Con la prima gara della stagione
Luigi Tarantino (Gigi per gli amici) inizia molto bene il suo percorso. Infatti
Luca Curatoli si piazza sul secondo gradino del podio nel Gran Prix di Orleans.
Un risultato importante per il CT della
Nazionale azzurra di sciabola, il quale dovrà percorrere un cammino non
esente da notevoli ostacoli per arrivare alla Olimpiadi di Parigi 2024.
In finale l’atleta
napoletano si è arreso al sudcoreano Kim Junghwan con il punteggio di 15-3; Sul podio salgono anche l’altro sudcoreano
Oh Sanguk ed il giapponese Yoshida il quale è stato battuto da Curatoli in
semifinale per 15-10.
Dario Cavaliere si è fermato negli ottavi e per il vice campione
olimpico Luigi Samele si è trattato una giornata negativa, essendo stato
sconfitto al primo turno. Analogamente al campione pugliese si sono fermati al
primo turno Alberto Arpino e Enrico Berrè.
Non
meglio è andata per le donne che hanno visto Rossella Gregorio, prima delle
italiane, avendo perso negli ottavi; mentre Rebecca Gargano e Sofia Ciaraglia
sono andate fuori nei sedicesimi; al primo turno sono uscite Irene Vecchi e
Chiara Mormile.
Il
settore femminile ancora non riesce a trovare la quadra. Se si va ad analizzare
il podio dove la Grecia piazza oro e argento l’Italia ne esce malaccio. Si
spera che il lavoro paghi ma soprattutto che il CT sappia circondarsi delle
persone giuste, di maestri che hanno la dovuta esperienza. Credo che il
panorama nazionale offra maestri validi, che hanno costruito atleti con lavoro
di anni sapendo far crescere talenti partendo dal GPG fino ad arrivare alle
nazionali Under 20 e assolute. Si riparta da loro! Il rinnovamento del settore
non è sempre direttamente proporzionale all’età del maestro convocato!
La
prima cosa che salta agli occhi è che nei primi quattro posti del torneo
maschile ci siano tre asiatici, quindi sarebbe corretto affermare che l’arma
bitagliente attraversi una crisi planetaria alla quale l’Italia dovrebbe porre
molta attenzione. E per guardare in casa nostra il pensiero va a tutti quei
maestri italiani sparsi per il mondo ad insegnare la nostra scherma. Qui il
problema si fa serio, non basta aver chiamato Cerioni, Chiadò e Tarantino
poiché, per quanto bravi possano essere, non potranno portare i nostri atleti a
primeggiare se dietro manca una progettualità di base con la quale far crescere
i nostri tecnici, ma non solo, è sempre di attualità il potenziamento di una
attività promozionale che possa avvicinare i giovanissimi alla scherma.
C’è da
augurarsi che questa FIS, anche in aderenza a quanto dichiarato da Malagò
(rifondare la scherma) intraprenda un percorso in tal senso molto
significativo.
Assistendo agli
assalti di sciabola, a parte la condizione fisica che, comunque, deve essere sempre
eccellente, il giudizio arbitrale, non sempre comprensibile o condivisibile
(del resto i sacerdoti della nuova convenzione mutevole e rigorosamente non
scritta sono loro, e la gerarchia da cui dipendono), deve essere tale da non abbandonarsi
ad interpretazioni soggettive. Infatti, dal momento che più della metà delle
stoccate assegnate sono colpi doppi, ciò pone l’arbitro su un piedistallo
troppo elevato e, quindi, padrone di decisioni, spessissimo, come anzi detto,
discutibili e foriere di abbandono precoce nelle categorie giovanili.
Ci sarebbe da
ripensare alle regole, da farsi anche promotori del cambiamento se davvero lo
si volesse. Azioni simultanee portate oramai all’esasperazione vengono
giudicate con una percezione infinitesimale dell’errore del braccio o delle
gambe da fare invidia ad un eroe della Marvel. In tempi passati si introdusse
la priorità come strumento coercitivo verso l’atleta in pedana così da indurlo
a compiere altre azioni schermistiche. Ci sarebbe da ragionarci sopra con un
gruppo di lavoro serio.
Nei prossimi fine
settimana ci attendono atre competizioni che vedranno in campo spada e fioretto.
E sull’arma non convenzionale saranno fatte delle riflessioni, poiché, a mio
avviso, stante la situazione attuale e per la spettacolarizzazione della
scherma potrebbe essere l’unica arma a rappresentare il duello sportivo.
Chi vivrà vedrà.
Ezio RINALDI