22 settembre 2022

GLI IGNOTI LEONI DA TASTIERA

Quando fu istituito il gruppo “genitori scherma” ne fui entusiasta poiché, finalmente, i genitori degli atleti non avrebbero più partecipato all’attività federale con particolare riferimento a quella agonistica, in forma passiva. Infatti sul “Gruppo” i genitori intervengono con informazioni varie ed un continuo scambio di opinioni. Un apporto significativo lo forniscono anche autorevoli dirigenti di società con notizie ed informazioni assai utili. Il “Gruppo” non si pone fini politici, tutt’altro, quindi nessuna controversia con la Federazione, alla quale si rivolge sempre con il dovuto rispetto, ponendo richieste di chiarimenti o di interventi al fine di avere utili strumenti per agire nel rispetto dei regolamenti.

Fatta questa doverosa premessa, leggendo i vari commenti ho appreso che taluno, in forma anonima sia intervenuto segnalando a chi di competenza post ritenuti inadeguati o forse offensivi verso qualcuno. Se così fosse perché non rivolgersi all’amministratore del “Gruppo” chiedendogli di rimuovere il post incriminato invece di segnalarlo ai gestori di Facebook? E perché farlo in forma anonima?

Sul blog “piazza della scherma” per un certo tempo furono ammessi al forum gli anonimi, con l’intento di dare voce a chi per svariati motivi, in primis i rapporti con la FIS, non poteva o non voleva esporsi. Inizialmente tutto andò bene ma man mano che trascorreva il tempo gli interventi si fecero sempre più litigiosi e spesso ai limiti della liceità. Francamente non riuscivo a stare dietro a tutti, tant’è che qualcuno mi è sfuggì e ciò mi ha procurato delle querele (due, una archiviata e la seconda in itinere). Per tale ragione prima chiusi il blog e poi su sollecitazione di molti, anche su facebook, riaprii con la condizione che gli anonimi non avrebbero più trovato spazio.

Purtroppo gli ignoti leoni da tastiera sono ometti, omuncoli, quaquaraquà, insomma gente da niente che al solo starnutire di qualcuno tremano, però in anonimo sono coraggiosissimi, fortissimi ed affrontano i pericoli con grande forza e tenacia. Non è facile eliminarli, soprattutto su piattaforme come facebook. A costoro non interessa il bene comune, non hanno rispetto per iniziative quali quella del gruppo “Genitori scherma”, loro guardano solo a sè stessi, insomma brutta gente.

Scrivo sul blog poiché in passato sono stato fortemente schierato ed oggi non vorrei che la mia presenza possa essere interpretata in maniera strumentale, quindi da questa “Piazza” tutta la mia solidarietà agli amministratori del “Gruppo” e tutta la mia vicinanza come genitore e nonno di una atleta.

Un’ultima osservazione, i luoghi ospitanti le gare sono aperti al pubblico, ciò non significa che sia autorizzato il passeggio nel parterre, lì ci possono stare solo gli atleti ed i loro tecnici accreditati, gli altri devono insistere sulle tribune o nei luoghi ad essi destinati, certamente non per strada.

Ezio RINALDI 

14 settembre 2022

ATTIVITA' SCHERMISTICA E CRISI ECONOMICA

Ci siamo, come ogni stagione le palestre delle società di scherma riaprono i battenti. Alcune lo hanno già fatto la scorsa settimana, la maggior parte lo farà nella prossima, qualcuno dovrà aspettare anche qualche giorno in più, a causa dei soliti ritardi delle amministrazioni civiche e delle scuole nel dare il via libera alle attività in orario extra scolastico.
Che stagione ci aspetta? Difficile fare previsioni, arriviamo da 3 anni fortemente segnati dall’emergenza pandemica, con lockdown totali, parziali, a macchia di leopardo, locali e nazionali a colori e fasce di rischio. Con la sola e unica certezza, che lo sport era sempre il primo a chiudere e l’ultimo a riaprire. Noi, tutto sommato, siamo stati anche dei privilegiati. Le società che disponevano di locali propri hanno potuto proseguire quantomeno l’attività agonistica, anche nei periodi di zona rossa. Ma giusto per gli atleti agonisti, almeno per chi ha rispettato le regole. Le limitazioni hanno comunque prodotto dei danni al sistema sportivo. I sostegni del primo governo Conte hanno aiutato le società a superare il momento di chiusura totale, e nello scorso anno sono riusciti a sopperire al fisiologico calo delle iscrizioni, ma quest’anno? Il governo Draghi ha mostrato meno sensibilità verso lo sport, dando priorità ad altri settori produttivi, dimenticando (come tutti i governi che l’hanno preceduto), che comunque è un settore che in ogni caso produce il 3% del PIL nazionale, e che forse meriterebbe maggiori investimenti.
I dati ISTAT ci dicono che il sistema sportivo del CONI ha perso, tra il 2019 ed il 2020 l’anno nero del Covid, circa 400.000 tesserati, un numero enorme. La scherma ne ha persi circa 2.000, e con i suoi 18.719 tesserati quali atleti si attesta al 34° posto tra le Federazioni sportive italiane, tornando all’incirca ai numeri del 2014. Una manciata di praticanti in più rispetto al Tiro a Volo, una in meno rispetto al Bridge. Facendo una brutale analisi della situazione, che non ha nessuna pretesa di studio sociologico o economico, vediamo che dal 2019 al 2020 le società affiliate alla FIS sono rimaste grossomodo le stesse, 337 contro 330, alcune però perse per via di accorpamenti, sempre auspicabili tra realtà piccole e simili sullo stesso territorio. I sostegni alle società, al netto delle sterili polemiche da bar, hanno evidentemente avuto una certa efficacia, assieme naturalmente alla italica capacità di adattarsi ad ogni situazione, e fare enormi sacrifici per andare avanti. Poco, o nulla, sono state invece sostenute le famiglie, e difatti le perdite su quel fronte sono da considerarsi importanti.
Non abbiamo numeri reali per il 2021, ma visto come è andato avanti, tra chiusure e allarmi continui, non possiamo pensare che ci siano stati clamorosi recuperi. Anche i numeri delle competizioni, in generale flessione, ci dicono che se siamo riusciti a tenere i numeri del 2020, siamo già stati bravi. Ora però si avvia la prima stagione del ritorno alla normalità, o quasi. I governanti non prevedono gravi ripercussioni in termini di chiusure, ma incombe un altro nemico dello sport, quello storico: le spese a carico delle famiglie. Terminata la crisi pandemica, almeno dal punto di vista economico, ecco che si affaccia una nuova crisi portata dalla guerra russo-ucraina. Lungi da me dare qualsiasi giudizio di sorta, ma è un dato oggettivo che come tutto abbia subito rincari a doppia cifra percentuale, e la stagione che ci aspetta è l’inverno, con tutte le conseguenze sui bilanci familiari portate dalle bollette del riscaldamento. La campagna elettorale anticipata non aiuta, con questo continuo terrorismo psicologico, fatto di slogan a base di “presto saremo tutti poveri”. Una famiglia, davanti a questa prospettiva, può pensare di mettersi in casa ulteriori spese dovute allo sport dei figli?
Forse il governo avrebbe dovuto porsi questa domanda, a cominciare dalla sottosegretaria allo sport Valentina Vezzali, che arrivando da uno sport tutt’altro che economico come la scherma, avrebbe dovuto avere maggiore sensibilità verso le famiglie del ceto medio e basso, le più in difficoltà in questo momento storico nel fare continuare l’attività sportiva ai propri figli. Come si poteva fare? Non faccio retorica affermando che stornando una piccola percentuale delle varie e superflue spese dello Stato dirottandole sullo sport, si sarebbe fatto in modo da ripartire tutti senza problemi (parliamo di miliardi di euro, nemmeno milioni), ma qualche spicciolo di poteva, e doveva, trovare per mettendoli a disposizione delle famiglie. In piena crisi pandemica, nell’estate del 2020, quando l’Italia timidamente ripartiva, qualcuno pensò che per aiutare lo sport e le famiglie sarebbero stati utili dei voucher, da spendere nelle palestre delle società affiliate al CONI. Già questo sarebbe un bel segnale, in un momento in cui tutti hanno il terrore di fare qualsiasi spesa che non sia indispensabile per l’immediata sopravvivenza, dire che l’avviamento allo sport lo paga lo stato, per fare ripartire anche questo comparto, sarebbe stato un bel segnale in controtendenza al clima attuale. Certo, lo stato non può pagare tutto e per sempre, ma è questo l’anno in cui le società hanno maggiormente bisogno di aumentare il numero degli iscritti che non solo tamponare le perdite economiche con ristori a pioggia. Perché la pioggia passa, mentre un iscritto fidelizzato torna anche l’anno successivo, quando invece deve pagarsi tutto. Un’altra proposta a favore delle famiglie poteva essere una revisione di quanto si può dedurre dalle tasse. Ad oggi sono appena 38 euro (il 19% della quota fino ad un massimo di 200euro, risibile), poteva essere il 19% di qualsiasi cifra, e magari poter anche scaricare l’iva sull’acquisto del materiale sportivo: nella scherma queste due cose combinate potrebbe abbattere, e di molto, la quota associativa annuale.
Invece, ancora una volta, in una situazione di crisi economica mondiale senza precedenti, se non nell’immediato dopoguerra, tutto il peso della prevenzione sanitaria dato dallo sport, ricadrà sulle fragili spalle delle società sportive, delle famiglie, e dei soliti volontari, senza i quali nulla funzionerebbe in questo paese. Da oggi si torna a pagare tutto a prezzo pieno: affiliazione, tesseramento, si torna a pagare il doppio tesseramento per il Maestro-atleta, o dirigente societario, si torna a pagare 48 euro per tesserare il consigliere che ricopre tale incarico per mero spirito di servizio e che alla federazione non costa nulla, ma  peserà sulle casse societarie. Ricordo ancora quando in un incontro elettorale prima dell’ultima tornata, in presenza del futuro presidente Azzi, del presidente Scarso, dei candidati consiglieri federali, dissi che gli aiuti alle società andavano resi strutturali, e non momentanei, perché passata l’emergenza i suoi effetti sarebbero rimasti per altri anni. Nessuno ha ritenuto di ascoltare, peccato.
Paolo CUCCU

07 settembre 2022

Paolo CUCCU racconta la scherma a Torino

Carissimi amici della scherma,

per una volta voglio scrivere qualche riga non per parlare di politica schermistica, ma di storia della scherma. Avverto il lettore che farò anche un pochino di autopromozione, perché ho scritto un libro sulla storia della scherma torinese. Un’idea che mi è nata 11 anni addietro, quando il giornale più importante di Torino, la mia città, ha messo on line gratuitamente tutto il suo archivio, a disposizione di chiunque volesse spulciarlo per trovare ogni genere di notizia. Naturalmente ho cominciato nel modo più ovvio: digitando nella finestra della ricerca la parola chiave “scherma”, e così mi sono apparse migliaia di pagine, con altrettanti articoli, cominciando dal 1867 fino ai giorni nostri. Pazientemente ho cominciato a raccogliere, e poi catalogare, questa mole immensa di informazione. Quello che nella mia mente era solo un libro con qualche episodio, a cominciato a diventare una specie di enciclopedia. Dopo l’archivio, sono passato a setacciare i bollettini federali, procurandomeli sia con acquisti che con prestiti da chiunque ne avesse anche solo uno, e poi andando anche nei microfilm alla biblioteca centrale dell’altro quotidiano torinese Gazzetta del Popolo, che chiuse i battenti

nel 1983, ma che li aprì anche prima de La Stampa, nel 1848. Fatta questa raccolta, sono dovuto passare alla fase più “dolorosa”, quella del “cosa tagliare”. Alla fine, credo di avere trovato un buon compromesso, nel mettere assieme materiale per tre libri piuttosto agili, da 140 massimo 150 pagine ciascuno, con all’interno biografie, ma anche eventi ed episodi che hanno caratterizzato la storia della scherma nella mia città. In questo primo volume, potrete leggere articoli d’epoca dei campioni come Giorgio Anglesio, il primo torinese vincitore di un campionato del mondo individuale nella spada, e Giuseppe Delfino capace della doppietta d’oro a Roma 1960, anche lui nella spada. Ma anche oscuri personaggi come l’ardito Carlo Natoli, che con la sua gamba di legno reggeva lo scontro nella sciabola della Torino anni ’30, fu però anche fascista della prima ora, alfiere di una squadraccia che venne coinvolta nei fatti di sangue del 1922. Ci saranno anche maestri celebri nel XIX° secolo come Giovanni Gandolfi, che fu maestro anche di Giovanni Giolitti e autore di un apprezzato trattato di sciabola, sia da sala che da duello (e anche questo oggetto di prossima pubblicazione). Troverete anche il mecenate Teofilo Rossi, rampollo di quella famiglia celebre nel mondo dei beveraggi alcolici come “Martini & Rossi”, inizierà una dinastia di appassionati di scherma che creerà il celebre “Trofeo Martini”, non solo a Torino, ma anche a Parigi, Londra e New York. Ci saranno ancora molti altri personaggi, credetemi vale la pena leggerlo, fino alla fine, dove ho inserito alcune foto d’epoca della mia collezione.

Lo potete acquista sulla piattaforma Amazon, anche in formato kindle, basta cercare il titolo:

“PERSONAGGI, STORIE E LUOGHI DI UN SECOLO DI SCHERMA A TORINO 1861-1961”

Paolo CUCCU

02 settembre 2022

ACCADEMIA NAZIONALE DI SCHERMA: una sede che da fastidio!


Non sono molto avvezzo all’utilizzo dei vari social però uso facebook per il blog, quindi ogni tanto lo apro e una passeggiata su tale piattaforma me la faccio. In una di queste ho potuto leggere un commento del Dr. Maurizio FUMO, ex Presidente della V° sezione della Corte di Cassazione, inerente l’Accademia Nazionale di Scherma (ANS). Riporto integralmente il post: “
L’Accademia Nazionale di Scherma di Napoli, che ha 161 anni e da più di 30 cerca una sede nella nostra città, ne ha trovato, in pochi mesi, una a Prato. Rappresentata la cosa al competente assessore della città metropolitana, ci siamo sentiti rispondere che “Napoli non è in Toscana”. Traduzione: quello che è possibile altrove non è possibile qui, non perché non ci siano spazi e locali disponibili, ma perché noi amministratori pubblici non sappiamo/vogliamo/possiamo dare una risposta ad un’esigenza che non ci appare prioritaria. In fin dei conti, soddisfare la vostra richiesta non porta voti, non porta pubblicità, non determina visibilità. E poi non vogliamo pestare i piedi a nessuno. Si tratta solo di storia, cultura, identità, tradizione sportiva. Siete l’unico ente che in Italia può rilasciare il titolo di maestro di scherma? E’ irrilevante. Avete vinto un contenzioso giudiziario contro la Federazione Scherma che aveva tentato di sottrarvi questa prerogativa? Non ci interessa. Avete bisogno di una sede per non estinguervi? Arrangiatevi: la scherma non è il calcio.
Ovviamente l’Accademia non si trasferirà a Prato, ma a Prato finirà per avere la sede operativa. Quella legale continuerà a fluttuare nell’aria inquinata (anche dalla politica) di questa masochistica.”
Al di là delle varie considerazioni, nelle quali non voglio entrarci, una seria riflessione sul passaggio (sul politicante di turno): “…. E poi non vogliamo pestare i piedi a nessuno...”, penso sia doverosa.
Cosa significa “non vogliamo pestare i piedi a nessuno?” Il Comune di Napoli non vuole entrare in conflitto con chi? Mi sembra di rivedere un film già visto.
Si sa che l’ANS, per ragioni connesse ai vari esposti/ricorsi/contenziosi, ha avuto delle forti divergenze con la FIS e che nella città di Napoli e provincie sono presenti fortissime connessioni con club, che hanno espresso ed esprimono cariche ad altissimo livello nella dirigenza federale, come nessun’altra regione ha saputo fare. Per cui potrebbe essere lecito supporre che, data la familiarità con nomi noti della scherma nel territorio di Napoli, prima di concedere spazi a chicchessia, anche se intimamente legati alla scherma da 161 anni, sia necessario porre in essere una serie di manovre di avvicinamento, per sondare la possibilità di lasciar entrare anche l’ANS nel novero dei beneficiari di spazi comunali o regionali. E’ noto, infatti, che il vecchio impianto dello stadio collana, abbandonato nottetempo a causa di un dissesto della struttura, ha visto l’ANS trasferirsi in un nuovo impianto, che però trovasi nello stesso stadio. Tale impianto fu poi concesso alla federazione, la quale, attraverso un bando pubblico, lo affidò ad un singolo club (il club schermistico partenopeo del maestro Sandro Cuomo). L’affido prevedeva esplicitamente che si fosse dovuta mantenere la presenza dell’ANS nella struttura; tuttavia, in seguito, il club trovò il modo di far liberare i locali che l’accademia occupava. Da allora, l’ANS è costretta ad un pellegrinaggio senza sosta. Che oggi l’Ente morale partenopeo debba essere penalizzato dalla amministrazione napoletana, a causa dei suoi colpevoli conflitti con la FIS, diretti o indiretti, e con i suoi rappresentanti napoletani (per ragioni più o meno giustificate), è cosa assai singolare e ben nota. Sarà proprio la FIS, e/o i suoi dirigenti partenopei, quel soggetto a cui non si vogliono pestare i piedi? Se così fosse ci troveremmo di fronte ad una situazione a dir poco allucinante e paradossale, e mi fermo qui.
A mio avviso, la verità potrebbe essere molto più semplice e consistere nell’impoverimento della cultura sportiva e della scherma in particolare. Mettere sullo stesso piano una qualunque ASD e l’Accademia Nazionale di Scherma di Napoli rappresenta un paradosso mostruoso. Eppure, in tanti oggi approfittano e denominano la propria ASD con “Accademia”, “Federazione”, “Ente” e spacciano per buoni corsi di formazione o attestati di qualsiasi natura. Anche i Politici sono legati ad Associazioni che rappresentano in alcuni casi occasioni politiche importanti, in altri dei veri e propri salvadanai per rendere piaceri elettorali. A Napoli, nell’Area dei beni comuni, rientrano alcune tra le occupazioni più longeve della storia. Un veloce giro sui social potrebbe aprirvi la mente in tal senso. Fortunatamente, gli esperti sanno che alcune denominazioni sono vietate poiché possono generare confusione nell’utenza e, pertanto, ci auguriamo che la nuova amministrazione della città di Napoli e della Regione sappiano approfittare di questo scorcio di vacanze per documentarsi sulla storia e sull’Accademia. Spero anche che questo piccolo scritto accenda una lucina su una vicenda che ha del paradossale.
“Nemo propheta in patria”, mai frase fu più vera e più appropriata. Napoli, città bellissima e culturalmente significativa, ha la fortuna di avere una Associazione che ha creato la scherma in Italia e nel mondo e che nasce ben prima della Federazione: basterebbe solo questo a spingere le autorità comunali a guardare all’Associazione con una sensibilità più appropriata.
Ho sempre auspicato un dialogo vero tra le parti, poiché ritengo delittuoso vedere un Ente come l’ANS trattato come un cancro da estirpare/eliminare dalla famiglia della scherma Italiana, ed attualmente avversato in questo anche dalla amministrazione comunale. Che dire? Se non che il tutto è sempre dettato dalle convenienze e da ritorni personali.
L’Accademia troverà una sede e continuerà a vivere così come ha fatto nei suoi 161 anni di esistenza.
Ezio RINALDI