28 dicembre 2020

LA PAGLIUZZA E LA TRAVE

La campagna elettorale sta prendendo una piega per la quale solo gli ingenui avrebbero potuto pensare che non sarebbe avvenuto. Purtroppo mi accorgo che la lucidità è una dote che appartiene a pochi e ciò comporta la lettura di informazioni fuorvianti e strumentali. Mi spiego meglio: il 13 dicembre u.s. si sono tenute le elezioni per i grandi elettori atleti e tecnici i cui risultati hanno premiato la lista AZZI. Lo spoglio delle schede è stato contestato e sono stati presentati dei ricorsi all’Autorità competente affinché siano chiarite le obiezioni dei ricorrenti.

In una lettera destinata agli amici del mondo della scherma, il candidato alla Presidenza per il quadriennio 2021/24 Paolo AZZI, esprime il suo ringraziamento a quanti hanno partecipato alla fase elettiva ed in particolare ai componenti delle diverse Commissioni Verifica Poteri e di Scrutinio. In tale passaggio pone in evidenza come la nomina delle stesse sia avvenuta tenendo conto delle attuali diversità politiche federali: sono forse stati nominati, congiuntamente presidenti o componenti di detti organismi, i rappresentanti delle due fazioni in concorrenza? Non mi risulta. Forse è stato consentito ad alcuni sostenitori di una fazione di essere presenti sul seggio per controllare a che tutto si svolgesse secondo norma.

Ebbene, proprio da questi rappresentanti sono partite le segnalazioni di anomalie per le quali i ricorsi sono stati una tappa obbligata. Pertanto, non capisco a che titolo Paolo AZZI stigmatizzi, definendo “indiscriminata”, la richiesta di verifica della legittimità delle operazioni di voto. Egli si contraddice quando afferma di essere lungi dal voler contestare il diritto dei tesserati a verificare il corretto svolgimento delle procedure elettive, delle due l’una: se affermi la legittimità non puoi contestare i ricorsi.

Il ricorso ad un sacrosanto diritto non è mai sproporzionato ma ciò che stride è la difesa della funzionalità degli uffici federali fatta nella doppia veste di Vice Presidente federale e candidato alla Presidenza per il prossimo quadriennio. E’ lecito supporre che egli stia utilizzando l’apparto federale per la sua campagna elettorale? Io credo di si!

Non credo che i ricorrenti abbiano mai voluto gettare discredito su chicchessia, hanno solo evidenziato, a loro parere, le precitate anomalie esercitando un loro, appunto, sacrosanto diritto.

Mi è pervenuta una lettera della signora Claudia SVALDUZ, maestra di scherma, con la quale ha risposto alla missiva di AZZI con toni garbati, moderati e rispettosi, respingendo al mittente le rancorose accuse che indirettamente le sono state fatte. Una lettera che mi è piaciuta moltissimo e che rappresenta una vera lezione di stile, correttezza ed amore per la scherma.

Che dire poi dell’elegante lettera di Michele Maffei, che nel suo stile pacato, gentile e misuratissimo ha espresso difese per i ricorrenti pur ponendo in evidenza uno scarico di connessione fra lui e i suddetti. Non una presa di posizione contro Azzi ma un invito ad un confronto a due con un giornalista super partes, così da dare al mondo della scherma, per la prima volta, un vero e proprio match elettorale, che sarebbe bene avvenisse a breve e comunque prima dell’evento assembleare.

Infine mi è stata recapitata la comunicazione della Consulta dei Presidente e Delegati regionali nella quale viene posto in evidenza la sistematica richiesta di accesso agli atti del procedimento elettorale del 13 dicembre u.s. Nella stessa vengono deplorati i commenti e le affermazioni insinuanti dubbi e perplessità che accompagnano tali richieste, benchè, sia ovvio, che l’assunzione di tali iniziative non possa che essere suffragata da convinte irregolarità. Ritengo giustificata la reazione della consulta anche se mi ha dato l’impressione di colui che ha la coda di paglia. Suggerisco all’Organo federale di denunciare agli organismi di giustizia sportiva la eventuale condotta irregolare dei ricorrenti. Però sarebbe anche il caso che la parte sostenitrice di AZZI si faccia un esame di coscienza e quando chiede o auspica di ritrovare lo spirito di un confronto sereno e privo di infondati sospetti, elimini qualsiasi possibilità di dubbio a cominciare dall’impedire a chi è retribuito dalla FIS di svolgere campagna elettorale. Insomma non si può guardare la pagliuzza nell’occhio altrui e non vedere la trave nel proprio.

Ezio RINALDI

 


23 dicembre 2020

AUGURI

Cari amici della “PIAZZA” anche quest’anno e nello stesso periodo – 24.12.2004 – ho subito un incidente pedalando in bici che mi ha procurato la frattura di una costola, la qual cosa non mi permetterà di dedicarmi al blog come faccio da ormai quasi 10 anni. Dovrò stare in assoluto riposo e nella posizione più consona per una guarigione il più veloce possibile, ovvero nella posizione supina che mi permette di respirare in maniera più agevole. Spero di riprendere presto, intanto:

Ezio RINALDI


17 dicembre 2020

ANALISI ELEZIONI E CONDOTTE ARROGANTI


Da più parti mi si chiede di esprimermi in merito alle recenti elezioni per i grandi elettori nelle assemblee regionali e nazionali. Evidentemente si sente il bisogno di leggere qualcosa che non provenga dalle fonti governative federali. Segno, anche questo, della validità del blog e della sua funzione.

Non l’ho fatto finora per la semplice ragione che altre incombenze mi hanno tenuto impegnato altrove, ed ora, non certo sotto la spinta di chi chiede un articolo sull’argomento, cerco di analizzare l’esito elettorale.

Sulla base delle società affiliate alla FIS, con i requisiti previsti dallo Statuto e dal Regolamento Organico e tenendo conto delle quote rosa, sono stati eletti n. 96 atleti e n. 47 tecnici attribuibili ad AZZI e MAFFEI sulla base delle loro liste di candidati. L’esito delle votazioni ha premiato in maggior misura i candidati di AZZI, una percentuale molto alta, sulla base della quale l’attuale vice presidente avrebbe incamerato oltre 120 grandi elettori.  Evidente segnale di un viatico leggero e sicuro.

Volete sapere se sono deluso? Si lo sono! Però sembra che qualcosa non sia andato per il verso giusto – tecnici votanti non in possesso dei prescritti requisiti ed altro ancora – talché sarebbero stati presentati ricorsi alle autorità competenti per la verifica di quanto evidenziato da alcuni osservatori. Staremo a vedere!

Le elezioni hanno detto che agli elettori: a. non interessano i programmi; b. non interessano i nominativi dei componenti le squadre; c. che contro una corazzata bisogna contrapporre una armata per ribaltare i numeri.

Ciò che invece merita una particolare attenzione è il comportamento di taluni personaggi che ricoprendo cariche istituzionali importanti pare che abbiano inteso approfittare di tale stato per porre in essere una condotta arrogante e proditoria nei confronti di altro tesserato presente al seggio elettorale, dal quale avrebbero preteso, non si capisce a che titolo, un preventivo avviso sulla propria candidatura quale rappresentante degli atleti.

Della vicenda è stato prontamente edotto il Presidente del Comitato regionale locale. C’è ancora dell’altro, un maestro avrebbe affermato, in presenza di altre cinque persone, di essere stato minacciato sempre da tale personaggio.

In considerazione del ruolo istituzionale che esso riveste in seno al Comitato Regionale locale, ma ancor più in seno alla F.I.S. sarebbe stato lecito attendersi che, in tale occasione, fosse chiamato a svolgere il suo ruolo in maniera super partes ed obiettiva, senza abbandonarsi a proclamare in pubblico ed in modo acceso giudizi suscettibili, tra l'altro, di influenzare in maniera negativa gli elettori presenti. Questo è il vero male della scherma!

Detto episodio mi dà la possibilità di far capire le motivazioni per le quali in passato sia stato concesso agli anonimi di intervenire nel forum del blog. Rappresento che i post/commenti pubblicati sulla “Piazza”, quasi 16.000, furono visionati ed esaminati sotto tutti gli aspetti, soprattutto sotto quello legale, prima di essere pubblicati. Si scrive in anonimo per garantirsi una sorta di immunità da eventuali ritorsioni. Mentre ciò sarebbe comprensibile ma non giustificabile da parte di chi voglia esprimere il proprio pensiero contro il potere costituito, non lo è da parte di chi il potere lo sostiene.

Ho sempre chiesto a chi si fosse sentito destinatario di “insulti”, “offese” e “diffamazioni” di produrre denuncia all’autorità giudiziaria, affinché il sottoscritto in qualità di gestore ne rispondesse nelle sedi opportune. Nulla di tutto questo, quindi finora sulla “Piazza” non si è insultato nessuno e le bugie, le fandonie e le offese sono opera di altri. Salvo un’unica denuncia, che in sede dibattimentale è stata rinviata al mittente. Il resto, compreso espressioni gratuite e fuori luogo, è una simpatica letteratura.

Voglio comunque esprimere il mio apprezzamento agli autori di commenti sulla mia persona e sui contenuti del blog perché fatti in chiaro e poco importa se negativi: l’essenziale è esprimere con chiarezza le proprie idee. Infine, lungi da me il voler esprimermi in modo sessista, in casa ho sei donne non potrei mai farlo ma se ho dato questa sensazione porgo le mie scuse a chi si sia sentito oltraggiato dal mio scritto.

Ezio RINALDI

 

12 dicembre 2020

ELEZIONI FEDERALI: codice etico, dove sei finito?

Ormai i candidati al Consiglio Federale imperversano su facebook e su altre importanti e conosciute piattaforme per promuovere sé stessi e la squadra di cui fanno parte. Si leggono i loro curriculum, dai quali non sempre emergono le loro effettive capacità. Alcuni di essi sono semisconosciuti alla stragrande maggioranza della base e molti si chiedono chi effettivamente siano queste persone.

C’è voluta una legge dello Stato per imporre una percentuale femminile all’interno del Consiglio Direttivo. In passato solo Di Blasi provò ad inserirne una, l’avv. Margherita ALCIATI, già Presidente del Friuli Venezia Giulia. Le quote rosa non sono mai state prese seriamente in considerazione e ci voleva, appunto, una legge dello stato per imporre la loro presenza. In quota atleti il discorso è diverso, poiché la legge MELANDRI questo aspetto lo aveva già previsto.

Oggi, nelle due squadre troviamo ben sei candidate del gentil sesso, in rappresentanza delle diverse categorie, alcune di esse sono note e dal curriculum sportivo di tutto rilievo (partecipazioni e conseguimento di medaglie a olimpiadi e campionati del mondo), altre, lo sono meno, essendosi avvicinate alla scherma solo attraverso i figli, quindi, direi con poca esperienza per amministrare una federazione come la scherma. Pertanto, sono in molti a chiedersi cosa avranno mai fatto per assurgere al soglio di un Consiglio Direttivo Federale? E ciò vale anche per i maschietti. Peraltro, alcuni candidati ricoprono cariche istituzionali particolarmente importanti e non hanno ancora ravvisato la necessità di dimettersi: questo lo ritengo particolarmente irrispettoso ed irriguardoso, oltre che eticamente poco corretto e al limite del consentito, nei confronti di tutto il mondo scherma.

Ma come si possono pretendere le dimissioni di soggetti che rivestono importanti cariche federali se il candidato alla presidenza Paolo AZZI afferma che non vi siano incompatibilità poiché il conflitto di interessi è un falso problema? E infatti la candidata in rappresentanza dei tecnici pare abbia affermato che, qualora eletta, continuerà a seguire a fondo pedana i propri atleti e, magari, deciderà anche quando essere convocata quale tecnico al seguito della nazionale (in poche parole, si ventilano delle auto-convocazioni); l’altra candidata in rappresentanza degli affiliati non si è ancora dimessa dalla carica di giudice, né ha chiarito se vorrà continuare a rivestirla. Mi domando: se un candidato della squadra di Maffei fosse deferito sarà lei a giudicarlo? E se vi fossero delle contestazioni sulla validità delle elezioni dei grandi elettori sarà sempre lei a giudicare? Azzi afferma che i numeri vanno interpretati, a me è stato insegnato che i numeri, prima di tutto, si contano, dopo, semmai, si analizzano, ma giammai si interpretano.

Anche a non voler minimamente immaginare che linterpretazione numerica, richiamata da Azzi, possa essere uguale a quella del CF uscente su norme, leggi e regolamenti vari, non posso esimermi dal far osservare che l’impronta che Scarso ha dato al modus operandi del C.F. è molto profonda e sarà un compito davvero arduo eliminarla.

I candidati al Consiglio che rivestono cariche negli organi di giustizia dovrebbero avere il buon gusto di dimettersi con immediatezza, onde eliminare qualsiasi possibilità di equivoci. Peraltro sembra che detto giudice abbia partecipato a cori volgari e denigratori nei confronti di altro tesserato e risulterebbe che l’attuale dirigenza non sia intervenuta: del futuro consiglio, qualora eletti, vi faranno parte ben 4 degli attuali in carica, quindi nulla potrebbe cambiare

Mi sento di poter affermare che Maffei procederà ad una gestione che non consentirà ad alcuno di avere conflitti di interesse.

Da quanto sopra detto è del tutto evidente che, al di là dei numeri, la squadra dell’ex campione olimpico fornirebbe sul piano etico morale più garanzie e sarebbe auspicabile la sua elezione.

Ma questo è un sogno che coltivo nellintima (e non tanto segreta) speranza che i sogni, pur essendo tali, alle volte si realizzano.

Ezio RINALDI

07 dicembre 2020

GRUPPI SPORTIVI IN DIVISA: etica ed elezioni

Affrontare il tema dei gruppi sportivi in divisa non è semplice, in particolar modo poi quando si rende necessario parlare dei loro atleti e tecnici.

Intanto sgombriamo il campo da equivoci interpretativi, senza la loro esistenza lo sport italiano non avrebbe la possibilità di competere a livello internazionale e non potrebbe occupare posizioni di assoluto prestigio nel panorama mondiale.

Dopo la caduta del muro di Berlino e la conseguente disgregazione dell’Unione sovietica è venuto meno lo sport di Stato d’oltre cortina. Questa situazione ha portato l’Italia ad un progressivo avanzamento nella classifica mondiale delle nazioni più forti, poiché ha mantenuto in vita lo sport minore al livello professionistico. Credo che di questo status ne beneficino un po’ tutti: le FF.AA; gli atleti che possono svolgere la loro attività con l’ombrello dello Stato che garantisce loro un reddito con il quale possono vivere senza problemi; i club civili che possono indicare una via sicura ai loro atleti più dotati. Naturalmente c’è sempre un rovescio della medaglia, cioè qualcosa in opposizione ai privilegi anzidetti.

L’organizzazione ed i ritmi della vita dei gruppi sportivi in divisa sono disciplinati da leggi e regolamenti, per cui una loro ristrutturazione andrebbe armonizzata con una revisione di leggi e, conseguentemente, di regolamenti che ne consentono l’esistenza. Non voglio addentrarmi più di tanto su questioni attinenti ad una loro riforma: non mi compete. Posso portare la mia esperienza di ex ufficiale dell’E.I. operante presso il Centro sportivo olimpico dell’Esercito ed in tale contesto ritengo di poter assicurare i lettori circa gli obiettivi e le loro finalità.

Il Decreto del Presidente della Repubblica n. 113 del 19 aprile 2005 stabilisce i compiti e finalità di ognuno di loro. Sono riconosciuti dal CONI e con esso statuiscono convenzioni con le quali disciplinano le loro collaborazioni. Nell’ambito di dette cooperazioni, così come previsto dalle normative in vigore, il personale militare può essere impiegato per vari incarichi attinenti alle loro funzioni, mansioni e competenze specifiche. Quindi possono partecipare ad elezioni per rappresentare nel CONI e nelle Federazioni la categoria di appartenenza; possono essere destinati ad incarichi tecnici con un distacco concordato con il Centro Sportivo di appartenenza. Il personale militare e paramilitare ha tra le proprie prerogative il possesso di doti quali la lealtà, la franchezza e la sincerità oltre ad un altissimo profilo morale ed etico.

Tutta questa premessa per arrivare dove? E’ presto detto. Come arcinoto a breve ci saranno le elezioni per i grandi elettori i quali dovranno poi eleggere i loro rappresentanti nel Consiglio federale, tra questi ci sono anche rappresentanti dei gruppi sportivi in divisa e fin qui nulla di anomalo. Ciò che stride e si discosta dalle suddette prerogative, mettendo in ombra soprattutto il senso della moralità e dell’etica, che qualcuno sembrerebbe avere smarrito, è la condotta di alcuni di essi, ed in particolare quella di coloro i quali, una volta assunta una carica, sia elettiva che di nomina, tendono ad accumulare affidi incompatibili tra loro. Ma ciò che contrasta ancor più è l’atteggiamento supponente, borioso e sopra le righe di costoro e per il quale si sentono autorizzati a svolgere un inopportuno ruolo attivo in campagna elettorale. Mi spiego meglio. Oggi la FIS ha 3 CT appartenenti ai predetti gruppi, stipendiati dall’ente di appartenenza e lautamente retribuiti dalla Federazione, due dei quali, dimentichi delle doti e prerogative loro richieste, scrivono post e commenti sulle varie piattaforme online, spendendosi in maniera assolutamente inopportuna a favore di un candidato facente parte dell’attuale establishment federale, non solo, scrivono anche lettere alle società (nella passata tornata elettorale lo ha fatto il CT della spada) per caldeggiarne l’elezione. In buona sostanza, il Consiglio federale utilizza, in modo imbarazzante, il personale che ha sotto contratto per condurre la propria campagna elettorale. Dirò di più, questi signori se vogliono essere attori in una competizione elettiva è nel loro diritto ma dovrebbero avere il buon gusto di dimettersi, così come se eletti in rappresentanza di una categoria. E’ contro ogni principio di indipendenza, distacco, serenità di giudizio, terzietà e garanzia sedere in un consiglio e decidere la propria convocazione o l’inserimento nello staff tecnico, ed essere così in una chiara, lampante, manifesta ed evidente situazione di incompatibilità e di forte conflitto di interesse.


Come ho sempre affermato il pesce puzza dalla testa, ovvero se c’è qualcuno che opera in palese contraddizione a quei principi cui facevo riferimento sopra, la colpa non è la loro ma di chi glielo permette.

Al fine di una chiara e trasparente gestione delle risorse umane militari e paramilitari, agli elettori è demandata la responsabilità delle scelte, di quelle scelte cioè che davvero potranno garantire un serio governo ed una responsabile conduzione del settore tecnico e non solo.

Ezio RINALDI

 

03 dicembre 2020

OSTE, IL VINO E' BUONO?

Cosa vuoi che risponda chi ha lavorato per la Federazione Italiana di Scherma per anni, cumulando lo stipendio della Polizia di Stato, il lauto contratto della federazione e, in alcuni casi, gli eventuali dividendi della società sportiva di cui è paladino?

E’  lapalissiano che affermi che il vino è ottimo, che il suo datore di lavoro è il migliore al mondo e che gli auguri di vivere ancora cent’anni tanto da mantenerlo a lungo nel suo attuale “status quo”. E’ così scontato, direi, da essere ridicolo tanto da dover quanto meno arrossire (e non sto dicendo: provare un senso di vergogna) in una società dove non si è perso il senso profondo della verità.

E quattro anni fa era ancora così. Chi ha dimenticato, infatti, che l’allora (e attuale) C T della spada, Sandro Cuomo, condusse la campagna elettorale a favore dei dirigenti uscenti della scherma campana e federale con una lettera indirizzata a tutte le società della regione così spudoratamente di parte che la signora De Felicis, sua consorte, in un’assemblea pubblica, se ne assunse la paternità, mossa, mi piacerebbe pensare, da un sussulto di imbarazzo, misto a disagio.

Sono passati quattro anni e il popolo bue è stato educato a non scandalizzarsi più di niente, a non provare il benché minimo turbamento tanto da assistere inerme e, talvolta, consenziente alle esternazioni di Andrea Cipressa e Sandro Cuomo, attuali CT del fioretto e della spada, a favore del gruppo dirigente uscente che ha assicurato loro una condizione economica più che decorosa.

A parte la questione di stile, che sottolinea la sensibilità dei protagonisti, c’è un problema che qualcuno, nella sua follia autolesionista, pari alla mia, ha evidenziato: a Sandro Cuomo e Andrea Cipressa sembra siano state attribuite delle facoltà, quali quelle della selezione di atleti e maestri, senza necessità di seguire regole chiare e precise, ma nella più ampia e totale discrezionalità. Il fervore con cui difendono la loro posizione e il gruppo dirigente federale potrebbe, inconsapevolmente, innescare nelle loro menti corto circuiti tali da favorire chi la pensi come loro, nel più classico conflitto d’interessi.

Situazione che non è molto dissimile da chi, deputato alla selezione, si presenti quale candidato, seppur grande elettore, alla contesa elettorale.

Assolvo comunque Cipressa, Cuomo e chi per loro perché il problema vero è un altro e consiste nel fatto che questo appartiene a chi è deputato a stilare regolamenti che pongano limiti ad un potere incontrollato e, conseguentemente, irresponsabile, attraverso leggi che dovrebbero essere ancor più rigide e stringenti, e possano guidare il singolo che, smarrito il senso civico, dello stato e della collettività, riesca finalmente a ritrovare il giusto equilibrio nella comunità in cui vive.

Per concludere, non posso fare a meno di citare Herman Hesse che, nel “Giuoco delle Perle di Vetro, afferma testualmente: “.. “Se l’’Autorità superiore ti chiama a una carica sappi che ogni avanzamento nelle graduatoria delle cariche non è un passo verso la libertà, ma verso il legame. Quanto più alta la carica, tanto più stretto il legame. Quanto più vasto il potere, tanto più rigoroso il servizio. Quanto più forte la personalità, tanto più vietato l’’arbitrio”.

Alberto COLTORTI

01 dicembre 2020

QUANDO SI DICE: parlar Chiaro


Pubblico volentieri la lettera del M° COLTORTI Alberto in risposta a quella del candidato Presidente Paolo AZZI, di cui ho fatto menzione nell'articolo " AZZIvsMAFFEI: le squadre ed i programmi". La lettera la ritengo elegante e nei contenuti ineccepibile: quando si dice parlar chiaro!
Come sempre noi siamo qui per eventuali repliche.
Ezio RINALDI

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Napoli, 30 novembre 2020

Caro Paolo,

leggo ora il tuo invito elettorale e rispondo attraverso lo stesso canale di comunicazione.

La tua lettera, priva di programmi, presenta le candidature e traccia un metodo, quello del dialogo con la base, attraverso il quale raccogliere spunti per ben operare nel futuro.

Sottolinei la presentazione di ben sette nuovi nomi alla carica di Consigliere Federale come sinonimo di rinnovamento ed espressione di forze nuove. Permettimi di dubitare temendo la prosecuzione di un lavoro nel solco tracciato da Giorgio Scarso che, nella mia opinione, sarebbe bene si chiudesse in maniera definitiva. Negli ultimi anni, a mio avviso, l’attuale Presidente non ha portato alcun beneficio al nostro movimento, ma soprattutto non ha mantenuto le sue stesse promesse elettorali. Al proposito vorrei citare le sue parole dal programma 2013 – 2016: “ Volevo evitare che, una mia ricandidatura potesse essere vista come un tentativo di monopolizzare la gestione di un mondo, quale quello della scherma italiana, che appartiene a tutti ed in cui ciascuno ha il diritto-dovere di sentirsi coinvolto. … Ecco perché, insieme a coloro con cui abbiamo portato a termine l’esperienza della gestione federale nell’ultimo quadriennio, mi ripropongo al giudizio del mondo della scherma, per quello che, qualora la base elettorale scegliesse di darmi ulteriore fiducia, sarebbe, per mia scelta, il mio ultimo mandato da Presidente federale.”. Non so se ha ragione chi afferma che da quel momento è prevalso l’innamoramento per il potere fine a se stesso; di certo ritengo che questo governo federale non ha fatto del dialogo con la base il suo punto di forza. Anzi. Si può citare l’inutile e prepotente lotta all’Accademia Nazionale di Scherma, miseramente fallita con il giudizio tombale del Consiglio di Stato, si può parlare della “militarizzazione della scherma italiana” che, al di là dei meriti, premia chi vesta la divisa di un corpo dello stato attraverso una corsia preferenziale, dello svuotamento di prerogative dell’A.I.M.S. che non è più l'associazione che tutela gli interessi della categoria magistrale, ma una insolita associazione sportiva dilettantistica, a cui è stata affidata la gestione della formazione. Non so se hanno ragione coloro che motivano tale delega federale quale riconoscimento all’appoggio elettorale, di certo nessuno può negare che la governance dell'AIMS svolga, anche in questa tornata elettorale, un ruolo politico di parte. Personalmente disapprovo la politica della trasformazione dei maestri di scherma che hanno scelto di abbracciare tale attività lavorativa a dei semplici hobbisti indegni d’inquadramento professionale. Ancora peggiore è vedere la nostra Comunità non credere più al merito, soprattutto per l'eccessiva discrezionalità nelle convocazioni di atleti, tecnici e arbitri. Potrei raccontare più di un episodio in cui sono stato protagonista o vittima se non fosse che sposterei la questione di su un piano personale. Poiché i vertici tecnici sono, da Statuto, affidati al Presidente, permettimi di dubitare che tu, Paolo, Ancarani, De Bartolomeo, Autuori, Randazzo e Manzoni, siate il nuovo, altra cosa, vogliate perseguire obiettivi diversi e con altre modalità. Avendo fatto parte del Consiglio Federale è indubbio che ne abbiate approvato le scelte.

Ancora oggi il metodo discrezionale non è cambiato e l’ombra del Presidente uscente aleggia su di voi. Prova ne sia la vicenda del Consigliere, in quota maestri, Salvatore Lauria e delle sue doppie dimissioni, dal Consiglio Federale e dall’Associazione Italiana Maestri di Scherma. Forse Lauria non ha gradito, dopo aver servito fedelmente la causa in questo quadriennio, il “desiderata” del Presidente circa il nuovo leader dell’AIMS, che

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si vocifera sarà un altro, l’ennesimo, militare? Mi chiedo, quale autonomia possa ancora avere l’associazione dei maestri oramai svuotata del suo ruolo di tutela degli insegnanti?

Vorrei poi parlare dei singoli che conosco, per esempio del consigliere uscente e riproposto nel tuo gruppo, Alberto Ancarani, reduce da una sonante sconfitta nelle elezioni del Comitato Esecutivo della Federazione Internazionale Paralimpica, a riprova dell’inefficacia dell’azione federale anche in quell’ambito.

A rappresentare i maestri di scherma vedo Giovanna Trillini, sicuramente ottima persona, ex atleta e insegnante. Esprimo però dubbi sulla sua capacità di rappresentare un mondo di cui non sente propriamente le urgenze vivendo il privilegio dell’attività lavorativa nei Carabinieri e la presenza nello staff della nazionale. Sarà realmente in grado d’interpretare le esigenze del maestro di scherma civile che ha scelto questa professione? Sarà in grado d’invertire la disgraziata diaspora dei suoi colleghi, sempre ed esclusivamente civili, che hanno deciso di emigrare all’estero? Sarà in grado di tutelare chi vuole concorrere alla pari per cariche apicali nell’ambito dei tecnici federali ricordando che i sei commissari tecnici sono tutti di provenienza militare o paramilitare benché rappresentino, nel panorama dei maestri di scherma, una sparuta minoranza? Sarà in grado, ancora, di essere super partes nei conflitti d’interesse che potrebbero vederla coinvolta essendo inserita nello staff delle squadre nazionali?

Lo stesso dicasi per il finanziere frascatano Valerio Aspromonte in merito alla capacità di portare avanti le istanze del 99,9 percento degli atleti che sono civili. Quale sarà la sua posizione relativamente ai problemi della distribuzione delle risorse da impiegare nelle diverse attività della Federazione, riguardo alla compilazione di un calendario compatibile alle esigenze dei non professionisti, delle località dove svolgere le gare e così via? Del resto gli atleti di élite, tutti professionisti, sono già tutelati, giustamente, dalla Commissione omonima che ne cura gli interessi in ambito federale!

Non ho il piacere di conoscere la sig.ra Joelle Piccinino ma so che è stata nominata dal Consiglio Federale componente degli organi di giustizia e allo stesso tempo convocata in nazionale Master e organizzatrice dei Campionati Assoluti, sempre su delibera del Consiglio Federale. Mi chiedo se non ci sano gli estremi per parlare di conflitto d’interessi per quanto previsto dalle norme della giustizia sportiva, all’articolo 3, che ti invito a leggere.

In conclusione, caro Paolo, penso che la squadra di cui fai parte non si distingua per quel rinnovamento da te proclamato.

Mi sarebbe piaciuto se avessi espresso candidati effettivamente nuovi, al di sopra delle parti, e se avessi dichiarato, nei tuoi propositi, la risoluzione dei conflitti d’interesse, il ritorno alla meritocrazia, il ridimensionamento degli incarichi ai militari, attraverso i quali il Governo tanto contribuisce al professionismo e alla professionalità del nostro mondo, se avessi cominciato ad affrontare le problematiche dei maestri di scherma che nell’ultima assemblea hai voluto falsamente indicare come “tecnici”.

Sicuramente, Paolo, non avrai l’appoggio del Club Scherma Napoli, che ho l’onore di rappresentare, non trovando nelle premesse della tua lettera il riferimento a quei principi meritocratici e di tutela della classe magistrale che ho ricordato.

Ti saluto cordialmente,

             Il Presidente
            del Club Scherma Napoli
            (Alberto Coltorti)


Il PRESIDENTE


27 novembre 2020

AZZIvsMAFFEI: le squadre ed i programmi

 

Michele MAFFEI

Si scende in pedana, Paolo Azzi, il vicepresidente che ha seguito Scarso per vent’anni presenta la sua squadra e punta decisamente alla presidenza federale.
Si presenta con una lettera inviata alle associazioni d’Italia e lo fa con una missiva dal ritmo pacato che rispecchia enormemente la sua stessa personalità, da buon lucchese “dentro le mura”, riservato, prudente e mai sopra le righe. Di fatto le linee programmatiche dei suoi futuri prossimi quattro anni, sembrano essere più o meno accennate nel segno della continuità con il lavoro già svolto, parla di un “Sistema scherma italiana”, che francamente non sembra essere molto chiaro, se si riferisce al sistema scarsiano fino a ora operativo, praticamente si tratta di un meccanismo di gestione collaudatissimo che a molti, anzi moltissimi, non piace. Certo Michele Maffei, l’avversario che lo fronteggerà ha espresso chiaramente nella sua conferenza stampa che se sarà eletto, non farà grandi cambiamenti, anzi, pare che vorrà fare solo delle migliorie, tanto da far pensare che questo o quello, pari sono, fatta eccezione per i rappresentanti dei tecnici e degli atleti. Ma procediamo per gradi.
Paolo AZZI
La squadra di Azzi pare rinnovata. Infatti la formazione uscente era composta da: Scarso, Azzi, Di Bartolomeo, Randazzo, Ancarani, Buratti e Campofreda, ora, fatto scalare Azzi alla presidenza, i successivi tre restano al loro posto, e gli altri vengono rinnovati inserendo: Joëlle Piccinino, Matteo Autuori, Guido Di Guida e Sebastiano Manzoni. I tre rappresentanti degli atleti e dei tecnici, sono rispettivamente due per i primi, Valerio Aspromonte e Rossana Pasquino e uno per i secondi, nella persona di Giovanna Trillini.
Nonostante un evidente rinnovamento si ha l’impressione che vi sia soprattutto desiderio di continuità.
Certamente vi sono componenti poco conosciuti, sia a livello nazionale che regionale, a differenza di altri che lasciano la dirigenza locale per quella nazionale. Vi è poi da rilevare che alcune importanti regioni del nord non mostrano più la compattezza di un tempo e la scelta dei candidati lo dimostra.
Sarà interessante vedere cosa avranno preparato nella sacca del loro programma schermistico, perché se la scherma nazionale sarà nel solco della continuità del “Sistema scherma italiana”, le piccole società saranno sempre costrette ad arrangiarsi da sole, e quelle grandi saranno portate sempre nel palmo di una mano.
C’è molto di cui riflettere, perché già vent’anni fa, con l’avvento di Scarso, si disse che sarebbe stata ascoltata e aiutata la… “base”.
C’è da rilevare che per la composizione della squadra di Azzi sono state attuate scelte anche in funzione di un adeguata geopolitica. Infatti, gli undici componenti   rappresentano ben 10 regioni, tra le quali alcune molto importanti.
E’stato aperto https//www.schermaitalia.org nel quale sono pubblicati i nomi della squadra facente capo a Maffei ed il relativo programma. Devo complimentarmi per la grafica del sito, veramente efficace. I componenti dell’equipe dell’ex campione mondiale ed olimpico rappresentano sei regioni, avendo fatto scelte più meritocratiche che politiche. Di seguito le squadre:

SQUADRE

AZZI

MAFFEI

 

ANCARANI Alberto

COSTAMAGNA Guido

 

AUTUORI Matteo

MARTINO Renato Clemente

 

DE BARTOLOMEO Vincenzo

SCISCIOLO Marcello

 

DI GUIDA Guido

SIRENA Andrea

 

MANZONI Sebastiano

TOGNOLLI Alessia

 

PICCININO Joëlle

VISCARDI Alberto

 

RANDAZZO Maurizio

ZALAFFI Margherita

 

ASPROMONTE Valerio (Atleta)

BERTACCHINI Massimo (Tecnico)

 

PASQUINO Rossana (alteta)

BOLLATI Federico (Atleta

 

TRILLINI Giovanna (Tecnico)

QUONDAMCARLO Francesca (atleta)

 

Azzi è stato più veloce nel comunicare i nominativi del suo gruppo, Maffei più completo, poiché con- temporaneamente ha aperto il sito di Schermaitalia, pubblicato i nominativi dei componenti del suo Team ed il programma. Al momento direi 1-0 per Michele.
I lettori possono, anzi certamente, compareranno i vari candidati e la loro validità. Un primo test sarà rappresentato dalla elezione dei grandi elettori.
Tutti sanno a chi vanno i miei favori, però sportivamente in bocca al lupo a tutti i contendenti.
Ezio RINALDI

SETTORE TECNICO: le proposte del M° SPERLINGA Gianni

M° Gianni SPERLINGA
Anche in questo settore parto da una premessa: la discrezionalità, spesso fonte di vere ingiustizie e forme di iniquità, va eliminata.
Finché ci sarà anche un solo brandello di discrezionalità, non ci saranno convocazioni certe, sicure e realmente meritocratiche e quindi completamente giuste.
L’unico modo per garantire imparzialità è convocare gli atleti in base al ranking (aggiustarlo o lasciarlo com’è sarà compito della federazione).
Anche qui suggerisco uno schema oggettivo e facilmente applicabile:
si utilizzerà il ranking nazionale di categoria per le convocazioni degli atleti alla coppa del mondo (12 posti, TUTTI convocati)
si utilizzerà il ranking FIE per le convocazioni ai campionati internazionali (europei, mondiali ecc).
in aggiunta a questo, poiché ritengo sia importante dare spazio alle c.d. seconde linee propongo una soluzione che a me sembra di facile attuazione:
tenendo sempre conto del ranking FIE, i primi 4 faranno europei e mondiali, il quinto, il sesto e il settimo (e l’ottavo, se ci sono i posti) faranno quei campionati considerati minori (come i giochi del mediterraneo, da far fare ai cadetti quelli cadetti e ai giovani quelli giovani) che servono da spinta e da motivazione appunto alle c.d.  seconde linee.
In questo modo si dà la possibilità e la speranza (una speranza vera e non fasulla), a chi è immediatamente dietro i primi, di   ottenere, se riesce ad avanzare, una convocazione;
e si costringe chi è avanti a non adagiarsi sugli allori di una convocazione sicura (come è successo e succede di continuo).
Trovo, inoltre, giusta l’opinione abbastanza diffusa di dare maggior valore ai campionati U.23.
In questo modo, oltre a mantenere un alto livello, si limiterebbe parecchio la diaspora continua degli atleti di seconda linea che, non vedendo all’orizzonte nessuna luce, ad un certo punto si scocciano e lasciano la scherma.
COMMISSARIO TECNICO E STAF: secondo me, il compito del commissario tecnico, in Italia, non è quello di allenare gli atleti della nazionale e, qualora si attuassero le regole sulle convocazioni in base al ranking di cui sopra, non sarebbe neanche quello di scegliere i convocati.
E allora cosa gli resta da fare? È inutile?
Per niente! Ma ritengo che le sue mansioni, a differenza di altre nazioni che per numero di atleti e organizzazione vivono situazioni non paragonabili alle nostre, debbano essere diverse: compito del commissario tecnico sarà, dunque, quello di organizzare la stagione internazionale, organizzare le trasferte e soprattutto seguire la squadra (non scelta da lui, ma dal ranking), conoscerne i componenti, farli andare d’accordo e studiarne gli avversari.
È giusto a questo proposito considerare “squadra” non solo i primi 4 atleti ma tutti e 12 i convocati, i quali, nel corso dell’anno, potranno alternarsi nei primi 4 posti del ranking (non è detto infatti che i primi quattro all’inizio dell’anno siano gli stessi a fine anno).
Allo stesso modo è inutile la presenza di uno staff fisso i cui componenti non hanno nulla da dire o da insegnare agli atleti convocati in quanto non sono allievi loro.
Questo sistema aveva senso anni fa quando le società e i maestri importanti si contavano sulle dita di una mano, facevano quasi tutti parte della nazionale e gli atleti convocati erano quasi tutti loro. Adesso le cose sono cambiate: escono atleti validi da tante sale e ogni sala è diversa dall’altra. 
La soluzione è convocare, parlando di campionati internazionali, i maestri dei quattro atleti convocati, dei quali uno, scelto dal CT, resterà ad aiutarlo per la gara a squadre.
La stessa cosa avverrà in coppa del mondo dove, essendo più numerosi i ragazzi convocati, compito dei 4 maestri, e soprattutto del CT, sarà quello di seguire gli atleti il cui maestro non è presente.
Adesso infatti, accade spesso che molti maestri partano a spese proprie per seguire i propri allievi all’estero, rendendo così molto meno oneroso il compito dei maestri di staff.
Sarebbe una dimostrazione di grande apertura e disponibilità, oltre che un bel gesto di rispetto permettere loro di seguire i propri allievi fino alla fine; in fondo, per salvare la forma, basta fornire loro una felpa della nazionale. (lo sottolineo perché succede spesso che al maestro che parte a spese sue, dopo aver seguito il proprio allievo per tutta la gara, venga impedito di farlo se questo arriva alle fasi finali.
Gianni SPERLINGA

25 novembre 2020

I MASTER: veterani e anziani

I partecipanti al torneo di sciabola per professionisti del 1926.
Al centro il presidente della federazione, Giuseppe Mazzini, con
 Nedo Nadi alla sua destra.
Avevo scritto, qualche mese fa, sul blog di Piazzascherma, un articolo sulla categoria dei Master. Lo potete leggere qui:

https://piazzadellascherma.blogspot.com/2020/07/il-libro-dei-sogni.html
Sostenevo l’importanza di una categoria, quella dei Master, che a mio parere è ancora sottovalutata. Ha contribuito notevolmente alla crescita del movimento schermistico, e secondo me può farlo in misura ancora maggiore: cosa particolarmente importante in un periodo storico come quello attuale, che vede penalizzate le federazioni con basso numero di tesserati e - sempre secondo me - ha anche un gran bisogno di dirigenti animati da sana passione, e disposti ad impiegare il proprio tempo e la propria competenza a favore della scherma.
Sembra ormai aver fatto il suo tempo un modello organizzativo che vede solo nelle gare - sempre di più, sempre più dure, e soprattutto costose – il fine primario delle società e dei maestri. Non ho statistiche a dimostrazione del mio assunto, ma ho la netta impressione che questo modello limiti non poco l’aumento dei tesserati, e anzi favorisca, a lungo andare, l’abbandono di quanti non riescono a tenere il passo dell’agonismo esasperato.
Fino alla scorsa stagione il mondo dei Master è stato in piena espansione, e riprenderà a farlo - credo e spero - quando questa emergenza sanitaria allenterà la presa. Ricordo ancora quando, in Consiglio direttivo federale, si ascoltavano con malcelato fastidio le richieste avanzate da chi chiedeva, per i Master, maggiore attenzione. Le cose sono cambiate, le barriere sono in parte cadute, e la situazione politico-sportiva attuale determinerà, a mio parere, una rinnovata ed accresciuta attenzione per la categoria.
Anche i Master amano l’agonismo, e si vede! Ma tanti, fra loro, amano il semplice divertimento, le quattro botte in sala fra amici, la birra a fine allenamento, lo stare insieme: anche se le gare preferiscono non farle, o solo occasionalmente. Credo che lo stesso avvenga o possa avvenire a tutte le età, cosa che porterebbe facilmente ad un aumento dei numeri, a un miglioramento economico della situazione delle sale di scherma, e ad uno spostamento reale dell’attenzione verso gli aspetti educativi e culturali del nostro bellissimo sport.
Quasi per caso, tra una ricerca e l’altra, mi è capitato sotto il naso un articolo di Nedo Nadi, pubblicato su “La Stampa” il 12 marzo 1933. Manco a dirlo, parla di veterani, come allora si chiamavano, e ne parla con affetto, rispetto e ammirazione.
Giancarlo TORAN
Veterani e anziani
Il titolo è preso a prestito dalla qualifica d'un torneo disputato a Torino nel gennaio di quest'anno. C'è, dunque, un'età in cui uno schermidore ha diritto di esser chiamato “anziano” ed un'altra età alla quale diventa addirittura “veterano”? Un limite vero e proprio non lo conosciamo, ma gli organizzatori torinesi risolsero il problema per conto loro e lo risolsero benissimo. A quarant'anni, nessuno può negare l'anzianità, oltre i cinquanta, anche per uno sport come la scherma, si passa alla “Terribile”. Non che in guerra le care pipe rosse dei camerati dai capelli grigi non abbian dato in più d'una circostanza dei punti ai ragazzi del '99, ma, insomma, erano occasioni rare, casi sporadici, come sarebbe quello di vedere un cinquantenne sulla pedana con la velleità di battere un campione all'apogeo della sua forza. Fra tutti gli sport, la scherma è forse quello in cui più a lungo si può mantenere la piena efficienza. Se un pugilatore è vecchio a trent'anni, uno schermidore raggiunge soltanto verso questa età il massimo del suo rendimento e per lungo tempo può mantenere la sua forza, avvantaggiandosene anche, fino a che al miglioramento del “tempo”, alla maggiore, esperienza e al più sottile ragionamento non faccia riscontro l'inevitabile declino delle forze fisiche. Dove la parabola dello schermidore tocchi esattamente il suo vertice nessuno può dire, ma se volessimo fissare un punto di riferimento saremmo forse nel vero stabilendo che la efficienza d'uno schermidore intelligente può

considerarsi in continuo progresso fino al giorno in cui i muscoli ed i nervi non palesino i primi sintomi di logoramento. Quando la parabola inizia il suo corso discendente, lo schermidore che non abbia un gloriosissimo passato sportivo mal si rassegna a disertare le competizioni e sarà, d'altronde, l'ultimo a convincersi che i mezzi fisici hanno iniziato il fatale declino. Perché impedirgli allora di dare sfogo alla sua passione? La scherma è uno sport aristocratico — si dice da tutti —, ma l'aristocrazia non è quella dei suoi praticanti. È nello sport stesso, nei suoi bisogni, nelle sue regole, nel suo fascino, nella sua stessa impopolarità. Chi vede giocare a football intende la fatica del calciatore, chi assiste ad un incontro di pugilato si rende conto dello sforzo, dell'audacia, della tecnica degli avversari, ma quanti profani intendono lo spasimo a cui è condannato lo schermidore sotto la maschera? Dolce, dolcissima fatica quando si domina; amaro, amarissimo supplizio quando si è dominati. Al profano sfugge ogni cosa, ma chi ha provato, un giorno, la gioia della battaglia, chi ha sentito la beatitudine della vittoria — sia pur questa umilissima - è, come dicevamo poc'anzi, preso nel gorgo. A cinquant'anni diventerà veterano - ci dicono i torinesi che hanno fatto la prima esperienza - ma sulla pedana il cuore sarà rimasto ventenne. Non è raro vedere nelle sale di scherma, specialmente in quelle straniere, i vegliardi che ancora si dilettano nel gioco amichevole senza che l'amor proprio abbandoni la stretta. Abbiamo visto in tutti i Paesi del mondo fior d'uomini d'ingegno farsi le più beate illusioni. “Io faccio..., io posso”. E se il veterano sbuffa ed è piegato, annientato, ridotto all'impotenza magari da un giovane che non ha cuore né pietà, ecco la frase classica: “Ai miei tempi...”. C'è chi sorride, chi pensa in cuor suo che la scherma fa dei pazzi, ma non è così.
Noi, che vecchi ancora non siamo, non sorridiamo. Questa passione, quando non è inquinata dalla vanità, ci esalta e ci commuove. Quanti gloriosi settantenni vivono, d'altronde, per l'arte e dell'arte? Tutti i maestri degni di questo nome sono dei poeti che hanno cantato a pieni polmoni e che nella decadenza trovano ancora la strofa, gentile come un madrigale. Che volevamo dire con queste righe? Forse questo, ecco: che ogni età ha le sue gioie, ma che per la scherma tutte le età sono buone. Finché brillerà negli occhi senili l'entusiasmo per una nobile battaglia, la giovinezza non sarà spenta del tutto. È la scherma, dunque, il segreto del benessere, l'elisir di lunga vita? Non vogliamo, a mo' di conclusione, tirar l'acqua a un mulino che ci è caro. Invece di dire la scherma, diciamo pure lo sport. Certo, giocare al calcio o far dello sprint a sessant'anni non è concepibile. Ma, comunque, guardiamoci dal considerare con sopportazione l'uomo dai capelli bianchi che gioca al golf o che impugna un fioretto. Questi sportivi, anche se non conquistano un record, sono tutt'altro che inutili. Sono un esempio vivente d'una passione che gli anni non hanno potuto estinguere, sono l'incitamento d'una generazione al tramonto che, invece di cadere esausta sotto il peso della fiaccola sacra, la porge nelle braccia della generazione all'aurora perché la faccia splendere di una luce più ferma e più alta. Ad essi tutto il nostro rispetto.
NEDO NADI