Come ogni anno, con l'arrivo dei giorni più caldi
dell'estate, e quindi con l'attività schermistica completamente ferma manco
fossimo ancora nei ruggenti anni '60, arriva puntuale il "Calendario
dell'attività agonistica" della stagione successiva. Per la maggior parte
delle persone oramai simpaticamente soprannominato "Vediamo di che morte
devo morire".
Quest'anno la nostra federazione, o chi all'interno
di essa si occupa di redigere il calendario degli eventi, si è indubbiamente
sbizzarrita più del solito. Le candidature per ospitare le competizioni saranno
state particolarmente variegate, motivo per cui qualcuno pensa oramai di potere
osare senza freni.
Quest'anno si potranno visitare Roma (2 volte), Acireale, Norcia,
Ancona, Riccione (2 volte), Treviso, Caorle, Adria, Bolzano, Foggia, Firenze, praticamente
un giro d'Italia in 12 gare!!
Quello però che
qualcuno si ostina a non volere capire sono le spese che occorre affrontare per
partecipare a queste competizioni. Il volere continuare a pensare a questa
attività come
uno sport dove sia possibile avere grandi numeri, per cui sia necessario a
livello di immagine creare questi concentramenti nazionali, è
veramente fuori dalla realtà. Il
numero dei partecipanti alle singole gare spesso non aumenta affatto, e dalla
prima alla seconda prova dello stesso circuito, o categoria, si rilevano non di
rado cali partecipativi.
Oltre al non secondario fatto che la nostra
federazione è
composta per la maggior parte di società che
hanno 20-30 iscritti, a volte anche meno, e che in questa maniera le si
costringe ad avere lo stesso livello di spese di una società
grande, che sono una piccola quantità, pure
avendo un introito in termini di quote 10-20 volte inferiore. Per una piccola
società questa
visione dell'attività
comporta di dovere muovere un istruttore per ogni gara anche se alla stessa
prendono parte 1-2 atleti, mentre alla grande società ne
partecipano 15-20. Il costo è lo
stesso, non è che le
autostrade, gli alberghi e le pizzerie fanno il prezzo in base a quanti si è, ma la
ripartizione del costo dell'istruttore è ben
diversa. Questo costringe tanti istruttori, quelli che possono, ad andare alle
competizioni gratuitamente se non a loro spese, oppure a mandare i bambini da soli. Allo sbaraglio.
Dalla parte delle famiglie si vede questa
anacronistica visione dell'attività, fatta
ad uso e consumo esclusivo non dei risultati, e nemmeno degli atleti, ma solo
dell'attività
politica, come un autentico salasso. Questo li spinge sempre più
frequentemente ad una attività di
convincimento più o meno
velato nei confronti del figlio/a a provare altre attività
sportive più
economiche e meno impegnative in ordine di tempo anche per loro. Fare il giro
d'Italia non è solo
un problema di costi per l'atleta, ma sono costi per muovere la famiglia, sono
giorni di ferie che vanno chiesti. Sono problemi che altre attività come
calcio, pallavolo, basket, nuoto, equitazione, ecc. ecc. non danno.
Questa politica dei grandi concentramenti di
atleti, accompagnatori e genitori, una massa critica da spostare qua e là per lo
stivale a seconda di dove in quel momento storico fa comodo che ci sia, non è più
concretamente realizzabile ed ha creato un autentico blocco nella crescita del
movimento in termini numerici.
Temo però che
come ogni anno, ancora una volta invece di analizzare il problema (che tutti
vedono) e cercare di fare compattamente gruppo per cercare di fare qualcosa di
concreto, si scatenerà la solita
guerra tra poveri, che vedrà
contrapposti il nord al sud, il Trentino alla Sicilia, Sondrio a Taormina.
Partiranno le solite prese di posizione "per partito preso" per cui
ognuno, quasi fosse una medaglia di cui vantarsi, comincerà ad elencare
i voli che ha preso ed i chilometri che ha fatto l'anno scorso, quello prima e
quello prima ancora. Quasi che il fatto in sé desse diritto
ad avere quest'anno una gara sotto casa. Come se il problema fosse quello: la
singola gare in un mare di gare.
Ma chi ha il potere in mano sa che finché chi
sta sotto è
impegnato a scannarsi con gli altri difficilmente verrà a
rompergli realmente le scatole.
Ancora più
deprimente è questa
cieca e ottusa insistenza nel non volere capire il momento storico che sta
attraversando questo paese, continuando a proporre luoghi improbabili dove non
solo non c'è un
aeroporto nell'arco di un kilometraggio decente, ma a volte neppure una
stazione ferroviaria! Insomma bisogna spostarsi, e farlo con il mezzo più
dispendioso: la macchina.
Mi chiedo a questo punto il senso di tutto
questo, e non mi vengano a raccontare dei risultati. Le medaglie le vincevano
anche quando l'attività
prevedeva tante gare locali, l'unica differenza è che si
spendeva molto meno.
Adesso si scatenino pure gli aziendalisti,
quelli che se anche gli presentassero un piatto di m…. da
mangiare, comincerebbero ad enunciarne i mille pregi per la salute, lodando il
potere che glielo ha propinano certamente pensando alla loro salute.
Paolo CUCCU
Paolo CUCCU
La sua analisi è pertinente ed appropriata, ha solo saltato un particolare non da poco. A Caserta, 'Terra di Lavoro', ma dove sembra lavorino soprattutto dirigenti della scherma, si organizzano ben 4 gare, 3 nazionali e 1 internazionale.
RispondiEliminaSi ritorna a Bolzano, come se le critiche dello scorso anno fossero riferite all'economica degli U14, mentre invece gli Open possono spendere. E' noto che a 14 anni si ha una propria economia ricca e quindi via...
Evidentemente anche il Calendario FIS rientra nel metodo Cencelli come ci ha abituato la Federazione. E quindi gare nella Sicilia di Scarso, nella Bolzano di Lauria e nella Caserta di Campofreda.
Sono dati di fatto e non polemiche. Ma a quando il metodo Cencelli applicato agli atleti ed alle loro famiglie? magari avremmo una geografia delle gare più rispettosa.
Per non parlare delle date: Gare a sq di serie B a fine maggio cioè durante il pieno della stagione scolastica ed universitaria e quindi quanti potranno mandare i propri atleti? E come dice lei, quelle società che non vantano 10 riserve, come faranno. Facile diranno agli atleti e ai genitori di scegliere tra scuola e Scherma, ma la FIS non era quella che vantava i risultati scolastici al pari di quelli sportivi, o vale solo per pochi eletti!
Svevo Morandi
Nel mondo schermistico italiano potrà cambiare qualcosa solo quando la base sarà veramente capace di giudicare il vertice in base a ciò che fa o non fa nell’interesse della Scherma piuttosto che nell’interesse di questa o di quell’altra società!
RispondiEliminaA Fileccia
Caro Paolo,
RispondiEliminada tempo affermo che il calendario gare e per esso tutta l’attività agonistica ha bisogno di un riesame, che a mio avviso, e per linee generali, dovrebbe essere riveduta nelle metodiche attuative delle gare del circuito under 14, cadetti, giovani, under 23 ed assoluti al fine di ottimizzare le risorse tecniche, economiche ed umane. A tal proposito ribadisco che la Federazione è al servizio delle società e non il contrario, conseguentemente per l’organizzazione delle gare è necessario tenere conto delle difficoltà economiche e della realtà attuale del paese, che non possono e non devono ricadere sulle società e sugli atleti. Rivedere il circuito assoluti teso ad ottimizzare il numero degli impegni agonistici per la qualificazione alla fase finale dei Campionati Italiani Assoluti e possibilmente ampliare il numero degli ammessi ai medesimi, tenendo conto delle diverse componenti numeriche di ogni singola arma. Grazie per il tuo contributo.
Ezio RINALDI