Caro
Ezio,
vorrei riprendere
l’argomento vertente sul Codice Etico, che è stato oggetto di un
tuo specifico articolo, in data 4 Luglio u.s., dal titolo appunto Codice
Etico: qualche riflessione, per l’enorme importanza che questo tema
riveste, specialmente nel contesto di una federazione sportiva, nel sapere “come”,
“perché” e “da chi” questi codici etici vengono redatti ed, infine “a chi” gli
stessi si rivolgono.
Ma prima
di addentrarmi nella trattazione, sento il bisogno di precisare che non ho
letto il codice in questione e non sono a conoscenza della procedura seguita
nella sua preparazione e che, quindi, le mie riflessioni sono, oltre che – come
la legge – generali ed astratte, basate principalmente sulla mia personale esperienza
diretta in questo campo, avendo lavorato molto con compagnie varie, non-profits,
start-ups, associazioni sportive, enti para-statali; attualmente, sono anche il
Chair del Constitution and Bylaws Committee della USFCA, associazione
professionale dei tecnici di scherma negli USA.
Detto
questo, occorre innanzitutto evidenziare che vi è una notevole confusione tra i
concetti di “etica” e “deontologia” (contesto filosofico a parte) nell’ambito dei
rispettivi principi regolatori, perchè:
- il primo termine serve a descrivere le regole adottate da una associazione per disciplinare il comportamento etico dei suoi iscritti/associati;
- il secondo fissa le regole di condotta, imposte da un apposito codice, che regola specificamente i rapporti ed il comportamento di una categoria di professionisti.
Altro aspetto da chiarire, in proposito, è la differenza tra
i principi di “etica universale” ed un qualunque “codice etico”, idoneo a
regolamentare, per esempio, gli eventuali conflitti: in linea generale ed
astratta, un qualsiasi “codice” contiene, da un lato, norme di carattere comportamentale,
che devono essere seguite da tutti, e, dall’altro, la previsione di specifiche
sanzioni, da applicare in caso di loro inosservanza.
Questo è un aspetto molto importante, da tener sempre
presente nella iniziale ideazione e successiva realizzazione di ogni “codice”, poiché
ci possono essere percorsi diversi che conducono a provvedimenti disciplinari o
sanzioni o ripercussioni differenti. Negli USA, poi, è stata istituita una
struttura che si chiama “Safesport”
che prevede un percorso obbligatorio e separato da tutte le altre questioni
etiche.
E’, dunque, di vitale importante che non si faccia un
minestrone di tutto, perché poi non si capirebbe il vero motivo per cui Tizio viene
multato, o Caio è stato sospeso, mentre Sempronio sembra averla fatta franca;
ed è altrettanto fondamentale che queste cose siano spiegate chiaramente, per
essere capite da tutti in qualsiasi contesto (azienda, associazione o libera
professione), visto che ogni regola comportamentale viene codificata nell’interesse
dell’azienda e dei suoi impiegati, o nell’interesse di una associazione e dei
suoi soci. Se poi ci si rivolge ad altri contesti, come una federazione sportiva
o una libera professione (avvocati, medici, ecc.), le regole (rectius: disposizioni codificate)
vengono predisposte anche nell’interesse pubblico, il quale (interesse
pubblico), se presente e ricorrente, può legittimare l’intervento del legislatore,
come è stato – e lo cito ad esempio calzante - per il Congresso USA, che ha
modificato il Ted Stevens Olympic and Amateur Act creando Safesport (subchapter
§220541), con una capitalizzazione iniziale di fondi pubblici per proteggere
gli atleti minorenni da abusi sessuali, verbali, fisici e/o psicologici.
La persecuzione
illegittima della critica o, peggio, del dissenso non può essere tollerata;
specialmente nel contesto delle Federazioni sportive che derivano dal COI (tali
federazioni denominate in Inglese National Governing Bodies e chiamare
comunemente NGBs), dove tesserati sono, in effetti, dei coscritti, dato che non
possono iscriversi altrove per praticare lo sport desiderato. In ogni caso, bisogna
combatterla collettivamente con l’attivismo, cercando di eliminarla dagli
statuti o anche mettendo in atto una sorta di “disobbedienza organizzata”, attraverso
azioni collettive atte a portare questi nodi illegitimi al pettine.
E questo
perché, a mio avviso, gli NGB, o - se preferite - le Federazioni Nazionali, in
virtù della loro funzione pubblica, dovrebbero essere più democratici di una “POLIS”
di antica e greca memoria, contraddistinti da una vera e autentica trasparenza
cristallina. Purtroppo, però, l’esclusione dalle regole del libero mercato, spesso
concorre a trasformare la gestione di una federazione in una sorta di club
privato, come ho avuto modo di rilevare da uno studio comparativo, che ho di
recente iniziato – e ancora ben lungi dall’essere ultimato – e che mi ha
portato ad esaminare i rispettivi statuti di 50 NGB Americani, da cui è emerso un
trend abbastanza preoccupante, visto che ho potuto rilevare la loro scarsa
inclinazione agli istituti di “democrazia diretta”, alcuni esempi:
- la carica del Presidente viene abolita e sostituita con quella del Chair del consiglio di amministrazione;
- diventa sempre più difficile nominare dei candidati per le elezioni del consiglio di amministrazione, al di fuori da quelli ufficialmente proposti dal NGB;.
- il potere di modificare con facilità lo statuto della federazione risiede ora principalmente nel consiglio di amministrazione del NGB;
- diventa ancor più difficile per i tesserati proporre modiche statutarie, come è appunto il caso della Federazione scherma Americana, la quale richiede, inizialmente, che una proposta di modifica dello statuto sia sottoscritta da non meno del 5 per cento dei soci che rappresentano non meno di 50 club separati; successivamente, questa viene esaminata da un avvocato di quella stessa federazione - che, evidentemente, lo ha lei stessa in precedenza nominato - il quale, in teoria, dovrebbe limitarsi a verificare che gli emendamenti proposti non siano in contraddizione con gli altri elementi dello statuto rispondendo così ad una funzione di garanzia. In realtà, il risultato è ben diverso, perchè se tali proposte di modica hanno incontrato la precedente opposizione del CdA la chiesta proposta potrebbe non pervenire mai all’attenzione dell’organo decidente e, perciò, mai votata, in quanto “silurata” (cioè, rimossa e/o eliminata) dall’avvocato del NGB.
Se si
considera, ancora, l’intero contesto di un NGB (e, cioè, tutte le figure che si
muovono al suo interno), il problema diventa ancora più complesso, poiché si devono
prevedere e regolare i rapporti tra questo e le società ed altri soggetti che
sono:
- impiegati o collaboratori esterni;
- eletti ed elettori;
- affiliati e/o tesserati e/o iscritti e/o associati (e, in ultimo, i genitori di soci minorenni);
- tra i soci poi ci possono essere, dirigenti di società di categorie di professionisti (tecnici) che possono essere soggetti ad un proprio Codice Deontologico ed altri che hanno ruoli importanti nella supply-chain, come medici, arbitri e fornitori di materiali. Mi sembra logico, quindi, che rappresentanti di questi soggetti di rilievo siano inclusi nella ideazione dei codici etici. Resta inteso che è essenziale che i tecnici della scherma abbiano il proprio Codice Deontologico.
E’ dunque
evidente, data la molteplicità di soggetti, figure ed enti che ruotano
all’interno di ogni Federazione, che occorra suddividere le tematiche per
“aree” e dare priorità a quelle più importanti, di maggiore impatto sociale e
collettivo. Qui di seguito, provo a soffermarmi solo su alcuni punti chiave,
non mancando di precisare che le procedure e le sanzioni per violazioni del
codice etico devono essere espresse chiaramente, e – se possibile – anche in
modo molto semplice, nello statuto.
1) Conflitti
di interesse nel Consiglio di Amministrazione del NGB.
Qui è
importante rilevare che gli eventuali conflitti possono essere reali o soltanto
percepiti e che bisogna evitare persino l’apparenza di scorrettezza; e ciò al
fine di evitare che vi possa essere anche la mera impressione che la decisione
presa soddisfi gli interessi propri del Consiglio o di qualche suo membro, in contrasto
degli interessi generali del NGB o della collettività (ricordate la storia
della “Moglie di Cesare”? Mi sembra che nel Blog se ne sia parlato).
2) Conflitto
di interesse basato su relazioni personali tra Dirigenti, Commissari Tecnici,
allenatori della nazionale e singoli atleti.
Dato che tra
i primi (dirigenti, CT ed allenatori) ed i secondi (atleti di alto livello) intercorre
generalmente un rapporto di potere differenziale, essendo i primi avvolti di
autorità, le relazioni interpersonali tra costoro devono essere espressamente vietate
dal codice etico del NGB. Qui negli USA, questo cadrebbe sotto le direttive SAFESPORT
che impone, sotto pena di sanzioni per l’eventuale trasgressore, l’obbligo di
segnalare la violazione commessa a SAFESPORT, da parte di chiunque ne fosse al
corrente. Nell’ottica di una sana e corretta gestione, questo tipo di
comportamento deve essere specificato anche nei contratti tra il CT e l’ NGB e
gli allenatori e l’NGB; questo per renderlo punibile come violazione del contratto,
del codice etico del NGB e/o del Codice Deontologico. Qui negli USA, un tecnico può essere sospeso
a tempo determinato oppure anche radiato a vita da SAFESPORT; lo stesso vale per
i dirigenti, anche se eletti, i quali possono essere a loro volta sospesi o
espulsi dal NGB. Questo tipo di confliito aumenta esponenzialmente di
importanza se l’NGB ha un metodo di selezione soggettiva per formare le squadre
nazionali.
In fine,
una pianificazione accurata dei conflitti d’interesse dovrebbe includere
dei protocolli da seguire nel caso
sorgano conflitti basati su rapporti di famiglia che coinvolgano gli atleti
della nazionale: in questo caso, l’importanza del conflitto aumenta
esponenzialmente soprattutto se l’NGB ha un metodo di selezione soggettivo, e
non oggettivo, nel formare le squadre nazionali, ed occorre fare di tutto per
evitare di mettere in una situazione di forte ed insostenibile imbarazzo gli
stessi atleti (di cui non hanno colpa), che restano così esposti a critiche personali,
che dovrebbero, invece, essere rivolte a chi governa.
Gil PEZZA
Certo, quando non si hanno argomenti per controbbatere efficacemente si utilizzano termini inadeguati. Mi sembra un film già visto: avete presente quei partiti politici che affermano di stare saempre dalla parte della ragione e che al di fuori del loro pensiero vi è il nulla assoluto? Ecco, questo mi sembra il caso. Certo l'articolo, sia pure un po' lungo, mette a nudo alcune distonie del Regolamento etico e questo, evidentemente, non piace. Ringrazio l'autore del pezzo, Gil PEZZA (U.S.A.), quindi una voce assolutamente indipendente non avendo alcuna connessione con la politica schermistica, e spero di ospitarlo ancora.
RispondiElimina"con la politica schermistica italiana"
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