31 marzo 2019

IL PRESIDENTE Maurizio FUMO RISPONDE AL CONSIGLIERE CAMPOFREDA

Che un dentista (nonché consigliere federale) si atteggi a psicologo e discetti di ipertrofia dell’io (non scrivo “ego” per non indispettirlo) e di narcisismo (traduzione per il testuale: “persone che amano talmente se stesse che non riescono a dialogare sinceramente, senza godere immensamente nell’ascoltare le proprie parole altisonanti”), passi pure (non scrivo “transeat” per la stessa ragione). In fin dei conti su facebook, non meno che al bar, ognuno dice la sua, anche su argomenti dei quali sa poco o nulla.
E pazienza se la stessa persona, poi, non colga il taglio satirico di certi accostamenti e il tono iperbolico di talune espressioni, cui è funzionale l’uso del latino medievale, visto che si parla di un rex et imperator  (e qui, scusatemi,  mi è scappato!). In fin dei conti che “uno vale uno” è vero solo nell’urna elettorale. Per il resto siamo - tutti - gli uni differenti dagli altri (per fortuna).
Ciò che preoccupa e allarma nella comunicazione FB del predetto consigliere è altro.
Preoccupa il fatto che si proponga di (e inviti altri a) “fermare” i suoi contraddittori (“pochi, ma estremamente pericolosi.  Bisogna fermarli perché capaci … ecc.”). Ora il punto è: fermarli come? Con mezzi legali, si spera; ma, al momento, “fermata” (dal TAR) è stata la FIS. Oppure si sottintende che “bisogna fermarli” comunque? In questo caso, la frase ha un contenuto implicitamente minaccioso. Mi (ci) devo (dobbiamo) preoccupare e prepararmi (prepararci) ad avvalerci della “nuova” legittima difesa?
Allarma, poi, la assoluta mancanza di logica nel dictum (accidenti, ci sono caduto di nuovo!) del nostro, che, in alcuni passi, sembra sfiorare il non-senso. Noi saremmo coloro che “nascondendosi dietro le norme di legge, non esitano a forzare le stesse, facendosi rieleggere in improbabili assemblee notturne”.  Ma come si fa a “nascondersi” dietro una norma e poi a forzarla? Una norma la si interpreta e la si applica, se si è corretti. Se invece, tali non si è, la norma si viola, magari una norma del proprio statuto (avete presente l’art. 1 comma 12 dello statuto FIS? per non parlare delle altre fonti normative cui fa riferimento la sentenza del giudice amministrativo).
Quanto all’assemblea “notturna”, come è stato già giustamente fatto notare, essa fu mattutina. Si trattava della prima convocazione e l’allarme dei convocati era più che giustificato dato l’evidente piano di scalata in danno dell’Accademia da parte di chi voleva assoggettarla alla FIS. D'altronde che questa fosse (e forse tutt’ora sia) l’intenzione di non pochi tra i rappresentati dell’attuale establishment  federale è stato chiarito expressis  verbis (non riesco a smettere!) proprio per bocca degli stessi.
E ancora: non è affatto evidente quali sarebbero “i privilegi feudali” (testuale, ancora una volta) che i soci dell’Accademia vorrebbero conservare. Essi (i soci, non  i privilegi), in realtà, dedicano gratuitamente il loro tempo all’Ente, al quale versano anche annualmente una quota in cambio di … niente. Credo che sia l’unica associazione del mondo sportivo che offra (a terzi non ai suoi soci) un servizio senza che agli associati ne venga alcun vantaggio.
Ebbene ho idea che proprio qui stia il problema: nella nostra indipendenza, che deriva dalla assenza di interessi diretti, privati o elettoralistici. Noi la consideriamo un valore; altri, viceversa, un inaccettabile privilegio perché, evidentemente, non può essere oggetto di contrattazione e scambio.

Non credo sarà facile “fermarci”.
Maurizio FUMO
                                                                                                                                                    

29 marzo 2019

SCARSOMAGNO

SCARSOMAGNO
ovvero
Non volevo fare satira, ma mi avete costretto
(etsi coactus, tamen volui)
Nella notte di Natale dell’anno 800 d.c., come (quasi) tutti sanno (e come certo non ignorano i componenti del consiglio federale FIS) Carlo, re dei Franchi, fu incoronato da papa Leone III imperatore del Sacro Romano Impero. 
Carlomagno, dunque.
Nel mese di giugno dell’anno 2019 d.c., come probabilmente si augurano i componenti suddetti, Scarso Giorgio, maestro di scherma (tale perché diplomatosi presso l’Accademia Nazionale di Scherma), presidente - da ben più di un decennio, quasi due - della FIS, potrebbe ricevere solenne investitura e consacrazione del suo potere (quasi?) assoluto, ad opera del cardinale arcivescovo di Palermo, nella cattedrale di quella città.
Dunque, a buon diritto, Scarsomagno.
Il tutto inquadrato nella celebrazione dei 110 anni della FIS, che si terrà nella capitale normanna, cui l’accorta regia federale non dovrebbe far mancare né l’odore d’incenso, né il femmineo fruscio delle sottane dei preti. In Italia si usa così!
Ora: non sembri eccessivo l’accostamento tra i due grandi (Carlomagno e Scarsomagno). Anche il secondo, come il primo, più che un presidente si sente un imperatore. D’altra parte, come si diceva nel medioevo, rex, superiorem non recognoscens, in regno suo est imperator. E che Scarsomagno non riconosca autorità sopra di sé è un dato di fatto difficilmente contestabile. Basta leggere il suo ultimo parto letterario, la epistula ai presidenti delle società schermistiche (Roma, 12 marzo 2019). In essa, dopo 33 righe di (signorilmente indiretta) autocelebrazione, si fa cenno alla Scuola Magistrale della FIS, “un’opportunità che viene fornita a centinaia di giovani aspiranti tecnici” (letterale). Non importa, ovviamente, che questa “scuola” sia poco più di un’etichetta, apposta - come si legge - nel 2010 sulla joint venture tra Scuola dello Sport, Accademia Nazionale di Scherma e AIMS. Dunque: non un nuovo ente, ma un auspicio di collaborazione. D’altra parte, come sa anche Scarsomagno, entia non sunt multiplicanda, preater necessitatem (scuserete questo eccesso di latinorum, ma, trattandosi di una presidenza imperiale di stampo medievale, Guglielmo da Ockham ci sta bene) e però, in questo caso, la scuola-etichetta serve. Serve, nella mente imperiale, a superare la sentenza del TAR Lazio che ha chiarito che maestri e istruttori dovrebbero essere diplomati solo dall’Accademia Nazionale di Scherma (in base alla normativa antica e recente, alla consuetudine ultracentenaria e allo stesso statuto FIS). Ma non importa, Scarsomagno, convinto della sua plenitudo potestatis (latinorum ecc.), tira dritto, non solo preannunciando appello al Consiglio di Stato, come è diritto di ogni soccombente, ma anche dando per scontato l’incondizionato appoggio del CONI (CONI nobiscum, o, se più vi piace, CONI mit uns). D’altra parte, se si è padrone assoluto del “movimento schermistico” (dominus mundi gladiatoriae artis), che cosa altro si potrebbe fare!? Certo non ci si può lasciar condizionare dalla pronunzia di un giudice “qualsiasi” e, già che ci siamo, nemmeno dai fatti e dalle evidenze. Un imperatore crea la realtà, non la subisce. Così lo “scisma” è colpa dell’Accademia, non della FIS, che ha organizzato e gestito gli esami “abusivi”. E che importa se esistono prove documentali e articoli di giornale in senso decisamente opposto. Così l’Accademia è stata sleale perché ha “bypassato” (letterale) l’ordinamento sportivo e ha osato rivolgersi alla Giustizia statale. E poco importa che il TAR abbia chiarito che l’Accademia non è soggetta alla giustizia sportiva.
Tutte chiacchiere! “L’Accademia Nazionale di Scherma ha scelto di interrompere un consolidato, anche se a volte travagliato (sic!) rapporto di dialettica”, secondo la testuale (e imperiale) ricostruzione dell’epistula. Una marginale immutatio veri (latinorum ecc.), trasforma una necessità difensiva in una scelta, un aggredito in un aggressore, uno scippo subito in un callido disegno per togliere alla FIS un potere che non ha mai avuto.
E dopo questa premessa (che in realtà è il cuore della missiva imperiale), Scarsomagno conclude annunciando che, a breve, la FIS vivrà un momento di “alta valenza democratica” (sempre testuale) perché avrà luogo l’assemblea straordinaria per la approvazione delle modifiche statutarie (già preconfezionate dalla commissione statuto e regolamenti), dimenticando di informare che per le medesime finalità è già in attività un commissario ad acta (qui il latinorum non è una mia scelta), che poi, a quanto sembra, è il medesimo avvocato che ha assistito la federazione nella causa - persa - innanzi al TAR.
Ma che volete che sia: se de minimis non curat praetor, figuratevi imperator.

Maurizio Fumo
INDICAZIONI PER I GIURISTI DI CORTE (così non si affannano).

Giurisprudenza: Cass. Sez. 1, sent. n. 5695, dep. 6.2.2015, rv 262531 + Cass. Sez. 5, sent. n. 37706, dep. 13.9.2013, rv 257255 + Cass. Sez. 5, sent. n. 23712, dep 7.7.2006, non massimata sul punto + Cass. Sez. 5, sent. n. 12662, dep. 18.3.2003, non massimata + Cass. Sez. 5, sent. n. 2128, dep 23.2.2000, rv 215475 + Cass. Sez. 5, sent. n. 13563, dep. 22.12.1998, rv 212994. 
Dottrina: PEZZELLA, La diffamazione, responsabilità penale e civile, 2009 562, BOVIO-GRASSO, Umorismo, i confini del diritto di satira; toglieteci tutto tranne il sorriso in Dir. e giustizia 43/2004, 85 ss., MANTOVANI, Profili penalistici del diritto di satira, in Dir. informazione e informatica, 1992, 295 ss, WEISS, Diritto costituzionale di satira o diritto di pettegolezzo? in Giur. di merito, 1994, 198, FIENGO, Identità personale e diritto di satira, in Studium juris, 1998, 817, CHIAROLLA, Satira e tutela della persona, in Foro it., 1990, I, 3038, VERRI-CARDONE, Diffamazione a mezzo stampa e risarcimento del danno, 2003, 243, oltre a, ça va sans dire, FUMO, La diffamazione mediatica, 2011, 326 ss.

25 marzo 2019



Il Collegio di Garanzia dello Sport ha ricevuto un ricorso presentato dalla A.S.D. Sala d'Armi Trinacria Palermo contro la Federazione Italiana Scherma (FIS). Il ricorso riguarda la Decisione n. 2/2019, assunta dalla Corte D'Appello Federale della FIS, depositata il 20 febbraio 2019, pubblicata il successivo 21 febbraio, l'annullamento della Delibera n. 154/2018, assunta dal Consiglio Federale FIS del 21 settembre 2018, e ove occorra, dell'atto presidenziale di cui alla nota prot. n. 4403/ del 18 settembre 2018, ratificato con la predetta delibera consiliare, così come di ogni altro atto in essa richiamato.
La società ricorrente aveva già adito il Giudice di primo grado endofederale per contestare i succitati provvedimenti con i quali l'intimata Federazione ha chiesto al CONI la nomina di un Commissario ad acta per consentire il celere adeguamento delle proprie norme statutarie rispetto alle modifiche apportate dai nuovi Principi Fondamentali per gli Statuti delle Federazioni Sportive Nazionali; operazione asseritamente ritenuta illegittima in quanto contraria alla legge, allo Statuto del CONI e allo Statuto Federale, oltre che lesiva dei diritti dell'Assemblea Nazionale, per l'inesistenza dei requisiti d'urgenza previsti dall'art. 24, comma 2, n. 11, dello Statuto FIS e per l'illegittimità del ricorso al meccanismo di cui all'art. 22, comma 6, dello Statuto del CONI.
L'Associazione ricorrente chiede al Collegio di Garanzia di riformare integralmente la suddetta Decisione della CFA FIS n. 2/2019 del 20-21 febbraio 2019 e, per l'effetto, di annullare la Delibera n. 154/2018, assunta dal Consiglio Federale FIS del 21 settembre 2018, e, ove occorra, dell'atto presidenziale di cui alla nota prot. n. 4403/ del 18 settembre 2018, ratificato con la predetta delibera consiliare, così come di ogni altro atto in essa richiamato.

https://www.coni.it/it/news-attivita-istituzionali/148-collegio-di-garanzia/15967-ricorso-della-sala-d-armi-trinacria-palermo-contro-la-federscherma.html

24 marzo 2019

IL MALE DELLA SCHERMA


Vogliono il male della Scherma” è il mantra che si sente ripetere da anni ormai in tutte le kermesse schermistiche ufficiali e non.
E come dargli torto?
Prendiamo, ad esempio, la recente gara interregionale di Ancona:  ad arbitrare pochissimi arbitri e tanti ragazzini inesperti (aspiranti arbitri), lasciati soli a districarsi nelle pieghe di un regolamento tecnico in costante evoluzione interpretativa; una gara spalmata in tempi infiniti, che si è prolungata oltre le otto di sera e che forse per le famiglie è stata una delle interregionali più costosa e peggio organizzata di tutti i tempi.
Certamente chi lascia che le gare siano organizzate così vuole il male della scherma.
E vogliamo parlare delle risorse federali? 
Non sappiamo parlarne perché la federazione, con molta cura pubblica poco e niente. Il sito è aggiornato al bilancio di previsione 2018, ma siamo già a metà del 2019 e il notiziario federale ci ha spiegato che sono state approvate diverse variazioni di bilancio oltre al bilancio di previsione 2019.  E poi sfido a leggerli, questi maxi-documenti contabili: fossero scritti in giapponese non si capirebbe di più. Una macchina federale costosissima e nel frattempo, a parte pochi eletti, le associazioni si affannano a sbarcare il lunario con pochi spiccioli.
Certamente chi dispone così male delle risorse economiche vuole il male della scherma.
Non va meglio nel settore tecnico.
Chi al mondo è più bistrattato dei tecnici della scherma italiana? Sono rappresentati da quattro vecchietti che l’ultima volta che hanno dato una lezione neppure se lo ricordano e che poco o nulla hanno a cuore gli interessi di quelli che invece in sala ci passano la vita. I più sono pagati poco e male, spesso non per cattiva volontà ma perché le società proprio non ce la fanno, sono costretti a deludenti tour de force tra gare impossibili sparse a centinaia ed anche migliaia di chilometri di distanza con un calendario insostenibile che mette alla prova anche i cuori più forti. 
I tecnici più fortunati emigrano all’estero, dove almeno qualcuno li paga in maniera commisurata alla loro bravura, ma sognano ogni sera il sogno impossibile di ritornare a vincere indossando una giacca azzurra.
Certo, chi disperde un patrimonio tecnico così vuole il male della scherma.
Per non parlare degli atleti.
Torme di bambini spinti ad un agonismo esasperato tirano per vincere e non per diventare bravi. E poi, dopo che le famiglie sono state spremute fino all’osso impegnandole in trasferte costosissime, sconfitti dalla frustrazione da podio mancato, abbandonano lo sport più bello del mondo che non è in grado di offrirgli una ragione per continuare.
E’ vero, distruggere il vivaio giovanile come fa la federazione significa volere il male della scherma
E potrei continuare ancora con il GSA mal funzionante e odiatissimo che non riesce tutelare neppure sé stesso, con il calendario gare insostenibile, con la credibilità internazionale ridotta ai minimi storici, con i CT che hanno perso la stima degli atleti, con le convocazioni rimesse al gusto della giornata (quando va bene), con i gruppi sportivi militari tirati per la giacchetta da tutti e in lite tra loro, con  la giustizia sportiva usata come una clava per dare in testa agli oppositori, etc. etc. etc. e ogni volta non potrei fare altro che dire vogliono il male della scherma!, vogliono il male della scherma!, vogliono il male della scherma! vogliono il male della scherma!, vogliono il male della scherma!, vogliono il male della scherma! 
E’ vero, quello che si sussurra in giro è vero: questo attuale governo federale VUOLE IL MALE DELLA SCHERMA e non si limita a volerlo, lo fa.
Fermiamoli prima che finiscano di distruggere del tutto la nostra amata scherma: controlliamo quello che fanno, chiediamone il conto, mandiamoli finalmente a casa!
           Furio Camillo


20 marzo 2019

ASSEMBLEA STRAORDINARIA: terra di conflitto?

Durante la tre giorni di Roma, 2^ prova di qualificazione ai campionati italiani giovani, uno degli argomenti maggiormente discussi riguardava lo Statuto federale.  Non pochi sono stati coloro che hanno contestato il ricorso al commissario ad acta, che presumibilmente porterà il suo lavoro alla Giunta Nazionale del CONI il prossimo 26 marzo, che in estrema sintesi si concretizza in due nuove disposizioni, entrambe dedicate ai membri di organi centrali e territoriali di governo federale: 1) limiti di tre mandati per ricoprire tali incarichi; 2) garanzia di un terzo di quota di genere. Molti amici della scherma hanno lamentato la mancanza di uno scambio di opinioni in questi anni, al fine di giungere preparati all’Assemblea Straordinaria del 19 Maggio a Riccione. Qualcuno si è lamentato di arrivare a questo appuntamento, previsto in occasione del Gran Premio Giovanissimi, senza dibattiti collegiali, cioè senza la più alta forma di democrazia necessaria per delle deliberazioni assembleari così importanti. Ciò che invece mi ha più colpito è stato constatare quasi la certezza, da più persone manifestata, di un momento di scontro tra due fazioni: una filofederale e l’altra di oppositori. In buona sostanza per più di qualcuno l’Assemblea di Riccione serve a misurare le “forze in campo” e bisogna prepararsi allo scontro politico in modo elettorale.
Si vocifera che detto pensiero fosse stato addirittura manifestato da Scarso, ma ho conversato per un’oretta con il Presidente e non mi ha minimamente accennato a tale probabilità. Del resto, a mio avviso, sarebbe poco intelligente cercare di confliggere sulle modifiche statutarie, poiché queste devono essere condivise a larga maggioranza, cioè i 2/3 dei delegati. In una situazione del genere si rischierebbe di non raggiungere l’obiettivo principale: dare alla luce un nuovo Statuto che sia strumento chiaro, non suscettibile di interpretazioni varie e soprattutto figlio di una Assemblea unita su valori condivisi che abbiano traduzione in norme chiare per regolare la vita futura dell’intero movimento. 
Ho avuto modo di confrontarmi con alcuni personaggi, attualmente divergenti dalla linea federale, e mi è stato riferito che saranno portate in Assemblea solo proposte, non conflittualità politiche. L’ho percepita come un’apprezzabile disponibilità al confronto, senza trascendere in una battaglia elettorale che in quel contesto sarebbe inopportuna e non darebbe l’immagine di una Federazione viva, attenta e rispettosa di un evento importantissimo per tutto il movimento.
Personalmente, pur non avendo alcun peso politico-elettorale, sin da ora mi batterò perché siano evitati momenti di conflittualità assolutamente intempestivi e seccanti. Sono convinto che tanti vorranno partecipare, senza avere l’ansia di una Assemblea terra di conflitto. 
Auspico che Giorgio Scarso non voglia scendere su questo terreno, poiché, sono sicuro, il guanto di sfida non verrebbe raccolto.
Ezio RINALDI

17 marzo 2019

IL C.S. TORINO SFRATTATO DALLA SUA SEDE STORICA!

Villa Glicini
Da qualche tempo i rapporti tra il C.S. Torino e l’amministrazione comunale del capoluogo piemontese non sono dei migliori, il motivo del contendere è Villa Glicini, al Valentino, sede storica del club schermistico. Non entro nel merito delle competenze amministrativo/gestionali a capo del Comune né in quelle del C.S. Torino, credo però, che una vicenda di tale importanza vada trattata con assoluta responsabilità al fine di non recare danno ai soci e più ancora agli atleti del sodalizio. Ho letto alcuni documenti relativi al caso e tra questi anche l’articolo scritto da Davide FERRARIO in data 9 marzo 2019 sulle pagine del Corriere della sera di Torino, che di seguito riporto poiché lo condivido pienamente:
“Una premessa. Mi onoro di essere un fiorettista sessantenne ancora in attività, da una decina d’anni iscritto al Club Scherma Torino, quello che la giunta APPENDINO ha “sfrattato” dalla sua storica sede di Villa Glicini al Valentino pochi giorni fa (ci sta dal 1953, e la fondazione del Club risale addirittura al 1879). Quindi, ciò che scrivo può essere letto come un’opinione di parte; ma credo che alcune questioni della vicenda riguardino la cittadinanza in generale. Non entro nel merito dello scontro legale tra Club Scherma e Comune: purtroppo siamo arrivati alle carte bollate e addirittura a una segnalazione in Procura. Quello che mi sembra interessante segnalare è la politica dell’Amministrazione nei confronti delle società degli sport cosiddetti “minori” (anche se sono quelli delle cui medaglie ci si vanta poi alle Olimpiadi). Soprattutto delle associazioni dilettantistiche che storicamente hanno la loro sede nell’area del Valentino: la scherma, ma anche le svariate società di canottaggio. Da tempo è in corso una strategia di pressione verso queste associazioni: nell’impossibilità di attaccarle frontalmente per la loro meritoria promozione dello sport amatoriale,
Mario VECCHIONE - Pres. C.S. Tprino
vengono messe sotto accusa per attività collaterali quali i ristoranti per i soci del circolo, o il subaffitto di altri impianti come i campi di calcetto e tennis. Secondo il Comune, si tratta di usi impropri dei comodati d’uso e delle concessioni pubbliche. Secondo le associazioni si tratta di un più che ampiamente giustificato sistema di autosostentamento; dato che dalla scherma e dal canottaggio, come tutti possono facilmente intuire, soldi non se ne cavano. La verità è che la zona del Valentino è un’area estremamente appetibile. E che, nella visione della giunta, le società sportive dilettantistiche, per quanto tradizionalmente legate a quei luoghi, non producono un utile: sono piuttosto l’ostacolo a nuovi piani di “sviluppo” del parco. E’ evidente che affittare o vendere Villa Glicini a una società immobiliare renderebbe molto di più. O anche solo cacciare la scherma per farci qualcosa di più politicamente remunerativo nei confronti dell’opinione pubblica. Questo è il cuore del conflitto. Bisogna allora chiedersi – una volta eliminato il Club Scherma – cosa possa succedere a Villa Glicini. La risposta – ahimè – è sotto gli occhi di noi schermidori ogni volta che usciamo dal Club alle undici di sera: le macerie del Cacao. Non che avessimo una convivenza senza pensieri con l’ex-discoteca, soprattutto quando cercavi di uscire in macchina attraverso la bolgia umana che voleva entrarci: ma la situazione di oggi fa rimpiangere quei disagi. Al Cacao sembra passato un bombardamento: è il prodotto del disastroso bando che ha messo in conflitto vecchi e nuovi concessionari e che ha portato alla desertificazione della zona. Con sommo gaudio degli spacciatori che allignano da quelle parti.  E’ sorprendente che i Cinque Stelle, saliti al potere cittadino in nome dei “marginali”, si stiano accanendo, in ambito sportivo, non contro Juve e Toro, ma contro i piccoli. Non ho nulla contro portare le finali ATP in città, anzi me lo auguro. Ma, per rimanere su un tema caro ai M5S, è come fare una TAV sportiva dicendo intanto ai pendolari della sciabola e del remo di
Asses. sport Comune di Torino
 FINARDI
arrangiarsi e di trovarsi un altro posto dove stare.”
Il 15 marzo 2019 , sul sito federale era pubblicato il seguente comunicato:
“QUERELLE TRA CLUB SCHERMA TORINO ED AMMINISTRAZIONE COMUNALE - INTERVIENE LA FEDERSCHERMA:"SALVAGUARDARE UNA REALTA' IMPORTANTE DEL NOSTRO MOVIMENTO
TORINO - Al fine di giungere ad una soluzione risolutoria dell'oramai nota querelle tra il Club Scherma Torino e l'Amministrazione comunale, in merito alla concessione per l'utilizzo della storica sede di Villa Glicini, il Presidente della Federazione Italiana Scherma, Giorgio Scarso, su mandato del Consiglio federale, ha richiesto un incontro istituzionale al Sindaco del Comune di Torino, Chiara Appendino.
L'incontro sarà utile a valutare e verificare ogni possibilità che permetta di tracciare un percorso che, nel rispetto delle prerogative istituzionali dell'Amministrazione comunale, possa portare alla salvaguardia e tutela di una realtà, quale quella del Club Scherma Torino, che per con i suoi 140 anni di storia, la sua tradizione, i suoi successi ed il riconosciuto pregio, rappresenta una tessera importante del mosaico della storia centodecennale della Federazione Italiana Scherma.
"Nell'esprimere la solidarietà istituzionale ed il pieno supporto al Club Scherma Torino - spiega il Presidente federale - ed al contempo rispettando le decisioni assunte dall'Amministrazione comunale, come Consiglio federale abbiamo ritenuto necessario ed importante essere parte attiva di una vicenda che, siamo convinti, potrà essere risolta individuando una soluzione che possa far tornare il "sereno" a Villa Glicini".”.
Personalmente prendo atto, a prima lettura potrei dire positivamente, delle intenzioni della Federscherma e delle azioni che intende portare avanti, ma leggendo con attenzione c’è qualcosa che non mi convince. A me sembra più un autogol che non un assist, intanto perché vorrei capire se tali iniziative siano state concordate con i vertici del C.S. Torino, poiché in questi casi una strategia comune potrebbe rappresentare un punto di forza per il Club e per la federazione. Perché ho dei
Pres. FIS Giorgio SCARSO
dubbi? Semplice, dalla lettura dei documenti il portabandiera della iniziativa di sfratto è facilmente individuabile nell’Assessore allo Sport FINARDI, il quale non vorrà certamente tornare sui suoi passi e poi le delibere già assunte difficilmente potranno essere abrogate. Infine, sembrerebbe che
l'assessore FINARDI, recentemente, non abbia tenuto con i vertici federali un atteggiamento positivo e propositivo, il che farebbe supporre soluzioni non propriamente felici.
A tutto questo vorrei far rilevare che i contenuti della convenzione stipulata proprio da Federscherma con il Comune, in merito alla partner city, non aiutano i club. In tal senso, nel mese di dicembre 2018, su questa “Piazza”, ho già affrontato l‘argomento, purtroppo in termini negativi. Infatti nel protocollo tra le parti si fa riferimento esclusivamente ai grandi eventi, per i quali il Comune deve mettere a disposizione le proprie strutture con canoni agevolati, ma nulla è detto in merito alla promozione sul territorio per diffondere lo sport della scherma. Ad organizzare i grandi eventi in Piemonte è solo un club e quindi viene da pensare che tale convezione non attenga a tutte le realtà insistenti sul territorio comunale.
In conclusione, sul sito federale solo belle parole, ma per il caso in argomento, stando ai fatti, l’azione federale potrebbe rivelarsi un buco nell'acqua. Spero proprio di no  ed auspico che il Presidente Scarso riesca a sensibilizzare l’amministrazione comunale del capoluogo piemontese. Auguro al C.S. Torino che la petizione indetta abbia grande successo poiché potrebbe essere uno, se non l’unico, mezzo per porre un freno al comune ed intavolare una vera trattativa, scevra da personalismi e rivendicazioni varie. 
Ezio RINALDI

14 marzo 2019

CAMPIONATI ITALIANI ASSOLUTI DI PALERMO: si è dimesso il Presidente del c.o.l.

da sx, Alberto Acarani, Laura Santoro, Francesco Paolo Di Carlo

Nel mondo della scherma, si sa, anche i muri hanno le orecchie e le notizie circolano in fretta.
Martedì sera mi è stata data una notizia, l’ho verificata, e dunque ne metto a parte coloro (forse pochi) che non ne sono ancora a conoscenza: si è dimesso il Presidente del C.O.L. degli Assoluti di Palermo, Prof.ssa Laura SANTORO.
Il C.O.L. si era insediato il 7 novembre 2018 ed era composto, oltre che dalla Professoressa, dal Ten.Col. Francesco Paolo DI CARLO, in rappresentanza del Comando Regione Sicilia dell’Esercito e dal Consigliere federale Alberto ANCARANI.
La Professoressa SANTORO, Prof. Ordinario (SSD IUS/01) Docente di Istituzioni di diritto privato e di Diritto sportivo, ha curato l’istituzione ed il coordinamento del Corso di Studio magistrale in Management dello Sport e delle Attività motorie nonché del Master universitario di II livello in Diritto e Management dello Sport; dal 2014 è Componente del Collegio di Garanzia del CONI, sezione vertenze economiche ed è Componente del Comitato di Direzione della Rivista di diritto sportivo, è figura dall’alto profilo professionale, le cui doti culturali, morali ed intellettuali sono patrimonio intrinseco della persona.
Chi mi ha dato la notizia, un fedelissimo (ex?) di Giorgio Scarso, ha anche lasciato intendere che le dimissioni siano state motivate da un insanabile contrasto di vedute sulla gestione dell’organizzazione dell'evento.
Non sono in grado di confermare o smentire questa illazione, però una considerazione la devo fare.
Sulle pagine del blog, in parecchi commenti sono stati sollevati dubbi sull’opportunità di organizzare gli assoluti a Palermo sia per le risibili risorse sportive della città, priva di adeguati impianti destinati allo sport, che per la particolare difficoltà di reperire risorse economiche adeguate.
Inoltre la scelta della sede non è stata frutto di un'offerta spontanea della città ma è stata proposta dalla federazione che ha addirittura dovuto inserire un Consigliere Federale nel C.O.L.
Un’operazione che è apparsa sin dall’inizio forzata e accompagnata da un’enfasi innaturale e fuori misura, con l’organizzazione di eventi inutili e dispendiosi come, ad esempio, la gita/allenamento della nazionale di sciabola a dicembre.
La macchina barocca avviata da Scarso ha dimostrato parecchi cedimenti: difficoltà a trovare l’impianto che, dopo l’ultima conferenza stampa, a 2 mesi dall’evento rimane ancora “segreto"; difficoltà a trovare gli sponsor, e adesso l’abbandono da parte del Presidente.
Sembra proprio che ci siano tutti i numeri per l’ennesimo flop di una federazione in discesa libera.
Ezio RINALDI

11 marzo 2019

Sandro CUOMO: enigma spadistico o fantasista partenopeo?

Sandro CUOMO
commissario tecnico della spada

Il mondo della spada si chiede da parecchi anni quale possa essere il metodo di convocazione che Sandro CUOMO usa per gli atleti della sua arma: la spada.
Molti si sono scervellati per capirlo, ma pare che nessuno sia stato in grado di venirne fuori con un risultato apprezzabile. Qualcuno dice che le convocazioni che lui propone per le varie prove di Coppa del Mondo siano frutto di intuizioni personali che nessuno conosce, qualcun altro di scelte oculatissime, fatte con metodologia segretissima, le malelingue ammettono che sia solo questione di simpatia e infine, ma è solo una battuta, che usi metodi più scaramantici, che a Napoli sono sempre stati in voga.
Di certo i risultati non lo tradiscono, e qualcuno afferma che è un CT fortunato, o per dirla come ai tempi di Arrigo SACCHI, che ha semplicemente “culo”, perché anche se in Coppa del Mondo non assistiamo mai ad acuti di pregio, nelle prove mondiali e continentali gli italiani si fanno sempre notare. Ma non è solo questo, perché infatti da tempo stiamo assistendo a un crescendo di spadisti di valore, purtroppo sempre stoppati in maniera ingegnosa, a favore di altri che pur meno interessanti salgono nel ranking, non per merito, ma per gli svariati accessi alle prove internazionali, grazie alle quali possono mostrare punteggi da favola, a discapito di quelli meritevoli che invece in Coppa del Mondo non ci vanno, sempre per ragioni ignote.
Per la verità le ragioni del CT sono note, ma variano a seconda del caso, perché una volta vengono prediletti i giovani, un’altra quelli gli esperti; poi viene il turno di quelli in fondo alla lista e poi a quelli che stanno nel mezzo; infine quelli “amici” e poi anche i “nemici”, i primi per gratificarli, magari in una gara “semplice” e salvargli anche l’appartenenza al gruppo militare, i secondi per “svantaggiarli”, magari in una gara di maggior impegno. Le congetture continuano quando poi si vedono i maestri convocati e quelli lasciati a casa. Certe volte vanno in gara, altre volte no, dove i maestri di valore, che di atleti ne hanno sfornati più d’uno, rimangono a casa guardando i propri atleti in pedana, per vederli seguire da altre persone, e talvolta nemmeno dal CT stesso che se ne sta a latere silenzioso, nonostante abbia una bella voce!
Diversi gli atteggiamenti per le convocazioni a seconda della spada maschile e quella femminile, che ora proveremo a sintetizzare.
Il terzo posto della FOIETTA a Cuba e della SANTUCCIO a Tallin con la finale di Isola sempre a Cuba, non giustificano la mancanza di costanza di piazzamenti da parte di tutte le atlete convocate dal CT o autorizzate. Nelle cinque gare fin ora disputate, solo Mara NAVARRIA, numero uno del Ranking mondiale e Marta Ferrari, sempre autorizzata a spese proprie e con l’attivo alcune finali in Coppa del Mondo negli anni precedenti, sono state costantemente nelle prime 64 in gara. Tutte le altre, hanno dimostrato di non essere atlete internazionali e che devono lavorare molto se non moltissimo, eppure viaggiano sempre a carico della FIS.
Nella spada maschile, invece, vediamo che i giovani stentano a emergere e forse il notorio clima di cambiamento unito a quello famigerato di instabilità nella spada, ha coinvolto anche atleti come il bi-campione del mondo, Paolo PIZZO, che nelle cinque gare dall’inizio della stagione è entrato solo due volte nei 64 uscendo alla seconda diretta. I suoi compagni di squadra e di vittorie olimpiche e mondiali hanno ottenuto un solo vero risultato utile ciascuno in questa stagione, ma sono rimasti tutti fuori dai primi 16 del ranking mondiale, SANTARELLI secondo a Budapest, idem Enrico GAROZZO a Vancouver. Il giovanissimo DI VEROLI secondo ad Heidenheim, con Vismara e Cimini presentatisi in finale nelle due gare cui hanno partecipato, fanno ben sperare, ma l’equilibrio in nazionale è sempre instabile per tutti e questo di certo il dato che fa maggiormente preoccupare ogni atleta che si veste in azzurro, perché non sono sempre chiari i programmi del loro CT.
Ugo SCASSAMAZZO

10 marzo 2019

62^ EDIZIONE DEL TROFEO LUXARDO

Luca CURATOLI e, a destra,  Aldo MONTANO
La 62° edizione del Trofeo "Luxardo"  regala per la prima volta la doppietta oro e argento grazie a Luca Curatoli e Aldo Montano, con vittoria 15-13 del giovane napoletano Fiamme Oro classe 1994 sull'olimpionico livornese Fiamme Azzurre classe 1978. Doppio bronzo tedesco con Max Hartung  e Benedikt Wagner.
Nella cornice della Kioene Arena,  l'ottima prestazione del foggiano Fiamme Gialle  Francesco D'Armiento classe 1995, ai piedi del podio, mentre nei 16 hanno perso il derby  con i medagliati azzurri il rappresentante dell'Esercito Dario Cavaliere e il Fiamme Gialle Luigi Samele, nonché il Fiamme Oro Stefano Scepi, sconfitto per una sola stoccata dal tedesco Wagner.
Deve fare riflettere la nota negativa della giornata, cioè l'infortunio di Aldo Montano che non prenderà parte  alla gara a squadre in programma questa domenica, sostituto da Dario Cavaliere, che affiancherà Luca Curatoli, Luigi Samele ed Enrico Berrè.
Se il campionissimo Aldo ritrova la medaglia, proprio il ritorno al successo individuale con infortunio crea non pochi problemi all'ambiente della nazionale di sciabola maschile.
Se Montano può reclamare un rinnovato splendore, di contro le gerarchie sono in discussione e nell'ottica della qualificazione olimpica, con solo 3 atleti che disputeranno l'individuale, bisognerà vedere quanti tra Curatoli, Samele e Berrè saranno disposti a sacrificarsi nelle gare a squadre, senza la certezza del posto fisso anche nel singolo a Tokyo 2020.
Claudio LA ROSA

07 marzo 2019

EUROPEO CADETTI E GIOVANI - FOGGIA 2019: grandi luci e fosche ombre

Foggia
Foggia chiude il suo Europeo cadetti e giovani con un ricordo pieno di medaglie, 25 totali delle quali 9 tutte d’oro.
L’Europeo cadetti e giovani è una gara importantissima, che potremmo chiamare il termometro della scherma del nostro continente, perché al di là del risultato vero e proprio, dove anche questa volta possiamo dire che la nazione scuola d’Europa è l’Italia, una cosa che dovrebbe far rabbrividire le altre nazioni. La Francia risica un quarto posto globale, ma nei cadetti è sesta, mentre fra i giovani è terza. Dietro gli schermitori italiani, seguono a stretta misura Russia, Ungheria e Germania. Incuriosisce, senza impensierire l’emergente Turchia, che è dietro Francia e Polonia, ma si tiene dietro otto nazioni, fra le quali Gran Bretagna e Ucraina.
È un ritratto spettacolare della scherma nazionale, che però cela parecchie contraddizioni. Inutile dire che in Italia ci sono pochi club, pochi schermitori, e considerate le ultime vicende (FIS/AIMS contro ANS), tanti maestri e soprattutto pochi, anzi, pochissimi impianti schermistici. Non starò a fare l’elenco delle palestre italiane dedicate solo alla scherma, anzi invito il lettore a contarle una per una e sono certo che non ci metterà molto tempo. Invece lo sfido a contare le piscine d’Italia, una tipologia di impianto ben più costoso non solo nella realizzazione, ma anche nella manutenzione. C’è quindi da riflettere come l’Italia si sia ammantata di tanta acqua e cloro e non del più pregevole alluminio delle pedane d
i scherma e ci chiediamo: è forse colpa delle società? La domanda più immediata risulta essere: come mai l’idea del nuoto come sport “indispensabile” sia entrato nelle viscere degli italiani, senza mai far sorgere un benchè minimo dubbio se fosse giusto o meno, mentre l’idea un misero impianto di scherma sia visto come deprecabile e soprattutto d’élite?
Una ragione me la sono fatta e credo proprio che il focus federale non sia la base, e mirare a una crescita dei suoi suoi iscritti, ma ben altre faccende in cui sono ogni anno sempre più affaccendati i dirigenti FIS. E cioè quello di curare il settore agonistico, come se fosse l’unico importante settore significativo di una Federazione che ha numeri asfittici per quanto riguarda i suoi partecipanti, con gare assurde, e per numero e per locazioni, che sta seduta su una montagna paurosamente alta di medaglie e dalla quale purtroppo non vede la base su cui poggia. C’è da farsi ben più di una domanda in merito, se sia meglio avere co
Torino
sì tante medaglie o avere più atleti in palestra.
Nel frattempo la Coppa del mondo di fioretto a Il Cairo in Egitto è andata molto bene, nonostante la gara a squadre abbia visto trionfare gli USA che avevano Stefano Cerioni fra i suoi collaboratori, un allenatore che pare saper dare agli atleti che sfiora, il tocco magico per poter battere gli italiani e non solo, e non è la prima volta che accade.
Infatti, solo pochi giorni fa ero a Torino per seguire con gli occhi ed il cuore i nostri fiorettisti al consueto trofeo Inalpi. Ero prossimo al parterre per seguire le fasi preliminari della gara quando, con sorpresa, ho visto sfilare Stefano Cerioni dentro la sua tuta USA ed il "Zompa"(Zomparelli- preparatore atletico), entrambi con il pass al seguito degli atleti americani. Incuriosito, ma senza mollare le vicende azzurre, non ho potuto fare a meno di osservare gli assalti dei fiorettisti yankees e ascoltare inevitabilmente i borbottii baritonali, a tutti noi familiari del tecnico italiano contornati dai suoi occhi spiritati e le sue ineguagliabili movenze. Il pensiero, non lo nego, è corso subito all'ultima olimpiade di Rio, quando gli atleti russi, guidati dal nostro tecnico, ci hanno inferto severe lezioni di scherma, fatta salva ovviamente, la mitica prestazione di Garozzo. E un pensiero disagevole mi ha preso senza mollarmi: “vuoi vedere che, nell'ormai prossima Olimpiade di Tokio ci toccherà prendere sonore legnate pure dagli americani?”. Certo, qualche considerazione andrà pure fatta. Quale che sarà il prossimo Presidente o Consiglio Federale sarà forse il caso di aumenta
Il Cairo
re gli sponsor e magari sfoltire le numerose delegazioni in giro per il mondo a spese della Federazione pur di tenere sulla panchina della nazionale i nostri migliori tecnici? Soprattutto perché perdendoli, significa essere sconfitti due volte, perché la prima volta la togliamo ai nostri atleti e poi, cosa peggiore li svendiamo ai nostri avversari, i quali durante le rassegne Iridate ed Olimpiche, ci stangano puntualmente.
Insomma, non vorremmo ritrovarci a commentare le sconfitte del nostro "grande esercito" perché battuti da uno di noi.
Da rimarcare la presenza di Valentina Vezzali a Sulmona, come madrina della gara di GPG locale, e una singolarissima gara di spada per non vedenti, svoltasi a Napoli presso il CS Partenopeo, in una sala accogliente, ma dalla difficilissima accessibilità. I 10 gradini per entrarvi e l’assenza di ascensore e/o rampa, i cui spogliatoi e bagni erano al piano superiore della palestra, per il miserissimo numero di 26 atleti, 10 donne e 16 uomini, ha fatto discutere non poco gli ospiti lì presenti, che non si spiegavano il senso di tale scelta.
Se la luce delle medaglie è notevole, va anche detto che l’ombra che provoca sulle altre realtà della scherma italiana è molto intensa e parecchio lunga, come quelle che si hanno quando il sole sta lentamente tramontando.
Ugo SCASSAMAZZO

04 marzo 2019

QUALIFICATION DAY: numeri e considerazioni


Nel fine settimana appena trascorso sono stati tanti gli eventi meritevoli di attenzione, in particolar modo il Qualification day ed i Campionati Europei cadetti e giovani: mi dedico al primo.
Com’è noto l’Accademia di Scherma di Napoli, a seguito della recente sentenza del TAR del Lazio riguardante il rilascio dei diplomi magistrali per maestri di scherma, facendosi carico delle esigenze dei tecnici qualificati dalla federazione ed al fine sanare una situazione che danneggerebbe solo questi ultimi, ha organizzato un QUALICATION DAY, cioè ha inteso dare a tutti la possibilità di ottenere il Diploma dell’Accademia. Qualche commentatore ha chiesto, sia pure con fare ironico, i numeri che questa iniziativa ha prodotto, quindi mi sono informato e di seguito vado a snocciolarli.
La FIS, nell’arco degli ultimi due anni, ha qualificato circa 300 tecnici (istruttori nazionali e tecnici di III livello) di questi 52 hanno fatto richiesta all’ANS per ottenere la parificazione al diploma rilasciato dall’Ente napoletano; 40 si sono presentati ai qualification point ed ottenuto il riconoscimento.
Sembrerebbe, quindi, che l’iniziativa non abbia avuto un grande successo, dico sembrerebbe, poiché l’Accademia pur facendo uno sforzo enorme per organizzare il tutto, difficilmente avrebbe potuto soddisfare le eventuali 300 richieste, ammesso che tutti le avessero inoltrate. Pertanto il qualification day si sarebbe dovuto ripetere con altre sessioni, quindi se nella prima sessione i richiedenti sono stati 52 ed i diplomati 40 viene da sé che in una seconda sessione i numeri avrebbero potuto essere gli stessi e sommandoli verrebbe da dire che potremmo avere 104 richieste e 80 diplomati su oltre i 300 qualificati dalla FIS. Pertanto la percentuale degli aderenti alla proposta si aggirerebbe intorno al 30%: non mi pare proprio un insuccesso, soprattutto, poi, se consideriamo le pressioni esercitate da numerose persone per boicottare l’iniziativa e le due lettere con cui il Presidente FIS ha chiaramente fatto intendere l’irrilevanza della sentenza del TAR, direi proprio che sia stato un successo. A tutto questo aggiungete che due autorevoli Maestri, come Toran e Tortora, hanno fatto da esaminatori, e che alcune sale di scherma, notoriamente filo federali, si sono rese disponibili all’ospitalità del Qualification Day, il quadro diventa più che positivo.
Nella cartina trovate la mappa dei QD. 
Coriolano della Foresta, nickname di un commentatore, ha scritto un post che mi trova assolutamente d’accordo e me ne approprio, chiedendo scusa al titolare per concludere questo articolo:
“I numeri non sono importanti, importante era l'iniziativa. Se anche avesse partecipato solo uno fra gli oltre trecento pseudodiplomati sarebbe stato un successo per il vero mondo della scherma, perché avrebbe trovato un uomo ancor prima che un tecnico. Un uomo che non si è lasciato intimidire dai mille messaggi chiari ed espliciti che in tanti, troppi hanno lanciato per boicottare l'iniziativa dell'Accademia. Tanti, troppi, dal presidente ai consiglieri passando per i CT e i vertici dell'associazione di categoria ai tanti yesman che vivacchiano all'interno degli uffici federali.
Quindi uno dieci o cento che siano stati sarà sempre un successo per l'Ans ed una sconfitta federale.”.
Ezio RINALDI