29 settembre 2020

UNO DEI PIU' GRANDI MAESTRI DI SCHERMA, Antonio DI CIOLO, ci ha lasciato.

 

M° Antonio DI CIOLO
È stata data stamattina la notizia della scomparsa del Maestro Antonio Di Ciolo.

Uno dei più importanti maestri di scherma del Novecento, era nato a Pisa 86 anni fa. Aveva cominciato la scherma con lo zio se non erro, ma poi con molta buona volontà si era armato di pazienza e per qualche anno, a cavallo di una vespa, andò a prendere lezione a Lucca da Oreste Puliti che viveva e operava lì da dopo la guerra.

Era diplomato ISEF e apparteneva alla scuola educativa montessoriana cosa che lo pose sempre come un outsider sia nell’insegnamento della disciplina motoria nelle scuole, che nella scherma, che pur essendo il suo secondo lavoro, era come se fosse il primo, perché il più amato. “Mai domo” era il suo motto, che aveva fatto stampare un po’ ovunque, grazie al figlio Enrico, che lo affiancò quasi da subito seguendo le orme del padre.

La casa di lavoro fu da subito il CUS Pisa, che poi divenne Pisascherma, e infine nella palestra che porta il suo nome, cioè il Club scherma Pisa - Antonio Di Ciolo. A lui si debbono una serie di leggende, come quella di essere stato bocciato all’esame di maestro, causa forse della sua vis polemica tipicamente toscana, che forse non piacque ai napoletani che lo esaminavano, e forse una non eccessiva dote nel sapersi esprimere, che in un maestro come lui, per certi versi era anche inutile. Ma diplomatosi nel 1960, seppe con il tempo non solo diventare uno dei punti di riferimento del fioretto in Italia, in un’epoca in cui i bravi maestri in quest’arma erano molti (Ezio Triccoli e Livio Di Rosa per citarne solo due che potrebbero bastare), ma anche all’estero. Oggi infatti decine di post sui social lo hanno visto protagonista di gesti di condoglianze da ogni parte del mondo. E come avrebbe potuto essere il contrario?

Gli atleti che sono usciti dalla sua lama, sono un numero notevole, Alessandro Puccini, Simone Vanni e Salvatore Sanzo in primis, che di fatto hanno vinto tutto. E poi una schiera di campioni minori che ricordarli tutti è piuttosto difficile. E se Triccoli è ricordato come il Maestro delle donne, forse Antonio, come è ricordato nella scherma al pari di Edoardo e Dario, potrebbe essere definito come il Maestro degli uomini, in quanto non si trovano o quasi campionesse nel suo lunghissimo palmarès di insegnante.

Ampia anche schiera di maestri che da lui sono derivati, la lista è parecchio lunga e complessa. Ancora più lunga però è quella che millantano d’essere suoi alllievi e forse è sterminata quella dei maestri che avrebbero voluto essere allievi suoi e poterlo anche raccontare. C’era infatti del carisma oltre che del talento in quell’omino baffuto con gli occhi grandi che pareva non fare nulla in pedana mentre dava lezione.

E anche se non fu abile parlatore, c’è da dire che fu scrittore prolifico. Al suo attivo sono da annoverare svariati libri, tutti più o meno originali, anche nei titoli, non solo nei contenuti, che mostrano la fantasia e anche l’anticonformismo che l’ha sempre contraddistinto, ultimo dei quali del 2019 “Non perdo nemmeno se mi battono”, che potremmo parafrasarlo per dire, “e ùn scompaio nemmeno se mòjo”, perché la sua lingua non era l’italiano, ma ir pisano.

A tutta la famiglia, gli allievi e i collaboratori vanno le mie personali condoglianze e quelle di tutta la scherma italiana.

Fabrizio Orsini

28 settembre 2020

COMMISSARIO AD LITEM

 

Dr. Maurizio FUMO
I giuristi, tra loro, in genere, si rispettano. A volte semplicemente fingono di farlo.

Io dunque non mancherò di rispetto al commissario ad acta che ha redatto, su richiesta del CONI, il nuovo statuto della FIS; non posso, tuttavia, fare a meno di evidenziare e criticare i “passaggi” relativi ai rapporti tra Federazione ed Accademia Nazionale di Scherma, che, a mio parere, non compongono affatto una querelle che si è trascinata per anni (ed ancora continua), ma anzi introducono elementi di dubbio e contrapposizione che “promettono” nuove battaglie legali (a meno che non prevalga il buon senso nella futura – e mi auguro diversa – dirigenza federale).

Uno statuto “furbetto” direi – senza mancare di rispetto – che dice, non dice e si contraddice (non poco) e, in ultima analisi, si risolve, sul punto, in una elusione del giudicato (TAR Lazio sez. I ter, sent. 2191/2019 del 18.11.2019, Consiglio di Stato, sez. V, sent. 1825/2020 del 16.3.2020).

E infatti, “ferme le competenze dell’Accademia Nazionale di Scherma” (testuale, più di una volta), la FIS dovrebbe rilasciare (tramite la sua scuola di formazione? Ma esiste già?) un titolo idoneo alla iscrizione nelle liste federali. Quale titolo? Un titolo diverso o aggiuntivo rispetto a quello rilasciato dall’Accademia? In realtà nell’art. 2 (del neostatuto) comma 2 lett. g) si afferma che il titolo rilasciato dall’Accademia è quello che abilita alla professione, che però sembra (sembra!) cosa diversa dal titolo per l’insegnamento della scherma (quale scherma? Sportiva? Storica? Artistica? Tutte e tre? Due su Tre?), che dovrebbe rilasciare la Federazione. Ma, a ben vedere, che cosa è la professione del maestro di scherma se non l’insegnamento della scherma? C’è poi il piccolo particolare consistente nel fatto che il Giudice amministrativo ha detto l’esatto contrario, tanto che gli esami organizzati e gestiti dalla FIS (per i cc.dd. tecnici di secondo e terzo livello) sono stati annullati e la Federazione è stata condannata a risarcire i danni causati all’Accademia (ancora deve provvedere).

Però - attenzione - la FIS, secondo il nuovo statuto, potrebbe diplomare “figure tecniche” diverse dal maestro (e, aggiungo io, dall’istruttore, conlega minor del maestro). E chi sarebbero costoro? Non parlo dell’etichetta che il commissario ad acta vorrebbe callidamente appiccicare loro sulla fronte (allenatore, tecnico, similmaestro, paraistruttore ecc.), parlo della funzione. Perché, sia chiaro, se questo avatar dà lezione, organizza allenamenti, segue i tiratori in gara, fornisce consigli tecnici ecc., egli, di fatto, svolge “il mestiere” di maestro o istruttore; poco importa come lo chiamano o come si fa chiamare. Lo svolge di fatto, ma abusivamente (art. 348 cod. pen.). L’ho già detto e scritto (e quindi chiedo scusa per la ripetizione), ma in FIS sembra non lo capiscano. Ciò che però stupisce è che finge di non averlo capito nemmeno il professore che, richiesto dal CONI, avrebbe dovuto “adeguare” lo statuto alle sentenze. È pur vero che gli amministrativisti pensano di essere tuttologi giuridici (un po’ dipende dall’abnorme estensione della branca del diritto cui si sono votati da giovani), ma i reati sono brutte bestie e i penalisti hanno poche, ma ben solide, idee. Inoltre in FIS dovrebbero rileggere con molta attenzione l’ultimo comma del citato articolo del codice penale (“si applica la pena ……. nei confronti del professionista che ha determinato altri a commettere il reato di cui al primo comma, ovvero ha diretto l’attività delle persone che sono concorse nel reato medesimo”).

Dunque, riassumendo e tirando le somme (ammesso che sia possibile): 1) l’Accademia Nazionale di Scherma (le cui competenze, come, afferma il commissario nel suo faticoso distillato normativo, sono “ferme”), organizza e gestisce gli esami per maestro ed istruttore di scherma (sportiva, storica ecc.) e rilascia i relativi titoli professionali abilitanti (sottolineo questa parola!); 2) la scuola federale di formazione rilascia titolo idoneo per l’iscrizione nelle liste federali, 3) la FIS “riconosce” la competenza dell’Accademia per il rilascio di titoli abilitanti, 4) la FIS forma i tecnici federali, 5) sono previste figure tecniche diverse dai maestri (e dagli istruttori).

Ora è da chiedersi, quale sia il rapporto tra il punto 1) e il punto 2). Coloro che la FIS, tramite la sua scuola di formazione, vorrà titolare e iscrivere nelle liste federali devono aver prima conseguito il titolo presso l’Accademia? Se si, si tratta di una strana formazione che si svolge dopo (e non prima) il conseguimento del titolo professionale (ma allora è una sorta di aggiornamento); se no, si tratta di un (illegittimo) titolo alternativo a quello rilasciato dall’Accademia. Oppure si tratta di una formazione finalizzata a sostenere gli esami in Accademia? E, in questo caso, la FIS pretende ancora l’esclusiva della preparazione, come ha, invano, sostenuto nel corso della “trattativa post-sentenze” con l’Accademia? Trattativa fallita sostanzialmente per questa ragione.

Quanto al riconoscimento del titolo abilitante rilasciato dall’Accademia (punto 3), l’Accademia ringrazia molto il commissario per aver inserito tale concetto, ma sta di fatto che il titolo è riconosciuto ope legis, come chiarito - evidentemente non ancora abbastanza - dalle più volte ricordate sentenze. E comunque resta la domanda: a quale abilitazione si è voluto riferire il redattore (ad acta) dello statuto. Nel campo del quale ci stiamo occupando non ne conosco una diversa da quella all’insegnamento della scherma. Dunque chi si è diplomato presso l’Accademia (il solo diploma che abbia rilievo giuridico anche in campo sportivo) può chiedere, per ciò solo, l’iscrizione nelle liste professionali? Può insegnare in una sala di una società affiliata alla FIS? Mi pare difficile sostenere il contrario.

Resta misteriosa la identità e il profilo professionale dei tecnici federali (punto 4), che evidentemente non sono i maestri (e gli istruttori) abilitati dall’Accademia (punto 3).

Ancora più misteriose e alquanto pericolose (per la FIS) le figure tecniche di cui al punto 5.

Chi avrà avuto la pazienza di leggere fino in fondo questo articolo mi perdonerà per la sovrabbondanza di punti interrogativi. Si tratta evidentemente di un (elementare) artificio retorico perché si capisce fin troppo bene che, col “nuovo” statuto, si è tentato di svuotare di significato e contenuto le pronunzie del giudice amministrativo e ci si è sforzati di arginare il danno  (di immagine e materiale, quando la Federazione si degnerà di metter mano al portafogli) che la dirigenza FIS si è autoprodotto quando ha deciso di insidiare le competenze di un ente che da oltre 100 anni svolge una funzione essenziale per il mondo schermistico, cosa di cui i precedenti consigli federali di amministrazione non avevano mai dubitato.

Mi sia, alla fine, consentita un’ultima, articolata, domanda, più retorica delle altre: ne valeva la pena?

Valeva la pena tentare lo scippo in danno dell’Accademia, decretandone, di fatto, la scomparsa? Valeva la pena creare questa situazione di incertezza? Valeva la pena determinare (eufemismo) non pochi aspiranti a sostenere esami che non potevano che essere invalidi? Valeva la pena spendere e far spendere denaro ed energie per annientare un “meccanismo collaborativo” che si era dimostrato efficace nel corso di molti decenni?

E ora:  è valsa la pena aver scomodato un professore di diritto per chiedergli di partorire questo certamente non gratuito (e velenoso) frutto giuridico che - con ogni probabilità - scatenerà ulteriori liti giudiziarie?

Maurizio Fumo

26 settembre 2020

LA POLITICA DEGLI SPAZI O DEGLI ATLETI?


È fresco di giornata lo sfogo di Alessandra Lucchino sulla sua pagina facebook circa la carenza di spazi dedicati allo sport a Lamezia Terme, che mi ha spinto a scrivere questa lettera che indirizzo al prossimo presidente del consiglio federale che si insedierà speriamo a breve. Caro Presidente, la scherma italiana in 110 anni di storia gloriosa pur avendo collezionato un enorme numero di medaglie, olimpiche, mondiali e continentali, e che di fatto nessun italiano conosce e talvolta nemmeno gli schermitori stessi, si allena negli scantinati, e in palestre fatiscenti. Saprai, se conosci il territorio societario che rappresenterai, che un grande numero di società sportive fa scherma in precarissime condizioni logistiche. Solitamente è obbligata a condividere gli spazi con altre realtà sportive, compiendo l’usuale e anche per certi versi umiliante, liturgia del montaggio e smontaggio delle apparecchiature. Altro discorso riguarda il magazzinaggio degli attrezzi d’uso per gli allenamenti, che moltissimi maestri sono costretti a trasportare continuamente a e da casa loro. È notorio infatti che gli spazi sportivi italiani, tranne poche eccezioni, non vengano rinnovati dalle amministrazioni locali da moltissimi decenni. Gli impianti talvolta sono risalenti agli anni Sessanta del Novecento e presentano le drammatiche peculiarità di essere sottodimensionati, anche per gli sport che regnano sovrani nella civiltà moderna quali il volley e il basket. Saprai inoltre che il numero di società relative a questi sport, nate nell’ultimo mezzo secolo sono una enormità, mentre quelle schermistiche, molto lentamente, in cinquant’anni, hanno fatto sì passi da gigante, ma di fatto sono ancora poche e purtroppo non è seguita una adeguata politica degli spazi per la scherma. E mentre l’Italia si ammantava di piscine (gli italiani nuotano più d’inverno che d’estate!), e metabolizzava dal punto di vista amministrativo che la palestra ideale è quella alta e larga per accogliere basket e volley, come se fossero gli sport paradigmatici per poter rendere un ambiente sportivo idoneo a tutti gli sport, (cosa peraltro non vera, sebbene comprensibile), ebbene, mentre metabolizzava questo, gli altri sport cosiddetti minori restavano a traino, e soprattutto senza capacità di dialogo con le amministrazioni, la scherma in primis. Mi spiego meglio caro presidente. Quando un presidente di società schermistica va a parlare con un amministratore chiedendo umilmente uno spazio per loro, la risposta migliore che gli viene data è: “perché dovrei?” e di solito accoda anche un bel: “sì ma quanti siete?”. Il bravo schermitore di solito dice: “sa, la scherma italiana è la più titolata del mondo, le medaglie… i campioni…”, e sciorina un bel discorsetto entusiasmante, dopodiché l’amministratore diligente, ignaro di quanto ascolta dice: “e voi come siete messi? Cosa avete vinto?”. In alcuni casi le risposte sono belle: “Campionato… podio… azzurrini… classifica… ranking...”, ma nella maggior parte arriva un dimesso: “ci alleniamo solo due volte alla settimana, montiamo e smontiamo, dobbiamo fare in fretta perché quelli dopo di noi pressano (il volley arriva, monta la rete in meno di 5 minuti ed è pronto, mentre il basket fa solo la fatica di estrarre i palloni dall’armadio) gli adulti che studiano o lavorano non riusciamo a farli iscrivere perché alle 20.00 siamo già fuori...” etc. etc. L’amministratore quindi fa due conti e dice fra sé e sé: “pochi atleti, zero risultati, epperchémai dovrei costruirgli una palestra?”. Così con molto tatto usa le frasi standard: “Dovete crescere, ci dobbiamo stringere, non ci sono i soldi, la contingenza, il patto di stabilità, però possiamo fare qualcosa, possiamo mettere nel piano triennale delle opere pubbliche la ristrutturazione di spazi già esistenti per migliorare il tutto...” e infine il gol della vittoria all’89°: “stiamo comunque già lavorando per aumentare le palestre, tenete duro”. Non aggiungo altro, ma avrai capito vero? È un film che fa molte repliche e confesso ha parecchio stufato. Da questa fotografia vanno ovviamente esclusi i politici che possiamo definire “illuminati”, che invece la scherma l’hanno aiutata e che vanno ringraziati e presi a esempio. Quindi caro presidente, questa lettera è per suggerirti di inserire nel tuo programma il capitolo relativo alla politica degli spazi e che ti dovrà vedere protagonista assoluto. 
1) La scherma si merita spazi dedicati e il semplice fatto che siamo in pochi a praticarla, amministrativamente non è una giustificazione corretta per non creare spazi per la scherma. Il volley nel massimo della sua presenza ha 10/12 persone in palestra. Però dirai che magari ha dieci squadre. Ebbene solo alcune società sono così fortunate, credimi. Il nuoto ha impianti natatori del valore di milioni di euro, e benchè da sportivo io apprezzi l’amore per il nuoto dei suoi iscritti, non capisco come sia giustificabile l’enorme spesa per le piscine, in rapporto ai suoi praticanti.
2) Se mancano gli spazi, caro presidente, mancano anche gli atleti e se la federazione in 110 anni si è dedicata ai suoi campioni, (con immenso sacrificio degli stessi, delle famiglie e dei maestri e delle società) costruendo un meccanismo di produzione di atleti formidabili, imbattibili, e credimi invidiati in tutto il mondo, forse è giunto il tempo di darsi da fare per una politica degli spazi. Lascia stare quindi la nazionale, perché hai già 3 CT, degli staff e soprattutto dei gruppi militari che te li seguono. Devi donarti totalmente a una politica della concretezza. Vanno contattati gli ordini dei medici e dei pediatri per spiegare la bellezza di questo sport, nelle sue peculiarità bio-medicali, gli psicologi per raccontare lo stile scherma e infine gli amministratori per far capire che una palestra di scherma è veramente facile realizzarla, gestirla e mantenerla. Siamo infatti lo sport più adattabile del mondo in quanto a logistica. 
3) Infine, se abbiamo gli spazi e gli atleti, caro presidente, la federazione sarà più numerosa, più solida, più interessante, più concreta, e di conseguenza meno liquida e meno ostile. La cultura schermistica, infatti è una branca dello sport e della vita sociale italiana se non addirittura mondiale, che va in qualche modo costruita da zero e se pensi che io stia dicendo cose assurde, ti invito a chiamarmi e a discuterne per raccontarti cosa sia davvero la scherma a livello storico, sociologico, psicopedagogico, terapeutico, antropologico. Avrei altre cose da dirti caro presidente, ma dopo le elezioni sono certo che non farai fatica a chiamarmi e ad affrontare questi temi in completa libertà, perché ci aspettano oramai tre anni e mezzo di lavoro che serviranno a fondare una nuova federazione sportiva, che resta e resterà sempre la più bella d’Italia. 
Fabrizio Orsini

21 settembre 2020

Il libro dei sogni. Secondo capitolo.

 

M° Giancarlo TORAN
Ormai è certo, o quasi: si va alle elezioni. Non c’è ancora, di converso, certezza sulla data e sulle regole. C’è una legge importante in itinere, che secondo alcuni porterà chiarezza, secondo altri distruggerà il buono che c’è nel mondo dello sport. C’è anche chi dice che il vero nodo da sciogliere – tutti gli altri sarebbero secondari – sia quello del limite al numero dei mandati. Sciolto questo, sapremo se un nutrito elenco di dirigenti dovrà andare a casa, o potrà presentarsi nuovamente all’elettorato, con buone speranze di restare. Nel mondo dello sport, più ancora che in quello della politica, a me pare che chi è nella stanza dei bottoni abbia notevoli vantaggi sulla concorrenza. Con le restrizioni imposteci dalla pandemia, le persone si muovono poco o nulla, e mancano le occasioni di incontro. Internet aiuta, ma lo svantaggio è evidente.

Ma veniamo alla scherma, e al sogno di questa notte di fine estate: un sogno che è iniziato tanti anni fa, ed è stato interrotto con quello che, ai miei occhi, è stato un vero e proprio colpo di mano, ed è rimasto ben vivo nella mia memoria. Conservo ancora tutta la documentazione, che del resto dovrebbe essere ancora reperibile, in quanto regolarmente protocollata e depositata presso la Fis.

Tutti sanno che il 30% dei voti necessari ad eleggere il futuro presidente proviene da atleti (20%) e tecnici (10%). Ma pochi si rendono conto del fatto che i tecnici, organizzati in un’associazione, l’Aims, che conta anche su mezzi e strutture federali (locali, telefoni, contributi, e quanto ne consegue), sarebbero in realtà in grado di influenzare pesantemente anche il voto degli atleti, che non dispongono di un’organizzazione equivalente, e seguono, in gran parte, le indicazioni ricevute dai rispettivi maestri. Inoltre, non è facile convincerli a votare, e il vantaggio numerico deriva anche dalla scelta della sede: difficilmente un buon numero di atleti è disposto a spostarsi per parecchi chilometri, solo per contribuire ad eleggere un “grande elettore”.

In definitiva, il rischio – a mio parere una ragionevole certezza – è che l’associazione dei tecnici (che non li comprende tutti, ma solo una parte, di cui ignoro la consistenza numerica) possa monopolizzare quel 30%, determinando di fatto l’esito della votazione.

Quando ero presidente dell’Aims mi ero riproposto di modificare questa ed altre storture del sistema. A mio modo di vedere, era poco ragionevole che ci fosse un presidente dell’Aims con un tale potere di indirizzo, e poi un consigliere federale (senza contare i due rappresentanti degli atleti, con evidenti debiti di riconoscenza) espressione della stessa Aims. Ed era anche poco ragionevole che l’associazione dei tecnici federali non comprendesse tutti quelli in attività, e non concedesse solo a quelli il diritto di voto. Ragion per cui proposi una modifica statutaria che metteva parzialmente a posto le cose (il diritto di voto solo agli iscritti alla lista tecnica, cioè i tecnici in attività): modifica regolarmente poi approvata dall’assemblea.

E qui inizia l’assurdo.

Pochi mesi prima della fine del mio ultimo mandato, nel 2008, non sopportando più talune pressioni cui mi sentivo sottoposto, diedi le dimissioni dalla carica, e mi restò il compito di preparare le elezioni, quale commissario.

Secondo il nostro nuovo statuto, solo i maestri in attività, cioè iscritti alla lista tecnica federale, avrebbero potuto votare. Mi arrivò, nell’imminenza delle elezioni, un’ingiunzione del segretario generale, Salvatore Ottaviano (conservo la lettera) in cui mi si diceva in buona sostanza che le elezioni avrebbero dovuto tenersi secondo lo statuto precedente: in quanto qualcuno aveva trovato da ridire, e quindi la Fis aveva chiesto pareri al presidente della Commissione Statuto, e al suo ufficio legale. Entrambi mi avevano dato ragione, e i pareri favorevoli mi furono inviati in copia. Però di pareri, mi scrisse il segretario generale, ce n’erano altri due, che erano contrari, che non mi furono mandati, e che non sono mai riuscito a conoscere.

Basandosi su queste premesse Ottaviano mi scrisse, per conto dell’Ufficio di Presidenza della Fis, che avrei dovuto far votare secondo il vecchio statuto, ventilando la possibilità di negare in futuro all’Aims il contributo annuale, in caso contrario. E infine, minacciando altrimenti il sicuro disconoscimento dell’Aims, imponeva di modificarne entro pochi mesi lo statuto, inserendo le norme che c’erano già (!), ed erano ben chiare, secondo gli autorevoli pareri ufficiali che mi erano stati inviati.

In seguito, dopo le nuove elezioni, l’Assemblea si fece, e la modifica così imperativamente richiesta fu tranquillamente ignorata.

Il risultato – uno dei risultati – fu a mio parere un enorme e indebito aumento del potere di indirizzo e di pressione dell’Aims sulla Fis: un potere nelle mani di un’associazione che comprende anche tecnici non più in attività, vuoi per l’età avanzata, vuoi perché i loro interessi preminenti sono altrove. Ma sono anche loro a decidere su questioni importanti, che dovrebbero riguardare tutti i tecnici in attività.

Quale sarebbe, a mio parere, la soluzione migliore? È presto detto.

Solo i tecnici in attività (che dovrebbero risultare da una lista tecnica pubblicata e aggiornata regolarmente sul sito della Fis) dovrebbero aver diritto di voto per eleggere i vertici dell’Aims. Il presidente di questa Aims dovrebbe essere il rappresentante dei tecnici nel Consiglio della Fis, evitando inutili e a mio parere dannosi doppioni. E gli atleti? Per loro, e penso anche per i maestri, si dovrebbe prevedere il voto all’interno delle singole società: l’unico luogo, forse, dove è più naturale incontrarsi e confrontare le idee.

Giancarlo Toràn


 

18 settembre 2020

COVID FREE

Ho ricevuto ben due mail ANONIME facenti riferimento ad altrettanti campus ove si sarebbero conclamate situazioni di contagio. I due post non vengono pubblicati per la semplice ragione che non sono firmati.

Il blog non sottace o, per meglio dire, non  NASCONDE  alcuna notizia, però nella logica di una inevitabile e sacrosanta trasparenza, sono stati banditi gli anonimi. 

Ciò detto, se si vuole la pubblicazione di notizie, anche, per così dire, scomode basta metterci la faccia ed il resto viene da se. Purtroppo prendo atto che nel movimento schermistico la VIGLIACCHERIA la fa da padrone ed io non ci sto più.

Per ultimo, sono amico di tutti e di nessuno però mi sia consentito di precisare che chiunque governi è soggetto a critiche, più o meno condivisibili, ovvero chiunque stia in pubblico non ne è esente.

Stiamo entrando nel vivo della campagna elettorale e, quindi, le persone che non vi piacciono, qualora si dovessero palesare con una legittima candidatura al Consiglio federale, potete benissimo non votarle e tenervi gli attuali dirigenti o ciò che l'attuale establishment vi proporrà. 

Questa "PIAZZA" ospiterà chiunque abbia qualcosa da dire e colgo l'occasione per informare che sarà equidistante dalle parti, pertanto non ci saranno "amici" o "nemici", soltanto due compagini  che troveranno lo stesso spazio e lo stesso tratto.

Diverso è la mia personale posizione, peraltro a tutti nota.

Ezio RINALDI

14 settembre 2020

FORMAZIONE E CERTIFICAZIONE

Prof. Emilio M° BASILE

Cari amici,
è da molto tempo che medito di scrivere un pezzo su un argomento che mi sta particolarmente a cuore e che da troppo tempo rimando. Negli ultimi anni, per cause indipendenti dalla mia coscienza, sono diventato un esperto di protocolli, norme riguardanti la formazione e certificazione delle competenze e sistemi di qualità.
In realtà la mia formazione aveva già molti di questi elementi e anche il mio “vero” lavoro mi ha portato a crescere in questi campi moltissimo. Ho rivestito ruoli apicali nel sistema scolastico statale sia nella scuola secondaria di primo che di secondo grado e quindi ho dovuto maneggiare, ben prima che il problema capitasse in Accademia, questi aspetti particolarmente ostici e delicati.
Il settore che mi appassiona, almeno in questo periodo della mia vita, è senza dubbio la scherma e quindi ho dovuto imparare a padroneggiare tutto il quadro normativo che ricade nella sfera di competenza statale, sportiva e “para” sportiva. Questo tema è stato affrontato anche da miei illustri consoci che dal punto di vista giuridico hanno espresso la perfezione dell’analisi legale della questione.
Ciononostante sono ancora molti quelli che, credendo di poter sfuggire alle regole, abbastanza stringenti, circa l’insegnamento della scherma, tirano in ballo finanche la costituzione. Per ora mi limiterò a rispondere alle domande più frequenti che in questo periodo estivo mi sono state rivolte durante incontri o per mail/messaggio.
A questo purtroppo non molto breve ma sintetico nelle risposte data l’ampiezza degli argomenti. Formazione, certificazione, percorsi magistrali, abilitazioni e licenze sportive rientrano in altrettanti panorami normativi che dovrebbero essere trattati ciascuno per proprio conto. Ciascuna domanda e risposta meriterebbe un approfondimento notevole. Per questo motivo ho provato a sintetizzare e a mettere a fuoco quelle che sono le prime esigenze, diciamo le emergenze informative che da più parti emergono ogni volta che si apre il capitolo “Titoli magistrali”. Mi auguro che questo testo possa fungere quasi da vademecum e in stile F.A.Q. o intervista, riservandomi un pezzo successivo sugli argomenti che dovessero essere ritenuti utili dai lettori e che potranno essere segnalati, eventualmente, attraverso i commenti.
D. cosa deve fare una persona che desidera intraprendere un percorso per diventare Maestro di Scherma in Italia?
R. Molto semplice, per insegnare la scherma in Italia, in qualsiasi contesto (sportivo, storico, rievocativo, marziale, civile, artistico o teatrale/cinematografico) si deve essere in possesso del titolo abilitante l’insegnamento della scherma conseguito presso l’accademia Nazionale di Scherma di Napoli. Tale titolo può essere conseguito solo dopo una formazione non inferiore a 10 semestri e 36 mesi di tirocinio.
D. Quali sono i corsi utili per l’accesso agli esami?
R. le formazioni valide sono quelle che, rispondendo ai programmi di studio definiti in ANS, possono tracciare le competenze dell’aspirante. Tali formazioni devono emettere un certificato completo che contempli anche il numero di crediti conseguiti secondo il protocollo SIQMA adottato in ANS e compatibile con lo SNaQ.
D. Ho frequentato un corso presso una Federazione o un Ente di Promozione Sportiva, posso utilizzarlo per l’accesso ad un esame ANS??
R. la formazione vale se può essere tracciata e se è conforme al piano di studi adottato in ANS secondo le materie, ore e competenze tradotte anche in crediti in base al protocollo SIQMA compatibile con lo SNaQ.
D. Ho conseguito un titolo presso una Federazione o un Ente di Promozione Sportiva, posso utilizzarlo per l’accesso ad un esame ANS?
R. Qualunque titolo deve essere corredato da certificate supplement (una appendice a qualsiasi titolo come previsto nel sistema di riferimento europeo delle qualifiche e certificazioni -Europass) per consentirne una valutazione completa in termini di competenze ed essere poi tradotto in crediti secondo i piani di studio adottati in ANS e secondo il sistema dei crediti indicato nel SIQMA per l’accesso agli esami dei vari livelli. Il certificate supplement (tipo europass) è ormai universalmente adottato anche in ambito scolastico e universitario in Italia ed Europa.
D. Quali sono le formazioni sicuramente valide ed utili per l’accesso agli esami in ANS?
R. tutte le formazioni conformi ai piani di studio ed utili per l’accesso agli esami in ANS sono pubblicate sulla pagina “Formazione” del sito ANS. Tutte quelle non pubblicate sono da valutare e tradurre in crediti e non è detto possano risultare conformi o complete rispetto ai piani di studio previsti in ANS. In assenza di uno specifico accordo tra Enti, i titoli e le formazioni dovranno essere comparati secondo programmi e protocolli adottati in ANS cioè secondo il SIQMA.
D. frequento/ho frequentato un corso di 1° livello sportivo, posso accedere all’esame presso l’ANS?
R. se il corso è completo, cioè ha svolto il numero di ore previsto per ciascuna materia compresa nel piano di studio ANS ed è tracciabile tale attività allora non c’è problema. In caso contrario si dovranno integrare le ore e le materie che nel corso frequentato risultassero mancanti prima di poter accedere all’esame ANS.
D. a chi posso chiedere una valutazione del percorso che ho svolto fino ad ora?
R. certo, basta scrivere alla mail o alla pagina FB dell’ANS, allegando tutto quanto in possesso, per richiedere una valutazione della propria posizione e così programmare il proprio percorso di studi. Esattamente come avviene in qualsiasi segreteria didattica scolastica o universitaria.
D. come si può rendere conforme una formazione tenuta da enti esterni all’ANS?
R. concordando le materie ed i programmi della formazione con l’ANS si può integrare qualsiasi corso con le parti necessarie richieste per l’accesso agli esami così da poter emettere certificazioni complete e corrette.
Occorre stipulare una convenzione se l’adeguamento è fatto al livello di intera FSN o EPS, quindi per tutta la struttura formativa. Diversamente chi ha la potestà di istituire un corso di formazione (i C.R. per i corsi di 1° livello ad esempio) possono richiedere direttamente una consulenza per questi adeguamenti attraverso la segreteria ANS che attiverà le strutture di competenza. Ovviamente tutti gli adeguamenti e gli accordi vanno fatti prima che inizi un corso per poter garantire la tracciabilità delle attività.
Emilio BASILE

11 settembre 2020

Dalle parole al fare, per una Federazione al servizio delle società, dei tecnici, degli atleti e delle famiglie dei giovani schermidori


Molte le idee formulate negli ultimi anni, dettate da volenterosi dirigenti interessati al miglioramento dello status generale della scherma italiana, i quali, per sopperire ai disagi comuni alla quasi totalità delle società affiliate alla Federazione Italiana Scherma, le quali,  grazie alla elevata professionalità dei moltissimi tecnici disseminati nella penisola, hanno prodotto negli anni, un lunghissimo elenco di campioni, che con le loro vittorie e notorietà hanno nascosto la povertà di iniziative atte a sostenere il benessere economico delle stesse società, dei loro tecnici e dei meritevoli atleti.
I disagi sopportati dall’associazionismo schermistico italico, troppo spesso è stato pubblicizzato in modo errato con forme rancorose mai costruttive, contrapponendo critiche troppo esasperate, alla linea gestionale dei Consigli Direttivi della Federazione Italiana Scherma, mai proponendo progetti evoluti, al pari di altre Federazioni lungimiranti, che non per niente oggi sono proprietarie di strutture in cui svolgono una invidiabile attività di promozione e di gestione della loro attività agonistica, ricavandone anche dei proventi da investire nei loro progetti futuri (F.J.L. K.A.M. e Federbocce ne sono un tangibile esempio).
Mai nessun Presidente o membro eletto nel Consiglio della Federazione Italiana Scherma negli ultimi quaranta anni ha mai elaborato un progetto di evoluzione delle iniziative che il Presidente Renzo Nostini aveva pensato e realizzato negli anni settanta del secolo scorso, favorendo la costruzione di Palazzetti della Scherma a Frascati, Terni, Jesi, Vicenza e il  Centro di Preparazione Olimpica dell’Acquacetosa in Roma, dato in uso gratuito al Club Scherma Roma dalla costruzione agli anni recenti. 
Come è mai possibile che la disciplina sportiva che più prestigio a livello europeo e mondiale ha dato allo sport italiano, non abbia un “Main Sponsor” non dico da decine di milioni di euro annui, ma almeno al pari di altre discipline, che regolarmente da oltre venti anni ricevono un milione di euro annuali, solo mostrando il loro logo sulle magliette da gara ufficiali, senza essere in possesso di un Albo d’Oro all’altezza di quello della Federscherma (Pallavolo e Pallacanestro). Al contrario i nostri atleti mostrano sulle loro divise da gara loghi di piccole aziende, che forniscono solo servizi, quantificabili a poco più o poco meno ad una decina di migliaia di euro.
Sicuramente qualcuno presente nelle Assemblee elettive o di metà mandato dal 1980, 82, 84 e anni seguenti fino alle ultime Assemblee svolte, rammenteranno gli interventi da me sostenuti, hai quali membri dei vari Consigli Direttivi che si sono succeduti, suggerivo interventi da effettuare, in special modo a riguardo alla povertà delle società schermistiche italiane ed alla promozione di una politica orientata al potenziamento economico delle società aderenti alla F.I.S., fornendo ad essi anche progetti scritti consegnati personalmente a Presidenti di Federazione e per conoscenza ai membri dei Consigli Direttivi, tra i quali rivolgevo ad essi l’invito ad un drastico ridimensionamento dell’attività agonistica nazionale, favorendo una intensa un’attività regionale ed interregionale, valorizzando i titoli regionali e interregionali, riservati a quegli atleti esclusi dalle finali nazionali di tutte le categorie previste nell’organigramma agonistico nazionale.
Già questo progetto avrebbe portato nelle casse sociali un economia ragguardevole da investire sui tecnici e sui rimborsi agli atleti. Un progetto che avrebbe consentito anche meno giorni impegnati per i tecnici e schermidori in logoranti gare dai numeri altissimi, oltre a immense fatiche per trasferte agli estremi dell’Italia, spesso concluse alle 02:00 ed oltre del lunedì successivo all’inizio del week end precedente.
Negli anni trascorsi, società lungimiranti avrebbero potuto creare economie da investire sull’acquisto di strutture da adibire a “Circoli Sportivi”, progetti che avrebbero potuto godere anche di finanziamenti elargiti dal Credito Sportivo (al 1%), di cui le società di scherma avrebbero potuto valutare eventuali progressi strutturali da finalizzare, realizzando solide fondamenta societarie.
Al contrario oggi le società componenti la Federazione Italiana Scherma, per la quasi totalità, non sono in grado di assicurare una giusta retribuzione ai propri tecnici, quasi tutti esclusi da regolari contribuzioni atte ad ottenere nel futuro una regolare e giusta pensione, naturalmente, non per volontà specifica dei Consigli di Amministrazione delle società, ma solo perché queste ultime non hanno mai avuto possibilità di compensare economicamente il reale valore di detti tecnici, che mediamente sono tra i migliori al mondo e i risultati conseguiti a livello mondiale ne fanno buona testimonianza, da essere persone fatte oggetto da continue offerte di ingaggi da parte di nazioni di seconda o terza fascia nei valori mondiali, spesso anche giovani, purtroppo, ma buon per loro.
Lo stesso identico discorso è applicabile agli atleti, in particolar modo a quelli di maggiore immagine, plurivincitori di titoli olimpici, mondiali, europei e italiani, che dopo i migliori anni della loro vita, non gli resta che una strada, quella dell’insegnamento della scherma in qualche società o prestare la loro opera a favore dello Stato Italiano, al soldo di un misero stipendio sindacalmente corretto, che gli sarà purtroppo offerto a supporto delle loro prestazioni, che non saranno più sportive.
Oppure attenderanno eventuali ingaggi da qualche Federazione o società europea o nord americana, dove poter esprimere il loro sapere schermistico ereditato dai loro Maestri.
Realizzare negli ultimi venti anni, quanto sopra, sicuramente non era cosa facile, ma lanciare progetti, anche modesti, poteva essere un inizio verso nuovi orizzonti da raggiungere, non credo nel molto, subito e senza errori, ma realizzare un progetto di cambiamento era un obbligo, che purtroppo è andato deluso, anche per chi si è augurato un futuro della scherma associativa italiana migliore.
Mai si delibera un progetto e mai si potrà iniziare a percorrere una nuova strada, che si, sarà difficoltosa da percorrere, non sarà facile raggiungere gli eventuali obiettivi prefissati, sarà irta di ostacoli burocratici, che solo imprenditori o manager qualificati da anni di gestione di società commerciali o industriali con esperienze anche nell’associazionismo sportivo potranno iniziare a percorrere, ma mai si inizia un tale percorso e mai i giovani potranno prefissarsi un domani migliore di quello attuale. 
I mesti giorni in cui attualmente viviamo, non dovrebbero farci affliggere, ma donarci lo spirito necessario rivolto ad un domani migliore, ma il domani siamo noi che dobbiamo cercarlo e perseguirlo con progetti da lanciare nei prossimi giorni o mesi, non anni, la scherma ha bisogno di un Presidente e di un Consiglio Direttivo con le esperienze sopra descritte, vogliose di raggiungere obiettivi utili alla intera comunità, non dico oltre quelle realtà sportive già affermate, ma almeno un gradino al di sotto, non come allo stato di povertà sociale attuale del 98% delle società attuali.   
Il rimanente 2% è già in buono stato di salute? Mi piace pensare che lo sia, ma se lo fosse, è una piccola entità che gestisce “Palazzetti o Sale di scherma” volute con una intuizione di un indimenticabile Renzo Nostini, Presidente di Federazione, Campione Olimpico, Mondiale, Europeo e d’Italia, ma soprattutto un Ingegnere Imprenditore, nel tempo libero Presidente di una Polisportiva con circa cinquanta sezioni affiliate con circa 10.000 atleti agonisti, da farla considerare tra le più importanti nel mondo, Presidente di società di scherma, nuoto, pallanuoto e rugby, tutte Campioni d’Italia Assolute.

09 settembre 2020

CORSI MAESTRI, Accademia o Federazione?

Maestro Prof. Emilio BASILE
Come ogni anno l’Italia schermistica si sta mettendo in moto anche dal punto di vista magistrale, grazie ai corsi di formazione e gli esami per diventare maestro.
Nonostante le sentenze del TAR prima e del Consiglio di Stato poi, risultano banditi diversi corsi per aiuto-istruttori di primo livello in varie regioni ed a supporto di questo, nei primi giorni di settembre, sono stati emanati comunicati con l’intento di esortare gli aspiranti ad aderire alle iscrizioni ai precitati corsi promossi da Comitati Regionali.
Le comunicazioni, poi, sono mutate, così come il panorama prima e dopo un acquazzone in piena estate. Con siffatto sistema di comunicare si rischia di ingenerare ulteriore confusione, inducendo gli aspiranti istruttori ad erronee valutazioni circa il proprio percorso magistrale.
Da sempre, però, l’Accademia Nazionale di Scherma non smette di tramettere, mediante suoi comunicati presso il proprio sito e le pagine social, di essere l’unico ente preposto al rilascio del diploma abilitante l’insegnamento della scherma in Italia, anche a valle delle ultime sentenze che ribadiscono come l’iter della formazione magistrale, esame in primis, come di fatto è sempre stato, resti in ANS.
In assenza di specifici accordi per coordinare l’azione preparatoria in vista dell’accesso all’esame, con le ragioni di quella che appare una nuova formazione e che in realtà è quello che in ANS si è sempre svolta, sulla pagina Facebook dell’Ente, riportata anche in fondo all’articolo, sono stati pubblicati due video che spiegano bene l’ordine della formazione secondo il sistema SNaQ e SIQMA. I video, estratti dalle formazioni validate dall’ANS riassumono il funzionamento dei protocolli e gli aspetti normativi e fiscali legati all’esercizio della professione di Maestro di Scherma.  Il lettore sarebbe bene facesse riferimento anche a questi video facilmente reperibili su FB.
Nel mese di agosto l’ANS ha anche tenuto dei webinar, su come si diventa maestri. In questi incontri sono scaturite molte domande e risposte, integrate poi nel sito ufficiale dell’ANS alla pagina delle FAQ. Quindi per chi volesse compiere il cammino magistrale queste FAQ sarebbero da leggere con attenzione e anche metabolizzate, non solo dagli aspiranti ma anche dai dirigenti delle varie ASD sulle cui teste ricade la responsabilità della scelta del corpo docente. Suppongo ci sia la maturità e l’onestà intellettuale da parte di maestri e società per comprendere che tutto ciò si presenta come un supporto finalizzato a prevenire problemi legati all’esercizio abusivo da parte di tecnici non in regola con le vigenti normative.
La fiducia incondizionata riposta fino ad ora nei comunicati federali deve fare i conti con la realtà del momento, ribadita anche nelle ultime sentenze del massimo organo giudiziario amministrativo. È inconcepibile, dopo gli ultimi anni di lotte giuridiche e di sentenze definitive, ricorrere ad una presunta “confusione” o “non conoscenza” di qualcosa che rappresenta il pane quotidiano per il nostro mondo.
Viene da chiedersi, ancora oggi dopo tante discussioni, quale sia il motivo per cui tutti i passi della Federazione verso la costruzione di un proprio percorso non siano mai andati nella direzione realmente professionalizzante del Maestro di Scherma. Il motivo per cui i regolamenti per queste attività non siano mai stati sottoposti all’indirizzo e vigilanza CONI. Perché, volendo creare una scuola di formazione, non voglia coordinarsi con chi ha il compito e ruolo di certificare le competenze finali. Perché si cerchino continuamente situazioni di confusione e ambiguità mi sfugge completamente.
L’Accademia Nazionale è stata fin dalla sua nascita, lo sarà anche per il futuro, la casa dei Maestri di Scherma. La porta, sempre aperta al dialogo ed al confronto costruttivo per la crescita del settore magistrale, è spalancata. Formazione, aggiornamento e supporto alla professione sono da sempre il centro delle attività dell’Ente che, tra l’altro, a breve presenterà una miriade di iniziative per l’aggiornamento.
La scherma è una e ha una casa dove far crescere i maestri che cercano un riferimento per orientarsi nella professione, le Federazioni e gli EPS, in ambito sportivo, offrono i luoghi dove far confrontare gli allievi, sulle pedane e nei quadrati in giro per l’Italia.
Emilio BASILE


04 settembre 2020

ALLENAMENTI COLLEGIALI AZZURRINI E TEST ANTICOVID


Come avrete potuto apprendere dal sito federale, dal 30 agosto 2020 hanno preso il via gli allenamenti collegiali azzurrini e letto quanto pubblicato non posso fare a meno di pormi alcune domande, alle quali non ho saputo darmi una risposta.
Dal comunicato emerge che spada maschile e spada femminile svolgeranno gli allenamenti in periodi diversi, probabilmente a causa del coronavirus, ed in sedi diverse. Lungi dal voler farne una questione di maschilismo, però la domanda è d’obbligo:
 “perché le donne, che hanno conquistato, e giustamente, la sacrosanta parità di genere, possono fruire di ospitalità in adeguate strutture, ove oltre a respirare aria pulita e cibo speciale in quel di Cascia gli uomini sono relegati in un anonimo centro federale privo di ogni svago, con un clima non paragonabile a quello salubre di montagna?”;
altra domanda: ”i costi di una struttura alberghiera ed il trasporto delle pedane, oltre che delle trasferte degli atleti a Cascia, sarà lo stesso di Formia, Centro Federale di Spada, ove è tutto predisposto per gli allenamenti?”
Ad essere malpensanti, e sicuramente lo sono, considerate le grandi disponibilità economiche del post coronavirus, ci sarebbe da chiedersi se non staremmo spendendo risorse finanziarie in modo vaporoso che, viste le gravi difficoltà, causa la pandemia, in cui si dibattono, potrebbero essere destinate a società e tecnici.
Detta situazione andrebbe nettamente in contrasto con quanto disposto in merito ai test anti covid19, infatti da una parte, giustamente, si impone alle società il rispetto del protocollo emanato dalla FIS, con tutti i conseguenti costi, mentre per gli atleti convocati agli allenamenti indetti dalla Federazione gli oneri dei test per il momento sono a carico sempre degli atleti, con la promessa che verranno rimborsati. Quindi quando si tratta di obblighi a carico delle società e degli atleti la Federazione non bada a spese e pone tutto a carico degli stessi, mentre quando si parla dei propri esborsi, pur in presenza di una conclamata riduzione delle spese dovuta alla contrazione dell’attività generale e di una maggiore disponibilità economica, tende sempre a scaricarli sugli stessi soggetti. Anche se, va detto, alcune iniziative a favore dei club sono state assunte, ma il cui beneficio, considerato che molte realtà schermistiche avranno difficoltà ad aprire, è tutto da verificare.
immagine di google

Altra nota stonata è la mancata pubblicazione dei convocati, atleti e tecnici, infatti credo sia la prima volta che ciò avvenga e verrebbe da pensare che ci possano essere dei convocati inopportuni oppure potrebbero esserci inserimenti dell’ultima ora? Ma gli allenamenti a Cascia, considerato gli ultimi avvenimenti, positività di alcuni elementi, si faranno ancora?
Chiedo scusa se ho malignato, se ho messo in discussione l’operato della FIS, vi assicuro non era e non è mia intenzione. Però, lasciatemelo dire, le esperienze del passato mi inducono nel peccato e spero di non averci azzeccato.
Ezio RINALDI


02 settembre 2020

RIFORMA CONI

avv. Francesco STORACE

Nei prossimi giorni il Governo, in attuazione della delega parlamentare di cui alla legge 8.8.2019 n.86, dovrà discutere il testo del decreto legislativo per il riordino del CONI e della disciplina di settore.
Si tratta di un appuntamento di grande interesse per lo sport in generale e certamente anche per la nostra federazione scherma.
La bozza che circola in questi giorni è particolarmente corposa e consta di ben 232 articoli il cui contenuto riguarda aspetti istituzionali, con particolare riferimento alle competenze specifiche del CONI e della Sport e Salute s.p.a., quest’ultima con note polemiche gestita sostanzialmente dal potere governativo, e tanti altri argomenti di sicuro interesse.
Il testo contiene anzitutto i principi generali, in particolare si ribadisce il principio di autonomia dell’ordinamento sportivo nazionale con indicazione dei suoi obiettivi; la definizione delle funzioni di competenza statale in materia di sport, attribuite alla Presidenza del Consiglio dei Ministri ovvero all’autorità di governo da lui delegata e quelle del Dipartimento per lo sport, struttura amministrativa della Presidenza del consiglio; le funzioni attribuite poi alla Sport e Salute S.p.A. ed in particolare il compito della Società di ripartire i contributi per l’attività sportiva.
La bozza definisce le attribuzioni del CONI, con personalità giuridica di diritto pubblico, ponendolo sotto la vigilanza dell’autorità governativa competente in materia di sport.
Gli organi del CONI restano in carica quattro anni; il Presidente e gli altri componenti della giunta nazionale non possono svolgere più di tre mandati.
Viene istituito il Comitato italiano paralimpico - CIP.
Vengono definite poi le funzioni della Organizzazione nazionale antidoping – NADO e dell’Istituto del credito sportivo; viene indicato il criterio di determinazione degli importi dello stanziamento annuale complessivo nella misura annua del 32% delle entrate incassate dal bilancio dello Stato derivanti dal versamento delle imposte ai fini IRES, IVA, IRAP ed IRPEF nei seguenti settori di attività: gestione impianti sportivi, attività di club sportivi, palestre ed altre attività sportive.
Una parte particolarmente interessante del testo riguarda le federazioni sportive nazionali e le discipline sportive associate.
Le federazioni hanno natura di associazione con personalità giuridica di diritto privato, senza fine di lucro, con piena autonomia politica, organizzativa, gestionale, amministrativa, tecnico scientifica e contabile rispetto al CONI.
La carica di presidente della federazione è incompatibile con cariche di indirizzo politico.
Le federazioni sono rette da norme statutarie e regolamentari sulla base del principio di democrazia interna e di trasparenza, nonché del principio di accesso all’attività sportiva da parte di chiunque in condizioni di parità ed in armonia con l’ordinamento sportivo nazionale ed internazionale.
Particolarmente interessante, anche in relazione alle diverse previsioni contenute nel vigente statuto della FIS, la disciplina finalizzata a garantire la massima partecipazione alle cariche federali laddove si prevede che la candidatura può essere sostenuta da parte degli affiliati in misura non superiore al 3% del loro numero complessivo. A tal proposito se si applicasse questa norma alla FIS i sostegni alla candidatura a cariche federali potrebbero essere circa 10, numero ben inferiore a quello attualmente previsto dallo Statuto vigente.
Nell’ottica di consentire la maggiore partecipazione alle cariche federali si prevede:
- la disposizione relativa alle pari opportunità tra donne e uomini;
- la limitazione a tre mandati per il presidente e per gli organi direttivi, ferma restando la facoltà di prevedere anche un numero di mandati inferiore;
 - la presenza negli organi direttivi di atleti e tecnici sportivi ed anche eventualmente degli ufficiali di gara.
Viene espressamente consentita la possibilità di esercitare il diritto del voto per delega in assemblea stabilendo però che le deleghe non possono essere superiori al numero di 5 a persona.
Grande attenzione poi viene riservata ai gruppi sportivi militari e corpi civili dello Stato e soprattutto ai rapporti di lavoro in ambito sportivo.
A tale ultimo proposito la normativa proposta è puntuale e finalizzata a mettere ordine in un settore fino ad oggi privo di disposizioni ad hoc.
Viene definito il lavoratore sportivo l’atleta, l’allenatore, l’istruttore, il direttore tecnico, il direttore sportivo, il preparatore atletico e il direttore di gara che esercita attività sportiva a fronte di un corrispettivo, con ogni ulteriore specificazione della disciplina del rapporto di lavoro, dei profili assicurativi, del trattamento pensionistico e tributario.
È istituito un Fondo per il professionismo negli sport femminili presso la presidenza del Consiglio dei ministri con la dotazione di 3,9 milioni di euro ciascuno per l’anno 2021 e 2022.
Sono poi istituite alcune figure professionali quali chinesiologo di base e chinesiologo sportivo, l’agente sportivo, il maestro di arrampicata, la guida canyon / torrentismo, la guida speleologica, la guida ambientale escursionistica.
Di particolare interesse, anche se forse ultronee rispetto all’oggetto della delega che riguarda il riordino del CONI e della disciplina di settore, le disposizioni riguardanti la sicurezza nella pratica degli sport invernali da discesa e da fondo, nonché l’attribuzione al Dipartimento dello sport del riconoscimento della qualifica professionale di guida alpina e di maestro di sci.
A tal proposito si deve rivelare che probabilmente i riconoscimenti delle qualifiche di maestro e/o istruttore delle singole discipline dovrebbe avvenire in base a normative specifiche nell’ambito delle singole federazioni o, come avvenuto per il settore della scherma, attraverso il conferimento ad un’istituzione costituita a tale scopo quale l’Accademia di scherma di Napoli di tale importantissima funzione sul piano tecnico ed educativo.
Francesco STORACE