25 maggio 2020

CESSAZIONE PUBBLICAZIONI


AMICI DELLA PIAZZA, NELLE ULTIME ORE SI SONO SUSSEGUITI MOLTEPLICI AVVENIMENTI CHE HANNO VISTO COINVOLTE, SU VARIE QUESTIONI TRATTATE SUL BLOG, TANTE PERSONE ED ALCUNE IN MODO PARTICOLARE, TALCHE’ IL MOMENTO RICHIEDE UNA SERIA RIFLESSIONE SUL FUTURO DELLA PIAZZA. PERTANTO, CONSIDERATA LA SITUAZIONE, RITENGO OPPORTUNA LA CESSAZIONE DI QUALSIASI PUBBLICAZIONE.
CHI VOGLIA METTERSI IN CONTATTO CON IL SOTTOSCRITTO POTRA’ FARLO A MEZZO E-MAIL E TELEFONO, DI SEGUITO I MIEI RECAPITI:
·   3293575794;
·   3246398824;
·   ezio.rinaldi@gmail.com.


24 maggio 2020

QUALI SAREBBERO LE DIFFERENZE?


Gentile Dott. Rinaldi,
sono un lettore del suo blog, come molti del mondo della scherma, e sono anche un atleta di un club il cui presidente mi ha chiesto di capire meglio alcuni aspetti psicologici dei possibili candidati alla presidenza, data la mia preparazione in merito.
Io personalmente sono fuori dalle pastoie politiche federali e sinceramente non sono interessato ad alcun partito, ma il club che frequento ha tenuto a dichiarare che resterà vicino all’attuale presidenza, chiunque sia colui che si candiderà nel 2020.
Tralascio nomi e cognomi, luoghi e date e video che ho usato per trarre le mie conclusioni e vado a descrivere alcuni atteggiamenti del narcisista in quanto lei e chi leggerà potrete fare vostre personali deduzioni in merito.
Il Narcisismo è un disturbo del comportamento della sfera affettiva. Tralascio la definizione da manuale perché è roba da psicologi e magari il target dei suoi lettori non è interessato a questi dettagli. Il narcisista è quindi una persona che ha subito un trauma all’epoca della fase evolutiva (cioè da bambino), trasformandosi con il tempo in un individuo che si comporta in maniera tale da cercare di assumere periodicamente un nutrimento affettivo dalle persone che frequenta. Tutto questo è sostenuto fortemente da una distorta percezione del sé che lo induce a credere di essere il migliore del mondo, superiore agli altri, anche se in realtà non lo è affatto.
Esistono in generale due macrotipi di narcisisti, denominati overt e covert, con una serie di sottotipi che di volta in volta denotano le varie personalità. Anche in questo caso tralascio le definizioni che sarebbero stucchevoli in questa lettera e li descrivo in maniera sommaria.
Il tipo overt è aperto, ama l’esibizionismo, il protagonismo, l’essere in evidenza, essere guardati, specie nel suo entourage e magari anche oltre i confini della sua cerchia di persone. A questo affiancano un’ossessione per il controllo delle persone e di ciò che accade attorno a sé e limitano i rapporti diretti a una ristretta cerchia di amicizie, che inevitabilmente tendono a usare per i propri scopi, senza mezzi termini e senza nascondere nemmeno troppo questo loro atteggiamento opportunistico.
Il tipo covert invece è più tendente alla introversione, più chiuso, in quanto non ama apparire in pubblico, non ama i social, e quindi non ama fare esternazioni e lasciare tracce riconducibili a lui, celandosi dietro prestanomi, o nikname qualora debba fare qualcosa che esula dalle sue sfere di controllo, e quando invece fanno qualcosa in maniera aperta, lo fanno sempre con la dovuta ossessione del controllo delle persone attorno a sé e degli eventuali effetti collaterali. Preferisce rapporti uno a uno ed evita i cosiddetti psicodrammi collettivi, che potrebbero essere inscenati dalle sue azioni, che come abbiamo già detto evidenziano un uso spietato delle persone per fini personali.
Entrambi sono abilissimi manipolatori affettivi e della mente, sanno individuare le persone empatiche e quando le trovano, le usano per i propri scopi, comandandoli tramite meccanismi psicologici sofisticati e apparentemente indistinguibili da meccanismi normali, ma che in realtà hanno un solo obiettivo: quella di rendere la persona che hanno preso di mira, una sorta di burattino al proprio uso e consumo.
I loro metodi sono pertanto collaudatissimi e sperimentati fin dalla giovane età e riescono a toccare in maniera sempre efficace quei tasti emotivi delle persone che frequenta e che gestisce e delle quali si circonda, perché il narcisista è un programmatore e calibra le sue azioni con spietata precisione e usa i metodi più adatti per arrivare al suo scopo, tanto che sembra quasi naturale eseguire gli ordini da lui impartiti e di contro un vero dramma non obbedirgli.
Queste persone che il narcisista manipolatore usa per i propri scopi, affettivi e pratici, alla fine del loro cammino compiuto con il narcisista, si ritrovano cambiati sia nella personalità che nelle aspirazioni a breve e lungo termine, ma anche nelle liturgie quotidiane. Il malcapitato finisce quasi sempre per non pensare più con la propria testa, ma con quella del narcisista, e agli occhi di chi li aveva conosciuti prima dell’incontro fatidico appaiono improvvisamente diversi, se non cambiati e talvolta addirittura in maniera irreparabile.
Quando una vittima di un narcisista si desta da questo suo percorso esperienziale si vede per la prima volta svuotata al punto che i terapeuti chiamano tutto questo vampirizzazione. Questo perché il narcisista ha succhiato tutta la loro linfa vitale e la persona è priva di una gran parte di quegli aspetti della personalità che un tempo la caratterizzavano.
È idea comune degli psicologi constatare che la società contemporanea è affetta da narcisismo, e le dinamiche narcisistiche sono applicabili a interi gruppi di persone, tutte che ragionano con la testa del capo narcisista di turno. Colui che con la sua personalità, o se vogliamo con il suo disturbo ha esteso sé stesso a una serie di individui che sono stati raggirati lentamente e abilmente per i suoi scopi personali. È ovvio che questi scopi rimangono profondamente occultati e non appaiono mai allo scoperto, tanto che per riuscire a individuarli servono degli specialisti del settore.
Inutile dire che i narcisisti sulla carta sono eccellenti professionisti nel loro lavoro, hanno una memoria d’acciaio per quanto riguarda definizioni, norme, formule, numeri, ma hanno una memoria corta, se non cortissima per quanto riguarda l’affettività, perché per loro conta solo il giorno che stanno vivendo e il passato non esiste più, una volta succhiato il proprio nutrimento affettivo. Di contro il giorno che vivranno, sempre carico di aspettative e sogni è programmato con meticolosa, spietata e cinica maniacalità per poi ottenere quel plauso cui aspirano e agognano con ogni forza interiore. Il narcisista infatti ha una forza di volontà così elevata, così incrollabile e invincibile che stupisce molto la persona normale che lo guarda, quando resistono fisicamente e psicologicamente nelle cose che fanno. 
Descritti i diversi tipi, e lungi da me il voler attribuire ai vari candidati o a chicchessia una specifica tipizzazione (anche perché non ho una conoscenza diretta e personale), consegno questa disamina al lettore, ma soprattutto all’elettore, perché questi, dopo opportuna comparazione, possa effettuare la sua oculata scelta, allorquando l’Italia schermistica sarà chiamata alle urne.
Giacomo Migliorati

20 maggio 2020

PAGINA LIBERA N°4 - Attività di base.


Con la 2^ fase hanno ripreso molte attività, tra queste anche quella sportiva.

Sottopongo ai lettori il seguente tema: Attività di base alla luce delle conseguenze del coronavirus - Aspetti economici, organizzativi, tecnici e agonistici.
Esprimente il vostro punto di vista e potete, se lo ritenete opportuno, avvalervi del pensiero esposto da Massimo BERTACCHINI nell'articolo "Calendario gare - Le proposte di Massimo Bertacchini" pubblicato il 23 marzo 2020.
Ezio RINALDI  

15 maggio 2020

IO SO CHE TU SAI CHE IO NON SO

Prof. Paolo MARIZZA

Qualche giorno addietro, ho avuto la fortuna ed il piacere di leggere un interessantissimo articolo, dal titolo: "Io so che tu sai che io non so", del prof. Paolo MARIZZA, docente Deams UniTS e Cofounder Innoventually, pubblicato sulla rivista telematica https://www.pmi.it, che è - a parer mio - perfettamente adattabile al nostro mondo ed altresì attualissimo. Mi permetto di proporvelo e, magari, poi aprire una discussione, sempre nell'obiettivo di cercare di migliorare la "cosa comune".
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Di questi tempi, i due ricercatori della Cornell University troverebbero ulteriori conferme di quanto da loro studiato già nel 1999, l’effetto Dunning-Kruger: le persone che sanno molto poco di qualcosa, hanno più probabilità di sentirsi come se ne sapessero molto perché la loro mancanza di conoscenza su un argomento li rende incapaci di riconoscere quanto non capiscono.
Dunning e Kruger studiarono, dunque, il fenomeno per il quale chi è poco informato su un argomento ha la tendenza a credere che la sua comprensione sia “al di sopra della media”.
I due ricercatori avevano peraltro individuato illustri precedenti a sostegno del fenomeno secondo il quale l’ignoranza genera maggior fiducia della conoscenza. Per Charles Darwin e Bertrand Russell, chi afferma di sapere è stupido, mentre quelli con immaginazione e comprensione sono pieni di dubbi e di indecisioni. Anche Shakespeare sosteneva che il saggio sa di essere stupido e lo stupido crede di esser saggio. Socrate, ancora, affermava che il sapere sta nella consapevolezza di non sapere. In tempi più remoti, Confucio affermava che la vera conoscenza consiste nella consapevolezza dell’estensione della propria ignoranza.
Partendo da questi presupposti, i due ricercatori condussero empiricamente molte sperimentazioni per sostenere e validare quanto affermavano. I risultati sono stati replicati in almeno una dozzina di diversi campi di applicazione: abilità matematiche, degustazione di vini, scacchi, conoscenze mediche tra i chirurghi, sicurezza e utilizzo delle armi da fuoco tra i cacciatori, conoscenze informatiche tra i programmatori, ecc.
Di volta in volta, a prescindere dai soggetti e dagli ambiti, i risultati dei test evidenziavano che le persone meno performanti classificavano la propria competenza come molto più alta di quella effettiva. In media, i candidati che totalizzavano punteggi inferiore al 10° percentile si auto classificavano intorno al 70° percentile: quelli che meno sapevano di cosa stava parlando credevano di saperne quanto gli esperti.
Ad esempio, la scarsa conoscenza scientifica consente di assolutizzare la certezza che il cambiamento climatico ed il riscaldamento globale siano una bufala. Stesso discorso per quanto concerne l’uso di antibiotici o il viaggio sulla luna.
Il gap tra ignoranza e consapevolezza è così ampio da non indurre al dubbio: non sapendone abbastanza, non si è in grado di riconoscere i pezzi mancanti del paradigma. Sfortunatamente, la scarsa competenza è più potente della conoscenza media del pubblico più consapevole.
L’effetto Dunning-Kruger è quindi una distorsione cognitiva che determina: la falsa convinzione di competenza in coloro che non sanno, una scarsa fiducia nelle proprie conoscenze nei più saggi.
Da Confucio in poi è un fenomeno che ha segnato la storia dell’uomo, ma che mai come ora – in particolare a causa dei social media e della possibilità di accesso alle fonti di informazione più disparate e non validate – ha avuto una così vasta diffusione. I tuttologi dilagano nel Web: caduti ingenuamente in una bufala o privi di informazioni affidabili,ci si getta a capofitto nei social ostentando certezze su assurdità di ogni genere. E purtroppo, per via dell’ignoranza estesa, molte di esse assumono credibilità.
L’effetto è particolarmente preoccupante quando qualcuno, con influenza o mezzi per comunicare, non trova contraltari che possano mettere in discussione con onestà intellettuale i diversi punti di vista. Figuriamoci argomentare per far riconoscere i propri errori. Ad esempio, i ricercatori hanno registrato diversi incidenti aerei che avrebbero potuto essere evitati se nell’equipaggio non ci fosse stato un pilota troppo sicuro di sé.
Cosa succede quando non si è disposti ad ammettere di esserne in difetto o di avere visioni parziali di un fenomeno? Si rifiuta l’idea di apertura all’ascolto. Non a caso, gli studi mostrano che i più poveri di conoscenze sono anche i meno inclini ad accettare critiche e i meno interessati al miglioramento personale.
E non è un fenomeno “classista”: riguarda tutte le categorie sociali, in quanto gli sviluppi esponenziali del sapere – sia negli ambiti delle scienze esatte che delle scienze umane – rendono velocemente obsolete le conoscenze apprese solo un anno prima.
È interessante notare che queste ricerche abbiano suscitato poca discussione sulle implicazioni sociali e politiche nelle democrazie, almeno in quelle rappresentative.
I cittadini, inevitabilmente “disinformati” sulla maggior parte delle questioni di governo, se non riconoscono di essere poco informati diventano facili prede di manipolazioni. E se decisioni e votazioni, referendarie o elettive, sono più simili al ragionamento logico che ai dibattiti sul calcio, non si può sperare in un processo decisionale razionale da parte dei cittadini, tanto meno in decisioni razionali non informate.
Diventa davvero difficile prendere decisioni consapevoli se si è inconsapevoli della propria disinformazione. Prevale invece la rassicurante certezza che il proprio giudizio sia basato su fatti e ragionamenti quando in realtà si basa su passa parola e superficialità amplificate dalle nuove tecnologie dell’informazione.
Pregiudizi subconsci, stereotipi, consuetudini e reiterazioni di messaggi rassicuranti per la loro immediata fruibilità e banalità orientano la formazione di propri “gruppi di affinità”, molto spesso autoreferenziali. Non piace sentirsi dire cose che non si vogliono sentire. Anche lo status sociale esercita un ruolo: c’è il bisogno di sentirsi in qualche modo superiori agli altri per mantenere il proprio senso di autostima.
Di conseguenza:
·   chi è più informato e dice cose complicate (che implicano fattualità scomode sebbene accurate) non piacerà a nessuno.
·   chi è meno sapiente non sfida per lo status sociale percepito ed è ben accetto quando afferma cose semplici che supportano pregiudizi diffusi e negano realtà scomode.
L’ effetto Dunning-Kruger nella nostra epoca rischia di avere magnitudo e impatti incomparabili rispetto alle epoche passate, in cui era già stato preconizzato. Con un presagio infausto per le future generazioni.
La politica, in particolare la democrazia, richiede che le persone siano coinvolte fornendo gli strumenti per la crescita personale e professionale, un sistema educativo che formi ad imparare e a reimparare per favorire l’autonomia di giudizio e l’onestà intellettuale del confronto. Perché, come diceva Karl Popper, il filosofo e politologo della Società aperta, se all’uomo razionale interessa imparare, all’uomo irrazionale interessa solamente avere ragione.
Quali gli antidoti a cui possiamo ricorrere? Certamente una buona dose di umiltà, l’impegno ad approfondire attraverso la lettura e lo studio, l’ascolto di più fonti. E soprattutto seguendo un percorso di apprendimento continuo, supportato da buoni maestri e mentori.
Come ha affermato Richard Buckmeister Fuller, uno dei più importanti innovatori del secolo scorso, "se guidassi una scuola, darei un voto mediocre a coloro che mi forniscono le risposte esatte, per essere dei buoni pappagalli; darei, invece, un voto alto a coloro che fanno un sacco di errori e me ne parlano e poi mi dicono che cosa hanno appreso da essi."
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Che ne pensate? E' o non è attuale? Rispecchia o non rispecchia la situazione? Si attaglia o non si attaglia alla nostra realtà?
Se le Vostre risposte a queste semplici domande sono affermative, non posso che lasciarVi col solito: Meditate, gente, meditate.
Gaspare Fardella

11 maggio 2020

PROVVEDIMENTI DI SOSTEGNO DELIBERATI DAL CONSIGLIO FEDERALE


Non riconoscere che il Consiglio federale abbia assunto provvedimenti significativi per affrontare l’emergenza causata dalla pandemia denoterebbe una visione faziosa ed inspiegabilmente cieca.
Non intendo perorarne l’attività bensì rilevare i provvedimenti adottati a favore del movimento ed in questo contesto non si può negare che alcune iniziative siano molto interessanti. Ciò detto voglio addentrarmi in una analisi dei provvedimenti assunti e fornire il mio contributo di idee.
Nell’ ultima riunione telematica Il consiglio federale ha deliberato:

1. Approvazione del protocollo di dettaglio per la ripresa delle attività sulla base delle linee guida del Governo;
2.   Piano degli interventi a sostegno del movimento con uno stanziamento di € 1.860.000;
3.   Ulteriore apporto con il quale sarà elargita una quota fissa per ogni società ed una quota per variabile dipendente dal numero di atleti agonisti già tesserati nella stagione agonistica 2019-2020 e che si ri-tessereranno per la stagione 2020-2021 entro il 30 novembre del c.a.
4. Nuove tabelle inerenti i contributi per le spese di trasferta, relative alla stagione 2019-2020 geograficamente decentrate;
5. Erogazione del contributo ordinario in due rate: una entro maggio c.a e l’altra entro settembre c.a.. In precedenza con altra delibera aveva incrementato il contributo ordinario da 300.000 a 500.000 e questo verrà aggiunto un ulteriore;
6.  Sempre a favore delle società, oltre al già avvenuto rimborso della quota di affiliazione 2019-2020 anche un ulteriore contributo, in via indiretta, per abbattere i costi di ri-affiliazione per la stagione 2020-2021 i quali scenderanno dai 250 € a € 5;
7.   Cambiamento della quota tesseramento per gli arbitri e per i tecnici, che passerà da € 40 a € 5 e per il dirigenti da € 48 a € 20;
8.   € 160.000 a favore per l’aumento del 50% dell’indennità di fascia.

Questi, in sintesi, i provvedimenti finanziari adottati e bisogna riconoscerne il notevole sforzo fatto, però si ha l’impressione che alle piccole società non servirà molto. Vediamo perché:

1.  Gli aiuti presuppongono la possibilità di ri-affiliare, che stando agli standard di sicurezza richiesti, hanno in pochi;
2.   la scontistica è solo per gli agonisti già tesserati l’anno scorso e considerato che la quota di tesseramento la pagano le famiglie in che modo quanto deliberato possa aiutare le società?;
3.   Molte di esse non riusciranno a riaprire la palestra e gli atleti agonisti, sempre che i loro genitori siano in grado di pagare le quote, migreranno verso quei club maggiormente strutturati, quindi i vantaggi di tale situazione andrebbero solo a questi ultimi. 
I costi per la riapertura saranno uguali per tutte le società. Se l’igienizzazione costa mediamente sui 2euro/mq, questo lo pagheranno le società con 300 iscritti come quelle con 20, ma l’incidenza sul fatturato è ben diversa.
4. A che pro stanziare 160.000€ per aumentare del 50% l’indennità di fascia? Se fosse finalizzato agli atleti non inquadrati/arruolati nei gruppi sportivi militari e paramilitari avrebbe un senso in quanto gli atleti in divisa sono già retribuiti dallo stato per svolgere la loro attività sportiva di vertice ed in questa fase non hanno perso alcun ché.
Quelle risorse potrebbero essere destinate alle società che ospitano detti atleti.
5.   Benissimo l’abbattimento delle quote di tesseramento anche per gli arbitri.

Se non fossi certo del sincero intendimento della federazione mi verrebbe da dire: “Tanto ai ricchi poco ai poveri!” Personalmente avrei proceduto con:

1. Restituzione immediata e totale delle quote di tesseramento, come già fatto per le affiliazioni;
2.    1€ per ri-affiliare la società e 1€ per tutti i tesseramenti;
3.    Contributi alle società: 1.000€ a tutte e una quota per merito senza la barriera di un tot di punti raggiunti, ovvero calcolare il totale dei punti messi insieme da tutte le società e dividere il totale dei contributi per il totale dei punti: es. 500.000 (stanziamento contributi): 100.000(totale dei punti messi insieme dalle società) si ha il contributo per ogni punto, quindi si moltiplichi questo per il numero dei punti acquisito da ogni società e si avrà un sostegno ai club secondo un principio meritocratico.

Quanto esposto non vuole essere una critica a tutti i costi, poiché, ribadisco, ritengo positivo il piano elaborato dal Consiglio direttivo, quindi quanto sopra vuole semplicemente essere una idea, un contributo, che si sottopone alla attenzione del CdF.
Ezio RINALDI


09 maggio 2020

VINCENTE E PERDENTE


Caro amico ti scrivo,
così recitava una canzone di Lucio DALLA, e lo faccio per chiarirti una volta per tutte, in modo molto semplice, cosa significhi essere perdenti. 
Non puoi essere perdente se non smetti di tentare; in una contesa bisogna saper essere sempre se stessi fornendo la migliore prestazione possibile poiché lo scopo sarà di perdere mille volte e più tempo e sforzo si impiegheranno nel perdere e più possibilità ci saranno per vincere.
Ma qual è la differenza tra un perdente ed un vincente? Potremmo fare mille ragionamenti ma la diversità fondamentale sta nel fatto che un vincente è una persona felice e soddisfatta di sé, mentre il perdente è un individuo profondamente infelice e soprattutto incapace di prendersi le sue responsabilità. Ecco, credo di averti dato alcuni elementi sui quali fare delle serie riflessioni.
Nel mio percorso sociale, professionale e sportivo credo di essermi sempre difeso da solo e non ho mai attaccato per primo, ho affrontato molteplici situazioni ed eventi. Ho avuto paura, ma non mi sono mai tirato indietro, a volte sacrificando gli affetti più cari sull'altare di principi ed idee e ne ho pagato un prezzo molto alto, ma fiero di non essere sceso a compromessi, che avrebbero minato la mia credibilità. Ho perso, certo che ho perso, ma ho anche vinto, tuttavia caro amico non è delle vittorie che voglio parlarti bensì’ delle mie sconfitte.
Ora cerco di fare mente locale e una importante me ne viene a capo, quella del 2012: elezioni per il rinnovo delle cariche elettive. Stando ai numeri non posso negare che quella fu una batosta piuttosto forte, ma come si arrivò a quel risultato? Beh, sapevo che l'impresa sarebbe stata improba ma ci provai ugualmente. Non ho mai avuto timore di perdere perché quando ho fatto qualcosa è perché ero convinto di fare bene, e soprattutto certo delle mie idee: voglia e determinazione di provarci sempre, ma con l’intento di avere rispetto per chi ho avuto di fronte, mentre nei miei confronti non sono state usate gentilezze, direi il contrario e lo posso dimostrare.
In ogni caso cercare oggi plausibili scuse o motivazioni a quella sconfitta non sarebbe nè elegante e tanto meno sportivo, quindi si, persi e fui sonoramente battuto. Però non lottavo per una poltrona bensì per un'idea, idea che non mi ha mai lasciato e per la quale il tuo santo protettore mi ha dipinto come il male oscuro della scherma. Quell’idea che perseguo ancora oggi e per la quale continuerò a battermi.
Per capire a fondo quale sia la differenza tra un vincente ed un perdente è necessario analizzare sempre cosa possa succedere in caso di insuccesso o di fallimento. Il vincente, sorprendentemente, si assume tutte le responsabilità del fallimento ed analizza che cosa sia andato storto per cercare di fare meglio la volta successiva. Ebbene da quella dura sconfitta è nata una vera resistenza, sono riuscito a tenere accesa una fiammella intorno alla quale ha preso vita un poderoso fuoco, che ha portato al risveglio di tante coscienze.
Oggi sono felice, sereno e consapevole di ciò che ho fatto, quindi mi sento un vincente.
Soprattutto, chi oggi con i numeri si sente il padrone del mondo è infelice, mi ha reso male incurabile per il suo vivere quotidiano: cos'altro potrei volere e desiderare?  
Ormai non considero più nè te né il tuo il tuo santo protettore: mi siete diventati indifferenti!
Buona vita ex, molto ex, amico: siamo mai stati veramente amici?
Ezio RINALDI

04 maggio 2020

LE PROPOSTE DI ITALIA SCHERMA VISTE DA SCARSO


“Caro Presidente Scarso, preferisco rispondere attraverso questa tribuna al tuo "comunicato informativo" in cui commenti le PROPOSTE del gruppo (anonimo?) ITALIASCHERMA.
La "proposta" è, come dice il termine un suggerimento che non può sicuramente avere valore ufficiale (anche un bambino lo capirebbe) per cui ribadirlo mi sembra superfluo, un'offesa all'intelligenza di chi legge.
"Allo stato attuale intempestiva e fuorviante"
- Perché intempestiva? I decreti ministeriali e le ordinanze regionali hanno parlato del 4 maggio come data possibile di inizio degli allenamenti degli atleti agonisticamente più importanti che abbiamo e ho visto che alcune società (di Frascati, Pisa, Livorno, per esempio) si sono organizzate autonomamente in tal senso, sia pure tra difficoltà e incertezze interpretative. Altrimenti mi sarei aspettato che la federazione che dirigi avesse dato espressamente l'indicazione di soprassedere momentaneamente.
- Fuorviante? Ma se è una proposta, un’ipotesi di lavoro, un confronto come puoi aggettivarla "fuorviante"? Ancora una PROPOSTA NON è un’informazione.
Infine la minaccia “…serissime problematiche dal punto di vista legale e assicurativo qualora si verificassero casi di contagio nelle palestre a seguito dell'adozione di misure di sicurezza non conformi a quanto decretato dalle Istituzioni”. La FIS, per chi fa scherma, dopo lo Stato, le Regioni e il CONI, è l’istituzione più importante e, secondo me, nella situazione attuale, non ha predisposto per tempo misure interpretative, protocolli e così via. Nel caso fosse stata impedita a farlo avrei preferito un prolungamento dell’interdizione all’attività sportiva.
In sintesi, caro presidente, hai reagito nel peggiore dei modi ad una presupposta provocazione, al pari di uno schermidore che, portato all’ultimo metro, non sa più che pesci prendere.”
Quello che avete appena letto è il commento di un anonimo il cui contenuto, a mio avviso meritava la prima pagina e, al tempo stresso, ho ritenuto che il comunicato di ITALIA SCHERMA, inviato agli affiliati ,sia un documento con il quale è stata illustrata soltanto una “proposta” di procedure comportamentali circa la ripresa delle attività. Con tale testimonianza gli autori non hanno inteso sostituirsi al Consiglio Federale ed al suo Presidente, bensì fornire un contributo in linea con le disposizioni governative. Capisco anche che l’iniziativa possa essere inquadrata in un aspetto provocatorio e politico, ma così non è, poiché non si possono tacciare, in maniera semplicistica, di dannosità e pericolosità tutte quelle iniziative che abbiano il solo scopo di fornire un apporto alla vita del movimento.
Caro Presidente lasciati alle spalle quella voglia di eliminare tutto ciò che non proviene dalla Tua persona, lascia che anche chi ha idee positive possa contribuire in maniera fattiva alla ripresa delle attività, secondo i protocolli del Governo. Lasciati alle spalle l’impulso di frantumare ogni iniziativa che non provenga da Te o dal Tuo gruppo, soprattutto cerca di lasciare un buon ricordo del Tuo passaggio.
Ezio RINALDI

02 maggio 2020

3 ^ PAGINA LIBERA

In questi mesi, settimane, giorni di quarantena , il blog ha continuato la sua attività, pubblicando una serie di articoli, tutti di un certo interesse.
La drammatica situazione che stiamo vivendo e l'ancor più drammatico contesto economico che ci si prospetta per l'immediato futuro, onde ottimizzare le risorse economiche ed umane per la gestione della prossima attività,

ci porta a delle riflessioni molto serie. Credo che non bisogni avere fretta, la scherma è uno sport da combattimento individuale ove il corpo a corpo, quindi il contatto con l'avversario, è una delle fasi del combattimento. Pertanto, al fine di garantire la salute degli schermidori, le precauzioni sono di assoluta priorità.  In tale contesto, e mi rivolgo sopratutto agli esperti, come organizzereste l'attività? Ovvero come fareste svolgere un assalto di scherma? Quali modifiche regolamentari e tattiche attuereste? Senza entrare nel merito della elargizione di compensi per le attuali consulenze, peraltro riconducibili esclusivamente alla gestione federale e non alle singole persone, mi piacerebbe che fosse espresso il proprio pensiero sulla eventuale riforma del settore tecnico. Sarebbe interessante l'esposizione di progetti e non critiche per questo o quello e, in buona sostanza, come i lettori organizzerebbero l'attività da quella di base a quella di vertice, passando per gli U.20 e U.23 (CT; Staff; impiego del personale dei Gruppi sportivi in divisa; distacchi, Ranking, etc).
In futuro, ad ogni specifico argomento verrà riservata una pagina libera.
Attendo fiducioso i vostri contributi.
Ezio RINALDI