27 aprile 2020

IL COMPITO DELLA MAESTRA: cosa significa essere solidali?

M° Massimo BERTACCHINI

In questi giorni ho rimesso in ordine alcuni scatoloni della mia infanzia e ho ritrovato i quaderni di quanto ero bambino, con i compiti da svolgere. La maestra infatti amava problemi che sviluppassero il nostro senso di valutazione tali da provocare l’uso attivo del pensiero, ma soprattutto amava mescolare logica, matematica, etica e deontologia, tutto nello stesso tema.
Fra tutti i problemi scolastici da risolvere uno mi ha fatto ritornare a riflettere come quando lo lessi per la prima volta a scuola.
“Il Pastore ha circa 300 pecore, tre cani grandi e tre piccoli, in prestito da due allevatori. Il pastore da più cibo ai Cani e meno alle Pecore. Egli sostiene che i cani sono più importanti e le Pecore senza cani scapperebbero e nel meccanismo generale dell’azienda, i cani sono fondamentali.
Nel frattempo alcuni amici e collaboratori fanno notare al Pastore che se le Pecore mangiassero di più produrrebbero più latte e quindi più formaggio e maggiori prodotti derivati. Quindi un aumento delle vendite e dei guadagni con i quali, magari, aumentare il numero delle pecore e migliorare, far crescere e rendere appetibile, sempre e comunque l’azienda.
Il pastore però privilegia con piccoli premi le pecorelle più affettuose con lui, indipendentemente dalla quantità di latte prodotto, invece che curarle tutte anche valutando l’anzianità e la produzione di latte e lana. Alcune pecorelle, fra le più autonome vengono bistrattate ed abbandonate anche dagli stessi cani. Il pastore sostiene che è già tanto consentirle di andare al pascolo con i cani, che trovar cibo è compito loro.
Alla fine il pastore spende in un anno per i 3+3 cani circa 477.500€, mentre per le oltre 300 pecorelle spende 311.000€, ma dalle stesse guadagna 180.000€ circa di lana in un anno e dal latte incassa 962.000€ all’anno, per un totale di 1.142.000€.
Un giorno un terribile virus colpisce l’intero settore ovino e il pastore si trova costretto a proteggere le pecore all’interno dell’ovile, senza poterle portare al pascolo. La produzione di latte si ferma e i cani se ne stanno a giocare nella prateria godendosi il tempo di riposo senza dover portare in giro le pecore”.
La Maestra ci chiese quindi: “cari bimbi adesso ditemi come avreste gestito voi l’azienda al posto del pastore?”.
Le idee furono tante e belle, ma la maestra si concentrò su alcuni elementi comuni. Infatti, ognuno avrebbe mandato i cani altrove in altre attività produttive dove avevano cibo, spazio e lavoro in abbondanza. In questo modo avrebbe risparmiato molti soldi per comprare cibo e cure veterinarie per le pecore, che erano il vero sostentamento del pastore.
La maestra poi fece i complimenti ad alcuni miei compagni che avevano anche fatto i conti bene ed avevano calcolato come il risparmio dell’inutile servizio dei cani, visto la mancanza di possibilità di portarle al pascolo, avrebbe consentito di comprare l’erba e il fieno affinché le stesse non soffrissero la crisi e soprattutto fossero pronte a produrre latte e quindi consentire all’azienda di vendere i suoi prodotti.
Ecco i conti salienti del problema:
Spese del pastore prima dell’epidemia:
477.500 + 311.000 = 788.500€
Risparmio del pastore dimezzando i costi dei cani a causa l’epidemia
477.500/2 = 238.750€
Entrate per il lavoro delle pecore prima dell’epidemia:
180.000 + 962.000 = 1.142.000€
Entrate a causa dell’epidemia
74.820 + 480.000 = 554.820€
quindi con le spese ridotte a solo 238.750€, ogni pecorella avrebbe 900€ a testa per cibo, necessità e spese mediche.
La maestra fu così contenta della sua classe che decise di portare i nostri compiti alla festa della scuola dove anche il preside si complimentò.
Massimo BERTACCHINI

22 aprile 2020

GOVERNO ED OPPOSIZIONE

Il nostro vivere quotidiano è regolato da Amministratori vari, dal Governo Italiano all’amministratore condominiale. Ora, chi governa o amministra ha compiti importanti e di responsabilità poiché deve disciplinare ed assicurare una esistenza consona ad ogni essere vivente.
Il Governo Italiano fa parte dell’organizzazione dello Stato; è complesso perché è formato da forze politiche che compongono la maggioranza in Parlamento. La sua attività si articola in due momenti essenziali: scelte politiche e pratica di attuazione o esecuzione delle decisioni parlamentari. Esso, quindi, concorre con il parlamento a definire l’indirizzo politico/amministrativo del paese, individuando le scelte da compiere ed il modo per realizzarle.
Abbiamo parlato di maggioranza parlamentare, quindi esiste una minoranza, che è formata da quei partiti che, pur molto differenti tra loro per provenienza cultura e storia, oppongono, nei paesi democratici, all’azione governativa le loro idee ed un controllo sulle sue scelte.
Quindi è corretto affermare che paesi a carattere democratico siano amministrati da una maggioranza, la quale deve confrontarsi in parlamento con una minoranza, il cui compito, come dianzi espresso, è essenzialmente controllare le scelte governative, cercando di realizzare una opposizione costruttiva, nell’interesse generale del paese. Spesso però chi governa addebita la responsabilità dei propri insuccessi o l’adozione di provvedimenti controversi, che possano favorire questo o quello del proprio partito e della coalizione che lo sostiene, alla opposizione, dimostrando, così, la propria debolezza intellettuale e politica.
Vi chiederete dove voglia andare a parare, è presto detto. La nostra Federazione (Paese) ha un suo Governo (Consiglio Direttivo) eletto dai suoi affiliati e tesserati. Le ultime due elezioni hanno visto il successo del Presidente in carica con una larghissima maggioranza dei presenti. Larghissima non vuol dire totalità, il che sta a significare che una parte, sia pure di dimensioni ridotte, ha espresso la propria opinione, in difformità dalla maggioranza dei votanti. Pertanto, è sempre corretto affermare che quella minoranza possa essere identificata in una opposizione al Governo federale? Certamente si. Ciò non autorizza nessuno a supporre che il gruppo minoritario sia compatto, ovvero facente parte dello stesso partito. E’ più realistico ipotizzare che in esso convivano anime eterogenee, distinte nella loro opposizione.
Mentre la politica nazionale riconosce che un paese democratico abbia assoluto bisogno di una opposizione, senza la quale non verrebbe garantita la democrazia, il Governo federale ha molte remore a riconoscerne l’esistenza, tant’è che la sua azione è tendenzialmente protesa ad emarginarla, facendola passare come il male oscuro del movimento, in particolare riconducendo ad una sola persona i disastrosi eventi degli ultimi tempi, la quale lo avrebbe indotto a richiedere la nomina di un commissario ad acta, per rimettere a posto lo statuto, al fine di conformarlo alla legge ed alla sentenza del Consiglio di Stato, implicitamente riconoscendone l’invalidità di una parte significativa di quanto deliberato  nell’assemblea del 19 maggio 2019.
L’aver posto in chiaro che le modifiche statutarie, fatte approvare in una assemblea che definire “discutibile” è un eufemismo, non aderivano compiutamente ai dettami di leggi dello Stato e degli statuti e regolamenti del CIO e del CONI, non è stato un attentato alla azione del governo federale, bensì l’esercizio democratico di quella minoranza che ne aveva assoluto diritto.
Credo che l’opposizione, non rappresentata soltanto da "quell’uno" definito “il male oscuro” ma da persone che in passato avevano condiviso la linea politica federale, abbia semplicemente contribuito a porre in evidenza la prepotenza di una gestione non capace di ammettere che vi possa essere gente con idee e progetti validi, ma infinitamente diversi, per chiarezza ed attinenza alle sempre più pressati richieste di una base schiacciata dal peso di un governo insensibile.
L’opposizione è una rappresentanza politica che in un sistema decisionale rappresenta una parte del parlamento e assume l’impegno di una alternativa al governo in carica. Non è assolutamente detto che sia monocolore, tutt’altro. Essa, come dicevo prima, può essere eterogenea, cioè formata da diverse componenti politiche che hanno differenti visioni gestionali. Direi che nel movimento schermistico sia nata una nuova cultura nella gestione del sistema. E’ bene farsene una ragione, oggi chi è in carica, domani i nuovi possibili governanti e sarà difficile tornare indietro. Infatti, i sostenitori dell’attuale governance saranno gli oppositori di domani e sarà estremamente positiva la loro esistenza. In questo quadro, ridurre ad una sola persona l’opposizione significa non aver capito cosa sia cambiato negli ultimi tempi.
Ezio RINALDI

18 aprile 2020

FIS/ANS: finalmente il dialogo.



Apprendo, dal sito dell’Accademia Nazionale di Scherma, di un accordo tra l’Ente partenopeo e la FIS, secondo il quale sia l’ANS che la Federazione, congiuntamente, hanno chiesto un rinvio dell’udienza fissata innanzi al TAR del Lazio per il giorno 21 aprile 2020 circa il ricorso avverso la validità dell’Assemblea straordinaria del 19 maggio 2019. A quanto è dato capire dal comunicato, i due enti hanno manifestato la volontà di trovare adeguate soluzioni all’attuale crisi ed in questo senso la FIS ha chiesto al CONI la nomina di un commissario ad acta, al quale affidare l’incarico di apportare tutte le modifiche necessarie allo Statuto al fine di conformarlo alla legge anche alla luce della sentenza del Consiglio di Stato. L’iniziativa federale avrebbe posto le basi per avviare un serio confronto tra le parti, nel quale affrontare la definizione dei rapporti tra i due enti, anche alla luce di quanto emerso nella disputa amministrativa, e la questione dei titoli non validi rilasciati dalla FIS.
Questo, in sintesi il succo del comunicato, talché non posso esimermi dal fare alcune considerazioni di ordine politico. Intanto, ritengo di dover esprimere la mia soddisfazione per l’iniziativa, poiché quando si dialoga è sempre un fatto positivo.
Come ben noto, nel 2016 la Federazione avocò a sé la facoltà per il rilascio dei titoli magistrali, escludendone l’ANS che ne aveva per legge la competenza. Si è così, aperto un contenzioso dagli aspri contenuti, tanto da portare l’Ente morale a rivolgersi al TAR, ove ottenne la piena ragione. La Federazione ed i suoi adepti disconobbero il verdetto adendo il Consiglio di Stato e continuando riconoscere i diplomi invalidi. L’esito al Consiglio Stato ha confermato il verdetto del TAR.
Nel frattempo, a Riccione l’Assemblea ha approvato le proposte di modifica allo statuto presentate dal Consiglio federale, tra cui quelle che pretendevano di cancellare l’Accademia. Sappiamo tutti che questo statuto è stato impugnato da alcuni Affiliati davanti alla giustizia sportiva e dall’Accademia dinanzi al TAR (per la parte che la riguarda) perché si sosteneva che parecchie disposizioni fossero contrarie a norme di legge o ai Principi del CONI.
Dopo la sentenza del Consiglio di Stato il Consiglio federale, per voce di Scarso, pubblicava due comunicati con i quali ribadiva, in sintesi, la volontà di non voler tenere conto della sentenza del Consiglio di Stato, della quale offriva un’interpretazione completamente sbagliata. Dopodiché, però, il Consiglio Federale ha cercato di aprire una trattativa con l’Accademia, chiedendo come prima cosa al CONI di nominare un Commissario ad acta per adeguare lo Statuto alla legge e ai Principi del CONI. Questi i fatti.
Ma allora, questa inutile guerra condotta dal Consiglio federale si poteva evitare? Certamente sì, come? Dialogando senza interporre personalismi e preconcetti sulle persone e così non è stato. Il denaro speso in avvocati e in diplomi annullati non avrebbe potuto essere speso meglio a beneficio del mondo schermistico?
A me sembra che questo accordo, in qualche modo, sia l’ammissione tacita che chi ha proposto i ricorsi non era poi così scriteriato e induce seriamente a dubitare della capacità gestionale di questo Consiglio federale.
Credo che dopo una figura di questo genere e cioè la nomina di un commissario ad acta che metta a posto lo statuto ed il successivo accordo in corso d’opera con l’Accademia qualcuno dovrebbe riflettere e magari accarezzare l’idea delle dimissioni.
Ezio RINALDI

14 aprile 2020

IL PUNTO DEL PRESIDENTE SCARSO SULL'ATTUALE SITUAZIONE


Stiamo vivendo un periodo terrificate non solo per la pandemia del covid-19 ma per le conseguenze che il virus porterà in termini di economia per l’intero paese. Quando ripartiremo (chissà quando) dovremo affrontare tanti sacrifici e dovremo farlo con la consapevolezza che non sarà più come prima. Saremo costretti ad essere più solidali (ed era ora), meno individualisti ed egoisti. Dovremo aiutarci l’un l’altro, senza preclusioni e preconcetti. Se non saremo pronti mentalmente falliremo e per le nuove generazioni potrebbe essere un disastro. Per natura sono un ottimista e quindi guardo al futuro con una prospettiva positiva ma a patto che ognuno faccia la propria parte.
In quest’ottica voglio guardare al futuro dello sport e della scherma in particolare. Chi pensa che il nostro mondo sarà considerato allo stesso livello di altri settori sbaglia, e tanto. Infatti i governanti dovranno dare priorità a tutte quelle categorie imprenditoriali e manufatturiere senza le quali sarà difficile riprendersi ed allora lo sport, pur importantissimo nella sua funzione sociale, non avrà una posizione preminente in una graduatoria di priorità, talchè sarà necessario che i vertici dirigenziali facciano di necessità virtù, nel senso che si rimbocchino le maniche ed individuino gli strumenti necessari per affrontare il dopo coronavirus. Probabilmente si dovrà cambiare il modello gestionale attuale che oggi, a mio avviso e soprattutto nella scherma, è monocratico facendolo diventare pluralistico, coinvolgendo tutte quelle componenti capaci di fornire un adeguato contributo. In tale contesto inserisco l‘intervista del Presidente Scarso, rilasciata al Corriere dello Sport e pubblicata nell’edizione di sabato 11 aprile scorso.
La conversazione ha spaziato su diversi aspetti della attuale vita federale. Alcuni di essi hanno suscitato il mio interesse, in particolar modo le affermazioni attinenti gli aiuti ai club. Intanto Egli, giustamente, informa il movimento che l’attività del Consiglio prosegue alacremente per via telematica, svolgendo le riunioni in video conferenza. Probabilmente lo fanno tutti i Presidenti ma in questo momento mi piace pensare che il nostro non dorma e non attende che sia il cielo a risolvere le varie problematiche.
Dicevo degli aiuti, il Presidente ha promesso la restituzione delle quote di affiliazione relative alla stagione in corso, mentre per quelle della prossima si pagherà una quota simbolica di 5€. Personalmente, proporrei un quota simbolica per tutti i tesserati.Non posso che essere assolutamente felice per quanto dichiarato, poiché si tratterebbe di un concreto aiuto ai club, ma come verranno elargiti? Accreditandoli sul c.c. delle società o rimarranno nelle casse della FIS con un conto a defalcare? Sarebbe più indicata la prima soluzione.
Il massimo vertice federale auspica, inoltre, che le elezioni per il rinnovo delle cariche del Consiglio federale avvengano entro il 31 dicembre 2021 e prevederebbe modifiche allo statuto affinché l’evento elettivo abbia luogo sempre entro dicembre dell’anno delle olimpiadi. Anche su questo argomento plaudo a quanto affermato, anche se vi ho notato una certa incoerenza. Intanto mi sarebbe piaciuto che avesse dichiarato: ” tra le modifiche statutarie necessarie per adeguare lo statuto alle diverse indicazioni provenienti dal CONI e da altri Organi dello Stato, ci sarà anche quella della fissazione della data per lo svolgimento del congresso elettorale”. Per quanto riguarda l’incoerenza è presto spiegata: prima dell’esplosione della pandemia, Egli aveva fissato la data per il rinnovo del Consiglio a febbraio 2021 e non entro il 31.12.2020. La domanda è: come mai questa inversione di tendenza?  Malignamente ritengo che tale indicazione possa nascere dal fatto che trattandosi del suo ultimo mandato la questione non lo tocchi e quindi “vado via ma non permetterò ad altri di fare quello che ho fatto Io.
Caro Presidente spero di aver proprio malignato e che tu certamente saprai smentirmi: ne sarei felice, però l’esperienza mi induce ad essere sospettoso. 
A proposito delle elezioni vorrei ricordare che esse sono regolate anche da precise leggi dello Stato, infatti l’avv., esperto di diritto sportivo, Raffaella VIGNOTTO ritiene che debbano svolgersi al termine del quadriennio, magari con il voto telematico, poiché il loro rinvio violerebbe la legge in vigore. Francamente non saprei dire se l’avv. abbia ragione o meno, forse si visto che è un esperto. Sono sempre stato favorevole allo svolgimento del congresso elettivo al termine del quadriennio, indipendentemente dallo svolgimento delle Olimpiadi. A tal proposito vorrei riportare un precedente: nel 1940, inizio del 2° conflitto mondiale le olimpiadi furono rinviate a data da destinarsi ma la FIS svolse ugualmente le elezioni per il rinnovo delle cariche elettive quindi si potrebbe fare come allora.
Per il resto dell’intervista condivido pienamente quanto esposto, soprattutto i riferimenti agli atleti più importanti.
Ezio RINALDI

09 aprile 2020

PASQUA 2020


Cari amici e frequentatori della “Piazza”,
ci apprestiamo a festeggiare la Santa Pasqua nel bel mezzo di una guerra contro un nemico invisibile che, sono sicuro, sapremo sconfiggere ed è con questo auspicio che mi è caro augurare a voi ed alle vostre famiglie tanta grazia, serenità e forza per superare questo nefasto momento. 
Non è un luogo comune affermare che in periodi come quello attuale, è l’amore dei nostri cari a tenerci su ed in questo momento il mio pensiero va a tutti coloro che hanno subito la perdita di un proprio congiunto a causa del coronavirus. 
In tale visione si colloca questo mio scritto, con cui voglio sperare in una riflessione sull’importanza di un dialogo che, scevro da personalismi e preconcetti, porti armonia e cordialità tra tutte le componenti del nostro mondo. So molto bene che tali sentimenti spessissimo sono latitanti sul blog e che, forse, una maggiore tolleranza sarebbe auspicabile proprio in un’ottica di pace e solidarietà.
Non so cosa ci riserverà il futuro, di certo non andremo a passeggio, occorrerà rimboccarci le maniche, lavorare sodo per tornare ai livelli del pre contagio, ma con una mentalità meno egocentrica e più rispettosa delle varie individualità, privilegiando la condivisione di iniziative e progetti ed evitando la tendenza ad usare le altre persone in funzione della propria soddisfazione. 
Andremo incontro ad un periodo economicamente difficile, dove lo sport avrà molte difficoltà di sopravvivenza e solo una grande forza propulsiva, insita in una sinergia che veda in un tutt'uno le varie componenti camminare verso la stessa direzione, gli potrà dare speranze positive ed alla scherma in particolare  .
BUONA PASQUA
Ezio RINALDI

04 aprile 2020

LETTURE FANTASIOSE E TENDEZIOSE: Chiarimenti.

ACCADEMIA NAZIONALE DI SCHERMA
ENTE MORALE FONDATO IN NAPOLI 1861



 Gentilissimi,                                                    

Le fantasiose (e tendenziose) letture che sono state date della sentenza del Consiglio di Stato (CdS), deliberata il 28.11.2019 (n. 02993/2019), che ha definitivamente chiuso la controversia tra l’Accademia Nazionale di Scherma (ANS) e la FIS rendono necessaria, a quanto pare, una “spiegazione” (ulteriore?) del contenuto della decisione.
Trattandosi di una sentenza di appello, essa va, innanzitutto, letta con riferimento alla sentenza di primo grado (TAR Lazio), sentenza che, è il caso di chiarirlo subito, è stata integralmente confermata.
Invero la FIS, soccombente in primo grado, aveva impugnato la sentenza del TAR innanzi al CdS, chiedendone la riforma. Il rigetto dell’appello comporta allora il “consolidamento” della decisione di primo grado e quindi: a) annullamento del bando di esami FIS e di tutti gli atti conseguenti b) in particolare annullamento degli esami per tecnici di secondo e terzo grado, c) risarcimento del danno cagionato dalla FIS all’ANS. Quegli esami, quindi, non hanno alcuna validità giuridica, quei titoli sono “inutili”, quelle persone che sono state esaminate non possono veder sanata (ad opera della FIS) la loro posizione. Essi non sono tecnici e, a maggior ragione, non sono né istruttori, né maestri.
Fatta questa premessa, la sentenza può essere analizzata nel dettaglio.
Il CdS respinge la censura relativa al difetto di giurisdizione del giudice amministrativo, trattandosi di un capo della sentenza di primo grado non esplicitamente (e non argomentatamente) impugnato.
Il CdS condivide quanto scrive il TAR in relazione alla non sussistenza della c.d. pregiudiziale sportiva, rilevando che, da un lato, l’ANS è ente autonomo e distinto rispetto alla FIS (cfr. punto 2.2. pag. 7, punto 3.4 pag. 17), L’ANS non può ritenersi in nessun senso affiliata alla FIS (punti 2.6 e 2.,7 pag. 10). Il fatto che l’ANS sia membro d’onore della FIS non comporta alcun rapporto organico tra i due enti. La istituzione del CONI nel 1942 e la conseguente “nascita” del diritto sportivo non hanno comportato alcuna capitis deminutio dell’ANS (testuale) che preesiste tanto al CONI, quanto alla stessa FIS (pag. 16).
Il fatto che nello statuto FIS (quello all’epoca in vigore) fosse scritto che la FIS approva lo statuto ANS è una mera conseguenza del “riconoscimento”operato dalla federazione. Riconoscimento che, ovviamente, ha mero valore ricognitivo (come la parola stessa indica!) in quanto l’ANS (pre-)esiste in virtù del R.D. del 1880, che ha natura indubitabilmente normativa e forza di legge.
Nessuna norma ha tolto all’ANS (e attribuito alla FIS) la competenza per il rilascio dei titoli professionali (punto 3.4, pag. 16). La FIS potrebbe essere competente per i “titoli sportivi”, che tuttavia non possono essere quelli di “tecnico”, dal momento che il TAR (confermato dal CdS) ha annullato i relativi esami, evidentemente considerando che chiamare tecnico di secondo livello un istruttore nazionale e tecnico di terzo livello un maestro è un trucchetto puerile che non può ingannare nessuno e – meno che mai – il giudice amministrativo.
Nessun rilievo può avere la istituzione, a seguito di un’intesa all’epoca vigente, della c.d. scuola magistrale, atteso che il presupposto è, appunto, la potestà dell’ANS di rilasciare i diplomi professionali (punto 3.5, pag. 17).
Oltre al RD dal 1880, la legittimazione dell’ANS discende anche dalla consuetudine (che in diritto amministrativo ha valore di fonte), per altro, ultracentenaria; conseguentemente il riconoscimento prefettizio “è solo una dimostrazione della sua perdurante esistenza” (pag. 18).
La normativa europea è invocata a sproposito dalla FIS, in quanto essa attribuisce al CONI la sola competenza a riconoscere i titoli professionali rilasciati negli altri paesi comunitari (non a rilasciare, quindi, direttamente o per delega, i “titoli nazionali”). Tali ultimi titoli, anzi, in virtù del DCPM 5.4.2016 “Piano nazionale di riforma delle professioni”, emanato in applicazione di due direttive europee (2005/36/CE e 2013/55/UE, quest’ultima recepita nel Decreto legislativo 15/2016), sono di esclusiva competenza dell’ANS. Viene infatti riportato alla lettera nella sentenza del CdS, il passaggio più significativo del “piano” (sempre pag. 18): “per diventare maestro di scherma professionista, quale maestro d’armi di cui al D.Lgs CPS 708/1947, la normativa italiana prevede che il candidato …. superi l’esame abilitativo presso l’Accademia Nazionale di Scherma di Napoli”. Né può sostenersi che quelli diplomati dalla FIS erano maestri …. dilettanti, altrimenti il TAR non avrebbe annullato gli esami (e il CdS non avrebbe confermato l’annullamento).
Infine, viene confermata la illegittimità della “modifica operata dalla federazione del proprio regolamento attuativo dello SNaQ che ha escluso l’Accademia dal rilascio dei titoli abilitativi dei tecnici di scherma” (pag. 19).
Un lettore di media attenzione/preparazione/intelligenza non dovrebbe avere dubbi. E tuttavia gli esegeti FIS ritengono (o fingono di ritenere) che un passaggio motivazionale a pag. 16 disegnerebbe una sorta di competenza concorrente della FIS in tema di rilascio titoli. La frase è la seguente: “… la locuzione individua un campo di operatività contiguo ma non coincidente con la competenza in parola; non si ravvisa quindi nemmeno la sovrapposizione da cui deriverebbe l’asserita incompatibilità”. Orbene: la “locuzione” sono i famosi titoli sportivi (allo stato inesistenti, ma che certamente non sono “i tecnici”, per quanto chiarito prima). La frase, letta isolatamente dal contesto, sta a significare che ANS e FIS sono indipendenti l’una dall’altra.  Il che, ormai, è innegabile. Ciò non vuol dire che abbiano competenza concorrente nel rilascio dei titoli professionali (istruttori, maestri o … tecnici), altrimenti – lo ripeto sino alla noia – il giudice amministrativo non avrebbe annullato gli esami “abusivi” della FIS. La frase, viceversa, va letta nel contesto dell’intera sentenza: era la FIS che sosteneva che l’ANS fosse “dipendente” (cfr. i punti 2.2. pag. 7, e 3.4 pag. 17, sopra indicati). Ebbene: il TAR, prima, il CdS, dopo, dimostrano il contrario, cioè che essa non riceve la sua legittimazione dalla FIS (né dal CONI). È operazione scorrettissima dal punto di vista esegetico leggere un brano di una sentenza (ma anche di una legge) come se fosse avulso dal resto. Lo dicevano anche gli antichi: incivile est, nisi tota sententia inspecta, de aliqua parte judicare. La motivazione, per altro, ha la funzione di giustificare/spiegare il dispositivo, cioè la decisione concreta assunta dal giudice e dunque va letta unitamente ad esso.
Se poi si volesse ulteriore conferma di ciò che già appare chiarissimo, basterebbe leggere le ultime righe della sentenza del CdS, dove si occupa del risarcimento dei danni, ribadendo che esiste il rapporto di causa ed effetto tra “la condotta illegittima degli organi federali” (testuale) e la lesione provocata, anche sul piano economico, all’ANS (pag. 19-20).
Conclusioni: a) l’ANS è per legge dello Stato autorizzata al rilascio dei titoli di istruttore e maestro di scherma, b) la FIS non può ignorare le prerogative dell’ANS (né le ignorava in passato, tanto è vero che, prima del 2011, questa era la dizione che si leggeva nello statuto federale), c) la FIS non può diplomare autonomamente i suoi “tecnici”, d) l’ultima modifica dello statuto, almeno nella parte in cui esclude l’ANS, è contraria alla legge e, pertanto, lo statuto va modificato sul punto, e) se la FIS perseverasse nella sua condotta, vi sarebbe violazione del giudicato (art. 21 septies della legge n. 241/1990) e, conseguentemente, tutti gli atti compiuti sarebbero nulli, né sarebbe esclusa responsabilità penale per chi si rendesse responsabile di tali violazioni e forse anche quella disciplinare ai sensi del diritto sportivo, tanto invocato dai tifosi della federazione. 
Il vice Presidente
Dott. Maurizio Fumo