28 dicembre 2017

CHI E' RINALDI?


Sulla mia persona si sono dette tante cose, alcune vere altre false e strumentali: è arrivato il momento di fare un po’ di chiarezza.
Quello che sta per finire è  il 33° anno di dirigenza nell’ambito della scherma e volendo raccontarli tutti vi annoierei, anche se sono stati anni di intensa attività.
Diverse volte sono stato identificato come colui che riesce a restare a galla a dispetto di tutto e di tutti, in altre parole sarei riuscito a cavalcare le onde migliori. Ebbene sono stato e sono un uomo intellettualmente libero e come tale quando non condividevo, ed ancora oggi quando non condivido, prendo strade diverse da quelle nelle quali inizialmente mi ero avviato.
Quando mi affacciai per la prima volta sui social, allora schermanet e poi ancora schermaonline venni duramente attaccato: in quelle occasioni a criticarmi furono i miei colleghi del Consiglio, i quali non gradirono il fatto che potessi avere un contatto con la base, anche quando questa dialogava con me con un nickname. Non mi nascosi allora e non l’ho mai fatto dopo, assumendomi sempre le mie responsabilità. Successivamente fui accusato di fare politica con concetti ormai vetusti ed anche l’attuale Presidente, in più di una circostanza, ebbe ad esprimere tale concetto, con ciò cercando, e riuscendovi anche, di farmi passare come un personaggio ormai superato. Francamente quel che pensava il Presidente con la sua corte, non mi interessava allora e non mi interessa oggi, soprattutto perché il tempo ha dimostrato la falsità di quei pensieri. Vorrei, però, esprimere la mia opinione sul fare politica e cosa è la politica.
Fare politica vuol dire essere abili, furbi, astuti e non trovo tra gli aggettivi che definiscono fare politica l’intelligenza; per quanto riguarda la politica la definizione si traduce in scienza del governo. Poi c’è il politicante, il quale, normalmente, è fortemente predisposto al compromesso, dice e non dice, è abile nello sfruttare le varie situazioni a proprio vantaggio e abitualmente è incline più al democratismo che alla democrazia. Egli mente sapendo di mentire, non mantiene la parola data, tende a procrastinare l’assunzione di impegni.
Nel concetto di fare politica non mi ci ritrovo in quanto non sono né furbo né astuto e tantomeno abile, con un pizzico di presunzione mi definirei un uomo che sa sfruttare quel minimo di intelligenza che il buon Dio gli ha dato, naturalmente non sono nemmeno una verginella: anche io avrei da farmi perdonare diverse cose, ma ho sempre detto quel che penso: certo utilizzando una terminologia che non fosse offensiva, quindi avendo rispetto per le persone che ho avuto ed ho di fronte.
Di me si sa tutto, sono continuamente monitorato e pur ben consapevole di essere sotto controllo non ho avuto difficoltà ad esternare il mio pensiero. Lo feci con il grande Renzo NOSTINI – allora ero un giovane Presidente di Comitato Regionale – con DI BLASI e l’ho fatto con SCARSO. Tutto ciò non significa che sono sempre stato dalla parte della ragione, tutt’altro, spesso ho sbagliato ma non ho avuto e non ho remore a riconoscere l’errore e quando do la parola la mantengo, anche a costo di pagare oneri salatissimi.
Spesso, sono stato indicato, ma credo di esserlo tuttora nonostante non sia un tesserato FIS, come il nemico da abbattere e quindi strumentalizzato a fini politici: ho saputo accettare tutto questo con grande serenità.
Ho un solo rammarico, non essere riuscito a dare tanto quanto ho avuto.
Di recente un Consigliere federale, con il quale non ho mai avuto alcuna frequentazione se non, in qualche circostanza, quella istituzionale, nel conversare con altro tesserato FIS e sollecitato a prendere le distanze dall’attuale vertice federale, in modo sprezzante e direi offensivo, così si è espresso: “Capisco, ma l’alternativa è passare dalla parte di RINALDI e non ci penso proprio”. Che dire? Questo soggetto è, evidentemente, animato da un pregiudizio che non trova alcuna giustificazione. Però la sua affermazione mi ha dato modo riprendere un pensiero espresso qualche tempo fa e che voglio di seguito riproporre.
In quei giorni venni definito quasi un faccendiere, espressione assai forte fatta circolare ad arte al fine di screditarmi agli occhi del mondo schermistico.
Quel termine, ‘faccendiere’, mi aveva lasciato molto perplesso in effetti, perché di norma viene usato con un significato negativo e di sicuro poco edificante, per indicare personaggi che tramano, inciuciano, trafficano spesso nell’ombra, col fine esclusivo di ottenere benefici personali.
Il ‘faccendiere’, insomma, è un soggetto che compie affari, condotte, o manovre all'occorrenza nascoste e illegali. E’ un procacciatore d'affari e un mediatore senza scrupoli.
Nel moderno linguaggio giornalistico per ‘faccendiere’ si intende una persona che compie affari perlopiù illeciti per conto di uno o più imprenditori privati con la pubblica amministrazione: per esempio affari di corruzione, insider trading, aggiotaggio o a vantaggio di un gruppo di pressione. Insomma, nei miei confronti cominciava a concretizzarsi un giudizio che rimanda a un modo di essere e di agire poco trasparente e molto mirato ad interessi personali.
Prendendo in prestito la famosa esclamazione di un ex Presidente della Repubblica, io dissi “Non ci sto”.
Non ci sto perché sfido chiunque ad affermare che io abbia mai tratto un profitto economico dalle attività che ho svolto al servizio della scherma italiana.
Non ci sto perché dalla mia attività di dirigente schermistico ho ricevuto più danni che benefici, sia direttamente che indirettamente.
Non ci sto perché tutto ciò che ho fatto l’ho sempre fatto alla luce del sole, assumendomene piena responsabilità.
Non ci sto perché sono uno dei pochissimi, nel passato prossimo e remoto della FIS, ad aver avuto la capacità di dimettersi alla vigilia di un’Olimpiade, appena preso atto dell’impossibilità di adempiere in modo costruttivo al proprio mandato elettorale.
Non ci sto, perché sono l’unico ad avere espresso pubblicamente e con grande chiarezza la propria intenzione di attivare e animare un dibattito politico del tutto trasparente, proprio per non dare l’idea di tramare ed agire nell’ombra.
Chi volle, e forse ci prova ancora, dare di me un’idea fosca o truffaldina, solo perché la passione connessa al mio impegno politico mi porta da anni e anni a dialogare con tantissime persone, sforzandomi sempre di trovare con esse un punto d’accordo, si sbaglia di grosso. Il mio unico obiettivo è quello di fare il bene della nostra amata scherma.
Infine, a quel Consigliere che ha avuto espressioni ingiustificatamente e strumentalmente negative nei miei confronti auguro un 2018 all’altezza della sua bassezza.
Ad maiora
Ezio RINALDI

22 dicembre 2017

LIMITE AL RINNOVO DELLE CARICHE ELETTIVE


Il Senato ha approvato oggi invia definitiva il testo del D.D.L. in materia di limiti al rinnovo dei mandati degli organi del Comitato olimpico nazionale italiano (CONI) e delle federazioni sportive nazionali, e al decreto legislativo 27 febbraio 2017, n. 43, in materia di limiti al rinnovo delle cariche nel Comitato italiano paralimpico (CIP), nelle federazioni sportive paralimpiche, nelle discipline sportive paralimpiche e negli enti di promozione sportiva paralimpica.
Su questo blog si è già parlato dei contenuti di questa riforma e se ne parlerà di nuovo nei giorni a venire. Oggi voglio soltanto informare di questa importante novità attraverso le parole pronunciate in aula dall’On. Ranucci primo firmatario del disegno di legge al momento della dichiarazione di voto: “Dopo circa dieci anni, finalmente vedrà la luce il disegno di legge in esame, che fu presentato per la prima volta da me nel 2008: molto più di due mandati nel CONI. I mandati che avevo proposto erano due e non tre, ma nella politica c'è anche l'arte della mediazione. Quindi, voglio esprimere tutta la mia soddisfazione per il fatto che finalmente si concluda l'iter di questo disegno di legge e ricordare che esso contiene non soltanto il limite ai mandati del CONI, ma anche altre due previsioni che ritengo molto importanti per lo sport italiano: il limite delle cinque deleghe che possono essere rappresentate in Assemblea e, soprattutto, il fatto che il limite dei mandati vale anche per gli enti territoriali. In tali enti ci sono stati dei "condizionatori" dello sport, e lo sa bene il presidente Sibilia, che è stato l'unico che è riuscito a commissariare la sua federazione, nel suo territorio, per un "ras" che era lì da quarant'anni.
Credo dunque che il disegno di legge in esame porti avanti, finalmente, anche uno sport più moderno”.
Ezio RINALDI

AUGURI



A TUTTI I FREQUENTATORI DELLA "PIAZZA" ED AI LORO CARI







11 dicembre 2017

GIUSTIZIA E POLTRONE


Nelle settimane scorse sono stati pubblicati diversi provvedimenti degli organi di giustizia sportiva: sei hanno riguardato episodi avvenuti durante la prova giovani di Ravenna e uno è la decisione d’appello del caso già trattato dal blog nel post INTEGRAZIONI E PROVVEDIMENTI DISCIPLINARI.
Dei primi sei sappiamo molto poco dato che il Giudice sportivo raramente narra i fatti su cui è chiamato ad esprimersi, ma, almeno per uno soccorrono i social. La decisione n. 21/17 ha infatti riguardato il caso di una spadista che ha calciato una bottiglietta d’acqua addosso al maestro avversario, e siccome, per come narrato nella decisione, l’atleta ha porto le proprie scuse al maestro, non possiamo che dedurne che si è trattato di un gesto volontario.

La questione affrontata dalla Corte sportiva d’appello, invece, è sufficientemente nota, e dunque posso dare per scontata la conoscenza dei fatti da parte dei lettori e passare direttamente all’esame della decisione, che ha ridotto la sanzione della squalifica a sessanta giorni in luogo dei novanta comminati dal Giudice sportivo.
Secondo la Corte, la condotta del tecnico squalificato non si sarebbe limitata ad un’ingiuria, ma ad una vera e propria aggressione fisica, così come sarebbe emerso in modo irrefutabile al termine dell’istruttoria.
Non sono un tecnico, e quindi il mio esame non potrà coinvolgere le questioni tecniche che, per quanto ne so, potrebbero essere sottoposte all'esame del TAR, il quale se riterrà che la sanzione sia illegittima, potrà condannare la Federazione al risarcimento dei danni. Ma credo che non sia necessario avere cognizioni tecniche per rendersi conto che si tratta di una decisione piena di contraddizioni e di errori.
Leggendo le deposizioni dei testimoni mi sembra abbastanza chiaro che tutti e tre si siano contradetti tra loro, e che nessuno di loro abbia mai affermato che vi sia stata alcuna aggressione fisica, per cui mi sembra assolutamente insensata la scelta della Corte di ritenere “vera” una delle tre testimonianze (peraltro di un minorenne) e ritenere provata l’aggressione. In qualunque giudizio, forse persino in un regime dittatoriale o ai tempi dell’inquisizione spagnola, se i testimoni si contraddicono non si può ritenere raggiunta la prova e, men che mai, l’incamminarsi verso qualcuno potrebbe essere spacciato per aggressione fisica.
Persino nella FIS, il Tribunale federale ha detto che è necessario che gli indizi siano quanto meno concordanti tra loro per ritenere provato un fatto, ma evidentemente la giustizia sportiva propriamente detta, segue regole particolarissime che non hanno precedenti in nessun altro tipo di giurisdizione, neppure nella stessa giustizia federale non “sportiva”.
Ma la Corte, infatti, ha avuto l’accortezza di sottolineare che la giustizia sportiva non è legata ad alcun tipo di formalismo, potendo i giudici, in pratica, fare ciò che ritengono più opportuno, mentre sono i tesserati e soprattutto gli accusati coloro da cui i giudici federali pretendono il rigoroso rispetto delle forme; tanto che, più volte, la Corte ha sentito la necessità di sottolineare che alcune richieste dell’accusato non erano state espresse in modo formale per cui non potevano essere tenute in considerazione.
Sempre nello stesso spirito di “autonomia” la Corte ha affermato che le categorie del diritto penale non possono essere applicate alla giustizia sportiva, salvo poi richiamarle per motivare alcune scelte. E in questo altalenare di giudizio, almeno per quel che sembra a me, l’unico criterio è stato quello del minor vantaggio per la posizione dell’accusato.
Sarà proprio che non sono un tecnico e quindi non ho gli strumenti per seguire i sentieri del ragionamento dei giuristi, ma, da profano, a me sembra che questi sentieri siano piuttosto tortuosi e pieni di insidie.
Non è mai chiaro, leggendo le decisioni pubblicate sul sito federale, perché la giustizia sportiva non riesca a trovare una strada maestra ben asfaltata sulla quale fare camminare nello stesso modo e con gli stessi mezzi tutti i tesserati e gli affiliati.
Perché, mi chiedo io, calciare una bottiglietta d’acqua contro il maestro avversario merita un solo giorno di squalifica e dirigersi verso l’accompagnatore non tesserato che ha insultato il proprio allievo con disabilità psicologica è un’aggressione che richiede 90/60 giorni di squalifica?
Perché uno stesso fatto (quello oggetto della decisione n.  7/13 del Giudice sportivo e della decisione del 17 febbraio 2014 del Giudice Unico) riceve due qualificazioni diametralmente opposte, e in una l’aggressore appare aggredito e nell’altra l’esatto contrario?
Forse la migliore risposta la fornisce proprio la Corte laddove rammenta come “ogni propria decisione sia coerente ed uniformata al precetto sostanziale e processuale di talché l’”invito” del difensore del reclamante, si palesa del tutto gratuito ed inopportuno”, cioè ci dice che ogni decisione è un caso a sé, ed è in sé perfetta e non può essere né criticata o raffrontata con altre perché promana dalla giustizia sportiva a cui vanno piegati e sottomessi pure i principi costituzionali richiamati dal CONI.
Un’equazione perfetta quella espressa dalla Corte sportiva: il giudice interpreta la legge, quindi ogni sua decisione non può che essere coerente con la legge, e dunque non può essere criticata o considerata in contraddizione con le altre, perché tutte promanano dal giudice che interpreta la legge e dunque sono ineccepibili.
E quindi, alla fine, pure un “ignorante” come me è riuscito a trovare il bandolo della matassa: quello che capiamo noi delle “leggi federali” non ha nessuna importanza perché vale solo quello che ne pensa la giustizia sportiva in quel particolare momento.
Così, allo stesso modo, non ha nessuna importanza per i giudici federali che l’art. 35, comma 3 lett. C., dello Statuto federale dica che i componenti degli Organi di Giustizia non devono avere rapporti di lavoro subordinato o continuativi di consulenza o di prestazione d’opera retribuita, ovvero altri rapporti di natura patrimoniale o associativa che ne compromettano l’indipendenza con la Federazione o con i tesserati, gli affiliati e gli atri soggetti sottoposti alla sua giurisdizione. O che l’art. 60, comma 4 dello Statuto federale dica che le cariche … di componente … degli Organi di Giustizia …. sono incompatibili con qualsiasi altra carica federale e sociale nell’ambito della FIS. Se un componente degli Organi di giustizia si dovesse trovare per caso in una situazione che lo Statuto definisce di incompatibilità e perciò vietata, in ogni caso la decisione da lui assunta sarebbe perfetta perché coerente ed uniformata al precetto sostanziale e processuale.
E sarà stato dunque per questo motivo che uno dei giudici del collegio che ha emesso la decisione n. 3/17 orgogliosamente comunica sul sito internet della propria associazione schermistica di essere componente della Corte sportiva d’appello, nonché Tecnico e Presidente della stessa associazione e di avere rapporti di collaborazione quale docente con diverse Realtà regionali e non; e che un giornale locale abbia ritenuto che la nomina a membro della Corte sportiva d’appello fosse un prestigioso riconoscimento per l’associazione per cui gareggia un altro dei giudici del collegio.
Ormai lo abbiamo capito, questi inutili formalismi non valgono per la giustizia sportiva. Ma ce ne faremo una ragione?
Certo che NO!
Noi continuiamo a sognare una federazione dove ogni decisione non formi un caso a sé ma sia coerente con le altre e, soprattutto, con lo Statuto e con i Regolamenti, e continueremo a lavorare per questo con l’aiuto degli amici vecchi e nuovi (molti ed inattesi) fino a quando non lo avremo ottenuto.
Per conto mio, invito da subito questi giudici a dimettersi. Solo così darebbero certezza di una posizione equidistante da tutte le parti in causa, ovvero dalla FIS, dagli Affiliati, dai tesserati dai Tecnici  e dagli arbitri. La posizione di alcuni di loro è inequivocabilmente e palesemente incompatibile con il ruolo ricoperto nel club di appartenenza, conseguentemente non possono garantire quella terzietà che un Giudice deve avere. Chi li ha nominati? Certamente non la base, pertanto quale fiducia riporre in tale Organismo?
E non è solo questo uno dei malesseri federali, sembra infatti che nelle terre del sud stia per scoppiare una bomba la cui deflagrazione farebbe diverse illustri vittime: staremo a vedere. Farò le opportune verifiche, assumerò informazioni certe ed incontestabili e, cari lettori, vi terrò informati.



Credo che la corsa alla conservazione della poltrona sia lo sport preferito, se volete l’attività
primaria, di ogni federazione. Infatti, certamente non vi sarà sfuggito, la legge sul riordino del CONI ha avuto una imprevista ed inimmaginabile frenata, tanto da non essere stata calendarizzata tra i provvedimenti che questo Parlamento dovrà approvare entro fine anno, per cui stando così le cose il Presidente del CONI dovrà lasciare l’incarico al termine di questo mandato.
Pronto l’intervento del Ministro Lotti, il quale ha presentato un emendamento alla legge di bilancio, l’ultimo treno prima dello scioglimento delle Camere, con il quale si cerca di salvare la poltrona di MALAGO’(https://www.ilfattoquotidiano.it/2017/12/11/legge-di-bilancio-la-norma-salva-malago-voluta-da-lotti-e-inammissibile-il-regalo-al-presidente-coni-appeso-a-un-filo/4032147/.
Tale emendamento viene presentato come un elemento necessario al fine di garantire il corretto utilizzo delle risorse che il Governo predispone, nella predetta legge, per la vita dello sport Italiano. In buona sostanza si vorrebbe permettere al massimo dirigente del CONI di ricandidarsi per il terzo mandato, però ciò non sarebbe consentito ai Presidenti federali uscenti alla terza riconferma. E’ chiaro che la cosa abbia suscitato le ire e le proteste di questi ultimi, i quali ambiscono allo stesso trattamento riservato per MALAGO’. Il mio pensiero è che tale emendamento non abbia nulla a che vedere con la legge di bilancio, pertanto non dovrebbe passare, ma se dovesse essere approvato (in politica non do mai nulla per scontato) Scarso, al termine di questo quadriennio, dovrà andare a casa. Vi terrò informati anche su questo argomento.
Ezio RINALDI

06 dicembre 2017

TORINO: Gran Prix FIE di Fioretto

Lo Scorso fine settimana si è disputata a Torino la prova di Gran Prix del fioretto, sia maschile che femminile, giunta alla sua terza edizione. Torino ha però una lunghissima tradizione di gare internazionali, che comincia all’inizio degli anni ’50 con lo storico “Trofeo Martini”, che accompagnerà la gara fino al 1979. Dall’anno successivo ci sarà prima il “Trofeo CRT” e quindi i vari marchi “Lancia”, fino al 2002 quando la gara subirà una sospensione di qualche anno. Si ritorna con la coppa del Mondo, e ancora con il marchio Lancia nel 2008, quando però la gestione dell’evento non sarà più dello storico Club Scherma Torino ma dell’Accademia Marchesa, che organizza adesso la competizione. Unico GP FIE europeo, non solo italiano.
La gara femminile ha visto in pedana tante giovani promesse della scherma italiana, è tra tutte quella che ha sicuramente brillato maggiormente è stata la mestrina Martina Favarato, che a soli 16 anni ha conquistato un posto tra le migliori otto della gara. E considerando che è stato il suo esordio in una gara di Coppa del Mondo Assoluta direi che siamo nel campo dello straordinario. A mia memoria, ad una età così verde ricordo solo fenomeni come la Vaccaroni, la Trillini e la Vezzali riuscire a competere con le seniores a questi livelli. Se la fanciulla, allenata da un grande campione come Mauro Numa, saprà tenere la testa ben montata sulle spalle potrebbe anche ricalcarne le orme, e garantirsi un futuro di successi e medaglie. Altra giovane promessa della scherma azzurra è senz’altro Serena Rossini, classe ’99 anconetana allenata da Giovanna Trillini. Non fosse stato per l’exploit della mestrina la palma di sorpresa del giorno sarebbe stata sicuramente sua, che la gara l’ha terninata soltanto un turno prima, quello del tabellone da 16. Da anni la ragazza è ai vertici della categoria U20, questo risultato potrebbe essere il suo primo passo importante per scalare anche la categoria assoluta. Detto delle giovani promesse, giusto anche ricordare che davanti a loro hanno comunque la corazzata che da cinque lustri si è accaparrata il copyright di “Dream Team del fioretto”, e pare non abbia nessuna intenzione di appaltarlo ad altre. Se la gara è stata vinta dalla fuoriclasse russa Deriglazova, a circondarla sul podio c’erano tre italiane: la solita Volpi, la solita Errigo e la brava De Costanzo, quest’ultima a dimostrare che in casa nostra se qualcuna toppa la singola gara c’è sempre un’altra pronta a raccogliere la bandiera e portarla in alto.
Detto delle atlete giusto dire anche qualcosa dei maestri. Ora che è ufficiale si può tranquillamente dire: ne abbiamo perso un altro. Questa gara è stato l’esordio di Matteo Zennaro quale maestro della federazione canadese per il fioretto femminile, e dal 3 gennaio sarà presso la Ohio State University ad insegnare scherma agli americani. E non pare sarà l’unico, voci di parterre, non confermate dai diretti interessati per cui evito di fare nomi, danno come prossimi partenti altri due tecnici di pari livello. Io ho provato a fare il ficcanaso e chiedere conferma ai diretti interessati, loro naturalmente hanno seccamente negato….ma hanno anche chiesto di non dire nulla….chi vuole capire, ha capito. Se poi consideriamo che alla gara c’erano Lorenzo Nini quale tecnico della squadra austriaca, Andrea Magro per il Kuwait, Massimo Omeri con il Qatar, Giovanni Bortolaso con le tedesche e almeno altri due che lavorano con altre federazioni, il prossimo anno c’è il serio rischio che a fondo pedana si parli quasi solo italiano. E ancora ci si domanda come mai da qualche tempo vincano anche le altre…..
Domenica è stata la volta del fioretto maschile. Dalle qualificazioni di venerdì sono usciti dei nomi di giovanissimi atleti che hanno già dimostrato una certa dimestichezza con la scherma dei grandi, altri invece non hanno superato lo scoglio delle qualificazioni. Al contrario delle ragazze, qui è parso che qualcuno non fosse ancora pronto per il salto di categoria, soprattutto chi quel salto lo ha dovuto fare doppio, passando da una scarsa esperienza internazionale accumulata nella categoria U20 da cadetto, ad una gara che richiederebbe ben altro approccio, e in un paio di casi anche ben altro fisico. Un bravo se lo merita il lungagnone jesino Marini, che ha saputo superare il girone di qualificazione ed eliminare due seniores per approdare al tabellone principale. Eroe della domenica il ternano Foconi, allenato dal bravo Filippo Romagnoli (tecnico anche di Elisa Vardaro), lo scorso anno uscì vincitore questa volta resta sul podio, e non è poco visto il livello della gara. Vince l’americano Massialas davanti al russo Safin. La sorpresona la fanno però due carneadi che proprio non si potevano pronosticare: l’australiano Douglas, che si ferma nei 16, e l’ivoriano Keryhuel 19° alla fine della gara. Quest’ultimo ha impressionato positivamente per una scherma veloce e completa, cosa che non ci si aspettava da un atleta assolutamente sconosciuto nel circuito, tanto da creare non pochi punti interrogativi tra gli “addetti ai lavori” in difficoltà a capire la sigla CIV a quale paese si associasse.
Non numeroso il pubblico presente, e qui non voglio addentrarmi in analisi che dovrebbero fare esperti di marketing e comunicazione. Da cittadino torinese posso solo dire che l’attenzione da parte dei media sull’evento è stata abbastanza scarsa, il big match Napoli-Juventus ha fagocitato il 99% dello spazio che TG sportivi e giornali avevano a disposizione per lo sport. Come sempre la concorrenza con il calcio vede qualsiasi altro sport come perdente. Trovo un esercizio di inutile leziosità cominciare a parlare del tempo o del costo del biglietto. Quando la scherma era all’apice della popolarità, ovvero quando in tv ci andavano di continuo i nostri atleti, mi ricordo una nevicata clamorosa in pieno marzo e biglietti a pagamento, ma un palazzetto comunque pieno.
Anche il palasport del parco Ruffini comincia a mostrare i suoi limiti strutturali. Si tratta di un edificio costruito negli anni ’70 per ospitare Pallavolo e Pallacanestro, mai studiato per altri eventi che alla struttura devono adattarsi. Pessima visuale dagli spalti, specie spostandosi nella parte superiore dei seggiolini blu. La struttura è ideale quando tutti si siedono e ci rimangono per tutta la durata dell’evento, problematico quando c’è un continuo via vai di spettatori, atleti, tecnici, staff, ecc.. ecc.. La pedana blu poi, messa alle spalle dell’area destinata al riscaldamento, era la più sacrificata, lontana da tutto. E dire che è stata la pedana dove hanno tirato Cassarà, Garozzo e Foconi per tutta la gara, cioè quelli che magari gli spettatori volevano vedere da vicino.
ATTENZIONE, questa non è una critica agli organizzatori, in quanto lo stesso Michele Torella, presidente della società e del comitato organizzatore, ha detto durante la conferenza stampa che occorre trovare una nuova sistemazione per la gara, in quanto il palasport non è il massimo e crea molti problemi.
Avendo visto i campionati del Mondo del 2006, oltre che le olimpiadi invernali, posso affermare che la sistemazione ideale per “gli altri sport” sia la struttura dell’Oval del Lingotto. Si potrebbero ricreare quelle tribune uniche e le pedane rialzate che consentirebbero la massima fruizione da parte del pubblico, oltre ad avere gli spazi adeguati per ospitare anche le pendane necessarie per le qualificazioni del venerdì, mettendo tutta la gara in una unica struttura, e non su due come avviene adesso. Certo, i costi sarebbero ben altri rispetto al palasport e alla Sisport, ma qui dovrebbe intervenire con tutto il suo peso politico una federazione che dovrebbe avere nel GP FIE di Torino uno dei suoi fiori all’occhiello, da difendere con le unghie e con i denti, anche a costo di dovere magari rivedere alcuni capitoli di spesa e destinare qualche fondo alla gara.
Sempre approposito di federazione. Tra lo scarso pubblico ho incontrato un solo altro presidente di club piemontese, e nessuno di quelli che conosco delle regioni limitrofe. Un vero peccato, perché presente avevamo sia il presidente Scarso che i consiglieri Azzi e Randazzo. Sarebbe stata un buona occasione per usufruire di una delle tante sale disponibile nella struttura per incontrare le società piemontesi, e magari rispondere a qualche domanda.
Paolo CUCCU

25 novembre 2017

PSICOLOGI, "CINESI E CANGURI"

Lo scorso fine settimana abbiamo accompagnato i nostri figli a Mazara del Vallo per partecipare alla gara nazionale di sciabola trofeo Kinder sport.
Da assidui lettori del blog, nutrivamo particolari aspettative da questa gara, e infatti non siamo rimasti delusi!
Mazara, come città ci è piaciuta parecchio e riteniamo meriti una visita estiva meno affrettata, diverse le impressioni della gara.
Cominciamo dal palazzetto, una costruzione da scempio edilizio degli anni ’70 collocata in una landa incolta e isolata; servizi igienici pessimi e acustica infernale.
Tutto sommato, niente di insolito, dato che la maggior parte dei palazzetti dello sport conosciuti grazie alle folli trasferte in giro per l’Italia cui ci ha abituato Mamma Federazione, sono suppergiù così. Però considerato il denaro che la Regione Sicilia spende per lo sport (si diceva 4.000.000 di euro di contributi per la stagione 2017 di cui 400.000,00 al Coni Sicilia e 60.908,00 al Comitato regionale FIS) e la sovrabbondanza di politici che sforna, ci saremmo aspettati di meglio.
Ma evidentemente in Sicilia il denaro lo spendono in opere non immediatamente visibili.
Tornando alla gara, la seconda cosa che ci ha colpito sono stati i numeri, molto bassi. Solo 288 atleti, meno di una gara interregionale g.p.g., un numero di gran lunga inferiore a quello dei partecipanti alla medesima gara solo un anno fa. A Montecatini nel novembre 2016 hanno partecipato 510 atleti mentre a marzo, a San Severo, di solito boicottata per le difficoltà logistiche, 450 atleti (a cui vanno sottratti circa  una ventina di partecipanti ad un torneo promozionale).
Il motivo è evidente, la trasferta (come abbiamo sperimentato personalmente) era molto costosa e le società non hanno fatto partecipare i più piccoli tra i loro atleti, persuasi che mettere una famiglia alla sua prima trasferta davanti ad una spesa ingente quale quella che abbiamo sostenuto noi, avrebbe comportato una disaffezione precoce dall’attività agonistica.
E non ci si venga a dire “così capite che sacrifici affrontiamo noi siciliani”, perché con i bei soldini che il Comitato regionale riceve da Regione e Federazione, sicuramente avrà modo di aiutare le società.
La terza cosa che ci ha colpito è stata l’atmosfera.
Sarà stato per i bassi numeri dei partecipanti, o per altro motivo, Mamma Federazione a Mazara ci è sembrata piuttosto Matrigna.
Per la Federazione erano presenti il presidente e il consigliere federale Vezzali. Mentre la Vezzali elargiva sorrisi, strette di mano e ringraziamenti ai genitori raccogliendo consensi a destra e manca, il presidente saettava occhiate truci agli arbitri, impartendo comandi silenziosi affinché intervenissero qua e là a fare osservare il regolamento.
Apparentemente, infatti, la direzione di torneo sotto lo sguardo vigile e torvo del presidente, con il sostegno “a distanza” del segretario generale, ha applicato il regolamento, non alla lettera, ma addirittura “oltre”.
Tre episodi tra tutti: nella giornata di sabato durante il minuto di intervallo di un assalto per i quarti di finale un maestro ha porto un auricolare al suo atleta. Naturalmente non sapremo mai quale fosse il fine del Maestro, se far ascoltare una musichetta rilassante al proprio atleta o farlo parlare con la mamma, fatto sta che la direzione di torneo ha deciso di intervenire per impedire che ciò accadesse e, addirittura, il giorno dopo, ha letto un avviso secondo cui non era consentito l’uso di auricolari nell’intervallo degli assalti.
Tra noi genitori abbiamo fatto un consulto veloce, dato che è di moda tra i ragazzini ascoltare musica con le cuffiette per darsi la carica. Qualcuno ha tirato fuori i regolamenti, ma non siamo riusciti a trovare la regola che stabilisce il divieto di usare l’auricolare nel minuto di riposo durante un assalto.
Forse sarebbe giusto che, specialmente nelle gare di g.p.g., Mamma Federazione comunicasse prima regole e sottoregole che “in quell’occasione” riterrà di applicare.
E diciamo “in quell’occasione” perché a noi, che seguiamo i nostri figli da anni, questa regola è sembrata inventata al momento, e anche inutilmente vessatoria, così come quando agli ebrei si proibivano cioccolata e patate: una cosa a caso giusto per dare fastidio e ricordare chi comanda veramente. Una stupidissima  e ridicola dimostrazione di potere allo stato puro.
Il secondo episodio è occorso di domenica. Non lo avremmo potuto apprezzare veramente se non fossimo assidui lettori del blog e quindi non ne conoscessimo l’antefatto che era stato raccontato nell’articolo “Integrazioni e provvedimenti disciplinari”.
A quanto sembra la Corte d’appello federale avrebbe sospeso la squalifica che il giudice sportivo aveva inflitto al tecnico menzionato in quell’articolo, al solo fine di consentirgli di assistere in gara quell’unico atleta per difendere il quale si è beccato la sanzione.
Sembra che la direzione di torneo abbia consentito al tecnico di seguire quell’atleta impedendo, tuttavia, al suo psicologo di accedere al parterre.
Tale divieto, sarebbe stato impartito direttamente dal segretario generale, al quale si era rivolta la direzione di torneo a seguito delle proteste sollevate nell’interesse dell’atleta autistico. Secondo quanto riferito da alcuni genitori il segretario avrebbe liquidato la questione con una affermazione gnomica: se il ragazzo autistico era stato iscritto alla gara voleva dire che non aveva bisogno dello psicologo,  perché se avesse avuto bisogno dello psicologo non avrebbe potuto partecipare alle gara.
Abbiamo discusso a lungo con quei genitori ed anche in questo caso ci è sembrato che la regola applicata sia stata  “no cioccolato e patate” dato che ciò che è stato proibito allo psicologo è stato invece consentito a mamme e ragazzini.  Bambinetti muniti di pass e mammine ansiose (ma prive di pass) hanno passeggiato nel parterre sotto gli occhi ardenti del presidente. Anche ieri, qui a Ravenna, una gran folla camminava nel parterre senza che nessuno dicesse niente e non hanno neppure distribuito pass, sarà che  per regolamento l’accesso al parterre è vietato soltanto agli psicologi (il cui cognome non inizi per M)   e a “cinesi e canguri”.
Terzo episodio. In entrambe le giornate di gara l’accompagnatore non tesserato di cui si parla sempre nell’articolo “Integrazioni e provvedimenti disciplinari” ha accompagnato gli atleti della sua società. Evidentemente, il giorno dopo il fattaccio si è tesserato per Mamma Federazione, almeno così vogliamo sperare. (E la paziente Mammina glielo ha consentito)
In ogni caso, la sua presenza lì ha suonato come una beffa alle regole di Mamma Federazione, che fa figli e figliastri, e ha sollevato il velo sulla ridicola pantomima che stava andando in scena.
Ma ha suonato ben più di uno schiaffo in pieno viso alla mamma di quell’atleta, che dopo quell’infausta gara del 21 ottobre, si è chiuso in sé stesso e non ha rivolto la parola ai suoi familiari per una settimana, e i cui progressi di un anno sono stati cancellati in un momento.
Non dimenticheremo facilmente questa gara, anche perché tra le foto pubblicate da Mamma Federazione in quel giorno ce n’è una che ritrae gli occhi di una madre, forse proprio la madre di quel ragazzino, occhi che non ci fanno dormire la notte, occhi che chiedono Giustizia, occhi che la otterranno.
Italia, 25 novembre  2017
GENITORI STUPITI

L'articolo è stato preceduto da una telefonata di un signore a me sconosciuto, che parlava in rappresentanza di un folto gruppo di genitori, manifestandomi incredulità e rincrescimento per quanto accaduto a Mazara. Non conosco il signore, non ero presente sul luogo di gara ma non oso mettere in dubbio quanto riferitomi: che ragione avrebbe avuto nel mentirmi? 
Ezio RINALDI



19 novembre 2017

LE VERITA' PARALLELE DELLA F.I.S. - 3^ parte




ACCADEMIA NAZIONALE DI SCHERMA
ENTE MORALE FONDATO IN NAPOLI 1861 -ASD
A Proposito di Procura Federale
Sapete tutti, o quasi, che la Federazione ha deferito al Procuratore federale i consiglieri dell’Accademia Nazionale di Scherma tesserati con la FIS, imputando loro, evidentemente, visto che non è stato prodotto un preciso capo d’accusa fino al momento del processo, la loro appartenenza al consiglio di amministrazione dell’Accademia Nazionale di Scherma di Napoli, il cui Presidente, non tesserato FIS, ha prodotto ricorso al TAR contro la Federazione in merito alle decisioni del suo CDF di indire in proprio gli esami per maestro di scherma.
Non sto a tediarvi su questo argomento, mi limito solo a dire che il ricorso al TAR è l’unico rimedio giurisdizionale  contro le decisioni del CDF della FIS, per cui pretendere di escludere questa unica possibilità significa  aspirare al “potere assoluto” ! D’altra parte mi sembra di ricordare che l’art. 24 della nostra Costituzione affermi che tutti possono adire il giudice per tutelare diritti e interessi legittimi
Ebbene è di qualche giorno fa (17 ottobre 2017) la notizia che l’organo di giustizia federale di primo grado ha “assolto” i nostri soci tesserati FIS, non avendo, evidentemente, rinvenuto alcunché di illecito nella loro condotta. Le motivazioni inoltrate successivamente confermano la mancanza dell'illecito comportamento e, cosa molto interessante, confermano l'autonomia del nostro Ente nei confronti anche della FIS!
Il fatto si commenta da sé e il commento diviene ancora più incisivo, se la vicenda che oggi ha visto il suo epilogo decisorio viene comparata  ad un caso  di un recente passato.
Si tratta di questo.
La FIS (e per essa il suo Presidente)  ritenne di  segnalare al Procuratore, in seguito ad una lettera inviata da me proprio al maestro Scarso, i fatti verificatisi durante le ultime (con riferimento a quell’epoca) sedute di esame. Invero, a nome dell’Accademia Nazionale di Scherma, mi lamentavo del comportamento del Maestro Crisci, Presidente dell’AIMS, comportamento fortemente ostile ed offensivo, comportamento che sembrava, addirittura,  superare, in qualche caso, anche i limiti della legalità, nei confronti dell’Accademia ed i suoi stessi soci.  Ed  a questo punto mi tocca invitarvi a leggere la lettera in questione (all.1).
L’All.2  riporta la risposta di Scarso, francamente molto deludente, ma anche molto significativa circa la sua vocazione al “potere assoluto”.  E lascio al lettore le altre considerazioni (anche relativamente alla mancanza di riscontro a proposito delle “questioni morali”, considerazioni  che pure la lettera sollecitava). Per altro, la risposta del presidente federale appare, ahinoi!, intrinsecamente contraddittoria (è forse stata scritta in minuta da due persone diverse?). Infatti, nella prima parte, si qualificano semplici “beghe” i contrasti tra AIMS ed Accademia Nazionale di Scherma (vale a dire le raccomandazioni in sede di esami e la sottrazione - sia pure temporanea - di una cartella contenete documenti dell’Ente da me presieduto); nella seconda, si afferma che gli episodi segnalati rivestono carattere di “gravità” (testuale), tanto che ne deve essere informato il Procuratore federale.
Insomma: sono beghe o fatti gravi?
Evidentemente, secondo la convenienza del momento e l’interesse di qualcuno.
La lettera di Scarso contiene, poi, un altro passaggio interessante. Si tratta della frase in cui si afferma che AIMS ed Accademia sono enti “autonomi”. Che l’Accademia sia autonoma lo do per certo (fu istituita molto primo della FIS e da un atto avente forza di legge); sono meno certo, però, dell’autonomia dell’AIMS, visto che esso è ampiamente “foraggiato” (mezzi, fondi, locali) dalla FIS e che il suo vicepresidente siede nel consiglio federale. Voglio comunque prendere per buona la affermazione di Scarso, ma allora, se l’Accademia nazionale di Scherma è autonomo, perché la FIS si arroga il diritto (che non ha) di interferire nella sua vita e di deferire, addirittura, al Procuratore federale alcuni suoi soci per le condotte liberamente tenute nel corso delle riunioni dei consigli di amministrazione? (con quale esito, si è visto!).
Torniamo però allo scambio epistolare tra me, Scarso e il Procuratore. Sei giorni dopo, il Procuratore federale mi scrisse (allegando proprio la lettera che avevo inviato a Scarso, l’all.1), “al fine di poter procedere con le opportune verifiche” (all.3).
E’ lo stesso giorno in cui si svolse uno dei famigerati Comitati Operativi (ai quali potrei in seguito dedicare un’apposita puntata) e nel corso del quale il maestro Crisci, messo a confronto con i bigliettini da lui distribuiti,  riconobbe di aver averli scritti, ma affermò che  i suoi erano  solo affettuosi “suggerimenti”….
Il 12 novembre inviai la mia risposta al Procuratore: si tratta di un’altra missiva, con la segnalazione più approfondita dei fatti, comunque, già sopra descritti e non solo quelli (all.4).
Qualche giorno dopo, su sollecitazione della segreteria del Procuratore (che poi è la stessa segreteria federale, SIC!), ebbi modo di telefonargli ed in pratica di confermagli le cose che già gli avevo scritte.
Ovviamente, di questa telefonata non può esservi traccia; meno ovviamente, non c’è traccia nemmeno del post-deferimento del maestro Crisci.
Forse il Procuratore si sarà lasciato convincere che i suoi erano solo degli  affettuosi “suggerimenti”. O forse in Federazione e in alcuni collegati organi “autonomi” si professa la filosofia (e si attua la prassi) dei due presi e delle due misure?
Alla prossima
Il Presidente
Dott. Pasquale La Ragione












13 novembre 2017

CAMPIONATI DEL MONDO PARALIMPICI - LAMENTELE E COMMENTI


Si sono conclusi il giorno 12 c.m. i Campionati del mondo di scherma paralimpica, che hanno avuto inizio il 7 novembre 2017 nell’Hotel  Hilton Rome Airport di Fiumicino. Non mi soffermo sul numero delle nazioni partecipanti, che comunque ha visto sulle pedane i rappresentanti di Russia, Polonia, Iraq, Ukraina, Hong Kong, Germania, Grecia, Bielorussia, Brasile, Francia, Thailandia, Korea del Sud, Ungheria, Georgia, USA, Canada e, naturalmente l’Italia. Non era presente la Cina.Spero non mi sia sfuggito nessuno.
Sono andato a vedere la manifestazione e devo subito dire che è stato emozionante assistere agli assalti, svoltisi con passione, determinazione ma in un clima di assoluta sportività. L’Italia ha portato a casa 11 medaglie: 5 ori, 3 arg, e 3 bro. Un bottino assai cospicuo per il quale vanno ringraziati tutti i nostri ragazzi: scrivere altro non avrebbe senso se non scadere nella retorica e nella demagogia. Il luogo di gara a me non è sembrato molto felice anche se devo ammettere che arrivare in aereo, soggiornare e gareggiare nell’hotel dell’aeroporto, ancorché prestigioso come l’Hilton, ha consentito un più agevole movimento per tutti i partecipanti. Non mi è piaciuta la sede poiché ritengo che una manifestazione per scherma seduta debba essere ospitata in siti a piano terra e senza alcuna barriera, non che non siano state abbattute, anzi direi che l’organizzazione, in collaborazione con la direzione dell’hotel, abbia fatto il massimo. L’aria era stagnante perché non vi erano finestre che ne potessero garantire un ricambio: spero che l’esperienza di questa prima edizione mondiale serva per il futuro affinché si trovino strutture adeguate. Altra considerazione è relativa ai costi di soggiorno: se l’indicazione che ho avuto dalla consumazione di due caffè dovesse essere quella reale allora alle nazioni partecipanti dev’essere costata parecchio la trasferta italiana. Infatti se i due espressi hanno avuto un importo di 5,80€ (2,90 ciascuno) non oso immaginare la spesa totale per ogni partecipante. Credo logico supporre una convenzione tra la Direzione dell’hotel ed il COL e se così non fosse ci sarà stato un bagno di sangue: ritengo, invece, che l’attenzione del Presidente su tale problema abbia fatto sì che il tutto fosse condotto ad una normale trasferta per la partecipazione ad una gara internazionale. Nel complesso l’opinione che ne ho ricavato è positiva. Devo però sottolineare che anche in ambito paralimpici si verificano situazioni un tantino discutibili. Infatti, le convocazioni hanno tenuto fuori atleti meritevoli ed a dimostrazione di ciò vi è stata una comunicazione della FIS, datata 17 settembre 2017, con la quale si informavano le società che in considerazione della circostanza che l’Italia si accinge ad ospitare una manifestazione tanto prestigiosa, eccezionalmente la Federazione Italiana Scherma ha inteso offrire ai propri atleti maggiori possibilità di partecipazione; pertanto, oltre agli atleti componenti la Squadra nazionale convocati dai Commissari d’arma, la FIS ha previsto nelle prove individuali la partecipazione a proprie spese degli atleti italiani che ne faranno richiesta, tramite le loro Società di appartenenza e secondo i seguenti criteri:
·         gli atleti devono essere in possesso di classificazione internazionale;
·         il numero complessivo di partecipanti per ciascuna arma e categoria dovrà essere al massimo di 4 tra atleti convocati e autorizzati;
·         le autorizzazioni verranno concesse tenendo conto della posizione nel ranking paralimpico aggiornato;
·         gli atleti che verranno ammessi dovranno essere in possesso dell’attrezzatura schermistica completa; essi inoltre dovranno dotarsi dei copriraggi con il logo dell’Italia (il logo in formato riproducibile sarà fornito agli interessati dalla Federazione). "
Qualche atleta ha rispedito al mittente l’invito, ritenendolo un non riconoscimento al merito acquisito in pedana. Non voglio minimamente entrare nelle dinamiche delle convocazioni, però non riesco a capire le regole, se ci sono, relative alle chiamate degli atleti. La partecipazione ad un mondiale compete alla federazione, la quale sceglie i competitori sulla base delle indicazioni del Commissari d’arma. Il numero dei componenti per ogni squadra è stabilito da precise regole a livello internazionale: per i normodotati sono quattro, di cui uno riserva.
Pur in presenza di un comunicato della FIS emanato per tempo, mi è difficile capire come sia possibile partecipare ad un mondiale a spese proprie.  Le regole sono uguali anche per la scherma seduta? Chi ne sa più di me potrà commentare e chiarire sul blog. Non aggiungo altro!
La competizione ha visto la costante presenza del Presidente Scarso, del  vice presidente Giampiero Pastore e del Presidente del Comitato Paralimpico Italiano Luca Pancalli. Non ho mancato di salutare sia Pancalli che Scarso, il quale mi è sembrato alquanto imbarazzato nel salutarmi: probabilmente la mia attività di blogger lo disturba molto e quello che scrivo lo rende nervoso. A proposito di questo argomento, in varie circostanze il presidente avrebbe avuto modo di lamentarsi di essere attaccato da chi è stato trombato e non è nemmeno iscritto alla FIS. Non voglio essere presuntuoso però sembra che ce l’abbia con me, infatti non sono iscritto alla FIS, ma se sono io l’oggetto del suo risentimento colgo l’occasione per ricordargli che diedi le dimissioni da Consigliere federale a febbraio 2012 e le elezioni per il rinnovo delle cariche elettive si tennero il 2 dicembre dello stesso anno, quindi lasciai il consiglio con quasi un anno di anticipo sulla scadenza del mandato, ma forse il trombato era riferito a qualcun altro! Inoltre mi è stato riportato che il Presidente abbia commentato che su Piazza della scherma vengono scritte cose non rispondenti alla realtà, ovverro si scrivono delle castronerie. Orbene sono da sempre disponibile ad un confronto aperto e pubblico con il Presidente su qualunque tematica federale e se davvero ritiene offensivo e menzognero il contenuto degli articoli, mi quereli. In mancanza di tali presupposti a raccontare frottole non sono i pezzi scritti sul blog, peraltro la Piazza ha dimostrato di essere corretta ospitando i commenti di tutti ed a maggior ragione quelli sostenitori della linea federale.
Ezio RINALDI

09 novembre 2017

PRIMA IL VOLLEY, ORA IL BASKET: A QUANDO LA SCHERMA?


 Accadde circa quarant’anni fa che la FIPAV concepì un progetto scolastico per insegnare il volley a tappeto fra gli italiani. Partì dall’ISEF e poi a cascata sugli insegnanti di educazione fisica, ai quali insegnò i movimenti base e qualche elementare schema di gioco. In poco tempo in Italia durante le lezioni di educazione fisica si cominciò a giocare a pallavolo, con un proliferare di squadre e campionati che non conosce sosta, raggiungendo il grandioso risultato di essere il terzo sport più praticato in Italia dopo il calcio e gli sport acquatici.
Ora ci prova il basket che non soffre di carenze di risultati, in termini di numeri, con il progetto EASYBASKETinCLASSE completamente finanziato dalla FIP ma ispirato e proposto alla Federazione dalla società veronese Neways.
La Neways vanta una esperienza decennale nel campo della formazione scolastica con progetti eterogenei che spaziano dal food all’educazione civica e in questo caso lo sport. Infatti, sul Corriere dello sport dell’8 novembre 2017 appare un articolo che mostra come la Federazione Pallacanestro (FIP) diretta da Giovanni Petrucci, abbia recepito l’invito per portare avanti tale progetto. È sufficiente che le scuole si iscrivano all’iniziativa e verranno munite di un kit, con schede che mostrano i vantaggi biomedici ottenuti nella pratica di questo sport, ad uso dei bambini e dei genitori, un libretto che spiega le regole del basket e un pallone per ogni classe. Ma non finisce qui. Nel kit è compreso anche un manifesto per far disegnare agli studenti la casacca della nazionale, in modo che le migliori 20 proposte, saranno selezionate cosicché la prima riceverà i biglietti per assistere a una partita della nazionale e molti altri palloni. Ben due campioni saranno a disposizione per coadiuvare le operazioni di marketing e rendere il tutto più accattivante. La dichiarazione del presidente federale sul sito della FIP è un proclama: “La Federazione ha soldi da investire e se si investe sui giovani, sono sempre soldi ben spesi” e sul sito della FIP è possibile leggere anche il seguente passaggio: “la lotta alla sedentarietà nei bambini è un dovere che hanno tutte le federazioni sportive, ed è stato raccolto anche da questo Parlamento, che per lo sport ha fatto in questa legislatura come mai era stato fatto prima”.
Il progetto mirerà infatti a più di 50 scuole per far aderire, da novembre a giugno, all’incirca 50.000 bambini della scuola primaria (3^, 4^ e 5^) in tutta Italia coinvolgendo più di 2.000 insegnanti, che dovranno gestire le operazioni sul campo; e i numeri stanno felicemente aumentando.
La scherma avrebbe tutte le carte in regola per poter creare un progetto come questo; i campioni non mancano, anzi abbondano, i maestri a disposizione si potrebbero reperire senza problema per una formazione di base sulla scherma verso gli insegnanti, ma mancherebbero i finanziamenti.
La situazione odierna, e dobbiamo dire anche annosa, è basata sul progetto Scherma-scuola, dove i Kit della Kinder sono contati come gli zolfanelli della piccola fiammiferaia, in quanto terminano non appena vengono “accesi” sul mercato. Le ore da dedicare alle attività scolstiche è a carico degli istruttori che devono versare tempo e fatica tenendo conto che devono essere svolti senza retribuzione alcuna. Perciò ogni istruttore a sua discrezione, spesso e volentieri, per evitare fatiche improbe, dedica breve tempo al corso, sperando che poi in palestra si affaccino nuove leve.
Giova ricordare che il tutto avviene senza sforzo alcuno da parte della Federazione Scherma che i kit se li fa comprare dallo sponsor, quindi senza investire e ci pare di capire senza nemmeno programmare, né a livello di società né a livello di aree geografiche. Mentre in realtà la nostra federazione ha un bisogno cronico di atleti, in quanto l’asfittico numero dei circa 20.000 praticanti, può sembrare strano, corrisponde a una misera proporzione fra i bugget societari e le spese da sostenere. Anche se non si riuscisse a raggiungere l’elevato numero di schermitori francesi che si attesta sui 200.000 (duecentomila equivale a dieci volte quelli italiani!), forse la più plausibile cifra di 40.000 sarebbe congrua con le aspettative di un piano di investimento promozionale che oramai si invoca da anni, ma inspiegabilmente non arriva mai. Mi auguro che per poter sviluppare un progetto simile si possa ideare la SPADAinCLASSE, con uno sforzo economico da farsi, ma che porterebbe vantaggi nazionali cioè federali notevoli e soprattutto darebbe l’ossigeno che manca alle società da tempo. Miraggi invernali cercansi.
Fabrizio ORSINI