Mi scrive in un italiano tradotto
alla bell’emeglio con google translator (e che io ho corretto per renderlo più
comprensibile) un anonimo John Smith che dice: “Siete gli unici che parlano
di scherma in campo internazionale e dovreste parlare della modifica delle
maschere di scherma. È un business inaccettabile e la modifica non serve a
nulla”. L’anonimo va avanti con altre notizie che non vi sto a dire e poi
aggiunge: “deve sapere che la richiesta di modificare le maschere, non parte
dalla commissione SEMI, ma è stata proposta all’Assemblea della FIE dal
Comitato Esecutivo”. In genere non accolgo notizie anonime, specie se arrivano
da miserabili gole profonde cui non presto volentieri l’orecchio. Personalmente,
anche come piccolo operatore della scherma, questa faccenda delle maschere mi
ha colpito abbastanza e desideravo dire la mia in proposito. Come molti oramai
sapranno, dal 1° settembre 2018, tutti gli schermitori italiani dovranno
conformarsi alla nuova direttiva sulle maschere, in quanto tutte dovranno avere
l’elastico dietro la nuca secondo le nuove richieste FIE. Dal punto di vista
della sicurezza, nulla da eccepire, anzi, viene da pensare come mai non ci
avessero pensato prima. Alcuni hanno anche tirato un sospiro di sollievo, come
se prima le maschere non fossero sicure o avessero una lacuna in termini di
sicurezza che adesso è colmata da questo aggiornamento. Sempre il fantomatico
John Smith, dice: “la commissione SEMI (quella che si occupa di verificare
la perfomance di ogni materiale schermistico, in termini di resistenza,
efficacia e sicurezza dell’atleta ndr), dopo la proposta, ha fatto le sue
verifiche e non ha trovato né miglioramenti né peggioramenti in termini di
sicurezza e ha deciso di fare la modifica solo su pressioni politiche”.
Anche questa cosa, cari lettori mi pare piuttosto grave, e non so se sia vera,
perciò ritengo sia completamente da verificare, perché vorrebbe dire che dalla
proposta ai fatti, la strada è breve, in quanto passa tutto per una alzata di
mano democratica o meno, gestita in maniera più o meno “bulgara”. Qualcuno, fra
le persone che ho interpellato personalmente, mi dice che i fili che muovono le
mani da alzare in FIE, provengono tutte da una direzione sola. Voi capirete che
il mondo della scherma è piccolo e i conti, politicamente parlando, presto si
fanno, ma lascio al lettore ogni congettura, a valle di altre considerazioni
che sono emerse, a valle di altre piccole scoperte, tanto piccole ma che
brillano come diamanti.
La prima. All’indomani del
comunicato ufficiale FIE del 19 dicembre 2017, viene detto che i seguenti
produttori di maschere hanno un nuovo sistema di aggancio approvato dalla
commissione SEMI:
ALLSTAR
AMERICAN FENCING GEAR (AF)
FWF (System with press fastners)
LEON PAUL (both system, traditional and contour
fit)
NEGRINI
PBT (System with press fastners)
PRIEUR
UHLMANN
Tutte le altre maschere prodotte,
non hanno un sistema di fastneraggio (elastico dietro la nuca) approvato. Tanto
per essere chiari, per ora gli elastici delle ditte: Wuxi, Gajardoni/Lajolo,
STM e altri che non saprei dire, non sono validi, quindi le maschere non sono
valide per attività internazionali, cioè FIE.
Ne desumiamo che ognuna di queste
aziende produttrici conosceva da tempo l’evolversi della faccenda e
probabilmente sapeva bene quali sviluppi avrebbe avuto la cosa, cioè che le
nuove maschere avrebbero dovuto avere un nuovo sistema di aggancio alla testa e
lo stavano sviluppando con la commissione SEMI. Va da sé che le singole federazioni
avrebbero poi dovuto ratificare il provvedimento nei loro territori di azione
nazionale. Ovviamente le norme FIE vengono imposte per le gare internazionali,
con decorrenza quasi immediata, con la conseguenza che tutti gli atleti dalle
nazionali maggiori a quelle minori debbano mettersi in regola al più presto. Si
tratta di una cifra che si aggira fra uno e due migliaia,. Una cifra
relativamente bassa, benchè il business si aggiri dai 140.000 ai 280.000euro,
considerato che l’atleta internazionale compri per sua sicurezza una maschera
nuova. Ma veniamo agli atleti di casa.
I produttori di maschere,
interrogati sulla questione, hanno risposto onestamente: “conoscevamo la
situazione, ma non ipotizzavamo minimamente quando la FIS avrebbe adottato il
provvedimento e soprattutto da quale data farlo decorrere”. Infatti non
appena il provvedimento federale (n°2/18) ha ratificato il provvedimento, la
scherma italiana ha conosciuto i suoi tempi, e cioè che dal 1° settembre 2018
ogni maschera in gara dovrà essere conforme alla nuova normativa FIE. Anche in
questo caso facciamo due conti.
Stiamo parlando di ucerto
numero di schermitori agonisti effettivi, che potrebbe aggirarsi, se partiamo
dalla categoria GPG ai Master in circa 3.000 atleti (centinaio più centinaio
meno). Se tutti cambiassero la maschera il business globale è di circa
400.000euro (costo medio di una maschera circa 140euro). Al contrario, se si
vorrà adeguare la maschera con l’apposito kit, in vendita dai singoli
produttori, allora la cifra scende di molto, parliamo di non più di 30/40euro
(materiale più lavoro), ovvero circa 100.000/120.000euro (solo l’Italia!).
Senza parlare dell’ingolfamento delle lavorazioni. Proviamo allora a fare delle
congetture.
Il documento FIE impone che
l’elastico sia posto non più all’altezza di un tempo, ma in un punto più basso
di circa 3-4 cm, per essere più aderente ed evitare alzamento della maschera
quando si alza la testa, scoprendo la gola in maniera pericolosa, così anche lo
sfilaggio dalla testa, semmai l’atleta la abbassasse durante una azione che pur
ogni tanto accade. Anche questa è una evenienza pericolosissima che va evitata
migliorando la maschera e le sue parti. Entrambe le cose, non mi pare siano mai
avvenute, né in campo nazionale né in quello internazionale, e possiamo dirci
fortunati, ma dobbiamo dire anche che la statistica è dalla parte delle
maschere attuali, (scusate se insisto, pur essendo, per lavoro, un esperto di
sicurezza, secondo le normative italiane Dlg 81/2008, faccio solo dei conti nudi
e crudi, che in fondo sono le uniche cose che contano). Ovviamente come tutti i
DPI (Dispositivi di Protezione Individuali) devono essere tutti in buono stato
e ben manutenzionati, non devono presentare rotture, lacerazioni, consunzioni,
modifiche e usure che ne impediscano la buona resa, pertanto, le divise non
devono avere strappi o altro che ne alterino la performance, i guanti non
devono avere buchi e infine le maschere non devono essere arrugginite, devono
avere le maglie integre e sempre ovviamente l’elastico dietro la nuca, deve
essere performante, non deve essere troppo lasco, per aderire bene alla testa e
restare ben ancorato ai lati, cioè il velcro deve tenere bene e non deve avere
perso la sua capacità adesiva.
Alla luce di tutto questo ci
chiediamo se in Francia che ha numeri che sono 10 volte superiori all’Italia,
abbiano adottato il provvedimento con medesima velocità che in Italia, e se sì
da che data comincia e così la Germania. Poi proviamo a figurarci il lavorìo
dei produttori, presso i quali arriveranno migliaia di maschere fra gennaio e
settembre e dovendo mettere le mani su ognuna di esse, con quale tempistica
riusciranno a stare nei tempi. È solo business o principalmente indefesso zelo
per la sicurezza? E poi, se, come dice John Smith, è vero che quelli che
muovono i fili nella stanza dei bottoni della FIE sono pochi, anzi pochissimi,
anzi c’è chi dice che sia uno solo, come se fosse una sorta di regno
incontrastato di un certo gruppetto di persone, ci chiediamo che peso o ruolo
abbia l’Italia, che guarda il mondo da un’altura di medaglie che
metaforicamente sembra superare l’Everest. Se in confronto con le altre nazioni
l’Italia ha adottato per prima o fra le prime questa richiesta, le
considerazioni sono di altra natura e personalmente sono imbarazzato a ogni
infinito pensiero che mi sovviene, nel quale naufragar non m’è per nulla dolce.
Fabrizio Orsini
Alla pari delle lame 'rubate' agli atleti a Ravenna, questa manovra ha del ridicolo. Se scoprite che per sicurezza la fascia non va bene, perché dare tempo fino a settembre. Cosa significa che abbiamo rischiato infortuni, gravi considerando trattasi della testa, fino ad ora e continuiamo. Più o meno come dire: abbiamo scoperto che un ponte è pericolo però lo chiudiamo a settembre, sperando che non cada prima. Ma state fuori?
RispondiEliminaScartate un guanto per un buchino sul pollice e poi per le maschere, considerate pericolose, aspettiamo settembre? E le spade non modificate ma ridotte, invece le sequestrate.
Mi chiedo se si ritiene ci fossero maschere pericolose, perché non levare l'omologazione a loro invece di colpire nel mucchio a scapito delle tasche degli atleti? Mi direte sono scelte della FIE, ma noi con tante MIGLIA accumulate e tante MANI strette con PAESI dalla dubbia morale, manco riusciamo ad imporci al Congresso FIE e pure il sito FIS ci annuncia di avere tanti esponenti nelle commissioni FIE manco fossimo una superpotenza.
A livello italiano invece, dopo le pubblicazioni di PiazzaScherma, la circolare 1 della SEMI fa riferimento al regolamento internazionale sulla modifica dei materiali omologati. Ok mi sta bene ma forse dovremmo controllare anche divise ed altro, ma comunque la circolare non fa riferimento certo alle lame 80/78 visto che le stesse non sono OMOLOGATE FIE e quindi per la FIE già si starebbe lavorando fuori regolamento con lame che non esistono. Stesso dicasi per le divise 350NW. Allora 'rubare' le lame fatte accorciare di 2 centimetri nel codolo, cioè una parte non pericolosa o rischiosa se non per il portafoglio dell'atleta, che senso ha?
Ma...
Ovviamente nessuna risposta da chi di 'miglia' ne fa tante!
EliminaCiclicamente salta fuori qualche piccola, e non determinante, modifica che dietro alla facciata della sicurezza fa sempre sorgere il dubbio che si nascondano solo mere manovre commerciali. Ricordiamoci che tra i maggiori sponsor di ogni federazione, ovviamente, ci sono i produttori e rivenditori di materiale, che giustamente chiedono anche maggiori spazi di vendita.
RispondiEliminaPochi anni fa fu la geniale scoperta della mancanza della sigla CE sulle divise a scatenare le polemiche. Pur sapendo che CE è un marchio europeo, che ha nel resto del mondo omologhi marchi di eguale dignità, furono messe al bando tutte le divise che non avevano questa sigla nella toppa identificativa.
Anche allora ci si nascose dietro al dito della "sicurezza", ma ricordo bene all'autodromo di Adria gli scatoloni per la raccolta del materiale non più utilizzabile da mandare in Africa, e mi ricordo anche quando fermando un allora membro della commissione SEMI e facendogli notare l'incongruenza della cosa: "ma come per gli italiani sono materiali pericolosi mentre gli africani possono utilizzarli? e se si fanno male?", e lui non senza un po' di imbarazzo mi disse che in realtà di voleva evitare di creare un mercato dell'usato che diventasse preponderante rispetto all'acquisto di materiale nuovo.
Oggi mi pare che siamo nuovamente sullo stesso punto, e voglio vedere se anche questa volta avranno il coraggio di promuovere una raccolta di pericoloso materiale da mandare a chi evidetemente ci si può ammazzare senza provocare nessuno scrupolo morale. Come quando si raccoglievano i medicinali scaduti per mandarli nei paesi del terzo mondo.
Chi verrà colpito saranno per primi gli schermitori, specie quelli che hanno la maschera nuova fiammante, magari acquistata come regalo di Natale, ma ancora di più quelle società che hanno investito in materiale da noleggiare ai propri soci, quelli che avvicinandosi alla scherma hanno bisogno di essere aiutati a convicersi che si può fare, che non è così caro come si pensa. Bella mazzata per le società, decine di maschere da fare ricondizionare, ed entro settembre non solo per la scandenza, ma anche perchè l'attività ricomincia e non la possono far fare senza maschera.
Ma non sono le uniche incongruenze che si riflettono negativamente sulle tasche degli schermitori. Io da anni cerco una spiegazione plausibile al mistero delle lame di fioretto.
Spiego meglio: un Ragazzo/Allievo di spada può utilizzare lame "normali" da 85cm, cioè a basso (se non bassissimo) costo, un fiorettista della medesima categoria deve invece utilizzare lame FIE da 90cm, manco avesse da fare gare di Coppa del Mondo a 12 anni.
Negli anni sono riuscito ad ottenere qualche risposta, tra le quali cito le più divertenti:
a) "Per una questione di sicurezza": capito!! I fiorettisti essendo meno vanno protetti, mentre gli spadisti essendo tanti di più se qualcuno resta secco non è un gran danno!!
b) "Per una questione di didattica": malignamente ho pensato che visti i risultati abbiamo che i fiorettisti sono più bravi perchè ce l'hanno più lunga. E poi mi raccontano sta favoletta che le dimensioni non contano!!
c) "Oramai è così da anni": ma poteva anche essere "perchè drinchedrinche ndrà", oppure anche "per questo, questo e quest'altro motivo", ed il sempre attuale "non ti dico niente faccia di serpente"
Intanto che si cerca una motivazione, i genitori continuano a spendere e noi continuiamo a non sapere che dire.
Aspettiamo con fremente attesa la prossima disposizione, intanto continuiamo a tirare fuori soldi.
Ho chiesto, alla gara di Terni, nei vari stand di vendita materiale, dei kit di adeguamento maschere. Ho una piccola sala è molto materiale di seconda mano, quindi vari marchi. Dalla piccola indagine di mercato che ho condotto emerge quasi un “cartello” dei venditori che fanno spallucce e dichiarano di non sapere nulla della genesi di questa ennesima fesseria. Comunque oggi il mio problema, credo sia anche di altri a giudicare dalle chiacchiere che ho fatto con i colleghi, sta in questo: ai genitori che hanno acquistato materiale nuovo ad inizio anno oggi, quello stesso materiale costerà dai 20€ ai 40€ Per un aggiornamento “minore” visto che potendo essere procrastinato non è certo riconducibile ad un rischio reale e presente. Ora mi chiedo se i regolamenti FIE sono obbligatoriamente applicabili oppure se ciascuno federazione possa decidere quali applicare e quali no (alla luce anche delle lame accorciate ad esempio). Perché, se fosse possibile rimandarne l’applicazione o posteciparla, si potevano invitare i produttori a commercializzare i prodotti conformi da una certa data fino ad un periodo di almeno un anno sportivo intero e poi, affiancando una sorta di “rottamazione” ad una campagna di aggiornamento gratuito almeno per alcuni prodotti rientranti nei due anni di garanzia del produttore. Certo tanto si poteva pensare e proporre nell’interesse degli stakeholder. Il ventaglio di opzioni e i tempi sono stati, invece, dettati in base alle esigenze di chi? Non dei club (e quindi i rappresentati dei club dove erano quando si discuteva di questo è dove sono ora); non dei tecnici (stessa domanda: dove erano e dove sono oggi i rappresentanti dei tecnici); non degli atleti (idem: dove sono i rappresentanti degli atleti); di sicuro non delle famiglie (non esistono rappresentanti dei genitori). Ma chi abbiamo votato fino ad oggi? Tante teste ma nessun cervello e soprattutto nessuna bocca, solo lingue biforcute.
RispondiEliminaHo partecipato alla gara di Terni nella spada il sabato. Ad ingresso nel palazzetto ho subito notato il gran numero di pedane, senz’altro adeguato, ma la mancanza degli spazi di fuga a fine pedana. In sostanza lo spazio, soprattutto per il pubblico, era minimo. La distanza dalle transenne al muro e dalle transenne alle pedane era molto meno di due metri. Meno male che pur essendo in una zona considerata a rischio sismico tutto sia andato bene.
RispondiEliminaAltra nota dolente le classifiche e i monitor, unico modo per seguire la gara. Non è stato previsto alcun tipo di affissione, bravi quanto hanno saputo controllare le proprie situazioni attraverso un monitor che scorreva 28 pagine alla consueta velocità.
Ultima osservazione sui pass. alle 10 le corsie per i tecnici erano invase da persone con pass del giorno precedente (c’era la data) che seguivano atleti durante il girone. Alla richiesta di pass questo non sono stati rilasciati perché la norma prevede che si consegninonsolo in occasione delle dirette. Bella parità di opportunità! Sia per i tecnici che per gli atleti. Non volglionparlare della quantità di genitori che risiedevano in quella corsia senza neanche il motivo pass.
Viva la coerenza e le regole uguali per tutti.
Si e pur avendo il pass ti sentivi dire dall'arbitro che dovevi accomodarti fuori. La FIS cita sempre il regolamento FIE a suo piacimento, allora questo dice che l'accompagnatore (un tecnico e non altro) deve avere un posto privilegiato per seguire l'atleta. Ora se mettete i Tecnici fuori dal campo gara e dietro le transenne insieme a genitori e amici, dove sarebbe il posto 'privilegiato'? Poi dove è scritta la ridicola norma secondo la quale i pass sono in numero agli atleti? Certamente nel parterre ci deve essere un solo Tecnico abilitato e munito di pass ma se una società ha 4 atleti di rilievo che meritano di essere seguiti, quindi investe inviando 4 tecnici, non è consentito perché il numero di pass e limitato. Ma cosa cavolo dite, esiste un regolamento che prevede un tecnico in palestra ogni 5 atleti? no e quindi se una società ha la sua organizzazione di avere diversi tecnici per diversi atleti, non è possibile impedire a questi di essere nel parterre, ovviamente ripeto ovviamente non contemporaneamente.
RispondiEliminaMa questo cari amici della FIS è nella cultura dei tecnici e nel senso etico quello di avere coscienza e rispetto degli altri e non sostare in aree riservate pur muniti di pass, se non direttamente impegnati.
Siamo in Italia poiché non posso educare e non posso controllare, vieto ogni cosa.
Solo un Club si è “lamentato” del numero ristretto dei pass...
RispondiEliminaÈ possibile sapere chi è questo club?
EliminaIo solo ne conosco almeno 11 che si sono lamentati, alcuni dei quali hanno pensato bene di dichiarare un numero superiore di atleti presenti, altri hanno usato il pass del venerdì. Altri come il mio avevano i pass giusti per i tecnici e non per questo hanno pensato di apprezzare la 'norma' adottata.
EliminaFantastici uomini del presidente, siete sempre pronti a sminuire i fenomeni denunciati previo poi correre ai ripari.
Mi sembra strano non leggere la percentuale con la quale ha vinto il presidente.
Onestamente a Terni ho assistito finalmente ad una gara di scherma!....senza assistere alle sceneggiate di fondo pedana nella sciabola....vero, tanta confusione nei corridoi, ma dentro il parter tanto ordine, e dagli spalti era quasi piacevole assistere agli incontri. Oltretutto credo che , visti gli spazi ristretti, la differenza tra stare a fondo pedana e stare dietro la transenna era di circa 50 cm...tranne che come d’uso ormai, si sarebbe voluto stare accanto all’arbitro. E comunque , i divieti nascono a causa della maleducazione....
RispondiEliminaCome sempre siamo alla difesa di ufficio delle assegnazioni organizzative alle Società 'amiche'. In ogni caso come sempre stiamo a difendere cose che nessuno accusa. Da una attenta lettura si parla solo del criterio di assegnazione dei pass e soprattutto dell'accesso al parterre. Il luogo, angusto e sicuramente caotico ha comunque un suo fascino perché rende viva la manifestazione e soprattutto in caso di bel tempo ha molto spazio esterno e un ampio parcheggio. Forse unica nota di attenzione per il futuro, la pulizia dei bagni. Non mi dica sta all'educazione delle persone, perché l'educato che viene dopo lo scostumato comunque trova il bagno sporco e non deve pagare per qualcuno che non conosce.
EliminaSul discorso della maleducazione dei Tecnici che accederebbero sulle pedane, ci sarebbe da dire che forse bisognerebbe "formarli" anche sull'etica. Forse dirigenti e Tecnici dovrebbero per primi impedire a genitori e colleghi dirigenti di accedere al campo gara non facendo finta di niente o in qualche caso avallando la cosa con giri di pass. Siamo alle solite, i Tecnici rispettosi delle regole e dei regolamenti devono pagare perché altri non rispettano e soprattutto perché nessuno controlla e sanziona.
Cari "amici" della FIS non scaricate ad altri i vostri deficit. La vostra soluzione al problema è: "tutti fuori". Facile ma fallimentare da amministratore.
Ero in fila quando il maestro di quel club si è lamentato mentre gli astanti ridacchiavano. Lo scherno era per la pretesa di visionare un criterio scritto mentre bastava dichiarare il numero di atleti sufficiente al numero di pass richiesti. Oppure bastava chiedere a chi aveva il pass del giorno precedente di "prestare" il vecchio pass. inoltre non era necessario avere un pass per entrare, erano controllate solo le estremità dei corridoi e tutti si infilavano attraversando ora qui ora li.
RispondiEliminaConferma quindi che lei conosce solo un Club che avrebbe fatto quanto dice e cioè chiedere pubblicamente la normativa, non del tutto errato, o invitare ad usare quello del giorno prima.
EliminaCiò in ogni caso non smentisce che ci siano state molte società che contestavano e soprattutto che la cosa non avesse un motivo reale.
Anonimo 16 gennaio 2018 23:11 parla di maleducazione dei tecnici, Anonimo 17 gennaio 2018 07:45 afferma "gli astanti ridacchiavano" alla richiesta di informazioni su una norma no scritta? Lo trova educato e rispettoso ridacchiare mentre un collega, augurandomi che quelli in fila fossero tali, chiede info.
EliminaPolitica tipo filofederale, ridere, ironizzare, denigrare, chiunque chieda il rispetto delle regole o spiegazioni sulla loro dubbia applicazione.
Un vero presidente democratico che ha trasmesso questo ai suoi discepoli, anzi sudditi visto che nel primo caso si ipotizza un futuro per loro. La crescita di un popolo è data dal comprendere le critiche e migliorarsi. Di un popolo ma non di quello del presidente federale.
Amici accondiscendere sempre non è un merito, ma la dimostrazione di povertà d'animo e di idee.
Mai scritto che i tecnici sono maleducati...rilegga. Era in generale il concetto di regole, divieti è maleducazione , quest’ultima come modo di sapersi comportare avendo rispetto
EliminaNon l'ha scritto lei ma lo scrivo io: sono dei maleducati
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