono nelle mani di funzionari ignoranti ed arroganti e non sono in grado di assolvere il loro ruolo.
D.  Da quello che è dato conoscere, il C.R.  F.I.S. Piemonte non ha preso una posizione a favore del Club ci può spiegare perché?
R.  Il Presidente regionale della FIS ha manifestato solidarietà al Club e ringrazio Cinzia Sacchetti .
D. Il Governo federale, per il tramite del suo presidente Scarso, sembra abbia cercato di intavolare una trattativa con l’amministrazione comunale di Torino, ne siete a conoscenza?
R.  Il Presidente Scarso ha incaricato il procuratore della Corte dei Conti, Piero Floreani, ed il dottor Furio Ginori di svolgere un’ispezione al Club per accertare la sussistenza o meno dei fatti addebitati al Club. Sappiamo, per notizia informale avuta, che i due ispettori non hanno rilevato alcuna irregolarità o violazione di norma della concessione da parte del Club e, quindi, la FIS ha tutto il potere ed il dovere di sostenere e difendere il Club associato nell’interesse di coloro che lavorano,degli atleti e della stessa scherma. Abbiamo già comunicato alla FIS ed al suo Presidente ed all’intero consiglio federale che la sola trattativa possibile consiste nel sedersi intorno ad un tavolo e stipulare una nuova convenzione anche con un raddoppio del canone ed un aumento da 20% al 30% dei rimborsi per utenze, come prevede il nuovo regolamento comunale, ma con un ampio termine di concessione in considerazione che abbiamo la necessità di fare interventi  strutturali per oltre € 300.000 circa.
D.  Quali altre iniziative sono state assunte dal Governo federale?
R.  La sola iniziativa istituzionale corretta che la FIS  ha il dovere di assumere ,acquisita la relazione degli ispettori se favorevole al Club,è quella di intervenire ad adiuvandum nel procedimento innanzi al Tar con particolare forza per sostenere l’istanza di sospensione che verrà discussa il 7 maggio. Occorre salvare il Club.
D. Sembra quasi che il Governo federale voglia far capire che non ci si possa muovere senza il suo intervento, non le sembra prevaricatore un simile atteggiamento? 
Non sono stato contattato direttamene, mentre i nostri legali hanno tenuto costantemente informati gli uffici  federali.
D. Da più parti si fa rilevare che le notevoli attività sportive extra scherma siano a scopo di lucro, ovvero non sono finalizzate a sostenere esclusivamente l’attività schermistica, può smentire in maniera categorica queste illazioni?
R. Dal 1954 le attività collaterali alla scherma sono consentite e costituiscono il polmone di sostegno finanziario per l’attività istituzionale. La convenzione vigente espressamente dispone che tali attività (tennis,calcetto,palestra piccola)”possono essere gestite anche direttamente dal Club”. Per chi sa leggere vuol dire che la regola è la gestione indiretta purchè a soci e che le attività devono essere sportive ed iscritte al Coni. Come tutti sanno il tennis ed il fitness nonché il calcetto hanno queste caratteristiche. Il che appunto è avvenuto ed il tentativo del Comune di confondere la gestione con la sub concessione è naufragato tanto che il Comune a fronte della convenzione e di tutti gli atti di gestione ha dovuto ARCHIVIARE il procedimento.
D. Nella considerazione che le attività svolte dal Suo club hanno una valenza sociale su quel preciso territorio, perché, secondo Lei, il Comune si mostra insensibile, se non addirittura ostile, verso tali attività?
R. Questa amministrazione sta distruggendo la più parte delle attività sociali del territorio come ho già espresso nel corso della conferenza stampa che può essere consultata sul sito del Club Scherma Torino. Il giornale La Stampa si è fatto promotore di un’iniziativa denominata  #RIPRENDIAMOCI IL VALENTINO#, il club è parte operativa dell’evento che si terrà l’11 maggio .
D. Quali saranno le ulteriori iniziative del C.S. Torino?
R. A due metri da fondo pedana occorre parare e rispondere purchè intorno al Club si affianchino oltre ai soci/ cittadini / sportivi che ci hanno e continuano a sostenerci  anche  le istituzioni di cui siamo membri : FIS  e CONI.
D. Un’ultima domanda, che esula dal tema, riguarda il rifiuto di un grande atleta, Matteo Tagliariol, a prestare la propria medaglia d’oro alla FIS per i festeggiamenti del 110 anni della Federazione. Il pensiero dell’atleta, pubblicato sulla propria pagina Facebook e ripreso da diverse testate giornalistiche, è  molto duro. Cosa ne pensa?
R.  Ricordo molto bene la splendida flèche che ha consegnato a Matteo la medaglia d’oro olimpica e spero che la tenga ben stretta.
Ezio RINALDI

09 aprile 2019

L’INCONTRO DI Giorgio SCARSO A TREVISO CON LE SOCIETA' VENETE del 1°maggio 2019


Si è svolto il 1° maggio a Treviso l’incontro delle società venete con il presidente della Federscherma e le società venete. Ottima la cornice e splendida l’accoglienza seguita da un pregevole buffet innaffiato dal famoso vino locale.
Il presidente Giorgio Scarso, coadiuvato dal consigliere Maurizio Randazzo, ha esposto con la solita brillantezza retorica tutti i temi possibili immaginabili riguardanti la sua persona, il consiglio federale e infine i risultati sportivi. Dopo questo ha poi aggiunto anche notevoli dettagli sulla futura riunione del 19 maggio a Riccione, in cui si affronteranno le ennesime modifiche statutarie che oramai da anni vanno avanti con mandi e rimandi da parte di Commissari ad acta e CONI, Prefetture, avvocati e consulenti.
Molte le ossessioni del presidente Giorgio Scarso, in primis il blog “piazzadellascherma” e i suoi autori. Chi non frequenta la “piazza” avrà trovato enigmatiche non solo le sfumature più sibilline del discorso vario e articolato del presidente Giorgio Scarso, ma anche molti argomenti sostanziali da lui affrontati.
Il tema dei continui attacchi al Consiglio federale (ovviamente sul blog) sono stati una litania che ha pervaso tutto il discorso, unendo che ammette che vi siano delle società che abbiano fatto esposti e inscenato battaglie giudiziarie contro il Consiglio stesso, ma che si sono risolte in continui “nulla di fatto” e il Consiglio federale ne è uscito sempre a testa alta.
E se a Mantova nella analoga riunione con le società lombarde ha asserito che questi procedimenti fossero 52, a Treviso non ne ha calcolato il numero, dichiarando che erano “parecchi”, per ribadire il concetto che “tali faccende fanno perdere tempo alla federazione, che ha ben più cose cui pensare e inoltre fanno spendere soldi, che potrebbero essere spesi in altro modo”. Quale modo però non lo ha precisato e la platea non ha avuto il coraggio di chiederlo, anche perché inibita dalla forza espressiva del suo oratore che balzava ad altro tema, allorquando concludeva l’argomento appena esposto.
Per non parlare delle modifiche dello statuto che ha fatto inorridire giuristi, e responsabili del CONI, che a detta del Presidente federale Giorgio Scarso, sono state fatte sempre in maniera conforme alle leggi e le regole, per non parlare delle modalità, anche quelle sempre perfette e osservate con grande scrupolo e rispetto di regole e norme, anche deontologiche.
A un certo punto, senza che la platea se ne accorgesse, ha affrontato il tema relativo a un famigerato “qualcuno che parla di numeri” a sua insaputa, e va in giro a incontrare le società di scherma italiane, regione per regione, senza che glielo venisse a dire a lui, facendo conoscere gli incredibili dati sugli atleti della scherma italiana, (dati che va detto è la stessa FIS che comunica al CONI, quindi sono numeri ufficialissimi). Invece, durante l’incontro con le società di scherma venete, questi numeri “dati da altri”, erano falsi, mentre quelli pronunciati dal presidente della Federscherma Giorgo Scarso, lì davanti a tutti, erano veri!
Per esempio a Mantova aveva detto che gli iscritti alla FIS erano 23.500 e che le prestazioni sportive compiute dagli atleti sono il fantomatico numero di 63.000, mentre a Treviso si è ben guardato dal tirare fuori cifre del genere, perché di certo qualche presidente che con i numeri ci lavora, avrebbe di sicuro detto che erano cifre balorde, scempiaggini degne del gioco del lotto, buone per essere giocate in una scommessa. Ma grazie alla bravura del presidente, in cui non ha citato non una fonte, né una immagine, né un grafico a corredo della sua esposizione, le cifre sono cambiate nuovamente, (anzi sono aumentate), benchè sia restato abilissimamente sul piano del tutto retorico. E così passava ad altro argomento sempre in maniera repentina, spostando il focus della chiacchierata su argomenti diversi dal precedente, con il solo fine di distogliere l’attenzione della platea e poter affrontare un altro (secondo lui) problema ancor più scottante dell’altro.
E infine la lunga disamina su un hashtag che pare impensierirlo oltre misura, “#eppimmiacheccè?”, che tradotto dal siciliano vuol dire letteralmente: “e per me che cosa c’è? O meglio che cosa ci guadagno?”, una esclamazione che viene appiccicata alla bocca di un ipotetico corrotto o corruttibile siciliano, il quale, alla richiesta di operare per conto del corruttore, il corrotto ovviamente risponde interessato: “e io cosa ci vengo a guadagnare?”, sottintendendo che coloro i quali ripetono questo hashtag siciliano, insinuerebbero che nella FIS vi siano persone che traggono beneficio personale dagli incarichi federali.
Balle! Solo e soltanto balle! È assurdo pensarlo e anche farci dell’ironia.
Il presidente ha tenuto a sottolineare che è un hashtag offensivo e irriguardoso, e la platea per la prima, anzi la seconda volta (la prima fu a Mantova in Lombardia) ne rimaneva incantata e annuiva condividendo il pensiero del loro presidente.
Quindi è venuto il momento del consigliere Maurizio Randazzo, che ha dichiarato di essere stato lui il redattore dei cambiamenti dello statuto, a valle delle modifiche del Commissario ad acta, il quale Commissario, su richiesta del CONI ha dovuto aggiornare lo statuto alle normative nazionali, in linea con tutte le altre federazioni italiane. Ha enunciato (senza alcun pentimento) la cancellazione dell’Accademia Nazionale di Scherma quale ente che rilascia i diplomi magistrali di scherma per conto della Federscherma, e ha rimarcato come questa sia stata sostituita dalla Scuola di formazione per i tecnici di scherma della federazione, che di fatto non diplomeranno più delle persone per farle diventare “maestri” bensì “tecnici”. Questa cosa ha lasciato la platea muta senza poter aggiungere altro, rispetto alle cose già dette sia sul blog piazzadellascherma che nelle aule giudiziarie che ancora occupano i tavoli degli inquirenti. E per non farsi fare la domanda da uno qualsiasi dei presenti, come invece è accaduto a Mantova, Randazzo ha prevenuto la platea dicendo che i “Sostegni alla candidatura di presidente federale è stata innalzata da 20 a 40 società”, e questo perché è giusto che una persona che voglia candidarsi debba avere un largo consenso di pubblico. Molti poi confabulando durante il buffet e ben prima di abbandonarsi in libagioni finali, dicevano: “di questo passo un candidato alla presidenza federale dovrà ottenere il 100% dei consensi dalle società, cosicché il voto sarà solo una specie di pro-forma finale.” Molti ridevano allegramente per la battuta originale.
A valle dell’intervento di Randazzo, Giorgio Scarso ha poi concluso l’incontro con il suo pensiero su altri argomenti meno importanti e significativi, benché li avesse tratti prendendo spunto dall’ultimo articolo pubblicato sul blog (la vera ossessione di Giorgio Scarso) proprio mentre avveniva l’incontro di Treviso. 
Grandi applausi finali e strette di mano fra tutti i presenti che non si incontravano per una assemblea con il presidente da molti anni. E in previsione dell’assemblea nazionale, la prima dopo 8 anni, tutti si chiedevano in quale albergo fosse meglio essere ospitati, per non essere controllati dalla fittissima rete di informatori della FIS.
Claudio LA ROSA 


06 aprile 2019

RISORSE UMANE MILITARI E PARA MILITARI: chi ci guadagna dal loro impiego?


Uno degli argomenti che maggiormente stimola la mente del popolo schermistico riguarda l’impiego di risorse umane appartenenti ai Gruppi sportivi militari e paramilitari. Infatti spessissimo, quale ex militare effettivo presso il Centro Sportivo Olimpico dell’Esercito, sono stato destinatario di quesiti sull’argomento. Chiaramente, ho sempre dato risposte sulla base delle mie conoscenze e, soprattutto, del mio impiego presso una struttura sportiva militare: esse hanno sempre fatto riferimento a disposizioni emanate dallo Stato Maggiore della Difesa, quindi a fattor comune per i Carabinieri, Esercito, Marina e Aeronautica. Diverso il discorso per gli altri gruppi non dipendenti dal SMD. Ora provo ad essere più chiaro.
 Il DPR n.395 del 31 luglio1997 all’art. 57 recita:
 Gruppi sportivi. 
·       Il personale dell'Arma dei carabinieri e del Corpo della guardia di finanza, inquadrato nei rispettivi gruppi sportivi o riconosciuto atleta di interesse nazionale od olimpico dalle Federazioni sportive o dal CONI, potrà essere autorizzato a non presenziare alle attività di servizio ed a quelle previste da corsi di formazione su specifica e motivata richiesta da parte degli organismi sportivi sopra menzionati, sulla base di apposite convenzioni stipulate tra il CONI o le Federazioni sportive ed i rispettivi comandi generali dell'Arma dei carabinieri e del Corpo della guardia di finanza. 
IL DPR. n. 394 del 31.07.1995 art.20, recita:
Gruppi Sportivi
·       Il personale delle forze armate, inquadrato nei diversi gruppi sportivi o riconosciuto atleta di interesse nazionale od olimpico dalle federazioni sportive o dal coni, potrà essere autorizzato a non presenziare alle attività di servizio ed a quelle previste da corsi di formazione su specifica e motivata richiesta da parte degli organismi sportivi sopra menzionati, sulla base di apposite convenzioni stipulate tra il coni o le federazioni sportive e lo stato maggiore della difesa.
Art. 90, comma 23, legge 289/2002:
·      I dipendenti pubblici possono prestare la propria attività, nell'ambito delle società e associazioni sportive dilettantistiche, fuori dall'orario di lavoro, purché a titolo gratuito e fatti salvi gli obblighi di servizio, previa comunicazione all'amministrazione di appartenenza. Ai medesimi soggetti possono essere riconosciuti esclusivamente le indennità e i rimborsi di cui all'articolo 81, comma 1, lettera m), del testo unico delle imposte sui redditi, di cui al decreto del Presidente della Repubblica 22 dicembre 1986, n. 917.
Quindi tutte le attività che il dipendente militare svolge dopo l’orario di servizio sono lecite (attività extra professionali) a condizione che siano:
·         compatibili con la dignità del grado e con i doveri d’ufficio nonché con il prestigio delle Istituzioni Militari e con l’immagine della P.A.;
·         compatibili e non in conflitto di interessi, anche solo potenziale, con le attività/compiti di Istituto;
·         svolte al di fuori dell’orario di servizio;
·         effettuate senza carattere di continuità e assiduità, nonché senza eccessivo impegno temporale, in modo tale da non pregiudicare la capacità lavorativa e il rendimento in servizio del militare e da garantire un adeguato recupero psico-fisico nelle giornate a esso dedicate;
·         meramente isolate e saltuarie, ovvero purché consistano in prestazioni singole, ben individuate e circoscritte nel tempo.​
Ai sensi dell’art. 894 del Codice dell’Ordinamento Militare, la professione di militare è incompatibile con l’esercizio di ogni altra professione, salvo i casi previsti da disposizioni speciali. É altresì incompatibile l’esercizio di un mestiere, di un’industria o di un commercio, la carica di amministratore, consigliere, sindaco o altra consimile, retribuita o non, in società costituite a fine di lucro.
Ai sensi dell’art. 895 del Codice dell’Ordinamento Militare, sono sempre consentite le attività, che diano o meno luogo a compensi, connesse con:
·         la collaborazione a giornali, riviste, enciclopedie e simili;
·         l’utilizzazione economica da parte dell’autore o inventore di opere dell’ingegno e di invenzioni industriali;
·         la partecipazione a convegni e seminari;
·         le prestazioni nell’ambito delle società e associazioni sportive dilettantistiche, ai sensi dell’articolo 90, comma 23, della Legge 27 dicembre 2002, n. 289;
·         incarichi per i quali è corrisposto solo il rimborso delle spese documentate;
·         la formazione diretta ai dipendenti della Pubblica Amministrazione.
Le predette attività devono comunque essere svolte al di fuori dell’orario di servizio e non condizionare l’adempimento dei doveri connessi con lo stato di militare.
·      se l’attività è svolta gratuitamente o solo con rimborso spese documentate, non è necessaria l’autorizzazione ministeriale preventiva. Tuttavia, ai sensi dell’art. 748 del Codice dell’Ordinamento Militare, deve essere resa nota preventivamente al Comandante di Corpo per le valutazioni di competenza;
·   se l’attività è retribuita, fatta eccezione per gli incarichi di cui all’art. 895 del Codice dell’Ordinamento Militare e all’art. 53, comma 7 del D.Lgs. n. 165/2001, è necessaria l’autorizzazione ministeriale preventiva.
Lo SMD e le amministrazioni dei Gruppi Sportivi dei Corpi Armati dello Stato, stipulano apposite convenzioni con il CONI/FSN, sulla base delle leggi in vigore, con le quali stabiliscono i reciproci impegni e le modalità di collaborazione.
In sintesi, i tecnici militari, se effettivi al Centro sportivo di Forza armata o Corpo armato dello Stato, possono essere distaccati (aggiornamento professionale) presso la federazione richiedente senza perdere gli emolumenti che il proprio ente gli eroga, mentre se effettivo presso altro istituto di Forza Armata o Corpo armato dello Stato può essere distaccato su richiesta delle competenti federazioni, con a carico di quest’ultime tutti gli oneri finanziari connessi con la retribuzione mensile del tecnico. In buona sostanza, in questo caso, l’amministrazione di appartenenza gli dovrebbe sospendere lo stipendio. Per quanto riguarda la retribuzione che la FSN deve corrispondere al personale distaccato da un Centro sportivo essa dovrebbe essere corrisposta sulla base dell’impiego oltre l’orario di servizio (straordinario) e dell’impiego in giorni festivi (domenica) e super festivi (Natale, Santo Stefano, capodanno-31/12 e 1/1-, Befana, ferragosto, Pasqua, Pasquetta). Le FF.AA. hanno delle tabelle per il ristoro di tali festività e per lo straordinario, che se applicate alle federazioni molto difficilmente raggiungerebbero i livelli degli attuali compensi, che alcune federazioni corrispondono a tale personale.
Ezio RINALDI