21 agosto 2021

COMMISSIONI FEDERALI: manca la GSA!

Probabilmente, tra le tante tematiche degli ultimi tempi,
ed in particolar modo quella relativa alla ristrutturazione del settore tecnico, ai più, ma non agli interessati, deve essere sfuggita la deliberazione da parte del Consiglio federale della nomina dei vari componenti le commissioni federali. Quindi, mi sembra opportuno rinfrescare la memoria e riportarne la composizione.
1.  Commissione Scuola, Promozione e Immagine la presidenza è affidata a Mario Micheli. Si occuperanno della sezione “Scuola” Alice Cometti, Roberto Faldini, Maurizio Fuccaro, Paolo Menis, Teresa Polimei, Marina Passaseo e Alessandro Rubino. Il Vicepresidente federale Vincenzo De Bartolomeo sarà il referente del Consiglio.
2.   Per il settore “Immagine Atleti”, di cui sarà consigliere referente Valerio Aspromonte, sono stati scelti Edoardo Giordan, Luigi Miracco e Irene Vecchi.
3.  Per quando concerne “Promozione e Immagine”, invece, la Commissione sarà composta da Giovanni Bruno, Monica Di Giacomantonio, Maurizio La Marca, Clara Mochi, Giovanna Pesci Guerra e Linda Kaiser. Referente per il Consiglio federale sarà Joelle Piccinino.
4.   Commissione Medica sarà guidata da Antonio Fiore e avrà in Valerio Aspromonte il consigliere referente. Nominati come componenti Matteo Angelelli, Antonella Calamusa, Francesca Cisullo, Alessandro De Sire, Piera Marchettoni, Daniela Olivieri, Maurizio Iaschi, Stefano Vandini, Fabio Miraldi (referente Amis) e Giorgio Corretti (referente Aims).
5.    Commissione Statuto e regolamenti ha nel Vicepresidente vicario della FIS, Maurizio Randazzo, il referente. Presidente è Luca Magni, presidente emerito Sergio Fabrizi; i componenti sono Ettore Nesi, Giorgio Vecchione, Marco Banchieri, Guido Settimj, Giuseppe Lerro, Alice Cascone e Cristiano Anzilotti.
6.   Comitato Etico, con referente Maurizio Randazzo, è presieduto da Enrico De Marchi e composto da Stella Frascà, Raffaella Lanza, Vincenzo Parrinello e Guido Settimj.
7.  Gruppo di Lavoro Marketing e Comunicazione, con Alberto Ancarani consigliere referente, si compone con Anna Ferraro, Paolo Fiora, Matteo Salin, Alessandro Poggio, Bruno Curatoli e Maria Monisteri.
8.  Giandomenico Varallo è il presidente della Commissione SEMI, referente Rossana Pasquino e componenti Margherita Gnocato, Daniele Gottfried, Damiano Domenico Valerio, Giorgio Fiume, Giuseppe Bucca e Alessandro Vitale.
9.   Commissione Impianti ha in Sebastiano Manzoni il consigliere referente; presidente è Francesco Barbagallo; componenti Renato Buratti, Bruno Cuomo, Claudio Vona, Pietro Caliperna e Giulio Paroli (referente Amis).
10.   Commissione Atleti, con i consiglieri federali Valerio Aspromonte e Rossana Pasquino membri di diritto, ci sono Matteo Betti (Consiglio Nazionale CIP), Paolo Pizzo (Giunta CONI), Irene Vecchi, Marco Cima e Alessandro Paroli.
11.   Gruppo di lavoro attività agonistica e ranking, con consigliere referente Guido Di Guida, sono componenti Patrizio Panattoni, Leonardo Fanelli, Eugenio Migliore, Leonardo Patti, Cristiano Magnani, Giuseppe Di Terlizzi e Renato Buratti.
12.  Gruppo di lavoro Scherma Storica, di cui è referente Maurizio Randazzo, opereranno Aldo Cuomo, Antonio Scardino, Cristian Heusch, Luigi Grillo, Francesco Lodà, Marco De Filippo e Roberto Gotti.
13.  Commissione Onorificenze, consigliere referente Vincenzo De Bartolomeo, è presieduta da Giuseppe Fiamingo e composta da Giancarlo Speranza, Andrea Tortora, Maria Adelaide Marini, Ferdinando Cigna e Carmelo Alvino.
14.   Sandro Cecchinato è il presidente del Gruppo di lavoro Accesso risorse finanziarie, di cui fanno parte Vincenzo Hopps, Vincenzo Laudiero, Antonella Quaranta, Giuseppe Zalum, Marco Calleri e Massimiliano Tallarico.
15.  Gruppo di lavoro Protocollo organizzazione e svolgimento eventi e competizioni ha in Giovanna Trillini la referente per il Consiglio e si suddivide in due aree: Alessandro Cecchinato, Alessandro Pezzoli, Michele Torella e Giandomenico Varallo per l'Attività Internazionale; Giuseppe Bucca, Dario Chiadò, Claudio Fontana e Margherita Gnocato per l'Attività Nazionale.
16.   Comitato Safeguarding Policy, con consigliere referente Giovanna Trillini, è composto da Carlo Fornario, Cecilia Brunetti, Antonio Fiore, Margherita Falqui e Monica Campione.
17.   Gruppo di Lavoro Grandi Eventi ha in Sebastiano Manzoni il referente per il Consiglio, e ne sono componenti Daria Marchetti (per il settore Paralimpico), Michele Torella, Antonio Belcuore e Diego Occhiuzzi.
18.   Staff del Presidente, di cui fanno parte Walter Borghino, Roberto Costanzo, Giorgio Michon, Carmelo Tulumello, Luca Magni e Matteo Starace.
Non trovo tra le nomine quelle relative al GSA: una dimenticanza o non si è trovata la quadra? E’ la commissione più importante insieme a quella medica e semi ed è quella alla quale si presta maggiore attenzione: speriamo che venga presto pubblicata.
Ben consapevole che le critiche non sono mai gradite, anche se mosse con intenzione positiva e costruttiva, vale forse la pena di soffermare l’attenzione sulle nuove commissioni federali.
Prima di addentarmi su tale disamina, non posso esimermi dal notare e far notare che, dal confronto dei nomi attuali con quelli precedenti, sorprende trovare, accanto a moltissime riconferme, qualche “ripescato” e qualche “eliminato”. Sarebbe interessante conoscere le motivazioni di queste scelte, anche se non dubito affatto che ciò sia avvenuto in virtù dell’alta professionalità e competenza nel campo specifico di tutti i prescelti, specialmente delle “new-entries”, che sapranno senz’altro dare un nuovo impulso.
Ciò precisato, nell’iniziare a trattare l’argomento, è impossibile non scorgere che queste sono ben 18, suddivise tra sottocommissioni, gruppi di lavoro e sottogruppi, per un totale di persone impegnate pari a 106 unità.
Ora, senza considerare ancora il settore tecnico, quello arbitrale e la Consulta dei CR, che comportano un considerevole aumento, in termini numerici, delle persone coinvolte a vario titolo nella vita federale, la suddetta componente numerica (106) sembra veramente elevata, spropositata, quasi eccessiva ed ingiustificata, se solo si considera il tipico ruolo che, a termini di Statuto, le commissioni assolvono: talvolta di controllo, alcune volte propulsivo, certe altre progettuale, ma principalmente ed essenzialmente propositivo e consultivo, ma mai vincolante per il CF, cui spetta l’ultima parola, senza obbligo di motivazione e/o comunicazione del lavoro svolto dalle commissioni.
E proprio perché le decisioni finali le prende il CF, non sempre tenendo conto dell’apporto delle commissioni, né pubblicandone i risultai, ma nella consapevolezza che il loro contributo è certamente importante, se non determinante, sarebbe particolarmente utile ed interessante conoscerlo, al fine di poterne verificare l’impatto sulla vita federale; non avendo così alcun tipo di riscontro da confrontare, il risultato finale è di difficile comparazione ed analisi, non potendosi rilevare quale beneficio sarebbe potuto provenire da una successiva differente scelta.
Venendo meno il riscontro sul lavoro portato avanti da tante qualificatissime persone, sorge legittimamente e fondatamente un sospetto: è possibile che questi siano contentini, onorificenze, nomination varie, e quindi forse solo facili strumenti per procurare consenso, voti, solleticandone la vanità e l’ambizione? Si! Credo sia proprio così, e ciò a dispetto del principio del contenimento e dell’utilità della spesa che ogni bravo pater familias dovrebbe sempre custodire, soprattutto in considerazione dei costi per le periodiche riunioni di tante persone, non certo trascurabili, anche al giorno d’oggi, con l’affermarsi dello smart working e delle video conferenze.
È lecito quindi prevedere per il futuro una ulteriore proliferazione di commissioni e membri, e quindi di voti? Staremo a vedere.
Ezio RINALDI

16 agosto 2021

RIVOLUZIONE NEL SETTORE TECNICO DELLA F.I.S.

Impazza sulla rete e sui giornali sportivi il toto CT. Non solo quello di fioretto, ma anche gli altri due - sembrerebbe - non godano di buona salute schermistica. Si fanno dei nomi ed i candidati più accreditati pare siano: CERIONI per il fioretto, TARANTINO o AQUILI per la sciabola e CHIADO’ per la spada.
CHIADO' Dario
da sx, Sirovich, Cipressa e Cuomo
I nomi fatti potrebbero andare bene. Tranne CERIONI, di cui si conoscono molto bene le caratteristiche, per gli altri due non saprei che dire. In questo particolare momento si ha bisogno di persone terze e con grande personalità, soprattutto tanta autorevolezza.
Dopo la notizia circa il possibile cambiamento della struttura tecnica federale, leggendo qua e là ho rilevato talune veloci considerazioni  sui nuovi eventuali commissari.
Tutti parlano di crisi e se questa possa essere risolta. In tanti ritengono il compito assai arduo perché quella attuale ha fondamenta molto più complicate di quanto si possa immaginare e che si possono individuare in un sistema di tirare ormai obsoleto ed insufficiente per competere a livelli mondiali. In questo senso ho come l’impressione che si tenda a sopravvivere.
I migliori schermidori internazionali sono dei super agonisti dotati di fisico e preparazione atletica superlativa, doti poste in evidenza in tutte e tre le armi, dove i nostri sono stati sovrastati fisicamente e non schermisticamente (parere personalissimo).
Cerioni Stefano

La ragione principale proviene da tre quadrienni di dissennata conduzione federale, di frantumazione dei club schermistici intesi come sale di scherma e di un forte decadimento della classe magistrale, dovuto forse alla disastrosa gestione della questione relativa ai rapporti con l’Accademia Nazionale di Scherma, con la quale è venuta meno una proficua collaborazione, che andava sì migliorata ma non elimi nata, e su questo fronte tanto si dirà ancora.
Un’altra ragione potrebbe essere la diminuita motivazione dei maestri delle sale periferiche, abbandonati a sé stessi, poco gratificati da un sistema che tutto tende ad accentrare, sottraendo il frutto del loro lavoro.
Naturalmente le difficoltà alle quali si andrà incontro non potranno essere risolte in un breve lasso di tempo. 
Aquili Andrea
Andrebbe riformato l’intero settore, magari reintroducendo le vecchie e care categorie, dando a tutti la possibilità di migliorarsi in ragione del livello posseduto.
Si rende necessario impedire gli abbandoni poiché non ha alcuna logica che, superate le categorie giovanili, si vada a fare una gara per poi essere eliminati nei primissimi turni di diretta se non, addirittura, nei gironi di una competizione nazionale, senza grandi possibilità. Se si procedesse in tal senso forse si impedirebbe un precoce abbandono di bravi atleti, evitando così lo svuotamento delle palestre.
Tarantino Luigi
Bisognerà dare preminenza alla meritocrazia e poco spazio a decisioni discrezionali, che a volte sembrano dettate da interessi personali, creando un procedimento per il quale gli atleti della nostra nazionale dovranno elevare sistematicamente il loro standard poiché la convocazione non sarà scontata.
In buona sostanza i commissari dovranno essere delle personalità super partes ed assennate, una sorta di dirigenti d’alto livello e forti conoscitori del rispettivo settore a loro affidato.
Come dicevo, navigando nella rete ho potuto leggere le riflessioni, particolarmente significative e condivisibili, di Riccardo Bonsignore sulla sua pagina facebook, il quale fa riferimento soprattutto alla spada. Vi invito a farci un salto e leggerle, ci sono spunti interessanti.
Personalmente, in una rosa di nomi da valutare non avrei trascurato Andrea Magro e Alberto Coltorti, probabilmente non entrano nelle grazie di qualcuno. Mi è stato chiesto se la notizia, peraltro, come dicevo prima, pubblicata sulla Gazzetta dello Sport e su alcuni siti online, i quali riprendono ciò che ha scritto il quotidiano sportivo, fosse fondata. Ebbene la mia risposta è stata affermativa, poiché non bisogna dimenticare che il Presidente del CONI, Malagò, ha dichiarato che il sistema scherma va rifondato, quindi il Presidente AZZI deve dare segnali significativi e soprattutto deve liberarsi della pesante ombra di Scarso, ormai in disgrazia un po’ ovunque.In parole povere egli deve dimostrare che le sue decisioni non dipendono da influenze esterne, quali appunto quelle dovute all’ex presidente. In questo contesto, ritengo doverosa una totale rivisitazione della struttura tecnica.
Mi sia consentito rammentare che i 20 anni della gestione scarsiana, 4 da vice presidente e 16 da presidente, hanno prodotto danni i cui effetti si stanno palesando, a cominciare dalla struttura tecnica; quelli politici ed organizzativi li vedremo nell’immediato futuro.
Ezio RINALDI

08 agosto 2021

L'INIZIATIVA DEL FIORETTO: polemiche, discussioni e libertà di critica.

Elisa Di Francisca
Da giorni si è scatenata una forte polemica tra fazioni favorevoli e contro la ex olimpionica Elisa Di Francisca e gli atleti, che hanno inviato al Presidente FIS una lettera di sfiducia per il CT del fioretto Andrea CIPRESSA. Personalmente sono e sarò sempre al fianco degli atleti, quindi condivido quanto dichiarato dalla jesina e il contenuto della missiva contro il CT.                   
Fatta questa precisazione, veniamo ai fatti. Si mormora che, con l’articolo “TANTO TUONO’ CHE PIOVVE’: la resa dei conti”, avrei strumentalizzato la situazione poiché gli atleti non avrebbero sfiduciato il Presidente, ma soltanto il CT. Ebbene, è necessario ricordare che nella recente disputa per la convocazione di Erika CIPRESSA, il presidente FIS ha dichiarato con fermezza che il CT godeva di una totale fiducia da parte sua e del consiglio direttivo. E’ altresì necessario ricordare che il presidente FIS è l’unico responsabile del settore tecnico e ciò in virtù delle direttive CONI. Dunque, se il massimo vertice della federazione esprime totale fiducia nel CT, ne consegue che, qualora questi fallisca, le responsabilità non vadano solo in capo a lui ma ancor più al presidente. Ne discende, ulteriormente, che se gli atleti hanno sfiduciato il CT implicitamente non condividono le scelte del presidente, ergo anche per lui c'è la sfiducia. Poi ognuno può pensarla come crede.
da sx Batini Cipressa,Volpi, Errigo

Da ex ufficiale dell’Esercito, qualora un mio sottoposto, da me incaricato ad espletare un determinato servizio, abbia disatteso le direttive ricevute, il primo responsabile ero io e per due motivi: 1. Ero il comandante ed in quanto tale responsabile della gestione del personale; 2. La scelta di incaricare il sottoposto l’ho fatta io e per questo ne rispondo personalmente. Spero di essere stato chiaro.
In tutto questo bailamme, però, parrebbe essersi perso di vista il vero punto cruciale dell’articolo “TANTO TUONO’ CHE PIOVVE: la resa dei conti”, relativo al dubbio da me ivi posto e che qui riassumo in poche parole: è possibile che qualche soggetto importante (“menti raffinatissime”, per usare una frase di Falcone, pronunciata in un differente contesto e precisando che nulla ha a che fare con questo) abbia in qualche modo aiutato i ragazzi a scrivere la lettera?
Mi sembra giusto, a questo punto, dover chiarire meglio il mio pensiero.
da sx Avola, Focini Garozzo, Cassarà
La maggior parte dei firmatari veste una divisa e dei loro comportamenti ne devono rispondere ai rispettivi comandanti, ne deduco che tale iniziativa fosse in qualche modo concordata e se non lo hanno fatto sarebbero dei veri sprovveduti. Nel recente passato fu assunta una iniziativa simile dagli spadisti, con Tagliariol in testa, campione olimpico. Non solo la loro richiesta fu respinta, ma i “dissidenti” furono eliminati dal giro uno dopo l’altro, impoverendo parecchio la qualità della spada nazionale. Ci meravigliamo se gli atleti del fioretto, che certo questa cosa la ricordano, abbiano voluto fare un tentativo “a caldo”, per avere una minima possibilità di successo? Attenzione, però, il CONI sarà molto vigile e credo non tollererà
iniziative discutibili. Peraltro, ritengo che il massimo vertice dello sport italiano non abbia ancora digerito il tradimento politico di Scarso/Azzi e se l’esperienza vale ancora qualcosa penso che ciò non deponga a favore della scherma.
CT Andrea CIPRESSA
Tornando ai tempi ed ai modi scelti dagli atleti e dalla Di Francisca, sono indotto a credere che l’esercizio della critica, ancorché suffragata da prove, sia comunque vietato. Invero nell’ambito del politicamente corretto sta prendendo piede il giornalismo dei buonisti, difatti la Di Francisca era stata scelta dalla Rai come opinionista per la trasmissione “il circolo degli anelli”, programma giornaliero, in prima serata, di analisi della giornata olimpica. Misteriosamente dopo le sue dichiarazioni (non le chiamerei accuse) è sparita… Tolta dalla trasmissione in un niente. Quindi, se realmente le motivazioni possano essere riconducibili alle sue esternazioni vorrebbe dire che criticare sia ritenuto un esercizio offensivo. Mi viene da supporre che chi critica ed esprima le proprie convinzioni in merito ad argomenti specifici sia di solito definito astioso, invidioso e carico di pregiudizi. Non si può criticare il tal consigliere, il tal campione pur in presenza di una carenza dirigenziale o tecnica: bisogna tacere! Nel nostro caso, non si può criticare la scherma, il percorso di una squadra perché si incorrerebbe nel peccato di lesa maestà. Sta accadendo sempre più spesso che giornalisti capaci di fare domande senza condizionamenti, quindi scomodi, vengano allontanati. Chi critica viene definito invidioso, geloso e rancoroso. No signori, non è così, la critica, la si può condividere o meno, è un esercizio di democrazia che, evidentemente, nel mondo dello sport, e nella scherma in particolare, è sconosciuto.
Alcuni commentatori hanno detto che sono stati sbagliati i tempi ed i modi, manifestando disgusto sia per le dichiarazioni della Di Francisca che per la lettera degli atleti. Ora mi chiedo ma quale sarebbe stato il momento ed il modo giusto per esternare il proprio disagio e le proprie idee? Sia Elisa che i ragazzi si sono mossi dopo la fine del torneo olimpico di scherma: la Di Francisca subito dopo le gare del fioretto femminile e gli atleti dopo essere rientrati in patria. Altra domanda che mi pongo, ma la
Presidente FIS Paolo AZZI

pongo a chi ha affermato che certe cose andavano discusse con il CT o con il Presidente, senza dare pubblicità alla faccenda, siete/siamo sicuri che non ci sia stato qualche tentativo di dialogo con i dirigenti FIS? Conoscendo i vari soggetti (consiglio direttivo) credo che abbiano fatto orecchie da mercante: il presidente ha dichiarato ad un genitore che CIPRESSA godeva della massima fiducia da parte sua e del consiglio, pertanto quale aspettativa potevano avere gli atleti? I ragazzi/e sono di un livello istruttivo culturale superiore alla media, quindi credo che prima di agire si siano consultati con soggetti capaci di garantire un certo esito della loro richiesta.
Tutto ciò detto e scritto, ribadisco che sono per gli atleti, per le società e per i maestri, ma contro una dirigenza miope, non lungimirante e del tutto incapace di vedere al di là del proprio naso.
Ezio RINALDI

06 agosto 2021

TANTO TUONO' CHE PIOVVE: la resa dei conti

Tanto tuonò che piovve. Non è proprio così poiché era nuvolo, ma nessuna indicazione di un uragano.
Tanto è stato scritto, subito dopo la fine dei giochi olimpici per la scherma: critiche da parte di tutta la stampa e soprattutto dal Presidente del CONI, Giovanni MALAGO’, per i risultati conseguiti, non tanto nel numero delle medaglie quanto nel colore del metallo.
Le dichiarazioni degli atleti, i quali si sono assunti responsabilità che a mio avviso non sono riconducibili al loro impegno ed alla serietà delle loro persone, anzi essi, lo ripeto ancora una volta, vanno ringraziati ed abbracciati tutti, sono state assai indicative: nessun ringraziamento verso la FIS, ma soltanto ai loro maestri, alle società di allenamento, ai gruppi sportivi di appartenenza e per ultimo, ma non ultimo, alle famiglie. E’ stato un messaggio molto chiaro, che solo gli sprovveduti non hanno colto. Il disagio degli atleti era già stato manifestato compiutamente da Elisa Di Francisca nel suo libro e nelle dichiarazioni fatte in ogni dove: giornali, televisione e manifestazioni varie.
Ho sempre sostenuto ( dal 2012 ) che il settore andava ristrutturato, che c’era bisogno di una riforma, che era necessario rivedere i rapporti con i gruppi sportivi militari, ora siamo arrivati a quel momento. Ci arriviamo con molto ritardo, ci arriviamo dopo che le crepe hanno evidenziato prima la pericolosità della situazione e dopo il crollo. Non tutto sarebbe da buttare: Garozzo, Volpi, Errigo possono dare ancora molto e secondo me sarà necessario partire da loro per una ricostruzione sana e duratura.
Oggi sul CORRIERE DELLA SERA appare il seguente articolo:
“CORRIERE DELLA SERA
TOKYO 2020
6 agosto 2021 - 10:03
Olimpiade di Tokyo, la fronda del fioretto italiano: «Via il ct Cipressa, non è adatto»
di Flavio Vanetti
Tokyo Andrea Cipressa, il c.t. del fioretto entrato nel pieno della bufera per le critiche dell’ex olimpionica Elisa Di Francisca dopo i risultati al di sotto delle attese di quest’arma ai Giochi di Tokyo, è ora ufficialmente sfiduciato da un bel po’ di atleti, di sicuro quelli di punta. È partita infatti una lettera ufficiale al presidente federale Paolo Azzi, firmata da sedici azzurri, che ha il sapore della petizione per rimuovere il commissario tecnico. Ecco i nomi: Giorgio Avola, Daniele Garozzo, Alessio Foconi, Andrea Cassarà, Edoardo Luperi, Alessandro Paroli, Guillelme Bianchi, Lorenzo Nista, Damiano Rosatelli, Arianna Errigo, Alice Volpi, Martina Batini, Camilla Mancini, Martina Sinigallia, Francesca Palumbo, Valentina Di Costanzo. In pratica ci sono, prima di tutto, le squadre al completo, maschile e femminile, di Tokyo, con l’esclusione di Erika Cipressa, per ovvi motivi essendo la figlia del coach (che fu olimpionico a squadre a Los Angeles 1984). ). Peraltro tra i nomi indicati – e che abbiamo indicato così come appaiono sulla lettera – ce ne sono due sbagliati: Bianchi si chiama Guillaume e Sinigalia ha una sola «elle». Inoltre nell’«oggetto» della missiva c’è un refuso marchiano «Comunicaizone» che è strano sia sfuggito a tutti i firmatari. Come mai queste anomalie?”
E questa è la lettera inviata al Presidente della Federazione


Il giornalista pone in evidenza alcune anomalie della lettera e si chiede come mai gli atleti non se ne siano accorti. Eccellente riflessione e dal momento che sono un malpensante pongo la seguente domanda: siamo sicuri che non ci sia un regista, magari appartenente alle stanze che contano, che diriga il tutto? Faccio un po’ di dietrologia e vado indietro nel tempo, ma non molto indietro. Alle elezioni per il rinnovo delle cariche del CONI, spifferi, voci, indiscrezioni dicono che la coppia Scarso/Azzi non abbia votato per MALAGO’ e se così fosse si capirebbe il perchè delle dichiarazioni del massimo dirigente sportivo italiano, il quale, senza tanti giri di parole, ha dichiarato che la scherma è da rifondare. Badate bene non ha parlato del settore tecnico, ma più in generale di ciò che compone la FIS.
Tornando alla lettera degli atleti, essa non è un atto di sfiducia al solo CT, ma anche al Presidente della federazione che ha appoggiato e condiviso tutte le sue scelte, così come ha sempre fatto Scarso, quindi nel segno della continuità ed è in quel segno che ognuno dovrà assumersi le proprie responsabilità.
Per quanto riguarda il CT, mi viene da chiedergli dove siano finiti i “cippoboys”; oggi, sembrano svaniti nel nulla; ma, nel caso in cui questi fossero stati i medesimi atleti, credo che egli abbia, da un lato, sopravvalutato se stesso e, dall’altro, sottovalutato il mondo che lo circonda.
Mi piacerebbe conoscere, su questa vicenda e sui risultati di Tokio, il pensiero del capo dell’opposizione attuale, cioè Michele MAFFEI, che, ricordiamolo, si presentò candidato alla presidenza con l’intendo di cambiare l’ambiente, senza però snaturarlo e soprattutto con lo spirito predisposto all’ascolto di tutte le componenti: lasciatemi dire che è stata un’occasione persa!
Ezio RINALDI

03 agosto 2021

BILANCIO DELLE OLIMPIADI DELLA SCHERMA

Da qualche giorno è calato il sipario sulle olimpiadi della scherma ed il bilancio non è positivo: 5 medaglie di cui 3 argento (Samele, sc.m. ind., squadra sc. M. e Garozzo F.M.ind.) 2 bronzo (squadra Sp.f. e squadra F.F.).
Che sia finita un’epoca, soprattutto nel fioretto femminile, è un dato di fatto. Non siamo più la nazione di riferimento nel panorama schermistico mondiale e non lo siamo da molto tempo. I nostri atleti più talentuosi con le loro vittorie hanno nascosto sotto la cenere i vari problemi, mai affrontati.
E’ finita l’epoca di Vezzali, Trllini, Di Francisca, Granbassi, tanto per citarne le più famose, e non siamo stati capaci di rinnovarci. In quest’arma hanno prevalso logiche personali e nepotiste, probabilmente dovute alla certezza di essere riconfermati. Ho visto una Alice VOLPI in sovrappeso e mi domando come sia stato possibile che nessuno se ne sia accorto e se, invece, tale condizione era manifesta perché non si è intervenuti?
Nella Sciabola maschile Curatoli molto probabilmente, è la mia sensazione, deve aver sentito il peso di una competizione a cui tutto il mondo guarda e pur andando in vantaggio ha perso il primo di diretta; stessa sorte per Berrè, mentre Luigi Samele ha dimostrato, sempre a mio avviso, un gran carattere, posto in evidenza anche nell’intervista post assalto, nella quale ha riconosciuto i meriti e la grandezza dell’avversario con grande lucidità, affermando che aveva preparato l’assalto in un certo modo e si è trovato in un altro incontro. Una medaglia meritata, frutto di tanti sacrifici (a Rio non fu convocato e, sempre a mio avviso, ingiustamente) e di una forza mentale notevole oltre, naturalmente, al suo talento: BRAVO! Daniele Garozzo si è confermato ad altissimo livello, segno, anche per lui, di un talento fuori dal comune: BRAVO!
Ribadisco ciò che a me è apparso evidente guardando gli assalti in TV e cioè una condizione fisica non all’altezza dell’evento (vds i crampi di Garozzo e il torpore di Santarelli in semifinale).
Purtroppo le dolenti note vengono dal settore spada, dove il migliore è stato Santarelli, il quale nell’assalto per entrare in finale è sembrato sulle gambe (preparazione atletica sbagliata?).
Purtroppo peggio hanno fatto le spadiste. E si che schieravamo due atlete vincitrici di mondiali e medaglie olimpiche (Navarria e Fiamingo), fermatesi entrambe lontano dal podio. Sintomatica è la foto in cui è da sottolineare la grande attenzione (evidente dall'atteggiamento) di Isola nell'abbeverarsi dei preziosi consigli di chi la seguiva a fondo pedana. Un atteggiamento quello della Isola di completa chiusura nei confronti di chi le stava vicino. Ora mi domando: perch le nostre spadiste sono state, non prive, ma private dei loro maestri? Eppure questi erano presenti sul luogo di gara. La foto, oltre che interessante da un punto di vista comunicativo, può essere anche divertente, poiché sembra volerci dire: TROVA L'INTRUSO! A parte le battute, una seria riflessione va assolutamente fatta. Le ragazze di spada si sono poi rifatte nella gara a squadre dove hanno conseguito una eccellente medaglia di bronzo. Medaglia che, a mio avviso, stava sfuggendo poiché il CT nel penultimo assalto faceva entrare la riserva Alberta SANTUCCIO. Certamente lo avrà fatto tenendo conto, a detta di qualcuno, di valori etici, morali e sportivi secondo i quali Alberta aveva diritto di sentirsi parte integrante della squadra e pare che tale decisione sia stata presa in accordo con tutte le ragazze. Non entro nel merito della decisione poiché umanamente mi sento di condividerla, ma dal punto di vista tecnico/agonistico e sportivo io non lo avrei fatto. In tal senso ho solidarizzato in toto con quanto Riccardo Bonsignore ha scritto sulla sua pagina facebook. Va anche detto che chi vince ha sempre ragione. Credo, però, che la struttura debba essere rivista: molte cose non tornano, soprattutto i personalismi.
La sciabola maschile a squadre ha conquistato un eccellente argento, perdendo in finale con la Korea 45-26. I ragazzi hanno cercato di tenere testa agli asiatici ma questi hanno ben presto ingabbiato gli azzurri. Il risultato ripete la prestazione del 2004 e migliora quelle del 2008 e 2012.
Una considerazione va comunque fatta: se alle olimpiadi ci siamo andati con un quarantatreenne, ancorché fuoriclasse, significa che non c’è un ricambio degno di nota ed è una situazione che deve far riflettere ed anche molto.
E mancato il fioretto maschile a sq. e totalmente la sciabola femminile. I ragazzi del fioretto hanno fatto una disamina a caldo dei loro risultati assumendosi le proprie responsabilità che, a mio avviso non ci sono, e questo rende loro onore e ci fa capire che il l’impegno, la voglia di incidere non sono venuti meno. E infatti, ad essi nulla si può rimproverare ma, semplicemente ringraziarli ed abbracciarli. Tale pensiero vale per tutti gli atleti, uomini e donne. Le analisi si fanno sulla base degli obiettivi da raggiunfgere  ed  i numeri che ne derivano non mentono mai. Peraltro, per il raggiungimento dei progetti programmati (le olimpiadi) si è retribuiti ed anche profumatamente. Dalla tabella sottostante potete ricavare spunti interessanti sulla gestione del periodo scarsiano. Va detto che l’attuale presidente non è esente da responsabilità, rappresentando egli la continuità della precedente amministrazione: egli, i suoi due vice presidenti ed il consigliere romagnolo.
Le cause del fallimento, riferito naturalmente al complesso della struttura tecnica e della sua gestione, vanno ricercate in una sclerotizzazione del sistema.
Non commento le affermazioni di qualche CT, con le quali ha certato di giustificare l’obiettivo mancato. Dico soltanto che quando si percepiscono due stipendi per raggiungere gli scopi prefissati e si fallisce forse il silenzio e la meditazione sarebbero d’obbligo.
In tale contesto non è esente da responsabilità Malagò, il quale non a caso ha parlato di ambiente da riformare, e non solo di settore tecnico. Un ambiente inquinato, negli ultimi anni, da una gestione che ha ridotto gli spazi di confronto democratico, si pensi alla gestione delle ultime assemblee e alle modifiche statutarie. Che ha trasformato in nemici da punire le voci critiche, invece di valorizzarle e tenerne conto. Che ha speso somme importanti nel tentativo di cancellare un pezzo della nostra storia, come l’Accademia di Napoli, per puro calcolo elettorale. Che ha occultato notizie scomode, invece di prenderne le distanze. Che ha ignorato macroscopici conflitti di interessi, come se fossero cose normali. Che in definitiva, sull’altare dell’alto livello ha demotivato e sfilacciato la base vitale delle società e dei maestri. E quel che è successo a Tokio ne è anche conseguenza. Tutto questo Malagò non può non saperlo, e per questo parla di rifondare un intero ambiente, che oggi appare diviso e pieno di conflitti sotterranei, che emergono anche dalle dichiarazioni degli atleti.
Le responsabilità del numero uno dello sport italiano attengono all’incondizionato appoggio e la totale condivisione di ogni iniziativa, tecnico/agonistico e regolamentare del presidente FIS,  il quale nei 16 anni di regno ha prodotto danni che pagheremo nei prossimi decenni. Dichiarò pubblicamente che aveva preso una federazione dal sottoscala e quella era una federazione che aveva vinto 7 medaglie ad Atene di cui tre ori tre argenti e un bronzo. Cioè una FIS vincente. Anche sotto l’aspetto politico era molto forte visto che a livello internazionale aveva un Segretario generale FIE (Mario Favia) e in tutte le commissioni era presente un italiano. Dunque non proprio nel sottoscala. Faccio, altresì, notare che nel periodo diblasiano, dal 1993 al 2004, le armi ammesse alle olimpiadi erano 4 e solo ad Atene fu ammessa la sciabola femminile. Dunque Di BLASI, durante la sua gestione, vinse 19 medaglie olimpiche, SCARSO nei suoi 16 anni ne ha vinto 18, potendo contare su un’arma in più, il che la dice lunga su quello che ha fatto il padovano rispetto al siciliano. Ma, vi prego, analizzate per bene la tabella e troverete molte risposte.
Oggi si parla di una emarginazione politica di Scarso e se la mancata elezione alla giunta del CONI possa essere indicativa, immaginiamoci alla FIE cosa succederà.
L’assemblea elettiva di febbraio non ha voluto eleggere Michele Maffei, l’uomo giusto al posto giusto, preferendogli AZZI Paolo. Un errore gravissimo ed una occasione persa per dare un taglio ed un indirizzo diverso alla organizzazione federale.
Sarebbe lecito attendersi le dimissioni degli autori del fallimento, ma siamo in Italia e tale atto non è conosciuto. Allora, per una volta, devo dare ragione a Scarso, che voleva, con tutte le sue forze, rinviare la conclusione del suo mandato a dopo le Olimpiadi: forse, sarebbe stato meglio che l'elezioni si fossero svolte dopo i giochi olimpici: non ci sarebbe stato bisogno di invocare l'istituto delle dimissioni!"
LE MEDAGLIE OLIMPICHE DELLA SCHERMA DAL 1972 a TOKIO 2020

Ezio RINALDI

01 agosto 2021

L’ULTIMA VOLTA A MOSCA

Sembra il titolo di un film, un film d’amore, ma anche drammatico cui nella scherma non siamo abituati, che dice senza sconti che l’ultima volta che non vincemmo l’oro nel fioretto in una olimpiade fu a Mosca nel 1980. 41 anni sono passati in cui il mondo intero si è dovuto industriare come meglio poteva per battere il fioretto italiano.

Montreal 1976, 3 medaglie, con gli esordienti Dal Zotto e Collino. A Los Angeles nel 1984 esordirono Numa, Cerioni, Borella, e la Vaccaroni, 4 medaglie. A Seoul nel 1988 vinse Cerioni, nella continuità, ed esordirono Bortolozzi, Traversa, Gandolfi e Zalaffi, 2 medaglie. A Barcellona nel 1992 esordì la Trillini, vincendo con una Bianchedi da leggenda nella squadra, anche lei esordiente. Nel 1996 si affacciò ad Atlanta Puccini che vinse ed esordì la Vezzali, totale 4 medaglie. A Sidney nel 2000 la Vezzali vinse e cominciò il suo strapotere, anche qui, 4 medaglie. Ad Atene nel 2004 l’oro arrivò dalle jesine e dagli uomini a squadre, 5 medaglie in tutto, e vedemmo per la prima volta un Cassarà diciottenne. A Pechino nel 2008 cominciò la striscia dei “soliti”, nessun esordiente nel fioretto, era la prima olimpiade di Giorgio Scarso come presidente, dopo 4 anni di lavoro costruito su quello della presidenza di Di Blasi. Nel 2012 a Londra una piccola svolta nell’inserimento dei nuovi, una squadra che non vinse nell’individuale, anzi, Baldini, Cassarà Aspromonte, arrivarono rispettivamente 4°, 5° e 6°, ma arrivarono primi nella prova a squadre, assieme a Giorgio Avola, modicano. Fu anche la prima tripletta femminile, Di Francisca, Errigo, e Vezzali, le prime due esordienti, che poi vinsero la prova a squadre. A Rio nel 2016 vinse Garozzo, esordiente anche lui, e la squadra (Baldini, Avola, Cassarà e Garozzo) arrivò quarta, ed era quasi uguale a quella odierna, (Avola, Cassarà, Garozzo, Foconi), d’argento fu la Di Francisca.

Quest’anno a Tokyo nel fioretto l’unica esordiente è stata Alice Volpi, 29 anni, completamente fuori standard anagrafico rispetto ai diciottenni o poco più che furono a loro tempo i campioni che vinsero nel passato, Dal Zotto, Trillini, Vezzali, Puccini. Curioso eh? Unica eccezione a questa regola è stato Daniele Garozzo, che esordendo a Rio nel 2016, di anni ne aveva 24.

Ovviamente la statistica è solo una statistica, i numeri sono solo numeri e la storia, io per primo lo vado dicendo, è cosa ben diversa dalla teoria, però quando la casistica si ripete, sento che qualcosa è andato storto nel sistema e mi si accendono campanelli d’allarme, e il povero Daniele Garozzo, al quale va tutta la mia personalissima stima, e incoraggiamento, speravo tanto potesse eguagliare Nedo Nadi e Christian D’Oriola, nel vincere la seconda medaglia d’oro alle olimpiadi. Peccato! Ma sono certo che potrà rifarsi e potrà lavorare in questi tre anni per raggiungere i suoi migliori obiettivi.

Forse, come tutti dicono, qualcosa è mancato da qualche altra parte. Forse i ricambi generazionali, forse gli esordienti? Da modestissimo insegnante di scherma quale sono, vedendo le cose da fuori, e spogliato dal pathos della gara, sembrava lampante che tutto il mondo tirasse “all’italiana”. Colpi d’anticipo, arresti e scappa, rimesse furtive, insomma tutto il repertorio delle azioni ausiliarie e di qualche uscitina in tempo veloce veloce, con l’aggiunta di un chiaro, se non chiarissimo intento nel non seguire la scherma degli italiani, ma di farla con propria scelta di tempo, senza dover per forza colloquiare con questi ipnotici avversari italiani. E per le prime volte dopo tanto tempo, abbiamo visto finte e cavazioni in attacco, e parate e risposte che nel fioretto erano diminuite ad azioni rarissme. Non che gli italiani non le facciano o non le sappiano fare, anzi, al contrario, ma parevano (perdonatemi il termine) infurbiti dal fatto che il loro repertorio era composto da colpi semplici, o se vogliamo, semplicistici e prevedibili. Tutte cose che per la schiera di avversari che in tutto il mondo guarda video e analizza continuamente quello che facciamo e prova a imitarci, questa volta, sono riusciti a farlo benissimo. Questi poi hanno abilmente aggiunto la restante parte della tecnica schermistica, che per sola abitudine i nostri forse hanno messo temporaneamente in soffitta, perché “inutile”. Spero di sbagliarmi, e di grosso, e chiedo scusa se mi sono permesso di fare queste considerazioni, e il mio è solo un modesto parere.

Vedere fiorettisti di Hong Kong o giapponese prendersi la vittoria, sfruttando il nostro stesso repertorio mi ha infatti colpito molto, anzi, moltissimo. Vuol dire che la lezione finalmente l’hanno capita, e dopo 40 anni! Io però non sono triste, anzi provo una certa soddisfazione. Siamo stati avanti di 40 anni rispetto al mondo intero, e per 40 anni! Resta solo una domanda: quale scherma abbiamo qui in palestra per i prossimi 40?

Fabrizio ORSINI