27 febbraio 2021

RINNOVO CARICHE ELETTIVE E COVID 19

Torno da una bellissima giornata trascorsa in bici con i miei soliti amici ciclisti, con i quali ho fatto un giro nell’entroterra di Civitavecchia, il tutto condito da una eccellente sosta in trattoria. Al rientro a casa ho sentito la necessità di rivolgere il mio pensiero alla giornata di domani, che per un uomo qualsiasi rappresenterebbe solo l’ultima domenica di febbraio, ma non per me. Infatti si celebrerà l’evento elettivo più importante: il rinnovo delle cariche della federscherma. Ci sono due competitor, il campione olimpionico Michele Maffei e l’attuale vice presidente Paolo Azzi. Per l’occasione mi preme inviare il mio più sincero “in bocca al lupo” ad entrambi. Mi spiace che non ci sia stato un confronto pubblico tra i due e spero che domani sia dato il giusto spazio ad entrambi, affinché possano esprimere le loro opinioni ed accennare alle future linee programmatiche.

Personalmente, non essendo un negazionista, avrei posticipato l’evento poiché per lo stato attuale i rischi per la nostra salute sono tanti e basta poco per essere contagiati o contagiare, Tanto più che Scarso sarebbe rimasto in carica con tutto il suo consiglio.


Il Lazio è circondato da regioni arancione, anche se il colore varrà ufficialmente da lunedì, pertanto la situazione non è minimamente da sottovalutare. Certamente si rispetteranno tutti i protocolli previsti ma oltre a ciò invito tutti alla massima attenzione ed a tenere la mascherina e le giuste distanze.

La mia speranza e che vinca veramente il migliore.

A tutti BUONA GIORNATA

Ezio RINALDI

25 febbraio 2021

ERA UN'ASSEMBLEA BUIA E TEMPESTOSA: elezioni Lombarde 2021.

 
Dr. Fabrizio arch. ORSINI
“Era una notte buia e tempestosa…” comincia sempre così il romanzo di Snoopy, mentre scrive sul tetto della sua cuccia e così mi accingo io nel raccontarvi qualcosa sull’elezione del Consiglio federale della regione Lombardia, anche se non ho una remington, né una cuccia, e non vi sono state “notti buie e tempestose…” o forse, quasi.
Per la verità una tempesta c’è stata, e mi riferisco alla vicenda del Dr. Gabriele Aru, il quale, da circa cinquant’anni nella scherma, pare si sia trovato giuridicamente “ineleggibile” a cariche nelle quali era ormai un’inamovibile istituzione, non solo lombarda.
Invece per la prima volta c’è stata una grande partecipazione di società e grandi elettori, mentre nelle ultime edizioni, credetemi, sembrava di essere al ritrovo di “quattro amici al bar”.
40 società presenti, su 44 aventi diritto al voto, e 20 grandi elettori fra tecnici e atleti, 60 in totale, se la memoria non mi fa difetto.
Si sono aperte le attività assembleari alle 15.30, come previsto per la seconda convocazione. Nominata l’Avv. Moscardino (chiedo scusa se non ho scritto correttamente il suo nome, che riporto sempre a memoria) presidente dell’assemblea e Gianandrea Nicolai vicepresidente. Nominati i vari segretari e scrutinatori, tutti estratti dal grande patrimonio arbitrale lombardo, si è passati alla relazione morale del Presidente, Maurizio Novellini.
“Dunque farò una relazione un po’ strana dal solito, non ho scritto nulla, pertanto andrò a braccio e vi racconterò che…” questo l’esordio, al quale siamo d’altronde abituati. È seguita quindi una sfilza di “ho fatto” e “abbiamo fatto”, fra cui il dato a mio giudizio davvero poco credibile che in Lombardia gli iscritti negli ultimi 4 anni sono saliti del 96%. Un dato che se ovviamente fosse vero, mi farebbe trovare in palestra il doppio degli atleti che avevo nel 2016 e che invece purtroppo non ho. Certo le società sono cresciute, ma qualcuna si è anche persa per strada, vittima ognuna di ragioni indipendenti dal Comitato regionale, così come il proliferare delle sale scherma, che sussistono in virtù della libera iniziativa dei singoli attori che agiscono sul territorio. Se pensiamo che l’attività di un Comitato regionale è fare promozione, praticamente quel 96% (semmai sia vero) è praticamente un miracolo. Infatti se ora abbiamo all’incirca 4000 atleti in Lombardia, nel 2016, dovevamo averne poco più di 2000. (Mi immagino Snoopy che nel suo romanzo descrive la scena: “centinaia di aspiranti atleti che corrono nelle palestre a iscriversi, dove maestri e dirigenti con un sorriso panoramico in faccia li accolgono a braccia aperte”). Una puntualizzazione del presidente è stata chiara e incontrovertibile: “noi dialoghiamo con le istituzioni, un dialogo che non abbiamo mai interrotto e soprattutto lavoriamo nell’ombra”, che vuol dire che fanno cose, ma non le dicono a nessuno, corroborata da un finale iconico: “perché io non sono uno che si vanta”, frase detta dopo una tassonomica sfilza di “io ho fatto” e “noi abbiamo fatto” mi pare più una battuta che una dichiarazione seria.
E poi? Come di rito la parola è passata all’assemblea e io ho volentieri parlato. Non ho fatto altro che ripetere i grandi punti del nostro programma, che trovate sul sito www.lombardiascherma.it , rimarcando che non credevo ai dati forniti dal palazzo e che li avrei verificati se il Presidente avrà l’occasione di dirmi la sua fonte e soprattutto se vorrà depositare la relazione morale agli atti prima o poi. Ho espresso l’ineleggibilità del Dr. Aru, facendo depositare una mia dichiarazione, quindi ho concluso l’intervento seguito da un flebile applauso della platea che è stato il biglietto da visita del voto finale.
Interessante sapere che la presidentessa dell’Assemblea ci ha tenuto a dire che, pur mettendo agli atti la mia dichiarazione, non era quella la sede appropriata per dirimere la questione. A questo è seguito l’intervento di Paolo Ferrante, che con i suoi modi vigorosi e accalorati ha espresso pareri chiari sulla scarsa presenza degli arbitri lombardi nelle gare, pur rinnovando la problematica relativa al Dr. Aru, cosa che ha fatto letteralmente indisporre la presidentessa che batteva la mano sul tavolo per evitare che si parlasse della questione.
A quel punto Novellini ha replicato agli argomenti posti in luce dai precedenti oratori cui è poi seguito un ulteriore intervento di Ferrante, il quale, volendo ritornare sull’argomento “ineleggibilità di Aru”, è stato letteralmente fermato da Nicolai, il quale gli ha sottratto il microfono con la forza, mitigando il gesto dal suo mellifluo modo di fare.
Si è poi passati alle votazioni che hanno visto riconfermare Novellini e la sua squadra. Il voto è così consegnato alla storia assieme al fatto che per la prima volta in Lombardia dopo molti anni, si è visto un programma scritto e con obiettivi dichiarati oltre che un’assemblea elettorale fatta con le giuste liturgie, e come il regolamento prevede.
I conservatori potrebbero dire che poiché le società hanno dato ragione alla squadra uscente, a queste votazioni si sarebbero potute risparmiare le polemiche. Non sono d’accordo e al contrario dico che dopo tanti anni, le cose si sono fatte nel migliore dei modi.
Fabrizio ORSINI

23 febbraio 2021

ASSEMBLEE ELETTIVE REGIONALI


M° Alberto COLTORTI
Come a tutti noto nelle giornata di domenica 21 febbraio 2021 si sono tenute le assemblee regionali per il rinnovo delle cariche elettive. Ci sono stati dei cambi al vertice ed anche nell'ambito dei consiglieri, ma pur sempre nella continuità di chi ha lasciato per ricoprire altre cariche. Quindi, ritengo che nessun cambiamento sia stato attuato. Ho letto sulla pagina facebook di un neo presidente la dichiazione post elezione:" Sarò il Presidente di tutti, se le società collaboreranno." Non mi pare una affermazione positiva, tuttaltro, però questa è la democrazia: si vota e chi prende più voti vince. Poco importa se taluni siano capaci o abbiano dimostrato di esserlo, magari facendo crescere il proprio club con un impegno fattivo sul territorio. 
In questo quadro l'intervento del Maestro COLTORTI nell'Assemblea regionale campana è molto significativo. L'ho letto e riletto e non si può non condividere il suo pensiero.
Alberto, a perdere non sono le idee ma gli ovini che seguono il montone con il campanaccio: tu eri, sei e sarai sempre una risorsa per la scherma italiana e un giorno lo capiranno anche gli ovini.
Ezio RINALDI
"Napoli, 21 febbraio 2021 – ASSEMBLEA ELETTIVA REGIONALE FIS.
Gentili istruttori e maestri di scherma, atleti, dirigenti societari,
sono Alberto Coltorti e mi propongo in questo contesto pensando di avere le carte in regola per poter rappresentare degnamente i miei colleghi nel prossimo consiglio regionale della FIS. Sono maestro di scherma da oltre quarant’anni svolgendo quest’attività come unica professione; ho ricoperto il ruolo di formatore a livello regionale, nazionale e internazionale, avendo aiutato a diplomarsi anche Martina Longo, con cui competo in questa occasione. Mi occupo, inoltre, dei problemi professionali della nostra categoria avvertendo fortemente la necessità di regolamentare tale lavoro e dargli la dignità che merita. In quest’ottica sono stato sostenitore della prima ora del maestro Scarso, presidente dimissionario della FIS, che alla fine poco o niente ha fatto per la categoria da cui proviene. Ancora, da “figlio” dell’Accademia Nazionale di Scherma, ho cercato di incarnare lo spirito e l’eredità di quest’istituzione aprendo le porte del sodalizio che dirigo a chiunque lo chieda e offrendo collaborazione personale in modo del tutto disinteressato. In particolare, a livello regionale, ho aiutato a crescere e coopero con numerose associazioni: Club Scherma Salerno, Nedo Nadi Salerno, Koryo di Castellammare di Stabia, C. S. Fisciano, Accademia Olimpica Beneventana, C. S. Chiaia, C.N. Posillipo, A. S. Champ, C. S. Portici, C.S. Ottaviano, A. S. Speed Planet, Scherma Vesuviana, C. P. Bernardo Tanucci, Milleculure, Podygym Avellino. Ancora, nei locali a me in uso, ospito orgogliosamente la segreteria dell’A.N.S.
Nonostante ciò oggi sono la voce fuori dal coro che sfida gli equilibri raggiunti in una compagine precostituita a tavolino già da molto tempo. Nondimeno mi auguro che il mio agire da persona libera, non sottomessa al potere, sia percepito come risorsa e non come elemento di disturbo.
Il mio ruolo, specialmente oggi, è quello di chi dissente da un metodo e da un sistema che ritiene antidemocratico, specchio dei tempi, dell’arroganza e del potere fine a se stesso, alla lunga sicuramente perdente, per tutti tranne che per qualcuno. La squadra da voi proposta è frutto di un “cartello” concepito da chi, in Campania, detiene il potere con l’appoggio di personaggi minori ai quali riconoscere contentini. Quanto affermo relativamente al metodo è sintetizzato magnificamente nel volantino elettorale composto dal futuro presidente del comitato, che si è superato sia nella cancellazione dei nomi che disturbavano gli accordi precostituiti, sia nella indicazione che cito testualmente: “A breve verranno date istruzioni sulla divisione dei voti per ottimizzare la possibilità di conquistare tutte le 8 candidature.” . Mi chiedo se fornire istruzioni di voto sia sinonimo di interesse per la libertà di pensiero e di opinione o per la democrazia. Ma tanto è!
Personalmente ho, timidamente ed ingenuamente, tentato di cambiare le regole del gioco cercando di radunare liberamente, il 28 novembre, presso i locali della società che dirigo, chi volesse intervenire. La riunione ha avuto pochi partecipanti (una dozzina di società tra presenze e deleghe) ed, essendo i giochi ormai fatti, nessuno del “cartello” se non Aldo Cuomo, la cui presenza era stata, dai suoi, vivamente sconsigliata. Non abbiamo parlato della spartizione del potere, non ho chiesto voti e cariche ma presentato un programma dettagliato e, magari, ambizioso che toccasse le esigenze della scherma nella nostra regione. Dalla discussione e accettazione delle linee programmatiche si sarebbe passato, poi, a parlare delle persone che avrebbero avuto le migliori competenze per realizzare i diversi punti. Nella mia ottusa prospettiva il metodo più adeguato, per la definizione di un direttivo, era quello di partire dal da farsi anziché dall’occupazione di poltrone.

Negli ultimi 20 anni il CRC è stato diretto e dominato da Matteo Autuori che ha voluto essere il padrone incontrastato (nel consiglio ha voluto e avuto sempre maggioranza assoluta) di una istituzione che ha gestito la normale amministrazione. Sinceramente non ho mai avvertito, per come è stato amministrato, la presenza e la necessità del comitato. Dopo un lungo periodo di disinteresse (per oltre sedici anni non c’è stata una riunione assembleare al di fuori di quelle elettive), grazie alla richiesta di pochi, da quattro anni abbiamo cominciato nuovamente a riunirci seppure in maniera sporadica. Non c’è stata progettualità di alcun genere, non si è mai discusso di quello che si sarebbe potuto fare e le cose hanno continuato ad andare avanti per inerzia. Per cui non mi preoccupo oltremodo di partecipare a un consesso che è stato pressoché inesistente anche se mi auguro che nel futuro abbia maggiore apertura e operosità.
Ciò che mi preme invocare, e qui concludo, è un cambiamento del vostro atteggiamento nei confronti della politica schermistica, oramai soprattutto di quella nazionale. Scegliete quelle persone che mostrano genuina passione e si presentano per interesse del bene comune invece che del proprio, personalissimo tornaconto; contrastate il conflitto d’interessi penalizzando coloro che giocano su più tavoli avendo la possibilità di essere, allo stesso tempo, chi sceglie e chi è scelto; non fate accordi con chi gestisce il potere nella prospettiva di ottenere favori personali perché rinuncerete alla vostra libertà e diverrete schiavi; raggiungete i vostri obiettivi con il lavoro e con il merito, perché vi è dovuto e non perché vi è concesso.  Siate per la discontinuità, per il rinnovamento delle idee e dei metodi. Optate per la disomogeneità perché il dissenso può significare controllo, democrazia, ricchezza di opinioni, in una parola vita. Soprattutto siate coerenti: se decideste per la spartizione del potere, se rinunciaste alla gestione degli interessi comuni secondo coscienza e verità, non riempitevi la bocca declamando gli altisonanti valori del nostro sport, il merito, la lealtà, il rispetto delle regole, l’educazione, la democrazia. I vostri atleti percepiranno le contraddizioni, capiranno la falsità delle vostre parole e trasmetterete una cultura perdente la qualcosa, per un insegnante e per un’associazione che si occupa della crescita dei giovani, è la peggiore delle sventure.
Alberto Coltorti"

20 febbraio 2021

VENTISEI-VENTUNO

Dr. Maurizio FUMO ex Presidente del 5^ Sezione
della Suprema Corte di
Cassazione e Vice Presidente ANS 
La rubrica dell’art. 2621 del codice civile reca “false comunicazioni sociali”, reato (pena prevista: da 1 a 5 anni di reclusione) che, nel linguaggio giornalistico, viene comunemente indicato con l’espressione “falso in bilancio”. Naturalmente si tratta di bilanci contabili, in cui vengono riportate appostazioni inventate, cifre e numeri che non hanno riscontro nella realtà, poste sotto o sovrastimate. Che dunque un bilancio espresso in numeri possa essere falso è un’ipotesi prevista dalla legge. Che un “bilancio” di altro tipo, un bilancio relativo alla attività svolta in un certo arco di tempo da un soggetto, da un ente, da una istituzione, possa essere non veritiero lo suggerisce il senso comune e lo conferma (purtroppo) l’esperienza.
È stato appena pubblicato il “Bilancio di Mandato Federale” per il quadriennio 2017-2020, documento nel quale la FIS elenca, ricorda ed esalta il suo operato nel predetto lasso temporale. Insomma una specie di index rerum a se gestarum, riferibile non a Cesare Ottaviano Augusto, ma ad un non meno autorevole monarca. Il tono è, ovviamente, autocelebrativo; i contenuti (almeno alcuni contenuti) ci sembrano rispecchiare in maniera distorta i fatti nella loro materialità.
Mi soffermerò su tre argomenti (o, se si preferisce, “poste” del bilancio): lo statuto di Riccione, la condizione giuridico-economica delle persone che la federazione si ostina a chiamare “tecnici”, il mancato “accordo” tra la FIS e l’Accademia Nazionale di Scherma in materia di diplomi e formazione.
Se non capisco male, si sostiene (o si lascia intendere) che lo “statuto di Riccione” sia stato approvato dalla giunta del CONI. A me sembra che non sia così, in quanto il CONI ha subordinato l’approvazione all’esaurimento dei vari giudizi (e dei vari gradi di giudizio) pendenti. Non si chiarisce poi (perché evidentemente non è possibile farlo) se tale statuto sia mai stato trasmesso alla Prefettura. En passant sarebbe stato il caso di dire che lo statuto di Riccione è poi stato “superato” da quello redatto da un commissario ad acta, nominato dopo il passaggio in giudicato dell’ormai arcinota sentenza del Consiglio di Stato. Neanche quest’ultimo statuto è un capolavoro di chiarezza, ma, insomma, esiste e – per ora – vige.
Quanto ai così detti tecnici (vale a dire gli istruttori e i maestri di scherma, come, da decenni, si sono sempre ufficialmente chiamati), nel documento che la federazione offre alla lettura del popolo della scherma, si legge che “la FIS ha avviato un dialogo istituzionale [….] per sostenere l’importanza del riconoscimento del ruolo del lavoratore sportivo, anche in termini di salvaguardia normativa e previdenziale”. A me invece risulta che la federazione, in tutte le memorie e in tutti gli atti diretti alle Autorità di giustizia (tanto statali, quanto sportive), ha sempre sostenuto che i “tecnici” sono in realtà dei dilettanti; con tutte le conseguenze del caso – è inevitabile aggiungere – sul piano retributivo, assicurativo e contributivo. Nessuno, mi sembra, si è accorto che nel quadriennio appena trascorso si sia posto fine all’ipocrisia in base alla quale sarebbe un dilettante (cioè un signore con tempo a disposizione e senza preoccupazioni economiche) colui che dedica dalle 8 alle 10 ore alla pratica della scherma, passando la maggior parte del suo tempo in sala, per dare lezione, per sovrintendere agli allenamenti, per preparare i candidati agli esami e inoltre, come se non bastasse, “sacrifica” i fine settimana per seguire i suoi atleti in gara. Insomma, secondo quello che la federazione ha sostenuto fino a ieri, staremmo parlando di una condotta tenuta en amateur, non professionalmente, non come principale (quando non unica) attività lavorativa.
Se la federazione ha cambiato idea (sarà stata la incisiva azione svolta dall’AIMS e dal suo presidente a tutela dei suoi iscritti?) non posso che rallegrarmene. Se poi addirittura ha orientato il legislatore (che avrebbe “recepito” i preziosi suggerimenti federali, come si legge nel “Bilancio”, e così “portato a compimento la recente riforma dello sport”) è un grande successo di immagine (la FIS ne aveva bisogno); ma ciò può valere per il futuro, non per il quadriennio appena trascorso, nel quale è documentalmente provato il contrario.
E veniamo alle dolenti note della formazione professionale e del suo riconoscimento.
A pag. 13 si attribuisce all’Accademia Nazionale di Scherma la responsabilità del mancato accordo che avrebbe potuto porre fine alla controversia scaturita dallo “scippo” degli esami per maestro e istruttore nazionale, consumato qualche anno fa. Con tono dolente, si ricorda che l’Accademia “ha ritenuto” di rivolgersi alla giustizia amministrativa. Chissà che cosa di diverso avrebbe potuto fare per reagire ad un arbitrario atto di imperio che ne avrebbe segnato la fine. Si dice ancora che l’Accademia non ha voluto riconoscere il compito primario della FIS nella formazione dei tecnici. In realtà quello che l’Accademia non ha riconosciuto (non potendolo fare) è l’esclusiva che la federazione pretendeva nella preparazione dei candidati. Con quale autorità avrebbe potuto farlo? Quale fonte normativa la autorizzava a stipulare questo pactum ad excludendum? Come si potrebbe impedire a un “privatista” o ad un soggetto che si è formato presso un’altra istituzione l’accesso agli esami, se dimostra di aver puntualmente seguito il programma di preparazione accettato e condiviso in ambito schermistico?
La verità è che, con una tenacia degna di miglior causa, la FIS non ha mai smesso di ricercare percorsi per eludere le pronunzie del giudice amministrativo, pronunzie che hanno chiarito – una volta per tutte – che solo l’Accademia Nazionale di Scherma può esaminare e diplomare gli aspiranti maestri e istruttori nazionali. Le prove di tale condotta obliqua sono più d’una. Si va dall’ammissione tra gli elettori nella categoria “tecnici” di persone che hanno il “diploma” rilasciato della FIS (e mai convertito/convalidato/sanato a seguito di un successivo esame sostenuto presso l’Accademia), alla tolleranza nei confronti di coloro che, privi di valido titolo, continuano ad insegnare, al conferimento del quarto livello professionale a chi non ha mai conseguito il terzo, vale a dire il titolo di maestro di scherma.
Di fronte ad una tale “pertinacia derogatoria”, che ha anche il sapore di un’aperta provocazione, non rimane che ricorrere allo strumento penale, denunziando comportamenti e situazioni inquadrabili in precise fattispecie di reato. Cosa che, ormai, l’Accademia è determinata a fare (anzi ha già iniziato a fare).
Il prossimo quadriennio, comunque vadano le elezioni (quelle valide), dovrà vedere ai vertici della federazione una compagine, almeno in parte, diversa e, si spera, più ragionevole e meno ossessionata dal perseguimento di un suo totalizzante disegno egemonico (così scoperto, da sfociare a tratti, addirittura, nel ridicolo). Riprenderanno, forse, i contatti e si troverà, si spera, una ragionevole composizione di una vicenda le cui conseguenze non hanno giovato a nessuno. Così il prossimo “Bilancio di Mandato” potrà correggere, su punti significativi, quello appena dato alle stampe.
Maurizio FUMO

18 febbraio 2021

RADIAZIONE: sviste o mancati controlli?

Dr. Gabriele ARU -
Presidente Commissione Arbitrale F.I.S.
In questi mesi di pandemia, chi può dire di non trascorrere diverse ore al computer navigando in internet? Direi quasi nessuno ed io non sono da meno. Così navigando, navigando, alla ricerca di notizie sportive e non, mi sono imbattuto nel sito
https://www.unvs.it/Documenti-vari.htm dell’Associazione benemerita UNIONE NAZIONALE VETERANI DELLO SPORT; e, quindi, un po’ per sana curiosità, un po’ per sapere come sia organizzata la giustizia sportiva di un ente diverso dalla FIS, ho approfondito la ricerca.
Questa mi ha portato ad un risultato sconvolgente: il reperimento di un provvedimento disciplinare assai pesante, consistito nella radiazione di un associato (qui, la pesantezza), che risponde al nome di Gabriele ARU (qui, lo sconvolgimento); sono saltato sulla sedia.
Mille tormentosi dubbi mi hanno subito assalito: E’ il dr. ARU, medico lombardo? E’ l’ARU che conosco io? E’ quello stesso ARU al quale sono legato da lunga conoscenza? E’ il medesimo ARU presidente della Commissione Arbitrale della FIS? E’ l’ARU che ricopre innumerevoli incarichi nell’ambito FIS? E’ sempre quell’ARU, soggetto vulcanico e onnipresente, Vice Presidente del C.R. Lombardia della FIS? E’ sempre l’ARU canditato nuovamente a quella carica?
Non volevo, né potevo crederci, ho voluto immaginare si trattasse di una tragica omonimia.
Invece, mi sono dovuto ricredere: fatti gli opportuni accertamenti - questo il link dove trovare la notizia: https://www.unvs.it/Documenti-vari.htm - , ho potuto verificare che si tratta proprio dello stesso, medesimo, identico, uguale soggetto: il dr. Gabriele ARU, Presidente di commissione GSA.
A questo punto, altri angoscianti e ben più pesanti dubbi mi sono venuti in mente, cerco di riassumerli:
1.   Se il provvedimento è stato assunto ad ottobre 2012, come è possibile che nessuno ne sia mai venuto a conoscenza?
2.   E’ mai possibile che la FIS fosse totalmente all’oscuro di tutta questa triste vicenda?
3.   E’ mai possibile che in FIS nessuno sapesse di tale accadimento, visto che è un atto pubblicato su siti ufficiali?
4.   Qualcuno aveva l’obbligo di controllare e non lo ha fatto?
5.   L’interessato, colpito da RADIAZIONE, aveva l’obbligo di comunicarlo alla FIS e non lo ha fatto?
6.  Visto che esistono precise normative CONI che negano la possibilità a chi è stato colpito da tale sanzione di ricoprire cariche elettive o nominative né tantomeno assumere incarichi federali, come è possibile che la FIS abbia potuto concedergli gli incarichi che a tutt’oggi egli riveste?
7.  Nessuno dei vertici federali ha mai sentito il bisogno di revocare al suddetto radiato gli incarichi assegnati?
8.   Poiché, al momento di presentare una candidatura a cariche elettive, vi è l’obbligo per il candidato di dimostrare di avere tutti i requisiti previsti dalle vigenti normative, sottoscrivendo dichiarazioni ovvero firmando un atto notorio, sono state rese delle dichiarazioni mendaci?
9.   E’ ragionevole pensare che tutto ciò sia stato frutto di un mero errore veniale?
10. Chi aveva l’obbligo di controllare ha poi, in effetti, controllato?
11.E se colui che aveva l’obbligo di controllare avesse, in effetti, controllato realmente, e quindi scoperto l’avvenuta inflitta sanzione, perché non lo ha comunicato a chi di dovere? E se lo ha comunicato a chi di competenza, perché costui non ha fatto nulla?
Di seguito, e per dovere di cronaca, pubblico il documento di che trattasi.
Ciò malgrado, voglio ancora augurarmi, nella mia ingenuità, che si tratti di un’omonimia - sebbene gli accertamenti fatti lascino pochi spazi a dubbi di sorta - giacchè, se così non fosse, cioè se non si trattase di omonimia, qualcuno, oltre l’attore principale, dovrà rispondere non solo agli interrogativi di cui sopra, ma anche a quelli, e ben più imbarazzanti, che verranno da diverse parti, fra tutti, il seguente: con quale credibilità, sia a livello locale che nazionale, i candidati facenti parte del gruppo Azzi/Scarso si potranno proporre nelle varie cariche elettive?
Mah, speriamo che Io me la cavo!
Ezio RINALDI


16 febbraio 2021

ALBERTO, STAI SERENO!


avv. Gaspare FARDELLA
Navigando su FB, mi sono per caso imbattuto nella pagina di Alberto Ancarani, avvocato, uomo pieno di interessi in vari versanti, da quello politico a quello sportivo, essendo consigliere sia del Comune di Ravenna che della FIS, con un lungo elenco di titoli, cariche ed incarichi di rilievo e di tutto rispetto che inducono fondatamente a ritenerlo, quale
uomo delle istituzioni, sempre pronto al confronto, strenuo difensore dei diritti civili, particolarmente attento ai bisogni della collettività e sensibile ai comuni valori di democrazia, equità e giustizia.
Proseguendo nella lettura della relativa pagina, ho però trovato una esternazione, pubblicata il 29/1/21, resa a proposito dei ricorsi presentati da alcuni iscritti FIS, per vicende afferenti le elezioni dei Rappresentanti di tecnici e atleti del mese scorso, che non mi sarei mai aspettato dal possessore di un tale biglietto da visita, che mi ha lasciato abbastanza perplesso e che riporto testualmente: “Prendiamo una federazione a caso. Questa federazione deve rinnovare i suoi vertici e per il rinnovo corrono due candidati con le rispettive squadre. Una di queste squadre [opposta a quella cui lui appartiene, ndr] contesta continuamente per vie legali l’esito di ogni fase elettorale o l’iter di ogni provvedimento che porta all’esito elettorale. Questa squadra [opposta, ndr] che non riconosce neppure la legittimità delle operazioni di voto nella vigilanza delle quali erano coinvolti addirittura propri esponenti su sua esplicita richiesta, pretende di fare un «democratico confronto fra candidati» e ha il coraggio di lamentarsi perché l’altro candidato, stufo dei ricorsi anche sul colore dei suoi lacci delle scarpe, non intende confrontarsi con chi va avanti a colpi di carte bollate. Per fortuna che entro il 15 marzo queste cose dovranno avere, per legge, una fine”.
Ora, tralasciando ogni considerazione sulle capacità divinatorie dellautore, espresse in chiusura del post (fra laltro, non si capisce a cosa egli si riferisca, se al risultato finale delle votazioni, che sarebbe cosa grave, o a quello dei giudizi de quibus, che sarebbe più grave, visto che mostrerebbe di conoscerne lesito, ancor prima della redazione e pubblicazione delle rispettive sentenze), non posso fare a meno di osservare come emerga chiaramente da tale affermazione - che non esito a definire suggestiva, parziale, inesatta, provocatoria ed in stridente contraddizione col superiore biglietto da visita - tutto il profondo suo fastidio e la elevata sensazione di disturbo, misti ad un insopportabile senso di disagio e netto disgusto, verso chi sta soltanto cercando CIVILMENTE di difendere i propri diritti, perché ritenuti lesi, unicamente attraverso il percorso fissato dalla LEGGE; nemmeno poi è condivisibile lassunto che il supposto malessere (però, mai da lui stranamente avvertito, quando si è trovato a percorrere, in veste di ricorrente, uguale strada) sia di tale veemenza da addirittura averlo indotto a rivolgere implicitamente al suo capo squadra (Azzi/Scarso) linvito a negare quel DEMOCRATICO confronto più volte invocato da unicona della scherma mondiale, Michele MAFFEI, soggetto notoriamente elegante, gentile, serio, equilibrato e pacato.
Consigliere FIS avv.Alberto ANCARANI
Non vorrei sembrare irriguardoso, ma sento il bisogno di chiarire talune inesattezze che mal si conciliano con latteggiamento gratuitamente attribuito a MAFFEI e ai componenti del suo schieramento, e che invece sono soltanto il frutto di una gran confusione che alberga nellanimo di qualcuno, tale da aver generato lerrore in cui è precipitato lAncarani.
A ben vedere, né Michele MAFFEI, singolarmente, né la sua squadra, collettivamente, nè i rispettivi componenti, individualmente, hanno presentato alcun ricorso; la tanto lamentata e sofferta iniziativa giudiziaria è stata, invece, promossa personalmente ed individualmente da alcuni iscritti FIS (affiliati e tesserati), i quali, in occasione delle ultime elezioni dei cc.dd. Grandi elettori, hanno inteso contestare la legittimità di certi altri tesserati ad esercitare lelettorato attivo e passivo, diritto che - come tutti sanno, tranne, a quanto pare, i vertici federali - è riservato unicamente ai Maestri in possesso di un valido titolo allinsegnamento, ed in considerazione del fatto che numerosi soggetti, benché privi di un siffatto titolo, sembrerebbero essere stati ugualmente ammessi allesercizio di entrambi i tipi di elettorato, a tutto dispetto ed in totale spregio delle ben note sentenze del TAR/Consiglio di Stato (cioè due organi giurisdizionali dello STATO), inopinatamente dimenticate - e, dunque, disattese - dai vertici della federscherma.
Ma largomento che sembra proposto in modo maggiormente travisato e distorto attiene al momento della sollevata contestazione, atteso che - a detta ancora del dolente Ancarani - le lagnanze sarebbero state sollevate dalla squadra di Maffei, asseritamente presente alle operazioni di voto, anche a supporto della apposita commissione Verifica Poteri, solo a giochi conclusi, allorquando cioè i rispettivi presunti vigilanti si avvidero dellesito per loro negativo delle elezioni.
Nulla di più lontano dalla verità, perché - contrariamente a quanto in modo capzioso e fuorviante è stato asserito - in tale contesto né gli esponenti della lista di Maffei, pur presenti alle fasi di voto e scrutinio, ma non in funzione di rappresentanti di lista, bensì solo quali semplici soggetti interessati, privi di qualsiasi potere di verifica (fra laltro, ad alcuni è stato anche impedito di visionare le schede durante lo spoglio o di verbalizzare loro osservazioni), né soprattutto i membri delle Commissioni scrutinio e/o verifica erano legittimati ad escludere candidati ed elettori inseriti nelle liste predisposte dalla FIS. Che, poi, la Federazione, e per essa la Segreteria, abbia errato nella compilazione e formazione di detti elenchi, stante lavvenuto inserimento di soggetti privi del titolo abilitante, è tutta unaltra storia, che sarà fatta valere nelle competenti sedi, come lavv. Ancarani, da esperto e competente uomo di legge, sa bene e non potrà negare: per questa ragione appare del tutto fuori luogo il disagio ed il fastidio mostrati nellarticolo in commento ed evocati a motivo del rifiuto al confronto.
E anche doveroso riferire che sono già pervenuti i primi risultati dalla giustizia sportiva - che non è quella dello STATO - la quale, come era facile immaginare, ha rigettato i ricorsi in questione, mal digeriti da Ancarani ed Azzi, mostrando tutta la sua inadeguatezza ed inidoneità a rispondere alle esigenze di giustizia (elementi questi, peraltro, già ben evidenziati da altri autorevoli giuristi).
Infatti, pur non entrando nel merito delle decisioni assunte il 18/1/21, dal Tribunale Federale, ed il 2-2/2/21, dalla Corte Federale di Appello - perché le sentenze, da qualunque parte provengano, vanno comunque e sempre rispettate - non posso fare a meno di notare e far notare che entrambe presentano una significativa particolare caratteristica: malgrado i collegi dei due rispettivi organi giudicati risultino regolarmente formati, stante la presenza in ciascun collegio dei tre componenti, in ambedue le statuizioni manca la sottoscrizione del relatore (avv. Luca DONZELLI, per la prima; avv. Ciro RENINO, per la seconda). Tale particolarità, in genere, accade quando il relatore, che è poi lestensore naturale della sentenza - come ha ben spiegato il dr. Fumo, nel suo articolo del 20/1/21: Discipuli iurant in verba Magistri - , è in netto dissenso con gli altri componenti del collegio e ne disapprova le conclusioni; conseguentemente, lestensore, non potendo redigere la sentenza per le divergenze giuridiche sorte nella camera di consiglio che non si sono potute dirimere e sono così rimaste irrisolte, non la può nemmeno sottoscrivere, sicché il ruolo di estensore viene svolto da un altro membro.
E, perciò, del tutto evidente che le suddette pronunce sono state oggetto di sofferti e per nulla condivisi scambi di opinioni tra i magistrati sportivi e che, quindi, non potrà affermarsi che le decisioni finali siano state rese in modo del tutto de plano e che siano assolutamente ineccepibili, tanto che più di un dubbio resta sulla loro inattaccabilità e inoppugnabilità.
Sperando così di aver chiarito il motivo del mio intervento sulla quanto mai inopportuna boutade del consigliere Ancarani, mi sia permesso di ricordare a tutti, ma in particolar modo al medesimo, che chiedere giustizia non integra affatto il reato di lesa maestà, non è un imbarazzante e pesante fastidio, anche se a volte può provocare spiacevoli mal di pancia, né un ingombrante fardello di cui ci si deve liberare prima possibile, ma è soltanto lesercizio di un diritto costituzionalmente garantito e, dunque, un ATTO DI GRANDE CIVILTA, il cui senso qualcuno sembrerebbe aver smarrito; come è parimenti ATTO DI GRANDE DEMOCRAZIA rispondere ad una richiesta di sereno e pacato confronto, mentre non lo è di certo sbattere la porta in faccia al competitor, adducendo inutili, risibili ed immotivate scuse.
Nel ringraziare per lattenzione mostrata, sperando di non avervi annoiato troppo, non posso che accomiatarmi porgendo il seguente invito: Alberto, stai sereno.
Cordialmente.
Gaspare Fardella

05 febbraio 2021

LA LUNGA DIATRIBA TRA IL C.S. TORINO E L’AMMINISTRAZIONE DEL CAPOLUOGO PIEMONTESE.

Alla fine si è pronunciato il Consiglio di Stato, confermando la sentenza del TAR, quindi il Club di Scherma Torino deve lasciare Villa Glicini, storica struttura del parco del VALENTINO, in cui ha sede dal 1954.

Sul blog l'argomento è stato trattato con diverse pubblicazioni, quindi non starò a fare la storia degli ultimi due anni ne intendo entrare nel merito delle sentenze. Come ho sempre affermato, queste vanno rispettate.

Personalmente non sono sicuro che la FIS, la quale ha avuto degli incontri con il sindaco di Torino sull’argomento, abbia fatto quanto possibile, o quanto fosse nelle sue prerogative, per evitare la conclusione attuale. Ora la struttura sarà messa a bando, quindi potrà avere altri amministratori e fin qui altro non si fa che rispettare quanto deciso dal Consiglio di Stato, ma è innegabile che un pezzo di storia della scherma italiana verrà dissolto.

Come preannunciato da Vecchione il club parteciperà al bando per l’assegnazione della struttura. Intanto è stata inviata una lettera aperta al Presidente Federale, al Coni, ed ai candidati alla presidenza MAFFEI ed AZZI, che trovate pubblicata di seguito. La stampa ha dato molto risalto alla vicenda e mi auguro che le istituzioni, sportive ed amministrative, sappiano trovare una sintesi che possa tenere conto dei diversi aspetti culturali e storici di Villa Glicini.

Ezio RINALDI




 

03 febbraio 2021

IL PROGETTO KINDER JOY OF MOVING, AIUTA DAVVERO LA SCHERMA?

Allora facciamo il punto della situazione sul progetto “Kinder Joy of moving a Scuola di scherma”. Credo che alla fine del ventennio di Scarso alcune considerazioni si debbano fare, tenendo conto che Paolo Azzi prevede di non portare nessuna modifica a questo debole progetto di promozione sportiva.
Il “Kinder joy of moving – A scuola di scherma” non vorrei dirlo con una celebre massima del rag. Ugo Fantozzi, non credo possa aiutare la scherma.
Con tale iniziativa vengono messi a disposizione dei kit comprensivi di 10 maschere e fioretti di plastica, con una bella sacca per contenerli. I kit sono in numero ristretto e li possono avere solo quelli che lo chiedono per primi ogni anno, è questione di fortuna o di tempismo insomma. Ogni anno è sempre la stessa manfrina, un certo numero li ricevono e gli altri devono aspettare l’anno successivo per tentare la fortuna. Pare che siano oggetti comprati con i soldi della Kinder, Ferrero, che sponsorizza il progetto e va ricordato che:
1) I Kit servono solo per attività nelle scuole, (sempre che ti facciano entrare), va documentata l’attività sportiva tramite foto, e postate con regole precise sui social o siti web della società. Di seguito i kit rimangono in uso alle società sportive.
2) I maestri che vanno a fare promozione pare che non debbano essere retribuiti da nessuno, in quanto il progetto è promozionale e quindi fonda la sua base sulla gratuità. (Nella mente dell’esperto di marketing, evidentemente il maestro vive d’aria, nonostante rinunci alle sue attività primarie, magari in maniera non retribuita, e poichè è così bravo, di certo si rifarà con le rette dei futuri allievi che si affacceranno in palestra dopo la promozione scolastica).
Se questi sono i termini, conviene che una società sportiva investa risorse nell’acquisto di materiale analogo e vada a fare attività nelle scuole a pagamento e usi canali divulgativi appropriati per il proprio territorio, senza dover rendere conto a nessuno. Prenderà i soldi del corso e quelli degli atleti che si iscriveranno in palestra, e che vorranno diventare schermitori, lo trovo più conveniente.
Forse nella mente dell’esperto di marketing della FIS, probabilmente c’è l’idea (lasciatemi dire peregrina) che mettendo qualche foto, qualche hashtag, la pubblicità si faccia tutto da sé, e che l’algoritmo del social faccia fruttare atleti, iscrizioni, tesserati. Nulla di più peregrino, è bene che si sappia. Anzi, sarebbe ora che la FIS, e gli esperti di marketing si dessero una bella svegliatina e invece di agire in tal modo, cominciassero a guardare a queste risorse, quali: maestri, società sportive, social, commercio digitale (digital marketing), comunicazione visuale (visual comunication) e azioni correttive conseguenti a una analisi del marchio scherma, il tutto con l’obiettivo di far salire i numeri di questo sport. Ma forse la FIS di Scarso non era interessata a questi argomenti, perchè di fatto non è stato realizzato nessun progetto corale per svegliare questo filone, del tutto nuovo.
È di qualche giorno fa il post di Paolo Azzi che fa sapere implicitamente che semmai fosse eletto, la sua nuova (si fa per dire) Federazione non farà nessun cambiamento in tal settore:
“Dal lontano 2010 portiamo avanti, in collaborazione con Kinder Joy of Moving, il progetto “A scuola di scherma”. Un progetto che dà la possibilità alle società affiliate di ricevere il materiale promozionale ed andare preso le scuole primarie e secondarie a far promuovere il nostro splendido sport”, dimenticandosi (?) di dire che è tutto sulle spalle dei maestri.
Già i maestri, la categoria che negli ultimi 4 anni ha subito il peggior attacco frontale, della sua storia.
Sento un bisogno fisiologico di cambiamento.
Fabrizio ORSINI