Un successo dietro l'altro nello sport italiano. Prima il tennis, poi il volley, per non parlare del nuoto e l'atletica. Maluccio il basket, che evidentemente sta passando un momentaccio, ma si intravvede che gli anticorpi per guarire li ha tutti e infine la scherma. Medaglie, trofei, e successo e soprattutto pubblicità.
Interessantissimo quello che ha
pubblicato la Federazione Tennis e Padel, nel 2020 c'erano 325.974 tesserati,
3.168 affiliati (cioè società sportive), 9.944 campi da tennis, 270.846
partecipazioni a tornei agonistici. I dati di oggi sono ancora più notevoli
perchè i tesserati sono 1.151.769 (esatto più di un milione), 4.096 gli
affiliati, e ben 14.603 campi da tennis. Pressochè raddoppiati i partecipanti
ai tornei agonistici. Numeri da capogiro, di una federazione che ha non solo il
professionismo il quale viene utilizzato anche (forse soprattutto) a proprio beneficio
per far crescere i numeri dei cosiddetti dilettanti, e rendere il movimento
tennistico sempre più grande perché il potere di una federazione sono i suoi
tesserati.
Alcuni giorni fa, nemmeno a farlo
apposta, Anna Danesi (capitana della nazionale volley), ricevuta dal Presidente
della repubblica, Sergio Mattarella ha ringraziato le 281.349 tesserate del
volley, cioè solo le donne, le quali a suo dire fanno pensare “che il futuro
della pallavolo femminile italiana non possa essere che fantastico” aggiungendo
poi una riflessione ammirevole sul conflitto sport e studio che è il grande
dramma della scuola italiana, la quale ci insegna che i greci hanno inventato
le olimpiadi, ma poi se uno studente partecipa a una gara, è la prima a
indignarsi per la trascuratezza scolastica.
Questi successi, che si
affiancano a quelli del nuoto e del basket, sono figli di una politica degli
impianti di carattere nazionale sia federale che extra federale. Non c'è
progettista che si metta a disegnare una palestra, che non pensi alle
dimensioni “standard” degli ambienti, ovvero che siano calzanti per il basket e
la pallavolo, così come non c'è comunello anche misero, che non aspiri ad avere
nel suo territorio una piscina. Per il tennis poi non ne parliamo. Paese che
vai, campetto che trovi.
C'è quindi da chiedersi a quando
una politica federale ed extrafederale che si occupi in modo aperto e deciso
degli spazi per la scherma, ovvero di un annoso problema che è sotto gli occhi
di tutti, ma che nessuno vuole vedere.
Molte le testimonianze in merito,
alcune anche autorevoli, e spiace dirlo, ma in nessun Consiglio federale, anche
del passato, si è mai affrontato il tema degli impianti schermistici in maniera
nazionale, soprattutto in modo concreto. Diverse le motivazioni, tutte a mio
avviso risibili ed inaccettabili.
Qualche eccezione la si trova in
taluni eccellenti dirigenti periferici della scherma, i quali hanno saputo
trovare le risorse adatte per creare palestre favolose, con metodi virtuosi e
soprattutto con la complicità splendida delle amministrazioni locali, ma non
per tutti è così.
Eppure il metodo, ve lo assicuro,
sarebbe relativamente facile ed il relativo marketing a costo zero. Se tutti
sognano i dollari di Sinner, parimenti aspirano ai successi delle farfalle
della ritmica, che dal punto di vista economico sono ben più magri e anche lì
lo spazio gigantesco per tale disciplina salta sempre fuori dove là dove viene
praticata.
Mi chiedo, quindi, come mai i
giovani, pur aspirando ai successi, magari per una partecipazione a
trasmissioni televisive dalle quali ricavare degli introiti significativi, non
debbano avere spazi appropriati alla pratica schermistica, ma anche adeguati
impianti per l’organizzazione delle gare? E’ mai possibile che sia così
difficile porre in atto una politica impiantistica per la scherma? La scherma
sta perdendo il fascino che aveva fino a qualche anno fa: si è forse incrinato
qualcosa da qualche parte? Eppure anche a Viale Tiziano i numeri hanno
spaventato, lo stesso Daniele Garozzo ha detto su questo blog che i Cadetti
sono di un numero mostruosamente inferiore rispetto al GPG, il che vuol dire
che l'abbandono è vertiginoso.
Era stata promessa una app, che
avrebbe fatto meraviglie, e che stiamo “app..ettando” con trepidazione, ma
oramai la stagione è partita, le società per la maggior parte continuano
montare e smontare apparecchi e pedane, e i numeri, che sono numeri, sono sempre
gli stessi.
Qualcosa deve assolutamente
cambiare, il CdF in tal senso dovrà attuare una politica molto più incisiva.