29 maggio 2019

LETTERA APERTA di Marcello SCISCIOLO

Marcello SCISCIOLO

  • Carissimi anonimi tutti, 

come tutti quelli che si appassionano alla vita della scherma italiana, da tempo leggo con interesse il blog Piazza della Scherma, non fosse altro per capire quale sia l’idea del “popolo della scherma” che, garantito dall’anonimato, può esprimere il proprio pensiero anche se a volte, sono sincero, eccessivamente prosaico o con cadute di stile. 
Ho da sempre avuto la fortuna e la forza di poterci “mettere la faccia” pubblicamente e senza timore, condizione irrinunciabile per il mio stile di vita, che non potrebbe mai deflettere verso “accrocchi” ed “accordi” che producano interessi personali, benché meno economici, a danno di quello che è lo sport che amo da sempre. 
Come probabilmente molti di voi sapranno lo scorso mese di novembre il sottoscritto in compagnia di Marco Arpino abbiamo incontrato il Presidente Scarso ed il Vice Presidente Pastore per una lunga chiacchierata nella quale, per garbo istituzionale, ci è sembrato corretto informare colui il quale avevamo sostenuto per più di tre mandati, che nella futura tornata elettorale, non avrebbe avuto più il nostro appoggio. 
Questo comportamento ai più è risultato strano, a qualcuno addirittura folle, ma come detto essere uomini liberi e leali è condizione che si conquista giorno per giorno. 
Ho sostenuto il Maestro Scarso sin da quando ero presidente del CR Puglia ed anche dopo come dirigente di club. Oggi però la mia idea di federazione non è più in linea con quella del consiglio federale da lui presieduto e non potevo non avvisare per primo, proprio colui che ho sostenuto per circa 20 anni ed al quale contesto tanti errori (soprattutto nelle ultime gestioni) ma riconosco anche tante cose fatte bene (prevalentemente nei primi anni di mandato federale). 
In questi ultimi mesi abbiamo avviato un’azione intensa con un gruppo di persone (straordinarie) con le quali coltiviamo l’idea e l’ambizione di disegnare una nuova federazione che metta al centro nuovamente e con maggiore forza i valori dello sport, della lealtà, della partecipazione. 
Da qualche tempo e da più parti, sento arrivare voci (infondate) che parlano di nomine e posti già assegnati a “Tizio” e “Caio” nonché di fantomatici consigli federali del futuro, con variegate composizioni nelle quali però vi è una sola componente fissa: Ezio Rinaldi e Gianni Augugliaro! 
E’ evidente che il popolo della scherma è alla ricerca di nomi sui quali affondare i propri artigli per sezionarne minuziosamente il loro passato e per il momento non avendone, sventola “spauracchi” che tali restano e saranno. Proprio Ezio Rinaldi in più riprese e in modi diversi, ha pubblicamente dichiarato e fatto notare, che la legge non gli consente di potersi candidare ma evidentemente a qualcuno è più comodo far continuare credere alle voci di corridoio che alla legge vigente. 
Sulla figura contrastata di Ezio Rinaldi, noto da anni un preconcetto di fondo quantunque, da quanto mi risulti, lui non abbia mai subito nessuna azione disciplinare per le malefatte, che a detta di alcuni, si sarebbe macchiato. A questo punto mi viene da pensare che le uniche condizioni possibili sono due: Rinaldi è veramente colpevole di quelle malefatte (a me peraltro non note) e qualche connivente non avendolo mai denunciato è diventando di fatto suo complice, oppure c’è qualcuno che ha montato un castello di carta non sostenuto da alcun fondamento, per cui si entra nel viscido terreno della diffamazione, tanto caro a molti. 
Fatte queste dovute sottolineature il Consiglio Federale del futuro non ha mai previsto e non prevedrà, nella sua composizione la presenza di Ezio Rinaldi, per sua stessa dichiarazione, e di Gianni Augugliaro. 
Mi spiace dover disinnescare il “giochino” di molti millantatori che da oggi non potranno più “arringare le folle” con composizioni di squadre che come detto rasentano la farsa. 
Il gruppo con il quale stiamo lavorando ha già ipotizzato un percorso e sono al vaglio una serie di candidature continuamente aperte al contributo di persone guidate dalla passione, desiderose di condividere le loro professionalità in modo che siano comprese a livello più ampio e che portino alla visione di un futuro migliore per la nostra amata Federazione. La passione di questi volontari deriva dalla consapevolezza che il nostro movimento necessita di un cambiamento, vero e di azioni migliorative e correttive. 
Questa consapevolezza porta con se anche un alto senso di responsabilità, verso lo sport, i maestri, gli atleti e le loro famiglie. Tutto ciò è alla base per la formazione di un team che non sia il frutto di accordi all’insegna del «io do, affinché tu dia». 
Questa scelta etica impone cambio di mentalità e il cambio di mentalità richiede tempo. 
Le professionalità in campo, che vi assicuro non contengono nessuno dei nomi che circolano, verranno rese note con nomi, cognomi, foto e curricula a tempo debito ed in piena trasparenza, in modo da dare a tutti la possibilità di fare valutazioni e scelte consapevoli, soprattutto perché le elezioni saranno a scrutinio segreto e solo la riservatezza dell’urna, potrà dare il vero valore delle forze in campo. 
Ad oggi quindi a chiunque vi parli di composizioni, squadre, CT ecc.. potrete rispondere con i tre setacci di Socrate: 
Ti sei accertato al di là di ogni dubbio che ciò che stai per dirmi è vero?” 
• Ciò che stai per dirmi è una cosa buona?”. 
• Ciò che vuoi dirmi mi sarà utile?” 
Bene, concluse il saggio, se ciò che vuoi dirmi non è Vero, non è Buono e neppure Utile, perché me lo vuoi dire? 
Infine un’ultima domanda spero vi possa pervadere dopo aver letto queste mie righe: “in che modo potrei essere utile in questa azione di rinnovamento?” 
Una “stretta di mano” schermistica a tutti 
Marcello Scisciolo

27 maggio 2019

IL MALE OSCURO E LA LEADERSHIP

Ezio RINALDI
Non è mai semplice parlare di sé poiché cadere nei personalismi è pressoché inevitabile, ma considerato che si sono dette tante cose sul mio conto, alcune vere altre false e strumentali e, guarda caso, sempre in prossimità di eventi assembleari, credo di dover fare uno strappo alla regola.
Mi è stato riferito di un odio profondo verso la mia persona, in particolar modo da individui residenti nel nord ovest. Francamente non so proprio cosa possa aver fatto a quelle persone: se me lo spiegassero potrei chiedere scusa, se non addirittura il perdono. Sono più propenso a credere che sia una posizione precostituita e strumentale, per giustificare scelte che altrimenti sarebbero incomprensibili. 
Quello attuale è il 35° anno di dedizione alla galassia scherma, prima come dirigente periferico poi come consigliere nazionale, ricoprendo la carica di V. Presidente vicario, oggi come blogger di “Piazza Scherma”. Volendo raccontarli tutti vi annoierei, anche se sono stati e sono tutt’ora anni di intensa attività.
Oggi, e forse da sempre, sono identificato come il male oscuro della scherma, una specie di cancro da estirpare. Certo, non ho difficoltà ad ammetterlo, sono poco incline al compromesso, d’altra parte 45 anni di servizio militare, nel quale le virtù basilari da possedere erano, e per me lo sono ancora, rettitudine, franchezza e lealtà, mi hanno insegnato che il nero è nero ed il bianco è bianco, quindi a saper prendere decisioni e chi lo fa non è mai simpatico a tutti. Anche in quell’ambito sono stato un uomo intellettualmente libero e come tale mi sono sempre assunto le mie responsabilità: non mi sono mai nascosto.
Sono stato accusato, e lo sono tutt’ora, di fare politica con concetti ormai vetusti. Ma cosa significa fare politica? Vuol dire amministrare, governare in rappresentanza di chi ci ha scelti come dirigenti. Quindi quando parliamo di politica ci riferiamo alla scienza del governo. In questo contesto c’è il politicante, il quale, normalmente, è fortemente predisposto al compromesso, dice e non dice, è abile nello sfruttare le varie situazioni a proprio vantaggio e abitualmente è incline più al democratismo che alla democrazia. Egli mente sapendo di mentire, non mantiene la parola data, tende a procrastinare l’assunzione di impegni: nel concetto di fare politica non mi ci ritrovo in quanto credo di non essere né furbo, né astuto e tantomeno abile. Credo di non essere mai stato un politicante, con un pizzico di presunzione mi definirei un uomo che sa sfruttare quel minimo di intelligenza che il buon Dio gli ha dato, naturalmente non sono nemmeno una verginella: anche io ho da farmi perdonare diverse cose, ma ho sempre detto quel che penso, cercando di avere rispetto per i miei interlocutori. Di me si sa tutto, sono continuamente monitorato e spesso ben conscio di essere sotto controllo non ho nessuna difficoltà ad esternare il mio pensiero. Lo feci con il grande Renzo NOSTINI – allora ero un giovane Presidente di Comitato Regionale – con DI BLASI e lo faccio con SCARSO. Tutto ciò non significa che sono sempre dalla parte della ragione, tutt’altro, spesso sono in errore ma non ho remore a riconoscerlo e quando do la parola la mantengo, anche a costo di pagare oneri salatissimi. E credetemi il prezzo che ho pagato è stato molto elevato. 
Tutto ciò, però, appartiene al passato ed in quel trascorso ho dato quel che potevo, secondo le mie capacità ed è anche vero che ho attraversato diversi periodi storici, nei quali sono stato un attore protagonista, ma sempre nell’ottica di contribuire al miglioramento del nostro sistema. Con i vari Presidenti federali con cui ho avuto a che fare ho sempre tenuto un comportamento chiaro, senza equivoci tant’è che il Presidentissimo NOSTINI apprezzò molto la mia chiarezza quando egli, Presidente Federale e Presidente Onorario del Consiglio Nazionale del CONI, mi chiese se appoggiassi con il C.R. Lazio la sua ricandidatura o un candidato di sua emanazione: gli risposi, guardandolo negli occhi, che ero favorevole ad un rinnovamento in cui la sua persona o eventuali sue emanazioni non fossero contemplate. Il risultato fu la nascita di una grande amicizia, tanto da essere suo ospite ed accreditato ai Giochi del Mediterraneo del 1997 in Bari. Di DI BLASI e di AUGUGLIARO sono tutt’ora in eccellenti rapporti e ne sono orgoglioso ed anche loro mi riconoscono la correttezza ed il rispetto che ho avuto ed ho tutt’ora nei lori riguardi.
Certo parlare chiaro, esprimendo il proprio pensiero in assoluta libertà, ha un costo e quando sul blog si afferma che non godrei di simpatie, che non sarei credibile è il prezzo da pagare. Però, credo che nessuno possa ritenermi inaffidabile; l’affidabilità è la certezza di un corretto comportamento, che non significa essere sempre nel giusto, bensì avere una linearità di pensiero. La mia linearità sta nella continua ricerca di una libertà che molti sistemi non ti concedono, ivi compreso quello nostro: la nascita di questo blog, permettetemi la presunzione, ne è la prova.
Non additatemi come leader. Non lo sono e non lo sono mai stato: i leader aggregano le masse, io al massimo poche decine di persone. Pertanto, come ho già avuto modo di scrivere, fatevene una ragione: i tempi mutano evolvendo ed in tale contesto c’è una nuova leadership portatrice di novità e nuova linfa dirigenziale, la quale mi vede suo sostenitore, ma nulla di più.
Spero di non avervi annoiato, ma considerato i commenti pubblicati sul blog, alcune precisazioni andavano fatte.
Ezio RINALDI

23 maggio 2019

STATUTO-art.55: il pensiero del Maestro Paolo CUCCU


M° Paolo CUCCU
 Scrivo questo mio intervento sul blog a spiegazione di quanto da me presentato alla recente Assemblea Straordinaria della Federazione. Nel brevissimo tempo concesso per gli interventi, appena un minuto, era impossibile riuscire a dipanare un ragionamento a supporto dell’emendamento, anche solo discutere i contenuti della proposta federale. Abbiamo votato, e tutto è già stato deciso, ma credo fermamente che il compimento di un percorso democratico non possa prescindere dal sentire anche le ragioni “dell’altra parte”. Reputo che parlare di “mia parte” o “tua parte” in un consesso riunitosi esclusivamente per discutere, ed eventualmente modificare, lo statuto che tutti noi dobbiamo seguire e sotto il quale siamo tutti assieme, sia completamente fuori luogo. Magari sarebbe stato opportuno attendere l’Assemblea Elettiva, se proprio si riteneva necessario spaccare il movimento.
Vengo però al punto, anche se la premessa era doverosa, quello riguardante l’articolo 55 dello statuto.
Non ho compreso pienamente le ragioni della cancellazione dal comma 1 delle qualifiche di “Istruttore nazionale” e “Maestro”, sostituite con un generico “Tecnico federale” o titolo validamente riconosciuto. Per prima cosa le due figure altro non sono che tecnici federali, in quanto la federazione stessa si poggia su queste figure per la sua esistenza, ma oltre a questo erano qualifiche professionali chiare e precise, che delineavano altrettanto precise responsabilità e finalità. Solo questi potevano affiliare una società alla federazione, in quanto il titolo di “Istruttore Regionale” equivalente al I° grado, o di “Animatore schermistico” non poteva essere sufficiente. Con la generica dizione riportata sopra si apre, di fatto, la porta a tutti, in quanto anche il semplice “Animatore schermistico”, titolo che fu introdotto per coloro che prestavano la loro opera nei progetti scolastici o nelle palestre per la scherma di base, è un tecnico federale. 
Anche la specificazione di titolo “validamente riconosciuto dalla FIS” lascia qualche perplessità. La prima domanda è quella più ovvia: esistono titoli “non validamente riconosciuti dalla FIS”? Perché una cosa o è riconosciuta o non lo è, questa non è semantica ma forma. E la forma è sostanza. Se la risposta è si, allora quali sarebbero è perché la FIS li riconosce ma non li valida? Seconda domanda: perché questa fretta nell’introdurre la Scuola Magistrale della FIS in sostituzione, e non in affiancamento, a quella dell’Accademia? Conosciamo tutti la sentenza del TAR, e sappiamo tutti che il ricorso al Consiglio di Stato non è una sospensiva della sentenza, che resta valida e attuata fino a eventuale giudizio contrario, quindi nei fatti questo articolo resta “sub judice”, in quanto in caso di giudizio sfavorevole alla Federazione (dio non voglia), ci dovremmo tutti ritrovare per modificarlo nuovamente. A latere vorrei anche ricordare a tutti che non è del tutto corretto affermare che il CONI ha dato ampio mandato alle federazioni di formare i propri tecnici, ma a dato questa possibilità fermo restando quanto previsto dalla relativa federazione internazionale, che rimane comunque un ente superiore alla federazione nazionale. La FIE in questo senso non ha dato disposizioni alle federazioni a se affiliate di formare i propri tecnici, al contrario per esempio della UEFA nei confronti della FIGC. Oltretutto disconoscere l’Accademia, e quindi i suoi titoli, facendo unicamente riferimento al sistema SNAQ, aprirebbe scenari imprevisti, nei quali anche un EPS potrebbe formare tecnici di scherma, gli basterebbe aderire ai principi dello SNAQ, e poi con quale autorità la federazione ne disconoscerebbe la validità? Oltretutto facendolo, cadrebbe nell’errore nel quale già altre federazioni sono cascate, attivando il garante della concorrenza che altro non potrebbe fare che condannare la federazione stessa. Le sentenze le potete facilmente reperire su internet.
Terza domanda: perché cancellare la specificazione di “insegnamento attivo” della scherma? Esiste forse un modo per “insegnare passivamente”? Un tecnico o esercita presso qualche sala, oppure sta a casa a non fare nulla, non capisco quale possa essere la terza via che abbia necessitato questa modifica. Tra l’altro il successivo comma 2 indica chiaramente che un tecnico può essere inserito nella lista tecnica solo quando abbia raggiunto i 6 mesi di attività presso un affiliato, pertanto deve essere in condizione attiva per forza. Oppure si parte dal presupposto che ci siano affiliati disposti a dichiarare il falso?
Resta invece completamente nebuloso il percorso che debbano svolgere questi ipotetici soggetti che desiderino attivare dei propri corsi magistrali e vogliano farli riconoscere e validare dalla FIS. Il nuovo statuto parla chiaro: riconoscimento e validazione sono due cose diverse, che quindi presuppongono anche iter separati. Avendo cancellato la dizione “Enti”, a questo punto si può presumere che qualsiasi pinco pallino domattina, approvato lo statuto, possa avviare una sedicente associazione, federazione, qualsivoglia forma giuridicamente non riconosciuta, nominare al suo interno insegnanti e attribuire titoli di insegnamento alla scherma che fino a ieri avevano meramente titolo onorifico, se non in taluni casi configurarsi come reato, oggi invece pare sarà possibile. E non solo, potranno a pari dignità “regalata” dalla Federazione con la sua “validazione”, affiliare società, praticare attività agonistica, votare alle prossime elezioni. Mi chiedo se tutto questo realmente contribuisca alla diffusione della scherma, alla costituzione della sua reputazione, a alla credibilità del nostro ruolo di tecnici federali.
Sono però certo che non viviamo più nell’Italia di Cavour e Garibaldi, e che la moderna scuola di scherma debba essere al passo dei tempi, ma nei programmi e nei progetti, non semplicemente cancellando con un colpo di spugna il passato. Il termine “Maestro di Scherma” non è solo un titolo, parlando in termini moderni è un “brand”, è qualcosa che ci identifica. Come nel calcio c’è il “Mister”, nella pallacanestro o nella pallavolo c’è il “coach”, noi abbiamo il maestro. Pensiamo anche solo alla differenza tra il sentirsi chiamare da un giovane allievo “Mi scusi Maestro” o invece “Mi scusi Tecnico Federale di III° Livello”. Scusate, ma non mi pare abbia lo stesso fascino e lo stesso effetto. Le tradizioni sono la nostra identità, e se al moderno Maestro sono chieste tante competenze, lo stesso non si sentirà più vecchio e sorpassato solo perché appunto è titolato Maestro.
Alla luce di quanto da me esposto, ovvero la non necessità di modificare i titoli magistrali nella loro nomenclatura, di non avere chiaro l’iter di riconoscimento e validazione di titoli equivalenti, di non avere ancora concluso l’iter legale attivato dalla Federazione in merito all’attribuzione delle competenze tra la stessa e l’Accademia Nazionale di Scherma, reputo prematura la modifica dell’articolo 55 così come proposta dalla Federazione, e sarebbe stato opportuno mantenere l’articolo nella sua forma originaria, in attesa di chiarimenti e sviluppi definitivi. 
Un ultimo pensiero rivolto a chi il 23 maggio, come il prossimo 19 luglio, dalle proprie bacheche di fb o da Instagram, o da qualsiasi social inneggerà alla libertà di pensiero, anelerà un paese senza mafia, a tutti quelli che amano gli aforismi profondi “Io combatto la tua idea, che è diversa dalla mia, ma sono pronto a battermi fino al prezzo della mia vita perché tu, la tua idea, possa esprimerla liberamente”, a tutti loro dico che nel momento i cui vi è stato chiesto che volevate concedere questo diritto, avete votato contro. Quello era il momento di dare seguito a tante belle parole, peccato abbiate perso una importante occasione.
Grazie
Paolo CUCCU

18 maggio 2019

STATUTO FEDERALE ED IL RUOLO DELL'ANS: il pensiero di Michele MAFFEI


Michele MAFFEI
Alla viglia dell’Assemblea straordinaria di Riccione, convocata il 19 maggio p.v. per le modifiche allo Statuto, abbiamo raggiunto telefonicamente, il pluri Campione di scherma Michele MAFFEI, attualmente componente del Consiglio Nazionale del CONI, Presidente A.M.O.V.A. – Associazione Medaglie d’Oro al Valore Atletico, Commissario straordinario della Federazione Italiana Cricket, già Segretario generale della FIS e di altre prestigiose federazioni, al quale abbiano posto alcune domande sulle modifiche statutarie e più in particolare il ruolo dell’Accademia Nazionale di Scherma nell’ambito dello statuto federale.

D. L’Esecutivo federale propone l’assegnazione della prerogativa di formare gli insegnanti di scherma in via esclusiva alla FIS, facendo fuoriuscire di fatto l’Accademia dallo Statuto e disconoscendo i suoi titoli nonché il quadro normativo di riferimento nazionale ed internazionale: quale è il tuo pensiero in proposito?

R. Auspico che nel dibattito assembleare FIS ed ANS trovino un compromesso di reciproca soddisfazione, che consenta di lasciare aperte alcune possibilità per un dialogo e collaborazione costruttivi.

D. Qualora il Governo federale intenda comunque estromettere l’ANS dallo statuto, cosa ritieni sia necessario fare?

R. Attenersi alle leggi e normative disciplinanti la materia. In questo quadro non credo che si voglia agire in divergenza con le leggi in vigore.

Questo, in sintesi, il pensiero del grande campione ed è superfluo aggiungere altro.
Si ringrazia Michele Maffei per la sua disponibilità.
Ezio RINALDI


15 maggio 2019

LO STATUTO E LE PROPOSTE ELABORATE DAL CONSIGLIO: poca chiarezza!

Valentina VEZZALI
L’evento assembleare per le modifiche statutarie è sempre più vicino e la dirigenza federale non lesina sforzi per convincere la base della bontà delle proposte elaborate dal Consiglio ed in tale quadro, indice, convoca e riunisce a piè sospinto società, tecnici ed atleti.
L’ultima riunione, su invito del Presidente del C.R. locale, si è tenuta ad Ancona il giorno 11 maggio c.m. presso il Pala indoor, dove gli attori protagonisti sono stati il V. Presidente Azzi, la consigliera Vezzali ed il consigliere Lauria, i quali hanno tratteggiato le modifiche allo statuto che il Consiglio proporrà all’Assemblea Straordinaria del 19 maggio prossimo.

Dopo i convenevoli di rito, ha preso la parola il V. Presidente Azzi scusandosi con i presenti per non avere con sé i documenti relativi allo statuto, anche perché non sapeva (?!) di questo incontro e che sarebbe andato a memoria. Ha tenuto però a ricordare che la commissione Statuti e regolamenti, alla luce anche dell’ultimo intervento del commissario ad acta, ha ritenuto opportuno una rivisitazione dello statuto per eliminare le ridondanze e di conseguenza ha fatto un lavoro di ripulitura per rimuovere anche piccole variazioni lessicali. Dopo di che, affermando che in seguito sarebbero stati fatti i necessari approfondimenti, ha passato la parola alla Signora Vezzali. La quale ha porto ai presenti i soliti ringraziamenti di rito tenendosi, però, lontana dall’obiettivo dell’incontro, sostenendo che le tematiche oggetto delle variazioni statutarie sono quattro: la formazione; il ruolo del presidente
Paolo AZZI
che viene definito meglio; la quota di genere che viene inserita nello statuto e poi ha chiesto aiuto ad Azzi perché, purtroppo, in quel momento non ricordava quale fosse la quarta tematica. Si è potuto notare un certo imbarazzo e per uscirne è stata lasciata la parola alla platea, la quale con delle domande specifiche è riuscita a far emergere le mezze verità e le molte dimenticanze dei relatori. Tant’è che solo nella più dettagliata discussione si è scoperto che quando la consigliera Vezzali parlava di formazione si riferiva all’annosa vicenda dell’Accademia, che è cosa ben diversa. Solo a questo punto la discussione è stata ampia e dettagliata e ne è venuta fuori l’inopportunità di modificare le “regole del gioco” in pendenza di un giudizio. Il consigliere Lauria a fronte di una sollecitazione circa i nuovi bandi d’esame per tecnici di 2° e 3° livello ha dovuto ammettere che al momento non è possibile indirli, proprio in virtù della sentenza emessa dal TAR Lazio, per la quale la FIS ha inoltrato un ricorso al Consiglio di Stato. Mentre il V. Presidente focalizzava l’attenzione sul riordino delle commissioni e/o su qualche norma obbligatoria prevista dal CONI, minimizzando la questione del raddoppio delle firme per il sostegno alla candidatura per la carica di Presidente FIS, gli astanti hanno incalzato i relatori sulle motivazioni a supporto delle modifiche statutarie. Per farla breve, si è avuta la sensazione di un quadro deprimente che ha evidenziato almeno tre importanti inadeguatezze:
Improvvisazione;
Insufficienza nel dare risposte su temi precisi;
Informativa nebbiosa ed affatto esaustiva sulle vere giustificazioni delle modifiche.
Purtroppo, in un franco contraddittorio ed in presenza di astanti non abituati a fare solo “le belle statuine” ma che pongono domande ed attendono riscontri, si è osservata la difficoltà di questo consiglio nel dare risposte esaustive.
Salvatore LAURIA
Hanno suscitato più di una perplessità alcune singolari affermazioni fatte dalla Vezzali.
La prima: su sollecitazione di una Maestra di Scherma, che le chiedeva se l'esistenza delle donne in consiglio fosse il minimo previsto dal CONI o se invece il Consiglio Federale avrebbe fatto di più,  ha risposto attestando che la presenza femminile sarebbe stata il minimo previsto e che d’altronde lei era contraria al concetto di “quote rosa”.
L’ex Onorevole, probabilmente aveva dimenticato tutte le interviste rilasciate dove, afferma il contrario, per non parlare addirittura del suo intervento in Parlamento a sostegno delle “quote rosa”.
La seconda: a proposito dell’aumento del numero dei consiglieri, le è stato chiesto se questa unità fosse destinata da statuto alla presenza di un rappresentante del mondo paralimpico, in modo che tutto il movimento potesse partecipare davvero alle decisioni federali. La Vezzali, cercando il consenso del V-Presidente Azzi, ha candidamente affermato che il mondo paralimpico, se vuole esser presente in consiglio, può presentare un candidato che dovrà farsi eleggere.!!??
Questo il resoconto della riunione così come mi è stato riferito da alcune delle persone presenti.
Indipendentemente da quanto emerso in sede di riunione, credo che il Governo federale faccia la sua parte, nel senso che informa e spiega il suo punto di vista. In questo quadro. Così come pubblicato da “Italia scherma” sulla propria pagina facebook e su tutte le piattaforme in cui è presente, anche “Piazza Scherma” vi esorta a partecipare alla riunione indetta per la sera del 18 maggio p.v., presso l’hotel EUR – Viale Faenza 5- Miramare RIMINI 
Ezio RINALDI   

09 maggio 2019

IL NUOVO STATUTO FIS E LA TRUFFA DELLE ETICHETTE.


Dott. Maurizio FUMO - 
Presidente della V^ Sezione penale della Suprema Corte di Cassazione
Ma davvero la burocrazia federale pensa che, modificando “sapientemente” lo statuto FIS, si possa risolvere la querelle con l’Accademia Nazionale si Scherma?
È la questione che dovranno porsi i partecipanti alla prossima assemblea straordinaria della federazione.
Poiché, evidentemente, i “refusi non sostanziali” non bastano più, poiché l’opera di limatura del commissario ad acta non ha toccato i punti essenziali, poiché c’è di mezzo una sentenza del TAR Lazio, non certo favorevole alla visione totalizzante del presidente e del suo entourage, ecco il colpo di genio! L’Accademia viene cancellata dal mondo della scherma e, contemporaneamente, scompaiono le parole (e i titoli?) di maestro e istruttore. D’ora in poi: tecnici di terzo e secondo livello. E però bisognerebbe ricordarsi di quella che la dottrina tedesca ha chiamato Etikettenbetrug. Non è certo cambiando il nome di un prodotto, come di una qualifica o di una professione, che se ne cambia la sostanza.
Ma procediamo con ordine.
L’art. 1 comma 12 dello statuto vigente recita: “L’Accademia Nazionale di Scherma, con sede a Napoli, è membro d’onore della FIS: essa è riconosciuta dalla FIS al fine del rilascio dei diplomi magistrali”. Ora, a parte il fatto che l’Accademia non è riconosciuta dalla FIS, ma dallo Stato e che dallo Stato sono riconosciuti i “diplomi magistrali” (si tratta, evidentemente, di refusi non sostanziali), sta di fatto che (anche) per lo statuto FIS è l’Accademia che diploma gli aspiranti maestri ed istruttori. Almeno fino ad oggi. Ma tale “riconoscimento”, come si evince con chiarezza dalla sentenza del TAR (e come chi scrive ha sostenuto sempre), è ad abundantiam. Infatti il vero fondamento della legittimazione dell’Accademia Nazionale di Scherma è nel R.D. del 1880 (e nelle successive fonti normative), nella consuetudine ultracentenaria (fonte di diritto essa stessa) e, infine, nel piano di riforma delle professioni, varato in applicazione di due direttive comunitarie, recepite da decreti legislativi (così la sentenza TAR Lazio RG 1663/2017, pubblicata 18.2.2019). Per altro gli statuti FIS, antecedenti a quello vigente, affermavano chiaramente che l’Accademia era autorizzata per legge al rilascio del titolo. Poi è iniziata l’opera di erosione che è sapientemente passata attraverso una manipolazione semantica, in base alla quale sarebbe la FIS che “riconosce” l’Accademia.  Ma così - oggettivamente - non è.
Orbene: che qualcuno possa sostenere, come si è letto su qualche blog, che, cancellando l’Accademia dallo statuto, venga a cessare la materia del contendere è, a seconda dei casi, una stupidaggine (se uno ci crede), ovvero un inganno (se lo si vuol far credere ad altri). La “contesa” infatti non è interna all’ordinamento sportivo, ma riguarda - evidentemente - l’ordinamento statale, tanto che, appunto, si è pronunciato un tribunale dello Stato italiano. Dunque, se pure il nuovo art. 10 del proponendo statuto recita: “E’ istituita presso la FIS la scuola magistrale, disciplinata da apposito regolamento, per la formazione e l’abilitazione (sic!) dei tecnici di scherma federali)”, non di meno resta il problema consistente nel fatto che i “tecnici” diplomati nelle precedenti sessioni “abusive” sono essi stessi abusivi (le sessioni sono state annullate dal TAR). Come potrebbero essere “regolari” quelli che dovessero essere licenziati in futuro in base ad una procedura bocciata dal giudice amministrativo? Né maggiore incidenza può avere il “nuovo” art. 52 nel quale l’Accademia Nazionale di Scherma è sostituita da una (per ora solo progettata) scuola magistrale. È uno strano concetto di legalità quello in base al quale, se un giudice, interpretando e applicando una legge, mi dà torto, io cambio la legge per aver ragione. Questo - è vero - è stato fatto, in passato, da un legislatore piuttosto … disinvolto (poi smentito dalla Corte costituzionale), ma il presidente di una federazione, per quanto alta possa essere l’opinione che ha di sé, non è il legislatore e lo statuto di un’associazione di diritto privato (questo sono le federazioni dopo la legge Melandri) non può influire sugli effetti di una sentenza.
E poi chiariamo bene un concetto. Se Tizio, per curare un paziente, deve avere la qualifica (e il titolo) di medico, Caio non potrà compiere la medesima azione (eseguire diagnosi, prescrivere farmaci ecc.) anche se si fa chiamare, non medico, ma …..”guaritore di ammalati”. Si tratterebbe di esercizio abusivo di una professione, cioè di un reato (art. 348 cod. pen.). Infatti ciò che conta, nel diritto penale, è l’effettività della condotta, non l’etichetta che su quella condotta qualcuno appiccica (appunto: Etikettenbetrug!). Si tratta di un principio basilare dell’ordinamento penale, noto anche agli studenti alle prime armi, e che, del resto, si deduce agevolmente da cass. pen. S.U., 11545/2012, nonché dalla risalente cass. pen sez. VI, 8424/1989. D’altronde è giunta notizia che una Procura della repubblica ha iniziato a indagare su alcuni soggetti che, senza valido titolo, si erano autoproclamati maestri di scherma storica ed in tale veste impartivano “lezione”.
Dunque, se pure il nuovo statuto si preoccupa di sostituire puntigliosamente il termine “maestro” con quello di “tecnico di terzo livello” (artt. 1 comma 10, art. 2 comma 2 lettera g, art. 52 comma 1, art. 59 comma 4), la sostanza non cambia. Si tratta, a nostro parere, di “maestri abusivi” perché diplomati da chi non aveva (e non ha) legittimazione a rilasciare il titolo. Non sembra azzardato ipotizzare, a tal punto, una serie di denunzie e di processi (e - chissà - di condanne).
E tutto ciò perché mai? Forse la scherma italiana sta dando cattiva prova di sé? Forse i maestri diplomati dall’Accademia non hanno conseguito ottimi risultati attraverso i loro allievi? Sembrerebbe proprio di no! E allora è evidente che il proposito di espropriare l’Accademia che, da 139 anni svolge egregiamente il suo compito, risponde solo e semplicemente a un disegno egemonico: tutto il potere alla FIS e, per essa, al suo presidente. D’altra parte non se ne fa mistero; basta leggere il comma 5 dell’art. 1: “La FIS …. è la sola organizzazione qualificata a disciplinare l’attività della scherma in Italia”. Il giudice amministrativo, però, ha scritto il contrario.
È ovvio che nel proprio statuto ognuno può scrivere quel che vuole; ma non tutto ciò che un microscopico delirio di onnipotenza può indurre a proclamare risponde (necessariamente) al vero, né ciò che si vuole, per ciò solo, si realizza. La FIE non prevede affatto che le varie federazioni schermistiche nazionali diplomino i loro istruttori. Dunque da dove pretende la FIS di trarre tale legittimazione? Peraltro in presenza di una normativa (e di una tradizione plurisecolare) che assegna ad altri tale compito.
E poi, che fine fanno gli attuali maestri (tra cui lo stesso presidente FIS)? Chi insegnerà, nei primi anni, nella fantomatica scuola magistrale? E ancora: i “vecchi maestri” saranno eleggibili quali rappresentanti dei tecnici? La risposta non può che essere positiva, ma allora dobbiamo ritenere che siano proprio loro (i maestri) i famosi tecnici di terzo livello? E se così è, allora si dà credito all’equazione: tecnici di terzo livello = maestri; dunque, ancora una volta, al di là delle etichette, si sta tentando di aggirare una pronuncia dell’autorità giudiziaria.
Nel 2018 l’art. 348 cod. pen. è stato significativamente modificato (dall’art. 12 della legge n. 3) con la previsione della punibilità, oltre che di colui che esercita abusivamente una professione, anche del professionista (maestro, nel nostro caso) che lo ha determinato a commettere il reato, nonché di chi ha “diretto” (così testualmente la norma) l’attività delle persone che sono concorse nel reato. Va da sé, poi, che sarà punibile, a titolo di concorso, chiunque abbia, con la sua condotta, istigato … l’abusivista o gli abbia consentito di operare.
Insomma, pur di realizzare (nel suo piccolo mondo) il disegno del re sole (l’escrime c’est moi, potremmo dire che vorrebbe poter dire), il presidente FIS, audito dalla Commissione Cultura della  Camera dei Deputati, dopo una dotta citazione relativa alle gesta di Totò e Peppino (ben pochi avevano volato così alto innanzi a quel Consesso), ha pensato bene di tacere sugli sviluppi giudiziari cui si è fatto sopra abbondantemente cenno, ed ha chiesto “più certezze” per gli istruttori sportivi, vale a dire la possibilità che essi siano “prodotti” dalle relative federazioni (e dalla “sua” in particolare, come è ovvio). Chi lo ascoltava, naturalmente, nulla poteva sapere del complesso quadro normativo che regola la materia, della controversia in atto, della sentenza del TAR. Dunque: una incompleta rappresentazione della realtà è stata fornita ad un Organo parlamentare; su tali basi è stato chiesto un intervento “risanatore”, quasi che “lo stato di incertezza” (e il danno per gli utenti) non fossero stati cagionati dalla stessa FIS e dalla sua condotta giudiziariamente dichiarata contra legem.
Ognuno giudichi come credere questo modo di procedere, ma forse, e al di là del caso contingente, bisognerebbe cominciare a chiedersi se non sia opportuno, dopo tanti anni, che si proceda, finalmente, al cambio della guardia. Se il potere logora chi non lo ha, è il caso di riconoscere che siamo tutti abbastanza logorati da questa gestione ultra verticistica che, se prorogata, si estenderebbe per un lasso di tempo davvero abnorme; e sarà pure un caso, ma si tratterebbe di un ventennio scarso.
Maurizio FUMO
Magistrato dal 1977. Pretore a Torino, Giudice a latere del Tribunale Penale a Napoli, Giudice Istruttore a Napoli, Direttore degli Uffici Lavoro Penitenziario e Beni e Servizi presso DAP del Ministero della Giustizia (dal 1987 al 1990), Sostituto Procuratore presso la Direzione Distrettuale Antimafia Procura di Napoli (e negli ultimi 6 mesi coordinatore del settore), Magistrato di Appello addetto all'Ufficio del Massimario e del ruolo della Suprema Corte di Cassazione, Consigliere della Suprema Corte di Cassazione (dal 2002) e componente delle Sezioni Unite Penali (dal 2011). Presidente della commissione giudicatrice del concorso per l’accesso in magistrature nel 2008; Componente del Consiglio direttivo della Scuola di specializzazione per le professioni legali presso Università LUISS Guido Carli - Roma (incarico in essere); Docente per: il CSM; la Scuola Superiore della Magistratura; l’Istituto Superiore di Studi Penitenziari del Ministero della Giustizia; dell'Ordine degli Avvocati di Roma; la Facoltà di giurisprudenza dell'Università Federico II di Napoli. Ha collaborato con le riviste giuridiche: Archivio penale; Rassegna Penitenziaria e Criminologica; Critica del diritto; Rivista di Polizia; L'indice penale; Diritto & Giustizia; Rivista Giuridica IPSOA; Diritto e Formazione; Golem Informazione; "Critica Liberale". Autore di diverse monografie giuridiche tra le quali: Delazione collaborativa, pentimento e trattamento sanzionatorio, Napoli; La diffamazione mediatica, Torino 2012; La condotta nei reati informatici, nell'ambito della pubblicazione "Il sistema penale alla prova del cyber- spazio" Archivio penale 2013; Il ricorso per cassazione: procedimento e giudizio, in "Procedura penale- Teoria e pratica del processo", Torino 2015.

08 maggio 2019

COMUNICATO STAMPA DEL C.S. TORINO

Il Presidente del Club Scherma Torino ed il Consiglio Direttivo, preso atto dell’ordinanza del TAR Piemonte 8 maggio 2019,n.171,che accoglie il ricorso per la sospensiva della deliberazione della Giunta Comunale di Torino che dichiarava la decadenza della concessione di  Villa Glicini al Club Scherma Torino , esprimono  il profondo ringraziamento ai legali del Club per l’attività svolta con successo . 
Un particolare ringraziamento a tutti i soci, agli atleti, agli “Amici del Club” delle attività collaterali ed al gestore del ristorante/bar che hanno fatto quadrato con il consiglio direttivo. Un grazie a chi all’interno della dirigenza ha avuto intuizioni felici e costruttive.
In questi mesi di elevata tensione e sconcerto per l’aggressione subita dal Club, senza che ci fossero condizioni oggettive, abbiamo accolto con commozione lo straripante fiume di manifestazioni di solidarietà e di sostegno pervenute da tutta Italia e dall’estero. Le oltre 11.000 firme a sostegno del nostro centenario sodalizio hanno certificato il valore sociale del Club Scherma Torino. Non credevamo di essere tanto amati.
Un sentito ringraziamento a tutti i giornalisti che hanno seguito con discrezione e professionalità questa singolare vicenda.
Un ringraziamento anche al Presidente della FIS. M° Giorgio Scarso, ed alla stessa Sindaca che ha manifestato la disponibilità a trovare una soluzione per il futuro di Villa Glicini auspicando un accordo fra il Club Scherma Torino e la Città. 
In questo spirito verrà istituito un gruppo di lavoro per concordare con interlocutori sereni, la definizione di una nuova concessione che permetta al Club Scherma Torino di continuare l’attività sociale: sia la scherma che le altre attività sportive.
Si allega al presente comunicato l’ordinanza del TAR Piemonte 8 maggio 2019, n.171.
Il Presidente
Avv. Mario Vecchione





03 maggio 2019

L'ASSEMBLEA STRAORDINARIA E LE FORZE IN CAMPO


Le voci corrono e si rincorrono cosicché si diffondono notizie vere e semi vere, soprattutto quelle relative all’evento assembleare, durante il quale si dovrà dibattere ed approvare le modifiche statutarie.
Sembra che per i sostenitori di Scarso l’evento rappresenti un momento per misurare le forze in campo: le forze, ma per fare cosa? Non sarà una assemblea elettiva e non sarà messa in discussione la stabilità del Governo federale. Ho già avuto modo di spiegare che lo statuto appartiene a tutto il movimento schermistico e dovrebbe essere condiviso in modo universale. E', però, chiaro che ci saranno delle votazioni per l’approvazione delle varie modifiche e queste saranno effettuate con voto palese.
La sensazione, peraltro manifestata da qualche commentatore su questa “Piazza”, è che l’Assemblea avrà uno sviluppo prestabilito poiché il Presidente, con il voto palese, intenderà porre la questione di fiducia, quindi vorrà vedere chi oserà manifestare un pensiero diverso da quello che il Governo federale intenderà far digerire ai delegati. In altre parole chi mai oserà esporsi per proporre modifiche diverse da quelle federali? Sicuramente qualcuno ci sarà ma in un numero tanto esiguo da non rappresentare una minaccia. Pertanto, se qualcuno vorrà mostrare i muscoli faccia pure, non sarà questo appuntamento a determinare i rapporti di forza, ciò avverrà a febbraio 2021 (così sembra abbia stabilito Scarso). Vale la pena rammentare che per quella data tante cose potranno cambiare, soprattutto il corpo elettorale con i grandi elettori, che certamente non sarà quello di oggi; le vicende legali con le azioni in corso d’opera; Il verdetto del Consiglio di Stato ed infine anche quello del Collegio di Garanzia del CONI.
Al di là delle vicissitudini giudiziarie, l’Assemblea elettiva si svolgerà con il voto segreto, conseguentemente solo in quella circostanza si potranno misurare i rapporti di forza. In primo luogo con l’elezione dei grandi elettori e successivamente con i supporti alle candidature dei competitor alla presidenza.
Oggi ciò che preme al Presidente è far approvare tutto il suo pacchetto di modifiche, quindi viaggia continuamente per le regioni italiane, a spese della comunità, per persuadere sulla valenza di quanto proposto con gli emendamenti allo statuto. Chiunque abbia voglia di presentare delle variazioni, con ulteriori integrazioni o cambiamenti, non ha la stessa possibilità di interloquire con l’elettorato. Se lo vuole fare deve mettere mano al proprio portafoglio oppure affidarsi alle e-mail, con tutti i limiti che una comunicazione scritta ha rispetto a quella orale e diretta. Quindi di cosa parliamo? E’, come dire, comodo giocare approfittando di una posizione predominante. Ma tant’è questa è la realtà.
Se il Presidente vorrà realmente misurare le forze in campo, cosa deplorevole in questa circostanza, chieda egli il voto segreto per le modifiche statutarie, soprattutto su argomenti riguardanti l’Accademia Nazionale di Scherma o i supporti alle candidature. Quindi non su tutte le modifiche bensì su alcuni specifici argomenti. 
Sono fermamente convinto, conoscendolo, che non lo farà mai ed allora che senso ha voler misurare le forze in campo?
Quello che mi sento di dire è di leggere attentamente lo Statuto in modo tale da comprenderne con pienezza le modifiche proposte: leggerlo e commentarlo nella forma e nella sostanza.
Spero, soprattutto auspico, che prevalga il buon senso e che tutto si svolga con un contraddittorio che rispetti le posizioni dei vari interventi.
Purtroppo ho il presentimento che non sarà così, poichè, il comportamto con il quale, talune persone asservite ad altre, intendono dissuadere chi vorrebbe il cambiamento, è di una tristezza più unica che rara, connaturata in personaggi dall’infimo spessore morale ed etico. Ecco, il Presidente si preoccupi di costoro e non di chi lecitamente, ma non propenso a farlo, potrebbe aspirare ad un ritorno a cariche elettive. Per essere chiari, ancora una volta e sempre che ve ne sia bisogno, un ritorno al passato non potrà mai esserci, casomai un ritorno al futuro e con gente nuova!
Ezio RINALDI

01 maggio 2019

IL DIRITTO DI CRITICA


Nei vari commenti agli articoli pubblicati sulla “piazza” sovente si contesta il fatto che le opinioni espresse siano di parte e, a detta anche del Presidente federale, sono intrise di acredine e maldicenze definendo con tali espressioni la “Piazza” come un luogo virtuale ricettacolo di malignità ed offese gratuite. Ritengo che tali rispettabili opinioni non rispondano al vero e per dimostrarlo ho fatto una ricerca sul “diritto di critica” e francamente ne è venuto fuori un quadro assai esaustivo che pone il blog in una posizione assolutamente legittima. Quindi, di seguito potete leggere alcuni appunti, molto sintetici, sul predetto diritto che, non ho difficoltà ad ammettere, non è tutta farina del mio sacco, avendo preso spunti da WikipediA, la quale, sul tema, fa riferimento alla costituzione italiana ed a sentenze varie della Corte di Cassazione.  
Il diritto di critica si concretizza nell’espressione di un giudizio o di un'opinione che, come tale, non può essere rigorosamente obiettivo.
Esso si concretizza nella manifestazione di opinioni che non possono oltrepassare limiti ben precisi costituiti dal rispetto della verità e dell'interesse pubblico.
La critica verso un determinato avvenimento per il quale si esprime la propria opinione deve stimolare l'interesse pubblico alla conoscenza delle varie teorie a favore o contrarie ad esse. Questo vuol dire che non si può giudicare o rendere pubblica una notizia che riguardi i fatti privati di perfetti sconosciuti. Se la critica deve generare una reazione da parte del suo pubblico (che sia positiva o negativa), allora deve toccare avvenimenti dei quali la comunità può sentirsi partecipe, per i quali sia incuriosita e stimolata a dover dire la sua. È su questo che trova il suo fondamento il diritto di critica. Detto limite all'esercizio del diritto resta, quindi, travalicato quando l'agente trascenda ad attacchi personali, volti a colpire sul piano individuale il bersaglio della critica, senza alcuna finalità di pubblico interesse ma all'unico scopo di aggredire la sfera morale o professionale altrui.
Il diritto di cronaca e il diritto di critica, espressione entrambi della libera manifestazione del pensiero costituzionalmente tutelata, presentano differenze che si riflettono sui limiti della scriminante.
Il diritto di cronaca si concretizza nell'esposizione di fatti che presentano interesse per la generalità, allo scopo di informare i lettori. Il diritto di critica, diversamente, consiste nell'apprezzamento e nella valutazione di fatti, nell'espressione di un consenso o di un dissenso rispetto ad una certa analisi. Erroneamente si accosta la cronaca alla critica, ma sono due diritti ben diversi. La critica, essendo soggettiva, non è mirata alla pura e semplice informazione, l'oggetto critica può essere molto più vario, potendo anche riferirsi a un comportamento, a una tendenza e non ha un fatto determinato. La descrizione di un avvenimento deve essere ben distinta dai commenti, pensieri e giudizi che questo fatto può provocare. Un corretto esercizio di questo diritto offre alla parte offesa di poter controbattere. Inoltre dall'autore di una critica non si può pretendere la stessa imparzialità richiesta a chi trasmette un'informazione.
Poiché il diritto di critica potrebbe legittimare una manifestazione di pensiero su fatti privati di persone notoriamente conosciute, star del cinema, della tv, dello sport ecc.. (questo rende valido il requisito di interesse pubblico del diritto di critica), non deve sfociare nella diffamazione della persona in questione. La diffamazione infatti è considerata dalla Giurisprudenza un reato sanzionabile con pene sia civili che penali. Inoltre il diritto di critica deve attenersi ai limiti di privacy che tutelano la riservatezza di ogni cittadino (famoso o meno): per questo non si possono giudicare e rendere pubblici comportamenti di persone note (anche se li si ritiene sbagliati e criticabili) senza che prima questi siano divenuti oggetto di cronaca. 
Attraverso la critica sportiva la collettività schermistica esercita il potere della sovranità che gli assegna lo Statuto: è la Base che decide come governare ed i dirigenti ne sono la sua espressione. Grazie alla critica sportiva si stimola il dibattito democratico tra i tesserati. Non essendo sempre basata su fatti assolutamente certi le argomentazioni devono essere fondate sulla razionalità; altrimenti si cade nell'insulto gratuito che accade quando le esposizioni non hanno possibilità di essere replicati su basi razionali. Il diritto di critica, infatti, non legittima espressioni lesive della dignità personale e professionale, altrimenti si cade nella diffamazione.
La critica deve pur sempre riferirsi ad un determinato evento, sia esso artistico, sociopolitico, storico, culturale, letterario o religioso, ma, per sua stessa natura, consiste nella rappresentazione, per l'appunto critica, di quello stesso fatto e, dunque, nella sua elaborazione. Ed il giudizio, che per definizione la sostanzia, non può essere rigorosamente obiettivo ed imparziale, in quanto è ineludibile espressione del retroterra culturale e formativo di chi lo formula.
Come avrete certamente rilevato, sulla “Piazza” vengono pubblicati articoli a firma, per il maggior numero, dello scrivente, quindi è plausibile affermare che possano essere di parte, ma il forum che ne consegue smentisce tale asserzione, poiché i frequentatori possono confutare quanto in essi riportato con le loro esposizioni e disamine.
Credo ci sia poco da aggiungere se non che a breve sarà pubblicato un articolo, con tutte le considerazioni dell’autore, circa le modifiche statutarie elaborate dal Governo Federale e dagli affiliati.
Ezio RINALDI