30 dicembre 2018

RIFLESSIONI SULLE NUOVE REGOLE RELATIVE ALLA NON COMBATTIVITA' NELLA SPADA, EMANATE DALLA FIE

E’ stata approva dalla FIE la nuova regolamentazione sulla passività negli assalti di spada e la cosa mi ha incuriosito molto, talché ho interpellato due fra i più autorevoli cultori ed insegnati dell’arma non convenzionale: il Maestro SPERLINGA Gianni ed il Maestro TORAN Giancarlo. Il secondo ha pubblicato su facebook in “La frase schermistica” il suo pensiero e devo dire in modo assai esauriente. Quindi non mi dilungo più di tanto nella disamina dello scritto dell’autorevole autore, mentre vi riporto la sintesi della chiacchierata con il Maestro SPERLINGA enunciandovi a tal proposito il mio pensiero.
La scherma, tra gli sport di situazione, è certamente tra quelli che richiedono una maggiore capacità intellettiva nel leggere i comportamenti, le intenzioni, gli automatismi degli avversari e nello scegliere le contrarie più adatte per portare a segno le stoccate.
Ovviamente accompagnata da una preparazione fisica e tecnica ottimale, questa “lettura” è quella che rende la scherma (in generale) e la spada (in particolare) sport “intelligente”.
D’altronde l’etimologia della parola intelligenza, non a caso deriva dall’unione dei due vocaboli latini “intus” e “ligere”: leggere dentro, in profondità.
M° Gianni SPERLINGA
Il Maestro Sperlinga afferma che questa premessa si accompagna, nella sua mente, alla esperienza nelle aule della scuola italiana, come docente di materie letterarie.
Durante, appunto, questa esperienza ha dovuto prendere atto che le istituzioni, recitando una certa preoccupazione per la presenza nelle varie classi di elementi meno capaci, hanno pensato di risolvere il problema abbassando il livello.
Questo parallelismo (assolutamente personale) lo porta in maniera spontanea alla proposta di cambiamento che la FIE ha approvato, relativamente al problema della presunta “non combattività” nella spada.
A suo avviso, il pretesto scatenante di questa ricerca di cambiamento risiede nel fatto che la scherma e la spada stentano a trovare spazio in televisione e sono poco comprese dal “pubblico”. Hanno, quindi, pensato bene di stravolgerne non solo le regole ma l’essenza stessa, eliminando proprio quella caratteristica che la rende non solo affascinante ma anche altamente formativa: l’intelligenza.
Il Maestro Sperlinga non si sofferma sulle cause dello scarso seguito da parte degli spettatori, bensì sulla presunzione e sulla carente lungimiranza tecnica della commissione (formata certamente da dirigenti, atleti ed ex “campioni”… quindi competenti) che è giunta alla conclusione di eliminare la caratteristica meno spettacolare: l’intelligenza. Probabilmente costoro hanno dimenticato in che modo hanno guadagnato i loro successi e non riuscendo più a “veder dentro” stanno finendo per uccidere la scherma.
Personalmente non riesco a credere che i rappresentanti (chi erano i presenti?) della FIS possano aver accettato passivamente l’approvazione di queste regole. Sarebbe interessante conoscere la posizione della FIS in materia, gli eventuali interventi e le argomentazioni sostenute. Non vorrei che un malinteso spirito di “collaborazione” li abbia spinti a tacere o a sostenere pedissequamente idee (si fa per dire) altrui.
La scherma è sempre stato lo sport più seguito in TV durante le Olimpiadi, al di là del fatto che fosse capita o no, semplicemente perché è vincente.
Il tifoso è attratto dalle medaglie, per il resto capisce assai poco di ciò che la TV gli propina e men che meno la comprensione delle regole!
Tant’è vero che la stessa commissione, anziché semplificarle le complica e le rende enigmatiche e incomprensibili alla collettività. La spada, libera dal vincolo della convenzione, è sempre stata la più compresa proprio perché, assegnando il punto a chi tocca per primo e uno ciascuno se toccano insieme, non ha bisogno delle innumerevoli e a volte acrobatiche spiegazioni dei “commentatori”, come avviene per sciabola e fioretto.
Ritengo che chi ha pensato bene di sostituire la “libertà” tipica della spada, mettendole una camicia di forza abbia deciso a priori un gratuito vantaggio a favore dei più forti, di coloro che sono più avanti nel ranking.
La scherma, secondo me, non deve assolutamente inseguire, in maniera innaturale, il favore di un pubblico che, fondamentalmente, conosce poco le regole e forse è anche giusto che non le conosca, e di una parte dei mezzi di informazione votati solo alla quantità e mai alla qualità. 
Si dice in giro che le nuove disposizioni per la passività piacciano al CT Sandro CUOMO, il quale in uno degli ultimi collegiali si sarebbe addirittura vantato di aver ideato il nuovo regolamento. 
Sulla sua pagina facebook ha scritto:” Approvato al congresso FIE il testo per contrastare la passività.
M° Giancarlo TORAN
Sono in attesa di leggere il testo definitivo, ma la proposta della commissione atleti In linea di principio si avvicina molto alla proposta della priorità alternata avanzata qualche tempo fa, ovvero viene sanzionata la passività con una stoccata, ma la differenza sostanziale è che la sanzione toccherà solo allo schermidore in svantaggio.
Se i tiratori sono in parità subiranno un punto di penalità entrambi. Alla quarta sanzione si viene squalificati dalla gara.
In caso di parità, verrà squalificato solo lo schermidore più basso di ranking.
Nella gara a squadre vale lo stesso principio, una discreta rivoluzione…”
La domanda è:” Perché abbia voluto una simile modifica? A chi gioverebbe? E perché non aprire prima un tavolo con i più autorevoli insegnanti dell’arma non convenzionale, per un confronto serio e produttivo? 
Con questo pensiero non intendo erigermi a sapientone della scherma e della spada in particolare, bensì fornire una riflessione, che nasce da una trentennale conoscenza dell’arma.
Vi consiglio la lettura integrale di quanto scritto dall’autorevole Maestro TORAN, il quale non polemizza, ma spiega esaurientemente i pro ed i contro di un simile provvedimento. A me non resta che augurarvi BUON 2019.
Ezio RINALDI

29 dicembre 2018

Gran Prix Kinder +Sport Under 14 di Scherma a Treviso – 14, 15 e 16 dicembre 2018

Gentile Rinaldi, come oramai vedo sia diventata consuetudine, mi rivolgo al suo blog per una protesta nei confronti della Federazione. Anche se dovrei meglio specificare scrivendo che mi rivolgo a tutti per l’ennesima mancanza di rispetto di questa gruppo dirigente nei confronti di tesserati, tecnici e genitori. Lo faccio dopo qualche giorno dagli eventi, perché sinceramente ero convinto che qualcuno lo avrebbe fatto prima, almeno nei commenti. Ma negli ultimi giorni tutta l’attenzione del suo blog è stata rivolta geograficamente verso sud, cioè verso il “collegiale” che la nazionale di sciabola ha svolto a Palermo. Io invece vorrei ribaltare completamente il punto di vista geografico, riportandolo a Nord. Precisamente in quel di Treviso.
La capitale della marca ha visto lo svolgersi dell’ultimo evento agonistico dell’anno, almeno quello del calendario federale, cioè la prima prova nazionale di fioretto del GPG.
Si potrebbe cominciare con l’assurda programmazione di una gara per U14 con partenza il venerdì, al solo scopo di diminuire il numero dei partecipanti alle competizioni di sabato e domenica, perché si è ampiamente capito che la gara si DEVE fare in quel luogo, ma soprattutto la DEVE fare quella società. Tanto amica del presidente. Tanto per gradire alla riduzione ci ha pensato il movimento stesso, visto che i partecipanti risultavano un centinaio in meno rispetto allo scorso anno. Inutile farlo notare a chi di dovere, tanto per loro è sempre tutto fisiologico. 
La cronaca però la comincio con l’inizio delle gare, che ha avuto un che di surreale. Avendo solo due gare in programma, la prima prendeva avvio alle ore 10.00 AM, plastica dimostrazione che non c’è assolutamente nessuna necessità di fare iniziare delle competizioni all’alba. Peccato che la sede, come tutti sappiamo, è dotata di quelle finestrate di dimensioni freudiane (complessi dell’architetto?) che fanno entrare il sole manco fossimo alla piscina della SPA. Risultato? Otto pedane completamente inagibili, nonostante i kilometri di nastro profusi sulle maschere dei poveri bambini. Grande segno di rispetto per chi si fa centinaia, se non migliaia, di kilometri a spese proprie. Il tocco di surreale ce lo ha però regalato l’organizzazione locale, quando interrogata sul perché si ostinino ogni anno a lasciare quelle vetrate libere, rispondeva “le previsioni davano nuvoloso”. Insomma, colpa di Bernacca. 
Lo stesso problema, ovviamente, si è avuto anche gli altri due giorni. Ovviamente l’organizzazione locale ben si è guardata di trovarci rimedio, e quella federale non ha trovato di meglio che inibire l’utilizzo di 8 pedane causa sole. Ma attenzione, dalle 8.30 alle 10.00, cioè quando la luce perfettamente consentiva di poterle utilizzare, mentre dalle 10.00 in poi non c’erano problemi, dimostrando di avere perfettamente capito che cosa fosse successo il giorno prima. Perché ricordatevi: c’è sempre del metodo nella follia.
Inutile dire che le gare previste hanno subito rallentamenti abnormi, con ore di attesa tra un turno e l’altro. Questo ha provocato un carico di presenze contemporaneo enorme, con tutti i problemi già riscontrati lo scorso anno. Si aveva un padiglione con temperature tropicali e l’altro con 15 gradi in meno. Ragazzi e famiglie ammassati alla meno peggio, passaggi continui, condensa di umidità che ha fatto piovere dentro. Sarebbe bella una statistica di quanti nei giorni successivi alla gara sono rimasti a letto con l’influenza.
Però il bar, la cosa che veramente aveva a cuore l’organizzazione locale, ha funzionato alla grande per tutti e tre i giorni, mai un minimo errore, una piccola sbavatura. Tutto perfetto.
Interessante anche la composizione arbitrale, con presidenti di giuria che il fioretto forse lo hanno visto in foto un paio di volte. Ragazzi che fanno spada, in società che fanno solo spada, che il fioretto lo vedono alle gare e basta, hanno letteralmente falsato non solo assalti, ma intere gare. Solita incredibile risposta: devono fare esperienza. Come se nel calcio a fare esperienza li si manda alla finale del campionato nazionale. 
I ragazzi, le società, i genitori ed anche i tecnici (perfino loro), meritano rispetto. Le gare nel GPG, specie quelle di calendario ufficiale, non sono state create perché arbitri disinteressati al fioretto vengano a fare “esperienza”, ma perché si costruiscano le nuove leve del domani. Quelle che dovranno sostituire da alto livello i nostri campioni, quelle che verranno ad arricchire le gare, e anche quelli che un domani raccoglieranno il testimone nelle sale di scherma portando avanti questo sport. Così li facciamo smettere e basta.
Mi scuso per la lunghezza dello sfogo, ma credetemi ho cercato di essere estremamente sintetico. Grazie a tutti per l’attenzione.
ANONIMO ISTRUTTORE

24 dicembre 2018

AUGURI

Cari amici frequentatori della "Piazza", Dirigenti, Tecnici, Atleti o semplici genitori del mondo scherma

Ezio RINALDI

20 dicembre 2018

FEDERSOCIAL: quanto ci costi?

Il timore che pervade presidenti di club, maestri, atleti e perfino genitori di perdere qualcosa o di essere proscritti è, ormai, un fatto acclarato. Infatti sempre più frequentemente ricevo sulla mia e-mail richieste di pubblicazione di articoli e commenti senza la firma degli autori. Francamente lo faccio di malavoglia poiché non si possono affrontare battaglie sacrosante nascondendosi dietro l'anonimato: non è questo il contributo che si deve dare o per meglio dire il modo con cui si intende manifestare/denunciare fatti e situazioni. D'altra parte non posso nemmeno non rilevare una realtà ormai consolidata, quindi pubblico il contributo inviatomi da un anonimo maestro (sarà il già conosciuto ANONIMO MAESTRO? Ah, saperlo!), il quale peraltro allega all'articolo la lettera inviata agli atleti, ripulita di riferimenti a persone in essa citate. 
Ezio RINALDI
"Come ormai noto il Presidente Scarso ha inviato una lettera agli atleti convocati per il ritiro di sciabola Maschile e Femminile che si  è svolto a Palermo. 
Questo ritiro è stato da molti ritenuto assolutamente inutile. Infatti non è di poco conto che il prossimo impegno agonistico questi atleti non lo avranno prima di febbraio in occasione della prova di Coppa del Mondo a Varsavia e soprattutto con le festività natalizie per lo mezzo. Infatti ad un attento conoscitore di metodologie di allenamento questo periodo dell’anno non poteva che essere dedicato alla così detta fase di carico e non certo a quella tecnica tipica di un ritiro collegiale.
Ma questo deve essere assolutamente noto anche la Presidente di Federsocial tant’è che nella sua lettera, che pubblichiamo integralmente, già dal secondo capoverso ammette che per far fronte alle spese del ritiro dovrà distogliere “qualche momento” gli atleti per far si che questi aderiscano a delle iniziative che coinvolgono il contesto socio culturale locale a favore della scherma (per la serie l’allenamento non ci interessa cerchiamo di fare altro).
Pubblichiamo integralmente anche il programma di allenamento dal quale si può notare che il tempo dedicato all’allenamento è relegato a poche ore pomeridiane (circa 2) da lunedì a mercoledì e qualche ora in più il giovedì. Da alcuni spettatori presenti ci viene peraltro  riferito che le ore dedicate sono state anche meno di quelle previste dal programma.
Fatte queste sintetiche valutazioni ci chiediamo quale sia la vera opportunità da cogliere con questo ritiro che qualcuno racconta sia totalmente spesato dal Comune di Palermo ma allora ci chiediamo:
·         Perché il presidente nella sua lettera esordisce dichiarando:”…. Per far fronte alle relative spese abbiamo aderito ad una serie di iniziative….”
·         Perché  buttare via circa  7mila euro pari alle diarie giornaliere (130 € die) dei circa 10 professionisti presenti (maestri, preparatori, medici ecc) che non rientrerebbero comunque nelle spese che il Comune di Palermo potrebbe rimborsare?
·         Perché il CT Sirovich nei giorni prima del ritiro si è recato presso solo una delle società palermitane a fare attività di promozione e non presso tutti i club della citta?
·         E’ moralmente corretto che un Presidente di federazione “inviti” gli atleti a pubblicare sulla propria pagina istagram delle attività e per verificare che “l’invito” sia stato accettato chieda agli stessi di mandare una relazione con  le copie degli screeshot?
·         Ci possiamo aspettare che questa attività venga fatta anche in altre regioni e non solo alla sua cara terra natia?
·         Le storie che ritraggono atleti alle prese con vassoi di cannoli, piuttosto che di maestri che si rimpinzano di maritozzi o lumi dell’hotel utilizzati come appendiabiti per le giacche con il logo Italia, danno un’immagine veramente positiva della scherma italiana?
·         L’utilizzo di uno sfavillante hotel non è in contrasto con la sobrietà e morigeratezza invocata dal segretario generale in occasione delle lamentele di alcuni genitori che protestavano per la mancata fornitura di carta igienica e asciugamani nel ritiro degli azzurrini nella struttura della Cecchignola, dove gli atleti inoltre, sono stati sistemati in camerate da sei/otto posti letto con un solo bagno e mai pulite durante la loro permanenza?
Insomma ne abbiamo abbastanza per poter dire definitivamente basta ad una federazione dove il privilegio di alcuni è la prassi, dove la preoccupazione quotidiana di maestri e dirigenti è quella di essere amici della persona giusta, dove le regole non vengono mai dette in anticipo ma sempre dopo gli eventi, dove la programmazione è mera utopia, dove la meritocrazia è una chimera insomma basta ad una federazione dove per fare sport non ci si deve battere l’avversario ma contro l’ establishment.
ANONIMO MAESTRO"







15 dicembre 2018

FENCING IS SOCIAL #fencinginfluencer


Purtroppo, ancora una volta, sono costretto a pubblicare un pezzo senza la firma autentica dell'autore. L'episodio esprime, se mai ve ne fosse bisogno, tutto il disagio di chi volendo manifestare liberamente il proprio pensiero, non solo sul blog, ritiene ciò pregiudizievole per la sua carriera schermistica.
Spero sempre in un domani migliore in cui la paura di essere liberi si sciolga come neve al sole!
Ezio RINALDI
"Caro Ezio ci conosciamo ma non scriverò il mio nome perché sono un atleta che non intende rovinare la propria carriera per essersi preso il piacere di manifestare liberamente il suo pensiero sul tuo blog.
Un’amica mi ha mostrato una mail inviata dal Presidente federale in vista dell’ allenamento della nazionale di sciabola che sarà fatto a Palermo dal 17 al 21 dicembre. A parte qualche piccolo errore di ortografia, il senso della lettera è quello di “invitare” gli atleti convocati a Palermo ad aiutare la federazione nella realizzazione di un progetto per recuperare i costi della trasferta (#nienteègratis).
Il progetto consiste nel fare pubblicità alla città di Palermo pubblicando storie su Instagram (#imverysocial).
Quindi gli atleti sono stati invitati (#unapropostachenonsipuorifiutare) a pubblicare feed e storie, almeno 5 al giorno, con selfies in cui si vedono i monumenti di Palermo (#turistapercaso) il cibo locale (#palermostreetfood) e bimbi disagiati affascinati dalla scherma (#maronaldodov’è). Tutti quanti dovranno rigorosamente indossare l’abbigliamento dello sponsor della nazionale, vietatissimo invece mostrare marchi di sponsor personali concorrenti. I feed e le storie dovranno essere commentati con hastag attinenti alla scherma e alla realtà palermitana (#attentoacosascrivi) e, dulcis in fundo, gli atleti dovranno documentare l’attività social inviando ad un supervisore la foto degli insight di ogni feed e di ogni storia (#levitedeglialtri, #vediamosehaifattobeneicompiti, #nullasfuggealmiocontrollo).
Tutto molto bello, molto social, molto giovane, eccezionalmente all’avanguardia (#fencinginfluencer #noncibastavailflashmob)
Ma …, (#perchéc’èsempreunma), mi sfugge qualcosa.
In che modo selfies, hastag, feed e storie ripagano i costi di una trasferta forse non troppo economica? Il Presidente accenna ad una non meglio identificata società di rilevazione dati che dovrebbe misurare i risultati e presentarli alla BIT di Milano dove saranno analizzati da altre società. Ma sarà che sono uno sportivo e #nonsonouneconomista, io proprio non capisco come questo possa servire a coprire le spese della trasferta.
Ma non era meglio organizzare un Grande Fratello Fencer Vip (#finalmentelaschermaintivvù)? vuoi mettere il picco d’audience se qualche atleta nel Confessionale avesse raccontato dei misteri del suo giubbetto? Allora sì che si sarebbero ripagati i costi della trasferta!, ci avremmo campato fino alle Olimpiadi! 
Sono certo che la commissione propaganda, la commissione immagine, la commissione semi e l’ufficio marketing stanno già valutando l’idea, quindi caro Ezio sai che ti dico? Corro a comprare i pop corn, mi metto comodo sul divano e mentre mandano la pubblicità pongo a te e ai lettori una domanda:
dopo tutti i selfies, gli hastag e gli insight, i feed e le storie, troveremo spazio per affrontare le questioni che interessano  chi vive veramente di scherma? #il2020èdietrolangolo #finalmentesicambia
Un atleta poco social (#restoanonimo)

10 dicembre 2018

MAESTRI, ISTRUTTORI, COLLABORATORI E PRATICONI

Aderendo alla richiesta dell'autore di restare anonimo, ricevo e pubblico il pezzo che segue.
Ezio RINALDI
"Non voglio certamente riprendere l’oramai annosa questione su chi debba, o abbia, giurisprudenza sull’abilitazione formale all’insegnamento, più che altro mi sono fermato un momento a fare un sintetico esame della situazione magistrale italiana. Non sarà nemmeno una questione di risultati, di chi va da chi, di chi è amico, per chi lavora o chi sono i suoi atleti, semplicemente mi sono chiesto: perché questa guerra? Esattamente di cosa stiamo parlando? Che dietro ci sia un inizio di business mi appare lampante, quello su cui realmente qualcuno ha voluto mettere le mani sopra non è certamente la filosofia dell’insegnamento, ma la ben più pratica formazione. Quella che si paga, cercando di ampliare a dismisura la platea dei potenziali partecipanti, ridotti al ruolo di semplici clienti. A guardare i programmi di questi corsi sembra che chissà cosa venga insegnato, a chi poi dovrà insegnare, ma tutto appare molto più chiaro ad una attenta analisi. Gli argomenti saranno anche importanti, ma il solo fatto di essere trattati per poche ore fa capire quale superficialità possa essere quella messa in pratica. Per trattare anche solo di diritto sportivo servirebbero sei mesi, altro che due ore. Non ci rimane che puntare sulla parte schermistica, ma anche lì si resta piuttosto perplessi. In realtà siamo ad un misto tra quello che potrebbe essere una scherma reale e quelli che sono i famosi trattati di scherma storica sui quali, in teoria, ci si dovrebbe poi confrontare con la commissione di esame. Quello però che emerge seriamente è che di quanto questi novelli adepti del magistero si dovranno realmente occupare nelle sale di scherma ben poco si parla. Allora queste centinaia di tecnici che ogni anno vengono sfornati dal diplomificio federale esattamente che fine fanno? La maggior parte nulla, qualcuno anche a fare danni, pochi realmente si avvieranno nella professione di “Maestro di scherma”, e di questi pochi ancora meno lo faranno aprendo una propria società. Allora ecco la mia suddivisione in quattro categoria:
I MAESTRI -  saranno quei pochi che veramente si avvieranno alla carriera. Sono ex-atleti, che la scherma l’hanno conosciuta da giovani, e magari hanno ancora una certa formazione vuoi perché indirizzati già dal loro corso di laurea, o perché si siano dati da fare successivamente con corsi e studi. L’avere fatto scherma da giovani gli ha consentito di avere una vera impostazione magistrale, che gli permette di tenere in testa, quantomeno imbastita, una progressione didattica. Sanno cosa possono ottenere da un bambino, da un adolescente, da un ragazzo e da un adulto. Hanno pazienza nell’insegnare, non guardano solo il risultato inteso come piazzamento, ma cercano l’accrescimento delle abilità nel proprio allievo. Qualche volta apriranno anche una società per conto proprio, dopo avere imparato come si gestisce presso la propria, dandosi da fare in ogni ruolo. Hanno la passione dalla loro, che gli permette di cominciare la giornata facendo da segretaria, poi passare al corso di bambini di 7 anni facendoli giocare, insegnandogli a conoscere il proprio corso e come si muove nello spazio, passeranno agli agonisti facendo lezione con eguale passione al meno dotato come al campioncino, e finiranno con l’atleta formato che deve andare alla prossima gara internazionale per centrare il risultato. Non si sentiranno mai sminuiti in nessun ruolo, e saranno amati da tutti i propri allievi. Ditemi voi di tutto questo, cosa hanno appreso nei corsi di formazione estivi.
GLI STRUTTORI – Sono quei ragazzi che cominciano ad insegnare alternandosi nel ruolo di atleta. Soci identificati con i colori sociali, che mai lascerebbero, oltre che a quello che hanno deciso sia il loro Maestro. Quest’ultimo non sempre corrisponde al primo insegnante, perché questi essendo attaccati alla società, possono anche vedere andare via i tecnici, ma loro restano. Solitamente cominciano con un accordo del tipo: “in cambio di qualche ora del tuo tempo non ti facciamo pagare più la quota”, per poi con il tempo passare nei ruoli tecnici del proprio Circolo come istruttore. Sono preparati e perfettamente integrati, hanno chiaro cosa si debba insegnare all’inizio, e quanto tempo ci voglia ad apprendere. Seguono con passione i bambini, perché molto spesso gli stessi li riconoscono come “forti”, e quindi ben volentieri seguono i loro consigli. Sono elementi giovani, e quindi utilissimi, in quanto saranno poi loro a prendere in mano le redini della società, permettendogli continuità di vita. E di questo ben poco hanno appreso nei corsi federali, visti solo come un passaggio obbligato per la loro carriera.
I COLLABORATORI – Qui cominciamo ad avere i primi che fanno danni. Si mettono a disposizione della società, pur non avendone pienamente il ruolo. Solitamente sono dopolavoristi, atleti oramai invecchiati che non hanno mai avuto una vera passione se non per se stessi. Non potendo più allenarsi quanto vorrebbero, cominciano a costruirsi una figura di collaboratore gratuito, e già questo è il primo danno. Primo perché danneggiano chi lavora, facendolo passare per uno che chiede soldi e non vuole bene alla società, secondo facendo passare l’errato messaggio che ad insegnare saltuariamente ci si possa mettere un “chiunque”, senza preparazione e senza futuro magistrale. Spesso si esaltano e cominciano a frequentare i corsi federali per ergersi all’interno della loro società alla pari di istruttori e tecnici, credendo che i primi due siano al di sopra nella scala gerarchica solo per il “pezzo di carta”. In breve cominceranno una loro carriera parallela, dove purtroppo troveranno genitori (di ragazzini negati, pigri, presuntuosi, ecc..) disposti a dargli corda, e questo li autorizzerà a credere di potere accedere a chissà quali vette dell’insegnamento. Questi personaggi quasi sempre finiscono o con il bisticciare e scomparire dal mondo della scherma, oppure caparbiamente ad andare a fare danni in altre società o peggio ancora ad aprirne una propria. Qualche volta, e questo va detto, riescono a vivere il loro temporaneo ruolo serenamente, consapevoli che sia solo una piccola collaborazione con il proprio sodalizio, ma sono esempi virtuosi estremamente rari. A questi i corsi federali fanno decisamente male, facendogli credere che basti uno pseudo esame per essere grandi tecnici.
I PRATICONI – Sono poi la diretta derivazione dei precedenti, ma nella versione imbruttita. In questa categoria ci troviamo per la stragrande maggioranza quelli che la scherma l’hanno iniziata da adulti. Come tutte le persone che cominciano qualcosa troppo tardi, li contraddistingue la fretta in ogni cosa. Li trovi nella tua palestra che cercano disperatamente di insegnare una finta in tempo ad un bambino di 7 anni, che già fatica anche solo a tenerlo in mano un attrezzo. Non hanno fatto la scherma da giovani, per cui non hanno la minima idea di cosa possa essere una progressione didattica, l’hanno approcciata in quei corsi serali dove spesso trovano un Maestro appassionato, così bravo ad insegnare da fare credere loro di stare apprendendo chissà cosa, ma purtroppo di essere dopo poco tempo anche in grado di insegnarlo. Li trovi sempre vicino ai bambini, o ragazzini, più bravi dando loro consigli non richiesti e spesso demenziali, dall’alto dello loro inesistente esperienza. Anche se coinvolti, per pena, nei quadri tecnici, si rivelano dopo poco inadatti ad ogni ruolo. E qui nasce poi il problema, essendo anziani, e quindi avendo fretta, non appena vengono messi anche solo a dare una mano per i bambini che iniziano a fare scherma, si avviano subito ai corsi federali, per prendere ogni abilitazione possibile, convinti che con quella guadagneranno l’autorevolezza che hanno i veri Maestri. Sarà anche la loro unica speranza di guadagno, in quanto pur di avere un ruolo saranno disposti a lavorare gratis, dimostrando anche quale sia l’esatto valore del loro lavoro: nullo. In compenso metteranno in difficoltà Maestri e Istruttori, che dovranno mettere una toppa sui loro danni, e cercare di fare capire che c’è una differenza tra un Maestro e un Praticone, per quello il primo viene pagato ed il secondo elemosina un ruolo qualsiasi gratis. Quando poi fanno il passo più lungo della gamba si ritrovano spesso messi alla porta, o quasi, e qui viene fuori il vero baco dei corsi di abilitazione federale. Con in mano un pezzo di carta, potranno aprire una loro società, continuando a perpetrare la loro impreparazione, la loro incompetenza, le loro frustrazioni verso un mondo della scherma cattivo che per invidia della loro (auto riconosciuta) bravura li ha emarginati. Facendo passare chi lavora con passione e competenza quale un ladro, perché si fa pagare. Certo, perché al contrario di loro non allena dopo il lavoro, ma deve farlo per lavoro. Questi ai corsi magistrali, che su di loro hanno avuto più l’effetto di un indottrinamento che di acquisizione di conoscenza, hanno soprattutto imparato ad invidiare e millantare. Li trovate su fb con foto continue di atleti non loro, senza scrivere nulla in proposito, facendo credere possano essere loro e sperando di trovare nei commenti tanti complimenti. Alle gare li potete riconoscere sul parterre grazie all’immancabile gillet AIMS.
Adesso ognuno si veda in una di queste quattro grandi categorie. Ci sarà chi si ritroverà nella prima, altri nella seconda, sono certo che chi si incazzerà sarà in una delle altre due, di certo c’è però un sistema magistrale che questo sta sfornando perché oramai fuori controllo. La cura sarebbe cominciare ad avere esami su base biennale, perché l’attesa già crea una certa selezione, avere accesso al secondo e (soprattutto) terzo livello a numero chiuso, ed avere come pre requisito indispensabile l’appoggio alla propria candidatura del comitato regionale di appartenenza. Questo dovrà concedere il nulla osta sulla base di un progetto reale, apertura di una nuova società o succursale non una vaga promessa di fare dei corsi qualora ci siano degli iscritti, oppure su una richiesta da parte di qualche società già costituita di un tecnico affiliante. Già questo stroncherebbe la carriera ai praticoni, o quanto meno gliela renderebbe molto difficile, cominciando a dare anche una parvenza di dignità professionale ai tecnici utili, eliminando il volontariato che distrugge una professione, e di certo non l’aiuta.
ANONIMO MAESTRO"

04 dicembre 2018

LE PARTNER CITY


MI sono sempre chiesto a cosa servissero le partener city sottoscritte dalla FIS con i vari comuni italiani. A tale domanda la mia risposta è stata:” averne un vantaggio per il movimento schermistico italiano e dei club di scherma insistenti nei precitati comuni.”.  Invece, come potete leggere nel testo delle convenzione con uno dei maggiori Comuni Italiani (Torino), nulla di tutto questo.
La convenzione parla di organizzazione di eventi per i quali il Comune metterebbe a disposizione l’impianto sportivo comunale. Nell’accordo non viene specificato se detto impianto venga concesso gratuitamente o semplicemente con una riduzione degli oneri di affitto. Peraltro a beneficiarne sarebbe soltanto la società organizzatrice dell’evento. Nulla è detto sulla disponibilità degli impianti per l’organizzazione di campionati regionali o interregionali, per i quali, a quanto mi è dato sapere, la concessione delle strutture verrebbe effettuata attraverso un canone di affitto: quando va bene ci potrebbe essere una riduzione di tali oneri affittuari. Credo, ma non ci metterei la mano sul fuoco, che i comuni non possano concedere gli impianti in forma assolutamente gratuita poiché detti oneri vanno inseriti nel bilancio comunale come entrate per l’organizzazione di eventi. Su questo argomento, ripeto, non ci metterei la mano sul fuoco, però mi piacerebbe che qualcuno più informato di me mi smentisca o confermi quanto da me scritto.
A me sembra che a guadagnarci sia il Comune e non potrebbe essere diversamente considerata la atavica passività dei bilanci comunali. Quindi oso affermare che questi protocolli non servano a niente, direi che non siano affatto necessari. Peraltro volendoli realizzare sarebbe sufficiente che il Presidente del Comitato regionale, in rappresentanza della FIS, sottoscrivesse in prima persona l’impegno con la città interessata, dando così valenza al Comitato stesso, quale rappresentante della federazione, in sede locale e ciò determinerebbe un sicuro risparmio di risorse economiche non essendo più necessari i  continui  viaggi del nostro “Presidente errante” costretto a girare l’Italia in lungo e in largo per sottoscrivere le convenzioni come se fosse una attività miracolosa. Concludendo direi che queste convenzioni finiscono più per aiutare la permanente e ininterrotta campagna elettorale del Presidente, che costituire un efficace strumento preordinato a portare benefici reali alle associazioni locali che sono, e restano, comunque relegati ad un ruolo assolutamente marginale.
Poi però si chiedono continui sacrifici alle famiglie, ai maestri ed agli atleti, veri sostenitori del movimento schermistico.
Ezio RINALDI



TORINO DIVENTA LA 25ESIMA "CITY PARTNER FIS" - FIRMATO A MILANO L'ACCORDO CON IL COMUNE E CON LA REGIONE PIEMONTE
https://www.federscherma.it/homepage/media/news/14-news/top-news/28988-torino-diventa-la-25esima-city-partner-fis-firmato-a-milano-l-accordo-con-il-comune-e-con-la-regione-piemonte.html

29 novembre 2018

APPELLO


La Piazza
L’articolo L’IGNORANZA DEGLI EPITETI” ha avuto, finora, circa 25 commenti i quali, tranne il primo, hanno deviato dalla sua sostanza spostando l’interesse su quanto successo a Berna, gara Gran prix di spada, riversando sul CT dell’arma non convenzionale le insoddisfazioni dei commentatori. Certo di fare cosa gradita ai lettori e considerata la valenza di quanto scritto, raccolgo l’invito di un anonimo frequentatore e lo posto in prima pagina affinché i vari interventi trovino la giusta collocazione.
APPELLO A RINALDI ED AI LETTORI
Se vogliamo innalzare il nostro livello di discussione dobbiamo adottare degli indicatori intelligenti, semplici, sintetici per approfondire e costruire valutazioni solide. Anche se l’argomento è percepito come complicato, è sufficiente utilizzare internet e le statistiche della FIE o della FIS. Inizio col fioretto femminile. Chi vuole analizzare le altre armi?
Dopo il rientro trionfale delle mamme Di Francisca e Batini, il predominio dell’Italia nel fioretto femminile senior come si può spiegare? Con parole molto semplici: gli altri stati non hanno i centri sportivi dei corpi dello stato. L’Italia ha oggi 24 fiorettiste classificate nelle prime 150 del ranking FIE di coppa del mondo senior, delle quali 17 nei corpi dello stato e 1 in arruolamento. Nessun altro stato può sostenere questi numeri di partecipanti in coppa del mondo senior. Gli USA hanno oggi 8 fiorettiste classificate nelle prime 150 del ranking. E le statunitensi sono campionesse del mondo a squadre nonostante rispetto all’Italia abbiano soltanto un terzo delle classificate nelle prime 150. Chi partecipa alla coppa del mondo senior rappresenta il vertice di una piramide di praticanti di altissimo livello. L’alto livello richiede finanziamenti continui e certi. Le atlete italiane di altissimo livello sono atlete di mestiere, perché sono lavoratrici con contratto da dipendente pubblico a tempo indeterminato. Le fiorettiste italiane senior sono stipendiate dallo stato per praticare la nobile disciplina schermistica. Le atlete italiane di alto livello possono essere arruolate a 17 anni nei centri sportivi dei corpi dello stato. I centri sportivi assicurano economicamente lo sviluppo della fiorettista di alto livello, con tutele previdenziali e assistenziali. Lo dimostrano le maternità di Elisa e Martina. La società di origine e il maestro continuano a provvedere alla qualificazione e formazione tecnica, ma lo stato assicura le tutele previdenziali e assistenziali, le quali durano nel tempo, oltre la carriera sportiva. Entrambe le forme di tutele hanno ad oggetto la tutela della lavoratrice fiorettista in ordine ai rischi inerenti ad eventuale perdita parziale o totale della capacità lavorativa per determinati eventi. La previdenza si realizza mediante mezzi finanziari forniti principalmente dai contributi previdenziali, mentre l'assistenza è assicurata in caso di infortuni, malattie, maternità, inabilità, e altro ancora. Elisa e Martina sono potute così rientrare e vincere. La federazione è unicamente beneficiaria del sistema, non è l’attrice principale e non stanno giocando un ruolo principale. Ma attenzione, le cose stanno cambiando.
L’Italia ha oggi 14 fiorettiste classificate nelle prime 150 del ranking FIE di coppa del mondo junior. Delle quali 3 nei corpi dello stato e 1 in arruolamento. Gli Stati Uniti d’America hanno oggi 17 fiorettiste classificate nelle prime 150 del ranking FIE di coppa del mondo junior. Si è invertita la tendenza. Gli USA hanno piazzato 3 fiorettiste nelle prime 8 ai campionati del mondo cadetti 2018, con 1 argento e 1 bronzo. L’Italia 1 bronzo. L’Italia non vince l’oro con le fiorettiste cadette dal 2012.
La federazione riceve ogni anno dal coni quasi 4,5 milioni di finanziamenti sportivi. Ma nessuno parla dei quasi 2,5 milioni di stipendi pagati ogni anno dallo stato per gli atleti schermidori dei centri sportivi dei corpi dello stato. Per non parlare degli stipendi pagati dallo stato per i tecnici dei centri sportivi o messi a disposizione della federazione. La federazione riceve ogni anno tantissimi milioni di finanziamenti sportivi direttamente dal coni o indirettamente dallo stato. I termini efficacia ed efficienza, spesso usati indistintamente come sinonimi, riflettono in realtà due concetti ben distinti. L'efficacia indica la capacità di raggiungere l'obiettivo prefissato, mentre l'efficienza valuta l'abilità di farlo impiegando le risorse minime indispensabili. C'è nella federazione italiana efficienza?
ANONIMO
Ezio RINALDI

25 novembre 2018

L'IGNORANZA DEGLI EPITETI

Voglio affrontare un argomento che alle orecchie di qualche puritano sembrerebbe sconveniente, in realtà è un epiteto che sovente profferiamo nei confronti di qualcuno, senza conoscerne il significato. Ebbene l’appellativo in questione riguarda il modo di dire “TESTA DI CAZZO”, si avete letto bene!
Su tale espressione Elio RIA, saggista poeta e filosofo, ha scritto un saggio che mi trova assolutamente d’accordo.
Molto spesso usiamo tale espressione più per offendere la persona apostrofata che non per la conoscenza del suo significato, insomma la utilizziamo a sproposito.
Mi è capitato, e certamente alle spalle mi capita ancora, di essere biasimato con il termine anzidetto, ma vale la pena ricordare che essere apostrofati “testa di cazzo” vuol dire che si è persona sciocca e ignorante, senza nessun valore morale. Con tale espressione si paragona il destinatario all’organo genitale maschile, in quanto situato nelle parti basse del corpo ed ha la funzione della minzione e della sessualità; insomma cose che non richiedono grandi capacità, piuttosto una semplice dimestichezza nell’uso.
Generalmente si ricorre a tale stigmatizzazione nei casi di persone presuntuose, caparbie, ignoranti, maleducati, saccenti, incapaci nel proprio lavoro e che credono in ciò che non sono.
Per la mia attività di blogger sono sicuro di essere oggetto della poco piacevole definizione, purtroppo me ne devo fare una ragione, sapendo di non essere simpatico a tutti e di aver calpestato i piedi a più di una persona, ovvero ho sempre detto ciò che penso ad alta voce, rompendo gli schemi di una sottomissione latente ed accettata passivamente.
Con un pizzico di immodestia, ritengo di non essere presuntuoso, caparbio, ignorante, maleducato, saccente ed incapace nelle mansioni a me demandate e soprattutto credo in ciò che sono e non in qualcosa che non mi appartiene.
Se personaggi, la cui posizione al momento è dominante, mi abbiano apostrofato, alle spalle, con una simile definizione, la rispedisco al mittente sapendo che il senso di frustrazione che li pervade li pone su un piano di inferiorità morale ed intellettuale dal quale è difficile risalire.
Ezio RINALDI

22 novembre 2018

DOPING TECNOLOGICO: dove eravamo rimasti?

Ritorniamo sull’argomento già trattato, al termine degli scorsi Campionati Italiani di Verona e successivamente nel mese di luglio, in occasione dell’allenamento collegiale in previsione dei Campionati del Mondo di Wuxi.
Come ricorderete, verso la metà di luglio, in occasione dell’allenamento delle sciabolatrici, alcune di esse hanno avuto una conversazione(!?) con il Procuratore federale per alcuni chiarimenti inerenti la vicenda del doping tecnologico. Da allora nulla si è più saputo, tutti con le bocche 
cucite, quindi non si hanno notizie in merito, se non quelle finora conosciute e cioè che la Segreteria della Federazione trasmise alla Commissione SEMI tutta la documentazione inerente il caso, ritenendola per questo l’unica struttura federale preposta ad esaminare e valutare gli aspetti connessi alla vicenda. Mi domando:” allora cosa centra la Procura federale?” Ma è una domanda che rimarrà senza risposta.

Per quanto attiene invece l’atleta che, a dire di molti, si sarebbe avvantaggiata di questo fantomatico sistema di “doping tecnologico”, non possiamo far altro che prendere nota di un avvio di stagione certamente non brillante. I risultati che ha ottenuto in occasione della prima prova Open di Bastia Umbra, dove, pur essendo esentata dai gironi per la sua posizione nel ranking, non è riuscita ad andare oltre un risicato piazzamento nelle prime 32 ed alla prima prova di coppa del Mondo ad Orleans, dove è subito uscita di scena già nel tabellone di qualificazione e per mano di un’altra atleta italiana con la quale negli scontri diretti, alcuni esperti di statistiche dicono, che negli ultimi anni abbia sempre avuto la meglio. Scenario confermato ai campionati italiani U 23 di Belluno dove a dispetto del risultato decisamente migliorato ha dovuto subire nuovamente la superiorità della medesima atleta.
Seguiremo come sempre l’evoluzione della giustizia federale e le vicende dell’atleta “di cui tutti parlano”.
Ezio RINALDI

11 novembre 2018

SOGNO o.......


La scherma o, meglio, la passione per la scherma riempie tanto la mia vita da imporre la sua presenza anche nei momenti più impensabili: durante il sonno!
Ho sognato, infatti di essere un CT, di godere, come tecnico, di una grande, considerazione da parte del presidente FIS, nonostante, non abbia acquisito alcun merito particolare e non abbia mai formato schermitori di rilievo.
Stupito io stesso della mia posizione, mi guardo attorno per capire come sfruttarla al meglio.
Prima di tutto decido di circondarmi di collaboratori che non discutano le mie scelte, i quali, tenuto conto della grande considerazione di cui beneficio, non potranno e non vorranno mai mettere in ombra la mia persona e il mio ruolo.
Poi (decido) di gratificare un gran numero di “operatori”, per avere una base consistente di sostenitori “interessati”.
Avendo in mente un progetto finalizzato al successo di qualche mio giovane protetto/a, cerco di condividere i meriti acquisiti da altri tecnici per farli miei, alla prima occasione, e di guadagnarmi la stima, l’ammirazione e la gratitudine dei miei protetti/e, di uno/a in particolare, agevolandone con tutti i mezzi il cammino (la carriera). E cavolo! Se no che CT sarei, se non cercassi in tutti modi di rinforzare le posizioni acquisite e di averne qualche vantaggio? Certo, i miei protetti/e sono giovani, “chiusi” da atleti/e più grandi e titolati/e di loro. Nel sogno mi sovviene una soluzione, un modus operandi che arriva tra un raduno e l’altro, che ritengo percorribile e che pochi potrebbero contestare: largo ai giovani!
Prima faccio carte false per far partecipare i miei protetti/e, e di questi uno/a in particolare, a più competizioni possibili (magari, anche ai mondiali universitari…d’altronde, cavolo, ci andranno anche loro all’università). Con tante occasioni, prima o poi, visto che in realtà sono anche abbastanza bravi/e, qualche risultato lo porteranno a casa?
E, caspita, nel sogno sta andando veramente bene. Perché, allora, non cercare di spianare la strada ad almeno uno/a di essi, quello a cui tengo di più, verso l’olimpiade? La strada più agevole sarebbe senz’altro quella dell’inserimento nella squadra assoluti. Ma come farlo/a entrare? Quella attuale ha ben fatto fino ad ora e l’atleta più avanti con gli anni (che avrei potuto mettere fuori) ha conseguito risultati di assoluto prestigio. Quindi come inserire in squadra il mio/a favorito/a? Sacrificando chi? Con quante critiche?
Ma ecco ancora l’idea risolutiva (cavolo sono proprio in gamba, peccato che è un sogno): convoco, guardando al futuro (eh,eh) due giovani, un maschio e una femmina, togliendo dalla squadra due pezzi da novanta, dimostrazione evidente della mia buona intenzione di inserire i giovani per far fare loro esperienza, che non manca certamente agli esclusi i quali, ingenuamente penseranno, per i loro precedenti, di essere al sicuro da “sorprese”.
Ciò fatto non mi resta che sperare nel mio “Culo”, che ha dato fin qui prove egregie, rendendomi protagonista di numerosi successi personali. Se la squadra dove inserisco il mio/a pupillo/a dovesse far risultato…il gioco è fatto! Chi potrà mai criticare il CT di aver dato fiducia alla squadra vincente?
Il tempo c’è, io mi sto preparando da un bel po’ e qualcuno/a grazie alle mie “cure” prima o poi comincerà a rendere meno del solito….beh, mi pare di poter nutrire fiducia.
Dimenticavo, il preparatore fisico, ormai abituato a fare gite gratis, poiché, diciamolo chiaramente, nonostante sia rifiutato da tutti i nazionali l’ho portato dappertutto, comincia a pensare di averne diritto. Ma va bene, in realtà fa parte del mio staff e può essere ancora utile.
Mi sveglio e mi accorgo che era solo un sogno….
Ugo SCASSAMAZZO


06 novembre 2018

RIDIMENSIONATO MALAGO'


Giovanni MALAGO'
E’ di qualche giorno fa la notizia secondo la quale il Governo abbia inserito nella legge di bilancio una riforma del CONI e che vede MALAGO’ attapirato poiché tale iniziativa, di fatto, svuoterebbe di potere il presidente e l’ente. Infatti lo strumento di controllo in mano al massimo ente sportivo, ovvero la gestione del contributo governativo, il cui importo ammonta a circa 420 milioni di euro, passerà di mano, lasciandogli poco più di 40 milioni per la preparazione olimpica, mentre tutto il resto verrebbe gestito dalla partecipata SPORT e SALUTE spa, i cui vertici saranno nominati dal Governo.
Di fatto le federazioni riceverebbero il contributo necessario alla loro sopravvivenza direttamente dallo Stato per il tramite del costituendo nuovo ente, nel quale il CONI stesso non potrà più metterci piede, grazie a clausole di salvaguardia che impediranno ai dirigenti sportivi di occuparsi ancora di denaro, anche indirettamente (almeno temporalmente).
Sembrerebbe che MALAGO’ stia cercando aiuti presso altri autorevoli personaggi affinché si possa mettere un argine alla iniziativa governativa.
Questi in estrema sintesi i fatti. Alcuni media ritengono l’intervento del Governo sacrosanto ed avrebbero auspicato che detta riforma potesse essere applicata già dal 2018 o, al massimo, dal 2019, invece lo sarebbe dal 2020.  Al di là di qualsiasi opinione che ogni lettore potrà farsi, è d’uopo soffermarsi sul perché il Governo abbia ritenuto necessario tale azione e soprattutto senza concordarla con i vertici sportivi. Si è tanto parlato dell’immobilismo, per esempio, verso l’Atletica Leggera, i cui risultati sono sotto gli occhi di tutti; del disastro relativo al commissariamento della Federcalcio, dove ad un certo punto non si è capito più nulla; del maldestro intervento a protezione di qualche Presidente, autore di modifiche statutarie fatte passare come refusi; delle dimissioni del super procuratore del CONI, Gen. CATALDI; delle candidature di Milano, Torino e Cortina quali sedi per le olimpiadi invernali. Insomma da tutto ciò emergerebbe una gestione autoreferenziale tendente a non modificare lo status quo, peraltro evidenziato dal fatto di concedere ai presidenti in carica che stiano terminando il terzo mandato, o che lo abbiano addirittura superato, la possibilità di un ulteriore quadriennio.
Ebbene, a chi giova tutto questo? A chi giova che lo sport rimanga in questa stagnazione? Perché affidarsi sempre a soggetti che hanno già scritto la storia qualche decennio fa e che sarebbe il caso di lasciarli alle loro incombenze private piuttosto che trasformali sistematicamente nei nuovi traghettatori?
Vale la pena ribadire (lo ha già detto qualcun altro) che lo sport italiano non sopravvive esclusivamente grazie al CONI ed ai suoi sforzi ma più strumentalmente al fatto che la presenza dei Gruppi Sportivi Militari garantisce agli sport di nicchia di essere competitivi a livello mondiale e di vincere medaglie olimpiche. In buona sostanza i dirigenti del CONI e delle varie federazioni avrebbero fatto passare il concetto per il quale il merito dei successi sia da ascriversi alla loro azione.
La realtà ci dice che laddove inizia ad esserci professionismo, lo sport italiano perde competitività. Così è successo per diversi sport: finché gli stipendi statali sono stati competitivi con un mondo sportivo mediamente povero, gli sport di nicchia, e non solo, riuscivano ad essere concorrenziali a livello mondiale. Quando i soldi hanno iniziato a circolare, all’inizio del XXI secolo, l’Italia non è stata più in grado di competere alla pari in campo internazionale. Una siffatta situazione richiedeva un intervento che potesse disciplinare meglio le attività delle varie federazioni ed è in questo senso che va letta l’iniziativa governativa.
Tutto ciò detto devo anche segnalare il fallimento della governance sportiva se si è finito per consegnare lo sport alla politica, badate bene, non allo Stato ma alla politica, perdendo così la propria autonomia, e questo potrei definirlo, anzi lo definisco tragico. Lo sport indipendente dalla politica unisce le varie anime, senza distinzioni di colore o di partito ma da ora in poi, qualora il provvedimento venisse approvato, ma non ho dubbi che lo sia, potrebbe non essere più cosi: chi vivrà vedrà. Prendiamo atto che il presidente del CONI, in futuro, non potrà più operare come nel passato e questa forse è la nota positiva della riforma.
Ezio RINALDI

29 ottobre 2018

NON SE NE PUO' PIU': lo sfogo del Maestro TORAN


Dalla pagina facebook del Maestro Giancarlo TORAN riporto il suo sfogo relativo alla gara satellite di Antalya in Turchia.
21.10.2018 alle 19:07
Ancora un podio, un argento, per Marta Cammilletti, che ad Antalya, in Turchia, ha partecipato ad una prova di coppa del mondo satellite. Un argento che lascia però l’amaro in bocca. Come restereste se vi venisse comunicato dalla Fie, un attimo prima di iniziare, che le regole della gara cui partecipate, con sacrificio economico personale, saranno cambiate in modo sostanziale, e per voi mai sperimentato, nella parte finale della gara? 
La storia è questa: la Fis chiede a Marco Malvezzi la cortesia di portare ad Antalya un apparecchio da testare, in cui il bersaglio non valido è abolito. Da testare, non da utilizzare in gara. Ed invece, incredibilmente, è quello che succede: e neanche per tutta la gara, così da orientarsi almeno un po’, ma solo nella parte finale, il tabellone dei primi otto.
A niente sono servite le proteste. Marta ha iniziato vincendo tutti gli assalti del suo girone e poi, con distacchi abissali, tutti gli assalti di diretta, fino alla finalissima. Qui si è trovata di fronte un’avversaria alta due metri – la vedete nella foto, è l’olandese Rentier – che ha sfruttato alla perfezione le nuove regole, che favoriscono sfacciatamente chi è più alto, e i comportamenti che dal punto di vista della convenzione sono scorretti: immaginate di fare una bella parata e risposta, che va però in bersaglio non valido, mentre l’avversario tira dentro, e fa un punto che altrimenti sarebbe annullato.
Ci siamo quasi assuefatti, con gli anni, a questo modo per me inconcepibile di operare. Si inventano nuove regole, che modificano sostanzialmente o capovolgono le regole dell’arma (si pensi alla definizione di attacco nel fioretto, o alla passività nella spada), e le si impongono senza la necessaria sperimentazione: che si fa, ma in corso d’opera, e sulla pelle di chi ha speso fior di quattrini per andare a fare una gara importante e costosa, all’estero, e si trova a dover affrontare un gioco stravolto, cui non ha potuto prepararsi.
Non riesco a comprendere la logica sottostante queste decisioni, che mi sembrano aberranti. Si vuole forse accelerare verso l’arma unica? Cosa resta del fioretto originario?
Spero che la nostra Federazione si opponga con decisione a questo modo di fare, nell’interesse della scherma. Non se ne può più.
Ecco, parto dalla speranza del Maestro, il quale vorrebbe che la Federazione Italiana scherma si opponesse a questo tipo di decisioni, prese sulla pelle degli atleti, decisioni assunte dalla FIE, per rilevare come i nostri rappresentanti all’interno del massimo organismo mondiale di scherma non siano evidentemente tenuti nelle debite considerazioni  pur occupando tutti i posti disponibili nelle varie commissioni e nel Bureau,  e non assicurano di certo sufficienti garanzie ai nostri atleti  ove impegnati in gare internazionali.
Nel direttivo FIE vi è anche il Presidente FIS, già vice presidente dell’organismo, ma, evidentemente in forte calo di autorevolezza e nel potenziale ruolo di influenser della politica internazionale.
Mi dicono che sia stata inviata una lettera alla Federazione mondiale ma che sia rimasta lettera morta. Ciò dimostrerebbe, se ce ne fosse ancora bisogno, la china politica internazionale di Scarso. Può darsi che mi sbagli, ma sarà il tempo a dirlo, intanto registro ciò che è accaduto sulla pelle delle atlete.
A questo punto mi sorge un interrogativo, A cosa servono allora gli accordi internazionali sottoscritti dalla FIS con le altre federazioni?  Quale è lo scopo? Se stipulo un accordo/convezione con un partner è perché oltre a dare devo riceverne un beneficio. Nel caso specifico i partner della FIS che benefici ci assicurano? E la FIS cosa offre loro? Tutti i viaggi del presidente per le varie destinazioni planetarie a che servono?  Se questi accordi fruttano un consenso politico in favore di Scarso in ambito FIE , per assicurargli la riconferma nel massimo Organismo mondiale, quali sono i benefici che in tale ruolo egli riesce ad assicurare alla nostra federazione? 
Ma se stipulare accordi ed entrare nel bureau dà questi risultati sarebbe bene che il Presidente FIS se ne restasse a casa per cedere il passo a chi potrà fare meglio di lui (non sarebbe nemmeno tanto difficile). E’ mio parere che ormai si vada in giro a distribuire riconoscimenti, la maggior parte dei quali serve forse solo a fare propaganda allo scopo di riuscire a conservare la poltrona.
Si, hai ragione Maestro TORAN: non se ne può proprio più e spero che il mondo della scherma ne voglia prendere atto.
Ezio RINALDI