30 luglio 2017

DA LIPSIA A LIPSIA

Sono passati ben 12 anni dai precedenti mondiali di Lipsia 2005, dove l'Italia vinse sei medaglie. Quest'anno che di medaglie ne sono state vinte ben 9 possiamo dire di aver superato quel mondiale, dove il fioretto e la sciabola, pareggiando i conti con un 3 pari, furono i protagonisti.
Le migliori edizioni dal 2005 a oggi sono state Antalya 2009 (10 medaglie), Catania 2011 (11 medaglie), San Pietroburgo 2007 e Lipsia 2017 (9 medaglie).
Non sembra un caso che le edizioni post Olimpiadi (2009 - 2013 - 2017) abbiano portato risultati molto cospicui di metalli preziosi, tenendo conto che i mondiali dell'anno olimpico non si disputano. Inoltre i campionati disputati l'anno precedente l'olimpiade, ai fini della relativa qualificazione, hanno un peso ed uno stress psicologico notevolmente più impegnativo, giocando un ruolo completamente diverso rispetto ai precedenti e successivi la manifestazione olimpica.
In dodici anni la scherma italiana ha conquistato la bellezza di 78 medaglie, 49 nel fioretto, 17 nella sciabola e 12 nella spada.
Il fioretto e la sciabola hanno raggiunto un record di tutto rispetto: 3 medaglie per anno l'uno e poco più di una medaglia per anno l'altra. La spada, invece, a dispetto dei praticanti italiani, solo 0,58. Da Lipsia 2005 a Lipsia 2017 la scherma italiana ha una media complessiva mondiale di 7,8 medaglie per anno.
Viene da chiedersi: va tutto bene? Si può migliorare? Possiamo cambiare qualcosa per raggiungere i risultati che tanto aspettiamo?
Per esempio, perché con gli scarsi numeri del fioretto, l'Italia è così avanti nel mondo? E la sciabola, che di numeri ne ha ancora meno, perché riesce ad essere competitiva? E perché la spada ha così tante difficoltà, non riuscendo a trovare una costanza di rendimento nonostante i buoni numeri dei praticanti? 
L’ultima medaglia a livello maschile (oro) è stata quella di Tagliariol a Pechino nel 2008, dopo poco meno di mezzo secolo di astinenza, mentre l’ultima medaglia a livello femminile appartiene a Rossella Fiamingo (argento) Rio 2016. Infine, come mai nazioni con un minor numero di atleti (Estonia, Ukraina, Svizzera) ottengono migliori risultati? E' un settore oggettivamente da migliorare e sarà compito della FIS studiare il fenomeno e prendere iniziative in merito. La sfida è grande!
Questa edizione sarà ricordata come una delle migliori di sempre e se è giustificatissimo l’atteggiamento del Presidente Federale, il quale con orgoglio si impettisce di fronte ai media, è altrettanto vero che con la sua condotta ci conferma di un risultato olimpico assolutamente deludente.
Senza polemica, voglio rimarcare la insignificante attenzione dei media verso questo mondiale. Sarà pur vero che in concomitanza si svolgevano i campionati mondiali di nuoto, ma non è ammissibile non essere considerati allo stesso livello della FIN. I dirigenti federali meditino su questo aspetto.
Infine, i miei complimenti a tutti gli atleti, i maestri e i clubs che non smettono mai di lavorare, perché la scherma è una delle grandi eccellenze sportive italiane.
Grazie campioni!
Fabrizio ORSINI

28 luglio 2017

Ci ha lasciato Mario Tullio Montano

Mario Tullio MONTANO
E’ venuto a mancare nella note tra il 26 ed il 27 luglio 2017 lo schermidore Mario Tullio MONTANO.
Nato a Livorno1º maggio 1944 è stato vincitore di una medaglia d'oro nella sciabola a squadre a Monaco di Baviera con Rolando RigoliMario Aldo MontanoMichele Maffei e Cesare Salvadori ed una d'argento nella sciabola a squadre ai giochi olimpici 1976 È stato il nipote di Aldo Montano sr.,, fratello  di  Carlo   Montano Tommaso Montano, cugino di Mario Aldo Montano e zio di Aldo Montano. Anche Mario Tullio, come tutti gli altri schermidori della famiglia Montano, è cresciuto schermisticamente presso il Circolo Scherma Fides di Livorno per il quale ha anche svolto l'attività di Maestro d'armi. 
da sx Mario Tullio Montano, Rolando Rigoli
Mario Aldo Montano e Michele Maffei.
CesareSalvatori
Alla famiglia Montato le sentite condoglianze di Piazza della Scherma e mie personali.
Ezio RINALDI

27 luglio 2017

Lipsia2017: Italia, il talento è nulla senza sacrificio. Inizia un nuovo corso?

Alice VOLPI - argento f.f. (foto Bizzi-federscherma)
Nove medaglie, di cui quattro d’oro, per una delle spedizioni più felici degli ultimi anni. Pizzo, Volpi e la sciabola femminile le storie più belle. Fioretto in spolvero, delude la spada. 
 Il Mondiale di Lipsia 2017 lascia all’Italia nove medaglie di cui quattro d’oro (Paolo Pizzo nella spada maschile individuale e le squadre di fioretto maschile e femminile, e di sciabola femminile), per una delle spedizioni più felici degli ultimi anni (+4 allori rispetto a Mosca 2015), ma è nelle pieghe delle singole storie da medaglia che si intuisce la vera lezione di questo Mondiale, ovvero come nello sport molto spesso siano la tenacia, l’umiltà e la capacità di lavorare sodo e senza clamori, e di non arrendersi a oggettive difficoltà, a valorizzare il talento dei nostri atleti. Questo, al di là dei singoli risultati o del medagliere, appare forse come l’inizio di un nuovo corso per la scherma azzurra, capace di riconnetterla in un certo senso ai valori fondamentali di questo sport.
Sciabola femminile (Criscio-Gregorio-Vecchi-Gulotta)
foto Bizzi - federscherma

 Il riassunto di questo concetto si ritrova nelle tre storie più interessanti di questa rassegna iridata. Paolo Pizzo, innanzitutto: il secondo oro iridato individuale a sei anni di distanza da quello “casalingo” di Catania 2011, impresa riuscita nella spada maschile azzurra soltanto a un’icona come Edoardo Mangiarotti oltre 60 anni fa e più in generale a pochissimi altri interpreti di quest’arma, è il riconoscimento a una carriera costruita su una grande forza morale, una volontà testarda che gli ha permesso di passare oltre a prove fisiche, tecniche e “ambientali” di grande difficoltà, tutte quante oggi superate definitivamente e a pieni voti.
La forza di carattere unisce l’impresa di Paolo alla medaglia d’argento di Alice Volpi: a un talento indiscutibile, ormai pronto per la piena maturazione sotto le cure di Giovanna Trillini nella fucina di Jesi, la fiorettista senese alla sua prima finale iridata per la medaglia d’oro, pure se in preda a vistosi crampi ha sfiorato un’incredibile rimonta contro quella che oggi è la più forte del lotto, la russa Inna Deriglazova, campionessa olimpica in carica, prima di cedere soltanto alla priorità.
Paolo PIZZO - foto Bizzi - federscherma
 La terza storia a lieto fine è quella della squadra di sciabola femminile: Rossella Gregorio, Irene Vecchi (già bronzo all’individuale), Loreta Gulotta e Martina Criscio hanno riconquistato all’Italia una medaglia d’oro che mancava da ben 14 anni, nello sport quasi un’eternità, portando a compimento un percorso iniziato dal Ct Giovanni Sirovich dopo l’Olimpiade di Londra 2012, che segnò forse il punto più basso toccato dalla sciabola femminile azzurra. Passate attraverso molti inciampi di crescita e diversi passi falsi soltanto all’apparenza, ultimo in ordine di tempo il quarto posto a Rio 2016, le azzurre hanno afferrato l’oro di Lipsia con un mix di ferocia agonistica e qualità di scherma che nessuno, compresa un’ottima Francia in semifinale, è riuscito ad eguagliare.
 Passando ad analizzare le singole armi, con le medaglie d’oro a squadre (Daniele Garozzo, Giorgio Avola, Alessio Foconi e Andrea Cassarà al maschile e Arianna Errigo, Alice Volpi, Camilla Mancini e Martina Batini al femminile) e con il bronzo individuale di Arianna Errigo il fioretto conferma il proprio primato per numero e quantità di medaglie incamerate, oltreché la qualità complessiva degli atleti in gara. La sciabola è però in qualche modo la protagonista di quest’edizione tedesca dei Mondiali: all’oro femminile a squadre e al bronzo di Vecchi bisogna aggiungere infatti l’altra medaglia di bronzo vinta con pieno merito dalla squadra maschile seppur privata all’ultimo momento per infortunio dell’esperienza e della classe di Aldo Montano (Luca Curatoli, Enrico Berrè, Luigi Samele e Dario Cavaliere) a conferma dei progressi in termini di risultati già costanti durante l’anno e agli ultimi Campionati Europei.
 Delude invece la spada, arma in cui ad eccezione della medaglia d’oro di Pizzo non sono arrivati risultati di rilievo tanto all’individuale quanto a squadre: la sensazione in quest’arma, ormai da almeno un paio di stagioni, è di una costante navigazione a vista che dovrà prima o poi essere affrontata senza che sia messa ogni volta in secondo piano dall’exploit di turno o attribuita alla naturale difficoltà della specialità stessa, e così pure il confronto con lo stato di salute delle altre due armi questa volta è apparso impietoso.
 Il buon risultato complessivo di questo Mondiale, come detto in apertura, sembra suggerire l’inizio di un nuovo corso per la scherma azzurra, dove l’atteso ricambio generazionale post-olimpico sta finalmente assumendo nomi e facce ben precisi e dove, soprattutto, i messaggi trasmessi dalle storie e dai percorsi degli atleti medagliati indicano una via necessaria a portare la scherma azzurra ai vertici in un contesto dove sempre più nazioni hanno la forza di emergere (si veda il caso specifico del Giappone, con due medaglie e diversi atleti classificati nelle prime 8 posizioni): la pedana, l’allenamento, la costanza di risultati e prestazioni, la volontà tenace di non cedere alle prime difficoltà. Perché il talento, senza la fatica e il sacrificio ad alimentarlo, in quest’epoca rischia davvero di contare poco o nulla.
Mattia Boretti

22 luglio 2017

SITO FEDERALE

Fabrizio ORSINI
All'indomani della messa on-line del nuovo sito federale per il tesseramento e la gestione delle gare e circolari, vorrei esprimere un parere per eventualmente migliorarlo.
Ho visto lo schema con il quale è impostato e devo dire che è meglio della versione precedente, che trovavo antipatica, specie per i malfunzionamenti che dava. Questa mi sembra una versione del tutto nuova e sembrerebbe un salto in avanti nella qualità.
Sono raccolte in esso tutta la storia di ogni società sportiva, le circolari, lo storico, gli atleti tesserati negli anni, e via dicendo, cosa non da poco e per certi versi viene da dire, finalmente ci siamo arrivati! Per questo va il nostro ringraziamento a chi ha pensato e poi realizzato uno strumento di lavoro e non di stress.
A questo punto vorrei dire cosa si potrebbe aggiungere al sito per renderlo ancora più performante.
Proviamo a immaginare la federazione al lavoro mentre programma la sua stagione, anche e forse soprattutto dal punto di vista economico. Gare, allenamenti, ritiri, corsi e molto altro. A inizio stagione si trova a dover fronteggiare molteplici problematiche, e spesso anche a far quadrare i conti. Ebbene immaginiamo che il Sito web abbia una specie di contatore nazionale che indichi la cifra economica o solo per numero di tesserati, che la FIS è costretta a raggiungere per potersi dire "al sicuro" per cominciare la stagione senza problemi. Ogni qualvolta una società tessera sé stessa e i suoi atleti, si vede scalare dal contatore nazionale posto nel sito web la cifra che manca per raggiungere il tetto di sicurezza. A questo punto, nel momento in cui la Federazione raggiunge la cifra, potrebbe, in un certo senso partire con il far tesserare i suoi iscritti a cifre più ragguardevoli, o produrre premi in termini di sconto verso chi tessera gli atleti dal momento in cui la cifra è stata raggiunta in poi.
E' vero che in questo modo qualcuno potrebbe fare il furbetto e aspettare fino all'ultimo per poi iscrivere i suoi atleti risparmiando, ma è anche vero che molte società hanno bisogno di risparmiare per quanto riguarda le iscrizioni societarie, proprio perché la vita sportiva, non è del tutto economica, e men che meno la scherma,e  questo è un dato di fatto.
Perciò, piuttosto che inserire sbarramenti economici per il tesseramento, con un irrigidimento di molte società sportive che hanno già ammesso in più di un commento su questo blog di fuggire in massa o quasi dalla FIS per tesserare i propri atleti presso enti di promozione sportiva di vario genere e sorta, con l'intento di dare "una lezione economica alla FIS", tesserando così solo il minimo sindacale per gli agonisti e la dirigenza, perchè non si concepiscono formule economiche più raffinate per rendere questo sport il più amato dagli italiani?
Concludo dicendo che la forza di una Federazione non sono solo i suoi campioni (e con grande fortuna in Italia di schermitori campioni abbondiamo), ma anche i suoi tesserati, il numero delle società e infine le quote economiche che vengono versate nelle casse della Federazione, perchè una federazione povera, può fare poco, mentre una federazione ricca può fare molto. Il tutto sta nel saper gestire tutte queste risorse al meglio, con competenza e programmazione.
Fabrizio ORSINI

16 luglio 2017

GABELLE, CONVOCAZIONI E RICORSI

Riscossione della gabella
È stata pubblicata la prima circolare della stagione, la numero 1/18, che riguarda il tesseramento federale. Alcune grandi novità sono all'ordine del giorno, ma ci focalizzeremo solo su due.
La prima è il rinnovamento del sito web per la gestione delle gare e del tesseramento. Nuovo format e nuovi contenuti. Purtroppo ancora non sappiamo dire se sarà meglio o peggio della versione precedente, la quale, a mio avviso non ha mai entusiasmato. Dovremo attendere il 17 di luglio per ottenere tramite posta PEC, i codici di ingresso al fine di cominciare questa nuova avventura informatica, alla quale si unisce anche un manuale per apprendere il funzionamento del nuovo sito. Speriamo che la modalità ed i tempi di studio non siano troppo lunghi e complicati.
La seconda grande novità la troviamo scritta e sottolineata al paragrafo "MODALITÀ DI PAGAMENTO", comma 2: "NB. il nuovo applicativo prevede l'acquisto di un credito che dovrà essere di entità non inferiore alla somma richiesta per portare  a termine le procedure di cui sopra. Gli utenti, in assenza di credito sufficiente, non potranno completare le procedure di affiliazione e tesseramento.
L'eventuale credito eccedente rimarrà a disposizione dell'utente per successive operazioni".
Ho provato a fare alcuni calcoli, in quanto ai paragrafi precedenti si sciorinano svariati importi per tesserare i club e i loro soci, ma manca una cifra finale minima cui invece questo comma riferisce, perciò, siccome rimangono vigenti le tariffe del tesseramento che consociamo, proviamo a fare una stima:
1 tecnico 48€, 10 atleti agonisti 10x48euro=480 (cifra che può oscillare a seconda dell'età dell'atleta) il presidente con i consiglieri societari (totale minimo 3) 48x3=144euro e infine l'affiliazione che è invariata 250euro, così i conti sono presto fatti: 250+480+144+48=922euro.
Fin qui nulla di strano, diciamo che i fatidici 1.000 euro di inizio stagione li dobbiamo scucire, c'è poco da fare e ritengo che sia doveroso per poter mettere in moto la federazione e la stagione sportiva. Resta una clausola che non è chiara. Supponiamo che la cifra minima cui fa riferimento la Federazione non sia 922, ma 1.000, o 1.200, o 1.500, ogni società sportiva è tenuta a caricarsi di altri 80€ (poco male), 280€ (e già stiamo soffrendo) o 580€ (una cifra non propriamente bassa), in quanto senza questa integrazione, il tesseramento non è completo, anche che ha tesserato tutti gli atleti e dirigenti minimi! Cioè, anche se un club tessera il numero minimo di atleti e dirigenti come spessissimo avviene, ma rimane al di sotto della cifra minima stabilita dalla FIS, secondo le nuove norme il suo tesseramento non risulta completo, deve aspettare che gli atleti si iscrivano alla società sportiva e quindi rimpolpino le casse della società sportiva, la quale potrà attingere subito al fondo cassa per completare l'iscrizione. Questa clausola, che personalmente ritengo grave, comporta che, se anche ci fossero la bellezza di altri 4 o 5 nuovi atleti di 7-8 anni ciascuno, che cominciano l’attività sportiva, non essendo ancora tesserata la società, purtroppo non sono tutelati in termini assicurativi.
Ci attende quindi una stagione impegnativa, piena di novità. Forse, e dico forse, qualche difficoltà, ma spero tanto che i cambiamenti siano in meglio e non in peggio.
convocazioni?
Purtroppo ho l’impressione che la FIS arranchi molto nello stabilire regole che dovrebbero essere semplici e di facile comprensione per gli utenti, a ciò si aggiunga l’emanazione del nuovo Regolamento Attività Agonistica per l’anno schermistico 2017/2018 per avere chiara l’idea che nulla viene fatto a favore degli affiliati e tesserati, per esempio prendiamo l’articolo 75 della versione pubblicata il 27 gennaio 2017, dal titolo: - "Partecipazione alle gare di coppa del mondo". Al comma 2 si legge: " Autorizzazioni a Gare di coppa del mondo: "Fatta eccezione per i convocati della FIS, almeno il 50% dei restanti posti disponibili è riservato ad atleti che vengono autorizzati in base al Ranking Nazionale Assoluto attualizzato; i rimanenti posti disponibili sono riservati ad atleti che, avendo fatto richiesta di autorizzazione a partecipare a loro spese, sono indicati dal responsabile d'arma". In soldoni viene detto che l'atleta che si merita di partecipare grazie ai propri meriti sportivi, conquistati in gara, vi partecipa di diritto e questo fino al 50% del numero complessivo di atleti ammessi per nazione a ogni gara. La restante parte, recita la norma, vi partecipa a spese proprie, previa autorizzazione e sono indicati dal responsabile d'arma cioè il CT. Perciò ogni atleta di buona volontà che un tempo scalava il ranking poteva in qualche modo aspirare a una gara di Coppa. Nella nuova versione del 22 maggio 2017 Il medesimo articolo stesso comma viene cambiato, quasi radicalmente, in questo modo: "gare di coppa del mondo: fatta eccezione per i convocati dalla FIS, i rimanenti posti disponibili sono riservati ad atleti, che avendo fatto richiesta di partecipare a loro spese, sono indicati dal responsabile d'arma". Nell'articolo nuovo viene eliminata la percentuale riservata ai facenti domanda di autorizzazione alla gara, il che fa pensare che solo il CT, a suo piacimento possa saturare il numero di atleti partecipanti a una gara di coppa del mondo e soprattutto senza dover rendere conto ad alcuno, in completa libertà.
L'eliminazione della proporzione del fifty-fifty tra atleti aventi diritto e autorizzati, pone il CT come unico e solo referente per le convocazioni, cosa che fa molto, ma molto pensare in ogni direzione.
Intanto alcuni giorni fa è stato depositato il ricorso al TAR del Lazio avverso il provvedimento della Prefettura di Roma, con il quale ha approvato ed iscritto nel registro delle persone giuridiche lo statuto federale. Quindi, come più volte, scritto su Piazza della Scherma, il problema dello statuto con la sua iscrizione al registro, è ancora in itinere e per come mi è dato capire si percorreranno tutte le strade che la legge consente per fare chiarezza sulla sua validità.
Infine qualche roumors: circola una voce secondo cui sarebbero state presentate alcune denunce ad autorità diverse, da più persone. Il contenuto delle denunce non è noto, ma si mormora che sarebbe coinvolta la Fis e forse anche il CONI e una nota e influente associazione sportiva dilettantistica tesserata con la Fis.

Staremo a vedere. Eventuali aggiornamenti come sempre qui su questo blog! Nel frattempo un grosso in bocca al lupo ai nostri atleti impegnati questa settimana ai mondiali a Lipsia: teniamo alta la nostra bandiera!
Ezio RINALDI

10 luglio 2017

INDAGATI ALCUNI SOCI DELL' A.N.S. DALLA PROCURA FEDERALE

Alcuni autorevoli soci dell’Accademia Nazionale di Scherma, componenti il Consiglio Direttivo dell’Ente e tesserati FIS, pare siano stati sottoposti ad indagine da parte della Procura federale, con possibile deferimento agli organi di giustizia della Federazione Italiana Scherma
L’informatore non mi ha saputo riferire con certezza i motivi di tale iniziativa, sembrerebbe, però, che siano riconducibili al ricorso al TAR prodotto dall’ANS, per alcune discutibili decisioni della FIS, relative all’indizione dei bandi d’esame che la federazione ha avocato a se, contrariamente a quanto previsto, sino a quel momento, dalle normative in vigore.
Non mi risulta che questi signori abbiano assunto iniziative personali avverso la Federscherma, quindi non riesco a capire cosa abbia indotto o chi abbia sollecitato il Procuratore federale ad aprire una inchiesta a loro carico.
Se l’oggetto delle indagini, come sembra di capire, possa essere l’esposto al TAR, prodotto a firma del legale rappresentante dell’ASN, riesce difficile comprendere il coinvolgimento di dette persone. A questo punto devo desumere, che l’Accademia, pur essendo Membro d’Onore della FIS, sia estranea alla stessa, cioè non possa essere sottoposta alla giustizia sportiva. Conseguentemente si perseguono le persone che sono tesserate per la federscherma, poiché queste, nell’ambito di decisioni collegiali ed assunte a maggioranza, non avrebbero impedito l’inoltro di tale ricorso.
Il Procuratore federale, probabilmente, intenderebbe appurare se, nell’ambito di tale consiglio, gli indagati siano stati favorevoli alla decisione assunta e per tale ragione quindi deferibili agli organi di giustizia federali. Mi domando: dette persone furono elette nel Consiglio direttivo dell’ANS in rappresentanza della FIS? Se affermativo avrebbe ragione la Federazione e per essa il Procuratore federale ad aver sottoposto gli interessati ad indagine, ma qualora, da liberi cittadini, abbiano aderito all’Ente in argomento in qualità di soci ed essendo poi eletti in Consiglio Direttivo, essi rappresentano gli associati e nessun altro. 
Ho come l’impressione che la FIS, volendo manifestare a tutto il mondo schermistico italiano quali siano le posizioni di dominio e sottomissione e poco gradendo l’ardire di soggetti non allineati, voglia dimostrare la propria forza. In altre parole, per i tesserati, anche al di fuori dell’organizzazione federale, è vietata qualsiasi espressione verbale e scritta, in dissenso con il pensiero governativo.
Voglio augurarmi che tutto ciò sia solo il frutto di mie fantasiose deduzioni, poiché qualora siano conclusioni credibili, oltre ad avere certezza di una non giustizia saremmo di fronte alla dipartita della libertà e della democrazia, un delitto abnorme e catastrofico per il quale esiste una sola condanna: lascio a voi pensare quale.
Ezio RINALDI

05 luglio 2017

LA FIGURA DEL MAESTRO secondo Paolo CUCCU

Ho letto interessantissimi spunti negli ultimi articoli che hanno raccontato le vicende FIS-AIMS-ANS. Alcuni soltanto, perché la maggior parte era solo un tentativo di sovrastare la parte avversa citando articoli di legge che nulla c’entravano, oppure ponendo termini di paragone assolutamente improponibili. Ma è giusto che ognuno esprima la propria opinione, anche se la libertà non è poter dire la prima fesseria che passa per la testa. Quella è la sua degradazione.
Vorrei però soffermarmi su alcuni temi riguardanti la professione di "Maestro di Scherma", così come riportato sul mio diploma magistrale che orgogliosamente rivendico rilasciato dall'Accademia Nazionale di Scherma di Napoli. Perché a me inorgoglisce pensare di essere stato valutato idoneo all'insegnamento dello sport che amo da un ente che nella sua storia ha i più grandi Maestri che la scherma italiana e mondiale abbia prodotto.
Ora però entro nel merito. Che cos’è oggi la professione di insegnante di scherma? Dal mio punto di vista aborrisco nella maniera più risoluta la dizione di "artigiano". Gli artigiani, i ragazzi che andavano a bottega per imparare un mestiere, appartengono ad un passato che per fortuna nostra non tornerà mai più. Degli analfabeti che andavano ad imparare un mestiere manuale da altri analfabeti. E difatti quello che imparavano era solo una sequenza di gesti, di movimenti, di lavorazioni che andavano fatte così. Perché? perché così si era sempre fatto, e quindi non poteva che essere giusto. Questa impreparazione degli "insegnanti", se così vogliamo chiamarli, limitati esecutori di azioni che sono state loro tramandate con la raccomandazione di non porsi mai nessuna domanda, verrà trasmessa al ragazzo di bottega. Così si fà, e basta.
Possiamo parlare di moderni artigiani, ma sappiamo di cosa stiamo parlando? Il moderno artigiano utilizza computer con sofisticati software, macchinari per il taglio col laser, microscopi elettronici, e tutto quanto la moderna tecnologia possa offrire per un prodotto high-tech, perché quello è l'artigiano moderno. Egli spesso è un laureato, magari anche con dei Master conseguiti in istituzioni di primissimo piano, il suo livello culturale è altissimo ed in continua evoluzione. Uno che offre prodotti in quantità limitatissima ma di qualità elevatissima.
Chiarito che cosa è l'artigiano del XXI° secolo, e messo in soffitta oramai come figura folkloristica il ciabattino di paese, vorrei capire che cosa può essere un Maestro di Scherma nel nostro tempo.
Tracciamo un profilo, almeno per linee generali. Oggigiorno deve prima di tutto essere un imprenditore di se stesso. Deve conoscere non solo i rudimenti, ma apprendere tutte le leggi che regolano il suo settore lavorativo, essere quindi in grado di rapportarsi positivamente non solo con un consiglio direttivo di società, anche con le pubbliche istituzioni. Avere la capacità di creare dei progetti da presentare alle scuole, di compilare i bandi per ottenere i finanziamenti pubblici, conoscere le leggi che regolano la sua attività e quindi essere in grado di leggere e capire un contratto, quando non essere egli stesso a redigerlo.
Deve avere nozioni, quindi, anche di quelle leggi che regolano i rapporti lavorativi del suo settore. La legge è chiara, e non ammette ignoranza.
Bisogna poi formarlo a livello commerciale, perché dovrà essere capace di promuovere se stesso in un territorio, conoscere le basi della pubblicità e come essa viene regolata e gestita, anche burocraticamente.
Ma serve anche formare un insegnante di scherma. Dovremo quindi fornirgli un percorso didattico che crei un formatore di atleti, e non un cacciatore di talenti. Un Maestro deve conoscere la progressione didattica che porta un bambino di 6 anni a diventare un adulto che ancora pratica la scherma, e non che smettere entro i 9 anni perché frustrato dalla mancanza di vittorie. Psicologia dello sport, ne servirà a tonnellate, ma anche esercitazioni pratiche nell'imparare quali siano i giochi e gli esercizi da proporre nelle varie età. Perché in ogni momento dovrà essere cosciente di quale sia l'età del bambino che ha davanti, e quali siano le capacità condizionali che dovrà sviluppare per ogni step.
Non basta però questo. Oggi vediamo che dell'attività paralimpica ci facciamo un vanto, ma quanti saprebbero gestire un portatore di handicap? Trattarli alla stregua di persone normali è il primo, gravissimo, errore. Non sono come gli altri e non possiamo chiedergli di fare quello che fanno gli altri. Ci servono allenatori capaci di saperli gestire anche dal punto di vista emotivo e psicologico, che sappiano come muoversi in ambiente diverso da quello "ideale".
Ricordiamoci poi che esiste anche una marea di bambini e ragazzini affetti dai cosiddetti "disturbi nell'apprendimento". Non hanno nessuna patologia, handicap o problema. Hanno solo delle caratteristiche diverse dalla maggioranza degli altri. Purtroppo però vengono trattati come stupidi, come pigri, come capricciosi, molto spesso prima di tutto dai genitori e poi anche dalla scuola e dagli abituali compagni. Sono molto difficili da gestire, ed anche con loro bisogna sapere quello che si sta facendo. Tra quel 30% di filologico abbandono, come qualcuno superficialmente ha etichettato il fenomeno, sarebbe interessante fare una statistica per capirne la composizione. Quanti bambini "certificati" ci sono?
Serve inoltre una figura di maestro che conosca le basi della Scienza dello Sport e della Scienza dell’allenamento e la lingua inglese, se laureato in Scienza dello Sport ancora meglio. Perche conoscere le basi della Scienza dello Sport e dell’allenamento e la lingua inglese:
1.      Per capire quello che si sta facendo senza essere dei meri esecutori di pratiche ereditate dal passato
2.      Per essere in grado di modificare quello che si sta facendo
3.      Per poter dialogare efficiaciemente, e con linguaggio adeguato, con le diverse figure con cui un Maestro si dovra sicuramente rapportare: Medici, Fisioterapisti, Preparatori fisici, Psicologi, Maestri di diverse Scuole soprattutto estere
4.      Per potersi autoaggiornare senza spendere troppo, essendo in grado di leggere la letteratura e i nuovi testi prodotti soprattutto all’estero.
Ho tracciato un profilo che a mio parere copre quelle che sono le più importanti esigenze di Maestro del XXI° secolo, ma cosa offre oggi la scuola magistrale italiana?
Sostanzialmente nulla di tutto questo. I libri di testo, così definiti, riportano nozioni che andrebbero bene per un corso di scherma storica. Il Trattato di fioretto è improntato su una scherma fatta con il fioretto "italiano", già obsoleto nel 1970, figuriamoci oggi dopo quasi 50 anni. Le azioni possiamo anche considerarle le stesse, come nomenclatura, ma l'esecuzione è completamente cambiata. La sciabola è quella pre-elettrificazione. Mi domando come mai anche la spada non sia quella "da terreno", visto che la spada "da sala" altro non è che il fioretto stesso (rileggetevi il Masaniello Parise per maggiori delucidazioni).
Non voglio però fare polemica su questi testi, che tali sono e tali resteranno (e dovranno restare, come testimonianza di un epoca), e non voglio fare i soliti facili paragoni del tipo "Ma tu ti faresti operare da un chirurgo che ha studiato su testi di 100 anni fa?", oppure "Come se ad ingegneria ti insegnassero solo le caratteristiche della corrente continua, perché l'alternata è arrivata dopo", mi spingo semplicemente a tradurre i titoli di studio rilasciati.
L'Istruttore giovanile, per sua stessa definizione, dovrebbe essere in grado di rapportarsi con i piccoli, dall'esordiente di 6 anni fino all'Allievo di 13, almeno per quello che penso io. Dovrebbe studiare su un testo che offra una progressione didattica, partendo da quello che sarebbe un "gioco-scherma" per arrivare alle soglie di un lavoro più specifico che può essere svolto con atleti più sviluppati dal punto di vista fisico. Quello su cui studia è però il "trattato unico", non importa l'età dell'allievo, le azioni e la loro esecuzione non variano. Il trattato, meglio chiarirlo, è stato scritto e pensato "da campioni per campioni". Nessuno lo ha mai concepito per "insegnare ad insegnare", quindi risulta per sua stessa natura assolutamente inadatto per chi deve cominciare un percorso formativo che nulla deve avere di agonistico.
Dopo poche settimane il nostro istruttore di primo livello è pronto per affrontare un corso di formazione per accedere al secondo livello, che non si discosta dal terzo se non per il nome. Il libro è sempre lo stesso, la informazioni verranno semplicemente ripetute, e nelle esercitazioni pratiche, stando al programma, si aggiungeranno solo le uscite in tempo. A parte il fatto che la scherma se deve essere insegnata viene insegnata tutta, ma poi che senso ha questa distinzione ottocentesca tra le varie capacità di uno schermitore? Mica c'è un regolamento che vieta ad un principiante di mettere a segno un punto tramite una "uscita in tempo", e chi vieta poi ad un istruttore di 1 livello di insegnarla? Quindi si dovrebbe dedurre che i nostri istruttori insegnino cose che non conoscono, e questa sarebbe qualità? Un metodo di insegnamento, anzi una scuola, dovrebbe avere anche una progressione didattica scandita dal tempo. Le scuole elementari durano 5 anni non 6 mesi, e per arrivare al diploma di maturità, il primo titolo di studio abilitativo di qualcosa, te ne servono altri 8. Nella scherma, facendo un rapido calcolo, cominci come assoluto esordiente il 1 settembre 2017, il 1 settembre 2019 puoi già iscriverti a corso di istruttore di 1 livello (tre anni di tesseramento come atleta), nel 2020 comincia il corso da istruttore di II livello e l'anno dopo, 1 settembre 2021 puoi aprire la tua prima sala di scherma agonistica, totale: quattro anni scherma sulle spalle, in sei anni puoi diventare Maestro, cioè il massimo titolo magistrale conseguibile (il IV livello CONI non c'entra nulla con l'insegnamento della scherma o di qualsiasi sport). I casi sono due: o siamo lo sport più facile del mondo, o c'è una faciloneria impressionante nel rilasciare titoli che poi abilitano all'insegnamento.
Prima di tutto ci dovrebbe essere un primo sbarramento per conseguire il titolo di 1 livello, di studio con il conseguimento del diploma di maturità e poi di pratica con almeno 10 anni consecutivi come atleta (e non solo come iscrizione) in tutte e tre le armi. Qui dovrebbe iniziare un percorso didattico, che parta da un 1 livello che è direttamente quello di "Istruttore Nazionale", con almeno 3 anni di formazione continua, con diversi momenti teorici durante gli anni che culminano con la settimana continuativa dove verrà prediletta la parte pratica. Per quelli che vorranno proseguire il percorso ci saranno altri 3 anni di lavoro per arrivare al titolo di "Maestro di Scherma". Ultimo avanzamento quello che viene proposto come "Maestro d'arme". Un professionista capace di operare in molteplici campi, che non si limitano solo a quello prettamente sportivo.
Ovviamente i docenti di questi corsi non dovranno essere laureati "all'università della vita", ma persone con un curriculum che parli chiaro sulle loro capacità, e titoli di studio adeguati che ne possano comprovare le basi scientifiche. Certamente le capacità non dovranno essere buttate via, ogni docente potrà avvalersi anche di collaboratori con il diploma (meno è prendersi in giro), ma per quanto concerne le parti pratiche, non certo per quelle teoriche.
Una scuola magistrale dovrà essere anche affiancata da una federale. Basta con presidenti di società che con tanta buona volontà si "improvvisano" dirigenti, e poi magari nemmeno sanno come si svolgono le elezioni dei quadri federali. Dobbiamo cominciare a creare anche i nostri dirigenti, formarli ed erudirli su qual è il loro ruolo e come devono svolgerlo al meglio.
Questa figura professionale di "Maestro di Scherma" è quella che cerca il mercato di oggi. Professionisti capaci che possano trovare la loro fetta di mercato, andando anche a cercarla la dove in questo momento il mercato nemmeno esiste. Una figura formata in una scuola di qualità, e non di quantità come è oggi.
Formare tanto per mettere una parola, diplomare in quantità solo per fare credere di essere bravi non ha nessun significato. Lo dimostrano i numeri, l'altissimo abbandono, il numero dei praticanti che ristagna e quello delle società che non si muove in maniera significativa.
Dobbiamo cominciare a farci delle domande, se vogliamo sopravvivere come protagonisti e non tornare nella nostra nicchia. La prima è quella più semplice: c'è realmente bisogno di sfornare ogni anno centinaia di nuovi tecnici? Signori miei, ma dove la vedete tutta questa domanda che possa giustificare questa esponenziale produzione di offerta? Quanti dei tecnici diplomati effettivamente lavora? Per quante ore settimanali?
Io ho espresso il mio pensiero, e i miei dubbi, vediamo chi altro avrà voglia di dire la sua.
Paolo CUCCU

01 luglio 2017

IL CENTRO DELLA SCHERMA MONDIALE

La Federazione Italiana Scherma è davvero il centro della scherma mondiale?
E' una domanda lecita che apre a moltissime considerazioni di vario livello. Iniziamo con la costatazione che pervengono in Italia molte richieste per maestri italiani da inviare presso club e squadre nazionali poste in varie parti del globo terrestre. Siamo abituati a vedere molti dei nostri tecnici che si alternano alla guida di nazionali dalla prestigiosa storia come Germania, Russia, Giappone ed altre ancora, i cui successi sono indice di evidenti capacità tecniche e soprattutto di una notevole preparazione al di sopra del livello medio corrente. Poco, anzi pochissimo si sa di un flusso di atleti che vengono ad allenarsi in Italia, provenienti da altre nazioni: ogni tanto giunge qualche notizia in tal senso. Lo scopo di detti atleti sarebbe quello di potersi confrontare con i nostri schermidori al fine di raggiungere un livello tecnico che consenta loro di ben figurare nel loro paese e non solo.
Sembra che la FIS, dopo aver individuato il club più adatto a loro, elargisca ai sodalizi ospitanti un indennizzo per l’accoglienza nelle proprie strutture. Certamente la prassi sarà frutto di un accordo tra FIS e Federazione straniera: non è dato conoscere i termini di detto accordo, il quale, purtroppo,  non è visionabile né in chiaro (cioè sul sito web per esempio) né verosimilmente chiedendo alla Federazione ragguagli in merito. Accordo spesso firmato in grande pompa, con tanto di foto e giornalisti, ma il cui contenuto non è mai assistito da analoga pubblicità.
Analogamente il flusso di maestri italiani all'estero, per seminari e corsi, ben pagati, presso federazioni straniere, seppur in misura inferiore, sappiamo che c'è, ma è ancora più blindato. Anche in questo caso sono ignoti sia il meccanismo di selezione che quello di chiamata. E poiché non c'è una adeguata informazione viene da pensare che i tecnici interessati siano prescelti, di volta in volta, per chiamata diretta, secondo criteri che, a questo punto, sono noti solo a chi opera le selezioni .
E' pur vero che saltuariamente, compare presso il sito e la pagina facebook dell'AIMS la richiesta di maestri italiani da inviare presso club stranieri, che, sempre saltuariamente, viene soddisfatta, in quanto sono pochi davvero i maestri italiani disposti ad andare all'estero: probabilmente la conoscenza della lingua è la causa di maggiore impedimento. Forse sarebbe il caso di inserire nell’iter formativo la conoscenza di una lingua straniera (Inglese-Spagnolo-Francese). Attualmente il profilo del maestro di scherma è tristemente diretto molto più verso una utenza italiana, non tenendo conto di un cambiamento di rotta cui anche il nostro sistema ha contribuito.
La Federazione del futuro avrà il compito di rivedere il processo di formazione dei tecnici al fine di dare loro la possibilità di inserirsi in un contesto europeo e mondiale, favorendo così la diffusione del metodo italiano nel mondo. In altre parole si rende necessaria la sprovincializzazione del nostro sistema, facendo sì che il piccolo mondo antico della scherma italiana non venga visto dall'ancor più piccolo pertugio della serratura della porta federale, evitando la produzione di  un campo libero per tutte le altre scuole schermistiche del mondo (ammesso che esistano).
Ezio RINALDI