07 agosto 2022

È etico usare l’etica per sopprimere la libertà di pensiero e di critica?

Caro Ezio,
vorrei riprendere l’argomento vertente sul Codice Etico, che è stato oggetto di un tuo specifico articolo, in data 4 Luglio u.s., dal titolo appunto Codice Etico: qualche riflessione, per l’enorme importanza che questo tema riveste, specialmente nel contesto di una federazione sportiva, nel sapere “come”, “perché” e “da chi” questi codici etici vengono redatti ed, infine “a chi” gli stessi si rivolgono.
Ma prima di addentrarmi nella trattazione, sento il bisogno di precisare che non ho letto il codice in questione e non sono a conoscenza della procedura seguita nella sua preparazione e che, quindi, le mie riflessioni sono, oltre che – come la legge – generali ed astratte, basate principalmente sulla mia personale esperienza diretta in questo campo, avendo lavorato molto con compagnie varie, non-profits, start-ups, associazioni sportive, enti para-statali; attualmente, sono anche il Chair del Constitution and Bylaws Committee della USFCA, associazione professionale dei tecnici di scherma negli USA.
Detto questo, occorre innanzitutto evidenziare che vi è una notevole confusione tra i concetti di “etica” e “deontologia” (contesto filosofico a parte) nell’ambito dei rispettivi principi regolatori, perchè:
  • il primo termine serve a descrivere le regole adottate da una associazione per disciplinare il comportamento etico dei suoi iscritti/associati;
  • il secondo fissa le regole di condotta, imposte da un apposito codice, che regola specificamente i rapporti ed il comportamento di una categoria di professionisti.
Altro aspetto da chiarire, in proposito, è la differenza tra i principi di “etica universale” ed un qualunque “codice etico”, idoneo a regolamentare, per esempio, gli eventuali conflitti: in linea generale ed astratta, un qualsiasi “codice” contiene, da un lato, norme di carattere comportamentale, che devono essere seguite da tutti, e, dall’altro, la previsione di specifiche sanzioni, da applicare in caso di loro inosservanza.
Questo è un aspetto molto importante, da tener sempre presente nella iniziale ideazione e successiva realizzazione di ogni “codice”, poiché ci possono essere percorsi diversi che conducono a provvedimenti disciplinari o sanzioni o ripercussioni differenti. Negli USA, poi, è stata istituita una struttura che si chiama “Safesport” che prevede un percorso obbligatorio e separato da tutte le altre questioni etiche.
E’, dunque, di vitale importante che non si faccia un minestrone di tutto, perché poi non si capirebbe il vero motivo per cui Tizio viene multato, o Caio è stato sospeso, mentre Sempronio sembra averla fatta franca; ed è altrettanto fondamentale che queste cose siano spiegate chiaramente, per essere capite da tutti in qualsiasi contesto (azienda, associazione o libera professione), visto che ogni regola comportamentale viene codificata nell’interesse dell’azienda e dei suoi impiegati, o nell’interesse di una associazione e dei suoi soci. Se poi ci si rivolge ad altri contesti, come una federazione sportiva o una libera professione (avvocati, medici, ecc.), le regole (rectius: disposizioni codificate) vengono predisposte anche nell’interesse pubblico, il quale (interesse pubblico), se presente e ricorrente, può legittimare l’intervento del legislatore, come è stato – e lo cito ad esempio calzante - per il Congresso USA, che ha modificato il Ted Stevens Olympic and Amateur Act creando Safesport (subchapter §220541), con una capitalizzazione iniziale di fondi pubblici per proteggere gli atleti minorenni da abusi sessuali, verbali, fisici e/o psicologici.
 Inoltre, ciò che va notato è che ogni parte, settore, sezione di questi codici deve essere allineata con un interesse legittimo da tutelare: che sia il bene dello sport, della federazione, dei suoi soci, dei suoi atleti, degli ufficiali di gara e cosi via. In poche parole, un codice etico non può essere usato né per imbavagliare critiche all’esecutivo, nè per imbavagliare o imbrigliare l’esecutivo stesso: una tale condotta sarebbe non soltanto contraria al bene dello sport, della federazione e dei soci, ma soprattutto all’interesse pubblico, bastando rammentare che per imbavagliare un consiglio di amministrazione viene solitamente utilizzata la c.d. “clausola di riservatezza”, e non il codice etico, come nel caso della FIE (FIE Administrative Rule 5.1.2.4). Bisogna precisare che una clausola di riservatezza nel contesto di un Federazione sportiva non è di per sé ‘imbavagliante” se applicata ai tempi tecnici di rilascio delle informazioni oppure alla protezione di notizie e fatti protetti da una delle norme della privacy.  Poi, ci sono situazioni in cui delle critiche possono essere sanzionate perché abbinate con comportamenti scorretti o perché risultano in una forma di bullismo mediatico. In altri termini, in un codice deontologico per tecnici di scherma mi sembra legittimo imporre un divieto ai tecnici di criticare -in un modo non contemplato dal regolamento, l’operato degli arbitri sia sul luogo di gara che nei social media; questo deve essere proposto, sicuramente nell’interesse comune, ma soprattutto per assicurare le regole di buona condotta, l’osservanza dei regolamenti ed il rispetto dell’arbitro.
La persecuzione illegittima della critica o, peggio, del dissenso non può essere tollerata; specialmente nel contesto delle Federazioni sportive che derivano dal COI (tali federazioni denominate in Inglese National Governing Bodies e chiamare comunemente NGBs), dove tesserati sono, in effetti, dei coscritti, dato che non possono iscriversi altrove per praticare lo sport desiderato. In ogni caso, bisogna combatterla collettivamente con l’attivismo, cercando di eliminarla dagli statuti o anche mettendo in atto una sorta di “disobbedienza organizzata”, attraverso azioni collettive atte a portare questi nodi illegitimi al pettine.
E questo perché, a mio avviso, gli NGB, o - se preferite - le Federazioni Nazionali, in virtù della loro funzione pubblica, dovrebbero essere più democratici di una “POLIS” di antica e greca memoria, contraddistinti da una vera e autentica trasparenza cristallina. Purtroppo, però, l’esclusione dalle regole del libero mercato, spesso concorre a trasformare la gestione di una federazione in una sorta di club privato, come ho avuto modo di rilevare da uno studio comparativo, che ho di recente iniziato – e ancora ben lungi dall’essere ultimato – e che mi ha portato ad esaminare i rispettivi statuti di 50 NGB Americani, da cui è emerso un trend abbastanza preoccupante, visto che ho potuto rilevare la loro scarsa inclinazione agli istituti di “democrazia diretta”, alcuni esempi:
  • la carica del Presidente viene abolita e sostituita con quella del Chair del consiglio di amministrazione;
  • diventa sempre più difficile nominare dei candidati per le elezioni del consiglio di amministrazione, al di fuori da quelli ufficialmente proposti dal NGB;.
  • il potere di modificare con facilità lo statuto della federazione risiede ora principalmente nel consiglio di amministrazione del NGB;
  • diventa ancor più difficile per i tesserati proporre modiche statutarie, come è appunto il caso della Federazione scherma Americana, la quale richiede, inizialmente, che una proposta di modifica dello statuto sia sottoscritta da non meno del 5 per cento dei soci che rappresentano non meno di 50 club separati; successivamente, questa viene esaminata da un avvocato di quella stessa federazione - che, evidentemente, lo ha lei stessa in precedenza nominato - il quale, in teoria, dovrebbe limitarsi a verificare che gli emendamenti proposti non siano in contraddizione con gli altri elementi dello statuto rispondendo così ad una funzione di garanzia. In realtà, il risultato è ben diverso, perchè se tali proposte di modica hanno incontrato la precedente opposizione del CdA la chiesta proposta potrebbe non pervenire mai all’attenzione dell’organo decidente e, perciò, mai votata, in quanto “silurata” (cioè, rimossa e/o eliminata) dall’avvocato del NGB.
Se si considera, ancora, l’intero contesto di un NGB (e, cioè, tutte le figure che si muovono al suo interno), il problema diventa ancora più complesso, poiché si devono prevedere e regolare i rapporti tra questo e le società ed altri soggetti che sono:
  • impiegati o collaboratori esterni;
  • eletti ed elettori;
  • affiliati e/o tesserati e/o iscritti e/o associati (e, in ultimo, i genitori di soci minorenni);
  • tra i soci poi ci possono essere, dirigenti di società di categorie di professionisti (tecnici) che possono essere soggetti ad un proprio Codice Deontologico ed altri che hanno ruoli importanti nella supply-chain, come medici, arbitri e fornitori di materiali. Mi sembra logico, quindi, che rappresentanti di questi soggetti di rilievo siano inclusi nella ideazione dei codici etici. Resta inteso che è essenziale che i tecnici della scherma abbiano il proprio Codice Deontologico.
E’ dunque evidente, data la molteplicità di soggetti, figure ed enti che ruotano all’interno di ogni Federazione, che occorra suddividere le tematiche per “aree” e dare priorità a quelle più importanti, di maggiore impatto sociale e collettivo. Qui di seguito, provo a soffermarmi solo su alcuni punti chiave, non mancando di precisare che le procedure e le sanzioni per violazioni del codice etico devono essere espresse chiaramente, e – se possibile – anche in modo molto semplice, nello statuto.
1) Conflitti di interesse nel Consiglio di Amministrazione del NGB.
Qui è importante rilevare che gli eventuali conflitti possono essere reali o soltanto percepiti e che bisogna evitare persino l’apparenza di scorrettezza; e ciò al fine di evitare che vi possa essere anche la mera impressione che la decisione presa soddisfi gli interessi propri del Consiglio o di qualche suo membro, in contrasto degli interessi generali del NGB o della collettività (ricordate la storia della “Moglie di Cesare”? Mi sembra che nel Blog se ne sia parlato).
2) Conflitto di interesse basato su relazioni personali tra Dirigenti, Commissari Tecnici, allenatori della nazionale e singoli atleti.
Dato che tra i primi (dirigenti, CT ed allenatori) ed i secondi (atleti di alto livello) intercorre generalmente un rapporto di potere differenziale, essendo i primi avvolti di autorità, le relazioni interpersonali tra costoro devono essere espressamente vietate dal codice etico del NGB. Qui negli USA, questo cadrebbe sotto le direttive SAFESPORT che impone, sotto pena di sanzioni per l’eventuale trasgressore, l’obbligo di segnalare la violazione commessa a SAFESPORT, da parte di chiunque ne fosse al corrente. Nell’ottica di una sana e corretta gestione, questo tipo di comportamento deve essere specificato anche nei contratti tra il CT e l’ NGB e gli allenatori e l’NGB; questo per renderlo punibile come violazione del contratto, del codice etico del NGB e/o del Codice Deontologico.  Qui negli USA, un tecnico può essere sospeso a tempo determinato oppure anche radiato a vita da SAFESPORT; lo stesso vale per i dirigenti, anche se eletti, i quali possono essere a loro volta sospesi o espulsi dal NGB. Questo tipo di confliito aumenta esponenzialmente di importanza se l’NGB ha un metodo di selezione soggettiva per formare le squadre nazionali.
In fine, una pianificazione accurata dei conflitti d’interesse dovrebbe includere dei  protocolli da seguire nel caso sorgano conflitti basati su rapporti di famiglia che coinvolgano gli atleti della nazionale: in questo caso, l’importanza del conflitto aumenta esponenzialmente soprattutto se l’NGB ha un metodo di selezione soggettivo, e non oggettivo, nel formare le squadre nazionali, ed occorre fare di tutto per evitare di mettere in una situazione di forte ed insostenibile imbarazzo gli stessi atleti (di cui non hanno colpa), che restano così esposti a critiche personali, che dovrebbero, invece, essere rivolte a chi governa.
Gil PEZZA

2 commenti:

  1. Certo, quando non si hanno argomenti per controbbatere efficacemente si utilizzano termini inadeguati. Mi sembra un film già visto: avete presente quei partiti politici che affermano di stare saempre dalla parte della ragione e che al di fuori del loro pensiero vi è il nulla assoluto? Ecco, questo mi sembra il caso. Certo l'articolo, sia pure un po' lungo, mette a nudo alcune distonie del Regolamento etico e questo, evidentemente, non piace. Ringrazio l'autore del pezzo, Gil PEZZA (U.S.A.), quindi una voce assolutamente indipendente non avendo alcuna connessione con la politica schermistica, e spero di ospitarlo ancora.

    RispondiElimina
  2. "con la politica schermistica italiana"

    RispondiElimina