25 aprile 2012

IL NONNISMO


Ritengo doveroso dare un contributo di pensiero sul fenomeno in argomento (e chi vuole intendere intenda).

La letteratura  sul fenomeno del nonnismo è particolarmente ricca e per esporla tutta ci vorrebbero pagine e pagine, quindi cercherò, per quanto possibile, di enunciare il mio pensiero in forma molto sintetica ma al tempo stesso chiaro ed efficace: spero di riuscirci.

Nell’arco della mia carriera militare ho avuto il privilegio e la fortuna di frequentare Seminari e corsi sul problema, trattando il “disadattamento giovanile –cause, effetti ed azioni di supporto psicologico e prevenzione”.

Intanto chiariamo cos’è il nonnismo: esso è  un insieme di prove dolorose e di pratiche ritualizzate, destinate a simboleggiare l’integrazione di un individuo in un gruppo sociale particolare che può essere studentesco, militare, professionistico, sportivo. Si parte da semplici atti di superiorità insulti pesanti, scherzi balordi e insensati  fino ad atti di gravità maggiore: furto, disturbo costante psicofisico  della “vittima”, atti di devastazione, persecuzione, atti denigratori e razzisti verso la vittima. Detto fenomeno, come si può capire avviene in gruppi strutturati (nell’abito sportivo negli allenamenti collegiali) in cui un elemento – “il nonno” – si identifica nel più anziano, il quale è in contrapposizione al “nipote”, cioè al novizio. Il fenomeno è ufficialmente vietato e scoraggiato, cionondimeno è stato sempre minimizzato e considerato parte del processo formativo del giovane (ERRORE!!!)

I nostri giovani, in età adolescenziale, hanno bisogno d modelli positivi, non tanto per emularli ma per comprendere il senso della vita e per prendere coscienza di cosa potrebbero divenire seguendo le proprie attitudini, con sforzo ed abnegazione: I modelli positivi sono in genere rappresentati da letterati, matematici, fisici,, medici, giuristi, pensatori e certamente anche dagli esponenti più rappresentativi dello specifico sport.

Bisogna togliersi dalla testa  che “il nonnismo è l’esuberanza giovanile”, ciò banalizzerebbe il fenomeno e lo ridurrebbe a valutazioni semplicistiche che ne minimizzerebbero la portata. Per cogliere la complessità del fenomeno è necessario avvicinarsi a problema con delle conoscenze di base: tra queste la psicologia  dell’età evolutiva.

 Mi accorgo di addentrarmi nei meandri di materie che non posso trattare in poche righe, quindi vado sull’esperienza professionale. Ad un certo punto della mia carriera, fui chiamato a Comandare la Compagnia Comando e Servizi del mio Reparto, incarico che non mi competeva poiché la mia carriera era di tipo amministrativo. In tale Compagnia generalmente confluivano i soldati destinati ai servizi di caserma ed il loro livello istruttivo culturale era appena sopra l’alfabetismo: gente abituata, nell’ambito civile, ad una serrata lotta contro la società : rapine, violenze, estorsioni etc.etc.. Pertanto gli atti di nonnismo erano all’ordine del giorno. La prima azione fu quella di presentarmi alla Compagnia con una adunata generale, successivamente cominciai a chiamare a rapporto tutti i soldati, uno per uno, cercando di capire il loro retroterra: situazione familiare e sociale. Fatto ciò posi in essere una costante azione di controllo unita ad una ristrutturazione delle camerate e dei servizi igienici al fine di consentire loro di vivere in un ambiente igienicamente sano; disciplinai la concessione di permessi serali secondo una meritocrazia: eliminai il nepotismo ed il clientelismo. I ragazzi  avevano percepito che esisteva un Comandante che guardava tutti con lo stesso occhio e dopo 4 mesi di azione di comando non si verificarono più atti di nonnismo e gli armadietti potevano essere lasciati senza lucchetto perché nessuno toccava niente. Si badi bene non avevo fatto niente di eccezionale ma semplicemente un costante lavoro giornaliero.

In  conclusione, per conoscere, comprendere e per poter incidere significativamente sul fenomeno del nonnismo sono necessarie esperienze e conoscenze dirette che nessun “esperto”  possiede, soprattutto se l’esperto non vive e lavora all’interno del gruppo. A mio avviso per combattere il fenomeno all’interno di un gruppo, non è necessario affidarsi ad esperti esterni, bensì è fondamentale coinvolgere pienamente chi vive e lavora con i ragazzi. Pertanto, nel caso di un allenamento collegiale, la presenza di Campioni, del recente passato, che con la loro esperienza possono rappresentare quel modello positivo a cui i giovani atleti dovrebbero ispirarsi, sarebbe di notevole aiuto. Questi Campioni dovrebbero seguire gli atleti stando con loro e trasmettendogli quei valori che, molto probabilmente, ogni singolo atleta ha ma che in gruppo perde. Un cane randagio da solo ha paura, in gruppo si scatena diventando molto aggressivo: recenti episodi ce lo dimostrano. A questo punto il capo branco non può e non deve essere uno del gruppo, ma il grande Campione. Un’altra cosa: spesso dopo un azione di nonnismo si tende a minimizzare cercando di far presentare le scuse per l’atto commesso, ma queste non servono se non segue il convincimento da parte dell’autore che quanto ha fatto è sbagliato. Vale la pena, qualche volta, di fare riferimento anche a proverbi che i nostri avi ci hanno tramandato e ce n’é uno napoletano che recita :”Mazz e panell fann i figli bell, pane e senza mazz fann i figli pazz”. Forse ai tempi d’oggi questo proverbio non si attaglia, ma qualche volta provare non fa male, soprattutto quando si deve gestire un gruppo.

Non c’è nulla a questo mondo che valga più della dignità. Affrontare la vita a testa alta, anche passando momenti di ristrettezze, di sconforto e anche subendo molte sconfitte, è il modo migliore per crescere, irrobustirsi ed in sostanza vivere una lunga e fruttuosa vita.

Ezio RINALDI

L'ELEFANTE E IL TOPOLINO


Qualche giorno fa sono stato messo al corrente che a Napoli, dove si è svolta una prova di Gran Prix, un Dirigente Federale avvicinando un tesserato pare gli abbia detto:” RINALDI è venuto nella tua città ed in particolar modo ha fatto visita al tuo club: ha già iniziato la campagna elettorale”. Che cosa dire? Quale commento si può fare?

Una volta scrissi al Presidente federale una lettera nella quale affermavo:

 ” Cos’è la libertà, caro Giorgio? La libertà è la consapevolezza di poter dire e fare ciò che sentiamo dentro di noi, avendo coscienza che intorno ci sono altre persone che hanno i nostri stessi diritti e doveri. La libertà personale sta nell’incontrare l’altro anche se diverso o nemico: la grandezza dell’arcobaleno sta nei suoi colori che messi insieme lo formano. Quindi l’unità attraverso la diversità. Non è chiudendo le porte che si ottiene la pace. Questa è modellata sulla tolleranza, libertà e soprattutto sulla ricerca di momenti di incontro, di scambio, anche con le persone che non ci stanno a cuore. Questo dovrebbe essere lo spirito sportivo: sinceramente è il mio. Invece, al contrario, la chiusura al prossimo o a quello che viene giudicato il nemico porta incondizionatamente ad un impoverimento, innanzitutto umano ma anche sociale”.

Io sono un uomo libero, nel rispetto della libertà altrui e non mi sono mai sognato di tacitare qualcuno, fare minacce esplicite o velate: il dirigente in questione, che era presente alla manifestazione a spese federali, mentre il sottoscritto frequenta il mondo della scherma a spese personali, avrebbe dovuto tenere un atteggiamento consono alla carica rivestita e rispettare i tesserati anche quanto questi divergono dalla linee di pensiero federali.

Ormai sono avvezzo a certi comportamenti e quindi non mi meraviglio più di tanto e chiedere rispetto ai sordi non avrebbe senso.

Il messaggio al tesserato, a mio avviso , aveva questo tenore: ” guarda, siamo a conoscenza delle tue frequentazioni, quindi stai attento”. Non c’è stata una minaccia esplicita, bensì velata, nascosta e questo la dice lunga su chi ci governa; guai a parlare o peggio ancora a frequentare i dissidenti. Questi signori di democrazia non sanno niente o forse lo sanno benissimo ma avendone paura cercano di limitarla, al fine di non perdere il potere.

Ma si rendono conto della loro piccolezza? RINALDI è un uomo solo e nemmeno al Comando, quali pericoli può, quindi, rappresentare per il colosso federale? E’ proprio vero l’Elefante ha paura del Topolino. Se le cose stanno così agli affiliati, ai tesserati dico:” SVEGLIATEVI” il potere è vostro, siete voi che determinate l’ascesa o la caduta degli Dei.

Ezio RINALDI


23 aprile 2012

QUOTE DI ISCRIZIONE ALLE GARE


Ho ricevuto privatamente la seguente e-mail:

“Caro Consigliere desidero conoscere il tuo parere ed eventualmente quello di altri in merito alle iscrizioni a partecipazioni a gare ufficiali della F.I.S. La Federazione chiede una tassa d'iscrizione di € 15 a tutti gli atleti che desiderano partecipare alle competizioni del calendario ufficiale F I:S , la mancata partecipazione deve essere segnalata 24 ore prima dell'evento in mancanza di ciò la società di appartenenza dell'atleta verrà multata . Come mai se la segnalazione avviene nei tempi previsti la Federazione non rimborsa l'iscrizione versata? non ritiene che si possa ipotizzare il reato di appropriazione indebita?”
Spadino

Rispondo volentieri, pubblicando il tutto in prima pagina.

In linea di principio sono d’accordo con quanto posto in evidenza. Condivido quindi la perplessità circa l’incameramento da parte FIS della quota di iscrizione, anche in presenza di una disdetta formulata nei tempi previsti dalla normativa.

L’art. 4 del Regolamento per lo svolgimento dell’attività agonistica è molto chiaro in proposito, pertanto oggi non è possibile fare nessuna recriminazione. Detto Regolamento viene approvato dal CDF ogni anno e prima dell’inizio della stagione agonistica viene inviato alle società: è in quel periodo che bisogna rappresentare alla FIS che la normativa, così come formulata, non va bene. In mancanza di contestazioni l’appropriazione indebita non può essere rivendicata. Sarebbe interessante però conoscere il parere di un giurista: mi farò carico di interpellarne qualcuno e poi ne pubblicherò il pensiero. Ciò detto, fosse per me, una volta stabilite le condizioni per l’iscrizione alle gare, ivi comprese le penalità, la restituzione delle quote di iscrizione sarebbe un atto dovuto.

Concludendo, a luglio, quando la FIS emanerà il nuovo calendario gare con annesse le disposizioni per la partecipazione degli atleti, le società dovranno, qualora si verifichino i presupposti, contestare alla Federazione la normativa, in caso contrario non sarà possibile presentare rimostranze o reclami a stagione iniziata.

Ezio RINALDI

20 aprile 2012

INNO NAZIONALE

Egr. Sig. MESSINA,
pubblico volentieri le Sue riflessioni sull'argomento, certo che se la Dirigenza F.I.S. le leggeranno porranno in essere iniziative atte a sensibilizzare Dirigenti, Maestri ed Atleti sull'attegiamento da assumere in occasdione deell'intonazione dell'Inno Nazionale.
Cordiali saluti RINALDI


Gent.mo Consigliere
E’ la prima volta che scrivo sul suo blog e non posso che farLe i miei complimenti per la piacevole  iniziativa. Sicuramente vanno fatti i plausi a tutti coloro che cercano lo scambio di idee e opinioni, anche se diverse, con il fine di migliorarsi e crescere sia come persone chè nell’interesse del movimento sportivo.

Anche lo strumento che Lei ha scelto mi sembra il più adatto e conforme ai tempi in cui viviamo caratterizzati da una  frenesia di fondo.
A parte questo, che mi sembrava doveroso rappresentarLe, volevo sottoporre alla Sua attenzione e a quella degli amici che ci leggono una situazione che ha attirato la mia attenzione durante la gara di Belluno  cui ho partecipato in qualità di genitore di un’atleta.

Vengo ai fatti:
Come ben Lei sa all’inizio di ogni giornata sportiva, nei luoghi di gara, viene intonato l’Inno di Mameli, sulle prime note dell’Inno tutti gli atleti, tecnici, ufficiali di gara ed il pubblico presente dovrebbero assumere un comportamento consono alla solennità del momento. Tralasciando il pubblico  ho notato tra alcuni “addetti ai lavori” un comportamento a dir poco “confusionario”, in particolare ciascuno assumeva una “posizione” autonoma e in qualche caso non  rispettosa; nella fattispecie  molti tra gli atleti, i tecnici, e ufficiali di gara aspettavano la fine dell’Inno in condotte a dir poco fuori luogo ( chi a braccia conserte, parlando o impugnando le armi come fossero un mazzo di fiori ).

Ho voluto documentarmi sull’argomento e l’ho fatto attraverso il sito del Ministero della Difesa, dal quale ho raccolto molte informazioni. Nella fattispecie viene evidenziato che sia nella società civile che in quella militare,  tutti coloro che impugnano un’arma durante l’Inno nazionale hanno l’obbligo di “presentare le armi” e questo si fa in un solo modo; nel caso di armi bianche  si procede con i piedi congiunti, il braccio che impugna l’arma leggermente parallelo al corpo verso il basso, con  la lama, che a partire dall’elsa, si allontana dal corpo di circa 60 gradi.
Mentre per chi non impugna un arma l’atteggiamento più consono, a mio avviso,  sarebbe quello di assumere la posizione con i piedi uniti intonando l’inno ( a fattor comune) e/o con la mano destra sul cuore.

Senza fare pericolosi parallelismi con altri sport volevo sottolineare che nel  nostro sport, che molti considerano a ragion veduta un’arte, questi concetti dovrebbero essere particolarmente sentiti da tutti; il movimento si distingue dagli altri sicuramente per la signorilità del comportamento,  l’eleganza del tratto,  quel senso di bellezza ed estetica che avvolge l’intera manifestazione, la fierezza  nell’impugnare un’arma e soprattutto la consapevolezza di far parte di un sport dalle antichissime tradizioni dove sono imperanti il senso del dovere della disciplina e della correttezza.
Queste attenzioni, seppur minimali, potrebbero, nel nostro piccolo, contribuire ad accrescere nei  nostri ragazzi il concetto di Patria ed il senso di appartenenza ad una Nazione che più volte il Presidente della Repubblica ha richiamato.

Queste ragioni mi  inducono a chiederLe se gli Organi Federali abbiano  fornito opportuni suggerimenti/indicazioni agli atleti, tecnici e società per rendere dignitosa e maggiormente sentita la partecipazione degli addetti ai lavori all’esecuzione dell’Inno dando la giusta solennità al momento.
Grato del Suo autorevole parere formulo cordiali saluti a tutti.

Antonio Messina

17 aprile 2012

UN PO’ PIU’ DI VERITA’ AIUTA

Dal sito federale
9/4/2012 - 9:30
ROMA - Nove giorni e undici medaglie. E' la sintesi numerica della spedizione azzurra ai Campionati del Mondo Cadetti e Giovani 2012 svoltisi a Mosca. La delegazione italiana lascia la Russia con la vittoria della classifica per Nazioni, stilata in base ai piazzamenti di tutti gli atleti, e con undici medaglie, di cui due d'oro, cinque d'argento e quattro di bronzo.
A conquistare il titolo di campioni del Mondo, sono state Alice Volpi, nella prova di fioretto femminile Giovani e, la stessa Volpi, assieme a Camilla Mancini, Beatrice Monaco ed Olga Rachele Calissi nella prova a squadra di fioretto femminile Giovani.
La medaglia d'argento è andata invece al collo di Francesco Ingargiola nel fioretto maschile Cadetti, Caterina Navarria nella sciabola femminile Giovani, Camilla Mancini nel fioretto femminile Giovani, Daniele Garozzo nel fioretto maschile Giovani e la Nazionale di spada maschile Giovani.
Erica Cipressa (fioretto femminile Cadetti), Beatrice Monaco (fioretto femminile Giovani), Martina Petraglia (sciabola femminile Giovani) ed i quattro componenti della Nazionale di fioretto maschile Giovani, portano a casa invece la medaglia di bronzo.
L'Italia ribadisce dunque, anche in campo giovanile, quanto già espresso sulle pedane internazionali nell'ambito delle prove di Coppa del Mondo di categoria, delle varie specialità. La testimonianza della caratura di tutti gli atleti che sono saliti sulle pedane moscovite, arriva dalla vittoria della classifica per Nazioni. “Non è un dato da sottovalutare, anzi tutt'altro - è il commento del Presidente della Federazione Italiana Scherma, Giorgio Scarso -. Il successo nella classifica che tiene conto di tutti i piazzamenti, attesta come al di là delle medaglie, i nostri atleti si siano rivelati competitivi in ogni gara, concludendo le gare in posizioni di classifica che hanno portato punti preziosi per la vittoria di questa speciale graduatoria”.
Tornare a casa con undici medaglie è un buon risultato - aggiunge il Capodelegazione, Andrea Cipressa -. Ci si attendeva qualcosa in più e probabilmente abbiamo anche sciupato qualche occasione in cui potevamo salire sul podio. Ciò che è importante è che comunque, si sia ribadito in ambito internazionale il valore dei nostri atleti che rappresentano il futuro della scherma italiana. Competizioni come queste, infatti, non servono per raccogliere quanto seminato, quanto per avere uno sguardo di prospettiva a medio e lungo termine. Alla luce di questi risultati, possiamo quindi dirci più che fiduciosi

MEDAGLIERE AZZURRO
Totale:       2       oro,   5       argento,     4       bronzo
Cadetti:      1                        argento,     1       bronzo
Giovani:     1       oro,   4       argento,     3       bronzo

Classifica per Nazioni

ITALIA:      382   pt.
Russia:      358   pt.
Stati Uniti: 264   pt.

Questo il commento federale alla spedizione.

Ho voluto riportare integralmente quanto pubblicato sul sito federale in merito ai risultati del recenti Campionati Mondiali Cadetti e Giovani di Mosca, perché così come li ha presentati il sito F.I.S:, sembrerebbe un trionfo, ma ad una analisi più attenta emergono defaillance in alcuni settori.

Intanto diamo merito al Fioretto Maschile e femminile che ha conquistato ben 8 medaglie, cioè oltre  il 72,72% del totale. Qualcosina ha preso il settore sciabola con 2 medaglie, cioè il 18,18%; mentre il settore spada 1 medaglia, cioè il 9,09%.

Il sito federale parla di vittoria nella classifica per nazioni ma quel che conta è il medagliere finale e questo non è stato pubblicato.

L’analisi non vuole accusare o penalizzare il lavoro dei nostri encomiabili maestri, perché se l’Italia è ancora una potenza mondiale lo si deve a loro ed agli atleti che allenano; tuttavia una riflessione la si deve fare ed io ci provo: certamente nella programmazione dell’attività di settore non tutto ha funzionato a dovere e quindi vogliamo dirci che due settori su tre zoppicano? E sotto questo aspetto il lavoro federale quanto ha ancora inciso? E se questa è la prospettiva, siamo sicuri di un roseo futuro?

Andando a Cassino mi sono imbattuto in alcuni Dirigenti societari, che mi hanno espresso svariate considerazioni sull’attività agonistica.

Detti Dirigenti ritengono che i moltissimi impegni sostenuti dei Cadetti a livello nazionale, con il relativo stress per conseguire la agognata convocazione a gare internazionali, fanno sì, che i giovani atleti giungano all’appuntamento mondiale “spremuti come limoni”. Tale considerazione, sembra, sia stata espressa anche da qualche maestro di staff.

Essi ritengono che una programmazione più consona potrebbe portare i Commissari d’Arma ad individuare con largo anticipo i probabili  cinque cadetti e Giovani, possibili “Azzurri”, affinché venga evitato loro lo stress da aspettative.

Affermano che i Cadetti ed i Giovani, specialmente nella sciabola, andrebbero convocati più spesso agli allenamenti collegiali degli Assoluti e magari, due o tre a turno, portati in gare di Coppa del Mondo Assolute, al fine di fare una adeguata esperienza internazionale. Peraltro nella sciabola, sia maschile che femminile, propongono un ringiovanimento, affinché possano essere offerte ai giovani emergenti quelle possibilità che inevitabilmente, in presenza di convocazioni di atleti che hanno ormai dato tutto quello che avevano negli ultimi anni,  verrebbero negate. Fare nomi è antipatico e quindi non ne hanno fatti, però ci vuole poco per capire a quali si riferiscono.

Altro argomento molto sentito è quello arbitrale in quanto viene ritenuto che i nostri ragazzi durante le gare internazionali siano poco tutelati e l’idea che sta prendendo piede e che il settore arbitrale internazionale ci abbia preso un po’ di mira.

Hanno espresso considerazioni sulla situazione economica europea ed in particolare italiana, lamentando che molti nostri club hanno scarse risorse finanziarie, per cui non è loro possibile programmare una attività consona alla crisi economica in atto e vorrebbero che fosse ridotta, magari tornando per un triennio ad una sola prova unica dei Campionati Italiani Cadetti Giovani ed assoluti e  con le economie effettuate potrebbero essere organizzati più allenamenti collegiali, finalizzati ad una attività internazionale mirata, per la crescita dei giovani.

Personalmente ritengo che una rivisitazione in termini programmatici vada assolutamente fatta, a salvaguardia di un lavoro di base che maestri ed atleti svolgono durante tutto l’anno. Ma capisco anche che un riesame dell’attività agonistica comporterebbe un riforma un po’ complessa. che questa dirigenza non ha nessuna voglia di attuare. Una modifica dello svolgimento dei campionati non significa abiurare quanto finora fatto, perché l’esigenza non è dettata da questioni politiche o personali ma semplicemente dalla congiuntura attuale.

Non so se quanto espresso possa essere realizzato, comunque sono proposte che andrebbero vagliate con attenzione.

Nel settore tecnico vengono impegnate pesanti risorse economiche che evidentemente non soddisfano pienamente le varie esigenze e non è detto poi che una grande quantità di denaro possa risolvere i tutti problemi che i settori affrontano nell’arco di una stagione agonistica. Pertanto non è presentando la verità in modo parzialmente diverso dalla realtà che si possa porre rimedio ad una situazione, in questo momento, deficitaria.

Varrebbe la pena forse ascoltare un po’ di più i tecnici che giornalmente lavorano con gli atleti, perché essi conoscono i ragazzi forse meglio dei loro genitori ed hanno realmente il polso della situazione.

Non ho voluto riportare quanto sopra per cavalcare un malessere ormai palese, ne mi ergo a depositario della verità ne tantomeno a professore sotuttomi, bensi, come sempre, voglio dare un contributo di incitamento e sostenitivo di un miglioramento del settore tecnico federale.

A conclusione del mio contributo, riporto il medagliere dell’Italia ai Campionati del Mondo di Mosca:

MEDAGLIERE

NAZIONE
ORO
ARGENTO
BRONZO
TOTALE

Russia
5
2
6
13

Corea
3

3
6

Italia
2
5
4
11

Israele
2


2

USA
1
4
7
12

Francia
1


1

Singapore
1


1

Japain
1


1

Cina

2
3
5

Ungheria

2
2
4













In dettaglio le medaglie sono state vinte da:

·                 VOLPI                        Alice   -          oro      F.F.  - Giovani;
·                 Squadra                                              oro      F.F.  - Giovani;
·                 MANCINI                  Camilla           arg.      F.F.  - Giovani;
·                 GAROZZO                 Daniele           arg.      F.M. - Giovani;
·                 NAVARRIA               Caterina          arg.      Sc.F. - Giovani;
·                 Squadra                                               arg..     Sp.M.-Giovani;
·                 Squadra                                              bro.     F,M, - Giovani;
·                 MONACO                  Beatrice          bro.     F.F.  - Giovani;
·                 PETRAGLIA              Martina           bro.     Sc.F.- Giovani;
·                 INGARGIOLA Francesco                 arg. -   F.M. - Cadetti;
·                 CIPRESSA                 Erica               bro      F.F. - Cadetti.

A tutti gli atleti partecipanti al mondiale il mio personale grazie per l’impegno profuso, ai vincitori di medaglie un fortissimo abbraccio.

Ezio RINALDI


07 aprile 2012

AUGURI

A tutti i credenti del mondo della Scherma, affettuosi e sinceri auguri di Buona Pasqua. Ai non credenti ed a chi professa altre religioni, Buone vacanze.
Ezio RINALDI

02 aprile 2012


CONTINUIAMO A FARE CHIAREZZA

Oggi sono stato a Sabaudia, cittadina del basso Lazio in provincia di Latina, ove era in programma una gara a squadre di spada per le categorie del GPG. Ho avuto modo di scambiare quattro chiacchiere con alcuni Presidenti presenti sul luogo. Ciò che mi ha colpito è stata la voglia di dire e non dire per poi mettermi in guardia su una eventuale, ed aggiungo io possibile, sconfitta in una ipotetica corsa alla presidenza. Allora chiariamo subito le cose: all’indomani del mio comunicato con il quale informavo gli affiliati delle mie dimissioni dalla carica di Consigliere, ho ricevuto, in forma privata, cioè sulla mia posta elettronica e sul mio telefonino, sollecitazioni a prevedere una candidatura  alla presidenza FIS, alternativa a quella attuale.

Non mi sono buttato, lancia in resta, in una corsa che non avrebbe senso, soprattutto perché prematura, ma ho voluto verificare la effettiva voglia di cambiamento e devo dire che tale esigenza è avvertita più di quanto potessi immaginare. Ciò non autorizza ne il sottoscritto ne altre persone a fare voli pindarici per il raggiungimento di un fantasioso  traguardo. Infatti ho pregato i vari latori di sms e e-mail di indicare un nominativo credibile che possa concorrere, con possibilità di successo, alla carica di Presidente FIS, dando la mia disponibilità a collaborare, senza per questo pretendere prebende.

Ad alcuni Amici ho esternato le mie considerazioni sul momento attuale affermando che : se è vero che si avverte l’esigenza di un cambiamento è altrettanto vero che la stragrande maggioranza degli affiliati ha difficoltà a manifestare il proprio pensiero, per paura di ritorsioni o proscrizioni da parte dell’attuale dirigenza. Come dar loro torto visto che in occasione dell’Assemblea di Ravenna nel momento in cui c’è stata la votazione palese per il voto segreto, il Presidente si è alzato dalla sedia ed ha visto e registrato chi erano quegli sconsiderati che avevano avuto l’ardire di alzare la mano e vi posso assicurare che se li è contati tutti, al punto che ha detto al sottoscritto che Le Marche e 32 società del Lazio avevano osato tanto.

Chiunque avrà il coraggio di candidarsi in alternativa  all’attuale presidente, dovrà superare lo scoglio della presentazione della candidatura e l’idea che mi sono fatto è che superato tale ostacolo tutto diventerà maledettamente complicato per il massimo dirigente in carica.

Concludo dicendo che la mia esposizione non dipende dal sottoscritto e quindi non posso dire di concorrere per una qualsivoglia carica, ma, come ho già scritto in altri miei articoli, do la mia disponibilità a sostenere un cambiamento, che come prima accennato, è avvertito come una esigenza vera e non di facciata.

Mi farà sempre piacere ricevere, anche e soltanto in forma privata, il vostro pensiero attraverso gli sms e le e-mail.

Colgo l’occasione per formulare a tutti voi ed alle vostre famiglie fervidi voti augurali per la prossima festività.

Ezio RINALDI

Roma 31 marzo 2012