28 ottobre 2020

PER EVITARE CHE “TUTTO CAMBI” PERCHE’ TUTTO RESTI COME PRIMA.

SPERLINGA Gianni
Di fronte alle obbligate proposte di cambiamento relativo ad alcune situazioni ormai non più sopportabili dal “popolo” che rappresenta il movimento schermistico italiano, il rischio più probabile (poiché abbastanza frequente) è proprio questo: che alcuni fautori del cambiamento, in realtà attaccati alla conferma di privilegi che non intendono perdere, giungano alla stessa conclusione a cui giunse il giovane Tancredi:” Se non ci siamo anche noi, quelli ti combinano la repubblica. Se vogliamo che tutto rimanga come è, bisogna che tutto cambi. Mi sono spiegato?”

Altrochè, s
e si è spiegato, eccome!

Secondo me, un modo per evitare che si realizzi questa, che a me pare più che una ipotesi, è stabilire a priori e pubblicamente cosa si vuole cambiare e come lo si vuole cambiare.

Il cambiamento che la presente “aristocrazia” della scherma deve realizzare non può non avere come principale destinatario il su citato “popolo della scherma”: le piccole società, i tecnici delle piccole società, gli atleti delle piccole società.

Cominciamo col prendere in esame uno dei fattori che più di altri avvelena le piccole società, in quanto ne riduce gli stimoli, ne abbatte gli entusiasmi, ne inaridisce le iniziative: la continua, incessante, sottrazione del prodotto del loro lavoro. Realizzato principalmente da due diffusi comportamenti:

1) La facile inclusione degli atleti più promettenti nei privilegiati Gruppi Sportivi Militari.


2) Il favorire la trasmigrazione di numerosi atleti, grazie ad un assolutamente ridicolo e affatto efficace regolamento relativo ai trasferimenti.

Per reiterare la mia idea in proposito, maturata dall’ ormai trentennale esperienza diretta, riporto quanto scritto, in passato, al Presidente Scarso (nulla è cambiato?!?) e, di recente, a parecchi “amici” interessati al cambiamento.

“Da tempo sostengo in tutte le occasioni e a tutti i livelli l’idea che il trattamento di privilegio che la Federazione riserva ai Gruppi Sportivi Militari rappresenta una ingiustizia, un danno, un vero schiaffo in faccia alle Società “civili”.

Allorché, grazie ad un impegno serio e puntuale, ad una indiscutibile competenza, ad un lavoro lungo e responsabile, queste riescono a far emergere un/a loro atleta, i Gruppi Sportivi Militari si lanciano all’attacco dell’ennesima preda, “cibo” indispensabile alla loro sopravvivenza, spogliando di fatto la società del frutto di tanto lavoro e godendone i vantaggi senza aver fatto alcunché né per produrre questi frutti, né tanto meno per meritarli.”

Con ciò (a me sembra evidente) non intendevo, né intendo, sostenere l’eliminazione di questo aiuto dato ai nostri atleti, che anzi, poiché sono i pochi a portare nel mondo una immagine pulita e apprezzabile del nostro paese, meriterebbero retribuzioni ben più consistenti. Mi riferivo, diversamente da quanto superficialmente sostenuto allora, in occasione di un convegno tenuto a Roma, dal ns Presidente e dall’allora Col. Parrinello, al ricorso indiscriminato a questa situazione da parte di una pletora di militari di tutti i gradi e al danno provocato alle società e ai Maestri formatori dei ns campioni, ai quali nulla viene riconosciuto dagli stessi Gruppi sportivi (sigh) militari né dalla federazione (che, bontà sua, finge di rispettarli “riconoscendo” loro i “punteggi” così conseguiti).

Argomentavo, in quella occasione, anche sulla conseguente “beffa” dei Campionati a Squadre di A1, sottolineando come queste riflessioni siano condivise da molti “addetti ai lavori” e da molte Società, gli interessi e la salvaguardia delle quali non sembrano stare a cuore alla FIS più della salvaguardia degli interessi dei Gruppi Militari.

Durante l’ormai lontana Assemblea di Monza la problematica fu posta con chiarezza e la sua legittimità fu sostenuta anche da alcuni rappresentanti dei Gruppi militari presenti.

“Il Presidente G. Scarso ne riconobbe “coram populo” l’importanza, si disse d’accordo (non riesco a ricordare una volta in cui non lo sia stato) e promise di organizzare “un tavolo” per discuterne e trovare soluzioni accettabili sia per i Militari che per le Società civili.

Il “tavolo”, ordinato forse a qualche oscuro ed incompetente falegname, non è ancora pronto.

Probabilmente ne sapremo qualcosa alla prossima assemblea, nella quale ritengo probabile che il nostro Presidente, rimandando ad un altro tavolo, si dichiarerà certamente d’accordo”

Gianni SPERLINGA

 

26 ottobre 2020

PRESSIONI ELETTORALI: come venirne fuori?


È accaduto pochi giorni fa che il Presidente di un comitato regionale federale abbia chiamato il delegato di un’altra regione italiana, (“delegato” vuol dire che quel comitato non ha un presidente, in quanto la regione non ha abbastanza società per costituire un Comitato regionale come quello di altre regioni ndr.), il cui obiettivo era fare
pressioni su una società che apertamente aveva dichiarato di schierarsi con un certo candidato alla presidenza delle prossime elezioni federali.

Pressioni. Sapete di cosa si tratta?

In Italia le pressioni sono una cosa seria, e non si tratta di quelle delle gomme dell’auto, e nemmeno della pressione arteriosa, benché le pressioni di cui sto parlando, che riguardano le ormai note faccende elettorali, facciano venire una certa ipertensione.

Da circa otto anni queste pressioni io le ho viste manifestarsi in prima persona, e molti sono i tesserati che mi hanno chiamato per raccontarmi certe telefonatine scomode, certi messaggini composti in vario modo secondo i nuovi canali elettronici (wazzap, facebook, ecc…), che servono a scoraggiare le persone per fargli abbandonare uno schieramento politico e abbracciarne un altro.

Scoraggiare. Chi legge avrà capito che questo “scoraggiamento” non è frutto della persuasione costruita sulla dialettica e il confronto libero e democratico. Macchè.

La macchina elettorale (macchina elettorale!), è collaudatissima, se uno ci pensa avrebbe voglia che avvenisse in maniera chiara e diretta, magari lasciando libero il candidato di scegliere secondo un meccanismo classico: si cercano i voti chiedendo se si sosterrà il candidato, e si illustra il programma elettorale: faremo, diremo, andremo, e otterremo, eccInvece non è così, nemmeno per idea.

Nella Federazione Italiana Scherma la tecnica elettorale è molto diversa e si può riassumere in un concetto: fare pressioni, tra le più disparate, perché l’importante è persuadere o convincere, ma comunque vincere.

Per cui ognuno fa i suoi conti e prende le sue libere decisioni. Non voglio dire che sia un metodo scorretto, tutt’al più posso limitarmi a dire che è un tantinello aggressivo.

Ora con l’affacciarsi di un nuovo concorrente alla presidenza, un certo Maffei Michele (sono ironico sia chiaro!), le dinamiche saranno diverse? Ma no! Nulla di tutto ciò.

Le telefonate elettorali da una certa parte arrivano eccome e i metodi di convincimento, (proprio a causa di questo nuovo outsider della scherma), paiono essere ancora più convincenti di un tempo. E mentre con Rinaldi il metodo era semplice, cioè raccontare cosa aveva fatto di brutto quel cattivaccio con i baffetti, al contrario con questo nuovo aspirante, alto bello e piacente, è molto più difficile. Ma non impossibile.

È però normale che in una fase elettorale si tirino dei colpi bassi, anche se gli interessi sono miseri (e la scherma non è poi il calcio, ma tant’è), benchè sarebbe stato bello, se non addirittura innovativo, o addirittura da sogno, fare un confronto tra candidati, magari senza convocazioni assembleari, in diretta streaming, con il fine di mostrare le differenze programmatiche e le intenzioni nei prossimi quattro anni sportivi di entrambi i candidati. Ma pare che si voglia usare i metodi tradizionali e forse, anzi certamente i tempi per fare questo non sono del per nulla maturi.

Michele Maffei ha provato e sta insistendo sulla strada intrapresa, cioè una campagna elettorale improntata ad un confronto programmatico serio, nel rispetto della base, la quale ha bisogno di capire, conoscere ed individuare le persone più qualificate e preparate, oltre che conoscitrici del mondo schermistico, da deputare alla gestione federale. Per fare ciò ha concordato con il presidente Scarso un gentlemen’s agrement, cioè un patto informale tra gentiluomini che consenta ad entrambe le parti di rispettare la parola data.

Sembra che così non sarà e non certo per colpa di Maffei poiché l’azione intrapresa dal precitato presidente di comitato regionale, facente parte dei sostenitori della lista Scarso/Azzi, è quanto di più antisportivo ci possa essere. Pressare con insinuazioni su possibili conseguenze tecniche come lo definireste? Se a questo ci aggiungete il commento del CT Sandro CUOMO alla lettera di convocazione per una riunione in video chat, inviata dalla segreteria tecnica di schermaitalia, alle società Campane, per parlare di programmi e candidati per le prossime elezioni federali, che di seguito riporto: “ ricevo  questa “convocazione” e penso l’abbiano ricevute tutte le società  Campane. Fermo restando che sarebbe stato decisamente più appropriato “invitare” pittosto che “convocare” senza alcuna autorità, rimane il dubbio, visti i precedenti del candidato presidente, se la “convocazione sia in prima o in seconda convocazione…Già abbiamo avuto una lezione di stile in tal senso dal candidato presidente, non vorrei cascarci un’altra volta…anzi, penso proprio che per non sbagliare diserterò sia la prima che la seconda”, il quadro sulle pressioni diventa sempre più “artistico”.

Tralascio i commenti che potrei fare su tale scritto e mi soffermo sulla “lezione di stile”. Ebbene, già nella passata tornata elettorale il signor CT scrisse una lettera ai club Campani invitandoli a votare per una squadra piuttosto che l’altra. Lettera dal chiaro, anzi chiarissimo, indirizzo politico. Orbene ognuno di noi è libero di esprimere le proprie opinioni, ma non quando si rivestono ruoli istituzionali, in particolar modo, quando si riveste la carica di Commissario Tecnico. Pertanto se il CT vuole fare politica nulla contro purchè si dimetta dalla carica rivestita, per la quale è retribuito dalla Federazione. Quindi sulla questione di “Stile” stendiamo un velo pietoso poiché anche il CT fa parte di quel gentlemen’s agrement concordato tra Scarso e Maffei, per non parlare di un’etica assolutamente calpestata. E qui mi chiedo: ma gli organi inquirenti non intervengono?

In un’altra grande regione italiana vi è un tesserato che ricopre la carica di Presidente del Comitato provinciale e quella di Consigliere (Vice Presidente?) del Comitato Regionale oltre ad una prestigiosa quanto influente carica nazionale: è tutto normale? Anche qui nessun intervento da parte degli Organi inquirenti?

Non avendo natura coercitiva, è opinione comune che l'incentivo a non venire meno a un gentlemen's agreement risieda nella reciproca convenienza a rispettarlo (per esempio, guadagno per entrambe le parti, oppure limitazione di un danno o di un rischio che senza l'accordo potrebbe essere peggiore per entrambi). Da questo assunto devo desumere che per la cordata, diciamo federale, non ci sia convenienza nel rispettare il precitato gentlemen’s agremente , ovvero i pretoriani di Scarso/Azzi se ne sbattono degli accordi tra gentiluomini.

Ezio RINALDI

24 ottobre 2020

UNA TRAGEDIA COLPISCE IL MONDO DELLA SCHERMA: morta Serena GRECO.

Serena GRECO
Ieri, 23 ottobre 2020 alle ore 16,00, a Roma all’incrocio tra via Nomentana e corso Trieste, vittima di un incidente stradale, le cui dinamiche sono al vaglio della polizia, ci ha lasciato Serena GRECO. La donna moglie del maestro di scherma Alessandro DI AGOSTINIO lascia due figli, Ginevra e Leonardo.

Personalmente la ricordo come una ragazza solare, ha tirato di spada con le mie figlie e la sua dipartita, oltre allo sgomento per una tragedia così grande ed incomprensibile, lascia un vuoto enorme. Non ci sono frasi che possano lenire il dolore dei suoi cari, in primis Alessandro ed i suoi figli.

La perdita di una persona cara è un momento difficile da affrontare; la morte stessa è un mistero che non si riesce a capire e ad accettare e spesso davanti ad una tragedia come quella di Serena GRECO ci sentiamo inadeguati e confusi.

Ad Alessandro ed ai suoi figli le più sentite condoglienze mie e della “Piazza”

Ezio RINALDI

18 ottobre 2020

LA FEDERAZIONE MILITARIZZATA

M° Alberto COLTORTI
Che i gruppi sportivi militari costituiscano un bene prezioso per lo sport italiano è più che certo. Penso, inoltre, che gran parte dei successi e dell’eccellenza della scherma italiana in ambito internazionale sia riconducibile al sostanzioso aiuto che lo Stato, in aggiunta al CONI, offre al nostro mondo attraverso i gruppi sportivi militari e paramilitari. Oggi annoveriamo Esercito, Carabinieri (che hanno inglobato la Guardia Forestale), Aeronautica Militare, Guardia di Finanza, Polizia dello Stato, Polizia Penitenziaria, Vigili del Fuoco che concedono uno stipendio a circa centotrenta atleti della scherma italiana e la possibilità, nel futuro, di avere un posto di lavoro, in cambio di un’attività sportiva semiprofessionistica e professionale. Questo modello è tipicamente italiano e penso che, almeno nelle dimensioni, non sia adottato da alcuna altra nazione.

Questi atleti, per la peculiarità della scherma e, penso, per un compromesso politico - sportivo, hanno la possibilità di crescere ed allenarsi nelle società da cui sono stati formati. Contrariamente ad altre discipline, che concentrano gli atleti militari nei loro centri sportivi provvedendo direttamente alla loro formazione e addestramento, nella scherma i ragazzi, se lo ritengono opportuno, possono rimanere a casa avviando un circolo virtuoso che propaganda, sostiene e incentiva lo sport nel luogo in cui si sono formati, ottenendone allo stesso tempo vantaggi, almeno in termini di tranquillità psicologica. In tal modo le società sparse nel territorio nazionale sono incoraggiate a individuare e formare i talenti, facendo leva sulla passione e sul riconoscimento, soprattutto morale, di chi vi lavora.

L’avvento del presidente Scarso, soldato dell’esercito in pensione, a capo della nostra federazione ha sbilanciato il sistema riconoscendo sempre più ruoli apicali e privilegi a coloro che provengono dalla schiera militare. Per sottolineare quest’affermazione mi piace elencare i seguenti, incontrovertibili fenomeni.

Come a capo della FIS c’è il militare Scarso, così a capo dell’Associazione Italiana Maestri di Scherma c’è il militare Crisci al quale, con un patto di ferro e cercando di ridimensionare l’Accademia Nazionale di Scherma, è stata offerta la “formazione” dei futuri insegnanti affidandogli l’organizzazione dei corsi omonimi. Oggi si vocifera che il militare in pensione Saveri Crisci abdicherà la presidenza dell’associazione  a favore di un altro commilitone romano (da qui forse il disagio manifestato da Lauria?). 

Nel ruolo di Commissario Tecnico per tutte e sei le specialità, tre olimpiche e tre paralimpiche, troviamo altrettanti militari o a rappresentanti di corpi dello stato. Anche laddove è prevista la figura di un vice o di un coordinatore degli under 20 si parla il linguaggio militare, così come nel caso di  numerosi maestri facenti parte dello staff della nazionale, molti dei quali risultano distaccati cumulando lo stipendio dello stato, i proventi derivanti da attività e contratti federali e, come se non bastasse, quelli di società sportive civili che li annoverano, convenientemente, tra i loro collaboratori. Sembra che la condizione “sine qua non” per certificare tali funzioni, indipendentemente dal curriculum e dai meriti, sia la provenienza dai gruppi sportivi dei sodalizi militari e paramilitari. Tutto ciò muove spontaneamente alcuni quesiti, primo fra tutti quello che riguarda i conflitti d’interesse su cui, del resto, sembra oggi reggersi la nostra federazione. Ma un commissario d’arma o un soggetto preposto alla selezione degli atleti non potrebbe essere influenzato dalla sua origine militare nel preferire un atleta in base all’appartenenza a una specifica arma? O peggio non potrebbe selezionare e favorire gli atleti che allena nella società civile con cui collabora? Ancora ho visto militari distaccati seguire a bordo pedana atleti stranieri che sono da loro allenati nella società civile ma mi hanno risposto che nel tempo libero ognuno è padrone di fare ciò che vuole. Mi chiedo, ancora, se i soggetti militari siano sottoposti a vincoli che limitino attività lavorative diverse e se le norme dello stato vengano realmente applicate. Sinceramente mi sembra che oggi si stia creando una sperequazione tra civili e militari pericolosa per il futuro della scherma.

Ancora, da voci di corridoio, sembra che nella lista dei futuri candidati a sostegno del presidente Azzi si voglia proporre quale rappresentante dei maestri un’atleta plurimedagliata, oggi tecnico della nazionale, naturalmente arruolata. Altrettanto, al maschile, dicasi per uno dei due delegati tra gli atleti. Quindi altri due militari a infoltire le schiere dei consiglieri quando il nostro variopinto mondo, sia tra gli insegnanti che tra gli atleti, è rappresentato per grande maggioranza da civili. Mi chiedo, a questo proposito, se tali ipotetici candidati, già atleti osannati, avranno a cuore tematiche che probabilmente avvertono poco per la loro condizione di privilegio e se effettivamente rappresenteranno le istanze della base: inquadramento professionale per i tecnici (rivendicazioni economiche, professionali, previdenziali, normative in genere) e organizzazione delle attività di atleti e società (calendari, luoghi di gara, ranking, regole di selezione, nomine di commissari d’arma e così via).

In questa disamina, per rafforzare il concetto della militarizzazione, mi piace ricordare un episodio in cui fu violata, in maniera esplicita e incontrovertibile, la regola che disciplinava la partecipazione alle gare. Nei campionati italiani assoluti a squadre di sciabola femminile del 2015, vinti dalla compagine delle Fiamme Gialle, la stessa annoverava nel quartetto Beatrice Monaco, atleta che aveva già partecipato al campionato di A2, sciabola a squadre, con il CUS Siena, in contrasto a quanto sancito dal regolamento. Le persone che scoprirono e segnalarono l’errore, anche in relazione al loro ruolo nella commissione “Attività agonistica e ranking”, naturalmente non retribuito, furono Alessandro Tosoni e Giovanni Rapisardi. Avendo essi sottolineato più volte e “sconvenientemente” lo sbaglio, vennero destituiti a stretto giro con la giustificazione di un ridimensionamento del gruppo di lavoro al fine di ridurne i costi di funzionamento.

Quest’intervento vorrebbe stimolare una riflessione del nuovo o del vecchio che verrà, di coloro che saranno chiamati a esprimersi alle urne, a livello locale e nazionale. Mi piacerebbe vedere uno Stato che aiuti lo sport, che attraverso  militari e paramilitari offra la tranquillità agli atleti meritevoli di allenarsi come professionisti. Quello che vorrei respingere è un sistema di privilegi che discrimini società e maestri civili, che chiudendo le strade induca molti giovani colleghi a soddisfare le proprie ambizioni lavorative all’estero. Mi piacerebbe ancora, ma sono le considerazioni di un illuso, di un ingenuo, che nel nostro microcosmo la gente comici nuovamente a scandalizzarsi, ad indignarsi, a denunciare il malcostume e a ridimensionare la federazione dei marescialli.

Alberto COLTORTI

15 ottobre 2020

LE DIMISSIONI DEL MAESTRO Salvatore LAURIA

M° SalvatoreLAURIA
Con il comunicato che segue, scritto in data 12 ottobre 2021, sulla sua pagina facebook,  il Maestro Lauria Salvatore comunica le sue dimissioni da Consigliere FIS e da consigliere dell’AIMS: Cari Amici, desidero informarvi che la scorsa settimana mi sono dimesso dal Consiglio della Federazione Italiana Scherma e dal Consiglio dell’Associazione Italiana Maestri di Scherma. Resto a disposizione dei colleghi per qualsiasi informazione o chiarimento e ringrazio tutti coloro che in questi anni mi hanno sostenuto.

Salvatore Lauria.".

Indiscrezioni riferiscono che le motivazioni delle dimissioni risiedano nella gestione federale circa la scuola di tecnici di scherma, il che significherebbe che il Maestro Lauria possa essere entrato in conflitto con il Presidente FIS o con la maggioranza del Consiglio direttivo. Ho sentito l’interessato e mi ha semplicemente informato che qualsiasi atto che intendesse porre in essere lo concorderà con il Vice Presidente Federale Paolo AZZI, di cui il Maestro è un forte sostenitore.

Destano curiosità anche le contestuali dimissioni dal Direttivo dell’Associazione Maestri. Non credo di essere lontano dalla realtà se affermo che l’uscita dal direttivo A.I.M.S. possa essere ricondotta al mancato sostegno dell’Associazione sulla presa di posizione nei confronti del direttivo F.I.S..

Sui siti ufficiali dei due enti non viene riportata alcuna notizia circa l’atto del Maestro LAURIA ed anche qui non si comprende la loro condotta nel sottacere un atto di alta rilevanza politica. Come se fosse possibile di questi tempi tenere la cenere sotto il tappeto. Infatti è stato sufficiente che il LAURIA abbia fatto uno stringato comunicato sulla sua pagina facebook perché il caso esplodesse.

Le dimissioni, sono l'atto con cui un  soggetto che ricopre una carica recede unilateralmente da una nomina che lo vincola ad un ente nel suo rapporto di collaborazione.

Quando ciò avviene vuol dire che la collaborazione o l’armonia o gli interessi comuni non trovano più le stesse convergenze. Dunque, informare il movimento di un atto di tale importanza è un dovere sia di chi l’atto lo ha posto in essere sia di chi lo ha ricevuto.

Adesso attendiamo gli ulteriori sviluppi. Intanto il maestro ha ricevuto la solidarietà di tanti colleghi ed atleti, alcuni dei quali non si sono risparmiati in espressioni negative nei confronti dell’attuale governo federale.

Ezio RINALDI

13 ottobre 2020

CORSA ALLA PRESIDENZA F.I.S.: quali programmi?

Mario CASTRUCCI
Carissimi amici, nel prendere visione degli ultimi scritti a firma di Gianni Augugliaro e di Ezio Rinaldi, tante cose mi verrebbero da sottolineare ma ne evidenzio una che mi sta particolarmente a cuore: il numero di società affiliate alla FIS. 
Dal 1980, anno della mia prima partecipazione ad una Assemblea elettiva, detto numero ha visto un incremento poco significativo. Testimonianza di una evidente politica fallimentare sul territorio, là dove un’azione coordinata e penetrante avrebbe potuto/dovuto produrre una rilevante crescita numerica di iscritti e conseguentemente di club. Tale fallimento, a mio avviso, sia da ascrivere a tutti i componenti dei vari consigli direttivi che si sono succeduti negli anni. Considerata la poca incisività della politica federale, siffatta gestione potrebbe consigliare ai Presidenti di società, maestri di scherma e atleti di vertice di riflettere su un possibile cambiamento di attività a cui dedicarsi. Soprattutto tenendo conto di quanto fatto da altre federazioni, le quali con successo si sono dedicate allo sviluppo della propria disciplina.
Relativamente alla Conferenza stampa di Michele Maffei, ma perché è stata riservata a pochi intimi? Perché non comunicare a tutti i Presidenti di società dell’evento? E se per ragioni di spazio, connesso con le norme del coronavirus, non sarebbe stato possibile ospitare oltre un certo numero di persone (ma poi quanti sarebbero venuti a Roma?), perché non invitare almeno i presidenti delle società laziali? Con le giuste cautele e nel rispetto delle norme vigenti si poteva fare. E’ sembrata una conferenza riservata ai soli giornalisti. Al di là di queste mie considerazioni (che ritengo comunque valide), Maffei non ha fatto alcun accenno al suo programma per la gestione della Federazione che intende presiedere. Se il vademecum non è ancora pronto, cosa che non credo, poteva almeno fare accenno ai punti salienti, giusto per capire cosa voglia fare in futuro. Tutto ciò detto, spero che il Dott. Azzi legga questo mio scritto e, in occasione della (sembra certa) presentazione della propria candidatura a Presidente della Federazione Italiana Scherma, ci dica, qualora eletto, quali obiettivi intenda perseguire durante la sua gestione.
Mi piace pensare che i due, al momento unici candidati (Azzi e Maffei), inseriscano nei loro progetti operativi un piano per un rilancio della scherma fondato su immagine e spettacolarità della nostra disciplina, al pari di altre che nel 1982 erano sconosciute, vedi il Beach volley, ma anche di altri sport a noi simili, quali Judo, Karate e Arti Marziali, i quali con una adeguata politica di proselitismo hanno visto incrementare i loro numeri in maniera consistente. E tanto ci sono riusciti perché hanno avuto la lungimiranza di investire nella costruzione di adeguati impianti. Mi auguro che tutti i candidati, di qualsiasi gruppo facciano parte, abbiano mentalità e capacità manageriali, doti indispensabili per superare gli ostacoli che, nei giorni attuali ed in quelli futuri, si dovranno superare, soprattutto alla luce dei cambiati che il Covid19 avrà apportato al nostro modo di vivere.
Se non in possesso di dette doti farebbero meglio a desistere dal proponimento di candidarsi per la gestione federale.
Il mio suggerimento è ispirato dal bene che provo per la scherma, mia seconda passione dal 1979: la prima è stata il rugby dal 1950 al 1978, nel quale mi sono formato quale dirigente sportivo e piccolo imprenditore. 
Auspico, nell’interesse comune, una Federscherma che sappia essere un punto di riferimento per Dirigenti, Maestri e atleti.
Mario Castrucci

10 ottobre 2020

Michele MAFFEI ha annunciato la sua candidatura alla presidenza F.I.S.

 

Michele MAFFEI
Alle 11,30 del 9 ottobre 2020, presso il Reale circolo canottieri Tevere Remo di Roma, si è tenuta la conferenza stampa di presentazione della candidatura di Michele Maffei alla presidenza FIS, per il quadriennio 2021-2024. Nella corsa alla presidenza se la vedrà con l’attuale Vice presidente vicario Dr. Paolo AZZI:

L’evento non è stato adeguatamente pubblicizzato, infatti non si è trovata traccia né sul web e tantomeno nelle chat istituite da Schermaitalia (nord-centro-sud), dove è stato appena, appena annunciato senza specificare il luogo dove si sarebbe svolto l’evento ed è stato un vero peccato trattandosi di Michele Maffei, a meno che non sia stato utilizzato altro sistema di comunicazione. Peraltro, doveva essere trasmessa in diretta sul canale You Tube di Schermaitalia. Per la verità non c’erano che una quindicina di persone, così hanno riferito i presenti che lo hanno ascoltato. Comunque Maffei, come è nel suo stile, ha rappresentato la scherma nella sua essenza, eleganza, e stile e su questo piano credo abbia non una marcia in più ma due o tre.

Entrando nel merito delle dichiarazioni dell’ex campione olimpionico, noto però una certa contraddizione, infatti egli afferma: Dobbiamo partire dal lavoro svolto dal presidente Scarso, che ringrazio per l’impegno profuso in questi anni, per rilanciare la Federazione, puntando a ottenere risultati ancor più lusinghieri e andando a migliorare ciò che non ha funzionato a dovere.”

No, non credo che bisogna partire dal lavoro svolto da Scarso, significherebbe non cambiare nulla, a meno che egli non abbia voluto significare: “dobbiamo cominciare da ciò che Scarso non è riuscito a realizzare” . Infatti, gli ultimi anni della attuale gestione evidenziano aspetti non del tutto positivi della stessa: dal settore tecnico, al GSA , all’attività agonistica, passando per la giustizia e lo Statuto, e senza dimenticare la diatriba con l’ANS. Credo ci sia bisogno di una vera riforma dell’organizzazione federale, coinvolgendo tutte le parti in causa:  presidenti di club, tecnici e atleti. Se, effettivamente si rendesse necessario partire da ciò che ha fatto Scarso allora perché non continuare il cammino con chi lo ha affiancato in tutti questi anni? Per quanto posso sosterrò Michele Maffei e spero che nei suoi giri per la campagna elettorale ascolti con molta attenzione le indicazioni che verranno dalla base e non quelle di “consigliori” vari, perché, ovviamente, un candidato come l’ex olimpionico è talmente forte e carismatico, che non vincere sarebbe una fortissima delusione.

Una parte fondamentale in questa corsa l’avrà sicuramente il suo programma. Indiscrezioni dicono sia stato già stilato e che sia il fiore all’occhiello di questo gruppo di candidati, ma non è dato ancora conoscerlo, se non agli addetti ai lavori. Dicono che sia ricco, articolato, denso di contenuti e di stimoli e che lasci immaginare la federazione che tutti vorrebbero, anche perché quella attuale, sembra non piacere a nessuno.

Il primo scoglio saranno le elezioni del 29 novembre, relative ai rappresentanti di tecnici e atleti. Anche lì, anni di politica federale in cui la base è stata la grande cenerentola inascoltata della federazione più medagliata d’Italia, in cui gli atleti, dal punto di vista federale, non sono mai riusciti a essere quei protagonisti che sognavano di essere, nonostante fossero rappresentati dalla più grande campionessa della storia. Invece i maestri, cioè i tecnici, ancora peggio. La categoria che ha forgiato i campioni dei quali la federazione tanto si vanta, proprio negli ultimi anni è stata oggetto di vicissitudini complesse e delicate, con sentenze del TAR e del Consiglio di Stato. E se prima erano interlocutori privilegiati, ora purtroppo sono la classe meno ascoltata della federazione. Ma da Maffei pare nulla di nulla, anzi, non ha detto verbo in merito.

Pertanto si confida nella sua vittoria affinché, affiancato e supportato dalla sua squadra, riesca a valorizzare e gli uni e gli altri. Certo se il Maestro di scherma Giorgio Scarso, non ha saputo difendere la categoria cui appartiene, speriamo con tutto il cuore che il campionissimo Michele Maffei faccia tutto l’opposto con gli atleti.

Ezio RINALDI

 

 

05 ottobre 2020

PECUNIA NON OLET….. MA NEMMENO IL VOTO

Da sx: m° AUGUGLIARO, dr. SCISCIOLO, sig. RINALDI 
Pecunia non olet è una famosa espressione latina che Svetonio attribuisce all’imperatore romano Vespasiano, rimproverato dal figlio Tito di aver messo una tassa sull’urina raccolta nelle latrine gestite dai privati (centesima venalium).
L’episodio narrato dallo storico riferisce che Tito, in segno di sfida al padre, avrebbe lanciato delle monete in una di tali latrine, e questi, dopo averle raccolte e avvicinatele al naso, avrebbe pronunciato le fatidiche parole. La frase, la cui traduzione letterale è «Il denaro non ha odore» (ma, in questo caso, sarebbe meglio dire “non puzza”), sta a significare appunto che "il denaro è sempre denaro", nel senso che, qualunque sia la sua provenienza, questa comunque non darebbe alcuna connotazione positiva o negativa al denaro stesso.
C’è ancora da dire che questa storica espressione, già verso la metà degli anni 60, venne opportunamente modificata dal mondo della politica in ”Voto non olet” e, perciò, sapientemente adottata in quell’ambiente, anche in ossequio al ben noto assunto che “la politica è l’arte del compromesso”, ma permettendomi in proposito di osservare che il “compromesso” è - a mio avviso - l’arte di dividere una torta in modo tale che ognuno creda di averne la fetta più grande.
Ora, molti si chiederanno perché dico questo? Perché ho disturbato Svetonio, Vespasiano, Tito e i politici contemporanei?
Presto detto.
Come tutti ricorderanno, tanti anni fa, Ezio Rinaldi ebbe il merito di “inventarsi” il blog PIAZZA SCHERMA, che sarebbe dovuto essere un semplice luogo virtuale di incontro, dove tutti gli appassionati di scherma avrebbero potuto scambiare, in piena libertà, le proprie idee ed opinioni e confrontarsi su temi di interesse generale, finalizzati al miglioramento del nostro sport, sia da un punto di vista squisitamente tecnico-agonistico, sia da quello prettamente gestionale-politico. Poco per volta, questa “piazza virtuale” è cresciuta in contenuti, argomenti, dibattiti, consensi e soprattutto soggetti habitué, tanto da diventare, specialmente per quest’ultimi, un vero e proprio centro di interessi e di “aggregazione”, che portò taluni assidui e validi frequentatori a coltivare l’idea di costituire un gruppo, composto da persone capaci, abili, competenti ed esperte, da proporre alle prossime elezioni federali, come alternativa all’attuale dirigenza.
Fu così che nacque “ITALIA SCHERMA”. Ottima idea ed ottima iniziativa, certamente apprezzabile e condivisibile, se non fosse stato per il fatto che i rispettivi fondatori (tutti) ed i relativi possibili candidati (tutti), forse più preoccupati dei “fantasmi del passato”, che di alcuni “santoni”, “guru” o “gran sacerdoti” del presente, dimentichi del loro “natale”, si sono adoperati a tenere le distanze non solo dal blog, ma altresì dal suo gestore e dal sottoscritto, a cui il primo è legato da una lunga ed atavica amicizia, colpevoli di avere molti nemici e di avere ormai fatto il loro tempo: insomma e in poche parole, di non godere più delle simpatie di gran parte dell’elettorato, pur riconoscendoci un certo consenso. 
Ora che ci stiamo, a grandi passi, avvicinando al tanto auspicato momento elettorale per il rinnovo delle cariche federali, si avverte la fibrillazione che pervade tutti i candidati, impegnati alla ricerca/caccia/raccolta dei voti necessari per raggiungere un sufficiente consenso, da un lato, e la grande attenzione che mettono questi a cercare di non perdere quello che ritengono già acquisito, dall’altro. Addirittura, alcuni dei candidati proposti da ITALIA SCHERMA, per rafforzare il concetto del forte distacco dalla “PIAZZA” e dal sottoscritto, si sono anche lasciati andare in telefonate da Milano a Catania, passando per Bologna e Foggia, nel corso delle quali si sono sforzati di sostenere di non averci come loro “supporters”, di non far parte di una loro eventuale lista e di essere persino anche pronti a rinunciare sia alla candidatura che al sostegno.
La cosa, che peraltro si commenta da sola, oltre ad apparire irriguardosa nei confronti di chi, lasciatemelo dire, ha dato tantissimo a questo sport, risulta immotivata ed incomprensibile oltre che offensiva, se solo si ponesse mente al fatto che il titolare del blog e lo scrivente, comunque, godono di un certo favore e di un sicuro seguito, grande o piccolo che sia, e hanno sempre dichiarato di:
- volere solo il rinnovamento dei vertici FIS; 
- non avere ambizioni personali, né mire elettorali; 
- non essere interessati ad alcuna posizione o incarico federale; 
- non aspirare ad alcuna carica e/o mansione; 
- applaudire solo e soltanto ad alcune scelte operate da “ITALIA SCHERMA”, quali: la candidatura di Michele Maffei alla Presidenza FIS e del Prof. Costamagna, del Prof. Basile e del Dr. Scisciolo al consiglio federale. Ora, se appaiono chiare ed evidenti le rispettive posizioni di PIAZZA SCHERMA, da un canto, e di SCHERMA ITALIA, dall’altro (nessun sostegno della prima verso la seconda, eccettuato qualche nominativo di tutto rispetto, già dichiarato in tempi non sospetti), non è dato capire il motivo per cui qualcuno si affanni a voler rimarcare una distanza che, di fatto, è già una concreta realtà per evidenti diversità concettuali su alcune decisioni assunte unilateralmente, fin dai primi passi di ITALIA SCHERMA. Anche se per un certo periodo si è viaggiati su binari paralleli.
Ma qui entra in gioco quanto ho detto sopra, sulla capacità della “politica” nell’utilizzare l’arte del “compromesso”, volta al conseguimento di quel consenso elettorale, che, alla fine, in termini di voti - come dicevano i latini - “non puzza”. 
Alcuni autorevoli rappresentanti di ITALIA SCHERMA sanno benissimo che la competizione per il cambio al vertice federale sarà durissima e che i loro candidati avranno bisogno del sostegno e, quindi, dei voti di TUTTI, nessuno escluso.
Orbene, in considerazione del fatto che la “PIAZZZA” è data per depositaria di un certo consenso, al quale contribuisco con le mie forze, e che l’appoggio - di cui i competitor alla lista avversa non possono, a mio avviso, sicuramente fare a meno - potrebbe essere determinante, ben potendo far pendere dalla loro parte il piatto della bilancia, sulla scorta, appunto, che il voto “non olet”, si sforzano di presentarsi agli occhi degli elettori come lontani e non interessati al sostegno di due abietti soggetti, forieri di sciagure e disgrazie, salvo poi, in gran segreto, al buio e sottovoce, cercarli per tentare di convincerli a stare con loro, uniti e compatti, ma senza mai palesarsi, perché altrimenti, se risultasse un possibile “inquinamento” di costoro, l’elettorato potrebbe subire una sensibile riduzione numerica. 
Ora, a parte il fatto che un simile comportamento lo trovo incoerente e contradditorio, inaccettabile e da prima Repubblica, oltre che visibilmente irriguardoso nei confronti dell’intero elettorato, a cui non puoi dire corbellerie, già fin dall’inizio, spacciandole per verità assolute (se cominci così, poi, una volta eletto, cosa sari capace di fare?), è chiaro che, da quel lato, si vorrebbe fare ricorso ad un appello di facciata, perché, come disse qualcuno (che non era Machiavelli), il fine giustifica i mezzi, e perché, si sa, il voto, come la vil pecunia, non olet, ma solo se è a tuo favore. Ma se vinci così, che cambia? Niente, appunto, del cambiamento ne riparliamo.
Giovanni AUGUGLIARO
P.S.: La vera frase di Machiavelli è: "Coloro che vincono, in qualunque modo vincano, mai ne riportano vergogna."